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La nonviolenza e' in cammino. 1085
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1085
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 16 Oct 2005 00:19:40 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1085 del 16 ottobre 2005 Sommario di questo numero: 1. La Rete italiana per il disarmo incontra il presidente brasiliano Lula oggi a Roma 2. Giovanni Colombo: mozione al Consiglio Comunale di Milano a sostegno della campagna per il disarmo in Brasile in vista del referendum del 23 ottobre 3. Flavio Santini: Ventidue consiglieri presentano al Consiglio Comunale di Trento l'ordine del giorno a sostegno della campagna per il disarmo in Brasile in vista del referendum del 23 ottobre 4. Marco Giubbani: Si' 5. Oliviero Diliberto: Si' 6. Antonella Litta: Si' 7. Enrico Morganti: Si' 8. La Campagna "Control Arms" 9. Serge Latouche: La proposta della decrescita, una scelta a sinistra 10. Salima Ghafari e Mari Nabard: Dare la vita in solitudine e morire 11. Giulio Vittorangeli: Il passo della morte 12. Enrico Peyretti: Un commento a una testimonianza di Cindy Sheehan 13. Iniziative in occasione della quarta giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico 14. "Servitium" di settembre-ottobre 2005, Curare ed essere curati 15. La "Carta" del Movimento Nonviolento 16. Per saperne di piu' 1. INCONTRI. LA RETE ITALIANA PER IL DISARMO INCONTRA IL PRESIDENTE BRASILIANO LULA OGGI A ROMA [Dalla Rete italiana per il disarmo (per contatti: segreteria at disarmo.org) riceviamo e volentieri diffondiamo] Una delegazione della Rete italiana per il disarmo e della Campagna "Control Arms" incontrera' a Roma questa domenica 16 ottobre il presidente del Brasile Luiz Ignacio Lula da Silva. L'incontro avverra' nell'ambasciata del Brasile a Piazza Navona a Roma durante un evento organizzato per permettere un contatto tra il presidente brasiliano Lula, in visita ufficiale di due giorni nel nostro paese, e la societa' civile italiana. La delegazione della Rete italiana per il disarmo intende esprimere al presidente Lula, e per suo tramite a tutto il popolo ed il governo brasiliano, apprezzamento e gratitudine per gli sforzi loro e degli attivisti per la pace della societa' civile nel contrastare la violenza armata attraverso il voto popolare. Il 23 ottobre 122 milioni di brasiliani potranno votare per la proibizione della vendita a civili di armi e munizioni. Un passaggio cruciale per il paese sudamericano, che attualmente detiene il macabro primato del maggior numero di morti per arma da fuoco (circa 38.000 ogni anno). Pur nella sua dimensione nazionale, il referendum per la proibizione della vendita delle armi e delle munizioni in Brasile ha una rilevanza mondiale: per la prima volta un atto democratico di voto agira' direttamente sul tema del disarmo. Nella situazione attuale del mondo e' di estrema importanza elevare il controllo internazionale delle armi per prevenire la violenza armata a livello globale. Il mondo intero si sentira' fortemente interpellato e coinvolto dai risultati di questa votazione, dall'impatto politico e strategico sicuramente globale. * L'incontro all'ambasciata brasiliana di Roma avra' inoltre l'attenzione di tutto il mondo e di tutte le organizzazioni internazionali che si occupano di lotta contro il devastante impatto delle armi leggere. Domenica 16 ottobre, infatti, e' stata scelta come "Giornata internazionale di azione per sostenere il referendum brasiliano sul disarmo". Iniziative di sensibilizzazione avranno luogo di fronte alle ambasciate della Repubblica Federale del Brasile in tutti i continenti, ed ovviamente l'incontro di Roma ne sara' il vertice. Il coordinamento di tutti questi eventi viene gestito da Iansa (International Action Network on Small Arms) di cui la Rete italiana per il disarmo fa parte. "Non si tratta solo di un momento importante per i brasiliani, ma anche per il resto del mondo che guarda a questo referendum con grande attenzione. Se il Brasile votera' per fermare la vendita di armi, verranno di conseguenza rafforzate tutte le campagne in atto per rafforzare il controllo legislativo sulle armi" ha dichiarato Rebecca Peters, Direttrice di Iansa. "In Italia da tempo la Rete Disarmo (in collegamento con i missionari del sito brasiliano Adital, con Pax Christi e con il Centro di ricerca per la pace di Viterbo) sta agendo per informare la popolazione italiana di questo appuntamento storico, capace di indurre un passo avanti di grandi proporzioni a tutta l'umanita'. Per la prima volta un popolo potra' scegliere se impostare la propria sicurezza sulla condivisione, su una societa' piu' forte e democratica piuttosto che su un uso indiscriminato delle armi" aggiunge Francesco Vignarca, della segreteria nazionale della Rete italiana per il disarmo e della Campagna "Control Arms". * Maggiori controlli sulle armi in Brasile hanno gia' iniziato a mostrare risultati positivi: nel 2004 (il primo anno dall'entrata in vigore dello Statuto sul disarmo) le morti per arma da fuoco sono diminuite dell'8%. Cio' significa 3.234 vite salvate rispetto all'anno precedente. E' la prima volta che una diminuzione del genere avviene in Brasile in 13 anni. Non va dimenticato poi che il governo del presidente Lula e' stato tra i primi a sostenere la campagna internazionale Control Arms (promossa in Italia dalla Rete italiana per il disarmo e da Amnesty International) che si pone come obiettivo principale la promulgazione di un Trattato internazionale sul commercio delle armi. Recentemente anche l'Unione Europea (da sola responsabile del 39% delle vendite di armi del mondo) ha dato il proprio sostegno alle richieste della campagna Control Arms. La delegazione della Rete italiana per il disarmo incontrera' il presidente Lula anche per ringraziarlo di questo importante e forte sostegno. * Per maggiori informazioni: - sul referendum brasiliano: www.disarmo.org/rete/indices/index_2073.html - sulla Rete italiana per il disarmo: www.disarmo.org - sulla campagna Control Arms: www.controlarms.it - www.disarmo.org/controlarms Per contattare la segreteria della Rete italiana per il disarmo: tel. 3283399267, e-mail: segreteria at disarmo.org, sito: www.disarmo.org 2. 23 OTTOBRE. GIOVANNI COLOMBO: MOZIONE AL CONSIGLIO COMUNALE DI MILANO A SOSTEGNO DELLA CAMPAGNA PER IL DISARMO IN BRASILE IN VISTA DEL REFERENDUM DEL 23 OTTOBRE [Ringraziamo Giovanni Colombo (per contatti: giovanni.colombo at fastwebnet.it) per aver presentato al Consiglio Comunale di Milano la seguente mozione, il cui testo e' quello gia' approvato all'unanimita' dal Consiglio Provinciale di Viterbo, dal Consiglio Comunale di Ladispoli, dal Consiglio Circoscrizionale di Porta Nuova a Pescara, e che e' stato presentato anche in numerose altre istituzioni italiane. Giovanni Colombo e' consigliere comunale di Milano e presidente nazionale della "Rosa Bianca", l'associazione che si richiama ai martiri della Resistenza antinazista e all'insegnamento di Lazzati] Testo della mozione presentata il 10 ottobre 2005 dal consigliere Giovanni Colombo al Consiglio Comunale di Milano: Il Consiglio Comunale, premesso che - il Brasile e' un paese in cui sono in circolazione piu' di 17 milioni di armi da fuoco, di cui soltanto il 10% appartengono alle forze armate e alle forze di polizia, mentre il resto e' nelle mani di civili; - ogni giorno in Brasile circa cento persone muoiono uccise da armi da fuoco; - nel 2003 39.325 persone in Brasile sono morte uccise da armi da fuoco; - le istituzioni brasiliane hanno promosso una Campagna di disarmo volontario attraverso cui e' stato chiesto ai cittadini in possesso di armi di consegnarle alle autorita' affinche' venissero distrutte; - nel 2004 grazie a questa Campagna di disarmo piu' di 450.000 armi da fuoco sono state tolte dalla circolazione, e per la prima volta in 13 anni il numero dei morti uccisi da armi da fuoco in Brasile e' diminuito: rispetto ai dati del 2003 nel 2004 sono state salvate 3.234 vite umane; - il 23 ottobre 2005 si svolgera' in Brasile il primo referendum della storia di quel Paese, referendum in cui ai cittadini verra' posto il quesito: "Il commercio di armi da fuoco e munizioni deve essere proibito in Brasile?"; - intorno alla Campagna per il disarmo vi e' stato un grande coinvolgimento popolare: l'associazionismo democratico, imprenditori, sindacati, chiese, movimenti, personalita' della cultura, dello sport e dello spettacolo, operatori sociali e sanitari, docenti universitari, si sono uniti alle istituzioni nell'impegno di salvare quante piu' vite umane possibile; il Consiglio Comunale di Milano 1. esprime solidarieta' all'impegno delle istituzioni e della societa' civile del Brasile per ridurre il numero delle vittime di uccisioni da armi da fuoco; 2. esprime apprezzamento per la scelta di civilta' di chiedere ai cittadini di disarmarsi volontariamente e di decidere democraticamente ed umanitariamente di salvare quante piu' vite umane sia possibile; 3. sollecita che l'esempio brasiliano si estenda quanto piu' possibile, e che anche altri paesi ed altre popolazioni scelgano la via del disarmo e del rispetto per la vita umana; 4. auspica che l'intera umanita' abbia un futuro di pace e convivenza, ed a tal fine si impegna a promuovere la cultura della pace, del dialogo, della solidarieta', della legalita', del disarmo, della nonviolenza; 5. esprime un convinto e coerente si' alla difesa della vita di ogni essere umano, si' alla pace tra le persone e tra i popoli, si' alla sicurezza di tutti nel rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani, si' alla legalita', si' al disarmo della societa', si' alla civile convivenza. Il Consiglio Comunale di Milano dispone inoltre che il presente ordine del giorno a) sia reso noto alla cittadinanza mediante affissione di manifesti, invio ai mezzi d'informazione locali e nazionali, e in tutte le altre forme consuete ed opportune; b) sia inviato per opportuna conoscenza ai seguenti soggetti istituzionali: - Ambasciata del Brasile in Italia, - Ambasciata italiana in Brasile, - Presidenza della Repubblica del Brasile; - Presidenza della Repubblica Italiana; c) sia inviato inoltre ai seguenti ulteriori referenti istituzionali brasiliani: - Ministero della Giustizia; - Ministero della Salute; d) sia inviato inoltre per opportuna conoscenza ai seguenti indirizzi di referenti istituzionali e della societa' civile brasiliani particolarmente impegnati nella Campagna per il disarmo: acresemarmas at uol.com.br oca-ong at bol.com.br fccv at ufba.br suzanav at atarde.com.br estadodepaz at estadodepaz.com.br inamaramelo at yahoo.com.br pazpelapaz1 at yahoo.com.br borgescoml at bol.com.br desarmamentodf at desarmamentodf.org otaviofalcao at pop.com.br samambaiadizsim at bol.com.br federacaoinquilinosdf at bol.com.br associacaomis at brturbo.com.br desarmamentoes at paz-es.org.br valparaiso at terra.com.br cmtbatista at mixx.com.br orestesoliveira at casamilitar.mt.gov.br pteruel at terra.com.br frentemunicipalbrasilsemarmas at yahoo.com.br bh_sem_armas at yahoo.com.br welingtonvenancio at bol.com.br kleversonrocha at ig.com.br depjordy at alepa.pa.gov.br deparacelilemos at alepa.pa.gov.br almirlaureano at yahoo.com.br paz at londrinapazeando.org.br murilocavalcanti at uol.com.br f.tavares at digi.com.br leandro_amme at yahoo.com.br frentepelodesarmamento at ig.com.br pemarcel at terra.com.br gvieira7 at terra.com.br seguranca at niteroi.rj.gov.br beatriz at soudapaz.org mariana at soudapaz.org desarmecampinas at yahoo.com.br ajardim at al.sp.gov.br josecpinto at camaralimeira.sp.gov.br gotadeorvalho at gmail.com jbernegossi at prefeitura.sp.gov.br mjduarte at uol.com.br hpereira at al.sp.gov.br marcoanjos at bol.com.br marcosanjos at emsergipe.com conic.brasil at terra.com.br cbjp at cbjp.org.br ronenu at canal13.com.br jdarif at uol.com.br naida at uol.com.br pstoffel at saap.org.br welinton_pereira at wvi.org padrebizon at casadareconciliacao.com.br ivoschoenherr at terra.com.br frentepelodesarmamento at ig.com.br rev.aquino at ig.com.br torressantana at uol.com.br norberge at terra.com.br soniarosafaria at hotmail.com mitra at diocesepetropolis.org.br cier at cnbbsul4.org.br czbsbf at terra.com.br e) sia inviato inoltre per opportuna conoscenza ai seguenti indirizzi di referenti italiani particolarmente impegnati a sostegno della Campagna per il disarmo brasiliana: - padre Ermanno Allegri, e-mail: ermanno at adital.com.br - dottor Francesco Comina, e-mail: f.comina at ladige.it - Centro per la pace del Comune di Bolzano, e-mail: welapax at hotmail.com - Rete italiana per il disarmo, e-mail: segreteria at disarmo.org - Centro di ricerca per la pace di Viterbo, e-mail: nbawac at tin.it 3. 23 OTTOBRE. FLAVIO SANTINI: VENTIDUE CONSIGLIERI PRESENTANO AL CONSIGLIO COMUNALE DI TRENTO L'ORDINE DEL GIORNO A SOSTEGNO DELLA CAMPAGNA PER IL DISARMO IN BRASILE IN VISTA DEL REFERENDUM DEL 23 OTTOBRE [Ringraziamo Flavio Santini (per contatti: fdst.santini at vivoscuola.it) per aver promosso la presentazione al Consiglio Comunale di Trento dell'ordine del giorno a sostegno della campagna per il disarmo in Brasile, il cui testo e' quello gia' approvato all'unanimita' dal Consiglio Provinciale di Viterbo, dal Consiglio Comunale di Ladispoli, dal Consiglio Circoscrizionale di Porta Nuova a Pescara, e che e' stato presentato anche in numerose altre istituzioni italiane. Flavio Santini, presidente di "Costruire comunita'", e' consigliere comunale a Trento] Cogliendo con entusiasmo il suggerimento vostro e di altri amici pacifisti, relativo alla campagna per il disarmo in Brasile, martedi' scorso ho presentato in Consiglio Comunale a Trento l'ordine del giorno da voi proposto, firmato da altri 22 colleghi consiglieri (Trento democratica, Margherita, Rifondazione, Verdi, Sdi). Purtroppo, salvo sorprese, non verra' discusso in aula prima del 23 ottobre, ma intanto trova gia' una certa diffusione e poi avra' senso anche dopo, qualunque sia l'esito del voto in Brasile. 4. 23 OTTOBRE. MARCO GIUBBANI: SI' [Ringraziamo Marco Giubbani (per contatti: giubbanimarco at libero.it) per questo intervento. Marco Giubbani si occupa dei Caraibi all'interno del Coordinamento Nord America e Isole Caraibiche della sezione italiana di Amnesty International] Mi viene da pensare alla martoriata Haiti, che seguo da anni in Amnesty International, in cui la circolazione incontrollata di armi leggere, nelle mani di ex-militari e paramilitari, gruppi armati piu' o meno collegati a partiti politici, bande criminali e semplici cittadini, e' stata fattore determinante dell'instabilita' politica degli ultimi dieci anni, culminata nell'insurrezione che ha portato alla deposizione di Aristide nel febbraio 2004. Oggi, nonostante la presenza nel paese di una forza multinazionale di peacekeeping che ha il mandato di assicurare il disarmo, lo stillicidio di violenza e uccisioni non accenna a diminuire. Ma mi viene anche in mente la mia Lunigiana,dove una serie di furti ha spinto alcuni bravi cittadini a formare ronde notturne e a sparare nei confronti dei sospetti autori, ferendo un rumeno. Le armi portano solo violenza. Il referendum brasiliano e' un segno di speranza per il mondo intero. 5. 23 OTTOBRE. OLIVIERO DILIBERTO: SI' [Ringraziamo Oliviero Diliberto (per contatti: diliberto_o at camera.it) per questo intervento. Oliviero Diliberto (Cagliari, 1956), e' parlamentare da piu' legislature, gia' Ministro di Grazia e Giustizia, professore di diritto romano presso la facolta' di giurisprudenza dell'Universita' di Cagliari, membro dell'esecutivo dell'istituto di studi e progetti per il Mediterraneo, autore di saggi e studi concernenti il diritto romano e la storia delle istituzioni giuridiche, segretario nazionale del Pdci, fa parte della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati] Esprimo il mio pieno sostegno al si' al referendum brasiliano del 23 ottobre. 6. 23 OTTOBRE. ANTONELLA LITTA: SI' [Ringraziamo Antonella Litta (per contatti: antonella.litta at libero.it) per questo intervento. Antonella Litta, medico, e' impegnata nei movimenti per la pace, i diritti e l'ambiente, ed e' tra le principali animatrici del comitato per la pace di Nepi (Vt)] Il mio si' rispetto alla campagna referendaria in Brasile e' totale. Il 23 ottobre sara' una data storica. Un paese intero si domandera' se attraverso il divieto del commercio di armi si puo' avere una convivenza piu' civile, aspirare a metodi di relazione meno crudeli e primitivi. E' la prima volta che succede nel mondo, ed e' sicuramente un segno di speranza. Un momento di riflessione collettiva sul tema della pace e sulle leggi che devono regolare la convivenza civile. L'idea e' semplice, comprensibile e secondo me destinata al successo. Quello che dobbiamo fare e' importare questa idea, diffonderla, farne argomento di dibattito, "costringere" le persone a ragionare a domandarsi come sarebbe il mondo se le economie non fossero asservite e soggette al mercato delle armi che deve produrre, vendere e per sopravvivere ha bisogno sempre di nuove guerre e faide. Quante risorse umane in termini di persone e dolore, e quante risorse ambientali sono sacrificate sull'altare del potere, delle guerre e della sopraffazione? Dobbiamo abbandonare il senso di fatalismo ed ineluttabilita' delle cose che a volte ci assale e tenta di annichilire, di rendere vano il nostro operare e sperare per la pace. Questo referendum ci da' forza, coraggio, voglia di continuare. La domanda contenuta nel referendum dovrebbe diventare argomento di dibattito mondiale, dovrebbe investire scuole ed istituzioni, dovrebbe attraversare ed investire la politica cosi' sorda e lontana. Penso che sia nostro compito far circolare questa domanda, questa idea. Dobbiamo "contaminare" con il ragionamento tutto e tutti, e in tempi come questi di smog atmosferico e spirituale non mi sembra poco. 7. 23 OTTOBRE. ENRICO MORGANTI: SI' [Ringraziamo Enrico Morganti (per contatti: enrico.morganti at fastwebnet.it) per questo intervento. Enrico Morganti, da sempre impegnato nel volontariato, e' presidente dell'Enaip di Bologna] A sostegno della campagna per il disarmo e del referendum brasiliano un bel messaggio positivo arriva anche dalla Lombardia. Si e' appena conclusa con grande successo una campagna - sostenuta anche da molte associazioni cattoliche- per proporre alla Regione una legge di iniziativa popolare per riconvertire le aziende armiere a produzioni civili. Oltre 15.000 firme per liberare la Lombardia dalla cultura delle armi. Tra le altre: la Pastorale diocesana del lavoro, la Caritas Ambrosiana, il Centro documentazione Mondialita', Pax Christi, le Acli. 8. INIZIATIVE. LA CAMPAGNA "CONTROL ARMS" [Dalla Rete italiana per il disarmo (per contatti: segreteria at disarmo.org) riceviamo e volentieri diffondiamo] La campagna globale "Control Arms" ha come strumento principale per diffondere i suoitemi e raggiungere l'obiettivo dell'adozione di un Trattato internazionale per il controllo del commercio di armi (in sigla: Att) la "foto-petizione". Tutti insieme intendiamo raccogliere un milione di volti entro il luglio 2006. La galleria di immagini sara' presentata ai governi di tutto il mondo in occasione della seconda Conferenza delle Nazioni Unite sui traffici illeciti di armi leggere, che si terra' a New York nel luglio 2006. * Anche in Italia questa particolare forma di mobilitazione sta avendo un successo senza precedenti: sono gia' oltre 17.000 le persone che hanno aderito alla campagna facendosi fotografare e "mettendo il proprio volto contro le armi" (vedi la galleria su www.disarmo.org/controlarms). Gia' moltissimi personaggi in tutto il mondo hanno aderito alla Campagna e in Italia, ci hanno gia' "messo la faccia" artisti come Beppe Grillo, Fiorello, le Iene (Alessandro Sortino e il Trio Medusa), Ascanio Celestini, Sabina Guzzanti, cantanti come Jovanotti, Antonello Venditti, i Negramaro, Manu Chao, Laura Pausini, Pola Turci, Max Gazze'; personaggi del cinema come Silivo Muccino, Carlo Rambaldi, Marco Bellocchio, Ferzan Ozpetek e Alessandro D'Alatri. Senza dimenticare i numerosi personaggi della societa' civile, della cultura ed anche del mondo politico come il sindaco Walter Veltroni, il padre missionario Alex Zanotelli o l'architetto Massimiliano Fuksas. * Ogni minuto muore una persona a causa della violenza armata, sono 500.000 ogni anno. Nel mondo d'oggi la diffusione delle armi e' cosi forte che si stima ci siano 639 milioni di armi leggere nel mondo: una pistola per ogni dieci persone sul pianeta. Negli ultimi cinque anni, l'Italia ha esportato armi comuni ed esplosivi per un totale di oltre 1,5 miliardi di euro. Di queste un'alta percentuale ha raggiunto anche i paesi con gravi violazioni dei diritti umani o conflitti in corso o sottoposti a embarghi, come Cina, Federazione Russa, Israele, Turchia, Malaysia e anche Afghanistan. * Per tutte le informazioni sulla campagna "Control Arms": - Rete italiana per il disarmo, tel. 3283399267 o 3355769531, e-mail: controlarms at disarmo.org, sito: www.disarmo.org/controlarms - Amnesty International, ufficio stampa, tel. 064490224 o 3486974361, e-mail: press at amnesty.it, sito: www.amnesty.it 9. RIFLESSIONE. SERGE LATOUCHE: LA PROPOSTA DELLA DECRESCITA. UNA SCELTA A SINISTRA [Dal quotidiano "Liberazione" del 9 ottobre 2005. Serge Latouche, docente universitario a Parigi, sociologo dell'economia ed epistemologo delle scienze umane, esperto di rapporti economici e culturali Nord/Sud, e' una delle figure piu' significative dell'odierno impegno per i diritti dell'umanita'. Opere di Serge Latouche: L'occidentalizzazione del mondo, Il pianeta dei naufraghi, La megamacchina, L'altra Africa, La sfida di Minerva, Giustizia senza limiti, tutti presso Bollati Boringhieri, Torino; Il mondo ridotto a mercato, Edizioni Lavoro, Roma; I profeti sconfessati, La meridana, Molfetta. Cfr. anche il libro intervista curato da Antonio Torrenzano, Immaginare il nuovo, L'Harmattan Italia, Torino 2000] Esiste, e' vero, una critica di destra della modernita', come esiste un anti-utilitarismo di destra e un anticapitalismo di destra. Non ci si deve stupire che esistano un anti-lavorismo e un anti-produttivismo di destra che si nutrono dei nostri argomenti. Bisogna anche riconoscere che, nonostante il bel libro del genero di Marx, Paul Lafargue, "Il diritto all'ozio" - che resta uno dei piu' forti attacchi al lavorismo e al produttivismo -, nonostante una tradizione anarchica nel seno del marxismo, riattualizzata dalla scuola di Francoforte, il consiliarismo e il situazionismo, la critica radicale della modernita' e' stata piu' sostenuta a destra che a sinistra. Se questa critica ha conosciuto dei buoni sviluppi con Hannah Arendt o Castoriadis, che si sono serviti degli argomenti di pensatori controrivoluzionari come Burke, De Bonnald o De Maistre, questa critica e' rimasta politicamente marginale. I maoismi, trotskismi e altre correnti di sinistra sono tanto produttivisti quanto i comunisti ortodossi. Non c'e' ragione, cio' nonostante, di confondere l'antiproduttivismo di destra e l'antiproduttivismo di sinistra. Lo stesso vale per l'anticapitalismo o l'anti-utilitarismo. La nostra concezione della societa' della decrescita non e' ne' un impossibile ritorno al passato, ne' un accomodamento con il capitalismo, ma un "superamento" (se possibile pacifico) della modernita'. Per me, la decrescita e' necessariamente contro il capitalismo. Perche' se in astratto e' forse possibile concepire una economia ecocompatibile con persistenza di un capitalismo dell'immateriale, questa prospettiva e' irrealistica per quel che riguarda le basi immaginarie della societa' di mercato, ovvero: la smisuratezza e il dominio senza limite. Il capitalismo generalizzato non puo' non distruggere il pianeta come distrugge la societa'. Tuttavia, non e' sufficiente rimettere in causa il capitalismo, bisogna, ancora, prendere di mira ogni societa' della crescita. "Anche se una economia della crescita e' figlia della dinamica di mercato - ha scritto giustamente Takis Fotopoulos (in Per una democrazia globale, Eleuthera, Milano) - non bisogna confondere i due concetti: si puo' avere una economia della crescita che non e' una economia di mercato, ed e' questo in particolare il caso del 'socialismo reale'". Cosi', rimettere in discussione la societa' della crescita implica rimettere in discussione il capitalismo, mentre l'inverso non va da se'. Che esista un immenso cantiere, in particolare a proposito del fatto che siamo tutti "tossicodipendenti" della crescita, non lo nego. Ragione di piu' per darsi da fare risolutamente. Quanto a pensare, come fanno molti responsabili sindacali o politici di sinistra, che i lavoratori sarebbero piu' intossicati dei loro rappresentanti e che sono chiusi alle idee di una rimessa in questione della crescita, vi e' qui, mi sembra, una singolare diffidenza nei confronti di coloro di cui pretendiamo di difendere la causa. Il modo migliore di sapere se e' cosi' e' ancora quello di chiederglielo. E' un fatto notevole che in Francia i responsabili politici di sinistra, come di destra, abbiano sempre rifiutato di organizzare un referendum sul nucleare, cosi' come sono oggi ostili all'organizzazione di consultazioni popolari sugli Ogm. Percio', mentre i gruppi dirigenti hanno mancato al loro dovere di trasparenza e di informazione, mentre la manipolazione da parte dei media e' massiccia fino all'indecenza, il risultato e' lontano dall'essere raggiunto. Anche se i governi "di sinistra" fanno politiche di destra, e lungi dall'osare la "decolonizzazione dell'immaginario" si condannano al social-liberalismo, gli obiettori della crescita, partigiani della costruzione di una societa' della decrescita conviviale, serena e sostenibile, sanno fare la distinzione tra Jospin e Chirac, Schroeder e Merkel, Prodi e Berlusconi, e anche tra Blair e Thatcher... Quando vanno a votare (cio( che consiglio loro di fare) sanno che, anche se nessun programma di governo della sinistra mette in conto la necessaria riduzione della nostra impronta ecologica, e' comunque da quel lato che si trovano i valori di condivisione, di solidarieta', di eguaglianza e di fratellanza. Questi valori non si possono fondare sul massacro della altre specie e sul saccheggio della natura, e conviene estenderne il beneficio alle generazioni future, E' per questa ragione che la nostra lotta si colloca risolutamente a sinistra. 10. MONDO. SALIMA GHAFARI E MARI NABARD: DARE LA VITA IN SOLITUDINE E MORIRE [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione questo articolo apparso nel sito dell'Institute for War & Peace Reporting (www.iwpr.net). Salima Ghafari e' corrispondente dell'Iwpr da Kabul. Mari Nabard, giornalista freelance, collabora con l'Iwpr] Maimona e' una donna dall'eta' indeterminabile. Non stiamo parlando di una bellezza senza eta'. Stiamo parlando di una donna che e' stata brutalizzata da una vita violenta, il cui corpo ed il cui viso appaiono consumati, e mentono rispetto ai suoi anni. Maimona ha partorito 16 volte, ed ha affrontato ogni travaglio da sola. "Permettere a un'altra persona di essere presente durante il parto e' una grande vergogna, nella nostra societa'. Ogni volta ho fasciato io stessa i miei bambini". La sua situazione e' esperienza abbastanza comune per le donne in Afghanistan. Secondo un recente rapporto dell'Unicef, piu' del 90% delle donne afgane partorisce senza assistenza medica. E tuttavia, Maimona e' stata piu' fortunata di molte. L'Afghanistan ha uno dei tassi di mortalita' materna piu' alti al mondo, con una media di 1.600 morti ogni 100.000 nascite. Il picco viene raggiunto nel Badakhshan, una provincia montuosa del nordest: piu' di 6.500 decessi ogni 100.000 parti. Per farvi un'idea di cosa significhi, pensate che in Svezia il tasso ogni 100.000 nascite e' di tre decessi materni. Ci sono diversi fattori che contribuiscono a creare queste scioccanti statistiche in Afghanistan. Decine e decine di anni di guerra, un'economia disastrata, la mancanza di strade e di presidi sanitari, giocano ciascuno la propria parte. Ma, nel caso di Maimona, una delle influenze piu' potenti e' la tradizione. In una societa' dominata dagli uomini, le donne sono spesso tenute fuori vista e subiscono restrizioni ai loro movimenti fuori casa. Molte donne si vergognano di cercare assistenza medica per la gravidanza ed il parto, ed i loro mariti sono riluttanti a permettere che le loro mogli siano viste da persone estranee, in special modo da altri uomini. Haji Gul Mohammad, residente nella provincia occidentale di Herat, condusse sua moglie all'ospedale per il parto. Cercava pero' una dottoressa che si occupasse di lei. "Se non trovo una donna medico la riportero' a casa. Sarebbe troppo brutto per mia moglie partorire in presenza di un uomo". La proibizione, non scritta, a che le donne siano visitate o curate da dottori di sesso maschile significa che la maggior parte delle donne vive senza assistenza medica di nessun tipo. Grazie al bando dell'istruzione femminile durante il regime talebano, il numero delle dottoresse in medicina e' tragicamente inadeguato a risolvere il problema. * La seconda provincia per tasso di mortalita' materna e' quella centrale di Bamian. Il dottor Ihsanullah Shahir, il direttore sanitario della provincia dice che il suo ospedale, che serve 300.000 utenti, ha solo dieci medici. Di questi, solo due sono donne. I 38 centri medici dislocati nelle aree piu' remote della provincia hanno in tutto cinque dottoresse e trentacinque dottori. "La mortalita' materna e' la nostra principale priorita'", dice Shahir, "Ma il problema piu' grande che fronteggiamo e' l'atteggiamento delle persone. La gente pensa: 'Dio da' la vita, e Dio la prende', cosi' non cercano aiuto se non quando e' troppo tardi". Come per gran parte del resto del paese, la geografia ha la sua parte nei tassi di mortalita' materna del Bamian: anche quando una famiglia cerca assistenza medica, la mancanza di strade ed il terreno montuoso rendono l'impresa quasi impossibile. La maggior parte dei medici concorda sul fatto che la causa principale della morte delle donne sono le emorragie durante il parto. Se il fatto accade in un contesto ospedaliero, dove rimedi sono disponibili, l'emorragia puo' essere fermata. Ma se una donna comincia a sanguinare in modo incontrollabile in una remota localita', la cosa piu' probabile e' che muoia durante il viaggio, frequentemente compiuto a dorso d'asino, per arrivare all'ospedale piu' vicino. Nelle zone come il Badakashan, la situazione e' davvero catastrofica. Il responsabile della sanita' pubblica della provincia, Abdul Momen Jaleel, ci ha detto francamente: "Lo stato della salute delle donne nel Badakshan vi lascera' scioccate". * La dottoressa Hafiza Omarkhil, vicedirettrice del "Malalai Maternity Hospital" di Kabul, sostiene che la poverta' ed altri fattori sociali sono causa di molti decessi. La mancanza di nutrimento durante la gravidanza aggrava il rischio, aggiunge, cosi' come la pratica di far sposare le ragazze molto giovani. Secondo la dottoressa Linda Bartlett, responsabile dell'Unicef per la salute materna e infantile, i matrimoni in giovanissima eta' sono la causa principale dei decessi delle madri. "In Afghanistan una ragazza non sceglie la data del proprio matrimonio o quanti bambini avere, percio' donne giovanissime muoiono, perche' vengono date in mogli prematuramente". Assieme all'Unifem e all'Organizzazione mondiale per la sanita' (in signa: Oms), l'Unicef sta lavorando a un programma che aumentera' la gamma dei servizi offerti alle donne durante la gravidanza. Cliniche sono gia' in funzione in diverse province, e le donne vengono istruite come levatrici in tutto il paese. Ma e' una lotta tutta in salita. In alcune province il 98% delle donne sono analfabete e persino dar loro un'istruzione di base e' difficile. Le donne muoiono anche perche' esse stesse e le loro famiglie ignorano persino le informazioni rudimentali rispetto alla salute. "Poco piu' del 2% delle donne in Afganistan ha un'istruzione", ci ricorda la dottoressa Adelah Mubasher del Dipartimento per la salute di donne e bambini dell'Oms, "Non hanno accesso alle cure sanitarie, e non ricevono informazioni al proposito". La dottoressa Fakhria Hassin e' invece la direttrice del Dipartimento maternita' del Ministero della salute pubblica: "La situazione disastrata dell'economia nazionale fa la sua parte. Le famiglie delle donne non hanno soldi per le medicine, e la malnutrizione delle femmine durante l'infanzia sviluppera' problemi successivamente". Gli sforzi del governo e delle organizzazioni internazionali saranno certo d'aiuto, ma pure, come dicono le donne afgane, prima deve avvenire un vero cambiamento sociale. "Nella nostra provincia non c'e' un ospedale per le donne", ci ha detto Karima, residente nella provincia di Ghor, "Ma anche se ci fosse, mio marito non mi permetterebbe di andarci". 11. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: IL PASSO DELLA MORTE [Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996; Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio 2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"] L'immigrazione fa parte di un fenomeno ampio da mettere in rapporto con l'internazionalizzazione dell'economia, chiamata anche globalizzazione, e con l'approfondirsi del divario fra nord e sud del mondo. Che la societa' europea, Italia compresa, si avvii ad essere sempre piu' multietnica e' fuori dubbio, se solo si pensa a come gli spostamenti da un paese all'altro e soprattutto dal cosiddetto terzo mondo al primo mondo si inquadrano nel contesto geopolitico della globalizzazione economica in corso. L'Unione Europea e gli Stati Uniti hanno cercato di imporre misure drastiche per frenare l'immigrazione di africani, asiatici e latinoamericani. La cosa piu' semplice da fare e' sembrata quella di costruire dei muri. In questo, tra l'Unione Europea e gli Stati Uniti, esistono grandi coincidenze; giacche' si ispirano a una ideologia squalificante, razzista ed escludente, che perseguita per le caratteristiche fisiche, il colore della pelle o la quantita' di denaro che hanno in tasca. "Hanno un altro naso, altre orecchie, altre labbra, un altro mento, un viso completamente diverso da noi. Hanno piedi piatti, i loro capelli, i loro orecchi sono diversi dai nostri, essi hanno braccia piu' lunghe. Quello che c'e' di pericoloso non e' solo la differenza della costituzione fisica, bisogna far capire che pensa, sente e agisce in modo diverso da noi, che il suo modo di pensare, di sentire e di agire e' in evidente opposizione con la nostra morale...". L'ignobile frase e' tratta da uno scellerato manuale nazista (F. Flinck, Corso sulla questione ebraica, Berlino 1937), scritto con lo scopo di fornire strumenti per la persecuzione antisemita; ma tranquillamente potrebbe essere pronunciata dai razzisti nostrani nei confronti degli immigrati. Gli esempi certamente non mancano. E' facilissimo dimostrare che il razzismo e' un crimine e un delirio, ma quello che piu' e' necessario e' persuadere le persone ad opporsi a questo criminale delirio. La "razza ariana" e' mai esistita; eppure, fra il 1933 e il 1945, milioni di persone sono state trucidate nel suo nome, esattamente come se fosse stata la piu' reale e concreta fra le cose. * Intanto nei paesi considerati ricchi, gli immigrati sono presi come capri espiatori dei conflitti e dei problemi che affliggono questi paesi; che non sono soltanto il crescente deficit fiscale, ma anche l'uso massiccio di droghe, l'aumento della criminalita', la disoccupazione e la poverta'. Nella nazioni "sviluppate" ci sono sempre piu' poveri e disoccupati. La triste realta' e' che molti cittadini (sotto la paura dell'"invasione", delle cifre gonfiate, dei luoghi comuni, ecc.) si sentono minacciati dalla presenza degli immigrati e spingono perche' i loro governi prendano misure piu' restrittive. Per questo la costruzione dei muri di frontiera incontra oggi largo consenso. Sembra lontanissimo il tempo in cui ci si esaltava per l'abbattimento dei muri, come per la caduta di quello di Berlino. Oggi in Europa si e' eretta una nuova barriera per dividere il nord "opulento" dallo "squallido" sud. Gli Stati Uniti, da parte loro, hanno avuto il dubbio onore di costruire, alla frontiera con il Messico, una nuova muraglia per impedire il passaggio dei poveri che arrivano dai Carabi, dal centro e dal sud del continente americano. Quel muro sta facendo piu' vittime del muro di Berlino, e oggi e' noto come "il passo della morte". Anche grazie ai cosiddetti volontari del Kansas e dell'Alabama "che in comodi camper e armati fino ai denti, sorvegliano il confine meridionale degli Stati Uniti, pronti a sparare alle espaldas mojadas, ai piu' poveri dei poveri, gente a cui hanno portato via persino la dignita' e che cerca di entrare nel paese delle opportunita'" (Luis Sepulveda, sul quotidiano "Il manifesto" del 24 settembre 2005). Quanto all'Europa e' diventato, in questi giorni, tristemente famoso il muro che separa il Marocco dall'enclave spagnola di Melilla, che centinaia di immigrati subsahariani hanno tentato di scavalcare. Esseri umani in fugga dal Marocco, dove sono tutto meno che ben accetti, sperimentano la poco invidiabile condizione di prede in fuga, a cui si puo' tranquillamente sparare. * Sara' che nessun nomade mi ha scippato, sara' che nessun immigrato mi ha mai picchiato, sara' forse la mia visione troppo poetica della vita, ma quando vedo un extracomunitario respinto alla frontiera, o peggio ancora rinchiuso in un centro di detenzione (i famigerati Cpt: nella migliore delle ipotesi luoghi di pestaggi e abusi, grandi e piccoli, di rivolte e tentativi di fuga repressi nel sangue), non penso ad un criminale da rispedire a casa, ma vedo piu' semplicemente un essere umano disperato e un sogno che si spezza. Perche' un essere umano non si sopporta, un essere umano si rispetta. Cosi gli immigrati, non sono numeri solo perche' senza voce, ma sono esseri umani fatti di carne, di desideri e di speranze. Ecco perche' quello che e' in gioco e' la nostra stessa essenza di esseri umani; l'idea stessa che gli uomini possano in uguaglianza di diritti organizzare il proprio destino terreno. 12. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI. UN COMMENTO A UNA TESTIMONIANZA DI CINDY SHEEHAN [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questo commento al testo di Cindy Sheehan "Dalla disperazione alla speranza" pubblicato nel notiziario di ieri. Enrico Peyretti (1935) e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e una recente edizione aggiornata e' nei nn. 791-792 di questo notiziario; vari suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario. Cindy Sheehan ha perso il figlio Casey in Iraq; per tutto il mese di agosto e' stata accampata a Crawford, fuori dal ranch in cui George Bush stava trascorrendo le vacanze, con l'intenzione di parlargli per chiedergli conto della morte di suo figlio] Dicono che non c'e' piu' la politica, che l'hanno distrutta i padroni che hanno rubato i media per addormentare il popolo, e ne hanno fatto spaccio di "sogni e menzogne" (come dice Giulietto Chiesa). Dicono che non c'e' piu' democrazia, e questo e' vero. Ma dicono anche che non e' piu' possibile quella democrazia che cercavamo di costruire, e vogliono farci capire che la democrazia ora e' votare chi si elegge da solo, cioe' si impone col denaro, i trucchi e la paura, con l'aiuto dei terroristi. E invece la politica puo' ricominciare, e la democrazia puo' tornare a fare il suo cammino in avanti. Dove? per opera di chi? La' dove, trasformando dolore e collera in energia, si alza una Peace Mom, la' dove parla Cindy Sheehan, e qualcuno l'ascolta, e decide con lei. Quando Cindy dice: "Dopo almeno cinque anni di dittatura virtuale che abbiamo negli Usa ora, noi, la gente, abbiamo tutto il potere. Noi, il popolo, dobbiamo esercitare i nostri diritti e le nostre responsabilita' come americani per dissentire da un governo irresponsabile, temerario, ignorante ed arrogante", quando Cindy dice questo ricomincia la politica e la democrazia. Diranno che e' pazza di dolore. Non sanno che il dolore apre gli occhi, e che invece e' criminale, peggio che pazzo, chi fabbrica dolore per dominare. 13. INCONTRI. INIZIATIVE IN OCCASIONE DELLA QUARTA GIORNATA ECUMENICA DEL DIALOGO CRISTIANO-ISLAMICO [Dal comitato organizzatore della quarta giornata del dialogo cristianoislamico (per contatti: redazione at ildialogo.org) riceviamo e volentieri diffondiamo] L'iniziativa della quarta giornata ecumenica del dialogo cristianoislamico e' in pieno svolgimento. Come negli scorsi anni, le donne e gli uomini della pace, dal basso e senza troppi formalismi, si incontrano e promuovono la conoscenza ed il rispetto reciproco. Fra le iniziative programmate segnaliamo quella di Roma organizzata dal mensile "Confronti", Pax Christi, Cipax (Centro interconfessionale per la pace), Sae (Segretariato attivita' ecumeniche, gruppo di Roma), Commissioni Giustizia e Pace dei domenicani e dei carmelitani, Conferenza mondiale delle religioni per la pace, che avra' per tema "Il dialogo interreligioso come risorsa per la convivenza". A questa importante iniziativa partecipera' l'ambasciatore inglese in Italia. Segnaliamo anche l'importante iniziativa di Desio, che si articolera' su piu' momenti che vanno anche oltre la data del 28 ottobre e che sono coordinate dai missionari saveriani con la partecipazione di "Desio citta' aperta" e della Provincia di Milano. Segnaliamo anche le iniziative che si terranno a Torino, il 28 ottobre ed il 6 novembre; quelle di Avellino (29 ottobre) e San Severo (Foggia, 28 ottobre). Sono in via di definizione iniziative a Reggio Calabria, Catania, Messina, Napoli, Bologna, Cento ed altri comuni dell'Emilia, Verona, Mantova, Brescia e Milano. A Roma, su iniziativa di un gruppo di volontariato, l'incontro fra cristiani e musulmani tentera' di percorrere la strada del comune sostegno alle persone in difficolta'. Segnaliamo che sul nostro sito e' disponibile una canzone scritta appositamente per la giornata del dialogo dall'amica Agnese Ginocchio, cantautrice per la pace; il testo del ritornello e' tratto da un discorso di Gandhi, "L'Islam e' ispirato?" (da Le mille foglie di uno stesso albero); il testo delle strofe e' tratto dalla poesia "Prima di tutto l'uomo" di Nazim Hikmet; entrambi i testi sono stati ripresi dallo 'Speciale mondo arabo' di "Isola nera", Casa di poesia e letteratura, diretta da Giovanna Mulas, che ha aderito e promosso questa iniziativa ed il cui lavoro e' disponibile sul nostro sito. Vogliamo infine ricordare, come elemento di stimolo allo sviluppo delle iniziative, che il 28 ottobre cade anche il XL anniversario della promulgazione della dichiarazione Nostra Aetate, sulle relazioni della chiesa cattolica con le religioni non-cristiane del Concilio Vaticano II, che ha aperto la strada del dialogo interreligioso in particolare con l'islam e l'ebraismo. Ci auguriamo che questa ricorrenza possa stimolare la riflessione non solo su quel testo, che ha tutta la forza e la validita' dei testi profetici, ma anche su cio' che in questi quarant'anni e' stato fatto e su cio' che e' importante continuare a fare per il nostro comune futuro di uomini e donne dell'unica umanita' a cui tutti apparteniamo. Ed e' anche grazie a quel testo che esprimiamo la nostra solidarieta' e amicizia alla comunita' musulmana italiana per gli episodi di islamofobia di cui viene fatta oggetto, anche in questo periodo di Ramadan, ad opera di forze politiche che vorrebbero portare indietro l'orologio della storia non gia' a 40 anni fa bensi' al periodo nefasto delle Crociate. 14. RIVISTE. "SERVITIUM" DI SETTEMBRE-OTTOBRE 2005, CURARE ED ESSERE CURATI [Da Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) riceviamo e volentieri diffondiamo. "Servitium" e' una delle piu' belle riviste di spiritualita' che si pubblichino in Italia] E' uscito il n. 161, settembre-ottobre 2005, della rivista bimestrale "Servitium, Quaderni di ricerca spirituale", fascicolo monografico su Curare ed essere curati. Il colophon e' tratto da Servabo, di Luigi Pintor: "Non c'e' in un'intera vita cosa piu' importante da fare che chinarsi perche' un altro, cingendoti il collo, possa rialzarsi". Il quaderno, raccolto e introdotto da Enrico Peyretti, contiene articoli di Paolo Ricca: La relazione di cura, di Giuseppe Leonelli: La cura, di Paola Forti: La relazione come cura, di Eugenio Borgna: La cura in psichiatria, di Edoardo Edallo: I luoghi della cura, di Ettore Zerbino: Il sintomo di Penuel, di Giannino Piana: Prendersi cura. Aspetti etici della relazione medico-paziente, di Maria Irene Bersani: Torturare o curare il nemico, di Aldo Bodrato: Il male dentro, di Enrico Peyretti: Malattia, cura e vita di A., di Teresella Parvopassu: Mai senza l'altro (de Certeau), piu' due articoli non firmati, l'uno Krankheit, malattia e l'altro Normalita' nella chemio, normalita' della chemio. Inoltre, tre recensioni di libri in argomento, la rubrica letteraria di Marco Ballarini e quella iconografica di Domenico Pezzini. I prossimi numeri della rivista, che e' bimestrale, avranno i seguenti titoli: Invecchiare, Per sempre, Desiderare, Dialogare, L'emozione religiosa, Vedere, Essere miti in tempo di guerra. Per richieste: Servitium, via Fontanella, 24039 Sotto il Monte Giovanni XXIII (Bergamo); tel. 035791227, e-mail: s.egidio at servitium.it, sito: www.priorato-santegidio.it 15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 16. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1085 del 16 ottobre 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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