La domenica della nonviolenza. 38



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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 38 dell'11 settembre 2005

In questo numero:
1. Starhawk: La stagione degli uragani
2. L'apartheid. In Italia
3. Una lettera ad alcuni parlamentari del 6 novembre 1999
4. Una lettera aperta del 26 febbraio 2000
5. Una lettera all'Acnur dell'11 agosto 2000
6. Una lettera al presidente del consiglio dei ministri del 30 agosto 2000
7. Una lettera al ministro della giustizia del 6 settembre 2000
8. Roberto Roversi: "E' oggi che dobbiamo contrastare"
9. Primo Levi: L'ultima epifania
10. Franco Fortini: Complicita'
11. Benito D'Ippolito: Cantata del tempo che fu
12. Primo Levi: Shema'
13. Giuseppe Ungaretti: In memoria
14. Benito D'Ippolito: Da una canzone della memoria che svanisce
15. L'odore del fumo
16. Trasformare il deserto in oasi
17. Schiavisti
18. L'articolo 10 della Costituzione della Repubblica Italiana

1. EDITORIALE. STARHAWK: LA STAGIONE DEGLI URAGANI
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente intervento di
Starhawk. Starhawk, pseudonimo di Miriam Simos, scrittrice, e' una delle
voci piu' note del movimento che si rifa' alla "spiritualita' della terra".
E' una pacifista ed un'attivista da lunga data, fin da quando fu incarcerata
quindicenne per aver protestato contro la guerra nel Vietnam. I suoi lavori
come scrittrice sono stati tradotti in tedesco, danese, olandese, italiano,
portoghese, spagnolo, francese e giapponese]

Quando l'uragano Katrina ha colpito mi trovavo a Crawford, a Camp Casey, nel
Texas. Vi ero andata per portare solidarieta' a Cindy Sheehan, la madre
accampata fuori dal ranch di Bush per chiedere un incontro con lui e porgli
la semplice domanda: "Per quale nobile causa mio figlio e' morto?".
Cindy e' una donna formidabile, una donna senza paura perche' ha gia'
perduto cio' che amava di piu'. La perdita e il dolore possono trasformarsi
in forze potenti.
Camp Casey era pieno di persone che avevano sofferto perdite reali a causa
della guerra in Iraq: famiglie di soldati, veterani di ritorno dalla guerra,
madri che hanno perduto in essa i loro figli. Lungo la strada vi era un
grande campo di croci, a rappresentare i morti. Dall'altra parte, un piccolo
gruppo di controdimostranti si riuniva ogni giorno. Non restavano per la
notte. Dalla nostra parte, restavamo accampati nel fossato, in un calore
terribile, grattandoci per il sudore e i morsi degli insetti. I
controdimostranti gridavano slogan e andavano su e giu' per la strada,
suonando il clacson, in automobili decorate con adesivi che proclamavano il
loro amore per Bush. David, il mio compagno, un attivista di lunga data nel
movimento per i diritti civili e un renitente alla leva ai tempi del
Vietnam, mi ha detto scherzando che avrebbero avuto bisogno di qualche
istruzione: era stato provocato assai meglio ai suoi tempi, da razzisti e
fanatici anticomunisti. Il peggior cartello che innalzavano recitava: "Gli
anni '60 sono finiti: perche' non ve ne andate a casa?". Qualcuno dalla
nostra parte ne innalzo' uno di risposta: "Anche gli anni '50 sono finiti:
perche' non ve andate voi?".
*
Bush ed i suoi alleati sono esperti nel fabbricare emozioni, alimentare la
paura, sfruttare i decessi. Ma a Camp Casey l'aria era permeata dal dolore
vero delle persone.
Una donna mi disse che sua madre non usciva mai di casa, ma che lei l'aveva
portata li' affinche' vedesse. In qualche modo madre e figlia erano degli
archetipi repubblicani: vestite in modo convenzionale, con il loro accento
texano e grandi cappelli da sole. Lo zio della donna, fratello della madre,
aveva partecipato alla guerra del Golfo e ne era tornato mentalmente ed
emotivamente devastato, ne' si era mai ripreso. Percio' la figlia aveva
convinto la madre ad uscire, ad unirsi a noi, a chi aveva perduto veri
figli, vere vite.
Io ricambiai la loro storia con quella di Billy, figlio della mia migliore
amica fin dalle elementari. Mary ed io giocammo insieme con le bambole di
carta, urlammo per i Beatles e ci divertimmo pazzamente insieme durante gli
anni '60. Mary fu la prima delle mie amiche a restare incinta, a 19 anni, ed
io la aiutai attraverso il conflitto con la sua famiglia ultraconservatrice,
attraverso il suo difficile matrimonio ed il suo complicato divorzio. Poi
non fummo piu' in contatto per molti anni. Il ricordo che avevo di suo
figlio Billy era quello di un bimbo di due anni con i riccioli da
angioletto. Anche lui ando' alla guerra del Golfo e torno'. Poi prese un
fucile, ando' sulla spiaggia e si uccise, uno delle migliaia di "effetti
collaterali" non conteggiati, uno delle migliaia di suicidi, di malati
cronici, di persone distrutte da quella guerra.
I rifugi per i senzatetto e le strade sono ancora piene di uomini della mia
generazione, i fantasmi viventi del Vietnam. Oggi i servizi per i veterani
sono stati ulteriormente ridotti, gli ospedali hanno chiuso. Mio zio e mia
zia, dal lato comunista della mia famiglia, hanno lavorato tutta la vita per
i servizi sociali, incluso il sostegno ai veterani, ed orgogliosamente,
perche' mia zia diceva che farlo era la cosa piu' vicina al socialismo che
si potesse avere in questo paese.
La gente che protestava a Camp Casey parlava spesso di "catene di comando",
"missioni" e "ordini dall'alto". Uno dei miei amici disse: "Ehi, sembra di
stare nell'esercito!" e qualcuno gli rispose: "Ma noi siamo l'esercito". Ed
era vero, perche' erano le persone piu' direttamente toccate dalla realta'
della guerra: madri con medaglie d'oro per i figli caduti, soldati che erano
tornati dall'Iraq, i Veterani per la pace, le famiglie dei militari. La base
naturale dei sostenitori di Bush, insomma, che si rivoltavano non contro il
concetto di "autorita'", ma contro il suo abuso, contro il tradimento della
loro fiducia.
*
Quando domenica notte arrivarono le notizie che riportavano l'avanzare
dell'uragano e predicevano il disastro a New Orleans, l'atmosfera al campo
era cupa. Un video ci stava mostrando nei dettagli gli effetti dell'uranio
impoverito sui bimbi che nascono in Iraq: bambini ciclopi, con un unico
occhio in mezzo alla fronte, bambini con teste piene di escrescenze
tumorali, bambini che non sembrano nulla di piu' di un'indistinta massa di
carne.
Raggomitolato accanto a me, un dimostrante proveniente da New Orleans
inveiva singhiozzando a dirotto. I ponti erano stati chiusi, non avrebbe
potuto raggiungere i suoi cari. E le notizie da radio e tv ci stavano
dicendo che migliaia sarebbero morti, a New Orleans.
L'industria petrolchimica ha regnato a lungo nella zona, libera di
distruggere le paludi e gli acquitrini che sono la protezione naturale
contro gli uragani. Una bella fetta della Guardia Nazionale della Louisiana,
il cui compito e' quello di intervenire durante i disastri naturali, e' in
Iraq. Il resto si trovava in Florida, al momento della sciagura, occupata a
spostare dell'equipaggiamento militare fuori dal percorso dell'uragano. I
fondi per la prevenzione sono stati sistematicamente tagliati
dall'amministrazione Bush: i soldi servivano per finanziare gli attacchi a
Baghdad e Fallujah.
Gli uragani vengono gonfiati dal calore dell'oceano, e tutta la zona e'
calda in modo abnorme a causa del surriscaldamento globale, cosa che Bush ed
i suoi alleati non vogliono ammettere stia accadendo. Il surriscaldamento
del pianeta puo' non essere la causa diretta di Katrina, ma senza dubbio ha
ampliato la sua forza e la sua furia.
*
New Orleans, come Casey Sheehan, e' una vittima di guerra.
Mi immagino Cindy raggiunta nella sua veglia da una madre di New Orleans,
una di quelle i cui piccoli sono morti di disidratazione nelle loro braccia,
al Superdrome, che chiede a Bush "Perche' il mio bimbo e' morto?". E Bush,
se fosse onesto, dovrebbe risponderle: "Il tuo bimbo e' morto
dell'incompetenza e dell'insensibilita' che false credenze giustificano".
E' morto perche' c'e' chi crede che l'economia e la tecnologia, alimentate
da petrolio e gas a basso costo, possano continuare ad esistere nelle forme
attuali.
Che i profitti di chi beneficia di tale stato di cose sono di importanza
grandiosa, e devono essere protetti ad ogni costo.
Che la guerra fa bene agli affari.
Che l'impatto ambientale non debba essere conteggiato nei costi del fare
affari, e percio' non conta.
Che la tecnologia ha trasceso la natura.
Che il surriscaldamento del pianeta non ha conseguenze di peso.
Che il governo non deve nulla alla cura ed al sostegno dei cittadini.
Che le vite dei poveri non hanno molto valore, dopotutto, specialmente se a
questi poveri capita di essere di colore.
Che il modo di rispondere a domande difficili sia deridere e diffamare chi
le fa.
Che un buon servizio sui media possa ridefinire e rimodellare la realta'.
Ma la realta' ha un suo modo di essere che ti si attacca addosso. Il dolore
reale, le reali perdite: questi sono i veri risultati delle politiche di
Bush.
I suoi amici "neocon" mantengono il proprio potere fabbricando paura e
sfruttando i morti. Ora, i veri morti sono tornati dalle tombe in cerca di
loro.
*
E allora mi immagino Cindy e la madre di New Orleans raggiunte dalle madri
irachene. Vedo le strade di Crawford intersecarsi con quelle di Baghdad e
vedo i neonati deformi, i bambini fatti a pezzi, i corpi inzuppati di
sangue. E sento questo coro di voci che chiede: "Perche'? Per quale nobile
causa? Quale grande dono ci stai portando? Cos'e' questa democrazia che
abbandona i poveri mentre annegano?".
Vedo le madri comporre i corpi dei morti di fronte ai cancelli del potere.
E vedo che noi ci uniamo a loro, e la tempesta si muta nel vento della
giustizia, nel vento del cambiamento.
Oh, si'. La stagione degli uragani e' appena cominciata.

2. EDITORIALE. L'APARTHEID. IN ITALIA
Sperando di far cosa utile, riproponiamo altri materiali estratti dal foglio
"Un uomo, un voto" che il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
pubblico' nel 2000 "per l'immediato riconoscimento del diritto di voto nelle
elezioni amministrative a tutti gli stranieri regolarmente residenti in
Italia". Alcuni materiali - tutti specifici sulla richiesta dell'elettorato
attivo e passivo nelle amministrative per tutti i residenti - abbiamo gia'
riproposto ne "La domenica della nonviolenza" n. 37.
Qui proponiamo altri materiali relativi anche ad altri aspetti della
sciagurata politica di apartheid su scala planetaria che tanto i vertici
dell'Unione Europea quanto il governo Italiano insensatamente e
criminalmente ancora perseguono in danno dell'umanita' intera e quindi anche
dei cittadini europei e italiani.
La vicenda sudafricana dovrebbe aver insegnato a tutti che la politica della
segregazione, che nega alla maggioranza dell'umanita' i diritti che una
esigua minoranza pretende come suo esclusivo appannaggio, e' non solo
immorale e criminale, ma finalmente dereistica e catastrofica anche per
coloro che la perseguono e la impongono. Nell'attuale distretta
dell'umanita' l'unica politica ragionevole e' quella che riconosca tutti i
diritti umani a tutti gli esseri umani, che condivida le risorse anziche'
rapinarle, che difenda la biosfera anziche' saccheggiarla, che favorisca
l'incontro, il dialogo, la cooperazione, il riconoscimento reciproco tra i
popoli e le persone. Una politica nonviolenta.

3. MATERIALI. UNA LETTERA AD ALCUNI PARLAMENTARI DEL 6 NOVEMBRE 1999
[Da "Un uomo, un voto" n. 1 del primo agosto 2000]

Ad alcuni parlamentari impegnati per i diritti umani e la democrazia
Proposta di un impegno legislativo affinche' a tutti gli stranieri residenti
in Italia sia finalmente riconosciuto il diritto di voto nelle elezioni
amministrative
Un obiettivo minimo ma essenziale, ed immediatamente praticabile:
- ratificando finalmente il capitolo C della Convenzione di Strasburgo del 5
febbraio 1992;
- estendendo a tutti gli stranieri residenti in Italia il diritto gia'
riconosciuto dal 1996 a quelli provenienti da paesi membri dell'Unione
Europea.
*
Cari amici, egregi signori,
vi proponiamo di impegnarvi per un provvedimento legislativo da anni atteso:
il riconoscimento del diritto di voto per le elezioni amministrative a tutti
i residenti cosi' da permettere al piu' presto ad oltre un milione di
immigrati legalmente residenti in Italia di far sentire la loro voce come
elettori e come eletti negli enti locali, cosi' da poter anche contribuire
ad orientare in senso democratico l'azione delle amministrazioni locali.
In Italia vi sono oltre 1.250.000 stranieri legalmente residenti. Con la
loro presenza, la loro umanita', essi contribuiscono all'economia, alla
cultura, alla vita civile di questo paese; ma a tutti loro e' negato il
diritto di voto per le elezioni amministrative (con la limitatissima
eccezione di quelli provenienti da paesi membri dell'Unione Europea).
Per il diritto di voto nelle elezioni amministrative il Parlamento potrebbe
procedere con relativa celerita', essendovi riferimenti giuridici e
precedenti significativi.
Il riferimento giuridico fondamentale e' la Convenzione di Strasburgo sulla
partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale del
5/2/1992, che al Capitolo C (ancora non ratificato dal Parlamento italiano,
poiche' la legge 203/94 ha ratificato i soli Capitoli A e B) prevede appunto
il diritto di voto - elettorato attivo e passivo - per le elezioni
amministrative. In altri paesi tale diritto e' da tempo vigente; il caso
forse piu' significativo e' quello dell'Irlanda, in cui tale diritto fin dal
1963 e' riconosciuto a tutti gli stranieri che ivi risiedono da almeno tre
mesi (per un quadro europeo cfr. la tabella in Caritas di Roma,
Immigrazione, dossier statistico '99, p. 157).
Il precedente significativo fondamentale e' il riconoscimento del diritto di
voto amministrativo per gli stranieri residenti provenienti da paesi membri
dell'Unione Europea, gia' in vigore in Italia dal 1996.
*
Il significato politico
Il significato politico del riconoscimento del diritto di voto nelle
elezioni amministrative agli stranieri residenti e' evidente: un notevole
rafforzamento della democrazia; ed anche un rafforzamento ed una
riqualificazione delle istituzioni democratiche di base in quanto rese cosi'
piu' rappresentative.
A cio' si aggiunga che la presenza come elettori e come eletti negli enti
locali degli stranieri residenti porta nelle istituzioni democratiche di
base un incremento di cultura, sensibilita' ed impegno nella lotta al
razzismo ed alla discriminazione.
Infine, cio' aiuterebbe a "mondializzare" la coscienza e l'azione delle
istituzioni democratiche di base, a dare loro una corretta prospettiva, non
rattrappita nel provincialismo, ma aperta alle problematiche complessive che
non possono essere delegate ai soli governi nazionali ed alle sole
istituzioni internazionali.
*
La questione del periodo previo
E' nostra opinione che sarebbe altresi' opportuno che il periodo previo di
residenza per ottenere l'elettorato attivo e passivo nelle elezioni
amministrative non sia particolarmente prolungato (il periodo di cinque
anni, come nella proposta del Consiglio d'Europa, a noi sembra decisamente
eccessivo); a noi pare che sei mesi di residenza legale costituiscano un
lasso di tempo adeguato.
*
Fare un primo passo
Noi crediamo che sia opportuno un provvedimento legislativo ad hoc di
ratifica del Capitolo C della Convenzione del '92 e quindi di immediato
riconoscimento del diritto di voto per le elezioni amministrative; temiamo
infatti che se si intende procedere ad una legge globale che includa anche
la ridefinizione dei criteri di acquisizione della cittadinanza (legge che
pure ovviamente auspichiamo) si corra il rischio di un rinvio sine die della
questione. Ci sembra ragionevole quindi sollecitare il Parlamento a compiere
subito e senza esitazioni questo primo passo.
Ci sarebbe gradito sapere quale sia il vostro parere al riguardo, ed ancor
piu' ci sarebbe caro che voi assumeste in Parlamento un impegno ed
un'iniziativa in tal senso.
Cordialmente,
il Centro di ricerca per la pace di Viterbo

4. MATERIALI: UNA LETTERA APERTA DEL 26 FEBBRAIO 2000
[Da "Un uomo, un voto" n. 2 del 19 agosto 2000]

Lettera aperta del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo alle
coalizioni, le liste e i partiti impegnati su posizioni non razziste nelle
elezioni amministrative dell'aprile 2000
Inserite nel vostro programma elettorale l'istituzione dei consiglieri
stranieri aggiunti come primo concreto passo per far cessare l'apartheid
elettorale in Italia
*
Egregi signori,
in aprile si votera' per molte Regioni ed enti locali.
Alle coalizioni, le liste ed i partiti che ritengono di caratterizzarsi in
senso non razzista, formuliamo una richiesta precisa: che nel loro programma
elettorale inseriscano l'impegno ad istituire la figura dei consiglieri
stranieri aggiunti, come primo concreto passo verso il riconoscimento del
diritto di voto per tutti i residenti nelle elezioni amministrative.
*
a) La proposta dei consiglieri stranieri aggiunti
Consiste nell'istituire e successivamente procedere all'elezione di
consiglieri stranieri aggiunti eletti direttamente dagli stranieri
regolarmente residenti nel territorio amministrato ai quali e' tuttora
assurdamente negato il diritto di voto anche nelle elezioni amministrative,
nonostante in altri paesi europei esso sia acquisito da decenni, e
nonostante la Convenzione di Strasburgo sulla partecipazione degli stranieri
alla vita pubblica a livello locale del 5/2/1992 lo preveda esplicitamente
al suo Capitolo C - mai ratificato dal Parlamento italiano - (in Italia solo
gli stranieri residenti provenienti da paesi della comunita' europea hanno
il diritto di voto amministrativo dal 1996).
Tali consiglieri stranieri aggiunti hanno il diritto di partecipare a tutti
i lavori dei consigli (circoscrizionali, comunali, provinciali e regionali)
in cui sono stati eletti: partecipano ai lavori delle commissioni e dei
consigli, prendono la parola sulle proposte di delibera, sono titolari del
diritto di presentare interrogazioni, interpellanze, proposte di
deliberazione, e svolgono altresi' ogni altro atto proprio del consigliere
eletto, ad eccezione del voto finale sulle proposte di deliberazione.
Tale esperienza e' gia' in corso in Italia a partire dal Comune di Nonantola
(Modena) dal 1994.
Noi proponiamo l'istituzione dei consiglieri stranieri aggiunti in tutti gli
enti locali come atto di rafforzamento delle istituzioni democratiche di
base, di progresso civile in se', ed anche come azione propositiva e
sollecitatrice nei confronti del Parlamento affinche' al piu' presto anche
l'Italia, come gli altri paesi europei che la hanno da tempo preceduta,
riconosca il diritto di voto per le elezioni amministrative a tutte le
persone legalmente residenti nel territorio amministrato dall'ente locale
per cui si vota.
*
b) L'obiettivo legislativo: il riconoscimento del pieno diritto di voto per
tutti i residenti stranieri nelle elezioni amministrative
Da tempo riteniamo che occorra un impegno comune di tutti i democratici per
un obiettivo limitato ma concreto, il cui conseguimento potrebbe a sua volta
produrre sviluppi assai rilevanti: il riconoscimento del diritto di voto per
le elezioni amministrative a tutti i residenti cosi' da permettere al piu'
presto ad oltre un milione di immigrati residenti in Italia di far sentire
la loro voce come elettori e come eletti negli enti locali, cosi' da poter
anche contribuire ad orientare in senso democratico l'azione delle
amministrazioni locali.
In Italia vi sono oltre 1.250.000 stranieri legalmente residenti. Con la
loro presenza, la loro umanita', essi contribuiscono all'economia, alla
cultura, alla vita civile di questo paese; ma a tutti loro e' negato il
diritto di voto per le elezioni amministrative (con la limitatissima
eccezione di quelli provenienti da paesi membri dell'Unione Europea).
Per il diritto di voto nelle elezioni amministrative il Parlamento potrebbe
procedere con relativa celerita', essendovi riferimenti giuridici e
precedenti significativi. Il riferimento giuridico fondamentale e' la
Convenzione di Strasburgo sulla partecipazione degli stranieri alla vita
pubblica a livello locale del 5/2/1992, che al capitolo C (ancora non
ratificato dal Parlamento italiano) prevede appunto il diritto di voto -
elettorato attivo e passivo - per le elezioni amministrative. In altri paesi
tale diritto e' da tempo vigente; il caso forse piu' significativo e' quello
dell'Irlanda, in cui tale diritto fin dal 1963 e' riconosciuto a tutti gli
stranieri che ivi risiedono da almeno tre mesi. Il precedente significativo
fondamentale e' il riconoscimento del diritto di voto amministrativo per gli
stranieri residenti provenienti da paesi membri dell'Unione Europea, gia' in
vigore in Italia dal 1996.
Il significato politico del riconoscimento del diritto di voto nelle
elezioni amministrative agli stranieri residenti e' evidente: un notevole
rafforzamento della democrazia; ed anche un rafforzamento ed una
riqualificazione delle istituzioni democratiche di base in quanto rese cosi'
piu' rappresentative. A cio' si aggiunga che la presenza negli enti locali
degli stranieri residenti porta nelle istituzioni di base cultura,
sensibilita' ed impegno nella lotta al razzismo ed alla discriminazione.
Infine, cio' aiuterebbe a "mondializzare" la coscienza e l'azione delle
istituzioni democratiche di base, a dare loro una corretta prospettiva, non
rattrappita nel provincialismo, ma aperta alle problematiche complessive che
non possono essere delegate ai soli governi nazionali ed alle sole
istituzioni internazionali.
*
c) la prospettiva: costruire la nuova cittadinanza, passando dallo jus
sanguinis allo jus soli
Con l'istituzione, l'elezione e l'attivita' dei consiglieri stranieri
aggiunti pensiamo che si realizzino le premesse pratiche e gli esempi
persuasivi che possano indurre il Parlamento a legiferare al piu' presto il
recepimento del Capitolo C della Convenzione di Strasburgo del 5/2/1992; e
con tale secondo passaggio riteniamo si costruiscano le premesse per
persuadere tutti della necessita' ed opportunita' che al piu' presto si vada
ad una riforma della cittadinanza passando dal criterio arcaico e
patriarcale dello jus sanguinis al criterio moderno e democratico dello jus
soli, talche' la cittadinanza non si acquisisca pressoche' solo "per diritto
di sangue" ma semplicemente e logicamente per diritto di residenza, ovvero
di concreta presenza sul suolo, sul territorio.

5. MATERIALI: UNA LETTERA ALL'ACNUR DELL'11 AGOSTO 2000
[Da "Un uomo, un voto" n. 8 del 2 ottobre 2000. Il testo era introdotto
dalla seguente nota: "La seguente lettera aperta abbiamo inviato all'Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (in sigla: Acnur, o anche:
Unhcr) l'11 agosto 2000; l'abbiamo altresi' inviata a molti altri
interlocutori: istituzioni, associazioni, mezzi d'informazione, movimenti,
persone impegnate contro il razzismo; ad essa abbiamo ricevuto varie
adesioni che abbiamo successivamente trasmesso all''Acnur. Dall'Acnur fin
qui nessuna risposta abbiamo ricevuto"]

Lettera aperta all'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati
Denunziamo l'illegittimita' della condotta del governo italiano, e chiediamo
un vostro intervento in difesa dei diritti umani dei profughi e dei
perseguitati
*
Signori,
vorremmo sottoporre alla vostra attenzione i seguenti quesiti:
1. E' legittimo o costituisce una grave violazione del diritto il fatto che
l'Italia impedisca che approdino nel suo territorio nazionale persone che a
tutti gli effetti hanno diritto ad essere considerati perseguitati e
profughi, a godere del diritto d'asilo, a rientrare nella protezione
garantita dalle norme giuridiche internazionali ed italiane che dispongono
esplicitamente che essi hanno diritto ad accoglienza, assistenza,
protezione?
2. E' legittimo o costituisce una grave violazione del diritto il fatto che
l'Italia esegua provvedimenti di respingimento che possono significare
precisamente e tragicamente consegnare le vittime nelle mani dei carnefici
cui erano sfuggite?
3. E' legittimo o costituisce una grave violazione del diritto il fatto che
in Italia persone che non hanno commesso alcun reato e non sono sottoposte
ad alcun procedimento giudiziario, e che dovrebbero essere accolte ed
assistite, vengano invece recluse in campi di concentramento in cui alcune
hanno anche trovato una atroce, barbara ed assurda morte?
4. E' legittimo o costituisce una grave violazione del diritto il fatto che
l'Italia invece di realizzare un servizio di trasporto pubblico e gratuito
per favorire l'arrivo e l'accoglienza di perseguitati e profughi in forma di
intervento umanitario dovuto e giuridicamente fondato, lasci invece che il
trasporto dei migranti che si trovano in stato di estrema necessita' e di
estremo pericolo, sia gestito dai poteri criminali che su questa attivita'
lucrano ricchezze illecite immense?
5. E se questa condotta da parte delle autorita' italiane e' illegittima,
oltre che disumana; se essa costituisce palese ed ignobile violazione dei
diritti umani e dello stato di diritto; se essa non e' conforme ne' alla
Dichiarazione universale dei diritti umani, ne' alla stessa Costituzione
della Repubblica Italiana; quali passi ufficiali intendete proporre? quali
iniziative intendete sollecitare le Nazioni Unite ad assumere? quali
segnalazioni e richieste alla magistratura, al parlamento e al governo
italiano ritenere di poter formulare?
Perdonate se vi chiamiamo in causa cosi' esplicitamente, ma ci sembra
orribile cio' che le autorita' del nostro paese stanno facendo in danno di
uomini, donne e bambini che secondo la legge italiana e le convenzioni
internazionali hanno diritto ad accoglienza ed assistenza, e che invece
vengono abbandonati nelle grinfie dei poteri criminali, riconsegnati agli
aguzzini, esposti alla morte, umiliati e vessati e torturati con strutture e
provvedimenti palesemente in contrasto con la legalita' democratica, la
civilta' giuridica, l'umano sentire.

6. MATERIALI: UNA LETTERA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI DEL 30
AGOSTO 2000
[Da "Un uomo, un voto" n. 11 del 5 ottobre 2000, in cui il testo seguente
era preceduto dalla seguente nota: "Riproduciamo qui una lettera che abbiamo
inviato al Presidente del Consiglio dei Ministri il 30 agosto scorso, a
sostegno della proposta che le istituzioni garantiscano un servizio di
trasporto pubblico e gratuito per consentire l'arrivo in Italia dei migranti
in stato di necessita', iniziativa che avrebbe una efficacia immediata ed
immensa nel contrastare le mafie dei cosiddetti 'scafisti' che oggi
accumulano risorse immense gestendo monopolisticamente il mercato illegale
del trasporto di esseri umani disperati"]

Richiesta di istituire un servizio di trasporto pubblico e gratuito
affinche' tutti i migranti in stato di necessita' possano entrare
regolarmente nel nostro paese ed esservi accolti ed assistiti dalle
istituzioni, cosi' da inverare quanto disposto dall'art. 10 della
Costituzione della Repubblica Italiana
*
Signor Presidente del Consiglio,
come forse gia' sapra', da alcune settimane stiamo cercando di persuadere il
governo italiano a mutare profondamente la sua politica in materia di
ricezione dei migranti, passando dall'attuale gestione (a nostro avviso
fallimentare e tutta sussunta a criteri inadeguati ed immorali, pratiche
antigiuridiche e criminogene, e finalita' totalmente confliggenti con la
Costituzione), ad altra che sia invece connotata da volonta' di inveramento
della Costituzione, di rispetto e promozione dei diritti umani, di aiuto
alle vittime e di lotta efficace ai poteri criminali.
Punto cruciale della proposta che intendiamo ancora una volta prospettarle
e' il seguente: che le istituzioni italiane istituiscano un servizio di
trasporto pubblico e gratuito affinche' tutti i migranti in stato di
necessita' possano entrare regolarmente nel nostro paese ed esservi accolti
ed assistiti dalle istituzioni.
Questo provvedimento ipso facto colpirebbe efficacemente le mafie degli
"scafisti" togliendo loro l'attuale gestione monopolistica del trasporto
degli esseri umani che in stato di necessita' cercano di raggiungere il
nostro paese (un mercato illegale su cui le mafie lucrano ricchezze
ingentissime); salverebbe le vite di tanti innocenti; ripristinerebbe
legalita' e diritti umani laddove ora vi e' dolore, clandestinizzazione
coatta, violenze e schiavitu'.
*
Ci permetta di argomentare.
1. vorremmo segnalarle un passo di un documento preparatorio per la prossima
assemblea nazionale della "Rete di Lilliput", un prestigioso network di
movimenti della societa' civile concretamente impegnati per la promozione
dei diritti umani.
Ci pare che anche questo testo formuli con chiarezza, ed argomenti in modo
solido, la ragionevole e necessaria proposta di accogliere tutti i migranti
garantendo a tutti l'ingresso in condizioni legali nel nostro paese.
Citiamo testualmente il passo relativo:
"I flussi migratori dai paesi poveri e devastati dalle guerre e dai disastri
ecologici continueranno. Pensare di poter risolvere la questione trattandola
come un problema di polizia e' irrealistico e pericoloso: non saranno ne' i
muri né i mari a fermare l'invasione, finche' il divario di ricchezza tra il
nord e il sud del mondo sara' quello attuale.
Meglio sarebbe lasciare libero accesso a quanti vogliono venire a lavorare
nei nostri paesi, offrendo loro la regolarizzazione immediata e il pieno
godimento dei diritti civili e sociali: cio' permetterebbe loro di
affrancarsi dalla tutela della malavita organizzata e di non essere
costretti a svendersi sul mercato del lavoro per scontare il loro status di
inferiorita' sociale.
A prima vista, una simile apertura sembrerebbe inconcepibile, perche'
darebbe il via libera ad una invasione di proporzioni ingestibili. Gli
effetti 'negativi' sarebbero pero' in buona parte compensati da altri
meccanismi di feedback positivo: maggiori redditi per gli immigrati
potrebbero significare che un minor numero di loro avrebbe bisogno di venire
al Nord per mantenere il resto della famiglia al Sud; anche il periodo di
permanenza potrebbe essere ridotto e potrebbe essere agevolato il rientro in
patria. Ci sarebbero effetti positivi per la stessa manodopera italiana,
meno soggetta al duplice ricatto della concorrenza del lavoro nero e della
delocalizzazione. I processi di delocalizzazione, infatti, sarebbero
quantomeno rallentati da una maggiore mobilita' relativa dei lavoratori
rispetto al capitale".
*
2. La proposta formulata in quel documento a noi sembra di puro buonsenso.
Infatti l'alternativa che oggi si pone e', seccamente, la seguente:
a) o perseverare nell'attuale errata e criminogena politica che sta
favoreggiando i poteri criminali e contribuendo a provocare la morte di
uomini, donne e bambini innocenti;
b) oppure mutare politica ed accogliere la proposta di istituire un servizio
di trasporto pubblico affinche' tutti i migranti in stato di necessita'
possano entrare regolarmente nel nostro paese ed esservi accolti ed
assistiti dalle istituzioni come previsto non solo dal comune sentire
dell'umanita', ma altresi' dalla Dichiarazione universale dei diritti umani
e dalla Costituzione della Repubblica Italiana che garantisce asilo a
chiunque non ha riconosciuti nel suo paese di origine i diritti che la
nostra Costituzione garantisce a tutti.
*
3. E' chiaro che dal punto di vista morale e dal punto di vista giuridico
non vi e' discussione: l'opzione giusta e' la seconda: che abbia vigore il
diritto di asilo, che abbia vigore il rispetto e la promozione dei diritti
umani, che abbia vigore la Costituzione democratica.
*
4. Ma anche dal punto di vista politico l'opzione giusta e' la seconda: si
tratta infatti di collocarsi dal punto di vista dell'umanita', di cio' che
e' utile a tutti e quindi anche al nostro paese: non ha senso continuare a
far arricchire le mafie; non ha senso continuare a lasciar uccidere esseri
umani innocenti; non ha senso perseverare in una politica fallimentare ed
insostenibile.
Neppure se si recintasse l'Italia e l'Europa occidentale di filo spinato
elettrificato sarebbe possibile fermare il fenomeno migratorio, che ha cause
strutturali (che chiamano in causa anche gravi responsabilita' europee ed
italiane) poderose e cogenti tali che solo un profondo cambiamento politico
ed economico globale puo' modificarle e ridimensionarle, cosicche' finche'
perdureranno le feroci condizioni di sfruttamento e di violenza che oggi
soffocano la gran parte dell'umanita', sempre vi saranno migrazioni, e a
nulla varranno mai ne' proclami ne' recinti ne' fucilieri, poiche' chi e' in
stato di necessita' ha il diritto di cercar di salvare la propria vita, e la
migrazione e' il piu' delle volte il concreto esercizio di tale diritto di
legittima difesa; e per chi fugge dalla fame, dalla tortura, dalla morte,
nessun rischio e' troppo grande, nessuna avversita' e' troppo spaventosa.
*
5. Ed anche dal punto di vista piu' pedestremente utilitario, di difesa del
nudo e gretto interesse economico e sociale del nostro paese, e' evidente
che la seconda scelta e' l'unica azzeccata: poiche' pensare di continuare a
fronteggiare il fenomeno migratorio come si e' fatto fin qui ha provocato
soltanto:
a) una gigantesca crescita di potere e di ricchezza delle mafie, che ormai
sono all'attacco degli ordinamenti giuridici e delle democrazie: nell'Europa
meno privilegiata siamo gia' agli "stati-mafia", alla fine dello stato di
diritto, alle "democrature" mafiose: si vuole forse che l'Italia faccia
questa fine? Si vuole forse che mezza Europa continui ad essere sotto il
tallone mafioso? Si vuole forse che i poteri criminali impongano la loro
dittatura su scala continentale e planetaria?
b) una serie di uccisioni orribile, e tra le vittime vi sono sia i migranti
sia gli uomini delle forze dell'ordine insensatamente fatti morire per una
politica insensata;
c) la clandestinizzazione forzata di tante persone in difficolta':
clandestinizzazione forzata che espone questi uomini e queste donne al
pericolo di divenir preda dell'economia illegale e dei poteri criminali; che
li espone alla schiavitu', alla tortura, alla morte. Non e' evidente che
interesse dello stato di diritto sia quello di consentire a tutti di avere
un rapporto positivo con le istituzioni ed i servizi pubblici? Non e'
evidente che l'unico modo per impedire che tante vittime di disagio e
poverta' precipitino nella criminalita' e' quello di offrire loro legalita'
ed assistenza? Non e' evidente che la terribile condizione della
clandestinita' coatta si combatte efficacemente in un solo modo, cioe'
garantendo a tutti una presenza legale nel nostro paese, il riconoscimento
pieno dei diritti umani di ogni essere umano?
d) un grave pericolo per lo stato di diritto, con fenomeni di degenerazione
ed imbarbarimento inquietanti e tali da configurare quella situazione che
Fraenkel nel suo noto libro sul "doppio stato" tematizzava in riferimento
alla Germania nazista: ad un ordinamento giuridico democratico sottentra il
cancro di uno stato in cui i fondamenti stessi dello stato di diritto e
quindi la liberta' e la dignita' della persona umana vengono divorati da
pratiche amministrative palesemente antigiuridiche: in Italia sta accadendo
questo con l'istituzione dei campi di concentramento (ipocritamente
denominati "centri di permanenza temporanea"), con le pratiche di
respingimento (ovvero di riconsegna delle vittime in fuga proprio agli
aguzzini da cui fuggivano), con l'idiozia dell'emissione a raffica di
decreti di espulsione che di fatto favoreggiano le organizzazioni mafiose e
reduplicano la violenza sulle loro vittime. E' evidente la necessita' di
modificare profondamente la legga 40/98 in quelle sue parti del tutto
incostituzionali ed aberranti (e confliggenti fino allo stridore con altre
parti della medesima legge che sono invece di indubbia qualita').
*
Signor Presidente del Consiglio,
6. Occorre scegliere, ricordando che errare e' umano, ma perseverare
nell'errore e' diabolico: e qui siamo di fronte ad una strage infinita, al
favoreggiamento piu' turpe delle mafie, alla clamorosa bancarotta di una
politica che nella sua follia e' ogni giorno piu' insostenibile.
Lei deve scegliere, deve scegliere adesso, ogni ulteriore dilazione ha
conseguenze tragiche: deve scegliere di salvare la vita di tanti innocenti;
deve scegliere di contrastare efficacemente le mafie degli "scafisti".
La soluzione c'e', semplice, necessaria: che lo stato italiano istituisca
subito un servizio di trasporto pubblico e gratuito per far si' che tutti i
migranti in stato di necessita' possano venire in Italia ed esservi accolti
ed assistiti in condizioni di piena legalita'.
Certo, questa scelta apre ulteriori questioni da verificare nella pratica e
da approfondire nel dibattito (tra cui, ed e' urgentissimo: denunciare e
rinegoziare gli indegni accordi comunitari detti "di Schengen" - ma non
solo - che pretendono di imporre all'Italia una politica incostituzionale e
che quindi in quanto tali sono fuorilegge e criminogeni poiche'
incompatibili con la fonte del nostro ordinamento giuridico); ma non fare
questa scelta di civilta' vuol dire pietrificarsi in un ruolo indegno di un
paese civile, di un ordinamento democratico, di uno stato di diritto: il
ruolo del complice di crimini orrendi.
L'Italia deve essere questo? Un paese che rifiuta di accogliere le vittime
di dittature e stragisti? Un paese che rifiuta di applicare la sua stessa
Costituzione? Un paese che favoreggia le mafie schiaviste? Non e'
ammissibile.
*
7. Ci pensi: una scelta e un impegno dell'Italia nel senso indicato avrebbe
un valore politico e morale straordinario, collocherebbe l'Italia in un
ruolo di protagonista nella lotta contro i poteri criminali, nel salvataggio
di vite in pericolo, nella ridefinizione di una politica internazionale
finalmente intesa a promuovere i diritti umani di tutti.
*
8. Prima di concludere ci permetta di segnalarle alcune precedenti lettere
gia' indirizzate a lei e ad alcuni ministri suoi collaboratori, in cui tali
temi sono stati articolati con ulteriori argomentazioni e riferimenti.
Lettere restate purtroppo fin qui senza risposta alcuna:
- una lettera al Presidente del Consiglio ed al Ministro dei Trasporti del
26 luglio 2000;
- una lettera al Ministro dei Trasporti del 4 agosto 2000;
- una lettera al Ministro della Solidarieta' Sociale del 9 agosto 2000;
- una lettera ai Presidenti dei gruppi parlamentari del 16 agosto 2000;
- una lettera al Ministro del Lavoro del 21 agosto 2000;
- richiamiamo altresi' la nostra Lettera all'Alto Commissariato delle
Nazioni Unite per i Rifugiati dell'11 agosto 2000.
*
9. Ci consenta altresi' di segnalarle alcune recenti pubblicazioni che
apportano materiali documentari ed analitici che a nostro avviso confortano
la proposta che le abbiamo formulato:
- Daniele Archibugi, David Beetham, Diritti umani e democrazia
cosmopolitica, Feltrinelli, Milano 1998;
- Pino Arlacchi, Schiavi, Rizzoli, Milano 1999;
- Kevin Bales, I nuovi schiavi, Feltrinelli, Milano 2000;
- Caritas di Roma, Immigrazione: dossier statistico, Anterem, Roma (rapporto
annuale);
- Commissione per le politiche di integrazione degli immigrati, a cura di
Giovanna Zincone, Primo rapporto sull'integrazione degli immigrati in
Italia, Il Mulino, Bologna 2000;
- Alessandro Dal Lago, Non-persone, Feltrinelli, Milano 1999;
- Nigel Harris, I nuovi intoccabili, Il Saggiatore, Milano 2000;
- Vandana Shiva, Sopravvivere allo sviluppo, Isedi, Torino 1990;
- Jean Ziegler, Les seigneurs du crime, Seuil, Paris 1999;
- inoltre sulla specifica condizione dei rifugiati cfr. attivita' e
pubblicazioni dell'Acnur (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i
Rifugiati);
- ovviamente sui diritti umani violati cfr. i rapporti annuali di Amnesty
International.
*
Signor Presidente del Consiglio,
auspichiamo una sua riflessione su quanto precede, che possa essere
illuminata da ragione e coscienza ed abbia come esito un provvedimento
concreto che d'un sol colpo salvi la vita di tanti innocenti, spazzi via il
lucroso mercato illegale del traffico di esseri umani oggi in mano alle
mafie, restituisca al nostro paese la dignita' di un paese che accoglie ed
assiste i perseguitati, la dignita' di un paese fedele alla Costituzione
scaturita dalla Resistenza.

7. MATERIALI: UNA LETTERA AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA DEL 6 SETTEMBRE 2000
[Da "Un uomo, un voto" n. 12 del 6 ottobre 2000: "Riproduciamo qui una
lettera che abbiamo inviato al Ministro della Giustizia il 6 settembre 2000,
e che come molte altre non ha ricevuto risposta"]

Siano aboliti i campi di concentramento
Signor Ministro,
ci sta a cuore lo stato di diritto,
ci sta a cuore l'ordinamento democratico,
ci sta a cuore la legalita' costituzionale,
ci sta a cuore la difesa dei diritti umani.
Ed e' per questo che rivolgiamo a Lei un accorato appello.
Siano salvate le vite dei migranti in fuga dalla fame, dalle guerre, dalle
dittature.
Sia difesa nel e dal nostro paese la dignita' umana.
Sia rispettata la norma costituzionale che riconosce il diritto d'asilo.
Siano dunque aboliti i campi di concentramento in cui sono reclusi esseri
umani che non sono accusati di alcun reato.
Siano dunque aboliti i campi di concentramento in cui persone innocenti
hanno trovato assurdamente la morte.
Siano dunque aboliti i campi di concentramento istituiti dalla legge 40/98.
E' per questo che rivolgiamo a Lei un accorato appello.
Siano aboliti perche' denegano i diritti umani.
Siano aboliti perche' violano la legalita' costituzionale.
Siano aboliti perche' confliggono con l'ordinamento democratico.
Siano aboliti perche' incompatibili con lo stato di diritto.

8. MATERIALI: ROBERTO ROVERSI, "E' OGGI CHE DOBBIAMO CONTRASTARE"
[Da "Un uomo, un voto" n. 9 del 3 ottobre 2000. "Ripubblichiamo qui questi
versi di Roberto Roversi, tratti da Dopo Campoformio, Einaudi, Torino 1965"]

Scomparvero nelle piramidi di fuoco.
Quel tempo sporco' di melma le mani
dei sopravvissuti, dai gelidi cancelli
precipitarono ancora ancora
le mandrie nei macelli -
belare straziava la lama dei coltelli
in mano ai giovani carnefici.
Non e' questo che voglio: ricordare.
No ritornare a quei lontani
anni, a quei tempi lontani.
I cani erano piu' felici degli uomini.
I miei versi sono fogli gettati
sopra la terra dei morti.
E' oggi che dobbiamo contrastare.

9. MATERIALI: PRIMO LEVI: L'ULTIMA EPIFANIA
[Da "Un uomo, un voto" n. 10 del 4 ottobre 2000. Da Primo Levi, Ad ora
incerta, Garzanti, Milano, ed in Idem, Opere, Einaudi, Torino. In calce alla
poesia, datata 20 novembre 1960, e' indicato che essa trae ispirazione "dal
ciclo 'Dies Irae', di Werner v. Bergengruen"]

Era la vostra terra la piu' vicina al mio cuore:
Per questo vi ho mandato messaggio dopo messaggio.
Sono disceso tra voi sotto spoglie strane e diverse,
Ma in nessuna di queste mi avete riconosciuto.

Ho bussato di notte, pallido ebreo fuggiasco,
Lacero, scalzo, braccato come una bestia selvaggia:
Voi chiamaste gli sgherri, mi additaste alle spie,
e diceste in cuor vostro: "Cosi' sia. Dio lo vuole".

Da voi sono venuto quale vecchia insensata,
Tremante, con la gola piena di muto grido.
Voi parlavate di sangue, della stirpe avvenire,
E solo la mia cenere usci' dalla vostra porta.

Orfano giovinetto della piana polacca
Vi sono giaciuto ai piedi, supplicando per pane.
Ma voi temeste in me qualche vendetta futura,
E torceste lo sguardo, e mi deste la morte.

E venni qual prigioniero, e quale servo in catene,
Di cui si fa mercato, cui si addice la frusta.
Voi volgeste le spalle al livido schiavo cencioso.
Ora vengo da giudice. Mi conoscete adesso?

10. MATERIALI: FRANCO FORTINI, COMPLICITA'
[Da "Un uomo, un voto" n. 14 dell'8 ottobre 2000, con la seguente nota di
preesentazione: "Questi versi di Franco Fortini, del 1955, riproponiamo ai
nostri interlocutori. In una nota a questa poesia Fortini scriveva: 'Notizia
giornalistica. Nella Ruhr, non pochi operai reduci dai campi di
concentramento nazisti cercavano di farsi cancellare il tatuaggio del numero
allora impresso sul loro braccio, per non essere identificati, sul luogo di
lavoro, come ex resistenti e antifascisti'"]

Per ognuno di noi che dimentica
c'e' un operaio della Ruhr che cancella
lentamente se stesso e le cifre
che gli incisero sul braccio
i suoi signori e nostri.

Per ognuno di noi che rinuncia
un minatore delle Asturie dovra' credere
a una seta di viola e d'argento
e una donna d'Algeri sognera'
d'essere vile e felice.

Per ognuno di noi che acconsente
vive un ragazzo triste che ancora non sa
quanto odiera' di esistere.

11. MATERIALI. BENITO D'IPPOLITO: CANTATA DEL TEMPO CHE FU
[Da "Un uomo, un voto" n. 20 del 14 ottobre 2000]

Diremo ai nostri nipoti che un tempo
in Italia sorgevano i campi
di concentramento. Un tempo
che fu.

Diremo ai nostri nipoti che un tempo
si affogavano i fuggiaschi in mare
dopo di averli speronati. Un tempo
che fu.

Diremo ai nostri nipoti che un tempo
abitavano le lustre nostre strade
giovani nostre schiave lustre. Un tempo
che fu.

Diremo ai nostri nipoti che un tempo
il fuggiasco era reso agli aguzzini
il misero alla mafia consegnato. Un tempo
che fu.

Ci chiederanno allora quei nipoti
in quel tempo che facevamo noi.
In quel tempo
che e' adesso.

12. MATERIALI. PRIMO LEVI: SHEMA'
[Da "Un uomo, un voto" n. 21 del 15 ottobre 2000. "Shema' significa
'Ascolta' in ebraico. E' la prima parola della preghiera fondamentale
dell'ebraismo, in cui si afferma l'unita' di Dio. Alcuni versi di questa
poesia ne sono una parafrasi" (nota di Primo Levi)]

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo e' un uomo,
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un si' o per un no.
Considerate se questa e' una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza piu' forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.

Meditate che questo e' stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
coricandovi alzandovi:
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.

10 gennaio 1946

13. MATERIALI. GIUSEPPE UNGARETTI: IN MEMORIA
[Da "Un uomo, un voto" n. 23 del 19 ottobre 2005: "Riproduciamo qui una
poesia di Giuseppe Ungaretti, da Il porto sepolto, ora in: Vita d'un uomo.
Tutte le poesie, Mondadori, Milano", il testo e' datato "Locvizza il 30
settembre 1916"]

Si chiamava
Moammed Sceab

Discendente
di emiri di nomadi
suicida
perche' non aveva piu'
Patria

Amo' la Francia
e muto' nome

Fu Marcel
ma non era Francese
e non sapeva piu'
vivere
nella tenda dei suoi
dove si ascolta la cantilena
del Corano
gustando un caffe'

E non sapeva
sciogliere
il canto
del suo abbandono

L'ho accompagnato
insieme alla padrona dell'albergo
dove abitavamo
a Parigi
dal numero 5 della rue des Carmes
appassito vicolo in discesa

Riposa
nel camposanto d'Ivry
sobborgo che pare
sempre
in una giornata
di una
decomposta fiera

E forse io solo
so ancora
che visse

14. MATERIALI. BENITO D'IPPOLITO: DA UNA CANZONE DELLA MEMORIA CHE SVANISCE
[Da "Un uomo, un voto" n. 28 del 24 ottobre 2000]

I morti del Serraino Vulpitta
che nome avevano? chi lo ricorda?
Hanno imbiancato di bel nuovo i muri
per altre vittime ospitare, altri
accendere roghi.

Due anni fa del Parlamento un voto
ha reso legge che il povero fuggiasco
quantunque innocente sia chiuso nei campi
di concentramento. Che paghi il fio di essere
povero, e fuggiasco, e innocente.

Governano l'Italia
i giovani hitleriani.

15. MATERIALI. L'ODORE DEL FUMO
[Da "Un uomo, un voto" n. 25 del 21 ottobre 2000]

Scriveva Danilo Dolci: "Auschwitz sta figliando nel mondo. Non sentite
l'odore del fumo?".
Gia', non sentite l'odore del fumo?
Qui, oggi, i bambini schiavi nei sottoscala, le schiave sulle strade, i
cadaveri lungo le strade, i cadaveri in fondo al "mare nostrum', le
'carrette del mare'' speronate, i parlamentari che istigano all'omicidio, la
riconsegna dei fuggiaschi agli aguzzini, la clandestinizzazione coatta delle
vittime, l'appalto del trasporto di disperati alle mafie transnazionali,
l'apartheid elettorale, i campi di concentramento. I roghi nei campi di
concentramento: non sentite l'odore del fumo?
Non sentite l'odore del fumo? Auschwitz sta figliando nel mondo.

16. MATERIALI. TRASFORMARE IL DESERTO IN OASI
[Da "Un uomo, un voto" n. 26 del 22 ottobre 2000]

Partita ieri contemporaneamente dalla Sicilia e dalla Lombardia la carovana
dei diritti dei migranti che sta attraversando l'Italia per giungere il 28
ottobre a Roma, costituisce una grande esperienza di informazione e
discussione.
Abbiamo gia' detto che la carovana e' occasione di incontro e di
sensibilizzazione per promuovere in tutti la presa di coscienza, la
riflessione e l'impegno per la difesa e la promozione dei diritti umani per
tutti gli esseri umani, per la difesa e la promozione della democrazia in
Italia, contro il razzismo, qui e adesso.
La carovana evoca il tragitto attraverso il deserto, la fatica, i miraggi,
il tenace progredire verso un'oasi in cui la vita sia degna.
Questa carovana cerca di trasformare tutto il deserto in oasi. Ove passa
cerca fecondare il deserto, portare luce e speranza. Ove passa denuncia
l'iniquita' e costruisce diritto e solidarieta'. Chi puo' dia una mano, chi
ignora si metta in ascolto. Uomini e donne sono in cammino e parlano per
l'umanita' tutta.
La carovana cammina e camminando parla, dice cose semplici e chiare: che il
profugo va accolto e assistito; che la democrazia o vale per tutti o
democrazia non e'; che ogni essere umano ha diritto a vivere; che l'umanita'
e' una e ogni vittima ha il volto di Abele.
E dunque si garantisca a tutti il diritto di muoversi in questo mondo
piccino; si aboliscano tutti i campi di concentramento; si lotti contro ogni
schiavitu'; a tutti siano riconosciuti i diritti inerenti ad ogni essere
umano. E tra questi diritti il diritto di essere un essere razionale, il
diritto di partecipare, il diritto di prender parte alle decisioni che
riguardano tutti: un uomo, un voto.

17. MATERIALI. SCHIAVISTI
[Da "Un uomo, un voto" n. 28 del 24 ottobre 2000]

Se le mafie lucrano ricchezze immense gestendo monopolisticamente il
trasporto di esseri umani disperati, e' grazie ad un ordine mondiale
orribile, a leggi inique ed infami, ai dominanti poteri brutali e
vampireschi che impediscono agli esseri umani di muoversi liberamente su
questo piccolo mondo, che impediscono agli esseri umani di affermare i
propri diritti, che impediscono agli esseri umani di opporsi alla fame e
alla morte.
Se in questo nostro paese troppi uomini e donne venuti a fatica da lontano
finiscono nelle grinfie dei poteri criminali, e' perche' leggi infernali li
precipitano in coatta clandestinita'.
Chi ha riaperto in Italia i campi di concentramento, lui si fa maestro e
donno agli schiavisti.
Lungo le strade vite umane palpitanti ridotte a oggetti sessuali in vendita,
chi ne compra i corpi schiavi?
I bambini incatenati nel sottoscala a Prato, in Pakistan, a Taiwan:
fabbricano le merci che tu compri a due soldi.
Al convegno sulla schiavitu' dal palco gli schiavisti salutavano sorridenti
i convenuti. Dalla platea gli schiavisti applaudivano. Le televisioni degli
schiavisti portavano nelle case degli schiavisti le immagini trionfali e le
commosse perorazioni.
Nel freddo e nella nebbia delle notti, lungo le strade a un magro fuoco di
cartone e copertoni, scosse dai brividi le persone schiave. E basterebbe un
nulla a liberarle.

18. MATERIALI. L'ARTICOLO 10 DELLA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
[Da "Un uomo, un voto" n. 27 del 23 ottobre 2000]

L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto
internazionale generalmente riconosciute.
La condizione giuridica dello straniero e' regolata dalla legge in
conformita' delle norme e dei trattati internazionali.
Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio
delle liberta' democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha
diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni
stabilite dalla legge.
Non e' ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici.

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 38 dell'11 settembre 2005