La nonviolenza e' in cammino. 1001



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1001 del 24 luglio 2005

Sommario di questo numero:
1. Hiroshima ist ueberall
2. Nando dalla Chiesa: Paolo Borsellino
3. Iaia Vantaggiato: Due Cpt italiani in Libia
4. Ausilia Riggi: Una maestra, Etty Hillesum
5. Jean Baptiste Libouban: Lanza del Vasto, pellegrino dell'essenziale,
risvegliatore e combattente
6. Letture: Valeria Ando', L'ape che tesse
7. Letture: Franco Basaglia, L'utopia della realta'
8. Letture: Lucio C. Giummo, Carlo Marchese (a cura di), Danilo Dolci e la
via della nonviolenza
9. Letture: Stefano Rodota', Intervista su privacy e liberta'
10. Letture: Vincenzo Sanfilippo (a cura di), Nonviolenza e mafia
11. Letture: Eugenio Scalfari (a cura di), Dibattito sul laicismo
12. Letture: Antonio Vigilante, Il pensiero nonviolento. Una introduzione
13. Riletture: Renate Siebert, Le donne, la mafia
14. Riletture: Renate Siebert, La mafia, la morte e il ricordo
15. Riletture: Renate Siebert, Mafia e quotidianita'
16. Riletture: Renate Siebert (a cura di), Relazioni pericolose
17. La "Carta" del Movimento Nonviolento
18. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. HIROSHIMA IST UEBERALL
Hiroshima e' dappertutto, come spiego' una volta per sempre Guenther Anders.
Nel mondo della guerra e del terrore nessun luogo e' al sicuro.
Vi e' un solo modo per guadagnare la sicurezza per la nostra vita:
guadagnarla per tutte le persone, per l'umanita' intera. Sconfiggendo la
guerra e il terrore. Costruendo la pace e la fiducia, la solidarieta', la
cooperazione, la convivenza, nella consapevolezza che vi e' un solo mondo, e
una sola umanita'.
E vi e' un solo modo per riuscirvi, una sola e' la via da percorrere, una
sola e' la scelta possibile ed efficace: la nonviolenza.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

2. MEMORIA. NANDO DALLA CHIESA: PAOLO BORSELLINO
Da "Italia Democratica" (per contatti: italiademocratica at tiscali.it)
riceviamo e volentieri diffondiamo questo articolo di Nando dalla Chiesa
apparso sul quotidiano "l'Unita'" del 22 luglio 2005).
Nando dalla Chiesa e' nato a Firenze nel 1949, sociologo, docente
universitario, parlamentare; e' stato uno dei promotori e punti di
riferimento del movimento antimafia negli anni ottanta; e' persona di
straordinaria limpidezza morale. Tra le opere di Nando dalla Chiesa
segnaliamo particolarmente: Il potere mafioso, Mazzotta; Delitto imperfetto,
Mondadori; La palude e la citta' (con Pino Arlacchi), Mondadori; Storie,
Einaudi; Il giudice ragazzino, Einaudi; Milano-Palermo: la nuova resistenza
(a cura di Pietro Calderoni), Baldini & Castoldi; I trasformisti, Baldini &
Castoldi; La politica della doppiezza, Einaudi; Storie eretiche di cittadini
perbene, Einaudi; La legge sono io, Filema; La guerra e la pace spiegate da
mio figlio, Filema. Ha inoltre curato (organizzandoli in forma di
autobiografia e raccordandoli con note di grande interesse) una raccolta di
scritti del padre, Carlo Alberto Dalla Chiesa, In nome del popolo italiano,
Rizzoli. Opere su Nando dalla Chiesa: suoi ritratti sono in alcuni libri di
carattere giornalistico di Pansa, Stajano, Bocca; si veda anche l'intervista
contenuta in Edgarda Ferri, Il perdono e la memoria, Rizzoli.
Paolo Borsellino, eroico magistrato, membro del pool antimafia di Palermo
che istrui' il maxiprocesso a Cosa Nostra, fu assassinato dalla mafia nel
1992. Opere di Paolo Borsellino: e' stato tra gli autori dell'atto d'accusa
alla base del grande processo noto come "maxiprocesso" alla mafia, una
sintesi di quella decisiva sentenza-ordinanza del pool antimafia di Palermo
e' stata pubblicata a cura di Corrado Stajano con il titolo Mafia: l'atto
d'accusa dei giudici di Palermo, Editori Riuniti, Roma 1986; cfr. anche la
raccolta di interventi pubblici di Falcone e Borsellino, Magistrati in
Sicilia, Ila Palma, Palermo. Opere su Paolo Borsellino: Umberto Lucentini,
Paolo Borsellino. Il valore di una vita, Mondadori, Milano 1994; Giommaria
Monti, Falcone e Borsellino, Editori Riuniti, Roma 1996]

Dunque l'altro giorno c'era anche Toto' Cuffaro. E se ne affollavano altri
mica tanto adamantini, all'anniversario di Paolo Borsellino. Con molti
intorno, a 360 gradi, che se ne contendevano (e se ne contendono) la
memoria. Ma chi fu, davvero, Paolo Borsellino?
*
Intanto, perche' non saltino del tutto le coordinate, ricordiamo un
particolare che non e' una bazzecola. Il termine "professionista
dell'antimafia" venne usato per la prima volta contro di lui. Anzi, fu
coniato per lui. "Colpevole" di essere stato promosso procuratore capo di
Marsala dopo avere istruito il maxiprocesso di Palermo. Ossia per i meriti
conquistati sul campo in anni di fuoco, anni in cui i giudici facevano i
latitanti e i latitanti la facevano da padroni, a Palermo, alla luce del
sole.
Un suo collega si era piccato assai che egli gli fosse stato preferito dal
Csm in virtu' dei meriti antimafiosi. Ma davvero, penso' il collega
frastornato da quella novita', basta avere rischiato sulla trincea
palermitana, avere fatto processi di mafia dove i presidenti della corte si
danno malati uno dopo l'altro, fare condannare la Cupola di Cosa nostra, per
meritarsi una procura in Sicilia? Era sconvolgente, come fatto. Perche' in
genere occuparsi seriamente di mafia non aiutava, a quel tempo, a far
carriera. Il collega, con coraggio leonino, invece di dichiarare apertamente
l'ingiustizia, mando' gli incartamenti a Sciascia, Sciascia penso' di avere
scoperto un nuovo fruttuoso filone di polemica civile e attacco' il nuovo
procuratore di Marsala con nome e cognome. Chiudendo profeticamente (era il
gennaio '87): "I lettori, comunque, prendano atto che nulla vale, in
Sicilia, per far carriera nella magistratura del prendere parte a processi
di stampo mafioso". Cinque anni dopo Borsellino venne fatto saltare in aria
con tutta la sua scorta e perfeziono' la sua "carriera" diventando una
medaglia d'oro alla memoria.
Partiamo di qua, dunque. Per sapere che Borsellino subi' in vita gli stessi
sberleffi, le stesse offese che subiscono i magistrati che ora gli vengono
contrapposti, a lui magistrato (ora) integerrimo, come professionisti
dell'antimafia. Come magistrati privi di cultura giuridica, esattamente come
lo erano (secondo gli stessi ambienti) lui e Falcone, accusati - allora - di
"fare volare gli stracci", di scrivere "analisi sociologiche" anziche' vere
sentenze di rinvio a giudizio.
*
Secondo, sempre perche' non saltino le coordinate: Borsellino era uomo con
simpatie di destra, regolarmente dichiarate. Ma era uomo dello Stato e di
Stato, di quelli che vorresti trovare sempre nei momenti difficili, perche'
sapevi che per lui la giustizia e la legge venivano prima di qualsiasi
interesse di parte. Gli uomini-simbolo dell'antimafia, d'altronde, proprio
questo hanno insegnato agli italiani. Che ci sono valori piu' alti intorno
ai quali ci si puo' e ci si deve unire in nome del popolo italiano e delle
sue istituzioni. Anzi, forse e' proprio questa la loro eredita' piu' grande,
piu' feconda, piu' moderna, in un paese di fazioni e di parrocchie, di basso
senso civico e di esaltazione del "particulare", di ideologie furenti e di
riflessi pavloviani. Tra loro, nelle varie generazioni, essi si sono
riconosciuti, si sono stimati - di piu': si sono fidati - reciprocamente a
partire dalla consapevolezza di condividere un medesimo dovere e una
medesima vocazione civile. Il cattolico e simpatizzante missino Paolo
Borsellino, il laico progressista Giovanni Falcone, il democristiano
Piersanti Mattarella, il comunista Pio La Torre, il carabiniere
risorgimentale Carlo Alberto dalla Chiesa. Ogni volta che la loro cultura di
appartenenza viene scagliata contro chi, avendone un'altra, chiede verita' e
giustizia, o il rispetto di elementari principi etici, si fa loro un torto,
se ne umilia la grandezza. Ogni volta che li si tira da questa o quella
parte, magari con uno scampolo di citazione, ricordando questo o
quell'episodio, si finisce per non rispettarli, perche' essi si batterono -
anche quando uomini di partito - per il Paese, per tutti i loro
concittadini, per future generazioni delle quali non potevano sapere e
nemmeno indovinare le idee.
Quello che in loro fu "dono", "gratuita'", "servizio", rischia di diventare
"merce" nella logica politica delle polemiche contingenti. Non erano
ingenui, il che li fa ancora piu' grandi. Conoscevano i contesti e i Palazzi
in cui si muovevano e non disprezzavano il potere. Ma lo usavano per
servire. Le loro furono vite sempre complesse, mescolate di speranze,
soddisfazioni e delusioni cocenti, sensi di solitudine e identificazione in
forti sentimenti collettivi. Vite in cui, certo, chi li conobbe bene
saprebbe rintracciare la parola, l'episodio, la scelta, in grado - anche da
soli - di rivelarli a tutto tondo nel loro temperamento, nella loro cultura,
nel loro senso delle istituzioni. Ma mai vite semplici, o leggibili in
superficie.
*
Per questo mi vado convincendo che sarebbe piu' giusto se il giorno in cui
essi vengono commemorati diventasse ogni volta - anziche' occasione per
pubbliche parole e manifestazioni - motivo per piu' serie, interiori
meditazioni. Occorrerebbe fare un patto, per queste date. Che ci si ritrovi
in un monastero, o in un posto sul mare la sera, solo con il rumore delle
onde; o in montagna a contatto fisico con le stelle. Insomma, la' dove
l'ansia di raccoglimento diventa piu' urgente. Senza televisioni e senza
fotoreporter. Che la' un giovane legga qualcosa detto o scritto da loro. O
qualcuno ce li faccia rivedere o risentire. Non importa piu', in quei
momenti, ricordarsi che cosa fu detto contro di loro in vita (chi ricorda la
richiesta di deferire Borsellino al Csm quando denuncio' l'allentamento
della tensione istituzionale sul fronte della lotta alla mafia?) o in morte
(chi ricorda il "cretino" dispensato a Falcone dal neopromosso ai vertici
della magistratura Corrado Carnevale?). Importa rivivere, con pienezza, quel
che loro scrissero o dissero. E poi meditare, tutti insieme. Prendendo
l'impegno che in quel giorno o in quella sera nessuno parla o straparla.
Parlino loro, che furono maestri di vita. Noi proviamo tutti insieme,
ascoltandoli, a non esserne "cattivi discepoli".

3. DIRITTI VIOLATI. IAIA VANTAGGIATO: DUE CPT ITALIANI IN LIBIA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 21 luglio 2005. Iaia Vantaggiato e' una
prestigiosa intellettuale e giornalista impegnata per la pace e i diritti]

Sorgera' a Gharyan, nei pressi di Tripoli - in Libia - il primo Centro di
permanenza temporanea (in sigla: Cpt) realizzato dall'Italia fuori dal
territorio nazionale per contrastare l'immigrazione clandestina. I lavori
sono gia' iniziati mentre sarebbero ancora in corso di definizione le
procedure per l'espletamento di una gara d'appalto per la costruzione di un
secondo centro, sempre in Libia, presso la citta' di Sebha. E non fosse
stato per la Corte dei Conti - che ne ha dato notizia ieri all'interno della
Relazione sul rendiconto generale dello Stato del 2004 e relativa alle
attivita' del Ministero dell'Interno - nessuno ne avrebbe saputo niente.
Come, del resto, a nessuno e' dato di sapere a quanto ammontano i
finanziamenti stanziati dall'Italia nell'intera operazione.
"Piu' volte abbiamo chiesto chiarimenti al governo - e' il commento della
parlamentare Tana De Zulueta - ma non ci e' mai stata data una risposta. Con
certezza sappiamo che l'Italia ha sinora finanziato almeno 47 voli charter
dalla Libia verso paesi - come il Sudan, l'Etiopia e la Siria - nei quali
vige ancora la pena di morte. E in quei paesi sono state gia' deportate
seimila persone. Al momento le uniche notizie di cui disponiamo riguardano
il rapporto degli esperti della Commissione europea risalente al
novembre-dicembre dello scorso anno: un rapporto che criticava fortemente la
linea degli accordi bilaterali Italia-Libia indifferenti a qualsiasi
direttiva europea".
Un rapporto, ancora, alla luce del quale il parlamento di Strasburgo -
fattosi carico anche della denuncia della Corte europea sui diritti
dell'uomo - ha votato una risoluzione che invita l'Italia a desistere da
espulsioni verso la Libia e che ha condizionato ogni collaborazione ad una
serie di miglioramenti nel quadro della tutela dei diritti umani. A
cominciare dalla Convenzione di Ginevra che la Libia non ha ancora
ratificato. "Allo stato attuale - ribadisce De Zulueta - tutta la
collaborazione con la Libia si svolge al di fuori di un quadro di diritto".
Altro che "semplice" pattugliamento congiunto delle coste. L'Italia va giu'
molto piu' pesante e - forte delle direttive del ministero - individua "tra
gli strumenti di contrasto all'immigrazione clandestina" la realizzazione
nel territorio libico di centri di permanenza temporanea, "al fine di
evitare le partenze dei clandestini verso l'Italia"...
*
Sono 15.647 gli immigrati trattenuti nel 2004 nei Centri di permanenza
temporanea presenti in Italia: di questi 7.895 sono stati rimpatriati mentre
6.698 sono stati dimessi senza essere rimpatriati. Comunicati dal Ministero
dell'interno, anche questi dati sono entrati a far parte della relazione
della Corte dei conti. In Italia, secondo il documento, sarebbero arrivati
105.662 clandestini, qualche centinaio in meno rispetto al 2003. Di questi
59.965 sono stati rimpatriati: 24.528 respinti alla frontiera, 2.563
respinti dai questori, 16.270 espulsi con accompagnamento alla frontiera,
930 espulsi con provvedimento dell'autorita' giudiziaria, 7.996 quelli
riammessi nei paesi di provenienza. Quanto ai Cpt, rispetto al 2003, sono
stati 1.424 in piu' gli immigrati trattenuti e 1.065 in piu' quelli
rimpatriati. Per quel che riguarda i costi, sono serviti complessivamente
49,7 milioni: "40,8 milioni per la gestione, 3,3 per la manutenzione
ordinaria, 1,9 per spese in economia, 374.000 euro per altre spese, circa
3,3 milioni per lavori di manutenzione straordinaria". A questi, poi, si
devono aggiungere i circa 26,3 milioni per coprire le spese degli 800 tra
poliziotti, carabinieri e finanzieri impegnati nel controllo dei Cpt.

4. PROFILI. AUSILIA RIGGI: UNA MAESTRA, ETTY HILLESUM
[Dal sito "Donne contro il silenzio" (www.donne-cosi.org) riprendiamo il
seguente testo di Ausilia Riggi su Etty Hillesum , gia' pubblicato in
"Spirito e Vita", intessuto di molte citazioni della grande testimone della
"Resistenza esistenziale".
Ausilia Riggi Pignata (per contatti: donnecosi at virgilio.it) e' un'acuta
pensatrice e testimone di scelte di forte rigore intellettuale e morale e di
profondo anelito alla liberazione di tutte e tutti; "si e' data - come ha
scritto lei stessa - un campo circoscritto di impegno per abbattere la
violenza istituzionale quando contrasta con la liberta' di coscienza; e
nello stesso ambito ha particolarmente approfondito il tema 'donna e sacro'
(su cui si veda il sito www.donne-cosi.org)".
Etty Hillesum e' nata a Middelburg nel 1914 e deceduta ad Auschwitz nel
1943, il suo diario e le sue lettere costituiscono documenti di altissimo
valore e in questi ultimi anni sempre di piu' la sua figura e la sua
meditazione diventano oggetto di studio e punto di riferimento per la
riflessione. Opere di Etty Hillesum: Diario 1941-1943, Adelphi, Milano 1985,
1996; Lettere 1942-1943, Adelphi, Milano 1990, 2001. Opere su Etty Hillesum:
AA. VV., La resistenza esistenziale di Etty Hillesum, fascicolo di
"Alfazeta", n. 60, novembre-dicembre 1996, Parma. Piu' recentemente: Nadia
Neri, Un'estrema compassione, Bruno Mondadori Editore, Milano 1999; Pascal
Dreyer, Etty Hillesum. Una testimone del Novecento, Edizioni Lavoro, Roma
2000; Sylvie Germain, Etty Hillesum. Una coscienza ispirata, Edizioni
Lavoro, Roma 2000; Wanda Tommasi, Etty Hillesum. L'intelligenza del cuore,
Edizioni Messaggero, Padova 2002]

Etty Hillesum, una dotta brillante giovane ebrea, soppressa a soli
ventisette anni nell'inferno di Auschwitz, dove fu deportata dalla nativa
Amsterdam, e' stata scoperta intorno agli anni '80, quando sono venute alla
luce le quattrocento pagine del suo diari. Era una giovane assetata di amore
e di pienezza. Godeva di prestigio per gli alti studi e per le incombenze di
rilievo ricoperte nella comunita' ebraica, nonche' nell'intensita' di
rapporti umani (tra cui quelli amorosi) e di elevati slanci poetici.
*
1. Dal caos verso l'unita'
Il suo e' un mondo di affetti, passioni, creativita', caotico e indomabile.
Con l'aiuto di uno psicoterapeuta carismatico, Julius Spier (di cui si
innamorera'), si avvede che nella voglia di varcare ogni limite, e'
implicita una tensione di infinito e tanta sostanza umana, a cui puo' dare
ordine, indirizzo e significato.
Scrive Etty Hillesum:
- A volte mi sento proprio come una pattumiera; sono cosi' torbida, piena di
vanita', irresolutezza, senso d'inferiorita'. Ma in me c'e' anche onesta', e
un desiderio appassionato, quasi elementare di chiarezza e di armonia tra
esterno e interno.
- Ogni tanto... mi rovino lo stomaco, semplicemente perche' mangio troppo, e
cioe' per mancanza di controllo... Ero troppo sensuale, vorrei quasi dire
troppo possessiva... avevo nostalgia per un qualcosa che mi appariva
irraggiungibile, nostalgia che chiamavo allora impulso creativo.
- Volevo diventar autonoma, trovare la mia forma, strapparla al caos...
- Raggiungere un equilibrio in cui tutte le direzioni saranno sempre
possibili... Io so bene che l'assoluto non esiste, che ogni cosa e' relativa
e infinitamente sfumata.
- Per me un avvicinamento fisico nasce sempre da una vicinanza spirituale,
ed e' buono proprio per questo. E che cosa ne cavo, poi? Soltanto tristezza
e la coscienza che con gli abbracci non riesco ad esprimere quel che provo
per un altro; e la sensazione che un uomo mi sfugge proprio quando e' fra le
mie braccia.
- Non saprei che fare se qualcuno spasimasse tutto il tempo per me: mi
darebbe un senso di oppressione, di noia e di costrizione. Etty, Etty.
Il sesso non e' cosi' importante per me, anche se puo' sembrare il
contrario... Quel che ho di veramente fisico e' per molti versi incrinato e
indebolito da un processo di spiritualizzazione.
- Hai pur sempre un gran desiderio di perderti in un altro. Ma anche questa
e' una favola, seppur bella. Due vite non possono combaciare. Per lo meno
non per me... Sola, Dio mio. E' dura. Perche' il mondo e' inospitale. Ho un
cuore molto appassionato, ma mai per una persona sola.
Una volta la mia passionalita' non era nient'altro che un aggrapparsi
disperato, a che cosa precisamente? A qualcosa a cui non ci si puo'
aggrappare col corpo.
*
2. Verso il "centro" di se'
Etty sente l'urgenza di rafforzare l'io, di renderlo dialogico: facendo si'
che in esso si dispieghi un costante confronto tra se' e se', salvandone
l'indipendenza rispetto a tutto, proprio tutto. Un io, da una parte
sgomberato e concentrato in se stesso, dall'altra dilatato verso il mondo
esteriore in una visione di insieme che fa perno attorno ad un centro,
equidistante da ogni parzialita'. Trasformazione del desiderio in preghiera.
L'io piegato a Dio perdera' il suo limite.
Scrive Etty Hillesum:
- Da qualche parte in me ci sono una malinconia, una tenerezza e anche un
po' di saggezza che cercano una forma. A volte mi passano dentro dialoghi,
immagini e figure, atmosfere... Questo amore per gli altri dovra' essere
conquistato.
- Questo ritirarmi nella chiusa cella della preghiera diventa per me una
realta' sempre piu' grande, e anche un fatto sempre piu' oggettivo. La
concentrazione interna costruisce alti muri fra cui ritrovo me stessa e la
mia unita', lontana da tutte le distrazioni.
*
3. l'incontro con Dio
Un lavoro di semplificazione: nella nudita' di spirito, che e' trasparenza
di Dio, si guardera' attraverso Lui.
Scrive Etty Hillesum:
- A volte mi sento come una grande officina in cui si lavora duramente, si
picchia col martello, e sa Dio che cosa.
- Spesso si cerca di salvare le cose con una sorta di vago misticismo. Il
misticismo deve fondarsi su un'onesta' cristallina: quindi prima bisogna
aver ridotto le cose alla loro nuda realta'.
- Una persona dev'essere semplice anche nella sua tristezza, altrimenti la
sua e' soltanto isteria. Dovresti rinchiuderti in una piccola cella spoglia,
e startene sola con te stessa finche' tu non sia nuovamente in chiaro, e
tutte le isterie non ti siano passate.
- "Lavorare a se stessi" non e' proprio una forma di individualismo
malaticcio.
- Mio Dio, prendimi per mano, ti seguiro' da brava, non faro' troppa
resistenza... sapro' anche accettare l'irrequietezza e la lotta.
"Partire dal di dentro" anziche' dal di fuori, e cioe' fidarsi della forza
interiore attinta da Dio, anziche' dall'aiuto fornito dall'altro. Che si
trattino le proprie miserie per quello che sono: null'altro che materiale su
cui lavorare, lasciandosi sorreggere soltanto da Lui.
Scrive Etty Hillesum:
- La mia guarigione e rigenerazione devono dipendere dalle mie forze, non
dalle sue.
- Si diventa piu' forti se si impara a conoscere e ad accettare le proprie
forze e le proprie insufficienze.
- Ascoltarsi dentro. E' solo un inizio, me ne rendo conto.
- Signore, ti prego, rendimi un po' piu' semplice. E se quest'anno mi ha
portato qualcosa, e' stata proprio questa maggiore semplicita' interiore.
*
4. Il rafforzamento dell'io interiore
Etty Hillesum, ormai avviata a lavorare sulla sua anima, da Amsterdam si
reca a Westerbork, nel "campo di smistamento", non volendo sottrarsi alla
sorte degli altri, per aiutarli fino a che le e' possibile, nella qualita'
di appartenente al "Consiglio ebraico". Non le servono nemmeno le ricette
psicologiche. E' unicamente protesa ad edificare dentro di se' un ambiente
di accoglienza di Dio e degli altri. I veri nemici della pace e della
felicita' siano "dentro" la persona.
Scrive Etty Hillesum:
- Se tu vivi interiormente, forse non c'e' neanche tanta differenza tra
essere dentro o fuori di un campo. Saro' capace di assumere la
responsabilita' di queste parole di fronte a me stessa, saro' capace di
viverle.
- Per me, questo lavoro spirituale, questa intensa vita interiore hanno
valore soltanto a condizione che possano essere proseguiti in qualsiasi
circostanza: e se non e' possibile nella pratica, almeno nel pensiero.
- Devo prepararmi a un futuro in cui gli impedimenti fisici faranno parte
della mia vita. Acclimatarli alla mia condizione quotidiana, a tutta la mia
piccola persona.
- "Riflettere" non e' la parola giusta, e' piuttosto un cercare di
approfondire le cose con un nuovo organo o senso.
- Ma non sono i fatti che contano nella vita, conta solo cio' che grazie ai
fatti si diventa.
*
5. La liberta' dello spirito
Le basta conservare integro un pezzetto di anima per imprimere
un'espressione e una direzione alle cose,  ri-creandole in altre immagini,
come fa l'artista.
Scrive Etty Hillesum:
- E ora che non voglio piu' possedere nulla e che sono libera, ora possiedo
tutto e la mia ricchezza interiore e' immensa.
- Sto qui seduta alla mia scrivania cosi' "vergine" e appena nata, cosi'
disposta a studiare, come se nel mondo non succedesse niente... mi sento
cosi' "ricettiva" come non mai...
- Quel che conta in definitiva e'... se si riesce a mantenere intatto un
pezzetto della propria anima.
- Continuero' a vivere con quella parte dell'uomo morto che vive in eterno e
risvegliero' alla vita cio' che e' morto nei vivi e cosi' non ci sara'
nient'altro che vita, un'unica grande vita, mio Dio.
Il sapersi ritirare in se' non le toglie il dolore per le altrui sofferenze.
Seminera' piantagioni di eternita' per far crescere "la pianta
dell'umanita'.
Scrive Etty Hillesum:
- Da ieri sera ho potuto di nuovo sperimentare su me stessa quanto la gente
soffra... E poi, continuare indisturbati a percorrere i vasti e sgombri
paesaggi del proprio cuore. Ma non sono ancora a questo punto.
- Vorrei poter rappresentare in tutte le sue sfumature questo processo
interiore, la storia della ragazza che aveva imparato a inginocchiarsi.
- Pace, e nuovo spazio per tutto quanto.
- Quell'angoscia mortale su tutti quei volti, mio Dio, quei volti. Ora vado
a dormire. Spero di essere come un centro di tranquillita' in quel
manicomio. Mi alzero' presto per potermi concentrare.
- Vorrei essere il cuore pensante di un intero campo di concentramento.
- Potrei forse reggere a questo lavoro, se non attingessi ogni giorno a
quella gran pace e chiarezza che sono in me?
*
6. La dilatazione dell'amore
Scrive Etty Hillesum:
- Signore, fammi vivere di un unico grande sentimento... riconduci tutte
queste piccole azioni a un unico centro, a un profondo sentimento di
disponibilita' e di amore.
- Se tutto questo dolore non allarga i nostri orizzonti e non ci rende piu'
umani, liberandoci dalle piccolezze e dalle cose superflue di questa vita,
e' stato inutile.
Ad un tratto il suo grado di sopportazione sembra esaurito, e anche lei si
vede davanti l'alternativa tra morte e pazzia.
Scrive Etty Hillesum:
- Il mio corpo si fa sentire e dice: alt. Ora mi rendo conto di quanto tu mi
abbia dato da portare, mio Dio. Tante cose belle e tante cose difficili.
- Eppure io sostengo che se noi non opponiamo a tutto cio' un'alternativa
forte e luminosa con cui si possa ricominciare da capo in un luogo del tutto
diverso... Sapro' ben riscoprire l'accesso a questa nuova, radiosa sorgente.
- A volte e' come se io fossi gia' passata attraverso lo stadio dell'Io e
del Tu.
- Amo cosi' tanto gli altri perche' amo in ognuno un pezzetto di te, mio
Dio.
*
7. Vivere interamente la vita
Si direbbe che Dio intenda offrire all'umanita' un modello di mistica che a)
e' possibile realizzare anche in condizioni terrene paralizzanti, b) e' tale
da costituire un argine contro il male e il dolore (da non ritenere mai
"assoluti", nemmeno come in questo caso storico dell'Olocausto).
La lezione divina, dettata tramite Etty, e' una scoperta elementare e di
portata immensa: si puo' vivere di Dio e della sua felicita', in qualsiasi
condizione. E cio' senza astrazioni e senza vago sentimentalismo
(pseudo)mistico.
Scrive Etty Hillesum:
- Ora che ogni minuto e' pieno, pieno sino all'orlo di vita e di esperienza,
di lotta e vittorie e cadute... vivo pienamente, e la vita vale la pena
viverla ora, oggi.
- Devo proprio diventare piu' semplice. Lasciarmi vivere un po' di piu'...
accoccolarmi in un angolino e ascoltare quel che ho dentro, ben raccolta in
me stessa. Tanto, col pensiero non ci arrivero' mai.
- Troppe parole mi danno fastidio... mi piacerebbe dipingere poche parole su
uno sfondo muto. Non sara' un silenzio vago e inafferrabile, ma avra' i suoi
contorni e suoi angoli: e dunque le parole dovranno servire soltanto a dare
al silenzio la sua forma e i suoi contorni. E se quest'anno mi ha portato
qualcosa, e' stata proprio questa maggiore semplicita' interiore.
- Credo di essere arrivata pian piano a quella semplicita' che ho sempre
desiderato.
Ecco perche' non puo' esserci mai un istante fatto di solo "male". Solo che
lo si sappia connettere col Tutto, il male perde la sua opacita', e'
inghiottito e annullato nel suo contrario.
Scrive Etty Hillesum:
- E dovunque si e', esserci al cento per cento. Il mio fare consistera'
nell'essere... D'altra parte, so che devo aspettare con pazienza che le mie
parole crescano. Ma devo anche aiutarle.
- Devo recuperare un'antica saggezza: chi riposa in se stesso non tiene
conto del tempo; una vera maturazione non puo' tenere conto del tempo.
- Ogni aspirazione mi abbandona, la mia ansia, per esempio, di conoscere e
sapere si acquieta, e un piccolo pezzo di eternita' scende su di me con un
largo colpo d'ala. So bene che questo stato d'animo non dura a lungo; magari
e' gia' passato dopo mezz'ora, ma nel frattempo ho potuto attingervi forza.
- L'unica vera unita' e' quella che contiene tutte le contraddizioni.
- Ma non per questo io mi rinchiudo nella mia stanza. Continuo a guardare le
cose in faccia e non voglio fuggire dinanzi a nulla. Io guardo il tuo mondo
in faccia, Dio, e non sfuggo alla realta' per rifugiarmi nei sogni... e
continuo a lodare la tua creazione, malgrado tutto.
*
8. L'unita' della vita non elimina le contraddizioni
Scrive Etty Hillesum:
- Una pace futura potra' essere veramente tale solo se prima sara' stata
trovata da ognuno in se stesso... Quel pezzetto d'eternita' che ci portiamo
dentro puo' essere espresso in una parola come in dieci volumi.
- E proprio il fatto di dover percorrere la mia strada da sola mi fa sentire
cosi' forte. Preferisco essere sola e per tutti.
- E' vero che vivo intensamente, a volte mi sembra di vivere con
un'intensita' demoniaca ed estatica, ma ogni giorno mi rinnovo alla sorgente
originaria, alla vita stessa, e di tanto in tanto mi riposo in una preghiera
come nella cella di un convento.
- E per il resto: diversi suicidi stanotte prima che partisse il treno... io
non ho la sensazione di essere privata della mia liberta' e non c'e' nessuno
che mi possa fare veramente del male. Si', miei cari, sono in uno strano
stato di addolorata contentezza.
- Ma il fatto e' che la vita e' composta di contraddizioni, che queste vanno
accettate tutte come sue parti integranti... Lascia che il tutto giri e
forse diventera' ancora un unico insieme.
- Non c'e' ancora abbastanza spazio in me stessa per far posto alle molte
contraddizioni, mie e di questa vita.
L'arte del dolore non si puo' apprendere come se si trattasse di imparare
una scienza qualsiasi. C'e' un mondo caotico dentro e fuori di noi, con il
quale e' duro cimentarsi. La tensione per mettervi ordine non dura poco, ne'
va alleggerita. Non derubiamoci della grande possibilita' di trarre dalla
vita (compreso cio' che le si oppone: dolore e morte) un motivo per far
sprigionare in noi nuove energie e raggiungere un grado di liberta',
efficace a dare senso a tutto.
Scrive Etty Hillesum:
- Siamo soprattutto noi stessi a derubarci da soli. Trovo bella la vita, e
mi sento libera... La vita e' difficile, ma non e' grave.
- So tutto quanto e non mi preoccupo piu' per le notizie future: in un modo
o nell'altro, so gia' tutto. Eppure trovo questa vita bella e ricca di
significato. Ogni minuto.
- La maggior parte degli occidentali non capisce l'arte del dolore... Si
deve accettare la morte, anche quella piu' atroce, come parte della vita...
in una vita c'e' posto per tutto. Per una fede in Dio e per una misera fine.
- Il dolore ha sempre preteso il suo posto e i suoi diritti, in una forma o
nell'altra. Quel che conta e' il modo con cui lo si sopporta, e se si e' in
grado di integrarlo nella propria vita e, insieme, di accettare ugualmente
la vita... Si puo' essere stanchi come cani dopo aver fatto una lunga
camminata o una lunga coda, ma anche questo fa parte della vita, e dentro di
te c'e' qualcosa che non ti abbandonera' mai piu'.
*
9. Abbiamo tutto in noi stessi - aiutare Dio - Dio a Dio
Scrive Etty Hillesum:
- Abbiamo tutto in noi stessi... Pero' si deve sapere per quali motivi si
lotta, e si deve cominciare da noi stessi, ogni giorno da capo.
- Mi metto davanti ai tuoi massimi enigmi, mio Dio. Ti sono riconoscente per
questo, ho anche la forza di affrontarli, di sapere che non c'e' risposta.
Bisogna saper sopportare i tuoi misteri.
- Cerchero' di... essere tutta una preghiera.
- Una volta tanto, nel cuor della notte. Siamo rimasti solo Dio e io.
- In fondo e' incomprensibile che non impazziscano tutti.
- Piu' tardi dovremo costruire un mondo completamente nuovo. A ogni nuovo
crimine o orrore dovremo opporre un nuovo pezzetto di amore e di bonta' che
avremo conquistato in noi stessi. Possiamo soffrire ma non dobbiamo
soccombere.
- E se Dio non mi aiutera' piu', allora saro' io ad aiutare Dio.
- L'unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e l'unica cosa che
veramente conti, e' un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. E forse
possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori, io continuero' a
lavorare per te e ad esserti fedele e non ti caccero' via dal mio
territorio.
- Ti portero' tutti i fiori che incontro sul mio cammino, e sono veramente
tanti.
- Mi sento in grado di sopportare il pezzo di storia che stiamo vivendo,
senza soccombere... Una volta che si comincia a camminare con Dio, si
continua semplicemente a camminare e la vita diventa un'unica, lunga
passeggiata. Com'e' singolare tutto cio'.
- Rinuncio persino alla pretesa di aiutare gli altri, partiro' sempre dal
principio di aiutare Dio il piu' possibile e se questo mi riuscira', bene,
allora vorra' dire che sapro' esserci anche per gli altri. Ma su questo
punto non dobbiamo farci delle illusioni eroiche.
- E quando dico che ascolto dentro, in realta' e' Dio che ascolta dentro di
me. La parte piu' essenziale e profonda di me che ascolta la parte piu'
essenziale e profonda dell'altro. Dio a Dio.

5. PROFILI. JEAN BAPTISTE LIBOUBAN: LANZA DEL VASTO, PELLEGRINO
DELL'ESSENZIALE, RISVEGLIATORE E COMBATTENTE
[Dal sito http://digilander.libero.it/arcadilanzadelvasto/ riprendiamo il
seguente testo. Jean Baptiste Libouban e' responsabile dell'Arca,
l'esperienza fondata da Lanza del Vasto.
Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto ("Shantidas" e' il nome che gli attribui'
Gandhi) e' una delle figure piu' grandi della nonviolenza; nato nel 1901 a
San Vito dei Normanni da madre belga e padre siciliano, studi a Parigi e
Pisa. Viaggia e medita. Nel 1937 incontra Gandhi nel suo ashram. Tornato in
Europa fonda la "Comunita' dell'Arca", un ordine religioso e un'esperienza
comunitaria nonviolenta, artigianale, rurale, ecumenica. Promuove e
partecipa a numerose iniziative per la pace e la giustizia. E' deceduto in
Spagna nel 1981. Tra le opere di Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto
segnaliamo particolarmente: Pellegrinaggio alle sorgenti, Vinoba o il nuovo
pellegrinaggio, Che cos'e' la nonviolenza, L'arca aveva una vigna per vela,
Introduzione alla vita interiore, tutti presso Jaca Book, Milano (che ha
pubblicato anche altri libri di Lanza del Vasto); Principi e precetti del
ritorno all'evidenza, Gribaudi; Lezioni di vita, Libreria Editrice
Fiorentina, Firenze; In fuoco e spirito, La Meridiana, Molfetta (Ba). Le
comunita' dell'Arca - cosi' come gruppi e persone amiche di questa
esperienza - sono diffuse in vari paesi e proseguono la riflessione e
l'esperienza del fondatore; per informazioni e contatti:
digilander.libero.it/arcadilanzadelvasto/ e anche (in francese)
www.canva.org]

Quando Lanza del Vasto pubblico' nel 1943 "Pellegrinaggio alle sorgenti", fu
un successo. Era un messaggio di speranza. Descriveva il suo incontro con
Gandhi e la nonviolenza, e come questa forza al servizio della Verita' puo'
condurre ad una trasformazione sociale, ad una liberazione politica. Come
essa e' una modo di fare che deriva da un modo di essere. Per molti questo
libro e' stato anche un'apertura ai tesori delle religioni dell'India.
Lanza del Vasto e' per altri il combattente nonviolento. Colui che ha
digiunato venti giorni nel 1957 per denunciare prima di tutto le torture
perpetrate dall'esercito francese in Algeria, ma anche gli attentati
commessi dall'Fln; colui che si e' opposto alla fabbricazione della bomba
atomica, colui la cui ultima azione fu di sostenere i contadini del Larzac
perche' conservassero le loro terre.
E' anche il fondatore della Comunita' e del Movimento dell'Arca, dove donne
e uomini provano di vivere la nonviolenza in tutti gli aspetti della vita,
cominciando da loro stessi, semplificando il loro modo di vivere, nelle
relazioni che li circondano e nella societa'.
Numerosi sono coloro che conoscono il poeta di "Cifre delle cose", colui che
in un linguaggio trasparente decifra il mondo e gli esseri. Scrittore,
poeta, musicista, pittore, e scultore, l'ampiezza della sua opera segnata da
una unita' interiore resta poco conosciuta. Come filosofo della relazione,
egli interroga il mondo con gli occhi dell'evidenza. Come cristiano, egli
sonda la Bibbia e i testi sacri delle grandi religioni per mostrarne le
corrispondenze e le similitudini. Per richiamare ciascuno all'esigenza di un
lavoro personale su se stessi e all'apertura agli altri.
La semplicita' penetrante del suo pensiero viene a proposito, nel nostro
tempo, per richiamarci all'essenziale; l'indispensabile ritorno ad una
conoscenza di se' come cammino di presenza al Reale. Senza di questo, il
mondo e gli altri ci resteranno chiusi, oscuri, ridotti a delle ombre, delle
cose che diventano numeri e matricole.
*
Le tappe della vita
29 settembre 1901: da padre di origini siciliane e madre belga nasce a San
Vito dei Normanni, in Puglia, Giuseppe Giovanni Lanza.
1913-'20: studi liceali a Parigi.
1921-'25: studi filosofici a Pisa.
Settembre 1925: lettura di San Tommaso D'Aquino e conversione "per
costrizione logica".
1928: dottorato in filosofia con una tesi sulla Trinita' Spirituale.
1937-'38: India. Qualche mese con Gandhi, che lo chiamera' Shantidas,
"Servitore di pace". Pellegrinaggio nell'Himalaya.
Dall'autunno 1938 alla primavera 1939: viaggio a piedi in Turchia, Siria,
Libano, Terra Santa, Monte Athos.
1940: incontro con Simone Gebelin, sua futura sposa, che chiamera'
Chanterelle.
1943: pubblicazione, presso l'editore Denoel, di "Pellegrinaggio alle
sorgenti".
1944-'48: inizio dell'Arca a Parigi.
1948: il 24 giugno nozze con Simone Gebelin. Prima comunita' a Tournier.
1951: primi gruppi degli amici dell'Arca.
1954: comunita' dell'Arca a Bollene. Quattro mesi in India al seguito di
Vinoba, erede spirituale di Gandhi.
Dicembre 1956: digiuno a Partinico con Danilo Dolci.
Novembre1957: digiuno di 20 giorni a Clichy per denunciare le torture in
Algeria.
Aprile 1958: prima manifestazione per denunciare la bomba atomica: invasione
della fabbrica di Marcoule. 15 giorni di digiuno a Ginevra contro il
nucleare militare.
1960: azione nonviolenta contro i campi d'internamento degli algerini.
1963: durante l'intero periodo di Quaresima digiuno di 40 giorni a Roma per
invitare la Chiesa riunita in Concilio ad una condanna degli strumenti di
distruzione di massa e per la promozione della nonviolenza. Lettera a
Giovanni XXIII e al Concilio.
1965: in ottobre digiuno di Chanterelle e di altre donne di dieci giorni a
Roma per invitare il Concilio ad una parola favorevole all'obiezione di
coscienza. Udienza da Paolo VI. L'Arca si stabilisce a La Borie Noble.
1970: un mese in India.
1971: in autunno digiuno di dieci giorni per fermare la guerra
indo-pakistana.
1972: dal 17 marzo al 2 aprile digiuno a La Cavallerie per sostenere i
contadini del Larzac.
1973: incontro con Cesar Chavez, leader nonviolento dei chicanos della
California.
1975: il 12 novembre morte di Chanterelle.
1976: in luglio digiuno di otto giorni a Malville per ottenere una moratoria
nucleare.
1977: ultimo viaggio in India.
1979: in dicembre udienza da Giovanni Paolo II.
1980: viaggio di due mesi in Australia e Giappone.
1981: nella notte tra il 5 e 6 gennaio muore a Murcia in Spagna.
*
Opere di Lanza del Vasto pubblicate in italiano:
Presso la casa editrice Jaca Book:
- Pellegrinaggio alle sorgenti (l'incontro con Gandhi e l'India. Diario di
un viaggio straordinario);
- L'Arca aveva una vigna per vela (il ritorno in Europa, gli inizi
dell'Arca, testi, definizioni, costituzioni, preghiere);
- Vinoba (nuovo pellegrinaggio al seguito di Vinoba Bhave, discepolo di
Gandhi);
- Introduzione alla vita interiore (la spiritualita' della nonviolenza,
cardine dell'insegnamento dell'Arca);
- Che cos'e' la nonviolenza (teoria e pratica della nonviolenza);
- Giuda (romanzo sul discepolo di Gesu', sull'infedelta' e la menzogna che
spesso abitano nei nostri cuori);
- Per evitare la fine del mondo (raccolta di testi e conferenze sulla
nonviolenza tenute in un campo in Canada);
- Il canzoniere del peregrin d'amore (raccolta di poesie scritte in un arco
di tempo di circa quarant'anni).
Presso la casa editrice Libreria Editrice Fiorentina (Lef):
- Lezioni di vita (piccola raccolta di discorsi tenuti da Lanza del Vasto
tra il 1973 e il 1975).
Presso la casa editrice Gribaudi:
- Principi e precetti del ritorno all'evidenza (pensieri e meditazioni
scritti durante vari pellegrinaggi).
Presso la casa editrice Sei:
- I quattro flagelli (studio sulla natura e il destino delle civilta', sui
doveri civici dell'uomo interiore e la proposta della nonviolenza in un
mondo moderno organizzato in strutture sociali e intellettuali).
Presso la casa editrice La Meridiana:
- In fuoco e spirito (prima parte del commento al vangelo di Giovanni).
Presso la casa editrice Paoline:
- Roberto Pagni, Ultimi dialoghi con Lanza del Vasto (intervista a Lanza del
Vasto sulla sua vita, il suo pensiero, la nonviolenza, l'Arca).
Inoltre e' stato pubblicato dalla casa editrice Emi:
- Jean Toulat, Combattenti della nonviolenza.

6. LETTURE. VALERIA ANDO': L'APE CHE TESSE
Valeria Ando', L'ape che tesse. Saperi femminili nella Grecia antica,
Carocci, Roma 2005, pp. 296, euro 21,30. Un libro la cui lettura caldamente
consigliamo a tutte le persone amiche della nonviolenza: nella ricognizione
dei saperi, delle esperienze, delle testimonianze di e su figure femminili
reali e letterarie della Grecia arcaica e classica, e nella riemersione del
discorso delle donne attraverso l'interpretazione/demistificazione del
discorso sulle donne della tradizione (maschile) antica alla luce del
pensiero della differenza, l'autrice cospicuo un contributo apporta alla
riflessione sui compiti dell'ora, alla definizione di scelte e criteri del
nostro comune agire la nonviolenza collocandoci alla scuola di una
genealogia femminile che e' proposta alternativa alla storia patriarcale
delle guerre, dell'oppressione, dello sfruttamento; un'alternativa di cura
per le persone e la biosfera, di tessitura di relazioni, di approccio
maieutico: coscienza e progetto di un'altra politica fondata sul primato del
generare anziche' del distruggere, del "principio responsabilita'" di contro
alla "volonta' di potenza", del tu-tutti e del rivolgimento amoroso invece
che dell'egotismo narcisista muto, sterile e devastatore. Un libro che in
piu' modi contribuisce (finanche con la vasta e preziosa bibliografia) alla
ricerca, alla valorizzazione e all'approfondimento del pensiero delle donne,
che e' decisiva esperienza teorica e pratica di liberazione, corrente
principale della nonviolenza in cammino.

7. LETTURE. FRANCO BASAGLIA: L'UTOPIA DELLA REALTA'
Franco Basaglia, L'utopia della realta', Einaudi, Torino 2005, pp. LVIII +
334, euro 22. A cura di Franca Ongaro Basaglia, con un'ampia introduzione di
Maria Grazia Giannichedda, una bella antologia di fondamentali scritti
basagliani, con un assai rilevante testo ("Condotte perturbate", alle pp.
275-301, scritto nel '78 in collaborazione con Franca Ongaro Basaglia per un
volume dell'Enciclopedie de la Pleiade per una serie di circostanze
pubblicato solo nel 1987) a suo tempo non incluso nella fondamentale
raccolta degli Scritti (2 voll., Einaudi, Torino 1981-'82). Un libro che
vivamente raccomandiamo, soprattutto ai giovani.

8. LETTURE. LUCIO C. GIUMMO, CARLO MARCHESE (A CURA DI): DANILO DOLCI E LA
VIA DELLA NONVIOLENZA
Lucio C. Giummo, Carlo Marchese (a cura di), Danilo Dolci e la via della
nonviolenza, Lacaita, Manduria-Bari-Roma 2005, pp. 292, euro 15. Il volume
raccoglie gli atti del convegno svoltosi a Taranto nell'aprile 1998,
arricchiti da ulteriori materiali e un utile ed aggiornato apparato
informativo, biobibliografico ed iconografico. Relazioni di Lucio C. Giummo,
Franco Alasia, Giuseppe Fontanelli, Carlo Marchese, Johan Galtung, Jacques
Voneche, Antonino Mangano, Antonio Landolfi; interventi di vari partecipanti
all'incontro; contributi di Miriam Dolci, Danilo Amadei, Pietro Calia,
Adriano Calzolaro, Aurelio De Santis, Paola Francesconi, Giuseppe Barone,
Giuseppe Grillo, Gilberto Mussoni, Daniele Novara, Sebastiano Pennisi, Paola
Roggia, Mariangela Savoca, Enzo Tiezzi, Santo e Annabella Trimarchi, Marco
Valeri, Giovanni Vecchio, Anna Vigano', Raffaello Saffioti, Angelo Lippo.
Ulteriori contributi di Antonino Mangano, Franco Alasia, Ervin Laszlo. Una
lettura appassionante e nutriente. Per richieste alla casa editrice (come
ognun sa, particolarmente benemerita della nonviolenza e della cultura
democratica): Piero Lacaita Editore, Vico degli Albanesi 4, Manduria, tel.
0999711124, e-mail: info at lacaita.com, sito: www.lacaita.com

9. LETTURE. STEFANO RODOTA': INTERVISTA SU PRIVACY E LIBERTA'
Stefano Rodota', Intervista su privacy e liberta', Laterza, Roma-Bari 2005,
pp. 160, euro 10. Rispondendo alle domande di Paolo Conti, l'illustre
giurista analizza con la consueta chiarezza e precisione temi di decisiva
rilevanza su cui e' senza dubbio il piu' autorevole studioso in italia (e
non solo per esser stato - dalla sua istituzione fino a pochi mesi fa - il
presidente dell'Autorita' garante per la protezione dei dati personali).

10. LETTURE. VINCENZO SANFILIPPO (A CURA DI): NONVIOLENZA E MAFIA
Vincenzo Sanfilippo (a cura di), Nonviolenza e mafia, D G Editore, Trapani
2005, pp. 160, euro 14. Un utile libro che raccoglie saggi, relazioni e
interventi a un incontro svoltosi a Palermo nel dicembre 2003, testimonianze
e approfondimenti. Contributi (alcuni dei quali decisamente notevoli, ed
alcuni dei quali a suo tempo apparsi anche su questo foglio) di Emanuele
Villa, Vincenzo Sanfilippo, Umberto Santino, Alfio Foti, Martina Pignatti
Morano, Rita Borsellino, Andrea Cozzo, Gualtiero Siragusa, Giovanni
Abbagnato. Puo' lasciar perplessi l'inclusione (per un esagerato gesto
d'amicizia da parte del curatore del libro) di una lettera privata
palesemente non destinata ad una circolazione pubblica. Un libro che
vivamente raccomandiamo. Per richieste alla casa editrice: tel. e fax:
923540339, e-mail: info at ilpozzodigiacobbe.com, sito:
www.ilpozzodigiacobbe.com

11. LETTURE. EUGENIO SCALFARI (A CURA DI): DIBATTITO SUL LAICISMO
Eugenio Scalfari (a cura di), Dibattito sul laicismo, Gruppo Editoriale
L'Espresso, Roma 2005, suppl. a "La Repubblica", pp. 190, euro 6,90.
Raccolti in volume gli interventi di un dibattito svoltosi sul finire del
2004 sul quotidiano "La Repubblica". Con contributi - taluni banali, altri
penosi, ma alcuni apprezzabili - di Eugenio Scalfari, Stefano Rodota',
Pietro Scoppola, Andrea Manzella, Mario Pirani, Ralf Dahrendorf, Arrigo
Levi, Andrea Riccardi, Jean Daniel, Giuliano Amato, Giancarlo Cesana,
Predrag Matvejevic, Umberto Eco, Rocco Buttiglione, Pietro Citati, e
un'intervista di Marco Politi all'allora cardinale Joseph Ratzinger.
Sorprende che la parola e' concessa solo a persone di sesso maschile: per
essere un dibattito che dovrebbe avere a che fare con la laicita' ricorda un
po' troppo quel luogo paolino in cui si nega a meta' del genere umano il
diritto a intervenire nell'assemblea.

12. LETTURE. ANTONIO VIGILANTE: IL PENSIERO NONVIOLENTO. UNA INTRODUZIONE
Antonio Vigilante, Il pensiero nonviolento. Una introduzione, Edizioni del
Rosone, Foggia 2004, pp. 240, euro 15. Autorevolmente presentata da Mario
Martini, un'ottima monografia di uno degli studiosi della nonviolenza piu'
acuti e  rigorosi, gia' autore di un giustamente assai apprezzato volume su
Capitini. E' un libro assai utile, la cui lettura caldamente suggeriamo. Per
richieste alla casa editrice: Edizioni del Rosone, via Zingarelli 10, 71100
Foggia, c. p. 474, tel. 0881687659, e-mail: edizionidelrosone at tiscali.it

13. RILETTURE. RENATE SIEBERT: LE DONNE, LA MAFIA
Renate Siebert, Le donne, la mafia, Il saggiatore, Milano 1994, Est, Milano
1997, pp. 464, lire 10.000. Un libro fondamentale.

14. RILETTURE. RENATE SIEBERT: LA MAFIA, LA MORTE E IL RICORDO
Renate Siebert, La mafia, la morte e il ricordo, Rubbettino, Soveria
Mannelli 1995, pp. 56, lire 10.000. Una meditazione acutissima e struggente.
Con una postfazione di Anna Rossi-Doria.

15. RILETTURE. RENATE SIEBERT: MAFIA E QUOTIDIANITA'
Renate Siebert, Mafia e quotidianita', Il Saggiatore, Milano 1996, pp. 128,
lire 10.000. Un utile testo introduttivo.

16. RILETTURE. RENATE SIEBERT (A CURA DI): RELAZIONI PERICOLOSE
Renate Siebert (a cura di), Relazioni pericolose. Criminalita' e sviluppo
nel Mezzogiorno, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000, pp. 300, euro 15,49.
Un'ampia ricognizione; con contributi, oltre che della curatrice, di Umberto
Santino, Ercole Giap Parini, Rocco Sciarrone, Sonia Floriani, Felia S.
Allum, Dorothy Louise Zinn, Monica Massari, Stefano Becucci, Paola Monzini,
Alessandra Dino, Tonio Tucci, Assunta Lucanto, Paola Maria Fiocco.

17. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

18. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1001 del 24 luglio 2005

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