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La nonviolenza e' in cammino. 1001
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1001
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 24 Jul 2005 00:17:30 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1001 del 24 luglio 2005 Sommario di questo numero: 1. Hiroshima ist ueberall 2. Nando dalla Chiesa: Paolo Borsellino 3. Iaia Vantaggiato: Due Cpt italiani in Libia 4. Ausilia Riggi: Una maestra, Etty Hillesum 5. Jean Baptiste Libouban: Lanza del Vasto, pellegrino dell'essenziale, risvegliatore e combattente 6. Letture: Valeria Ando', L'ape che tesse 7. Letture: Franco Basaglia, L'utopia della realta' 8. Letture: Lucio C. Giummo, Carlo Marchese (a cura di), Danilo Dolci e la via della nonviolenza 9. Letture: Stefano Rodota', Intervista su privacy e liberta' 10. Letture: Vincenzo Sanfilippo (a cura di), Nonviolenza e mafia 11. Letture: Eugenio Scalfari (a cura di), Dibattito sul laicismo 12. Letture: Antonio Vigilante, Il pensiero nonviolento. Una introduzione 13. Riletture: Renate Siebert, Le donne, la mafia 14. Riletture: Renate Siebert, La mafia, la morte e il ricordo 15. Riletture: Renate Siebert, Mafia e quotidianita' 16. Riletture: Renate Siebert (a cura di), Relazioni pericolose 17. La "Carta" del Movimento Nonviolento 18. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. HIROSHIMA IST UEBERALL Hiroshima e' dappertutto, come spiego' una volta per sempre Guenther Anders. Nel mondo della guerra e del terrore nessun luogo e' al sicuro. Vi e' un solo modo per guadagnare la sicurezza per la nostra vita: guadagnarla per tutte le persone, per l'umanita' intera. Sconfiggendo la guerra e il terrore. Costruendo la pace e la fiducia, la solidarieta', la cooperazione, la convivenza, nella consapevolezza che vi e' un solo mondo, e una sola umanita'. E vi e' un solo modo per riuscirvi, una sola e' la via da percorrere, una sola e' la scelta possibile ed efficace: la nonviolenza. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'. 2. MEMORIA. NANDO DALLA CHIESA: PAOLO BORSELLINO Da "Italia Democratica" (per contatti: italiademocratica at tiscali.it) riceviamo e volentieri diffondiamo questo articolo di Nando dalla Chiesa apparso sul quotidiano "l'Unita'" del 22 luglio 2005). Nando dalla Chiesa e' nato a Firenze nel 1949, sociologo, docente universitario, parlamentare; e' stato uno dei promotori e punti di riferimento del movimento antimafia negli anni ottanta; e' persona di straordinaria limpidezza morale. Tra le opere di Nando dalla Chiesa segnaliamo particolarmente: Il potere mafioso, Mazzotta; Delitto imperfetto, Mondadori; La palude e la citta' (con Pino Arlacchi), Mondadori; Storie, Einaudi; Il giudice ragazzino, Einaudi; Milano-Palermo: la nuova resistenza (a cura di Pietro Calderoni), Baldini & Castoldi; I trasformisti, Baldini & Castoldi; La politica della doppiezza, Einaudi; Storie eretiche di cittadini perbene, Einaudi; La legge sono io, Filema; La guerra e la pace spiegate da mio figlio, Filema. Ha inoltre curato (organizzandoli in forma di autobiografia e raccordandoli con note di grande interesse) una raccolta di scritti del padre, Carlo Alberto Dalla Chiesa, In nome del popolo italiano, Rizzoli. Opere su Nando dalla Chiesa: suoi ritratti sono in alcuni libri di carattere giornalistico di Pansa, Stajano, Bocca; si veda anche l'intervista contenuta in Edgarda Ferri, Il perdono e la memoria, Rizzoli. Paolo Borsellino, eroico magistrato, membro del pool antimafia di Palermo che istrui' il maxiprocesso a Cosa Nostra, fu assassinato dalla mafia nel 1992. Opere di Paolo Borsellino: e' stato tra gli autori dell'atto d'accusa alla base del grande processo noto come "maxiprocesso" alla mafia, una sintesi di quella decisiva sentenza-ordinanza del pool antimafia di Palermo e' stata pubblicata a cura di Corrado Stajano con il titolo Mafia: l'atto d'accusa dei giudici di Palermo, Editori Riuniti, Roma 1986; cfr. anche la raccolta di interventi pubblici di Falcone e Borsellino, Magistrati in Sicilia, Ila Palma, Palermo. Opere su Paolo Borsellino: Umberto Lucentini, Paolo Borsellino. Il valore di una vita, Mondadori, Milano 1994; Giommaria Monti, Falcone e Borsellino, Editori Riuniti, Roma 1996] Dunque l'altro giorno c'era anche Toto' Cuffaro. E se ne affollavano altri mica tanto adamantini, all'anniversario di Paolo Borsellino. Con molti intorno, a 360 gradi, che se ne contendevano (e se ne contendono) la memoria. Ma chi fu, davvero, Paolo Borsellino? * Intanto, perche' non saltino del tutto le coordinate, ricordiamo un particolare che non e' una bazzecola. Il termine "professionista dell'antimafia" venne usato per la prima volta contro di lui. Anzi, fu coniato per lui. "Colpevole" di essere stato promosso procuratore capo di Marsala dopo avere istruito il maxiprocesso di Palermo. Ossia per i meriti conquistati sul campo in anni di fuoco, anni in cui i giudici facevano i latitanti e i latitanti la facevano da padroni, a Palermo, alla luce del sole. Un suo collega si era piccato assai che egli gli fosse stato preferito dal Csm in virtu' dei meriti antimafiosi. Ma davvero, penso' il collega frastornato da quella novita', basta avere rischiato sulla trincea palermitana, avere fatto processi di mafia dove i presidenti della corte si danno malati uno dopo l'altro, fare condannare la Cupola di Cosa nostra, per meritarsi una procura in Sicilia? Era sconvolgente, come fatto. Perche' in genere occuparsi seriamente di mafia non aiutava, a quel tempo, a far carriera. Il collega, con coraggio leonino, invece di dichiarare apertamente l'ingiustizia, mando' gli incartamenti a Sciascia, Sciascia penso' di avere scoperto un nuovo fruttuoso filone di polemica civile e attacco' il nuovo procuratore di Marsala con nome e cognome. Chiudendo profeticamente (era il gennaio '87): "I lettori, comunque, prendano atto che nulla vale, in Sicilia, per far carriera nella magistratura del prendere parte a processi di stampo mafioso". Cinque anni dopo Borsellino venne fatto saltare in aria con tutta la sua scorta e perfeziono' la sua "carriera" diventando una medaglia d'oro alla memoria. Partiamo di qua, dunque. Per sapere che Borsellino subi' in vita gli stessi sberleffi, le stesse offese che subiscono i magistrati che ora gli vengono contrapposti, a lui magistrato (ora) integerrimo, come professionisti dell'antimafia. Come magistrati privi di cultura giuridica, esattamente come lo erano (secondo gli stessi ambienti) lui e Falcone, accusati - allora - di "fare volare gli stracci", di scrivere "analisi sociologiche" anziche' vere sentenze di rinvio a giudizio. * Secondo, sempre perche' non saltino le coordinate: Borsellino era uomo con simpatie di destra, regolarmente dichiarate. Ma era uomo dello Stato e di Stato, di quelli che vorresti trovare sempre nei momenti difficili, perche' sapevi che per lui la giustizia e la legge venivano prima di qualsiasi interesse di parte. Gli uomini-simbolo dell'antimafia, d'altronde, proprio questo hanno insegnato agli italiani. Che ci sono valori piu' alti intorno ai quali ci si puo' e ci si deve unire in nome del popolo italiano e delle sue istituzioni. Anzi, forse e' proprio questa la loro eredita' piu' grande, piu' feconda, piu' moderna, in un paese di fazioni e di parrocchie, di basso senso civico e di esaltazione del "particulare", di ideologie furenti e di riflessi pavloviani. Tra loro, nelle varie generazioni, essi si sono riconosciuti, si sono stimati - di piu': si sono fidati - reciprocamente a partire dalla consapevolezza di condividere un medesimo dovere e una medesima vocazione civile. Il cattolico e simpatizzante missino Paolo Borsellino, il laico progressista Giovanni Falcone, il democristiano Piersanti Mattarella, il comunista Pio La Torre, il carabiniere risorgimentale Carlo Alberto dalla Chiesa. Ogni volta che la loro cultura di appartenenza viene scagliata contro chi, avendone un'altra, chiede verita' e giustizia, o il rispetto di elementari principi etici, si fa loro un torto, se ne umilia la grandezza. Ogni volta che li si tira da questa o quella parte, magari con uno scampolo di citazione, ricordando questo o quell'episodio, si finisce per non rispettarli, perche' essi si batterono - anche quando uomini di partito - per il Paese, per tutti i loro concittadini, per future generazioni delle quali non potevano sapere e nemmeno indovinare le idee. Quello che in loro fu "dono", "gratuita'", "servizio", rischia di diventare "merce" nella logica politica delle polemiche contingenti. Non erano ingenui, il che li fa ancora piu' grandi. Conoscevano i contesti e i Palazzi in cui si muovevano e non disprezzavano il potere. Ma lo usavano per servire. Le loro furono vite sempre complesse, mescolate di speranze, soddisfazioni e delusioni cocenti, sensi di solitudine e identificazione in forti sentimenti collettivi. Vite in cui, certo, chi li conobbe bene saprebbe rintracciare la parola, l'episodio, la scelta, in grado - anche da soli - di rivelarli a tutto tondo nel loro temperamento, nella loro cultura, nel loro senso delle istituzioni. Ma mai vite semplici, o leggibili in superficie. * Per questo mi vado convincendo che sarebbe piu' giusto se il giorno in cui essi vengono commemorati diventasse ogni volta - anziche' occasione per pubbliche parole e manifestazioni - motivo per piu' serie, interiori meditazioni. Occorrerebbe fare un patto, per queste date. Che ci si ritrovi in un monastero, o in un posto sul mare la sera, solo con il rumore delle onde; o in montagna a contatto fisico con le stelle. Insomma, la' dove l'ansia di raccoglimento diventa piu' urgente. Senza televisioni e senza fotoreporter. Che la' un giovane legga qualcosa detto o scritto da loro. O qualcuno ce li faccia rivedere o risentire. Non importa piu', in quei momenti, ricordarsi che cosa fu detto contro di loro in vita (chi ricorda la richiesta di deferire Borsellino al Csm quando denuncio' l'allentamento della tensione istituzionale sul fronte della lotta alla mafia?) o in morte (chi ricorda il "cretino" dispensato a Falcone dal neopromosso ai vertici della magistratura Corrado Carnevale?). Importa rivivere, con pienezza, quel che loro scrissero o dissero. E poi meditare, tutti insieme. Prendendo l'impegno che in quel giorno o in quella sera nessuno parla o straparla. Parlino loro, che furono maestri di vita. Noi proviamo tutti insieme, ascoltandoli, a non esserne "cattivi discepoli". 3. DIRITTI VIOLATI. IAIA VANTAGGIATO: DUE CPT ITALIANI IN LIBIA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 21 luglio 2005. Iaia Vantaggiato e' una prestigiosa intellettuale e giornalista impegnata per la pace e i diritti] Sorgera' a Gharyan, nei pressi di Tripoli - in Libia - il primo Centro di permanenza temporanea (in sigla: Cpt) realizzato dall'Italia fuori dal territorio nazionale per contrastare l'immigrazione clandestina. I lavori sono gia' iniziati mentre sarebbero ancora in corso di definizione le procedure per l'espletamento di una gara d'appalto per la costruzione di un secondo centro, sempre in Libia, presso la citta' di Sebha. E non fosse stato per la Corte dei Conti - che ne ha dato notizia ieri all'interno della Relazione sul rendiconto generale dello Stato del 2004 e relativa alle attivita' del Ministero dell'Interno - nessuno ne avrebbe saputo niente. Come, del resto, a nessuno e' dato di sapere a quanto ammontano i finanziamenti stanziati dall'Italia nell'intera operazione. "Piu' volte abbiamo chiesto chiarimenti al governo - e' il commento della parlamentare Tana De Zulueta - ma non ci e' mai stata data una risposta. Con certezza sappiamo che l'Italia ha sinora finanziato almeno 47 voli charter dalla Libia verso paesi - come il Sudan, l'Etiopia e la Siria - nei quali vige ancora la pena di morte. E in quei paesi sono state gia' deportate seimila persone. Al momento le uniche notizie di cui disponiamo riguardano il rapporto degli esperti della Commissione europea risalente al novembre-dicembre dello scorso anno: un rapporto che criticava fortemente la linea degli accordi bilaterali Italia-Libia indifferenti a qualsiasi direttiva europea". Un rapporto, ancora, alla luce del quale il parlamento di Strasburgo - fattosi carico anche della denuncia della Corte europea sui diritti dell'uomo - ha votato una risoluzione che invita l'Italia a desistere da espulsioni verso la Libia e che ha condizionato ogni collaborazione ad una serie di miglioramenti nel quadro della tutela dei diritti umani. A cominciare dalla Convenzione di Ginevra che la Libia non ha ancora ratificato. "Allo stato attuale - ribadisce De Zulueta - tutta la collaborazione con la Libia si svolge al di fuori di un quadro di diritto". Altro che "semplice" pattugliamento congiunto delle coste. L'Italia va giu' molto piu' pesante e - forte delle direttive del ministero - individua "tra gli strumenti di contrasto all'immigrazione clandestina" la realizzazione nel territorio libico di centri di permanenza temporanea, "al fine di evitare le partenze dei clandestini verso l'Italia"... * Sono 15.647 gli immigrati trattenuti nel 2004 nei Centri di permanenza temporanea presenti in Italia: di questi 7.895 sono stati rimpatriati mentre 6.698 sono stati dimessi senza essere rimpatriati. Comunicati dal Ministero dell'interno, anche questi dati sono entrati a far parte della relazione della Corte dei conti. In Italia, secondo il documento, sarebbero arrivati 105.662 clandestini, qualche centinaio in meno rispetto al 2003. Di questi 59.965 sono stati rimpatriati: 24.528 respinti alla frontiera, 2.563 respinti dai questori, 16.270 espulsi con accompagnamento alla frontiera, 930 espulsi con provvedimento dell'autorita' giudiziaria, 7.996 quelli riammessi nei paesi di provenienza. Quanto ai Cpt, rispetto al 2003, sono stati 1.424 in piu' gli immigrati trattenuti e 1.065 in piu' quelli rimpatriati. Per quel che riguarda i costi, sono serviti complessivamente 49,7 milioni: "40,8 milioni per la gestione, 3,3 per la manutenzione ordinaria, 1,9 per spese in economia, 374.000 euro per altre spese, circa 3,3 milioni per lavori di manutenzione straordinaria". A questi, poi, si devono aggiungere i circa 26,3 milioni per coprire le spese degli 800 tra poliziotti, carabinieri e finanzieri impegnati nel controllo dei Cpt. 4. PROFILI. AUSILIA RIGGI: UNA MAESTRA, ETTY HILLESUM [Dal sito "Donne contro il silenzio" (www.donne-cosi.org) riprendiamo il seguente testo di Ausilia Riggi su Etty Hillesum , gia' pubblicato in "Spirito e Vita", intessuto di molte citazioni della grande testimone della "Resistenza esistenziale". Ausilia Riggi Pignata (per contatti: donnecosi at virgilio.it) e' un'acuta pensatrice e testimone di scelte di forte rigore intellettuale e morale e di profondo anelito alla liberazione di tutte e tutti; "si e' data - come ha scritto lei stessa - un campo circoscritto di impegno per abbattere la violenza istituzionale quando contrasta con la liberta' di coscienza; e nello stesso ambito ha particolarmente approfondito il tema 'donna e sacro' (su cui si veda il sito www.donne-cosi.org)". Etty Hillesum e' nata a Middelburg nel 1914 e deceduta ad Auschwitz nel 1943, il suo diario e le sue lettere costituiscono documenti di altissimo valore e in questi ultimi anni sempre di piu' la sua figura e la sua meditazione diventano oggetto di studio e punto di riferimento per la riflessione. Opere di Etty Hillesum: Diario 1941-1943, Adelphi, Milano 1985, 1996; Lettere 1942-1943, Adelphi, Milano 1990, 2001. Opere su Etty Hillesum: AA. VV., La resistenza esistenziale di Etty Hillesum, fascicolo di "Alfazeta", n. 60, novembre-dicembre 1996, Parma. Piu' recentemente: Nadia Neri, Un'estrema compassione, Bruno Mondadori Editore, Milano 1999; Pascal Dreyer, Etty Hillesum. Una testimone del Novecento, Edizioni Lavoro, Roma 2000; Sylvie Germain, Etty Hillesum. Una coscienza ispirata, Edizioni Lavoro, Roma 2000; Wanda Tommasi, Etty Hillesum. L'intelligenza del cuore, Edizioni Messaggero, Padova 2002] Etty Hillesum, una dotta brillante giovane ebrea, soppressa a soli ventisette anni nell'inferno di Auschwitz, dove fu deportata dalla nativa Amsterdam, e' stata scoperta intorno agli anni '80, quando sono venute alla luce le quattrocento pagine del suo diari. Era una giovane assetata di amore e di pienezza. Godeva di prestigio per gli alti studi e per le incombenze di rilievo ricoperte nella comunita' ebraica, nonche' nell'intensita' di rapporti umani (tra cui quelli amorosi) e di elevati slanci poetici. * 1. Dal caos verso l'unita' Il suo e' un mondo di affetti, passioni, creativita', caotico e indomabile. Con l'aiuto di uno psicoterapeuta carismatico, Julius Spier (di cui si innamorera'), si avvede che nella voglia di varcare ogni limite, e' implicita una tensione di infinito e tanta sostanza umana, a cui puo' dare ordine, indirizzo e significato. Scrive Etty Hillesum: - A volte mi sento proprio come una pattumiera; sono cosi' torbida, piena di vanita', irresolutezza, senso d'inferiorita'. Ma in me c'e' anche onesta', e un desiderio appassionato, quasi elementare di chiarezza e di armonia tra esterno e interno. - Ogni tanto... mi rovino lo stomaco, semplicemente perche' mangio troppo, e cioe' per mancanza di controllo... Ero troppo sensuale, vorrei quasi dire troppo possessiva... avevo nostalgia per un qualcosa che mi appariva irraggiungibile, nostalgia che chiamavo allora impulso creativo. - Volevo diventar autonoma, trovare la mia forma, strapparla al caos... - Raggiungere un equilibrio in cui tutte le direzioni saranno sempre possibili... Io so bene che l'assoluto non esiste, che ogni cosa e' relativa e infinitamente sfumata. - Per me un avvicinamento fisico nasce sempre da una vicinanza spirituale, ed e' buono proprio per questo. E che cosa ne cavo, poi? Soltanto tristezza e la coscienza che con gli abbracci non riesco ad esprimere quel che provo per un altro; e la sensazione che un uomo mi sfugge proprio quando e' fra le mie braccia. - Non saprei che fare se qualcuno spasimasse tutto il tempo per me: mi darebbe un senso di oppressione, di noia e di costrizione. Etty, Etty. Il sesso non e' cosi' importante per me, anche se puo' sembrare il contrario... Quel che ho di veramente fisico e' per molti versi incrinato e indebolito da un processo di spiritualizzazione. - Hai pur sempre un gran desiderio di perderti in un altro. Ma anche questa e' una favola, seppur bella. Due vite non possono combaciare. Per lo meno non per me... Sola, Dio mio. E' dura. Perche' il mondo e' inospitale. Ho un cuore molto appassionato, ma mai per una persona sola. Una volta la mia passionalita' non era nient'altro che un aggrapparsi disperato, a che cosa precisamente? A qualcosa a cui non ci si puo' aggrappare col corpo. * 2. Verso il "centro" di se' Etty sente l'urgenza di rafforzare l'io, di renderlo dialogico: facendo si' che in esso si dispieghi un costante confronto tra se' e se', salvandone l'indipendenza rispetto a tutto, proprio tutto. Un io, da una parte sgomberato e concentrato in se stesso, dall'altra dilatato verso il mondo esteriore in una visione di insieme che fa perno attorno ad un centro, equidistante da ogni parzialita'. Trasformazione del desiderio in preghiera. L'io piegato a Dio perdera' il suo limite. Scrive Etty Hillesum: - Da qualche parte in me ci sono una malinconia, una tenerezza e anche un po' di saggezza che cercano una forma. A volte mi passano dentro dialoghi, immagini e figure, atmosfere... Questo amore per gli altri dovra' essere conquistato. - Questo ritirarmi nella chiusa cella della preghiera diventa per me una realta' sempre piu' grande, e anche un fatto sempre piu' oggettivo. La concentrazione interna costruisce alti muri fra cui ritrovo me stessa e la mia unita', lontana da tutte le distrazioni. * 3. l'incontro con Dio Un lavoro di semplificazione: nella nudita' di spirito, che e' trasparenza di Dio, si guardera' attraverso Lui. Scrive Etty Hillesum: - A volte mi sento come una grande officina in cui si lavora duramente, si picchia col martello, e sa Dio che cosa. - Spesso si cerca di salvare le cose con una sorta di vago misticismo. Il misticismo deve fondarsi su un'onesta' cristallina: quindi prima bisogna aver ridotto le cose alla loro nuda realta'. - Una persona dev'essere semplice anche nella sua tristezza, altrimenti la sua e' soltanto isteria. Dovresti rinchiuderti in una piccola cella spoglia, e startene sola con te stessa finche' tu non sia nuovamente in chiaro, e tutte le isterie non ti siano passate. - "Lavorare a se stessi" non e' proprio una forma di individualismo malaticcio. - Mio Dio, prendimi per mano, ti seguiro' da brava, non faro' troppa resistenza... sapro' anche accettare l'irrequietezza e la lotta. "Partire dal di dentro" anziche' dal di fuori, e cioe' fidarsi della forza interiore attinta da Dio, anziche' dall'aiuto fornito dall'altro. Che si trattino le proprie miserie per quello che sono: null'altro che materiale su cui lavorare, lasciandosi sorreggere soltanto da Lui. Scrive Etty Hillesum: - La mia guarigione e rigenerazione devono dipendere dalle mie forze, non dalle sue. - Si diventa piu' forti se si impara a conoscere e ad accettare le proprie forze e le proprie insufficienze. - Ascoltarsi dentro. E' solo un inizio, me ne rendo conto. - Signore, ti prego, rendimi un po' piu' semplice. E se quest'anno mi ha portato qualcosa, e' stata proprio questa maggiore semplicita' interiore. * 4. Il rafforzamento dell'io interiore Etty Hillesum, ormai avviata a lavorare sulla sua anima, da Amsterdam si reca a Westerbork, nel "campo di smistamento", non volendo sottrarsi alla sorte degli altri, per aiutarli fino a che le e' possibile, nella qualita' di appartenente al "Consiglio ebraico". Non le servono nemmeno le ricette psicologiche. E' unicamente protesa ad edificare dentro di se' un ambiente di accoglienza di Dio e degli altri. I veri nemici della pace e della felicita' siano "dentro" la persona. Scrive Etty Hillesum: - Se tu vivi interiormente, forse non c'e' neanche tanta differenza tra essere dentro o fuori di un campo. Saro' capace di assumere la responsabilita' di queste parole di fronte a me stessa, saro' capace di viverle. - Per me, questo lavoro spirituale, questa intensa vita interiore hanno valore soltanto a condizione che possano essere proseguiti in qualsiasi circostanza: e se non e' possibile nella pratica, almeno nel pensiero. - Devo prepararmi a un futuro in cui gli impedimenti fisici faranno parte della mia vita. Acclimatarli alla mia condizione quotidiana, a tutta la mia piccola persona. - "Riflettere" non e' la parola giusta, e' piuttosto un cercare di approfondire le cose con un nuovo organo o senso. - Ma non sono i fatti che contano nella vita, conta solo cio' che grazie ai fatti si diventa. * 5. La liberta' dello spirito Le basta conservare integro un pezzetto di anima per imprimere un'espressione e una direzione alle cose, ri-creandole in altre immagini, come fa l'artista. Scrive Etty Hillesum: - E ora che non voglio piu' possedere nulla e che sono libera, ora possiedo tutto e la mia ricchezza interiore e' immensa. - Sto qui seduta alla mia scrivania cosi' "vergine" e appena nata, cosi' disposta a studiare, come se nel mondo non succedesse niente... mi sento cosi' "ricettiva" come non mai... - Quel che conta in definitiva e'... se si riesce a mantenere intatto un pezzetto della propria anima. - Continuero' a vivere con quella parte dell'uomo morto che vive in eterno e risvegliero' alla vita cio' che e' morto nei vivi e cosi' non ci sara' nient'altro che vita, un'unica grande vita, mio Dio. Il sapersi ritirare in se' non le toglie il dolore per le altrui sofferenze. Seminera' piantagioni di eternita' per far crescere "la pianta dell'umanita'. Scrive Etty Hillesum: - Da ieri sera ho potuto di nuovo sperimentare su me stessa quanto la gente soffra... E poi, continuare indisturbati a percorrere i vasti e sgombri paesaggi del proprio cuore. Ma non sono ancora a questo punto. - Vorrei poter rappresentare in tutte le sue sfumature questo processo interiore, la storia della ragazza che aveva imparato a inginocchiarsi. - Pace, e nuovo spazio per tutto quanto. - Quell'angoscia mortale su tutti quei volti, mio Dio, quei volti. Ora vado a dormire. Spero di essere come un centro di tranquillita' in quel manicomio. Mi alzero' presto per potermi concentrare. - Vorrei essere il cuore pensante di un intero campo di concentramento. - Potrei forse reggere a questo lavoro, se non attingessi ogni giorno a quella gran pace e chiarezza che sono in me? * 6. La dilatazione dell'amore Scrive Etty Hillesum: - Signore, fammi vivere di un unico grande sentimento... riconduci tutte queste piccole azioni a un unico centro, a un profondo sentimento di disponibilita' e di amore. - Se tutto questo dolore non allarga i nostri orizzonti e non ci rende piu' umani, liberandoci dalle piccolezze e dalle cose superflue di questa vita, e' stato inutile. Ad un tratto il suo grado di sopportazione sembra esaurito, e anche lei si vede davanti l'alternativa tra morte e pazzia. Scrive Etty Hillesum: - Il mio corpo si fa sentire e dice: alt. Ora mi rendo conto di quanto tu mi abbia dato da portare, mio Dio. Tante cose belle e tante cose difficili. - Eppure io sostengo che se noi non opponiamo a tutto cio' un'alternativa forte e luminosa con cui si possa ricominciare da capo in un luogo del tutto diverso... Sapro' ben riscoprire l'accesso a questa nuova, radiosa sorgente. - A volte e' come se io fossi gia' passata attraverso lo stadio dell'Io e del Tu. - Amo cosi' tanto gli altri perche' amo in ognuno un pezzetto di te, mio Dio. * 7. Vivere interamente la vita Si direbbe che Dio intenda offrire all'umanita' un modello di mistica che a) e' possibile realizzare anche in condizioni terrene paralizzanti, b) e' tale da costituire un argine contro il male e il dolore (da non ritenere mai "assoluti", nemmeno come in questo caso storico dell'Olocausto). La lezione divina, dettata tramite Etty, e' una scoperta elementare e di portata immensa: si puo' vivere di Dio e della sua felicita', in qualsiasi condizione. E cio' senza astrazioni e senza vago sentimentalismo (pseudo)mistico. Scrive Etty Hillesum: - Ora che ogni minuto e' pieno, pieno sino all'orlo di vita e di esperienza, di lotta e vittorie e cadute... vivo pienamente, e la vita vale la pena viverla ora, oggi. - Devo proprio diventare piu' semplice. Lasciarmi vivere un po' di piu'... accoccolarmi in un angolino e ascoltare quel che ho dentro, ben raccolta in me stessa. Tanto, col pensiero non ci arrivero' mai. - Troppe parole mi danno fastidio... mi piacerebbe dipingere poche parole su uno sfondo muto. Non sara' un silenzio vago e inafferrabile, ma avra' i suoi contorni e suoi angoli: e dunque le parole dovranno servire soltanto a dare al silenzio la sua forma e i suoi contorni. E se quest'anno mi ha portato qualcosa, e' stata proprio questa maggiore semplicita' interiore. - Credo di essere arrivata pian piano a quella semplicita' che ho sempre desiderato. Ecco perche' non puo' esserci mai un istante fatto di solo "male". Solo che lo si sappia connettere col Tutto, il male perde la sua opacita', e' inghiottito e annullato nel suo contrario. Scrive Etty Hillesum: - E dovunque si e', esserci al cento per cento. Il mio fare consistera' nell'essere... D'altra parte, so che devo aspettare con pazienza che le mie parole crescano. Ma devo anche aiutarle. - Devo recuperare un'antica saggezza: chi riposa in se stesso non tiene conto del tempo; una vera maturazione non puo' tenere conto del tempo. - Ogni aspirazione mi abbandona, la mia ansia, per esempio, di conoscere e sapere si acquieta, e un piccolo pezzo di eternita' scende su di me con un largo colpo d'ala. So bene che questo stato d'animo non dura a lungo; magari e' gia' passato dopo mezz'ora, ma nel frattempo ho potuto attingervi forza. - L'unica vera unita' e' quella che contiene tutte le contraddizioni. - Ma non per questo io mi rinchiudo nella mia stanza. Continuo a guardare le cose in faccia e non voglio fuggire dinanzi a nulla. Io guardo il tuo mondo in faccia, Dio, e non sfuggo alla realta' per rifugiarmi nei sogni... e continuo a lodare la tua creazione, malgrado tutto. * 8. L'unita' della vita non elimina le contraddizioni Scrive Etty Hillesum: - Una pace futura potra' essere veramente tale solo se prima sara' stata trovata da ognuno in se stesso... Quel pezzetto d'eternita' che ci portiamo dentro puo' essere espresso in una parola come in dieci volumi. - E proprio il fatto di dover percorrere la mia strada da sola mi fa sentire cosi' forte. Preferisco essere sola e per tutti. - E' vero che vivo intensamente, a volte mi sembra di vivere con un'intensita' demoniaca ed estatica, ma ogni giorno mi rinnovo alla sorgente originaria, alla vita stessa, e di tanto in tanto mi riposo in una preghiera come nella cella di un convento. - E per il resto: diversi suicidi stanotte prima che partisse il treno... io non ho la sensazione di essere privata della mia liberta' e non c'e' nessuno che mi possa fare veramente del male. Si', miei cari, sono in uno strano stato di addolorata contentezza. - Ma il fatto e' che la vita e' composta di contraddizioni, che queste vanno accettate tutte come sue parti integranti... Lascia che il tutto giri e forse diventera' ancora un unico insieme. - Non c'e' ancora abbastanza spazio in me stessa per far posto alle molte contraddizioni, mie e di questa vita. L'arte del dolore non si puo' apprendere come se si trattasse di imparare una scienza qualsiasi. C'e' un mondo caotico dentro e fuori di noi, con il quale e' duro cimentarsi. La tensione per mettervi ordine non dura poco, ne' va alleggerita. Non derubiamoci della grande possibilita' di trarre dalla vita (compreso cio' che le si oppone: dolore e morte) un motivo per far sprigionare in noi nuove energie e raggiungere un grado di liberta', efficace a dare senso a tutto. Scrive Etty Hillesum: - Siamo soprattutto noi stessi a derubarci da soli. Trovo bella la vita, e mi sento libera... La vita e' difficile, ma non e' grave. - So tutto quanto e non mi preoccupo piu' per le notizie future: in un modo o nell'altro, so gia' tutto. Eppure trovo questa vita bella e ricca di significato. Ogni minuto. - La maggior parte degli occidentali non capisce l'arte del dolore... Si deve accettare la morte, anche quella piu' atroce, come parte della vita... in una vita c'e' posto per tutto. Per una fede in Dio e per una misera fine. - Il dolore ha sempre preteso il suo posto e i suoi diritti, in una forma o nell'altra. Quel che conta e' il modo con cui lo si sopporta, e se si e' in grado di integrarlo nella propria vita e, insieme, di accettare ugualmente la vita... Si puo' essere stanchi come cani dopo aver fatto una lunga camminata o una lunga coda, ma anche questo fa parte della vita, e dentro di te c'e' qualcosa che non ti abbandonera' mai piu'. * 9. Abbiamo tutto in noi stessi - aiutare Dio - Dio a Dio Scrive Etty Hillesum: - Abbiamo tutto in noi stessi... Pero' si deve sapere per quali motivi si lotta, e si deve cominciare da noi stessi, ogni giorno da capo. - Mi metto davanti ai tuoi massimi enigmi, mio Dio. Ti sono riconoscente per questo, ho anche la forza di affrontarli, di sapere che non c'e' risposta. Bisogna saper sopportare i tuoi misteri. - Cerchero' di... essere tutta una preghiera. - Una volta tanto, nel cuor della notte. Siamo rimasti solo Dio e io. - In fondo e' incomprensibile che non impazziscano tutti. - Piu' tardi dovremo costruire un mondo completamente nuovo. A ogni nuovo crimine o orrore dovremo opporre un nuovo pezzetto di amore e di bonta' che avremo conquistato in noi stessi. Possiamo soffrire ma non dobbiamo soccombere. - E se Dio non mi aiutera' piu', allora saro' io ad aiutare Dio. - L'unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e l'unica cosa che veramente conti, e' un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. E forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori, io continuero' a lavorare per te e ad esserti fedele e non ti caccero' via dal mio territorio. - Ti portero' tutti i fiori che incontro sul mio cammino, e sono veramente tanti. - Mi sento in grado di sopportare il pezzo di storia che stiamo vivendo, senza soccombere... Una volta che si comincia a camminare con Dio, si continua semplicemente a camminare e la vita diventa un'unica, lunga passeggiata. Com'e' singolare tutto cio'. - Rinuncio persino alla pretesa di aiutare gli altri, partiro' sempre dal principio di aiutare Dio il piu' possibile e se questo mi riuscira', bene, allora vorra' dire che sapro' esserci anche per gli altri. Ma su questo punto non dobbiamo farci delle illusioni eroiche. - E quando dico che ascolto dentro, in realta' e' Dio che ascolta dentro di me. La parte piu' essenziale e profonda di me che ascolta la parte piu' essenziale e profonda dell'altro. Dio a Dio. 5. PROFILI. JEAN BAPTISTE LIBOUBAN: LANZA DEL VASTO, PELLEGRINO DELL'ESSENZIALE, RISVEGLIATORE E COMBATTENTE [Dal sito http://digilander.libero.it/arcadilanzadelvasto/ riprendiamo il seguente testo. Jean Baptiste Libouban e' responsabile dell'Arca, l'esperienza fondata da Lanza del Vasto. Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto ("Shantidas" e' il nome che gli attribui' Gandhi) e' una delle figure piu' grandi della nonviolenza; nato nel 1901 a San Vito dei Normanni da madre belga e padre siciliano, studi a Parigi e Pisa. Viaggia e medita. Nel 1937 incontra Gandhi nel suo ashram. Tornato in Europa fonda la "Comunita' dell'Arca", un ordine religioso e un'esperienza comunitaria nonviolenta, artigianale, rurale, ecumenica. Promuove e partecipa a numerose iniziative per la pace e la giustizia. E' deceduto in Spagna nel 1981. Tra le opere di Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto segnaliamo particolarmente: Pellegrinaggio alle sorgenti, Vinoba o il nuovo pellegrinaggio, Che cos'e' la nonviolenza, L'arca aveva una vigna per vela, Introduzione alla vita interiore, tutti presso Jaca Book, Milano (che ha pubblicato anche altri libri di Lanza del Vasto); Principi e precetti del ritorno all'evidenza, Gribaudi; Lezioni di vita, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze; In fuoco e spirito, La Meridiana, Molfetta (Ba). Le comunita' dell'Arca - cosi' come gruppi e persone amiche di questa esperienza - sono diffuse in vari paesi e proseguono la riflessione e l'esperienza del fondatore; per informazioni e contatti: digilander.libero.it/arcadilanzadelvasto/ e anche (in francese) www.canva.org] Quando Lanza del Vasto pubblico' nel 1943 "Pellegrinaggio alle sorgenti", fu un successo. Era un messaggio di speranza. Descriveva il suo incontro con Gandhi e la nonviolenza, e come questa forza al servizio della Verita' puo' condurre ad una trasformazione sociale, ad una liberazione politica. Come essa e' una modo di fare che deriva da un modo di essere. Per molti questo libro e' stato anche un'apertura ai tesori delle religioni dell'India. Lanza del Vasto e' per altri il combattente nonviolento. Colui che ha digiunato venti giorni nel 1957 per denunciare prima di tutto le torture perpetrate dall'esercito francese in Algeria, ma anche gli attentati commessi dall'Fln; colui che si e' opposto alla fabbricazione della bomba atomica, colui la cui ultima azione fu di sostenere i contadini del Larzac perche' conservassero le loro terre. E' anche il fondatore della Comunita' e del Movimento dell'Arca, dove donne e uomini provano di vivere la nonviolenza in tutti gli aspetti della vita, cominciando da loro stessi, semplificando il loro modo di vivere, nelle relazioni che li circondano e nella societa'. Numerosi sono coloro che conoscono il poeta di "Cifre delle cose", colui che in un linguaggio trasparente decifra il mondo e gli esseri. Scrittore, poeta, musicista, pittore, e scultore, l'ampiezza della sua opera segnata da una unita' interiore resta poco conosciuta. Come filosofo della relazione, egli interroga il mondo con gli occhi dell'evidenza. Come cristiano, egli sonda la Bibbia e i testi sacri delle grandi religioni per mostrarne le corrispondenze e le similitudini. Per richiamare ciascuno all'esigenza di un lavoro personale su se stessi e all'apertura agli altri. La semplicita' penetrante del suo pensiero viene a proposito, nel nostro tempo, per richiamarci all'essenziale; l'indispensabile ritorno ad una conoscenza di se' come cammino di presenza al Reale. Senza di questo, il mondo e gli altri ci resteranno chiusi, oscuri, ridotti a delle ombre, delle cose che diventano numeri e matricole. * Le tappe della vita 29 settembre 1901: da padre di origini siciliane e madre belga nasce a San Vito dei Normanni, in Puglia, Giuseppe Giovanni Lanza. 1913-'20: studi liceali a Parigi. 1921-'25: studi filosofici a Pisa. Settembre 1925: lettura di San Tommaso D'Aquino e conversione "per costrizione logica". 1928: dottorato in filosofia con una tesi sulla Trinita' Spirituale. 1937-'38: India. Qualche mese con Gandhi, che lo chiamera' Shantidas, "Servitore di pace". Pellegrinaggio nell'Himalaya. Dall'autunno 1938 alla primavera 1939: viaggio a piedi in Turchia, Siria, Libano, Terra Santa, Monte Athos. 1940: incontro con Simone Gebelin, sua futura sposa, che chiamera' Chanterelle. 1943: pubblicazione, presso l'editore Denoel, di "Pellegrinaggio alle sorgenti". 1944-'48: inizio dell'Arca a Parigi. 1948: il 24 giugno nozze con Simone Gebelin. Prima comunita' a Tournier. 1951: primi gruppi degli amici dell'Arca. 1954: comunita' dell'Arca a Bollene. Quattro mesi in India al seguito di Vinoba, erede spirituale di Gandhi. Dicembre 1956: digiuno a Partinico con Danilo Dolci. Novembre1957: digiuno di 20 giorni a Clichy per denunciare le torture in Algeria. Aprile 1958: prima manifestazione per denunciare la bomba atomica: invasione della fabbrica di Marcoule. 15 giorni di digiuno a Ginevra contro il nucleare militare. 1960: azione nonviolenta contro i campi d'internamento degli algerini. 1963: durante l'intero periodo di Quaresima digiuno di 40 giorni a Roma per invitare la Chiesa riunita in Concilio ad una condanna degli strumenti di distruzione di massa e per la promozione della nonviolenza. Lettera a Giovanni XXIII e al Concilio. 1965: in ottobre digiuno di Chanterelle e di altre donne di dieci giorni a Roma per invitare il Concilio ad una parola favorevole all'obiezione di coscienza. Udienza da Paolo VI. L'Arca si stabilisce a La Borie Noble. 1970: un mese in India. 1971: in autunno digiuno di dieci giorni per fermare la guerra indo-pakistana. 1972: dal 17 marzo al 2 aprile digiuno a La Cavallerie per sostenere i contadini del Larzac. 1973: incontro con Cesar Chavez, leader nonviolento dei chicanos della California. 1975: il 12 novembre morte di Chanterelle. 1976: in luglio digiuno di otto giorni a Malville per ottenere una moratoria nucleare. 1977: ultimo viaggio in India. 1979: in dicembre udienza da Giovanni Paolo II. 1980: viaggio di due mesi in Australia e Giappone. 1981: nella notte tra il 5 e 6 gennaio muore a Murcia in Spagna. * Opere di Lanza del Vasto pubblicate in italiano: Presso la casa editrice Jaca Book: - Pellegrinaggio alle sorgenti (l'incontro con Gandhi e l'India. Diario di un viaggio straordinario); - L'Arca aveva una vigna per vela (il ritorno in Europa, gli inizi dell'Arca, testi, definizioni, costituzioni, preghiere); - Vinoba (nuovo pellegrinaggio al seguito di Vinoba Bhave, discepolo di Gandhi); - Introduzione alla vita interiore (la spiritualita' della nonviolenza, cardine dell'insegnamento dell'Arca); - Che cos'e' la nonviolenza (teoria e pratica della nonviolenza); - Giuda (romanzo sul discepolo di Gesu', sull'infedelta' e la menzogna che spesso abitano nei nostri cuori); - Per evitare la fine del mondo (raccolta di testi e conferenze sulla nonviolenza tenute in un campo in Canada); - Il canzoniere del peregrin d'amore (raccolta di poesie scritte in un arco di tempo di circa quarant'anni). Presso la casa editrice Libreria Editrice Fiorentina (Lef): - Lezioni di vita (piccola raccolta di discorsi tenuti da Lanza del Vasto tra il 1973 e il 1975). Presso la casa editrice Gribaudi: - Principi e precetti del ritorno all'evidenza (pensieri e meditazioni scritti durante vari pellegrinaggi). Presso la casa editrice Sei: - I quattro flagelli (studio sulla natura e il destino delle civilta', sui doveri civici dell'uomo interiore e la proposta della nonviolenza in un mondo moderno organizzato in strutture sociali e intellettuali). Presso la casa editrice La Meridiana: - In fuoco e spirito (prima parte del commento al vangelo di Giovanni). Presso la casa editrice Paoline: - Roberto Pagni, Ultimi dialoghi con Lanza del Vasto (intervista a Lanza del Vasto sulla sua vita, il suo pensiero, la nonviolenza, l'Arca). Inoltre e' stato pubblicato dalla casa editrice Emi: - Jean Toulat, Combattenti della nonviolenza. 6. LETTURE. VALERIA ANDO': L'APE CHE TESSE Valeria Ando', L'ape che tesse. Saperi femminili nella Grecia antica, Carocci, Roma 2005, pp. 296, euro 21,30. Un libro la cui lettura caldamente consigliamo a tutte le persone amiche della nonviolenza: nella ricognizione dei saperi, delle esperienze, delle testimonianze di e su figure femminili reali e letterarie della Grecia arcaica e classica, e nella riemersione del discorso delle donne attraverso l'interpretazione/demistificazione del discorso sulle donne della tradizione (maschile) antica alla luce del pensiero della differenza, l'autrice cospicuo un contributo apporta alla riflessione sui compiti dell'ora, alla definizione di scelte e criteri del nostro comune agire la nonviolenza collocandoci alla scuola di una genealogia femminile che e' proposta alternativa alla storia patriarcale delle guerre, dell'oppressione, dello sfruttamento; un'alternativa di cura per le persone e la biosfera, di tessitura di relazioni, di approccio maieutico: coscienza e progetto di un'altra politica fondata sul primato del generare anziche' del distruggere, del "principio responsabilita'" di contro alla "volonta' di potenza", del tu-tutti e del rivolgimento amoroso invece che dell'egotismo narcisista muto, sterile e devastatore. Un libro che in piu' modi contribuisce (finanche con la vasta e preziosa bibliografia) alla ricerca, alla valorizzazione e all'approfondimento del pensiero delle donne, che e' decisiva esperienza teorica e pratica di liberazione, corrente principale della nonviolenza in cammino. 7. LETTURE. FRANCO BASAGLIA: L'UTOPIA DELLA REALTA' Franco Basaglia, L'utopia della realta', Einaudi, Torino 2005, pp. LVIII + 334, euro 22. A cura di Franca Ongaro Basaglia, con un'ampia introduzione di Maria Grazia Giannichedda, una bella antologia di fondamentali scritti basagliani, con un assai rilevante testo ("Condotte perturbate", alle pp. 275-301, scritto nel '78 in collaborazione con Franca Ongaro Basaglia per un volume dell'Enciclopedie de la Pleiade per una serie di circostanze pubblicato solo nel 1987) a suo tempo non incluso nella fondamentale raccolta degli Scritti (2 voll., Einaudi, Torino 1981-'82). Un libro che vivamente raccomandiamo, soprattutto ai giovani. 8. LETTURE. LUCIO C. GIUMMO, CARLO MARCHESE (A CURA DI): DANILO DOLCI E LA VIA DELLA NONVIOLENZA Lucio C. Giummo, Carlo Marchese (a cura di), Danilo Dolci e la via della nonviolenza, Lacaita, Manduria-Bari-Roma 2005, pp. 292, euro 15. Il volume raccoglie gli atti del convegno svoltosi a Taranto nell'aprile 1998, arricchiti da ulteriori materiali e un utile ed aggiornato apparato informativo, biobibliografico ed iconografico. Relazioni di Lucio C. Giummo, Franco Alasia, Giuseppe Fontanelli, Carlo Marchese, Johan Galtung, Jacques Voneche, Antonino Mangano, Antonio Landolfi; interventi di vari partecipanti all'incontro; contributi di Miriam Dolci, Danilo Amadei, Pietro Calia, Adriano Calzolaro, Aurelio De Santis, Paola Francesconi, Giuseppe Barone, Giuseppe Grillo, Gilberto Mussoni, Daniele Novara, Sebastiano Pennisi, Paola Roggia, Mariangela Savoca, Enzo Tiezzi, Santo e Annabella Trimarchi, Marco Valeri, Giovanni Vecchio, Anna Vigano', Raffaello Saffioti, Angelo Lippo. Ulteriori contributi di Antonino Mangano, Franco Alasia, Ervin Laszlo. Una lettura appassionante e nutriente. Per richieste alla casa editrice (come ognun sa, particolarmente benemerita della nonviolenza e della cultura democratica): Piero Lacaita Editore, Vico degli Albanesi 4, Manduria, tel. 0999711124, e-mail: info at lacaita.com, sito: www.lacaita.com 9. LETTURE. STEFANO RODOTA': INTERVISTA SU PRIVACY E LIBERTA' Stefano Rodota', Intervista su privacy e liberta', Laterza, Roma-Bari 2005, pp. 160, euro 10. Rispondendo alle domande di Paolo Conti, l'illustre giurista analizza con la consueta chiarezza e precisione temi di decisiva rilevanza su cui e' senza dubbio il piu' autorevole studioso in italia (e non solo per esser stato - dalla sua istituzione fino a pochi mesi fa - il presidente dell'Autorita' garante per la protezione dei dati personali). 10. LETTURE. VINCENZO SANFILIPPO (A CURA DI): NONVIOLENZA E MAFIA Vincenzo Sanfilippo (a cura di), Nonviolenza e mafia, D G Editore, Trapani 2005, pp. 160, euro 14. Un utile libro che raccoglie saggi, relazioni e interventi a un incontro svoltosi a Palermo nel dicembre 2003, testimonianze e approfondimenti. Contributi (alcuni dei quali decisamente notevoli, ed alcuni dei quali a suo tempo apparsi anche su questo foglio) di Emanuele Villa, Vincenzo Sanfilippo, Umberto Santino, Alfio Foti, Martina Pignatti Morano, Rita Borsellino, Andrea Cozzo, Gualtiero Siragusa, Giovanni Abbagnato. Puo' lasciar perplessi l'inclusione (per un esagerato gesto d'amicizia da parte del curatore del libro) di una lettera privata palesemente non destinata ad una circolazione pubblica. Un libro che vivamente raccomandiamo. Per richieste alla casa editrice: tel. e fax: 923540339, e-mail: info at ilpozzodigiacobbe.com, sito: www.ilpozzodigiacobbe.com 11. LETTURE. EUGENIO SCALFARI (A CURA DI): DIBATTITO SUL LAICISMO Eugenio Scalfari (a cura di), Dibattito sul laicismo, Gruppo Editoriale L'Espresso, Roma 2005, suppl. a "La Repubblica", pp. 190, euro 6,90. Raccolti in volume gli interventi di un dibattito svoltosi sul finire del 2004 sul quotidiano "La Repubblica". Con contributi - taluni banali, altri penosi, ma alcuni apprezzabili - di Eugenio Scalfari, Stefano Rodota', Pietro Scoppola, Andrea Manzella, Mario Pirani, Ralf Dahrendorf, Arrigo Levi, Andrea Riccardi, Jean Daniel, Giuliano Amato, Giancarlo Cesana, Predrag Matvejevic, Umberto Eco, Rocco Buttiglione, Pietro Citati, e un'intervista di Marco Politi all'allora cardinale Joseph Ratzinger. Sorprende che la parola e' concessa solo a persone di sesso maschile: per essere un dibattito che dovrebbe avere a che fare con la laicita' ricorda un po' troppo quel luogo paolino in cui si nega a meta' del genere umano il diritto a intervenire nell'assemblea. 12. LETTURE. ANTONIO VIGILANTE: IL PENSIERO NONVIOLENTO. UNA INTRODUZIONE Antonio Vigilante, Il pensiero nonviolento. Una introduzione, Edizioni del Rosone, Foggia 2004, pp. 240, euro 15. Autorevolmente presentata da Mario Martini, un'ottima monografia di uno degli studiosi della nonviolenza piu' acuti e rigorosi, gia' autore di un giustamente assai apprezzato volume su Capitini. E' un libro assai utile, la cui lettura caldamente suggeriamo. Per richieste alla casa editrice: Edizioni del Rosone, via Zingarelli 10, 71100 Foggia, c. p. 474, tel. 0881687659, e-mail: edizionidelrosone at tiscali.it 13. RILETTURE. RENATE SIEBERT: LE DONNE, LA MAFIA Renate Siebert, Le donne, la mafia, Il saggiatore, Milano 1994, Est, Milano 1997, pp. 464, lire 10.000. Un libro fondamentale. 14. RILETTURE. RENATE SIEBERT: LA MAFIA, LA MORTE E IL RICORDO Renate Siebert, La mafia, la morte e il ricordo, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995, pp. 56, lire 10.000. Una meditazione acutissima e struggente. Con una postfazione di Anna Rossi-Doria. 15. RILETTURE. RENATE SIEBERT: MAFIA E QUOTIDIANITA' Renate Siebert, Mafia e quotidianita', Il Saggiatore, Milano 1996, pp. 128, lire 10.000. Un utile testo introduttivo. 16. RILETTURE. RENATE SIEBERT (A CURA DI): RELAZIONI PERICOLOSE Renate Siebert (a cura di), Relazioni pericolose. Criminalita' e sviluppo nel Mezzogiorno, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000, pp. 300, euro 15,49. Un'ampia ricognizione; con contributi, oltre che della curatrice, di Umberto Santino, Ercole Giap Parini, Rocco Sciarrone, Sonia Floriani, Felia S. Allum, Dorothy Louise Zinn, Monica Massari, Stefano Becucci, Paola Monzini, Alessandra Dino, Tonio Tucci, Assunta Lucanto, Paola Maria Fiocco. 17. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 18. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1001 del 24 luglio 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
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