La nonviolenza e' in cammino. 995



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 995 del 18 luglio 2005

Sommario di questo numero:
1. Johan Galtung: Il boicottaggio economico come azione nonviolenta
2. A Roma una campagna per il diritto di voto attivo e passivo dei cittadini
immigrati alle elezioni comunali
3. Franca Ongaro Basaglia: Il sonno del re
4. Pino Corrias: Alexander Langer, l'uomo sui ponti
5. Piergiorgio Bellocchio ricorda Sebastiano Timpanaro
6. Una notizia biobibliografica su Sebastiano Timpanaro
7. Riletture: Anna Kuliscioff, Immagini scritti testimonianze
8. Riletture: AA. VV., Rosa Luxemburg, una vita per il socialismo
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. PROPOSTE. JOHAN GALTUNG: IL BOICOTTAGGIO ECONOMICO COME AZIONE
NONVIOLENTA
[Ringraziamo Renato Solmi (per contatti: rsolmi at tin.it) per averci messo a
dsposizione nella sua traduzione questo intervento di Johan Galtung apparso
in inglese nel sito della rete "Transcend" (www.transcend.org) da lui
diretta, e in quello della "Transnational Foundation for Peace and Future
Research" (in sigla: Tff; sito: www.transnational.org) diretta da Jan Oberg.
Questa traduzione Renato Solmi, il cui rigore morale e intellettuale e'
pressoche' leggendario, accompagna con la seguente Avvertenza: "La
traduzione di questo testo, apparsa sulla rete 'Transcend' alla fine di
giugno, e' stata curata da Renato Solmi. Qua e la' il testo originale e'
stato leggermente ampliato per renderlo piu' facilmente comprensibile al
lettore italiano (senza che, peraltro, queste 'esplicitazioni' del
traduttore possano dare luogo a nessun equivoco). Poche note sono state
aggiunte in calce a titolo di giustificazione e anche di incertezza  circa
la proprieta'  dell'interpretazione. Ci sembra che,  peraltro,  la
discussione di questa proposta, che si aggiunge a quella formulata da Jan
Oberg alla fine dell'anno scorso, sia piu' che mai attuale ed urgente".
Renato Solmi e' stato tra i pilastri della casa editrice Einaudi, ha
introdotto in Italia opere fondamentali della scuola di Francoforte e del
pensiero critico contemporaneo, e' uno dei maestri autentici e profondi di
generazioni di persone impegnate per la democrazia e la dignita' umana, che
attraverso i suoi scritti e le sue traduzioni hanno costruito tanta parte
della propria strumentazione intellettuale.
Johan Galtung, nato in Norvegia nel 1930, fondatore e primo direttore
dell'Istituto di ricerca per la pace di Oslo, docente, consulente dell'Onu,
e' a livello mondiale il piu' noto studioso di peace research e una delle
piu' autorevoli figure della nonviolenza. Una bibliografia completa degli
scritti di Galtung e' nel sito della rete "Transcend", il network per la
pace da lui diretto, cui rinviamo: www.transcend.org
Jan Oberg (per contatti: oberg at transnational.org), danese, nato nel 1951,
illustre cattedratico universitario, e' uno dei piu' importanti
peace-researcher a livello internazionale e una figura di riflerimento della
nonviolenza in cammino. Tra le sue molte opere: Myth About Our Security, To
Develop Security and Secure Development, Winning Peace, e il recente
Predictable Fiasco. The Conflict with Iraq and Denmark as an Occupying
Power]

Si parla molto di boicottare i prodotti Usa in tutto il mondo, e,
specialmente in Germania e in Francia, si ha l'impressione che la gente sia
molto meno incline ad acquistare prodotti Usa dopo l'invasione illegale
dell'Iraq. Puo' essere interessante osservare che non si parla di boicottare
prodotti inglesi o britannici, ma se ne parla invece spesso a proposito di
Israele. Lo sfondo a cui si puo' fare riferimento e' costituito dall'azione
coronata da successo contro il regime di apartheid nella Repubblica
sudafricana, contro la Shell tedesca nel Mare del Nord, e contro gli
esperimenti nucleari francesi in Polinesia; tutti episodi che hanno fatto
parte dello scenario politico degli anni Novanta. C'e' tutto lo spazio che
si vuole per una reviviscenza di queste iniziative.
Ci sono molte dimensioni e fattori di cui bisogna tener conto; ne daro' qui
qualche esempio.
Un boicottaggio completo dovrebbe coprire tutti i beni di consumo di
produzione Usa, dai film al complesso Coca Cola - Mc Donald all'automobile e
ai combustibili; i beni capitali di ogni genere, e in particolare gli
strumenti e le attrezzature militari, i beni finanziari come i dollari,
usando l'euro, lo yen ecc. per indicare i prezzi, per i contratti, per il
turismo, evitando anche di servirsi delle societa' di carte di credito
americane, e sbarazzandosi delle obbligazioni e delle azioni Usa, chiedendo
che i governi non le acquistino e che le imprese si dissocino dalle ditte
Usa, a cominciare dalle societa' piu' reprensibili da questo punto di vista.
Un boicottaggio parziale dovrebbe concentrarsi su qualunque assortimento o
sottogruppo delle voci sopra indicate (1).
Il boicottaggio dovrebbe prendere di mira tutte le societa' statunitensi
nell'ambito di tutti o di alcuni settori, o un sottogruppo, presumibilmente
il peggiore. La lista dovrebbe essere pubblicata e le condizioni per essere
esclusi dalla lista dovrebbero essere chiaramente enunciate e notificate.
Il "boycott" potrebbe essere o non essere accompagnato da un girlcott (gioco
di parole intraducibile in italiano, ma facilmente comprensibile a tutti i
lettori, n.d.t.), e cioe' da un acquisto selettivo dei prodotti di societa'
statunitensi che esibiscono un "record" positivo sulla base dei criteri
usati (come, ad esempio, l'assenza di contratti con le istituzioni
militari), o anche solo meno negativo delle altre. Il "girlcott" (e cioe'
l'acquisto preferenziale) di prodotti di societa' che abbiano la loro sede
principale in altri paesi potrebbe anche corrispondere allo scopo; anche se,
probabilmente, la domanda in questione non avrebbe un carattere altrettanto
imperativo.
*
Lo scopo del boicottaggio potrebbe essere quello di colpire l'impero
statunitense in quanto tale, nei suoi ammazzamenti coordinati in tutto il
mondo; con la sua creazione di squilibri immani fra la miseria di grandi
masse e la ricchezza oscena di altri; con la manipolazione politica e il
ricatto militare in luogo di una partecipazione paritetica alla politica
internazionale, e con la pretesa di "essere i soli a conoscere le risposte"
invece del dialogo con le altre nazioni. O lo scopo potrebbe essere piu'
limitato, come quello rappresentato dal ritiro delle truppe americane
dall'Iraq. Nell'un caso come nell'altro le condizioni per la cancellazione
del boicottaggio dovrebbero essere chiaramente enunciate.
Il meccanismo che potrebbe tradurre il boicottaggio in un mutamento di
politica (da parte del governo americano) sarebbe il dilemma in cui
verrebbero a trovarsi i "decision-makers" delle grandi societa' (come i
membri dei consigli di amministrazione o i dirigenti operativi) fra la loro
lealta' al geofascismo di Washington e i profitti delle loro societa', che
potrebbero ridursi rapidamente nelle condizioni determinate dal
boicottaggio. Il profitto medio di una "corporation" americana si aggira
intorno al 6%, cio' che significa che anche una partecipazione relativamente
modesta potrebbe avere un impatto molto sensibile. Anche un declino del 3%
delle vendite di ogni singola impresa farebbe, con ogni probabilita',
entrare in azione questo dilemma; per cui si puo' concludere che un
boicottaggio economico di questo genere e' fattibile, e perfino, oserei
dire, relativamente facile da organizzare. E chiunque vi puo' partecipare.
Oltre a questo effetto squisitamente economico bisogna tener conto di un
altro e forse aneora piu' importante meccanismo. Non il declino nelle
vendite delle singole imprese, o anche nei grandi indicatori macroeconomici;
ma il boicottaggio come espressione di un sentimento morale, il cui
messaggio e' questo: "Sei sulla strada sbagliata, amico mio, e noi non ti
daremo piu' il sostegno morale che sarebbe implicito nell'acquisto dei tuoi
beni o dei tuoi servizi. Quando ti incamminerai su una strada migliore,
tutto questo cambiera' come per incanto. Mettiamoci a sedere intorno a un
tavolo e cominciamo a discutere".
In altre parole, il potere risiede dalla parte dei consumatori. I fattori di
produzione sono tutti nelle mani di quelli che possiedono il capitale; che
si tratti delle risorse naturali, del lavoro umano, del capitale stesso,
della tecnologia o delle capacita' di gestione. Tutti questi fattori
scorrono, affluiscono e si ritirano, secondo le leggi della domanda e
dell'offerta. Anche la manodopera ha scarse possibilita' di scelta, dal
momento che la tecnologia puo' essere adoperata come un sostituto. Ma non
c'e' sostituto possibile per gli acquirenti dotati di volonta' propria.
*
Sapendo benissimo tutto questo, va da se' che il sistema americano
procedera' a difendersi, e le contromisure piu' probabili contro un
eventuale boicottaggio includono:
- le pressioni sui governi di altri paesi perche' mettano fuori legge il
boicottaggio; una misura molto problematica perche' la liberta' di mercato
e' una componente essenziale dell'ideologia neoliberale;
- che le societa' danneggiate chiedano un compenso a Washington; misura
altrettanto problematica dati i deficit gia' presenti nell'economia Usa e
nel bilancio federale;
- ridurre le spese licenziando un maggior numero di operai; misura, a sua
volta, problematica perche' a questa opzione si e' gia' fatto ricorso per
accrescere i profitti e le proteste collettive determinate da questo fattore
si stanno estendendo fin d'ora molto rapidamente;
- il boicottaggio statunitense dei prodotti di paesi che partecipano al
boicottaggio; misura anch'essa problematica data la dipendenza dei
consumatori Usa da prodotti stranieri (come per esempio quelli cinesi) e che
potrebbe avere l'effetto di stimolare gli acquisti dei prodotti dei paesi
boicottati dagli Usa (2).
Cio' che e' chiaro, tuttavia, e' che i governi non possono, dato il potere
militare schiacciante degli Stati Uniti, fare uso dell'arma economica che
potrebbe essere a loro disposizione, e cioe' di sanzioni di carattere
economico. Essi potrebbero essere bombardati, e i loro indirizzi sono
relativamente chiari, in contrasto con la dispersione dei "clienti" che
passano da stazioni di benzina americane o britanniche a quelle di altri
paesi.
*
Il boicottaggio economico ha svolto un ruolo importantissimo nella strategia
di lotta contro l'impero britannico promossa e attuata da Gandhi; e
qualsiasi forma di boicottaggio dovrebbe ispirarsi ai principi della
nonviolenza gandhiana.
Lo scopo che ci si propone e' quello di ridurre e di eliminare la presa
militare, economica, politica e culturale soffocante che gli Stati Uniti
esercitano sul mondo, e non certo quello di uccidere bambini americani
nell'atto di colpire l'economia americana. Un programma di aiuti di
emergenza per tutti quelli che soffrono negli Stati Uniti per le conseguenze
del boicottaggio dovrebbe essere preso in considerazione dai suoi
organizzatori. Il bersaglio di questa azione e' l'Impero americano, e non
gia' la Repubblica americana.
Un altro scopo fondamentale e' quello di sviluppare le nostre proprie
capacita' economiche e di non sottometterci alla "logica del mercato", che
e', per sua natura, cosi' cieca nei confronti di effetti collaterali
importanti come le iniziative di carattere locale, le reti di comunicazione
e le culture locali, gli effetti esercitati sull'ambiente, ecc.
Per questa ragione e' importante tenere aperti i canali di comunicazione e
di dialogo, a condizione, naturalmente, che quei canali siano usati bene (e
non per scopi allotri). Le visite negli Stati Uniti dovrebbero essere
incoraggiate, come pure i pubblici incontri, allo scopo di far conoscere (ai
nostri interlocutori) le ferite che l'impero americano infligge al resto del
mondo e di mostrare come gli Stati Uniti stessi sarebbero i primi a
beneficiare della sua caduta (3).
*
Note del traduttore
1. Non mi e' del tutto chiaro il senso del termine "subset" (combinazione,
assortimento, sottogruppo?). Non credo che si tratti di una specificazione
ulteriore di una di quelle categorie generali, che rischierebbe di togliere
al boicottaggio gran parte della sua efficacia, ma piuttosto di una varieta'
di prodotti o di servizi appartenenti a piu' d'una di esse.
2. Beninteso: da parte di altri paesi (partecipanti, a loro volta, al
boicottaggio, o, quanto meno, simpatizzanti con esso; ma le due cose non
dovrebbero coincidere in una "guerra" di questo genere, che dovrebbe
svolgersi, almeno da parte nostra, all'insegna dei principi della
nonviolenza?).
3. La divergenza apparente fra la proposta di Jan Oberg (nell'articolo
"Altri quattro anni di governo Bush", apparso anche su questo foglio nel n.
789), secondo la quale il boicottaggio avrebbe dovuto dar luogo anche ad
un'interruzione dei viaggi e delle visite negli Stati Uniti, e questo punto
dell'argomentazione di Galtung, potrebbe trovare la sua soluzione nel senso
che i viaggi e le visite di esponenti del movimento di protesta e di
contestazione della politica del governo di quel paese dovrebbero essere
finalizzati esclusivamente al conseguimento degli scopi che ci inducono a
ricorrere all'azione di boicottaggio (che non e', evidentemente, fine a se
stessa, e che dovrebbe cessare a condizioni ben determinate, come Galtung e
Oberg hanno messo bene in luce nei loro scritti).

2. INIZIATIVE. A ROMA UNA CAMPAGNA PER IL DIRITTO DI VOTO ATTIVO E PASSIVO
DEI CITTADINI IMMIGRATI ALLE ELEZIONI COMUNALI
[Dalla mailing list attac_roma at yahoogroups.com riprendiamo il seguente
comunicato]

E' iniziata a Roma una campagna cittadina per l'introduzione del diritto di
voto per i cittadini stranieri alle elezioni comunali e municipali.
L'iniziativa e' promossa da un largo gruppo di organizzazioni di migranti e
antirazziste.
"Le politiche sull'immigrazione debbano essere indirizzate all'inserimento
sociale degli immigrati  e tendere alla piu' ampia partecipazione
democratica di tutte le persone che fanno parte della comunita' cittadina -
hanno spiegato i promotori dell'iniziativa-  indipendentemente dalla loro
provenienza. Occorre mutare il segno delle politiche migratorie e
sull'immigrazione... privilegiando i diritti delle persone".
I promotori hanno evidenziato che la campagna cittadina ha come obiettivo
finale l'approvazione di una legge nazionale che, attraverso la ratifica del
capitolo C della Convenzione di Strasburgo, introduca l'elettorato attivo e
passivo alle elezioni comunali e municipali in tutto il territorio italiano.
La consapevolezza della difficolta' di arrivare in tempi brevi
all'approvazione di una legge nazionale, ha spinto le associazioni romane a
promuovere dal basso una campagna che solleciti il comune di Roma ad
affiancare altri comuni (Ancona, Genova, Brescia, Venezia) e a schierarsi in
modo deciso con chi vuole la garanzia piena dei diritti di cittadinanza per
tutte le donne e gli uomini che risiedono in un determinato territorio.
Questi i punti qualificanti delle due delibere di iniziativa popolare:
- l'introduzione del diritto di elettorato attivo e passivo per il Consiglio
Comunale per i cittadini stranieri non comunitari che abbiano compiuto il
diciottesimo anno di eta' residenti nel territorio comunale;
- la predisposizione di una apposita lista elettorale di elettori stranieri,
elaborata sulla base dei dati rilevati dai servizi anagrafici, per rendere
effettivo tale diritto, costituita e aggiornata d'ufficio;
- la richiesta al Sindaco e al Consiglio Comunale di proporre una modifica
dello Statuto Comunale al fine di ampliare l'elettorato attivo e passivo ai
cittadini stranieri non comunitari e apolidi residenti nel Comune di Roma
secondo i principi sopra elencati;
- la richiesta al Consiglio Comunale di Roma di un impegno a sollecitare il
Governo e il Parlamento ad approvare una legge nazionale per la garanzia del
diritto di voto attivo e passivo ai cittadini stranieri non comunitari in
tutto il territorio nazionale.
A partire dalla prossima settimana verra' avviata la raccolta di firme nelle
principali feste cittadine e presso le organizzazioni promotrici. Il
comitato promotore invita tutte e tutti a partecipare alla prossima riunione
che si terra' martedi' 19 luglio alle ore 19 presso la sede di Senzaconfine.
*
Per informazioni  e adesioni: votoimmigratiroma at yahoo.it

3. MAESTRE. FRANCA ONGARO BASAGLIA: IL SONNO DEL RE
ÌDalla Nota introduttiva di Franca Ongaro Basaglia, in Franco Basaglia,
L'utopia della realta', Einaudi, Torino 2005, p. LIII.
Franca Ongaro Basaglia, intellettuale italiana di straordinario impegno
civile, pensatrice di profondita', finezza e acutezza straordinarie, insieme
al marito Franco Basaglia e' stata tra i protagonisti del movimento di
psichiatria democratica; e' deceduta nel gennaio 2005. Tra i suoi libri
segnaliamo particolarmente: Salute/malattia, Einaudi, Torino 1982; Manicomio
perché?, Emme Edizioni, Milano 1982; Una voce: riflessioni sulla donna, Il
Saggiatore, Milano 1982; in collaborazione con Franco Basaglia ha scritto La
maggioranza deviante, Crimini di pace, Morire di classe, tutti presso
Einaudi; ha collaborato anche a L'istituzione negata, Che cos'e' la
psichiatria, e a molti altri volumi collettivi. Ha curato l'edizione degli
Scritti di Franco Basaglia. Su Franca Ongaro Basaglia riproponiamo anche la
seguente scheda biobibliografica estratta dal quotidiano "Il manifesto" e
gia' riprodotta nel n. 812 de "La nonviolenza e' in cammino": "Dalle
avventure per i bambini alla rivoluzione nelle istituzioni. I suoi primi
lavori Franca Ongaro li aveva dedicati ai bambini: Le avventure di Ulisse
illustrate da Hugo Pratt, e una riduzione del romanzo Piccole donne di
Louise May Alcott uscirono sul "Corriere dei Piccoli" tra il '59 e il '63.
In quegli stessi anni i suoi interessi si indirizzarono verso il lavoro
nell'ospedale psichiatrico di Gorizia, con il gruppo che si stava
raccogliendo attorno a suo marito Franco Basaglia, con il quale - nella
seconda meta' degli anni '60 - scrisse diversi saggi cui contribuirono altri
componenti del gruppo goriziano. Due suoi testi - "Commento a Ervin Goffman,
La carriera morale del malato di mente" e "Rovesciamento istituzionale e
finalita' comune" - fanno parte dei primi libri che documentano e analizzano
il lavoro di apertura dell'ospedale psichiatrico di Gorizia, Che cos'e' la
psichiatria (1967) e L'istituzione negata (1968). E' sua la prima traduzione
italiana dei testi di Erving Goffman Asylums e Il comportamento in pubblico,
pubblicati da Einaudi rispettivamente nel 1969 e nel 1971. Introdusse anche
il lavoro di Gregorio Bermann La salute mentale in Cina (1972). Dagli anni
`70 Franca Ongaro fu coautrice di gran parte dei principali testi di Franco
Basaglia, da Morire di classe (1969) a La maggioranza deviante (1971),
Crimini di pace (1975), fino al saggio "Condotte perturbate. Le funzioni
delle relazioni sociali", commissionato da Jean Piaget per la Encyclopedie
de la Pleiade e uscito nel 1987. Nel 1981 e `82 curo' per Einaudi la
pubblicazione dei due volumi degli Scritti di Franco Basaglia. Franca Ongaro
e' stata anche autrice di volumi e saggi di carattere filosofico e
sociologico sulla medicina moderna e le istituzioni sanitarie, sulla
bioetica, sulla condizione della donna, sulle pratiche di trasformazione
delle istituzioni totali. Tra i suoi testi principali, i volumi
Salute/malattia. Le parole della medicina (Einaudi, 1979), raccolta dei
lemmi di sociologia della medicina scritti per la Enciclopedia Einaudi; Una
voce. Riflessioni sulla donna (Il Saggiatore, 1982) che include la voce
Donna della Enciclopedia Einaudi; Manicomio perche'? Emme Edizioni 1982;
Vita e carriera di Mario Tommasini burocrate scomodo, Editori Riuniti, 1987.
Tra i saggi, Eutanasia, in Le nuove frontiere del diritto, "Democrazia e
Diritto", n. 4-5, Roma 1988; Epidemiologia dell'istituzione psichiatria. Sul
pensiero di Giulio Maccacaro (Medicina Democratica, 1997); Eutanasia.
Liberta' di scelta e limiti del consenso in R. Dameno e M. Verga (a cura
di), Finzioni e utopie. Diritto e diritti nella societa' contemporanea,
(Guerrini, 2001). Dall'84 al '91 e' stata, per due legislature, senatrice
della sinistra indipendente. Nel luglio 2000 ha ricevuto il premio Ives
Pelicier della International Academy of Law and Mental Health, e nell'aprile
2001 l'universita' di Sassari le ha conferito la laurea honoris causa in
scienze politiche".
Franco Basaglia, nato a Venezia nel 1924 e deceduto nel 1980, e' la figura
di maggiore spicco della psichiatria italiana contemporanea; ha promosso la
restituzione di diritti e il riconoscimento di dignita' umana ai sofferenti
psichiatrici precedentemente condannati alla segregazione e a trattamenti
disumani e disumanizzanti; e' stata una delle piu' grandi figure della
teoria e della pratica della solidarieta' e della liberazione nel XX secolo.
Opere di Franco Basaglia: vi e' una pregevole edizione in due volumi degli
Scritti, Einaudi, Torino 1981-82. Tra i principali volumi da lui curati (e
scritti spesso in collaborazione con la moglie Franca Ongaro Basaglia, e con
altri collaboratori) sono fondamentali Che cos'e' la psichiatria,
L'istituzione negata (sull'esperienza di Gorizia), Morire di classe, Crimini
di pace, La maggioranza deviante, tutti editi da Einaudi; insieme a Paolo
Tranchina ha curato Autobiografia di un movimento, editori vari, Firenze
1979 (sull'esperienza del movimento di psichiatria democratica); una
raccolta di sue Conferenze brasiliane e' stata pubblicata dal Centro di
documentazione di Pistoia nel 1984, una nuova edizione ampliata e' stata
edita da Raffaello Cortina Editore, Milano 2000; una recente raccolta di
scritti e' L'utopia della realta'., Einaudi, Torino 2005. Opere su Franco
Basaglia: assai utile il volume di Mario Colucci, Pierangelo Di Vittorio,
Franco Basaglia, Bruno Mondadori, Milano 2001, con ampia bibliografia; cfr;
anche Nico Pitrelli, L'uomo che restitui' la parola ai matti, Editori
Riuniti, Roma 2004. Un fascicolo monografico a lui dedicato e' Franco
Basaglia: una teoria e una pratica per la trasformazione, "Sapere" n. 851
dell'ottobre-dicembre 1982. Si veda inoltre la collana dei "Fogli di
informazione" editi dal Centro di documentazione di Pistoia. A Basaglia si
ispira tutta la psichiatria democratica italiana e riferimenti a lui sono
praticamente in tutte le opere che trattano delle vicende e della
riflessione della psichiatria italiana contemporanea]

Nelle discussioni fra noi quotidiane sul senso del suo lavoro nel manicomio,
sulla scienza, sulla politica, un giorno Franco se ne usci' con una frase:
il re dorme se anche la guardia dorme. Ricordo che non mi fu immediatamente
chiaro il significato di quello che allora mi sembro' soltanto uno dei suoi
paradossi provocatori. Solo a distanza (non si torno' piu' sull'argomento)
mi resi conto che in realta' in quel paradosso vi era il centro profondo del
discorso sul cambio di logica del potere, perche' si trattava di un
rovesciamento che prefigurava la qualita' diversa di un esistente possibile.
Il re puo' dormire se tutto e' tranquillo, cioe' se il suo regnare produce o
garantisce una comunita' non fondata sulla sopraffazione dell'uno sull'altro
ma sul legame che unisce chi lotta per una finalita' comune. Il che
significa che per primo il re deve cambiare la natura del suo regnare, pena
il fatto di continuare a dormire solo grazie alla guardia che veglia, o di
non poter dormire mai.
Il cambiamento incomincia dunque dal re, in se stesso, nelle sue funzioni e
nel rapporto con chi non sara' piu' suo suddito ma compagno nella lotta per
un rovesciamento vero della logica stessa del vivere sociale.

4. MEMORIA. PINO CORRIAS: ALEXANDER LANGER, L'UOMO SUI PONTI
[Dal sito www.alexanderlanger.org riprendiamo questo articolo di Pino
Corrias apparso, col titolo "Alexander Langer, un uomo in guerra con se
stesso", sul quotidiano "La Repubblica" il 28 agosto 2004.
Pino Corrias, nato a Savona, vive tra Milano e Roma; giornalista e
scrittore, per molti anni inviato speciale, autore e dirigente televisivo,
ha pubblicato inchieste, saggi e racconti, e' autore di inchieste
televisive, ha sceneggiato per la tv le serie "Ultimo" e "Distretto di
polizia". Tra le opere di Pino Corrias: Vita agra di un anarchico. Luciano
Bianciardi a Milano, Baldini & Castoldi, Milano 1993; con Massimo Gramellini
e Curzio Maltese, Colpo grosso, Baldini & Castoldi, Milano 1995; Ghiaccio
Blu, Baldini & Castoldi, Milano 1997.
Alexander Langer e' nato a Sterzing (Vipiteno, Bz) nel 1946, e si e' tolto
la vita nella campagna fiorentina nel 1995. Promotore di infinite iniziative
per la pace, la convivenza, i diritti, l'ambiente. Per una sommaria
descrizione della vita cosi' intensa e delle scelte cosi' generose di Langer
rimandiamo ad una sua presentazione autobiografica che e' stata pubblicata
col titolo Minima personalia sulla rivista "Belfagor" nel 1986 (poi ripresa
in La scelta della convivenza). Opere di Alexander Langer: Vie di pace.
Rapporto dall'Europa, Arcobaleno, Bolzano 1992; dopo la sua scomparsa sono
state pubblicate alcune belle raccolte di interventi: La scelta della
convivenza, Edizioni e/o, Roma 1995; Il viaggiatore leggero. Scritti
1961-1995, Sellerio, Palermo 1996; Scritti sul Sudtirolo, Alpha&Beta,
Bolzano 1996; Die Mehrheit der Minderheiten, Wagenbach, Berlin 1996; Piu'
lenti, piu' dolci, piu' profondi, suppl. a "Notizie Verdi", Roma 1998; The
Importance of Mediators, Bridge Builders, Wall Vaulters and Frontier
Crossers, Fondazione Alexander Langer Stiftung - Una Citta', Bolzano-Forli'
2005; Fare la pace. Scritti su "Azione nonviolenta" 1984-1995, Cierre -
Movimento Nonviolento, Verona, 2005; Lettere dall'Italia, Editoriale Diario,
Milano 2005. Opere su Alexander Langer: Roberto Dall'Olio, Entro il limite.
La resistenza mite di Alex Langer, La meridiana, Molfetta 2000; AA. VV., Una
vita piu' semplice. Biografia e parole di Alexander Langer, Terre di mezzo -
Altreconomia, Milano 2005. Si sta ancora procedendo alla raccolta di tutti
gli scritti e gli interventi (Langer non fu scrittore da tavolino, ma
generoso suscitatore di iniziative e quindi la grandissima parte dei suoi
interventi e' assai variamente dispersa). Si vedano comunque almeno i
fascicoli monografici di "Azione nonviolenta" di luglio-agosto 1996, e di
giugno 2005; l'opuscolo di presentazione de La Fondazione Alexander Langer -
Stiftung, suppl. a "Una citta'", Forli' (per richieste: tel. 054321422; fax
054330421, e-mail: unacitta at unacitta.it, sito: www.unacitta.it), ed il nuovo
fascicolo edito dalla Fondazione nel maggio 2000; una nuova edizione ancora
e' del 2004 (per richieste: tel. e fax 00390471977691, e-mail:
info at alexanderlanger.org, sito: www.alexanderlanger.org); la Casa per la
nonviolenza di Verona ha pubblicato un cd-rom su Alex Langer (per
informazioni: tel. 0458009803; fax 0458009212; e-mail:
azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org). Indirizzi utili:
Fondazione Alexander Langer Stiftung, via Portici 49 Lauben, 39100
Bolzano-Bozen, tel. e fax 00390471977691; e-mail: info at alexanderlanger.org,
sito: www.alexanderlanger.org]

Un giorno Alex Langer, l'uomo leggero che portava pesi sui ponti della vita,
che aveva molte patrie e nessuna patria, che era pacifista per vocazione,
pacifico per conversione, riflessivo per cultura, mite di carattere, gentile
e sbrigativo nei modi, fragile nelle emozioni, che parlava cinque lingue e
percio' si sentiva cinque vite, che aveva visto sanguinare il mondo e
respirare la foresta pluviale, che sognava grandi sogni e si svegliava con
l'incubo del lager di Omarska, decise di farsi la guerra.
Imbraccio' la sua storia, la sua intelligenza, i suoi amori, i suoi treni, i
suoi libri, la sua agenda, la sua stanchezza, e ne fece un nodo scorsoio.
Scrisse: "I pesi mi sono divenuti davvero insostenibili, non ce la faccio
piu'". Scrisse: "Non rimane da parte mia alcuna amarezza nei confronti di
coloro che hanno aggravato i miei problemi". Scrisse: "Cosi' me ne vado piu'
disperato che mai. Non siate tristi, continuate in cio' che era giusto". Poi
si tolse le scarpe e a piedi nudi si impicco' ai rami di un albicocco. Aveva
49 anni. Era il 3 luglio, anno 1995. Localita' Pian dei Giullari, Firenze.
Niente piu' del suicidio spiega una vita, anche se quasi mai una vita spiega
il suicidio.
*
Alex Langer e' stato il piu' impolitico tra i politici di professione. "Con
la vocazione alle strade aperte dei francescani camminatori", ha scritto il
suo amico Adriano Sofri. "La piu' piccola delle minoranze. E percio' solo",
ha detto un giorno il suo allievo Reinhold Messner, lo scalatore. "E che
almeno una volta all'anno - racconta lo scrittore Gianfranco Bettin - ti
diceva che basta, avrebbe abbandonato tutto, a cominciare dalla politica".
Langer aveva un aspetto buffo, occhiali tondi, sorriso sghembo, denti da
castoro, maglioni d'alta montagna, fisico secco. Ma aveva carattere di ferro
e resistenza leggendaria al lavoro, agli appuntamenti, a quel continuo
intreccio di relazioni che dai quattro punti cardinali del pianeta si
addensavano nella sua scrittura minuta e illeggibile.
Langer e' stato militante di Lotta Continua. Consigliere comunale e
regionale in Sud Tirolo. Leader dei Verdi. Due volte europarlamentare. Ha
imparato (dai tempi del suo primo gruppo a Bolzano, Die Bruke, Il Ponte) a
"passare le linee, attraversare le frontiere, saltare i muri". Ha conosciuto
(e svelato) l'inganno delle patrie esclusive. Ha rifiutato il censimento
etnico. Ha predicato la convivenza sia nel mondo verdeggiante (e bellissimo)
del Tirolo, che nel nero mattatoio jugoslavo.
Ha difeso l'identita' ladina, che abita un millimetro di carta geografica, e
quella del Tibet, assediato dalla immensa Cina. Si e' occupato della fame
del mondo, dei genocidi, dei modelli di sviluppo planetari, della
deforestazione, della temperatura degli oceani e dei regolamenti di
Strasburgo che imparava a memoria, per usarli o scardinarli.
Scriveva di corsa, sui treni, e per giornali microscopici (antologia
imperdibile, Il viaggiatore leggero, Sellerio, 1996), e firmava richieste di
intervento alla Nato e all'Unione europea, dopo le stragi croate, i massacri
di Bosnia.
Ha preso un milione di treni, un milione di appuntamenti, un milione di
indirizzi. Ha adottato profughi, finanziato movimenti, devoluto (con una
contabilita' minuziosa e pubblica) centinaia di milioni alla politica
ambientalista, ai pacifisti e agli interventi umanitari. E' stato (davvero)
un viaggiatore leggero (borsa piccola, suole di gomma, computer) e un
testimone pesante. E' stato in India, Messico, Amazzonia e nei Balcani. Ha
preso su di se' il peso del mondo e ha provato a suddividerlo in tanti
appuntamenti giornalieri. Prima di fronteggiare il vuoto.
*
Alexander Langer veniva da un mondo pieno e benestante. Nasce il 22 febbraio
1946, a Vipiteno (Sterzing), padre medico viennese, ebreo, non praticante,
madre farmacista. Famiglia laica, colta, progressista. Scrive: "E' sempre
complicato spiegare da dove vengo. Allora sei italiano o sei tedesco?
Nessuna delle bandiere che svettano davanti a ostelli o campeggi e' la mia.
Non ne sento la mancanza. In compenso, con il tedesco e l'italiano, riesco a
farmi capire dalla Danimarca alla Sicilia". I genitori lo iscrivono (con
scandalo di tutti) all'asilo italiano. Poi scuola tedesca, liceo francescano
a Bolzano, universita' a Firenze, laurea in giurisprudenza, poi Trento e
Bonn, per la seconda laurea, in sociologia.
In Alto Adige si batte contro le "gabbie etniche" che imprigionano anziche'
tutelare. Impara l'inglese, il francese, il ladino. Dice: "Parlare piu'
lingue e' una condizione pratica e metaforica che ti consente di essere qui
e altrove. Si e' tante volte uomini quante lingue si conoscono".
A Firenze incontra Valeria, la donna della sua vita. Conosce padre Ernesto
Balducci, Giorgio La Pira e don Milani che gia' insegna a Barbiana. Traduce
in tedesco la Lettera a una professoressa. Asseconda la sua formazione
cristiana ("sono un cattolico autodidatta") e il suo estremismo giovanile.
Si trasferisce a Roma, scrive sul quotidiano "Lotta Continua", insegna
lettere e filosofia in un liceo di periferia, che e' la sua camera di
compensazione, il suo confronto quotidiano con la vita vera. Viaggia. Scopre
Ivan Illich e Barry Commoner, chiavi dell'ambientalismo, la nonviolenza di
Aldo Capitini, gli squatter berlinesi. Ama i sandali e scrivere cartoline.
Due volte, sulla sua strada, incontra il suicidio. La prima a Brunico, anno
1978, funerale del suo amico Norbert C. Kaser, poeta che cantava la sua
terra ("figlia del tempo / madre dell'uva"), 31 anni, morto di alcol.
Scrive: "Il silenzio di quel funerale, la disperazione e l'impotenza di
tante persone che ai miei occhi rappresentavano il meglio di questa terra,
mi fanno impressione. Norbert e' morto di questa impotenza". La seconda a
Berlino, ottobre 1992, suicidio-omicidio di Petra Kelly, nume dei Grunen, e
Gert Bastian. Ne scrive, come in una premonizione, con infinita dolcezza:
"Forse e' troppo arduo essere dei portatori di speranza: troppe le attese
che ci si sente addosso, troppe le inadempienze e le delusioni che
inevitabilmente si accumulano, troppe le invidie e le gelosie di cui si
diventa oggetto, troppo grande il carico di amore per l'umanita' e di amori
umani che si intrecciano e non si risolvono, troppa la distanza tra cio' che
si proclama e cio' che si riesce a compiere".
*
Ma sono le morti collettive a fargli sentire la verita' del mondo. E' la
pancia della balena jugoslava a inghiottirlo e a trascinarlo giu'. "Giravamo
insieme lungo i confini della di Bosnia - racconta Granfranco Bettin -
sentendoci soffocati dall'impotenza. Con gli assedi di Sarajevo, di Vukovar,
di Srebrenica e i caschi blu immobili, l'Europa assente, il mondo altrove".
Poi la scoperta dei lager della pulizia etnica, delle fosse comuni. Alex che
rincorre il tempo, rincorre testimonianze e aiuti, non dorme, scrive,
telefona, manda appelli. Lui che sa piu' di tutti cosa significhi odio
etnico. Lui che piange per la strage di Tuzla, 25 maggio 1995, settantuno
ragazzi uccisi per strada. Lui pacifista e nonviolento che (con scandalo di
tutti) chiede "l'intervento internazionale armato", non piu' i caschi blu
"ostaggi dileggiati", ma soldati per "fermare l'aggressione", "proteggere le
vittime", "punire i colpevoli", impedire che "la conquista etnica con la
forza delle armi torni a essere legge in Europa".
Fatica, Langer, a scrivere quelle parole che significano evocare la forza,
incrinare l'etica. Cadere nella trappola del sangue che chiama sangue. Peso
(forse) insopportabile. Polemiche inaspettate da chi sente piu' vicino.
Accuse di tradimento persino dai compagni Verdi, dagli amici. Come se ci
fosse ancora qualcosa da dimostrare. Da dire e da disdire sulla propria
storia. Sulle parole di Selin Beslagic, sindaco di Tuzla, spedite al
Consiglio di Sicurezza Onu e a lui per leggerle a Strasburgo: "Se restate in
silenzio, se anche dopo questo non agite con la forza come unico mezzo
legale... allora senza dubbio alcuno voi eravate e restate dalla parte del
male, del buio e del fascismo".
Ha scritto Adriano Sofri: "Alexander deve aver sentito sempre piu' la
predicazione come un fardello non voluto e opprimente". E poi: "Che sia
caduto in un punto troppo arduo e' degno di pieta' e di rispetto".
Tanti anni prima, a Berlino, Langer aveva partecipato alla protesta dei
palloncini colorati. Volavano al di la' del Muro, ognuno recando un
"Trattato personale di pace" scritto su un biglietto, in prima persona: "Io
sottoscritto...". Ora quel trattato, tra se' e il mondo, aveva smesso di
funzionare. O era volato troppo in alto. Persino il ponte di Mostar era
caduto. Per questo Alex Langer, quell'ultimo giorno a Firenze, si era tolto
le scarpe.

5. MEMORIA. PIERGIORGIO BELLOCCHIO RICORDA SEBASTIANO TIMPANARO
[Dal sito www.unacitta.it riprendiamo il seguente breve ed intenso ricordo.
Piergiorgio Bellocchio (Parma 1931), intellettuale militante, saggista e
narratore, organizzatore culturale, acuto moralista, e' stato fondatore e
direttore dei "Quaderni piacentini", una delle riviste piu' vivaci e
influenti dell'esperienza della nuova sinistra in Italia.
Sebastiano Timpanaro, nato a Parma nel 1923, studioso di filologia classica,
della cultura dell'Ottocento, di questioni inerenti al materialismo e il
marxismo, ma anche alla linguistica ed alla psicoanalisi; uno dei piu' acuti
interpreti di Leopardi e dei piu' rigorosi intellettuali della sinistra
italiana; e' deceduto nel novembre 2000. Opere di Sebastiano Timpanaro:
segnaliamo almeno La filologia di Giacomo Leopardi, Le Monnier, Firenze
1955, poi Laterza, Roma-Bari 1978, 1997; La genesi del metodo del Lachmann,
Le Monnier, Firenze 1963, poi Liviana, Padova 1981; Classicismo e
illuminismo nell'Ottocento italiano, Nistri-Lischi, Pisa 1965, 1969, 1988;
Sul materialismo, Nistri-Lischi, Pisa 1970, 1975, poi Unicopli, Milano 1997;
Antileopardiani e neomoderati nella sinistra italiana, Ets, Pisa 1982; Il
lapsus freudiano, La Nuova Italia, Firenze 1974, poi Bollati Boringhieri,
Torino 2002; Aspetti e figure della cultura ottocentesca, Nistri-Lischi,
Pisa 1980; La "fobia romana" e altri scritti su Freud e Meringer, Ets, Pisa
1992; Nuovi studi sul nostro Ottocento, Nistri-Lischi, Pisa 1995; segnaliamo
anche particolarmente la sua traduzione di Cicerone, Della divinazione, e
quella di Holbach, Il buon senso, ambedue presso Garzanti, Milano
rispettivamente 1985 e 1988, con vasto ed eccellente suo apparato critico]

L'imbarazzo che uno come me prova a parlare di Sebastiano Timpanaro deriva
principalmente dall'ignoranza del suo lavoro filologico, che e' stata la sua
principale occupazione. Altri, per fortuna, l'hanno fatto, e in termini
altamente ammirativi, tutti sottolineando la sproporzione tra il valore
dell'opera e l'assenza di notorieta' fuori dell'ambito strettamente
disciplinare. Cio' era dovuto al carattere eccezionalmente schivo di
Sebastiano, alla sua ripugnanza per ogni forma di pubblicita' e mondanita'.
Un costume di modestia, riservatezza, discrezione che gia' l'aveva indotto a
rinunciare alla carriera universitaria e a qualunque incarico pubblico, e
che ha avuto degna conclusione con la sua morte pressoche' clandestina.
Ma i miei limiti di preparazione non m'impediscono di ricordare l'uomo e
l'amico. La sua intelligenza e passione intellettuale si esplicitavano
pienamente anche nei rapporti privati e nella partecipazione al dibattito
ideologico-politico. Mi resta pero' il rincrescimento di non poter dire
qualcosa sul rapporto tra la moralita' dell'uomo e quella dello studioso. Un
rapporto di reciprocita', per cui rigore scientifico e rigore etico fanno
tutt'uno: l'onesta' intellettuale applicata agli studi e' la stessa che vale
anche per le scelte politiche, fino ai rapporti interpersonali. E non solo:
anche l'oggetto degli studi diventa materia, sostanza di vita.
Dovendo prendere una decisione difficile, mi disse una volta, egli si
chiedeva che cosa al suo posto avrebbe fatto Leopardi. Leopardi era
diventato come un padre, un fratello maggiore, un amico morto da tempo col
quale s'e' instaurato un rapporto vitale, di colloquio costante, tale da
determinare anche la vita pratica. E' lo stesso concetto di Epicuro,
parafrasato da Renato Serra nella lettera a un amico: "Dobbiamo prediligere
una grande anima, e vivere e operare sempre come se quella ci guardasse" (a
parte l'"anima", termine quant'altri mai ostico a Sebastiano). Non avrebbe
potuto concepire un biografo di Francesco d'Assisi o un filosofo marxista
dediti, che so, allo spaccio di droga o all'usura. O meglio - dato che la
separazione tra professione, idee, e vita privata e' piuttosto diffusa, se
non quasi la regola - ne avrebbe tratto un giudizio senz'altro negativo sul
valore propriamente scientifico della loro opera.
Ci eravamo conosciuti attraverso i "Quaderni piacentini", che avevano acceso
in Sebastiano un'immediata simpatia, anzi un vero affetto, quasi come per
una persona amata di cui si seguono con trepidazione i passi, le scelte.
Deluso dalla sinistra istituzionale, sembrava aver affidato a questa rivista
le sue ultime speranze, se non d'una svolta, almeno di una dura resistenza
all'involuzione e al conformismo politico e culturale. Non usciva numero
della rivista - mi riferisco soprattutto al periodo tra '65 e '75,
all'incirca - cui non seguisse, nel giro di pochissimi giorni, una sua
lettera che rivelava la lettura di tutti gli articoli. Una lettura vorace e
attentissima, scrupolosa e appassionata.
Erano lunghe lettere, vivacissime, scritte di getto, senza quasi
cancellature, a cuore aperto, ma di acuminata intelligenza, dove nulla era
detto a caso, senza essere passato al vaglio della riflessione. Non
nascondeva i dissensi, che non erano pochi ne' leggeri. C'erano
collaboratori, anche tra i piu' stretti, che non lo convincevano, con altri
era in aperto contrasto. Talora il disaccordo dal merito si estendeva alla
forma. Detestava l'esibizionismo, la pomposita', ogni vano ornamento, le
civetterie stilistiche, per le quali aveva un orecchio infallibile,
ancorche' troppo severo. Il suo pensiero e la sua scrittura, senza bisogno
di imitare nessuno, erano quelli di un classico.
Scelte e giudizi erano sempre netti, inequivocabili, diffidava delle
posizioni ambigue o troppo conciliatorie. Ateo convinto, poteva far suoi i
precetti evangelici "Nessuno puo' servire due padroni" e "Sia il vostro
parlare: si', si'; no, no". Forse anche per questo apprezzava la rubrica "Da
leggere e da non leggere": non tanto per i giudizi specifici (molti dei
libri considerati esulavano dalle sue letture), ma per lo spirito e le
intenzioni da cui era nata (e che, secondo me, non aveva saputo seguire con
sufficiente coerenza e efficacia, tanto che fu soppressa). Se spesso poteva
risultare eccessivo nei "plausi" come nelle "botte", cio' non derivava da
presunzione o capriccio, meno che mai da secondi fini. Non impediva ai
sentimenti e anche agli umori di dar sangue e colore alle sue convinzioni.
Per questo non era mai ingiusto. La sua fondamentale sincerita', lealta' e
assenza di vanita' lo portavano senza sforzo a correggere un'impressione
affrettata, un giudizio non sufficientemente motivato.
Chi non lo abbia conosciuto, potrebbe essere indotto da queste note a
figurarsi un Timpanaro energico, robusto, pieno di vita. Il paradosso e' che
l'energia intellettuale, il fervore morale e i forti umori convivevano con
un corpo e un sistema nervoso estremamente fragili. Non era facile
frequentarlo, e talvolta per ottenere un incontro si doveva forzare una
serie di obiezioni e impedimenti da lui messi avanti, che riguardavano le
sue pessime condizioni fisiche e lo stato deplorevole dei suoi nervi.
Guadagnato di prepotenza l'accesso, succedeva poi che questo "rottame"
impresentabile, questa "macchina scassata" (come si autodefiniva) si
mettesse a funzionare a pieno regime e per due o tre ore filate non
smettesse di parlare, con intelligenza e vivacita' prodigiose, lasciando gli
interlocutori incantati, travolti, incapaci (impediti) quasi di emettere
verbo.
Ma non si trattava di un malato immaginario. La malattia e l'infelicita'
l'avevano accompagnato per tutta la vita (non era un caso la sua
predilezione per Leopardi). Cio' che, di regola, ingenera un forte egoismo,
chiusura e sordita' verso gli altri. Al contrario, l'esperienza della
sofferenza aveva sviluppato in Sebastiano una sensibilita' acutissima, una
generosa capacita' di attenzione e compassione. Le tragedie collettive e
individuali lo ferivano e turbavano profondamente, e ricordo bene la sua
apprensione, la sollecitudine affettuosa, la concreta fraterna solidarieta'
in tanti casi di amici e compagni colpiti dalla sventura. In questo, assai
piu' "leopardiano" di Leopardi.

6. PROFILI. UNA NOTIZIA BIOBIBLIOGRAFICA SU SEBASTIANO TIMPANARO
[Dal sito www.unacitta.it riprendiamo anche questa breve ma nitida scheda
biobibliografica su Sebastiano Tuimpanaro]

Sebastiano Timpanaro (Parma, 5 settembre 1923 - Firenze, 26 novembre 2000).
Allievo di Giorgio Pasquali, studio' filologia classica all'Universita' di
Firenze, dove si laureo' nel 1945 con Nicola Terzaghi, discutendo una tesi
in letteratura latina, Per una nuova edizione critica di Ennio, poi
pubblicata in forma riveduta e accresciuta ("Studi italiani di filologia
classica", 1945-'48). Oltre che di Pasquali e Terzaghi, si riconosceva
discepolo anche di Giuseppe De Robertis, Giacomo Devoto e Luigi Foscolo
Benedetto.
Dal 1945 al 1960 insegno' materie letterarie in varie scuole secondarie
della provincia di Pisa: quest'esperienza fu da lui sempre considerata
altamente formativa sia dal punto di vista culturale sia da quello umano.
Dal 1960 al 1983 lavoro' nella redazione della casa editrice La Nuova Italia
di Firenze.
Si occupo' di critica testuale e di lessicografia latina, con particolare
riferimento ai poeti latini arcaici e ai commentatori antichi di Virgilio.
Una scelta dei saggi piu' significativi e' raccolta nei volumi Contributi di
filologia e di storia della lingua latina (Ateneo e Bizzarri, Roma 1978),
Per la storia della filologia virgiliana antica (Salerno editore, Roma 1986)
e Nuovi contributi di filologia e storia della lingua latina (Patron,
Bologna 1994). Oltre a moltissimi saggi e interventi sulle riviste
specializzate, pubblico' un'edizione del De divinatione di Cicerone
(Garzanti, Milano 1988) da lui definita "divulgativa", che si segnala per
un'ampia e rilevantissima introduzione di taglio filosofico. Nonostante la
loro destinazione scolastica, vanno segnalati anche il limpido manualetto
Nozioni elementari di prosodia e di metrica latina per la scuola media
(D'Anna, Messina-Firenze 1953) e un corso di latino per il biennio delle
medie superiori scritto in collaborazione con A. Pasini, De lingua latina
(Liviana, Padova 1990). Nel saggio Il lapsus freudiano: psicoanalisi e
critica testuale (La Nuova Italia, Firenze 1974), usando gli strumenti e il
metodo della critica testuale, discusse la validita' dell'interpretazione
freudiana dei lapsus. Di Freud torno' a occuparsi nel volume La "fobia
romana" e altri scritti su Freud e Meringer (Ets, Pisa 1992).
Un altro campo dei suoi studi fu la storia della filologia classica. Dopo La
filologia di Giacomo Leopardi (Le Monnier, Firenze 1955; nuova ed. riveduta,
Laterza, Roma-Bari 1977) pubblico' La genesi del metodo del Lachmann (Le
Monnier, Firenze 1963; nuova ed. riveduta, Liviana, Padova 1981). In
collaborazione con Giuseppe Pacella curo' un'edizione degli Scritti
filologici di Leopardi (Le Monnier, Firenze 1969).
Dalla meta' degli anni '50 rivolse il suo interesse anche alla storia della
cultura ottocentesca. In Classicismo e Illuminismo nell'Ottocento italiano
(Nistri-Lischi, Pisa 1965; nuova ed. accresciuta, ivi 1969) raccolse saggi
sulla figura intellettuale di Pietro Giordani, sul pensiero di Leopardi,
sulle teorie etnografiche e linguistiche di Carlo Cattaneo, sulla posizione
antimanzoniana di Graziadio Isaia Ascoli riguardo alla questione della
lingua. Riprese e amplio' questi temi in Aspetti e figure della cultura
ottocentesca (Nistri-Lischi, Pisa 1980) e in Nuovi studi sul nostro
Ottocento (ivi 1995). Nel libro Il socialismo di Edmondo De Amicis. Lettura
del "Primo maggio" (Bertani, Verona 1983) esamino', rivalutandole, le idee
politiche e sociali di De Amicis. Si occupo' inoltre di storia della
linguistica ottocentesca. Per "I grandi libri Garzanti" tradusse La fortuna
dei Rougon (Milano 1992) e La conquista di Plassans (ivi 1993) di Emile
Zola.
Militante di base prima del Psi e poi del Psiup, partecipo' al dibattito
ideologico e politico nella cultura marxista italiana con saggi e articoli
apparsi su "Quaderni piacentini" e altre riviste della nuova sinistra: tra
essi spiccano quelli raccolti in Sul materialismo (Nistri-Lischi, Pisa 1970;
nuova ed. accresciuta, ivi 1975; Terza edizione riveduta e ampliata, con
un'introduzione dal titolo Venti anni dopo, Unicopli, Milano 1997) e in
Antileopardiani e neomoderati nella sinistra italiana (Ets, Pisa 1982;
ristampa corretta, ivi 1985). Va infine ricordata la sua edizione
(traduzione, introduzione, note, bibliografia) di un classico del
materialismo settecentesco: Paul Thiry d'Holbach, Il buon senso (Garzanti,
Milano 1985).
Fu socio corrispondente della British Academy e dell'Accademia dei Lincei,
socio effettivo dell'Accademia dell'Arcadia e dell'Accademia fiorentina "La
Colombaria".

7. RILETTURE. ANNA KULISCIOFF: IMMAGINI SCRITTI TESTIMONIANZE
Anna Kuliscioff, Immagini scritti testimonianze, Feltrinelli, Milano 1978,
pp. 200. A cura di Franco Damiani e Fabio Rodriguez, con una prefazione di
Franca Pieroni Bortolotti, una utile raccolta di materiali scritti e
iconografici di e su Anna Kuliscioff.

8. RILETTURE. AA. VV.: ROSA LUXEMBURG, UNA VITA PER IL SOCIALISMO
AA. VV., Rosa Luxemburg, una vita per il socialismo, Feltrinelli, Milano
1973, 1977, pp. 168. Con una introduzione di Lelio Basso, un'approfondita
cronologia e una bibliografia orientativa di e su Rosa Luxemburg, con un
apparato iconografico di 173 illustrazioni.

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 995 del 18 luglio 2005

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