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La nonviolenza e' in cammino. 995
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 995
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 18 Jul 2005 00:25:32 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 995 del 18 luglio 2005 Sommario di questo numero: 1. Johan Galtung: Il boicottaggio economico come azione nonviolenta 2. A Roma una campagna per il diritto di voto attivo e passivo dei cittadini immigrati alle elezioni comunali 3. Franca Ongaro Basaglia: Il sonno del re 4. Pino Corrias: Alexander Langer, l'uomo sui ponti 5. Piergiorgio Bellocchio ricorda Sebastiano Timpanaro 6. Una notizia biobibliografica su Sebastiano Timpanaro 7. Riletture: Anna Kuliscioff, Immagini scritti testimonianze 8. Riletture: AA. VV., Rosa Luxemburg, una vita per il socialismo 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento 10. Per saperne di piu' 1. PROPOSTE. JOHAN GALTUNG: IL BOICOTTAGGIO ECONOMICO COME AZIONE NONVIOLENTA [Ringraziamo Renato Solmi (per contatti: rsolmi at tin.it) per averci messo a dsposizione nella sua traduzione questo intervento di Johan Galtung apparso in inglese nel sito della rete "Transcend" (www.transcend.org) da lui diretta, e in quello della "Transnational Foundation for Peace and Future Research" (in sigla: Tff; sito: www.transnational.org) diretta da Jan Oberg. Questa traduzione Renato Solmi, il cui rigore morale e intellettuale e' pressoche' leggendario, accompagna con la seguente Avvertenza: "La traduzione di questo testo, apparsa sulla rete 'Transcend' alla fine di giugno, e' stata curata da Renato Solmi. Qua e la' il testo originale e' stato leggermente ampliato per renderlo piu' facilmente comprensibile al lettore italiano (senza che, peraltro, queste 'esplicitazioni' del traduttore possano dare luogo a nessun equivoco). Poche note sono state aggiunte in calce a titolo di giustificazione e anche di incertezza circa la proprieta' dell'interpretazione. Ci sembra che, peraltro, la discussione di questa proposta, che si aggiunge a quella formulata da Jan Oberg alla fine dell'anno scorso, sia piu' che mai attuale ed urgente". Renato Solmi e' stato tra i pilastri della casa editrice Einaudi, ha introdotto in Italia opere fondamentali della scuola di Francoforte e del pensiero critico contemporaneo, e' uno dei maestri autentici e profondi di generazioni di persone impegnate per la democrazia e la dignita' umana, che attraverso i suoi scritti e le sue traduzioni hanno costruito tanta parte della propria strumentazione intellettuale. Johan Galtung, nato in Norvegia nel 1930, fondatore e primo direttore dell'Istituto di ricerca per la pace di Oslo, docente, consulente dell'Onu, e' a livello mondiale il piu' noto studioso di peace research e una delle piu' autorevoli figure della nonviolenza. Una bibliografia completa degli scritti di Galtung e' nel sito della rete "Transcend", il network per la pace da lui diretto, cui rinviamo: www.transcend.org Jan Oberg (per contatti: oberg at transnational.org), danese, nato nel 1951, illustre cattedratico universitario, e' uno dei piu' importanti peace-researcher a livello internazionale e una figura di riflerimento della nonviolenza in cammino. Tra le sue molte opere: Myth About Our Security, To Develop Security and Secure Development, Winning Peace, e il recente Predictable Fiasco. The Conflict with Iraq and Denmark as an Occupying Power] Si parla molto di boicottare i prodotti Usa in tutto il mondo, e, specialmente in Germania e in Francia, si ha l'impressione che la gente sia molto meno incline ad acquistare prodotti Usa dopo l'invasione illegale dell'Iraq. Puo' essere interessante osservare che non si parla di boicottare prodotti inglesi o britannici, ma se ne parla invece spesso a proposito di Israele. Lo sfondo a cui si puo' fare riferimento e' costituito dall'azione coronata da successo contro il regime di apartheid nella Repubblica sudafricana, contro la Shell tedesca nel Mare del Nord, e contro gli esperimenti nucleari francesi in Polinesia; tutti episodi che hanno fatto parte dello scenario politico degli anni Novanta. C'e' tutto lo spazio che si vuole per una reviviscenza di queste iniziative. Ci sono molte dimensioni e fattori di cui bisogna tener conto; ne daro' qui qualche esempio. Un boicottaggio completo dovrebbe coprire tutti i beni di consumo di produzione Usa, dai film al complesso Coca Cola - Mc Donald all'automobile e ai combustibili; i beni capitali di ogni genere, e in particolare gli strumenti e le attrezzature militari, i beni finanziari come i dollari, usando l'euro, lo yen ecc. per indicare i prezzi, per i contratti, per il turismo, evitando anche di servirsi delle societa' di carte di credito americane, e sbarazzandosi delle obbligazioni e delle azioni Usa, chiedendo che i governi non le acquistino e che le imprese si dissocino dalle ditte Usa, a cominciare dalle societa' piu' reprensibili da questo punto di vista. Un boicottaggio parziale dovrebbe concentrarsi su qualunque assortimento o sottogruppo delle voci sopra indicate (1). Il boicottaggio dovrebbe prendere di mira tutte le societa' statunitensi nell'ambito di tutti o di alcuni settori, o un sottogruppo, presumibilmente il peggiore. La lista dovrebbe essere pubblicata e le condizioni per essere esclusi dalla lista dovrebbero essere chiaramente enunciate e notificate. Il "boycott" potrebbe essere o non essere accompagnato da un girlcott (gioco di parole intraducibile in italiano, ma facilmente comprensibile a tutti i lettori, n.d.t.), e cioe' da un acquisto selettivo dei prodotti di societa' statunitensi che esibiscono un "record" positivo sulla base dei criteri usati (come, ad esempio, l'assenza di contratti con le istituzioni militari), o anche solo meno negativo delle altre. Il "girlcott" (e cioe' l'acquisto preferenziale) di prodotti di societa' che abbiano la loro sede principale in altri paesi potrebbe anche corrispondere allo scopo; anche se, probabilmente, la domanda in questione non avrebbe un carattere altrettanto imperativo. * Lo scopo del boicottaggio potrebbe essere quello di colpire l'impero statunitense in quanto tale, nei suoi ammazzamenti coordinati in tutto il mondo; con la sua creazione di squilibri immani fra la miseria di grandi masse e la ricchezza oscena di altri; con la manipolazione politica e il ricatto militare in luogo di una partecipazione paritetica alla politica internazionale, e con la pretesa di "essere i soli a conoscere le risposte" invece del dialogo con le altre nazioni. O lo scopo potrebbe essere piu' limitato, come quello rappresentato dal ritiro delle truppe americane dall'Iraq. Nell'un caso come nell'altro le condizioni per la cancellazione del boicottaggio dovrebbero essere chiaramente enunciate. Il meccanismo che potrebbe tradurre il boicottaggio in un mutamento di politica (da parte del governo americano) sarebbe il dilemma in cui verrebbero a trovarsi i "decision-makers" delle grandi societa' (come i membri dei consigli di amministrazione o i dirigenti operativi) fra la loro lealta' al geofascismo di Washington e i profitti delle loro societa', che potrebbero ridursi rapidamente nelle condizioni determinate dal boicottaggio. Il profitto medio di una "corporation" americana si aggira intorno al 6%, cio' che significa che anche una partecipazione relativamente modesta potrebbe avere un impatto molto sensibile. Anche un declino del 3% delle vendite di ogni singola impresa farebbe, con ogni probabilita', entrare in azione questo dilemma; per cui si puo' concludere che un boicottaggio economico di questo genere e' fattibile, e perfino, oserei dire, relativamente facile da organizzare. E chiunque vi puo' partecipare. Oltre a questo effetto squisitamente economico bisogna tener conto di un altro e forse aneora piu' importante meccanismo. Non il declino nelle vendite delle singole imprese, o anche nei grandi indicatori macroeconomici; ma il boicottaggio come espressione di un sentimento morale, il cui messaggio e' questo: "Sei sulla strada sbagliata, amico mio, e noi non ti daremo piu' il sostegno morale che sarebbe implicito nell'acquisto dei tuoi beni o dei tuoi servizi. Quando ti incamminerai su una strada migliore, tutto questo cambiera' come per incanto. Mettiamoci a sedere intorno a un tavolo e cominciamo a discutere". In altre parole, il potere risiede dalla parte dei consumatori. I fattori di produzione sono tutti nelle mani di quelli che possiedono il capitale; che si tratti delle risorse naturali, del lavoro umano, del capitale stesso, della tecnologia o delle capacita' di gestione. Tutti questi fattori scorrono, affluiscono e si ritirano, secondo le leggi della domanda e dell'offerta. Anche la manodopera ha scarse possibilita' di scelta, dal momento che la tecnologia puo' essere adoperata come un sostituto. Ma non c'e' sostituto possibile per gli acquirenti dotati di volonta' propria. * Sapendo benissimo tutto questo, va da se' che il sistema americano procedera' a difendersi, e le contromisure piu' probabili contro un eventuale boicottaggio includono: - le pressioni sui governi di altri paesi perche' mettano fuori legge il boicottaggio; una misura molto problematica perche' la liberta' di mercato e' una componente essenziale dell'ideologia neoliberale; - che le societa' danneggiate chiedano un compenso a Washington; misura altrettanto problematica dati i deficit gia' presenti nell'economia Usa e nel bilancio federale; - ridurre le spese licenziando un maggior numero di operai; misura, a sua volta, problematica perche' a questa opzione si e' gia' fatto ricorso per accrescere i profitti e le proteste collettive determinate da questo fattore si stanno estendendo fin d'ora molto rapidamente; - il boicottaggio statunitense dei prodotti di paesi che partecipano al boicottaggio; misura anch'essa problematica data la dipendenza dei consumatori Usa da prodotti stranieri (come per esempio quelli cinesi) e che potrebbe avere l'effetto di stimolare gli acquisti dei prodotti dei paesi boicottati dagli Usa (2). Cio' che e' chiaro, tuttavia, e' che i governi non possono, dato il potere militare schiacciante degli Stati Uniti, fare uso dell'arma economica che potrebbe essere a loro disposizione, e cioe' di sanzioni di carattere economico. Essi potrebbero essere bombardati, e i loro indirizzi sono relativamente chiari, in contrasto con la dispersione dei "clienti" che passano da stazioni di benzina americane o britanniche a quelle di altri paesi. * Il boicottaggio economico ha svolto un ruolo importantissimo nella strategia di lotta contro l'impero britannico promossa e attuata da Gandhi; e qualsiasi forma di boicottaggio dovrebbe ispirarsi ai principi della nonviolenza gandhiana. Lo scopo che ci si propone e' quello di ridurre e di eliminare la presa militare, economica, politica e culturale soffocante che gli Stati Uniti esercitano sul mondo, e non certo quello di uccidere bambini americani nell'atto di colpire l'economia americana. Un programma di aiuti di emergenza per tutti quelli che soffrono negli Stati Uniti per le conseguenze del boicottaggio dovrebbe essere preso in considerazione dai suoi organizzatori. Il bersaglio di questa azione e' l'Impero americano, e non gia' la Repubblica americana. Un altro scopo fondamentale e' quello di sviluppare le nostre proprie capacita' economiche e di non sottometterci alla "logica del mercato", che e', per sua natura, cosi' cieca nei confronti di effetti collaterali importanti come le iniziative di carattere locale, le reti di comunicazione e le culture locali, gli effetti esercitati sull'ambiente, ecc. Per questa ragione e' importante tenere aperti i canali di comunicazione e di dialogo, a condizione, naturalmente, che quei canali siano usati bene (e non per scopi allotri). Le visite negli Stati Uniti dovrebbero essere incoraggiate, come pure i pubblici incontri, allo scopo di far conoscere (ai nostri interlocutori) le ferite che l'impero americano infligge al resto del mondo e di mostrare come gli Stati Uniti stessi sarebbero i primi a beneficiare della sua caduta (3). * Note del traduttore 1. Non mi e' del tutto chiaro il senso del termine "subset" (combinazione, assortimento, sottogruppo?). Non credo che si tratti di una specificazione ulteriore di una di quelle categorie generali, che rischierebbe di togliere al boicottaggio gran parte della sua efficacia, ma piuttosto di una varieta' di prodotti o di servizi appartenenti a piu' d'una di esse. 2. Beninteso: da parte di altri paesi (partecipanti, a loro volta, al boicottaggio, o, quanto meno, simpatizzanti con esso; ma le due cose non dovrebbero coincidere in una "guerra" di questo genere, che dovrebbe svolgersi, almeno da parte nostra, all'insegna dei principi della nonviolenza?). 3. La divergenza apparente fra la proposta di Jan Oberg (nell'articolo "Altri quattro anni di governo Bush", apparso anche su questo foglio nel n. 789), secondo la quale il boicottaggio avrebbe dovuto dar luogo anche ad un'interruzione dei viaggi e delle visite negli Stati Uniti, e questo punto dell'argomentazione di Galtung, potrebbe trovare la sua soluzione nel senso che i viaggi e le visite di esponenti del movimento di protesta e di contestazione della politica del governo di quel paese dovrebbero essere finalizzati esclusivamente al conseguimento degli scopi che ci inducono a ricorrere all'azione di boicottaggio (che non e', evidentemente, fine a se stessa, e che dovrebbe cessare a condizioni ben determinate, come Galtung e Oberg hanno messo bene in luce nei loro scritti). 2. INIZIATIVE. A ROMA UNA CAMPAGNA PER IL DIRITTO DI VOTO ATTIVO E PASSIVO DEI CITTADINI IMMIGRATI ALLE ELEZIONI COMUNALI [Dalla mailing list attac_roma at yahoogroups.com riprendiamo il seguente comunicato] E' iniziata a Roma una campagna cittadina per l'introduzione del diritto di voto per i cittadini stranieri alle elezioni comunali e municipali. L'iniziativa e' promossa da un largo gruppo di organizzazioni di migranti e antirazziste. "Le politiche sull'immigrazione debbano essere indirizzate all'inserimento sociale degli immigrati e tendere alla piu' ampia partecipazione democratica di tutte le persone che fanno parte della comunita' cittadina - hanno spiegato i promotori dell'iniziativa- indipendentemente dalla loro provenienza. Occorre mutare il segno delle politiche migratorie e sull'immigrazione... privilegiando i diritti delle persone". I promotori hanno evidenziato che la campagna cittadina ha come obiettivo finale l'approvazione di una legge nazionale che, attraverso la ratifica del capitolo C della Convenzione di Strasburgo, introduca l'elettorato attivo e passivo alle elezioni comunali e municipali in tutto il territorio italiano. La consapevolezza della difficolta' di arrivare in tempi brevi all'approvazione di una legge nazionale, ha spinto le associazioni romane a promuovere dal basso una campagna che solleciti il comune di Roma ad affiancare altri comuni (Ancona, Genova, Brescia, Venezia) e a schierarsi in modo deciso con chi vuole la garanzia piena dei diritti di cittadinanza per tutte le donne e gli uomini che risiedono in un determinato territorio. Questi i punti qualificanti delle due delibere di iniziativa popolare: - l'introduzione del diritto di elettorato attivo e passivo per il Consiglio Comunale per i cittadini stranieri non comunitari che abbiano compiuto il diciottesimo anno di eta' residenti nel territorio comunale; - la predisposizione di una apposita lista elettorale di elettori stranieri, elaborata sulla base dei dati rilevati dai servizi anagrafici, per rendere effettivo tale diritto, costituita e aggiornata d'ufficio; - la richiesta al Sindaco e al Consiglio Comunale di proporre una modifica dello Statuto Comunale al fine di ampliare l'elettorato attivo e passivo ai cittadini stranieri non comunitari e apolidi residenti nel Comune di Roma secondo i principi sopra elencati; - la richiesta al Consiglio Comunale di Roma di un impegno a sollecitare il Governo e il Parlamento ad approvare una legge nazionale per la garanzia del diritto di voto attivo e passivo ai cittadini stranieri non comunitari in tutto il territorio nazionale. A partire dalla prossima settimana verra' avviata la raccolta di firme nelle principali feste cittadine e presso le organizzazioni promotrici. Il comitato promotore invita tutte e tutti a partecipare alla prossima riunione che si terra' martedi' 19 luglio alle ore 19 presso la sede di Senzaconfine. * Per informazioni e adesioni: votoimmigratiroma at yahoo.it 3. MAESTRE. FRANCA ONGARO BASAGLIA: IL SONNO DEL RE ÌDalla Nota introduttiva di Franca Ongaro Basaglia, in Franco Basaglia, L'utopia della realta', Einaudi, Torino 2005, p. LIII. Franca Ongaro Basaglia, intellettuale italiana di straordinario impegno civile, pensatrice di profondita', finezza e acutezza straordinarie, insieme al marito Franco Basaglia e' stata tra i protagonisti del movimento di psichiatria democratica; e' deceduta nel gennaio 2005. Tra i suoi libri segnaliamo particolarmente: Salute/malattia, Einaudi, Torino 1982; Manicomio perché?, Emme Edizioni, Milano 1982; Una voce: riflessioni sulla donna, Il Saggiatore, Milano 1982; in collaborazione con Franco Basaglia ha scritto La maggioranza deviante, Crimini di pace, Morire di classe, tutti presso Einaudi; ha collaborato anche a L'istituzione negata, Che cos'e' la psichiatria, e a molti altri volumi collettivi. Ha curato l'edizione degli Scritti di Franco Basaglia. Su Franca Ongaro Basaglia riproponiamo anche la seguente scheda biobibliografica estratta dal quotidiano "Il manifesto" e gia' riprodotta nel n. 812 de "La nonviolenza e' in cammino": "Dalle avventure per i bambini alla rivoluzione nelle istituzioni. I suoi primi lavori Franca Ongaro li aveva dedicati ai bambini: Le avventure di Ulisse illustrate da Hugo Pratt, e una riduzione del romanzo Piccole donne di Louise May Alcott uscirono sul "Corriere dei Piccoli" tra il '59 e il '63. In quegli stessi anni i suoi interessi si indirizzarono verso il lavoro nell'ospedale psichiatrico di Gorizia, con il gruppo che si stava raccogliendo attorno a suo marito Franco Basaglia, con il quale - nella seconda meta' degli anni '60 - scrisse diversi saggi cui contribuirono altri componenti del gruppo goriziano. Due suoi testi - "Commento a Ervin Goffman, La carriera morale del malato di mente" e "Rovesciamento istituzionale e finalita' comune" - fanno parte dei primi libri che documentano e analizzano il lavoro di apertura dell'ospedale psichiatrico di Gorizia, Che cos'e' la psichiatria (1967) e L'istituzione negata (1968). E' sua la prima traduzione italiana dei testi di Erving Goffman Asylums e Il comportamento in pubblico, pubblicati da Einaudi rispettivamente nel 1969 e nel 1971. Introdusse anche il lavoro di Gregorio Bermann La salute mentale in Cina (1972). Dagli anni `70 Franca Ongaro fu coautrice di gran parte dei principali testi di Franco Basaglia, da Morire di classe (1969) a La maggioranza deviante (1971), Crimini di pace (1975), fino al saggio "Condotte perturbate. Le funzioni delle relazioni sociali", commissionato da Jean Piaget per la Encyclopedie de la Pleiade e uscito nel 1987. Nel 1981 e `82 curo' per Einaudi la pubblicazione dei due volumi degli Scritti di Franco Basaglia. Franca Ongaro e' stata anche autrice di volumi e saggi di carattere filosofico e sociologico sulla medicina moderna e le istituzioni sanitarie, sulla bioetica, sulla condizione della donna, sulle pratiche di trasformazione delle istituzioni totali. Tra i suoi testi principali, i volumi Salute/malattia. Le parole della medicina (Einaudi, 1979), raccolta dei lemmi di sociologia della medicina scritti per la Enciclopedia Einaudi; Una voce. Riflessioni sulla donna (Il Saggiatore, 1982) che include la voce Donna della Enciclopedia Einaudi; Manicomio perche'? Emme Edizioni 1982; Vita e carriera di Mario Tommasini burocrate scomodo, Editori Riuniti, 1987. Tra i saggi, Eutanasia, in Le nuove frontiere del diritto, "Democrazia e Diritto", n. 4-5, Roma 1988; Epidemiologia dell'istituzione psichiatria. Sul pensiero di Giulio Maccacaro (Medicina Democratica, 1997); Eutanasia. Liberta' di scelta e limiti del consenso in R. Dameno e M. Verga (a cura di), Finzioni e utopie. Diritto e diritti nella societa' contemporanea, (Guerrini, 2001). Dall'84 al '91 e' stata, per due legislature, senatrice della sinistra indipendente. Nel luglio 2000 ha ricevuto il premio Ives Pelicier della International Academy of Law and Mental Health, e nell'aprile 2001 l'universita' di Sassari le ha conferito la laurea honoris causa in scienze politiche". Franco Basaglia, nato a Venezia nel 1924 e deceduto nel 1980, e' la figura di maggiore spicco della psichiatria italiana contemporanea; ha promosso la restituzione di diritti e il riconoscimento di dignita' umana ai sofferenti psichiatrici precedentemente condannati alla segregazione e a trattamenti disumani e disumanizzanti; e' stata una delle piu' grandi figure della teoria e della pratica della solidarieta' e della liberazione nel XX secolo. Opere di Franco Basaglia: vi e' una pregevole edizione in due volumi degli Scritti, Einaudi, Torino 1981-82. Tra i principali volumi da lui curati (e scritti spesso in collaborazione con la moglie Franca Ongaro Basaglia, e con altri collaboratori) sono fondamentali Che cos'e' la psichiatria, L'istituzione negata (sull'esperienza di Gorizia), Morire di classe, Crimini di pace, La maggioranza deviante, tutti editi da Einaudi; insieme a Paolo Tranchina ha curato Autobiografia di un movimento, editori vari, Firenze 1979 (sull'esperienza del movimento di psichiatria democratica); una raccolta di sue Conferenze brasiliane e' stata pubblicata dal Centro di documentazione di Pistoia nel 1984, una nuova edizione ampliata e' stata edita da Raffaello Cortina Editore, Milano 2000; una recente raccolta di scritti e' L'utopia della realta'., Einaudi, Torino 2005. Opere su Franco Basaglia: assai utile il volume di Mario Colucci, Pierangelo Di Vittorio, Franco Basaglia, Bruno Mondadori, Milano 2001, con ampia bibliografia; cfr; anche Nico Pitrelli, L'uomo che restitui' la parola ai matti, Editori Riuniti, Roma 2004. Un fascicolo monografico a lui dedicato e' Franco Basaglia: una teoria e una pratica per la trasformazione, "Sapere" n. 851 dell'ottobre-dicembre 1982. Si veda inoltre la collana dei "Fogli di informazione" editi dal Centro di documentazione di Pistoia. A Basaglia si ispira tutta la psichiatria democratica italiana e riferimenti a lui sono praticamente in tutte le opere che trattano delle vicende e della riflessione della psichiatria italiana contemporanea] Nelle discussioni fra noi quotidiane sul senso del suo lavoro nel manicomio, sulla scienza, sulla politica, un giorno Franco se ne usci' con una frase: il re dorme se anche la guardia dorme. Ricordo che non mi fu immediatamente chiaro il significato di quello che allora mi sembro' soltanto uno dei suoi paradossi provocatori. Solo a distanza (non si torno' piu' sull'argomento) mi resi conto che in realta' in quel paradosso vi era il centro profondo del discorso sul cambio di logica del potere, perche' si trattava di un rovesciamento che prefigurava la qualita' diversa di un esistente possibile. Il re puo' dormire se tutto e' tranquillo, cioe' se il suo regnare produce o garantisce una comunita' non fondata sulla sopraffazione dell'uno sull'altro ma sul legame che unisce chi lotta per una finalita' comune. Il che significa che per primo il re deve cambiare la natura del suo regnare, pena il fatto di continuare a dormire solo grazie alla guardia che veglia, o di non poter dormire mai. Il cambiamento incomincia dunque dal re, in se stesso, nelle sue funzioni e nel rapporto con chi non sara' piu' suo suddito ma compagno nella lotta per un rovesciamento vero della logica stessa del vivere sociale. 4. MEMORIA. PINO CORRIAS: ALEXANDER LANGER, L'UOMO SUI PONTI [Dal sito www.alexanderlanger.org riprendiamo questo articolo di Pino Corrias apparso, col titolo "Alexander Langer, un uomo in guerra con se stesso", sul quotidiano "La Repubblica" il 28 agosto 2004. Pino Corrias, nato a Savona, vive tra Milano e Roma; giornalista e scrittore, per molti anni inviato speciale, autore e dirigente televisivo, ha pubblicato inchieste, saggi e racconti, e' autore di inchieste televisive, ha sceneggiato per la tv le serie "Ultimo" e "Distretto di polizia". Tra le opere di Pino Corrias: Vita agra di un anarchico. Luciano Bianciardi a Milano, Baldini & Castoldi, Milano 1993; con Massimo Gramellini e Curzio Maltese, Colpo grosso, Baldini & Castoldi, Milano 1995; Ghiaccio Blu, Baldini & Castoldi, Milano 1997. Alexander Langer e' nato a Sterzing (Vipiteno, Bz) nel 1946, e si e' tolto la vita nella campagna fiorentina nel 1995. Promotore di infinite iniziative per la pace, la convivenza, i diritti, l'ambiente. Per una sommaria descrizione della vita cosi' intensa e delle scelte cosi' generose di Langer rimandiamo ad una sua presentazione autobiografica che e' stata pubblicata col titolo Minima personalia sulla rivista "Belfagor" nel 1986 (poi ripresa in La scelta della convivenza). Opere di Alexander Langer: Vie di pace. Rapporto dall'Europa, Arcobaleno, Bolzano 1992; dopo la sua scomparsa sono state pubblicate alcune belle raccolte di interventi: La scelta della convivenza, Edizioni e/o, Roma 1995; Il viaggiatore leggero. Scritti 1961-1995, Sellerio, Palermo 1996; Scritti sul Sudtirolo, Alpha&Beta, Bolzano 1996; Die Mehrheit der Minderheiten, Wagenbach, Berlin 1996; Piu' lenti, piu' dolci, piu' profondi, suppl. a "Notizie Verdi", Roma 1998; The Importance of Mediators, Bridge Builders, Wall Vaulters and Frontier Crossers, Fondazione Alexander Langer Stiftung - Una Citta', Bolzano-Forli' 2005; Fare la pace. Scritti su "Azione nonviolenta" 1984-1995, Cierre - Movimento Nonviolento, Verona, 2005; Lettere dall'Italia, Editoriale Diario, Milano 2005. Opere su Alexander Langer: Roberto Dall'Olio, Entro il limite. La resistenza mite di Alex Langer, La meridiana, Molfetta 2000; AA. VV., Una vita piu' semplice. Biografia e parole di Alexander Langer, Terre di mezzo - Altreconomia, Milano 2005. Si sta ancora procedendo alla raccolta di tutti gli scritti e gli interventi (Langer non fu scrittore da tavolino, ma generoso suscitatore di iniziative e quindi la grandissima parte dei suoi interventi e' assai variamente dispersa). Si vedano comunque almeno i fascicoli monografici di "Azione nonviolenta" di luglio-agosto 1996, e di giugno 2005; l'opuscolo di presentazione de La Fondazione Alexander Langer - Stiftung, suppl. a "Una citta'", Forli' (per richieste: tel. 054321422; fax 054330421, e-mail: unacitta at unacitta.it, sito: www.unacitta.it), ed il nuovo fascicolo edito dalla Fondazione nel maggio 2000; una nuova edizione ancora e' del 2004 (per richieste: tel. e fax 00390471977691, e-mail: info at alexanderlanger.org, sito: www.alexanderlanger.org); la Casa per la nonviolenza di Verona ha pubblicato un cd-rom su Alex Langer (per informazioni: tel. 0458009803; fax 0458009212; e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org). Indirizzi utili: Fondazione Alexander Langer Stiftung, via Portici 49 Lauben, 39100 Bolzano-Bozen, tel. e fax 00390471977691; e-mail: info at alexanderlanger.org, sito: www.alexanderlanger.org] Un giorno Alex Langer, l'uomo leggero che portava pesi sui ponti della vita, che aveva molte patrie e nessuna patria, che era pacifista per vocazione, pacifico per conversione, riflessivo per cultura, mite di carattere, gentile e sbrigativo nei modi, fragile nelle emozioni, che parlava cinque lingue e percio' si sentiva cinque vite, che aveva visto sanguinare il mondo e respirare la foresta pluviale, che sognava grandi sogni e si svegliava con l'incubo del lager di Omarska, decise di farsi la guerra. Imbraccio' la sua storia, la sua intelligenza, i suoi amori, i suoi treni, i suoi libri, la sua agenda, la sua stanchezza, e ne fece un nodo scorsoio. Scrisse: "I pesi mi sono divenuti davvero insostenibili, non ce la faccio piu'". Scrisse: "Non rimane da parte mia alcuna amarezza nei confronti di coloro che hanno aggravato i miei problemi". Scrisse: "Cosi' me ne vado piu' disperato che mai. Non siate tristi, continuate in cio' che era giusto". Poi si tolse le scarpe e a piedi nudi si impicco' ai rami di un albicocco. Aveva 49 anni. Era il 3 luglio, anno 1995. Localita' Pian dei Giullari, Firenze. Niente piu' del suicidio spiega una vita, anche se quasi mai una vita spiega il suicidio. * Alex Langer e' stato il piu' impolitico tra i politici di professione. "Con la vocazione alle strade aperte dei francescani camminatori", ha scritto il suo amico Adriano Sofri. "La piu' piccola delle minoranze. E percio' solo", ha detto un giorno il suo allievo Reinhold Messner, lo scalatore. "E che almeno una volta all'anno - racconta lo scrittore Gianfranco Bettin - ti diceva che basta, avrebbe abbandonato tutto, a cominciare dalla politica". Langer aveva un aspetto buffo, occhiali tondi, sorriso sghembo, denti da castoro, maglioni d'alta montagna, fisico secco. Ma aveva carattere di ferro e resistenza leggendaria al lavoro, agli appuntamenti, a quel continuo intreccio di relazioni che dai quattro punti cardinali del pianeta si addensavano nella sua scrittura minuta e illeggibile. Langer e' stato militante di Lotta Continua. Consigliere comunale e regionale in Sud Tirolo. Leader dei Verdi. Due volte europarlamentare. Ha imparato (dai tempi del suo primo gruppo a Bolzano, Die Bruke, Il Ponte) a "passare le linee, attraversare le frontiere, saltare i muri". Ha conosciuto (e svelato) l'inganno delle patrie esclusive. Ha rifiutato il censimento etnico. Ha predicato la convivenza sia nel mondo verdeggiante (e bellissimo) del Tirolo, che nel nero mattatoio jugoslavo. Ha difeso l'identita' ladina, che abita un millimetro di carta geografica, e quella del Tibet, assediato dalla immensa Cina. Si e' occupato della fame del mondo, dei genocidi, dei modelli di sviluppo planetari, della deforestazione, della temperatura degli oceani e dei regolamenti di Strasburgo che imparava a memoria, per usarli o scardinarli. Scriveva di corsa, sui treni, e per giornali microscopici (antologia imperdibile, Il viaggiatore leggero, Sellerio, 1996), e firmava richieste di intervento alla Nato e all'Unione europea, dopo le stragi croate, i massacri di Bosnia. Ha preso un milione di treni, un milione di appuntamenti, un milione di indirizzi. Ha adottato profughi, finanziato movimenti, devoluto (con una contabilita' minuziosa e pubblica) centinaia di milioni alla politica ambientalista, ai pacifisti e agli interventi umanitari. E' stato (davvero) un viaggiatore leggero (borsa piccola, suole di gomma, computer) e un testimone pesante. E' stato in India, Messico, Amazzonia e nei Balcani. Ha preso su di se' il peso del mondo e ha provato a suddividerlo in tanti appuntamenti giornalieri. Prima di fronteggiare il vuoto. * Alexander Langer veniva da un mondo pieno e benestante. Nasce il 22 febbraio 1946, a Vipiteno (Sterzing), padre medico viennese, ebreo, non praticante, madre farmacista. Famiglia laica, colta, progressista. Scrive: "E' sempre complicato spiegare da dove vengo. Allora sei italiano o sei tedesco? Nessuna delle bandiere che svettano davanti a ostelli o campeggi e' la mia. Non ne sento la mancanza. In compenso, con il tedesco e l'italiano, riesco a farmi capire dalla Danimarca alla Sicilia". I genitori lo iscrivono (con scandalo di tutti) all'asilo italiano. Poi scuola tedesca, liceo francescano a Bolzano, universita' a Firenze, laurea in giurisprudenza, poi Trento e Bonn, per la seconda laurea, in sociologia. In Alto Adige si batte contro le "gabbie etniche" che imprigionano anziche' tutelare. Impara l'inglese, il francese, il ladino. Dice: "Parlare piu' lingue e' una condizione pratica e metaforica che ti consente di essere qui e altrove. Si e' tante volte uomini quante lingue si conoscono". A Firenze incontra Valeria, la donna della sua vita. Conosce padre Ernesto Balducci, Giorgio La Pira e don Milani che gia' insegna a Barbiana. Traduce in tedesco la Lettera a una professoressa. Asseconda la sua formazione cristiana ("sono un cattolico autodidatta") e il suo estremismo giovanile. Si trasferisce a Roma, scrive sul quotidiano "Lotta Continua", insegna lettere e filosofia in un liceo di periferia, che e' la sua camera di compensazione, il suo confronto quotidiano con la vita vera. Viaggia. Scopre Ivan Illich e Barry Commoner, chiavi dell'ambientalismo, la nonviolenza di Aldo Capitini, gli squatter berlinesi. Ama i sandali e scrivere cartoline. Due volte, sulla sua strada, incontra il suicidio. La prima a Brunico, anno 1978, funerale del suo amico Norbert C. Kaser, poeta che cantava la sua terra ("figlia del tempo / madre dell'uva"), 31 anni, morto di alcol. Scrive: "Il silenzio di quel funerale, la disperazione e l'impotenza di tante persone che ai miei occhi rappresentavano il meglio di questa terra, mi fanno impressione. Norbert e' morto di questa impotenza". La seconda a Berlino, ottobre 1992, suicidio-omicidio di Petra Kelly, nume dei Grunen, e Gert Bastian. Ne scrive, come in una premonizione, con infinita dolcezza: "Forse e' troppo arduo essere dei portatori di speranza: troppe le attese che ci si sente addosso, troppe le inadempienze e le delusioni che inevitabilmente si accumulano, troppe le invidie e le gelosie di cui si diventa oggetto, troppo grande il carico di amore per l'umanita' e di amori umani che si intrecciano e non si risolvono, troppa la distanza tra cio' che si proclama e cio' che si riesce a compiere". * Ma sono le morti collettive a fargli sentire la verita' del mondo. E' la pancia della balena jugoslava a inghiottirlo e a trascinarlo giu'. "Giravamo insieme lungo i confini della di Bosnia - racconta Granfranco Bettin - sentendoci soffocati dall'impotenza. Con gli assedi di Sarajevo, di Vukovar, di Srebrenica e i caschi blu immobili, l'Europa assente, il mondo altrove". Poi la scoperta dei lager della pulizia etnica, delle fosse comuni. Alex che rincorre il tempo, rincorre testimonianze e aiuti, non dorme, scrive, telefona, manda appelli. Lui che sa piu' di tutti cosa significhi odio etnico. Lui che piange per la strage di Tuzla, 25 maggio 1995, settantuno ragazzi uccisi per strada. Lui pacifista e nonviolento che (con scandalo di tutti) chiede "l'intervento internazionale armato", non piu' i caschi blu "ostaggi dileggiati", ma soldati per "fermare l'aggressione", "proteggere le vittime", "punire i colpevoli", impedire che "la conquista etnica con la forza delle armi torni a essere legge in Europa". Fatica, Langer, a scrivere quelle parole che significano evocare la forza, incrinare l'etica. Cadere nella trappola del sangue che chiama sangue. Peso (forse) insopportabile. Polemiche inaspettate da chi sente piu' vicino. Accuse di tradimento persino dai compagni Verdi, dagli amici. Come se ci fosse ancora qualcosa da dimostrare. Da dire e da disdire sulla propria storia. Sulle parole di Selin Beslagic, sindaco di Tuzla, spedite al Consiglio di Sicurezza Onu e a lui per leggerle a Strasburgo: "Se restate in silenzio, se anche dopo questo non agite con la forza come unico mezzo legale... allora senza dubbio alcuno voi eravate e restate dalla parte del male, del buio e del fascismo". Ha scritto Adriano Sofri: "Alexander deve aver sentito sempre piu' la predicazione come un fardello non voluto e opprimente". E poi: "Che sia caduto in un punto troppo arduo e' degno di pieta' e di rispetto". Tanti anni prima, a Berlino, Langer aveva partecipato alla protesta dei palloncini colorati. Volavano al di la' del Muro, ognuno recando un "Trattato personale di pace" scritto su un biglietto, in prima persona: "Io sottoscritto...". Ora quel trattato, tra se' e il mondo, aveva smesso di funzionare. O era volato troppo in alto. Persino il ponte di Mostar era caduto. Per questo Alex Langer, quell'ultimo giorno a Firenze, si era tolto le scarpe. 5. MEMORIA. PIERGIORGIO BELLOCCHIO RICORDA SEBASTIANO TIMPANARO [Dal sito www.unacitta.it riprendiamo il seguente breve ed intenso ricordo. Piergiorgio Bellocchio (Parma 1931), intellettuale militante, saggista e narratore, organizzatore culturale, acuto moralista, e' stato fondatore e direttore dei "Quaderni piacentini", una delle riviste piu' vivaci e influenti dell'esperienza della nuova sinistra in Italia. Sebastiano Timpanaro, nato a Parma nel 1923, studioso di filologia classica, della cultura dell'Ottocento, di questioni inerenti al materialismo e il marxismo, ma anche alla linguistica ed alla psicoanalisi; uno dei piu' acuti interpreti di Leopardi e dei piu' rigorosi intellettuali della sinistra italiana; e' deceduto nel novembre 2000. Opere di Sebastiano Timpanaro: segnaliamo almeno La filologia di Giacomo Leopardi, Le Monnier, Firenze 1955, poi Laterza, Roma-Bari 1978, 1997; La genesi del metodo del Lachmann, Le Monnier, Firenze 1963, poi Liviana, Padova 1981; Classicismo e illuminismo nell'Ottocento italiano, Nistri-Lischi, Pisa 1965, 1969, 1988; Sul materialismo, Nistri-Lischi, Pisa 1970, 1975, poi Unicopli, Milano 1997; Antileopardiani e neomoderati nella sinistra italiana, Ets, Pisa 1982; Il lapsus freudiano, La Nuova Italia, Firenze 1974, poi Bollati Boringhieri, Torino 2002; Aspetti e figure della cultura ottocentesca, Nistri-Lischi, Pisa 1980; La "fobia romana" e altri scritti su Freud e Meringer, Ets, Pisa 1992; Nuovi studi sul nostro Ottocento, Nistri-Lischi, Pisa 1995; segnaliamo anche particolarmente la sua traduzione di Cicerone, Della divinazione, e quella di Holbach, Il buon senso, ambedue presso Garzanti, Milano rispettivamente 1985 e 1988, con vasto ed eccellente suo apparato critico] L'imbarazzo che uno come me prova a parlare di Sebastiano Timpanaro deriva principalmente dall'ignoranza del suo lavoro filologico, che e' stata la sua principale occupazione. Altri, per fortuna, l'hanno fatto, e in termini altamente ammirativi, tutti sottolineando la sproporzione tra il valore dell'opera e l'assenza di notorieta' fuori dell'ambito strettamente disciplinare. Cio' era dovuto al carattere eccezionalmente schivo di Sebastiano, alla sua ripugnanza per ogni forma di pubblicita' e mondanita'. Un costume di modestia, riservatezza, discrezione che gia' l'aveva indotto a rinunciare alla carriera universitaria e a qualunque incarico pubblico, e che ha avuto degna conclusione con la sua morte pressoche' clandestina. Ma i miei limiti di preparazione non m'impediscono di ricordare l'uomo e l'amico. La sua intelligenza e passione intellettuale si esplicitavano pienamente anche nei rapporti privati e nella partecipazione al dibattito ideologico-politico. Mi resta pero' il rincrescimento di non poter dire qualcosa sul rapporto tra la moralita' dell'uomo e quella dello studioso. Un rapporto di reciprocita', per cui rigore scientifico e rigore etico fanno tutt'uno: l'onesta' intellettuale applicata agli studi e' la stessa che vale anche per le scelte politiche, fino ai rapporti interpersonali. E non solo: anche l'oggetto degli studi diventa materia, sostanza di vita. Dovendo prendere una decisione difficile, mi disse una volta, egli si chiedeva che cosa al suo posto avrebbe fatto Leopardi. Leopardi era diventato come un padre, un fratello maggiore, un amico morto da tempo col quale s'e' instaurato un rapporto vitale, di colloquio costante, tale da determinare anche la vita pratica. E' lo stesso concetto di Epicuro, parafrasato da Renato Serra nella lettera a un amico: "Dobbiamo prediligere una grande anima, e vivere e operare sempre come se quella ci guardasse" (a parte l'"anima", termine quant'altri mai ostico a Sebastiano). Non avrebbe potuto concepire un biografo di Francesco d'Assisi o un filosofo marxista dediti, che so, allo spaccio di droga o all'usura. O meglio - dato che la separazione tra professione, idee, e vita privata e' piuttosto diffusa, se non quasi la regola - ne avrebbe tratto un giudizio senz'altro negativo sul valore propriamente scientifico della loro opera. Ci eravamo conosciuti attraverso i "Quaderni piacentini", che avevano acceso in Sebastiano un'immediata simpatia, anzi un vero affetto, quasi come per una persona amata di cui si seguono con trepidazione i passi, le scelte. Deluso dalla sinistra istituzionale, sembrava aver affidato a questa rivista le sue ultime speranze, se non d'una svolta, almeno di una dura resistenza all'involuzione e al conformismo politico e culturale. Non usciva numero della rivista - mi riferisco soprattutto al periodo tra '65 e '75, all'incirca - cui non seguisse, nel giro di pochissimi giorni, una sua lettera che rivelava la lettura di tutti gli articoli. Una lettura vorace e attentissima, scrupolosa e appassionata. Erano lunghe lettere, vivacissime, scritte di getto, senza quasi cancellature, a cuore aperto, ma di acuminata intelligenza, dove nulla era detto a caso, senza essere passato al vaglio della riflessione. Non nascondeva i dissensi, che non erano pochi ne' leggeri. C'erano collaboratori, anche tra i piu' stretti, che non lo convincevano, con altri era in aperto contrasto. Talora il disaccordo dal merito si estendeva alla forma. Detestava l'esibizionismo, la pomposita', ogni vano ornamento, le civetterie stilistiche, per le quali aveva un orecchio infallibile, ancorche' troppo severo. Il suo pensiero e la sua scrittura, senza bisogno di imitare nessuno, erano quelli di un classico. Scelte e giudizi erano sempre netti, inequivocabili, diffidava delle posizioni ambigue o troppo conciliatorie. Ateo convinto, poteva far suoi i precetti evangelici "Nessuno puo' servire due padroni" e "Sia il vostro parlare: si', si'; no, no". Forse anche per questo apprezzava la rubrica "Da leggere e da non leggere": non tanto per i giudizi specifici (molti dei libri considerati esulavano dalle sue letture), ma per lo spirito e le intenzioni da cui era nata (e che, secondo me, non aveva saputo seguire con sufficiente coerenza e efficacia, tanto che fu soppressa). Se spesso poteva risultare eccessivo nei "plausi" come nelle "botte", cio' non derivava da presunzione o capriccio, meno che mai da secondi fini. Non impediva ai sentimenti e anche agli umori di dar sangue e colore alle sue convinzioni. Per questo non era mai ingiusto. La sua fondamentale sincerita', lealta' e assenza di vanita' lo portavano senza sforzo a correggere un'impressione affrettata, un giudizio non sufficientemente motivato. Chi non lo abbia conosciuto, potrebbe essere indotto da queste note a figurarsi un Timpanaro energico, robusto, pieno di vita. Il paradosso e' che l'energia intellettuale, il fervore morale e i forti umori convivevano con un corpo e un sistema nervoso estremamente fragili. Non era facile frequentarlo, e talvolta per ottenere un incontro si doveva forzare una serie di obiezioni e impedimenti da lui messi avanti, che riguardavano le sue pessime condizioni fisiche e lo stato deplorevole dei suoi nervi. Guadagnato di prepotenza l'accesso, succedeva poi che questo "rottame" impresentabile, questa "macchina scassata" (come si autodefiniva) si mettesse a funzionare a pieno regime e per due o tre ore filate non smettesse di parlare, con intelligenza e vivacita' prodigiose, lasciando gli interlocutori incantati, travolti, incapaci (impediti) quasi di emettere verbo. Ma non si trattava di un malato immaginario. La malattia e l'infelicita' l'avevano accompagnato per tutta la vita (non era un caso la sua predilezione per Leopardi). Cio' che, di regola, ingenera un forte egoismo, chiusura e sordita' verso gli altri. Al contrario, l'esperienza della sofferenza aveva sviluppato in Sebastiano una sensibilita' acutissima, una generosa capacita' di attenzione e compassione. Le tragedie collettive e individuali lo ferivano e turbavano profondamente, e ricordo bene la sua apprensione, la sollecitudine affettuosa, la concreta fraterna solidarieta' in tanti casi di amici e compagni colpiti dalla sventura. In questo, assai piu' "leopardiano" di Leopardi. 6. PROFILI. UNA NOTIZIA BIOBIBLIOGRAFICA SU SEBASTIANO TIMPANARO [Dal sito www.unacitta.it riprendiamo anche questa breve ma nitida scheda biobibliografica su Sebastiano Tuimpanaro] Sebastiano Timpanaro (Parma, 5 settembre 1923 - Firenze, 26 novembre 2000). Allievo di Giorgio Pasquali, studio' filologia classica all'Universita' di Firenze, dove si laureo' nel 1945 con Nicola Terzaghi, discutendo una tesi in letteratura latina, Per una nuova edizione critica di Ennio, poi pubblicata in forma riveduta e accresciuta ("Studi italiani di filologia classica", 1945-'48). Oltre che di Pasquali e Terzaghi, si riconosceva discepolo anche di Giuseppe De Robertis, Giacomo Devoto e Luigi Foscolo Benedetto. Dal 1945 al 1960 insegno' materie letterarie in varie scuole secondarie della provincia di Pisa: quest'esperienza fu da lui sempre considerata altamente formativa sia dal punto di vista culturale sia da quello umano. Dal 1960 al 1983 lavoro' nella redazione della casa editrice La Nuova Italia di Firenze. Si occupo' di critica testuale e di lessicografia latina, con particolare riferimento ai poeti latini arcaici e ai commentatori antichi di Virgilio. Una scelta dei saggi piu' significativi e' raccolta nei volumi Contributi di filologia e di storia della lingua latina (Ateneo e Bizzarri, Roma 1978), Per la storia della filologia virgiliana antica (Salerno editore, Roma 1986) e Nuovi contributi di filologia e storia della lingua latina (Patron, Bologna 1994). Oltre a moltissimi saggi e interventi sulle riviste specializzate, pubblico' un'edizione del De divinatione di Cicerone (Garzanti, Milano 1988) da lui definita "divulgativa", che si segnala per un'ampia e rilevantissima introduzione di taglio filosofico. Nonostante la loro destinazione scolastica, vanno segnalati anche il limpido manualetto Nozioni elementari di prosodia e di metrica latina per la scuola media (D'Anna, Messina-Firenze 1953) e un corso di latino per il biennio delle medie superiori scritto in collaborazione con A. Pasini, De lingua latina (Liviana, Padova 1990). Nel saggio Il lapsus freudiano: psicoanalisi e critica testuale (La Nuova Italia, Firenze 1974), usando gli strumenti e il metodo della critica testuale, discusse la validita' dell'interpretazione freudiana dei lapsus. Di Freud torno' a occuparsi nel volume La "fobia romana" e altri scritti su Freud e Meringer (Ets, Pisa 1992). Un altro campo dei suoi studi fu la storia della filologia classica. Dopo La filologia di Giacomo Leopardi (Le Monnier, Firenze 1955; nuova ed. riveduta, Laterza, Roma-Bari 1977) pubblico' La genesi del metodo del Lachmann (Le Monnier, Firenze 1963; nuova ed. riveduta, Liviana, Padova 1981). In collaborazione con Giuseppe Pacella curo' un'edizione degli Scritti filologici di Leopardi (Le Monnier, Firenze 1969). Dalla meta' degli anni '50 rivolse il suo interesse anche alla storia della cultura ottocentesca. In Classicismo e Illuminismo nell'Ottocento italiano (Nistri-Lischi, Pisa 1965; nuova ed. accresciuta, ivi 1969) raccolse saggi sulla figura intellettuale di Pietro Giordani, sul pensiero di Leopardi, sulle teorie etnografiche e linguistiche di Carlo Cattaneo, sulla posizione antimanzoniana di Graziadio Isaia Ascoli riguardo alla questione della lingua. Riprese e amplio' questi temi in Aspetti e figure della cultura ottocentesca (Nistri-Lischi, Pisa 1980) e in Nuovi studi sul nostro Ottocento (ivi 1995). Nel libro Il socialismo di Edmondo De Amicis. Lettura del "Primo maggio" (Bertani, Verona 1983) esamino', rivalutandole, le idee politiche e sociali di De Amicis. Si occupo' inoltre di storia della linguistica ottocentesca. Per "I grandi libri Garzanti" tradusse La fortuna dei Rougon (Milano 1992) e La conquista di Plassans (ivi 1993) di Emile Zola. Militante di base prima del Psi e poi del Psiup, partecipo' al dibattito ideologico e politico nella cultura marxista italiana con saggi e articoli apparsi su "Quaderni piacentini" e altre riviste della nuova sinistra: tra essi spiccano quelli raccolti in Sul materialismo (Nistri-Lischi, Pisa 1970; nuova ed. accresciuta, ivi 1975; Terza edizione riveduta e ampliata, con un'introduzione dal titolo Venti anni dopo, Unicopli, Milano 1997) e in Antileopardiani e neomoderati nella sinistra italiana (Ets, Pisa 1982; ristampa corretta, ivi 1985). Va infine ricordata la sua edizione (traduzione, introduzione, note, bibliografia) di un classico del materialismo settecentesco: Paul Thiry d'Holbach, Il buon senso (Garzanti, Milano 1985). Fu socio corrispondente della British Academy e dell'Accademia dei Lincei, socio effettivo dell'Accademia dell'Arcadia e dell'Accademia fiorentina "La Colombaria". 7. RILETTURE. ANNA KULISCIOFF: IMMAGINI SCRITTI TESTIMONIANZE Anna Kuliscioff, Immagini scritti testimonianze, Feltrinelli, Milano 1978, pp. 200. A cura di Franco Damiani e Fabio Rodriguez, con una prefazione di Franca Pieroni Bortolotti, una utile raccolta di materiali scritti e iconografici di e su Anna Kuliscioff. 8. RILETTURE. AA. VV.: ROSA LUXEMBURG, UNA VITA PER IL SOCIALISMO AA. VV., Rosa Luxemburg, una vita per il socialismo, Feltrinelli, Milano 1973, 1977, pp. 168. Con una introduzione di Lelio Basso, un'approfondita cronologia e una bibliografia orientativa di e su Rosa Luxemburg, con un apparato iconografico di 173 illustrazioni. 9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 995 del 18 luglio 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
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