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La domenica della nonviolenza. 29
- Subject: La domenica della nonviolenza. 29
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 10 Jul 2005 12:37:12 +0200
============================== LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 29 del 10 luglio 2005 In questo numero: Giorgio Grimaldi: Alexander Langer, speranze e proposte per un'Europa federale (parte prima) MEMORIA. GIORGIO GRIMALDI: ALEXANDER LANGER, SPERANZE E PROPOSTE PER UN'EUROPA FEDERALE (PARTE PRIMA) [Dalla mailing list della rivista "CNS - Ecologia politica" (e-mail: ecologiapolitica at yahoogroups.com, sito: www.ecologiapolitica.it) riprendiamo il seguente saggio pubblicato originariamente nel 2001. Per esigenze di spazio abbiamo dovuto, con dispiacere, dividere questo saggio in due parti, ma abbiamo preferito presentare tutto intero il saggio vero e proprio in questo fascicolo, e rinviare al prossimo numero de "La domenica della nonviolenza" le note dalla n. 31 alla n. 84 (come i lettori constateranno, le note in questo saggio hanno una importanza ed un'estensione notevoli). Giorgio Grimaldi, ricercatore, collaboratore del Dipartimento di ricerche europee dell'Universita' di Genova e del Centro studi sul federalismo di Moncalieri (To), e' studioso del federalismo e dell'unificazione europea, ed autore di apprezzati saggi sull'ambientalismo scientifico e sulla proposta dei corpi civili di pace. Alexander Langer e' nato a Sterzing (Vipiteno, Bz) nel 1946, e si e' tolto la vita nella campagna fiorentina nel 1995. Promotore di infinite iniziative per la pace, la convivenza, i diritti, l'ambiente. Per una sommaria descrizione della vita cosi' intensa e delle scelte cosi' generose di Langer rimandiamo ad una sua presentazione autobiografica che e' stata pubblicata col titolo Minima personalia sulla rivista "Belfagor" nel 1986 (poi ripresa in La scelta della convivenza). Opere di Alexander Langer: Vie di pace. Rapporto dall'Europa, Arcobaleno, Bolzano 1992; dopo la sua scomparsa sono state pubblicate alcune belle raccolte di interventi: La scelta della convivenza, Edizioni e/o, Roma 1995; Il viaggiatore leggero. Scritti 1961-1995, Sellerio, Palermo 1996; Scritti sul Sudtirolo, Alpha&Beta, Bolzano 1996; Die Mehrheit der Minderheiten, Wagenbach, Berlin 1996; Piu' lenti, piu' dolci, piu' profondi, suppl. a "Notizie Verdi", Roma 1998; The Importance of Mediators, Bridge Builders, Wall Vaulters and Frontier Crossers, Fondazione Alexander Langer Stiftung - Una Citta', Bolzano-Forli' 2005; Fare la pace. Scritti su "Azione nonviolenta" 1984-1995, Cierre - Movimento Nonviolento, Verona, 2005; Lettere dall'Italia, Editoriale Diario, Milano 2005. Opere su Alexander Langer: Roberto Dall'Olio, Entro il limite. La resistenza mite di Alex Langer, La meridiana, Molfetta 2000; AA. VV., Una vita piu' semplice. Biografia e parole di Alexander Langer, Terre di mezzo - Altreconomia, Milano 2005. Si sta ancora procedendo alla raccolta di tutti gli scritti e gli interventi (Langer non fu scrittore da tavolino, ma generoso suscitatore di iniziative e quindi la grandissima parte dei suoi interventi e' assai variamente dispersa). Si vedano comunque almeno i fascicoli monografici di "Azione nonviolenta" di luglio-agosto 1996, e di giugno 2005; l'opuscolo di presentazione de La Fondazione Alexander Langer - Stiftung, suppl. a "Una citta'", Forli' (per richieste: tel. 054321422; fax 054330421, e-mail: unacitta at unacitta.it, sito: www.unacitta.it), ed il nuovo fascicolo edito dalla Fondazione nel maggio 2000; una nuova edizione ancora e' del 2004 (per richieste: tel. e fax 00390471977691, e-mail: info at alexanderlanger.org, sito: www.alexanderlanger.org); la Casa per la nonviolenza di Verona ha pubblicato un cd-rom su Alex Langer (per informazioni: tel. 0458009803; fax 0458009212; e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org). Indirizzi utili: Fondazione Alexander Langer Stiftung, via Portici 49 Lauben, 39100 Bolzano-Bozen, tel. e fax 00390471977691; e-mail: info at alexanderlanger.org, sito: www.alexanderlanger.org] 1. Introduzione Alexander Langer e' stato sicuramente un uomo politico singolare per l'impegno profuso in mille direzioni al servizio del dialogo e della convivenza tra i popoli, di una riconversione degli stili di vita e dell'ecologia per costruire un futuro di pace (1). La sua attivita' politica e intellettuale si e' spesa continuamente in viaggio per tessere, riannodare e sostenere relazioni tra uomini, ambienti, culture e, dal 1989, ha avuto anche un luogo d'elezione specifico nel quale proseguire numerose iniziative: il Parlamento europeo. Se gia' in molti, dopo la prematura e tragica scomparsa di Langer, avvenuta il 3 luglio 1995, ne hanno analizzato, testimoniato e riscoperto le doti umane e politiche e la straordinaria statura morale evidenziando il ruolo di protagonista nella nascita del movimento verde in Italia e in relazione alla realizzazione di numerose campagne ecologiste, umanitarie e nonviolente, per il riequilibrio dei rapporti tra il Nord e il Sud del mondo e il superamento delle barriere "etniche", meno ricordata e approfondita e' un'autentica vocazione europeista e federalista, maturata a partire da una critica all'Europa burocratica ed economicista di Bruxelles per "realizzare la speranza europea" (2). Langer infatti sostenne appassionatamente, soprattutto negli ultimi anni di vita, un progetto originale e ambizioso, purtroppo ancora inattuato e oggi quantomai urgente e necessario: un'unione federale europea democratica e decentrata con il rafforzamento del potere delle Regioni e dei Comuni allo scopo di costruire in una "casa comune" dialogo, cooperazione politica, sociale, economica tra popoli e culture, e di risolvere i problemi di sottosviluppo e sicurezza. Le situazioni contingenti spinsero Langer a indicare quella strada dopo la caduta del muro di Berlino e del comunismo nell'Est Europa con la finalita' di contrastare pericolosi rigurgiti nazionalisti e xenofobi e discriminazioni di ogni tipo in vaste aree del continente, di promuovere i diritti umani e civili e la convivenza, e di impedire il proseguimento delle guerre interne e fratricide nell'ex Jugoslavia. L'Europa per cui Langer si adoperava era "un'Europa pacifica, impegnata per la pace e per il diritto internazionale con una comune politica estera", capace di parlare "con una voce comune nelle Istituzioni internazionali", di promuovere "il disarmo e la soluzione nonviolenta dei conflitti" e di sostenere attivamente anche "l'opera di organismi non governativi a questo scopo" (3). Infine "un'Europa fraterna sorella del mondo intero, pronta a dividere e perequare, ad accogliere l'Est e alleata del Sud del mondo" (4). Langer cerco' di affrontare costruttivamente problemi, incognite e percorsi della convivenza tra i popoli, con rara tenacia e salda convinzione, ritenendo fondamentale l'incontro con "l'altro", il "diverso" come persona e fratello (5). Le radici sudtirolesi, in una regione di confine, e l'educazione al bilinguismo e alla multiculturalita' in un contesto in cui venivano esaltate le divisioni tra italiani e tedeschi, lo misero a confronto, sin da ragazzo, con la questione etnica e con un laboratorio (6) che offriva l'opportunita' e il banco di prova per misurarsi con realta' e fenomeni piu' ampi e di portata globale (7). * 2. La formazione, i viaggi, gli incontri e l'inizio dell'avventura "verde" Nato nel 1946 a Sterzing (Vipiteno) in Provincia di Bolzano e a pochi chilometri dal confine con l'Austria, da un medico viennese di origine ebraica perseguitato dal fascismo e dal nazismo e da una farmacista sudtirolese cattolica, Langer frequento' prima l'asilo italiano e la scuola elementare tedesca per poi proseguire gli studi di scuola media e ginnasio presso l'istituto privato dei padri francescani di Bolzano. A quindici anni fondo' con alcuni compagni di scuola un periodico della Congregazione Mariana "Offenes Wort" ("Parola aperta") per testimoniare e condividere un impegno sociale cristiano gioioso. I primi suoi scritti manifestano il fervore di una fede genuina e autentica (8) e un'apertura al mondo che accompagnarono sempre Langer nella sua vita (9). Conseguita la maturita' classica nel 1964 si reco' a Firenze dove risiedette per tre anni, frequentando la Facolta' di Giurisprudenza e laureandosi nel 1968 (10). Firenze fu il luogo di incontri decisivi con personaggi di rilievo che influenzarono il cammino del giovane Alex: partecipo' infatti ai fermenti giovanili con i cattolici del dissenso nella comunita' dell'Isolotto di don Mazzi, ebbe come professore di diritto romano Giorgio La Pira, il celebre sindaco della citta', conobbe sia la scuola di Barbiana di don Lorenzo Milani (del quale tradusse in tedesco nel 1970 la famosa "Lettera ad una professoressa" (11)) che padre Ernesto Balducci (trasferito dal vescovo alla Badia Fiesolana per l'appoggio dato agli obiettori di coscienza), ed entro' pure in contatto con ambienti di sinistra marxisti in dialogo con i cattolici (12). Dopo esser giunto a proporre una democratizzazione della Chiesa cattolica sulla scia del Concilio Vaticano II abbandono' la Fuci, sposando posizioni critiche verso le Istituzioni ecclesiastiche (13). Nel Sudtirolo, in un momento in cui si acuivano, con sbocchi violenti, la crisi e i contrasti etnici, Langer e alcuni altri giovani lanciarono, nel 1967, il mensile "die bruecke / il ponte" (14) per fornire uno strumento di dialogo e confronto interculturale anche attraverso la pubblicazione di articoli in lingua italiana e un punto di riferimento a favore del pluralismo e della democrazia. Opponendosi alla strumentalizzazione o al richiamo della storia in funzione degli interessi del potere costituito Langer scrisse un articolo contro le celebrazioni del 4 novembre 1968 (cinquantenario della fine della prima guerra mondiale), che gli procuro' un processo per vilipendio delle Istituzioni costituzionali e delle forze armate e che si concluse, soltanto anni dopo, con la sua assoluzione (15). Mentre continuava l'attivita' di studio e proseguiva la formazione come uditore presso l'Universita' di Bonn e con un incarico di ricerca di diritto costituzionale comparato, esperienze che gli consentirono la frequentazione e la conoscenza del dissenso extraparlamentare della Repubblica Federale Tedesca e di lavorare tra gli immigrati, Langer intraprese l'insegnamento come supplente nei licei classici di lingua tedesca a Bolzano e a Merano tra il febbraio 1968 il giugno 1972, e nel luglio 1972 consegui' una seconda laurea in Sociologia all'Universita' di Trento (16). Alla fine del 1970 aveva aderito a Lotta Continua, movimento politico che in quegli anni raccoglieva molte istanze critiche emerse nella societa' dopo le contestazioni studentesche e attraverso gruppi di lavoro intendeva sviluppare un'alternativa al sistema. Nonostante avesse cercato di evitarlo, Langer svolse il servizio militare come artigliere di montagna a Saluzzo, tra il giugno 1972 e il settembre 1973, e contribui' alla costituzione all'interno delle caserme del movimento dei "Proletari in divisa" che contestava i metodi militari e organizzava proteste nonviolente. Tra il 1973 e il 1975, in qualita' di membro della commissione immigrazione di Lotta Continua, Langer segui' nella Repubblica Federale Tedesca l'evoluzione politica e sociale dei Paesi del Nord Europa venendo in contatto con numerosi esponenti delle organizzazioni di sinistra, sindacalisti e studiosi d'Oltralpe, mentre per conto di quella degli esteri si fece promotore di alcuni dei primi incontri tra la sinistra israeliana e il Fronte di Liberazione della Palestina. Trasferitosi a Roma per lavorare nella redazione di "Lotta Continua", il periodico dell'organizzazione trasformatosi in quotidiano, divenne giornalista professionista collaborandovi assiduamente e ricoprendo anche per un breve periodo l'incarico di direttore per contribuire a quell'alternanza frequente alla direzione tipica della testata, a causa delle numerose denunce ricevute (17). Con la progressiva crisi di Lotta Continua, divisa tra un'area moderata e una radicale, Langer cerco' di fare da cerniera tra le due anime e, dopo lo scioglimento del movimento nel 1976, di intravedere un proseguimento delle battaglie condotte senza cadere nella spirale della violenza che, purtroppo, risucchio' alcuni ex militanti. Aderi' ai referendum promossi dai radicali nel 1977 condividendone gli obiettivi, e ricevette un appoggio importante dal partito di Marco Pannella, quando, nel novembre 1978, dopo aver dato vita in Alto Adige alla lista alternativa multietnica Neue Linke/Nuova Sinistra e al periodico bilingue "Omnibus", venne eletto consigliere regionale (18). Nel dicembre 1981 Langer si dimise per effettuare la preventivata rotazione, a chiusura della mobilitazione contro il censimento linguistico introdotto dal governo Spadolini in Alto Adige, che prevedeva l'iscrizione nominativa obbligatoria in uno dei tre gruppi etnici riconosciuti (tedesco, italiano, ladino) e che vide Langer duro oppositore dell'opzione etnica, da lui ritenuta una "schedatura" creatrice di "gabbie etniche" (19). Dichiaratosi obiettore di coscienza non partecipo' al censimento e fu escluso dall'insegnamento (20). Nel frattempo collaboro' con le Universita' di Trento, Urbino e Klagenfurt, e prosegui' la sua attivita' di traduttore e conferenziere in incontri internazionali in qualita' di esperto dl Sudtirolo, di "uomo di frontiera senza frontiere" (21), "ponte" tra cultura italiana e tedesca (22). Nel novembre 1983 venne rieletto come consigliere regionale nella "Lista alternativa per l'altro Sudtirolo/ Das andere Suedtirol" (23). Divulgatore e osservatore attento delle liste alternative e verdi in Germania (24), nei primi anni Ottanta Langer promosse un dibattito per esportare la novita' dei Gruenen (Verdi tedeschi) e creare un movimento politico ecologista in Italia, verificando con attenzione l'evoluzione in ambito europeo (25). L'8 dicembre 1984 a Firenze tenne a battesimo con la sua efficace relazione introduttiva la prima assemblea nazionale delle liste verdi italiane, illustrando mirabilmente la "cultura del limite" e la caratteristica di "terzo polo" della novita' "verde" ("ne' di destra, ne' di sinistra") (26). Langer svolse un ruolo fondamentale mediando, in verita' non sempre con molto successo, per far confluire nel nascente movimento verde esperienze differenti (radicali, ambientalisti, sinistra alternativa e altri), e mettendosi con generosita' a disposizione del nuovo soggetto politico senza ricercare un posto al sole: rinuncio' infatti, per sua scelta, alla candidatura al Parlamento italiano (27), e addirittura, dopo il successo dei Verdi alle elezioni del 1987, consapevole di una possibile deriva partitica, propose lo scioglimento delle liste verdi in nome di una "biodegradabilita'" che avrebbe potuto far rinascere e consolidare iniziative con nuova linfa e in modi diversi e sempre tesi ad aggregare proposte e progetti scaturiti dalla societa' civile (28). La ricerca di un continuo contatto con la societa' spingeva Langer a teorizzare una modalita' politica ispirata al motto "solve et coagula", capace di rigenerarsi e impedire il sopravvento di strutture burocratiche e di gerarchie, facendo perdere al movimento ecologista un'interlocuzione aperta, attenta soprattutto ai contenuti e non agli schieramenti (29) o alle convenienze politiche (30). Langer, da pensatore critico continuo' a lanciare importanti e salutari provocazioni per mettere in crisi e abbattere divisioni (in particolare sul tema dell'aborto per una maggiore attenzione al valore della vita e in riferimento all'apertura verso i valori conservatori (31)), e predilesse in modo particolare l'attivita' promozionale di campagne per la conversione ecologica del modello di sviluppo economico e la cooperazione con associazioni per i diritti umani, ambientaliste, nonviolente, curandosi di intrecciare relazioni con movimenti ecologisti e pacifisti internazionali (32). * 3. A tutto campo: dall'impegno politico locale a quello europeo e mondiale Nel 1988 Langer fu rieletto consigliere regionale nella Gruene Alternative Liste/Lista Verde Alternativa, e l'anno seguente, confortato da un vasto consenso e una larga stima, si candido' alle elezioni per il Parlamento europeo. In un anno cruciale per la storia europea e mondiale a causa della caduta del Muro di Berlino e dei regimi comunisti dell'Europa dell'Est, Langer divenne parlamentare europeo (33) e primo co-presidente, fino all'ottobre 1990, del gruppo indipendente che i Verdi riuscirono per la prima volta a costituire a Strasburgo. In questo nuovo incarico Langer si dedico' a organizzare in un'amalgama sufficientemente coeso le varie componenti verdi dei singoli Stati (34). Coniugando l'attivita' parlamentare con lo stile di "politico impolitico" nell'azione diretta al di fuori delle istituzioni, destino' buona parte delle nuove risorse economiche e rappresentative acquisite con il nuovo incarico al servizio di movimenti, gruppi e progetti, rendendo pubblici periodicamente i propri bilanci finanziari inviandoli ai giornali, fatto insolito passato inosservato ma indice di grande onesta' e trasparenza (35). L'apertura alla societa' civile lo porto' ad ampliare ulteriormente la rete di legami, impegni e sostegni, senza confini, secondo un approccio "globale" e solidale e un progetto ecologista che si arricchiva di contributi. Dopo la morte del sindacalista ecologista Chico Mendes si reco' in Amazzonia (36) per esprime solidarieta' agli indios in difesa della foresta pluviale, e poi in Argentina e, nel 1992, alla Conferenza mondiale dell'Onu sull'ambiente a Rio de Janeiro in Brasile, alla quale partecipo' attivamente. Prosegui' l'aiuto, anche economico, ad associazioni e campagne (37), tra le quali quella internazionale lanciata nel 1992 in occasione del cinquecentenario della scoperta dell'America ("Campagna Nord-Sud, biosfera, sopravvivenza dei popoli, debito" (38)) cercando di mantenere in relazione Istituzioni politiche, movimenti, cittadini, di sostenere il commercio equo e solidale (39), il risparmio etico e il consumo critico (40) e la riforma della Banca Mondiale (41). Gli scritti di Langer, lucidi ed essenziali, apparvero spesso sulle riviste e giornali piu' disparati e soprattutto a carattere locale, e si trovano quindi sparsi in tanti periodici, a testimoniare i molteplici interessi e l'attivita' intensa di Langer, che non riusci', a dispetto della sua brillante capacita' espressiva, a scrivere libri od opere piu' articolate sui temi affrontati (42). Langer, nonostante l'inevitabile forte proiezione internazionale della sua attivita', continuo' a promuovere la convivenza e l'incontro interetnico nel Sudtirolo (43) come esempio per la costruzione di un rapporto solidale con le comunita' straniere e le minoranze in Europa (44). Negli anni '90 si prodigo' nel dialogo Est-Ovest, per i diritti umani in Tibet e in Israele (45), per contrastare con metodi nonviolenti la crisi del Golfo (46) e sostenere la riforma democratica dell'Onu (47); nel gennaio 1991 guido' come presidente la delegazione del Parlamento europeo per i rapporti con l'Albania, la Bulgaria e la Romania , e partecipo' a missioni ufficiali in questi Paesi. Per l'Albania, dove si era trovato durante la crisi del '91, promosse un Coordinamento di solidarieta' a sostegno della democrazia e della liberta' (48), mentre prese parte a numerosi altri incontri internazionali (in Israele, alle conferenze "Helsinki II" e "Per la stabilita' in Europa", ecc). Il tentativo di arginare i conflitti e di ricreare le condizioni di pace e convivenza tra le etnie, a seguito delle guerre scoppiate nell'ex Jugoslavia, ebbe un ruolo centrale nell'attivita' di Langer che non risparmio' le sue energie agendo in prima persona: piu' volte in Bosnia-Erzegovina e in Kosovo, Langer fini' per assistere impotente alla debolezza dell'Unione Europa di fronte ai massacri e alle epurazioni di intere popolazioni, incapace di sostenere senza indugi i profughi, i disertori e gli obiettori di coscienza, e divisa sull'atteggiamento da tenere nei confronti della Serbia e dei nuovi Stati indipendenti creatisi (49). Nel gennaio 1992 Langer contribui' alla nascita di una rete associativa, il Verona Forum, che ebbe sede presso il suo ufficio di eurodeputato a Bruxelles, coinvolgendo persone e gruppi allo scopo di mantenere il dialogo e il confronto e dar vita ad alternative nonviolente nel territorio ex jugoslavo e in particolare nel Kosovo (50). Dopo alcune perplessita' e il precedente rifiuto ad una candidatura al parlamento italiano non condividendo il sistema elettorale maggioritario (51), Langer si ricandido' alle europee nel giugno 1994 e venne rieletto con un forte consenso (52). Il protrarsi dell'impegno per l'Europa era dettato da un determinato, serio ed esplicito progetto per una rinascita politica europea, ecologica e italiana (53). Dopo aver effettuato diversi sforzi per la pace e la corretta informazione sulla guerra serbo-bosniaca (54), Langer si convinse dell'assoluta necessita' di un intervento armato per impedire le pulizie etniche (55). Contemporaneamente condusse una difficile lotta contro la brevettabilita' delle manipolazioni genetiche di materia vivente (umana, animale e vegetale): su questo terreno, il prio marzo 1995, dopo una capillare azione di persuasione, il Parlamento europeo si pronuncio' con una risoluzione votata a larga maggioranza che vieto' la brevettabilita' e pose dei limiti all'invadenza della bioingegneria (56). Tuttavia le amarezze politiche internazionali e locali (57), unite alla fatica e al dolore di fronte alle sofferenze dei Balcani e alla ricomparsa di nuovi muri di incomprensione e odio, ebbero il sopravvento e Langer decise di porre termine alla propria vita a Pian dei Giullari vicino a Firenze, silenziosamente, lanciando un messaggio disperato e passando il testimone ad altri "per continuare in cio' che era giusto" (58). Il gesto sconcertante di un politico che non aveva ricercato la popolarita', ma che aveva vissuto intensamente e con intransigenza il proprio ruolo, si alzo' come un grido di disperazione. Rivalutato e apprezzato dopo la morte, Langer, come e' stato giustamente sottolineato, affronto' in una visione politica organica svariati settori, non secondo una logica di single issue, ma all'interno di un ecologismo considerato "come paradigma che prende in considerazione ogni aspetto della vita individuale ed associata e si risolve nella centralita' dell'individuo nel suo rapporto con la natura e con il prossimo... non come semplice politica ambientale" ma "come una vera famiglia politica" e quindi non assimilabile alla destra o alla sinistra (59). Langer cerco' di tenere insieme teoria e prassi, filosofia, morale e politica, pensiero e azione: una missione difficile, da hoffnungtraeger (portatori di speranze collettive), vissuta con spirito profondamente religioso e ideale, una sfida che colse in tutta la drammaticita' e nel fatale coinvolgimento umano a cui non ci si sottrae ma per il quale le forze non bastano, soprattutto se si rimane in solitudine (60). La sua riflessione sul pericolo del risorgere dei nazionalismi a cui contrapporre un'Europa federale e' estremamente lucida e profonda, poiche' inserita in una visione ecologica e globale, in sintonia con un processo storico che e' chiamato ad affrontare, con strumenti e spirito nuovi, cambiamenti profondi per uscire dalle guerre e per attuare una conversione o inversione di rotta per non distruggere le risorse del pianeta. "Meno e meglio" (meno impatto ambientale, rifiuti, inquinamento, traffico, cemento, armamenti ecc.) per rinunciare ad uno sviluppo dissennato, alla sacralizzazione del consumo e delle merci, e un invito alla sobrieta' ("lentius, profundius, suavius") (61) costituiscono importanti comportamenti individuali e collettivi da praticare per migliorare la qualita' della vita e sottrarsi ad una competizione distruttiva, riscoprendo il valore delle piccole cose e degli "scarti", e ristabilendo un rapporto di armonia con il creato (62). * 4. L'Europa possibile di Langer: un progetto pan-europeo "Agire localmente e il pensare globalmente", parola d'ordine della cultura ecologica, ha trovato in Langer un attento interprete per superare gli Stati-nazione riconducendo al recupero del contatto con il territorio, all'"Europa delle Regioni" (63) e all'integrazione in una comunita' europea e mondiale (64). Ed e' proprio il legame con il territorio e una visione ecologista e nonviolenta che spinge ad un assetto istituzionale e ad una concezione federalista, piu' appropriata per garantire la diversita' e la cooperazione tra i popoli rispetto allo Stato nazione (65). Le attese dell'Europa centrale e dell'Est indicavano una strada da seguire al di la' delle strutture internazionali esistenti (66). Di fronte alle novita' del 1989, Langer criticava "la vecchia ricetta dell'unificazione europea attraverso la crescita e l'integrazione europea", che aveva procurato "mercificazione e degrado dell'ambiente, disoccupazione massiccia, competizione selvaggia" mentre era indispensabile "re-inventare l'Europa" non al fine di "gareggiare con l'America o il Giappone, ma per diventare ospitale verso tutti i suoi abitanti ed amica a tutto il resto del pianeta" (67). Come si e' constatato, le riflessioni di Langer sull'Europa si sono sempre intrecciate con l'attualita' politica locale, regionale, internazionale, e costantemente rimeditate hanno dato vita ad analisi puntuali e proposte concrete. La proposta federale langeriana mirava ad applicare il principio di sussidiarieta' verso l'alto con l'Unione federale e verso il basso creando nuovi scambi tra realta' locali per "riabilitare i ´campanili'" (68) e, contemporaneamente, a sottrarre potere agli Stati nazionali e a contrastare il principio di autodeterminazione, pericoloso moltiplicatore di questi ultimi, spesso sulla base di rivendicazioni etniche (69) e della parallela crescita della xenofobia (70). Le minoranze potevano invece svolgere un ruolo positivo, europeista poiche' "chi soffre l'oppressione o perlomeno l'incomprensione degli Stati nazionali e la loro pesante pretesa di omogeneita', tende a preferire piuttosto una aggregazione sovra- e pluri-nazionale che toglie potere ai singoli Stati membri" (71). La diversita' etnica puo' quindi avere riflessi positivi se non si trasforma in Stato nazionale, ma in ricerca di cooperazione e legami a livello europeo (72). Le caratteristiche che l'Europa avrebbe dovuto assumere secondo Langer erano le seguenti: primato dell'Unione politica rispetto a quella economica, apertura all'allargamento ad Est e cooperazione interregionale con l'area mediterranea (73), costituzione di una "comunita' pan-europea" con "mercati locali differenziati, garanzie sociali solide, con una legislazione sociale rigorosa, protagonista di decentramento, democrazia, disarmo, pluralismo linguistico e culturale", "partner utile al Sud del mondo" e intenzionata ad aprire la strada a quell'autolimitazione anche consumistica e produttiva, che oggi "e' la condizione perche' il pianeta possa avere un futuro" (74). Decentramento locale e aggregazione sovranazionale costituivano in realta' "due lati della stessa medaglia" e il federalismo europeo avrebbe dovuto contenerle entrambe per essere convincente (75). Ma era altrettanto necessario creare "Regioni europee" come "comunita' territoriali ben definite dalla rilevanza dei loro interessi vitali comuni e da una solida democrazia dell'autogoverno", cooperazioni transfrontaliere per fermare gli etnocentrismi forieri di conflitti e disgregazioni (76). Langer abbozzava il quadro di un'Europa "unita, piu' convinta, piu' reale e piu' larga, ma anche piu' articolata e piu' democratica", con un generale riequilibrio dei poteri (77) e la nascita di una cittadinanza comune europea che non significasse un'umiliazione di quelle nazionali o regionali, e garantisse agli abitanti del continente di essere "pienamente 'europei' e pienamente 'indigeni' nelle loro realta' locali" (78). In questo processo Langer vedeva emergere il ruolo nobile, slegato da interessi partitici e di potere, del Parlamento europeo che, divenendo una vera assemblea legislativa bicamerale con un ramo espressione delle realta' nazionali e regionali, avrebbe aiutato a colmare il deficit democratico dell'Unione Europea. Da questo punto di vista il Trattato di Maastricht mostrava tutti i limiti e la ritrosia dei governi nel costruire un'Europa dei cittadini (79), poiche' continuava nella politica dei piccoli passi. Langer propose una trasformazione dell'Unione Europea in senso federale e democratico senza perdere di vista le specificita' culturali e locali, conferendo al suo disegno politico concretezza e gradualita'. In una relazione sul processo di allargamento Langer si spinse a guardare oltre sottolineando che, "per il cammino verso l'unita' del mondo" e una "comunita' plurinazionale unita in unico ordinamento comune" (simile alla federazione planetaria auspicata da Kant) e "per il superamento delle numerose e serie fonti di tensione di conflitto", derivata dalla moltitudine di Stati sovrani intenti a difendere i propri interessi e il diritto alla non ingerenza, a fronte della crisi dei sistemi sovranazionali di tipo intergovernativo come l'Onu e l'Osce, una risposta pragmatica e utile poteva venire dalla "crescita di processi di integrazione che partano dalle diverse Regioni del mondo che si sentono piu' affini a causa di qualche omogeneita'" (80). Sul tema della pace Langer propose l'istituzione di un Corpo Civile di Pace Europeo (Ccpe), fornendo un'impostazione nuova per una politica di sicurezza europea che interagisse e mettesse a frutto le esperienze maturate dal volontariato internazionale e dalle ong nel campo della prevenzione dei conflitti; il Ccpe avrebbe dovuto costituire una struttura istituzionale, riconosciuta e autorevole, capace grazie alle competenze professionali dei componenti di interventi, iniziative, monitoraggi a servizio e in collaborazione con le popolazioni civili interessate (81). Langer, di fronte all'ostilita' dei verdi scandinavi, austriaci, irlandesi, svizzeri e di una parte di quelli tedeschi all'integrazione europea, che giudicavano come una sconfitta, un'organizzazione asservita al mercato, lavoro' per far prevalere l'Unione Europea come "strumento di riequilibrio e moderazione" nel quale popoli e culture potessero trovare un "denominatore comune", e come progetto su cui investire dopo la caduta della divisione epocale postbellica nel continente, sforzandosi, da un lato, di contrastare "l'europeismo di chi vuole semplicemente il nuovo super-stato, la nuova superpotenza" (82), ma senza trascurare, dall'altro, che il processo comunitario in tanti anni aveva avuto anche dei pregi, sanando ostilita' storiche, garantendo il pluralismo e portando all'integrazione di importanti settori economici. Langer, in un Paese come l'Italia dove, nonostante il referendum largamente favorevole all'integrazione europea svoltosi nel 1989, viene data poca attenzione alla costruzione dell'Unione, e' stato, negli anni '90, il principale promotore di un federalismo europeo rinnovato e riletto in chiave ecologica e attento alle complesse realta' sociali e culturali. Con Adelaide Aglietta, anch'essa eurodeputata verde per due legislature e impegnata piu' direttamente sul fronte delle riforme istituzionali dell'Unione europea, secondo l'ispirazione federalista di Spinelli, Langer lascia in eredita' una ricca esperienza politica e una testimonianza da raccogliere, valorizzare e proseguire (83). La speranza federale e' sempre viva, ma nel sottolineare il "bisogno d'Europa", deve trovare persone che, come Langer e Aglietta, se ne facciano interpreti convinti e sinceri. I portatori di questa speranza sono, infatti, fondamentali poiche', come ammoniva Spinelli, "l'Europa non cade dal cielo" (84). * Note 1. Dopo la morte di Langer sono state pubblicate, oltre a piccole raccolte di scritti o monografie, alcune principali antologie: A. Langer, La scelta della convivenza, Edizioni e/o, Roma 1995, (II ed., 2001); Id., Il viaggiatore leggero. Scritti 1961-1995, Edi Rabini (a cura di), Palermo, Sellerio, 1996; Id., Aufsaetze zu Suedtirol 1978-1995 / Scritti sul Sudtirolo, S. Baur e R. Dello Sbarba (hsg. von / a cura di), (volume bilingue), Alpha & Beta edizioni/verlag, Merano (Bolzano), 1996; Id., Alexander Langer: Die Mehreit der Minderheiten. Warum wird unsere Welt vom ethnischen Sauberkeitswahn und vom grundlosen Vertrauen in Mehrheiten beherrscht?, Peter Kammerer (hsg. von), Berlin, Ed. Klaus Wagenbach, 1996. Per un'analisi del pensiero filosofico, culturale e politico di Langer, studiato sotto diversi aspetti anche in varie recenti tesi di laurea, Cfr. R. Dall'Olio, Entro il limite. La resistenza mite di Alex Langer, Molfetta (Bari), La Meridiana, 2000. E' attualmente in corso la raccolta di tutti i numerosissimi scritti e interventi, dispersi in varie riviste e pubblicazioni. Per il momento la fonte pi' ampia di notizie e testi e' costituita dal Cdrom Alexander Langer - Vita, Opere, Pensieri, Verona, Editore Movimento Nonviolento, I edizione, luglio 1999. 2. A. Langer, Con i Verdi per realizzare la speranza europea, manifesto programmatico della campagna elettorale per le elezioni del Parlamento europeo, giugno 1994, p. 1. Il manifesto, pieghevole, riproduce cartine geopolitiche variopinte dell'Europa e dell'Unione europea. 3. A. Langer, Con i Verdi per realizzare la speranza europea, op. cit., p. 6. 4. Con concetti e frasi semplici ma efficaci Langer sintetizzava il senso del "dividere e perequare": "se tutti nel mondo vivessero come noi (auto, consumi energetici, produzioni nocive, armamenti...), il sistema Terra scoppierebbe d'infarto"; inoltre sui rapporti Nord-Sud la richiesta di un mutamento e' reciproca: "per una onesta cooperazione Nord-Sud, in cui il Nord debba cambiare non meno che il Sud". A. Langer, Con i Verdi per realizzare la speranza europea, op. cit. 5. Langer individuo' dieci punti da lui ritenuti importanti per facilitare la convivenza interetnica e meticolosamente commentati, premettendo che per "etnico" intendeva quell'insieme di "caratteristiche nazionali, linguistiche, religiose, culturali che definiscono un'identita' collettiva e possono esasperarla fino all'etnocentrismo": 1) La compresenza pluri-etnica sara' la norma piu' che l'eccezione; l'alternativa e' tra esclusivismo etnico e convivenza; 2) Identita' e convivenza: mai l'una senza l'altra; ne' inclusione ne' esclusione forzata; 3) Conoscersi, parlarsi, informarsi, inter-agire: piu' abbiamo a che fare gli uni con gli altri, meglio ci comprenderemo; 4) Etnico magari si', ma non a una sola dimensione: territorio, genere, posizione sociale, tempo libero e tanti altri denominatori comuni; 5) Definire e delimitare nel modo meno rigido possibile l'appartenenza, non escludere appartenenze e interferenze plurime; 6) Riconoscere e rendere visibile la dimensione pluri-etnica: i diritti, i segni pubblici, i gesti quotidiani, il diritto a sentirsi a casa; 7) Diritti e garanzie sono essenziali ma non bastano: norme etnocentriche favoriscono comportamenti etnocentrici; 8) Dell'importanza di mediatori, costruttori di ponti, saltatori di muri, esploratori di frontiera. Occorrono "traditori della compattezza etnica" ma non "transfughi"; 9) Una condizione vitale: bandire ogni violenza; 10) Le piante pioniere della cultura della convivenza: gruppi misti inter-etnici; A. Langer, Tentativo di decalogo per la convivenza interetnica, novembre 1994, in Id., Il viaggiatore leggero, op. cit., pp. 295-303, e col titolo Dieci punti per la convivenza inter-etnica, in Id., La scelta della convivenza, op. cit., 1995, pp. 33-41; per una versione bilingue cfr. Tentativo di decalogo per la convivenza / Zehn Punkte fuers Zusammenleben, in Id., Piu' lenti, piu' dolci, piu' profondi / langsamer, tiefer, sanfter, suppl. a "Notizie Verdi", anno VIII, n. 14, 30 settembre 1998, pp. 5-31. 6. Cfr. A. Langer, Sudtirolo: laboratorio di un'Europa plurilingue, "Alto Adige", 6 maggio 1984. 7. "Leggo nella situazione sudtirolese una qualita' di insegnamenti ed esperienze generalizzabili ben oltre un piccolo 'caso' provinciale. Essere minoranza, senza per questo chiudersi in lamentele e nostalgie; coltivare le proprie peculiarita' senza per questo scegliere il 'ghetto' e finire nel razzismo; sperimentare le potenzialita' di una convivenza pluri-culturale e pluri-etnica; partecipare a movimenti etno-nazionali senza assolutizzare il dato etnico; lavorare per la comunicazione inter-comunitaria... a volte penso che tanti aspetti del futuro europeo potrebbero essere sperimentati in corpore vili, con grande profitto", A. Langer, Minima personalia, in "Belfagor - Rassegna di varia umanita'", anno XLI, marzo 1986, riprodotto in Id., La scelta della convivenza, op. cit., pp. 23-24. 8. Langer si firmava con lo pseudonimo "miles"; Cfr. per esempio A. Langer, Per la vittoria del regno di Dio, in "Offenes Wort", n. 1, (autunno) novembre 1961, in Id., Il viaggiatore leggero, op. cit., pp. 17-18; (la versione in tedesco e' intitolata Wir); Id., Il cristianesimo rivoluzionario, "Offenes Wort", novembre 1962, ibid., pp. 19-21; Id, Anche da noi si parla molto di Europa, "Offenes Wort", n. 11, novembre 1964, "miles" in Ibid., op. cit., pp. 22- 24. In quest'ultimo contributo, Langer, diciottenne, lamentava la scarsa attenzione della gioventu' cattolica altoatesina nei confronti dell'unificazione europea e riteneva che, per pigrizia intellettuale, il termine Europa fosse recepito essenzialmente come sinonimo dell'Occidente con la sua tradizione storica e non evocasse l'attualita' del processo comunitario; dopo un accenno a progetti europei del primo Novecento (il libro "Paneuropa" del conte Coudenhove Kalergi e i progetti di Briand e Stresemann) Langer lanciava un invito a vedere nella federazione europea il nuovo orizzonte che solo i giovani potevano costruire: "La stragrande maggioranza della gioventu' europea condivide l'impostazione federalista, vale a dire: vuole un'unione. E mostra un vivo interesse per tutte le problematiche connesse a tale processo. Da noi invece, almeno cosi' mi pare, l'atteggiamento e' spesso opposto... Ed e' davvero un peccato! Perche' proprio in quanto sudtirolesi, dovremmo essere particolarmente interessati alla questione europea, visto che solo in un'Europa unita i problemi della nostra terra (Heimat) potranno essere veramente risolti... Fino a che la gioventu' non pensera' in modo europeo, l'Europa rimarra' un'illusione", Ibid., p. 23. 9. Il richiamo di Langer ai valori religiosi, e in particolare cristiani, e' una costante riscontrabile nel suo linguaggio e in metafore ed esempi da lui utilizzati per spiegare la vocazione e lo spirito di alcune scelte o per descrivere certe situazioni. Langer, in possesso di una vasta cultura biblica, si ispiro' alla figura di San Cristoforo, il santo robusto che "porta Cristo" sulle spalle da una parte all'altra di un fiume, dipinto sulla facciate di molte antiche chiese dell'Alto Adige, piegato sotto un peso apparentemente leggero ma in realta' estremamente gravoso. In un testo interessante, sotto forma di lettera, Langer cosi' si rivolgeva a San Cristoforo: "Ecco perche' mi sei venuto in mente tu, San Cristoforo: sei uno che ha saputo rinunciare all'esercizio della sua forza fisica e ha accettato un servizio di poca gloria. Hai messo il tuo enorme patrimonio di convinzione, di forza e di auto-disciplina al servizio di una Grande Causa apparentemente assai umile e modesta... Ed il fiume da attraversare e' quello che separa la sponda della perfezione tecnica sempre piu' sofisticata da quella dell'autonomia dalle protesi tecnologiche: dovremo imparare a passare dai tanti ai pochi chilowattori, da una super-alimentazione artificiale ad una nutrizione piu' equa e piu' compatibile con l'equilibrio ecologico e sociale, dalla velocita' supersonica a tempi e ritmi piu' umani e meno energivori, dalla produzione di troppo calore e troppe scorie inquinanti ad un ciclo piu' armonioso con la natura. Passare, insomma, dalla ricerca del superamento dei limiti ad un nuovo rispetto di essi e da una civilta' dell'artificializzazione sempre piu' spinta a una riscoperta di semplicita' e di frugalita'... La tua rinuncia alla forza e la decisione di metterti al servizio del bambino ci offre una bella parabola della 'conversione ecologica' oggi necessaria", A. Langer, Caro San Cristoforo, in "Lettera 2000" , Eulema editrice, febbraio-marzo 1990, e in A. Langer, Il viaggiatore leggero, op. cit., pp. 331-332. 10. La tesi, ebbe come relatore il costituzionalista Paolo Barile; Cfr. A. Langer, L'autonomia della Provincia di Bolzano nel quadro dell'autonomia regionale. Sue prospettive di riforma, Facolta' di Giurisprudenza, Universita' di Firenze, 18 luglio 1968. Nel frattempo Langer scrisse anche sul periodico della gioventu' studentesca italiana, "Bi-Zeta" che comincio' ad ospitare contributi di collaboratori di lingua tedesca; Cfr. A. Langer, Conoscerci, "Bi-Zeta 58" , dicembre 1964, in Id., Il viaggiatore leggero, op. cit., pp. 25-28 e Id., Cari studenti tedeschi: qualcuno ci chiamera' perfino traditori, "Bi-Zeta 58" , dicembre 1964, in Id., Il viaggiatore leggero. Scritti 1961-1995, op. cit., pp. 29-31 (pubblicato in tedesco a fianco del precedente articolo in italiano). Tra gli altri scritti di questo periodo su "Offenes Wort" e "Skolast", rivista studentesca bolzanina: A. Langer, Josef Mayr-Nusser: martire sudtirolese. Dovrete essermi testimoni fino alla fine del mondo!, "Offenes Wort", n. 1, gennaio 1965, in Id., Il viaggiatore leggero, op. cit., pp. 32-35 (ritratto del primo obiettore di coscienza cattolico italiano che rifiuto' l'arruolamento nelle SS). 11. La traduzione fu condotta insieme a Marianne Andre, ebrea austro-boema. Sull'incontro avuto con don Milani e le riflessioni suscitate in Langer, che fu spinto con altri studenti a iniziare un doposcuola gratuito nei quartieri popolari, A. Langer, Don Lorenzo Milani ci disse: dovete abbandonare l'Universita', "Azione nonviolenta", giugno 1987, in Id., Il viaggiatore leggero, pp. 70-73. 12. Il suo coinvolgimento nella brulicante vita politico-culturale fiorentina gli diede modo di scrivere del Sudtirolo e a proposito delle riforme religiose post-conciliari per alcune riviste ("Il ponte", "Testimonianze", "Politica"). 13. A. Langer, I possibili malintesi di un discorso di pace, (intervento ad un convegno dell'Azione cattolica, forse del giugno 1967, in Id., Il viaggiatore leggero, op. cit., pp. 36-37; Id., Contro la falsa democratizzazione della chiesa, (relazione tenuta nel maggio 1969 all'incontro internazionale promosso dalla Paulus-Gesellschaft a Tubinga), in "Testimonianze", n. 119, novembre 1969 e parzialmente riprodotto in A. Langer, Il viaggiatore leggero. Scritti 1961-1995, op. cit., pp. 45-50. 14. "L'espressione 'bilingue' significa che gli articoli sono redatti indifferentemente nelle due lingue, evitando la traduzione che viene sostituita da una amplificazione del titolo"; il nome del periodico, poi, scritto in minuscolo era una scelta non ortodossa rispetto all'ortografia tedesca ma "rappresenta un valido aiuto per la maggioranza delle persone" e "prelude, inoltre, all'omologazione fra scritto e orale", A. Marinelli, Il messaggio di Alexander Langer in prospettiva pedagogica, tesi di laurea in Lettere moderne, Universita' degli Studi di Trento, Anno Accademico 1996/1997 (cap. 1, par. 1, Modalita' della comunicazione) in Alexander Langer - Vita, Opere, Pensieri, (Cdrom), op. cit. La rivista, che chiuse le pubblicazioni nel 1969, si arricchi' di contributi e presenze di rilievo coinvolgendo poeti e scrittori sudtirolesi (Norbert C. Kaser, J. Zoderer, R. Kristanell) e l'assessore provinciale alla sanita' Lidia Menapace con la quale Langer intraprese un viaggio in Austria per favorire l'incontro culturale tra italiani e tedeschi per porre fine all'odio e alle rivalita' storiche tra vincitori e vinti, ed evitare la divisione in blocchi etnici della popolazione altoatesina. Tra gli scritti di Langer sul periodico Cfr. Segni dei tempi, in "die bruecke", n. 1, novembre 1967, in Id., Il viaggiatore leggero, op. cit., pp. 38-44 (in tedesco Zeichen der Zeit), e in Id., Aufsaetze..., op. cit., pp. 51-60. 15. Langer era contrario ad ogni esaltazione del militarismo e degli apparati di potere: "Chissa' quale fioritura di idiozie e megalomania nazionale ci riserva ancora il 4 novembre da parte dei massimi rappresentanti dello Stato... E' necessario che l'opinione pubblica dell'Alto Adige sia educata fin da ora... a ripudiare ogni celebrazione di vittoria poiche' questi tipi di vittorie sono state ottenute attraverso la brutale forza delle armi e non hanno significato morale... Un importante passo da intraprendere sarebbe quindi la diffusione della verita', per giungere all'opposizione del militarismo che regna ancora anche nell'apparato democratico dello Stato. Il fine ultimo resta l'eliminazione dell'esercito italiano (gia' per se' inutile)". Cfr. Denunciati tre redattori di "die bruecke", "Alto Adige", cronaca di Bolzano, 7 novembre 1968, op. cit., in "Azione Nonviolenta", n. 8-9, agosto-settembre 1995, pp. 32-33 (citazione del testo incriminato scritto da Langer, Josef Schmid e Siegfried Stuffer), e in P. Macina, Alexander Langer, in AA. VV., Le periferie della memoria. Profili di testimoni di pace, Anppia (Federazione di Torino) e Movimento Nonviolento (Verona), 1999, pp. 65-66. 16. La tesi discussa, edita da "Lotta Continua" nel giugno 1972, testimonio' il vivo interesse di Langer per la realta' della sua Regione: A. Langer, Analisi delle classi e delle contraddizioni sociali nel Sudtirolo, tesi di laurea, Facolta' di Sociologia, Universita' di Bolzano, 5 luglio 1972. 17. Parallelamente, dal 1975 al 1978 insegno' storia e filosofia in un liceo scientifico della capitale. Sull'esperienza dell'insegnamento A. Langer, Esame di maturita': in commissione c'e' un fiancheggiatore, "Lotta Continua", 23 luglio 1978, scritto con lo pseudonimo di "Agilulfo", in A. Langer, Il viaggiatore leggero, pp. 53-57. 18. Langer mantenne comunque sempre una netta autonomia dal Partito radicale, partito al quale peraltro si iscrisse per un breve periodo. 19. A. Langer, Minima personalia, op. cit., pp. 11-31; in lingua tedesca in Id., Die Mehreit der Minderheiten, op. cit., pp. 29-49; Id., Ottobre 1981: in una gabbia, per sempre, "Lotta continua", 18 aprile 1980, e col titolo In gabbia per sempre in Id. Aufsaetze..., op. cit., pp. 165-166. 20. Nel 1981 Langer diede vita al settimanale bilingue di cultura e politica "Tandem" che usci' fino al 1985. Tra gli articoli piu' significativi di Langer apparsi sulla rivista, Cfr. A. Langer, Leonardo Sciascia: provinciali e' bello, "Tandem", 11 febbraio 1981, in Id., Il viaggiatore leggero, op. cit., pp. 58-61. 21. P. Macina, Alexander Langer, in AA. VV., Le periferie della memoria. Profili di testimoni di pace, op. cit., p. 64. 22. Langer fu chiamato ad effettuare la traduzione simultanea dello spettacolo "Mistero Buffo" di Dario Fo, messo in scena a Berlino. Piu' tardi, a partire dal 1987 fino alla morte tenne una rubrica mensile di osservatorio sull'Italia per il mensile francofortese "Kommune". 23. Suo sostenitore fu da allora l'amico e conterraneo Reinhold Messner, celebre alpinista e primo scalatore delle quattordici vette del mondo al di sopra degli ottomila metri; dal 1999 Messner e' divenuto europarlamentare verde. Su di lui Langer ebbe modo di scrivere in varie occasioni: A. Langer, Lo scalatore matto di Villnoes: Reinhold Messner, "Lotta continua", 3 settembre 1980, e col titolo Lo scalatore matto, in Id., Aufsaetze..., op. cit., pp. 253-254; Id., Reinhold Messner: Heimat e tradimento, in "Tandem", 24 febbraio 1982, in Id., Il viaggiatore leggero, op. cit., pp. 62-65; Id., La mia bandiera e' il fazzoletto, la mia terra il Sudtirolo. Intervista a Reinhold Messner, "Lotta Continua", 6 maggio 1982. 24. Tra i numerosi articoli e saggi di Langer sui primi passi dei Gruenen Cfr. A. Langer, Destra e sinistra tra i Verdi tedeschi, in S. Menichini, I verdi, chi sono, cosa vogliono, Roma, Savelli, 1983, pp. 11-17. 25. Cfr. A. Langer, Perche' in Italia il verde non nasce, "Il Manifesto", 20 ottobre 1982; Id., Warum es in Italien keine Gruene, wohl aber eine Radikale Partei gibt, in "Freibeuter", 15, 1983, pp. 82-92; Id., Il potenziale verde nella politica italiana, in "Quaderni piacentini", n. 14, settembre 1984, pp. 19- 29. In merito alle prospettive offerte dalle elezioni europee del 1984 e al significato del messaggio "verde" Cfr. A. Langer, G. Squitieri, In ordine sparso all'assalto di Strasburgo, in " La Nuova Ecologia ", gennaio 1984; A. Langer, G. Squitieri, Elettore verde Europa, "Il Manifesto", 20 gennaio 1984; A. Langer, La novita' politica della vecchia Europa, in "Azion e Nonviolenta", n. 4, aprile 1984, p. 13; Id., L'Europa e' morta? Viva la neonata Europa dei verdi, in " La Nuova Ecologia ", luglio 1984; Id., Un catalogo di virtu' verdi, (estratto dall'intervento tenuto a Brentonico (Trento) durante il convegno "Il politico e le virtu'", 27-30 agosto 1987), in Id., Il viaggiatore leggero, op. cit., pp. 132-138; Id., Qualche modesto consiglio ad un giovane che si voglia dare al commercio verde, in " La Nuova Ecologia ", 14 settembre 1984. 26. "Sicuramente al fondo della presa di coscienza 'verde' sta per molti versi un 'allarme', un forte bisogno di tirare il freno di emergenza... decelerando e possibilmente fermando un treno in corsa verso abissi non piu' tanto lontani. In questo senso la 'cultura del limite' (che enfatizza la scarsita' e la finitezza delle risorse da un lato, e gli eccessi arrivati al limite, dall'altro) e' un elemento essenziale di spicco di una nuova consapevolezza morale e politica. A questo si coniuga un sedimento cospicuo, ma disincantato, degli ideali e delle lotte degli anni '60-'70... Un'altra novita' 'verde'... consiste nel reale valore attribuito all'autonomia ed al decentramento delle esperienze, iniziative, idee, progetti, elaborazioni"; A. Langer, Relazione alla prima Assemblea Nazionale delle Liste Verdi in Italia (Firenze 8 dicembre 1984), in R. Del Carria, Il potere diffuso: i Verdi in Italia, Verona, Edizioni del Movimento Nonviolento, 1986, pp. 67 e 70. Langer riteneva che vi fosse un'importante discontinuita' tra "verdi" e "rossi" (sinistra tradizionale), paragonabile a quella tra Nuovo e Vecchio Testamento nella Bibbia; Cfr. Ibid., p. 69. Per ulteriori precisazioni e considerazioni Cfr. A. Langer, Perche' tanto scandalo a sinistra? E' vero, il verde non passa per la cruna dell'ago rosso, "Il Manifesto", 26 gennaio 1985, p. 8, e in Del Carria, op. cit., pp. 79-83; A. Langer, Le radici europee, in "Socialismo oggi", anno II, n. 1, marzo 1985; Id., La nuova alleanza, in "Micromega", n. 3, 1986, pp. 46-51. 27. Cfr. A. Langer, Le ragioni di una scelta, in "Omnibus", n. 19, 16 maggio 1987, pp. 4-5. 28. Cfr. A. Langer, Sciogliere le liste verdi?, "Il Manifesto", 24 giugno 1987, pp. 1 e 12; A. Langer, G. Lerner, L. Manconi, M. Paissan, E adesso che farsene dei verdi?, "Il Manifesto", 4 ottobre 1987, pp. 8-9. 29. Cfr. A. Langer, Scegliere i valori non gli schieramenti, (intervista) in "Messaggero cappuccino", settembre-ottobre 1988. 30. Cfr. A. Langer, Le liste verdi prima del calcio di rigore, (dialogo con Adriano Sofri), in "Fine Secolo", 4 maggio 1985, in Id., Il viaggiatore leggero, op. cit., pp. 105-120. Per un nuovo modo di far politica cfr. Id., Piccolo vademecum dell'ecoeletto, in " La Nuova Ecologia ", n. 15, giugno 1985, p. 9. Queste proposte non trovarono spazio e i Verdi italiani ben presto si istituzionalizzarono, senza peraltro riuscire, a causa di contrasti personali e ideologici e di condizioni politiche avverse, a trasformarsi in un forte polo alternativo. (Parte prima - Segue) ============================== LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 29 del 10 luglio 2005
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