La nonviolenza e' in cammino. 984



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per
la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 984 del 7 luglio 2005

Sommario di questo numero:
1. Severino Vardacampi presenta "L'ape che tesse" di Valeria Ando'
2. Barbara Spinelli intervista Khalida Messaoudi
3. Augusto Illuminati presenta "La bilancia dell'azione" di al-Gazali
4. Augusto Illuminati presenta "La trasparenza delle immagini. Averroe'
e l'averroismo" di Emanuele Coccia
5. Rosino Gibellini: La vita come avventura. Nel cinquantenario della morte
di Teilhard de Chardin
6. Con "Qualevita", all'ascolto di Eduardo Galeano
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'

1. LIBRI. SEVERINO VARDACAMPI PRESENTA "L'APE CHE TESSE" DI VALERIA ANDO'
[Ringraziamo Severino Vardacampi, collaboratore abituale di questo foglio,
per il seguente frettoloso e dirotto intervento, forse un po' troppo ampolloso,
o ditirambico, chissa'.
Valeria Ando' (per contatti: andov at tele2.it), docente di Cultura greca all'Universita'
di Palermo, e' tra le promotrici ed animatrici presso quell'ateneo di un
gruppo di riflessione e di pratica di nonviolenza di genere; direttrice
del Cisap (Centro interdipartimentale di ricerche sulle forme di produzione
e di trasmissione del sapere nelle societa' antiche e moderne), autrice
di molti saggi, ha tra l'altro curato l'edizione di Ippocrate, Natura della
donna, Rizzoli, Milano 2000. Opere di Valeria Ando': (a cura di), Saperi
bocciati. Riforma dell'istruzione, discipline e senso degli studi, Carocci,
Roma 2002; con Andrea Cozzo (a cura di), Pensare all'antica. A chi servono
i filosofi?, Carocci, Roma 2002; L'ape che tesse. Saperi femminili nella
Grecia antica, Carocci, Roma 2005]

Questo prezioso libro: Valeria Ando', L'ape che tesse. Saperi femminili
nella Grecia antica, Carocci, Roma 2005, pp. 296, euro 21,30.
Profonda irrompe una felicita' nel leggerlo. Mi accade cosi' quando un'opera
mi afferra, che la prima lettura riesco a farla solo a morsi, famelica.
Ed insieme per cosi' dire bustrofedicamente andando e tornando di pagina
in pagina, in un girare e rigirare ancora lungo lo stesso campo, come il
Chisciotte borgesiano di Foucault. Ovvero anche come tra persone amiche
che molte storie sanno e si raccontano - mentre posa la carovana nella fredda,
fredda notte - accoccolati intorno al fuoco dell'accampamento. Cosi', non
come una partita a scacchi.
Poi verra' una lettura distesa, cogli occhiali e col lapis, e l'esercizio
ancora dell'esprit de geometrie; ma questa prima gioia del leggere a perdifiato,
nel rapimento delle emozioni e nello scintillare dell'intelligenza, nell'eterno
ritorno, questa prima gioia e' la gioia maggiore che provo quando leggo
o rileggo un libro che ex abrupto mi appassioni e mi sollevi e m'interroghi
come fosse un poema al quadrato.
*
Tre pregi ha l'autrice, cospicui: la dottrina eminente, gentile la sapienza
(la sabiduria, per dirla nella lingua di Machado; ma anche, occitanamente,
la gaia scienza - e qui finiscano le sublette rimembranze del danzatore
infelice che sapeva leggere il rovescio del diritto e che percosso dal Weltschmerz
abbraccio' quel cavallo a Torino), e uno stile incantevole nella sua lucidita'.
E' un contributo forte - e quindi altresi' lieve - al pensiero delle donne,
ergo: un contributo fertile alla nonviolenza in cammino.
Sempre mi piace e mi commuove sempre questa capacita', di interrogare ancora
le storie piu' antiche, e nuovo filo trarne per tessere ancora la trama
della vita che si dona, la favola bella che il vero disvela, l'umanita'
comune e i compiti dell'ora, l'amicizia che salva.
Tessere: quell'attivita' che Gandhi seppe capire essere - e dunque seppe
tradurre in, e praticare come - momento principe e decisivo atto della rivoluzione
nonviolenta.
*
Postilla
Riportiamo di seguito la quarta di copertina del libro: "L'ape, tradizionale
emblema di operosita', e il lavoro femminile della tessitura sono accostati
in un'immagine ardita per parlare dei saperi delle donne nella Grecia antica.
Saperi maturati nella casa, differenti e distanti dall'universo maschile,
sono qui considerati come radici di un'estraneita' creativa. Potra' scaturirne,
nel nostro presente attraversato da una crisi di civilta', un ripensamento
della gerarchia dfei saperi ed una loro riarticolazione nella prassi politica.
Fili diversi compongono la trama del testo. Personaggi come Andromaca, Penelope,
Lisistrata e Prassagora, lasciando il telaio e il chiuso delle stanze, testimoniano
che la sapienza del lavoro di cura, assunta nella pratica quotidiana dello
spazio domestico, consente alla destinata passivita' dell'esistenza femminile
di tradursi in azione nella sfera pubblica. Funzioni e competenze femminili
divengono paradigmi su cui modellare ambiti di pertinenza maschile: in Platone
la tessitura e' modello per l'arte della politica; la maieutica, la gravidanza
e il parto sono metafore del processo di acquisizione della conoscenza filosofica.
La seduzione erotica appare sapere femminile in grado di erodere la struttura
di potere, sessuale e politico.
La nozione aristotelica di madre-materia, protesa verso l'attualizzazione
della sua potenzialita', fornisce la cornice concettuale al volume, che
sviluppa l'idea di un femminile tanto piu' attivo quanto piu' muove da una
condizione di passivita'".

2. DIRITTI. BARBARA SPINELLI INTERVISTA KHALIDA MESSAOUDI
[Dal sito della Fondazione Alexander Langer Stiftung (www.alexanderlanger.org)
riprendiamo questa intervista di Barbara Spinelli a Khalida Toumi Messaoudi
apparsa sul quotidiano "La stampa" del 2 ottobre 2004.
Barbara Spinelli e' una prestigiosa giornalista e saggista; tra le sue opere
segnaliamo particolarmente Il sonno della memoria, Mondadori, Milano 2001;
una selezione di suoi articoli e' in una sezione personale del sito del
quotidiano (www.lastampa.it).
Khalida Messaoudi, protagonista del movimento delle donne e per la democrazia
in Algeria, condannata a morte dal terrorismo islamista e costretta a vivere
nel suo paese in semiclandestinita'; per il suo impegno nel 1997 ha ricevuto
il premio internazionale "Alexander Langer"; parlamentare e ministra della
cultura. Opere di Khalida Messaoudi: (con Elisabeth Shemla), Una donna in
piedi, Mondadori, Milano 1996; Con gli occhi della parola, Edizioni Lavoro,
Roma]

Khalida Toumi Messaoudi e' ministro della cultura del governo algerino,
dopo aver combattuto per dieci anni il terrorismo integralista: una lotta
che si trasformo' in scelta esistenziale il 12 giugno '93, quando la fatwa
che la condannava a morte fu affissa alle porte delle moschee d'Algeria.
Tutto, di lei, era inviso agli islamisti violenti: la sua battaglia per
la liberazione delle donne, per l'abrogazione del codice della famiglia,
per la laicita' democratica, per la sopravvivenza del berbero, la sua lingua
madre. A seguito della fatwa decise di rimanere in patria e presto venne
chiamata la donna coraggio dell'Algeria: cambiava dimora ogni notte, e per
sfuggire agli attentatori indossava parrucche di vario colore. La conobbi
prima a Parigi poi ad Algeri in quegli anni di terrore, e saperla oggi ai
vertici dello Stato fa impressione: se Abdelaziz Bouteflika, presidente
dal 1999 ed erede del Fronte di liberazione nazionale (il partito unico
che decolonizzo' l'Algeria) ha scelto Khalida come ministro della cultura,
nel 2001, vuol dire che l'Algeria ce l'ha fatta, a debellare nella sostanza
il terrorismo. Il nuovo codice della famiglia che Khalida reclama dagli
anni '80 e che adesso e' pronto non e' ancora passato in Parlamento, ma
Bouteflika sembra deciso ad andare avanti sino in fondo, qualora la Camera
non l'approvasse: se necessario, indira' un referendum.
L'Algeria ce l'ha fatta da sola, senza che l'Occidente intervenisse militarmente
esportandovi democrazia. Il Paese non e' alle prime armi, non scopre ora
Al Qaeda e le ramificazioni del terrorismo afghano. Avendolo contrastato
e vinto, e' forse il Paese arabo piu' vaccinato contro il virus, ed e' strano
che oggi se ne parli tanto poco. Gia' nei primi anni '90, quando ebbero
inizio i massacri e le decapitazioni terroriste di uomini e donne a opera
del Fis o del Gia (Fronte islamico di salvezza e Gruppo islamico armato),
Khalida fu chiara: "Questa non e' una guerra civile", disse piu' volte,
criticando la stampa occidentale. "Questa e' una guerra contro i civili".
Khalida conosce quindi da molto tempo il pericolo mortale che si nasconde
nell'uso politico della sua religione, l'Islam. Non ha aspettato l'11 settembre
2001, o il massacro a Beslan, per accorgersi, come e' accaduto recentemente
a Abdulrahman Al-Rashed, editorialista del quotidiano arabo "Asharq Al-Awsat",
che "La maggior parte degli autori di attentati suicidi nel mondo, da dieci
anni a questa parte, sono musulmani". "Dobbiamo ammettere questa realta'
scandalosa", scrive il giornalista arabo, che e' anche dirigente della rete
televisiva "Al-Arabiya", "dobbiamo ammettere che i nostri terroristi sono
il prodotto finale della nostra cultura corrotta". Tutte queste cose Khalida
le sa per averle vissute in prima persona, e tuttavia e' convinta che sia
la politica ad aver sequestrato l'Islam, e non viceversa. Tanto piu' importante
e' sapere, oggi, quel che pensa della lotta algerina al terrorismo, e della
politica di Bush.
*
- Khalida Messaoudi: In Algeria sono stati i civili stessi - ai quali Fis
e Gia avevano dichiarato guerra, gia' prima delle elezioni del '91 - a resistere
e a vincere. Hanno resistito con il loro comportamento, rifiutando di piegarsi
ai ricatti degli islamisti. Questi vietavano le televisioni con antenne
paraboliche promettendo sangue a chi le utilizzava, e i tetti delle case
si coprirono di paraboliche. Minacciavano d'uccidere le donne che non portavano
il velo, e le donne continuarono a girare per citta' e villaggi senza velo.
Di questa resistenza le donne sono state protagoniste, e Bouteflika l'ha
capito: altrimenti non avrebbe scelto una laica e femminista, per un ministero
che gli islamisti considerano di primaria importanza, e non avrebbe promesso
di andare sino in fondo nella riforma del codice della famiglia. Un codice
infame, che il partito unico concordo' con gli integralisti islamici nel
1984 e che tratta la donna come una minorenne bisognosa di tutori in tutte
le tappe della sua esistenza adulta: matrimonio, divorzio, tutela dei figli,
eredita', trasmissione della nazionalita'. Queste sono le battaglie da fare
contro il terrorismo. Esse hanno la questione femminile al proprio centro,
perche' per gli islamisti la donna simboleggia la liberta' dell'individuo
in quanto tale: liberta' che non e' esclusa dall'Islam in se' e per se',
ma dall'uso politico che di esso fanno gli integralisti. Non a caso Bouteflika
ha fatto in modo che il nuovo codice della famiglia fosse compatibile con
l'Islam, e per i principali articoli della legge ha consultato esperti religiosi
ottenendo risposte positive. Nell'Islam ci sono in realta' vari "riti",
varie scuole d'interpretazione, e si tratta di trovare il "rito" piu' adatto
alle leggi liberali che s'intendono promulgare: non e' difficile trovarlo,
se si ha l'intelligenza di cercare l'interpretazione giusta. Tutto questo
e' possibile a una condizione, pero': la popolazione deve esser persuasa
che la battaglia la riguarda personalmente, e non le e' imposta dall'esterno.

*
- Barbara Spinelli: I neoconservatori in America sembrano convinti che questi
risultati siano a volte ottenibili esportando militarmente la democrazia.

- Khalida Messaoudi: Washington non e' intervenuta per liberare l'Iraq,
ma per mettere le mani sul suo petrolio e controllare il Golfo. Inoltre
non c'era violenza islamista, prima che invadessero il Paese. La violenza
che c'e' oggi e' scoppiata dopo, e non so davvero come si possa fronteggiarla
nel caos che hanno creato. In Algeria, poi, le amministrazioni Usa non hanno
fatto nulla, ma proprio nulla, per aiutarci nel decennio del terrorismo
acuto. Anzi, per sette anni hanno di fatto appoggiato il Fis. Come dimenticare
che uno dei principali firmatari islamisti dell'accordo di Sant'Egidio,
l'intesa che nel 1995 volle scendere a patti coi terroristi, viveva ben
protetto negli Stati Uniti? Come dimenticare che per anni gli Stati Uniti
hanno aiutato, finanziato e addestrato Bin Laden, e vari terroristi in Afghanistan,
Sudan, Libano? L'Algeria e' stata completamente sola, nella sua resistenza.
Abbandonata dall'intero mondo civile, che oggi si risveglia e scopre quant'e'
minaccioso il terrorismo per la civilta'. 
*
- Barbara Spinelli: L'amministrazione Usa non nega di essersi sbagliata,
in passato. Adesso dice di voler correggere gli errori con la guerra in
Iraq. 
- Khalida Messaoudi: Il terrorismo s'e' aggravato drammaticamente, a seguito
della guerra in Iraq. Noi in Algeria siamo in realta' un caso a parte, perche'
con tutto quel che abbiamo sofferto siamo vaccinati. Anche se volessero
risorgere, gli islamisti non avrebbero piu' alcun successo, da noi. Il nostro
e' l'unico Paese dove le riforme democratiche si stanno facendo senza pressioni.
Cosi' alto e' il prezzo che le algerine e gli algerini hanno pagato per
ottenere la liberta' e la laicita', che non le sacrificheranno. Dieci anni
di terrore, 200.000 morti, 20 miliardi di dollari di distruzione a causa
degli attentati - distruzione di case, fabbriche, ponti, villaggi: tutto
cio' rende irreversibili certe conquiste di liberta'. In Algeria gli islamisti
non possono piu' promettere il paradiso, perche' s'e' visto di che stoffa
e' fatto il loro paradiso. Forse si rifaranno vivi fra trent'anni, chissa'.
Per il momento non possono piu' dire che le donne sono dei mostri, perche'
la gente ha visto come le donne hanno saputo resistere. 
*
- Barbara Spinelli: E nel resto del mondo musulmano, che effetto ha la guerra
di Bush?
- Khalida Messaoudi: Nel resto del mondo musulmano la guerra ha acceso le
speranze degli integralisti terroristi, ovunque. L'Iraq e' divenuto una
base strategica, per le loro operazioni. In Marocco il radicalismo islamista
sta crescendo enormemente, anche se il Maghreb nel suo complesso e' piu'
liberale. Il fatto e' che la guerra in Iraq ha creato in una grande nazione
quel che gia' e' successo nei territori palestinesi: l'intreccio mortifero
tra movimenti di liberazione nazionale e terrorismo. Ci sono infatti Paesi
- e l'Iraq e' uno di essi - che non sopportano di essere occupati, anche
se si promette loro la piu' bella delle democrazie. Neppure gli algerini
lo sopporterebbero, avendo alle spalle una guerra di liberazione anticoloniale.
La politica americana e' una catastrofe, e mi chiedo se l'amministrazione
abbia preso le misure di quel che sta facendo e di quel che significa il
suo modo di far politica nel mondo. 
*
- Barbara Spinelli: La vostra strada, in fondo, e' la vera speranza di chi
- nei Paesi arabi - vuol evitare il trionfo del terrorismo religioso. Grazie
alla resistenza popolare d'un decennio e alla battaglie che Lei sta facendo
sul codice della famiglia, l'islamismo e' praticamente messo a tacere in
Algeria. 
- Khalida Messaoudi: Il codice della famiglia e' una ipoteca islamica messa
sulla societa' algerina. Vorrei ricordare i suoi paragrafi piu' vergognosi,
che adesso si vogliono abolire. Nel codice dell'84 la donna non puo' concludere
da sola un matrimonio, ma deve farlo attraverso un tutore: il padre, il
fratello, un parente stretto, o altrimenti un giudice. Nel nuovo testo,
l'eta' legale per sposarsi e' 19 anni, per l'uomo come per la donna, e nessuno
ha piu' bisogno di tutori. Poi ci sono i cambiamenti che riguardano il divorzio.
Nel vecchio codice l'uomo puo' divorziare anche senza una ragione specifica,
mentre la donna no. Nel nuovo testo, uomo e donna sono su un piede d'uguaglianza.
Chi divorzia unilateralmente deve pagare danni e alimenti: un dovere che
prima non c'era per l'uomo. Prima il marito conservava il diritto di restare
nel domicilio coniugale anche quando la moglie aveva figli, adesso e' obbligato
a dare un alloggio alla moglie e ai figli, o a pagarle l'equivalente d'un
affitto, o a lasciarle la casa comune. Anche la tutela dei figli e' garantita.
Prima la donna poteva tenere i figli ma non ne aveva la tutela, ora se ottiene
la custodia ha anche la tutela giuridica. Infine, la poligamia e' resa praticamente
impossibile. Per poter prendere una seconda moglie e' necessaria l'autorizzazione
di un giudice, e tra le spose deve esserci uguaglianza di trattamento: un
punto che manda in bestia gli integralisti. Riforme simili erano del tutto
inimmaginabili, cinque anni fa. 
*
- Barbara Spinelli: In fondo l'Europa potrebbe far molto di piu', per Algeria
e Maghreb. Potrebbe scommettere sulla loro democratizzazione, cosi' come
forse scommettera' sulla democratizzazione dell'Islam in Turchia. 
- Khalida Messaoudi: Se l'Europa chiudera' alla Turchia, non sara' per motivi
politici. Questo pensa la maggior parte degli algerini: se l'Europa chiude,
e' per motivi di carattere religioso-culturale, se non razziale. La verita'
e' che l'Unione non vuol saperne, di ammettere in casa dei musulmani. L'Europa,
dal nostro punto di vista, non e' molto piu' dello spazio Schengen: per
noi e' come un muro di Berlino, spostato sulla riva Sud del Mediterraneo.

*
- Barbara Spinelli: Quel che insegna l'Algeria e' anche che la democrazia
non e' riducibile alle elezioni e al governo della maggioranza. Ricordo
bene come voi democratici e laici, in Algeria, appoggiaste la decisione
dei generali di sospendere le legislative, nel gennaio 1992, dopo un primo
turno che aveva visto il trionfo del Fronte islamico di salvezza. In fondo,
la riuscita del modello algerino presuppone anche uno Stato forte, oltre
alla resistenza. E' quello che l'Iraq, adesso, non ha piu'.
- Khalida Messaoudi: L'intervento Usa ha totalmente sfasciato lo Stato iracheno,
e dunque l'esperienza dell'Algeria non puo' servirgli da modello. Comunque
e' vero, la democrazia non si fa senza Stato e non si fa solo con le elezioni.
La democrazia ha il dovere di proteggere le minoranze e di fondarsi su una
Costituzione che garantisca l'alternanza. Il Fronte islamico di salvezza
prometteva una vittoria democratica alla Hitler, senza piu' alternanze.
E' una fortuna per tutti noi, che il voto sia stato sospeso e che una resistenza
abbia potuto formarsi. Il suffragio universale non e' l'unico ingrediente
di cui e' fatta la democrazia. Quanto all'Iraq, non vedo la presenza di
alcun ingrediente democratico, visto lo sfacelo d'ogni struttura statale.
E' il motivo per cui son convinta che i governanti americani non avessero
intenzione alcuna d'esportarvi democrazia. A giudicare da come si son comportati
si direbbe che volessero proprio questo caos, purche' i pozzi petroliferi
fossero relativamente protetti.

3. LIBRI. AUGUSTO ILLUMINATI PRESENTA "LA BILANCIA DELL'AZIONE" DI AL-GAZALI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 26 giugno 2005.
Augusto Illuminati, nato a Perugia nel 1937, e' docente di filosofia politica
all'Universita' di Urbino; tra le sue molte opere segnaliamo particolarmente
Sociologia e classi sociali, Einaudi, Torino 1967, 1977; Kant politico,
La Nuova Italia, Firenze 1971; Lavoro e rivoluzione, Mazzotta, Milano 1974;
Rousseau e la fondazione dei valori borghesi, Il Saggiatore, Milano 1977;
Classi sociali e crisi capitalistica, Mazzotta, Milano 1977; Gli inganni
di Sarastro, Einaudi, Torino 1980; La citta' e il desiderio, Manifestolibri,
Roma 1992; Esercizi politici. Quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri,
Roma 1994.
Massimo Campanini insegna nelle Universita' di Milano e Urbino, ha curato
fondamentali edizioni di opere di alcuni dei piu' grandi pensatori islamici.
Abu Hamid Muhammad Al-Gazali, piu' abitualmente trascritto al-Ghazali, (Tus
1058-1111) e' stato uno dei piu' grandi pensatori islamici e dei piu' influenti
sul coevo e successivo pensiero non solo islamico ma anche ebraico e cristiano]

Abu Hamid al-Gazali, 450 (1058) - 505 (1111) e' il piu' completo rappresentante
del pensiero islamico classico, visto che e' riuscito nella sua opera a
collegare il momento giuridico, con quelli teologici, mistici, etici e filosofici
che compongono il profilo piu' rappresentativo di quella civilta'. Se, sotto
taluni aspetti, risulta meno stimolante di puri filosofi e scienziati come
Avicenna, Averroe' o al-Farabi, che infatti registrarono un impatto ben
maggiore nel medioevo ebraico e cristiano, in compenso continua ad avere
un'influenza dominante sul pensiero islamico contemporaneo. Va inoltre riconosciuto
il rilievo della sua operazione strategica, di acclimatare in funzione subordinata
la tradizione filosofica logica aristotelica e stoica entro il quadro teologico
asharita, utilizzandola accortamente per combattere tendenze eretiche (rispetto
al sunnismo) a base neoplatonica, come l'ismailismo. Configurando, secondo
la scuola asharita, dio come detentore di quella che i colleghi scolastici
cristiani chiamavano potentia absoluta in opposizione alla concezione mutazilita
di una potentia ordinata, sottomessa alle leggi che dio stesso si e' dato,
al-Gazali, che non ama ricorrere ai miracoli, suggerisce piuttosto il carattere
impreciso della legalita' naturale, riducendo il rapporto causa-effetto
a una successione temporale e anticipando Hume di sei secoli.
La biografia del nostro autore distingue convenzionalmente una prima fase,
prevalentemente dedita agli studi giuridici e all'impegno politico nella
difesa del califfato sunnita contro sciiti e ismailiti e nel difficile equilibrio
con il potere militare autonomo del sultano selgiuchide, e una seconda fase
prevalentemente mistica e speculativa, in ambito affine al sufismo.
Massimo Campanini ora propone per la Utet, insieme ad altri scritti minori,
La bilancia dell'azione (pp. 387), testo che si situa alla conclusione della
prima fase, piu' o meno nello stesso tempo della piu' nota Incoerenza dei
filosofi (cui Averroe' contrappose la celebre Incoerenza dell'incoerenza
dei filosofi, curata dallo stesso Campanini per la Utet nel 1997), suggerendo
pero' che e' difficile operare separazioni cosi' nette. Sia perche' il trattato
in questione tiene insieme l'interesse speculativo, l'ammaestramento etico
e l'attenzione per la mistica intuitiva, sia perche' La retta bilancia,
che completa la presente edizione Utet (la conclusiva Alchimia della felicita'
e' una versione divulgativa dei temi precedentemente trattati), si situa
posteriormente al ritorno all'insegnamento. E tuttavia ripropone in colori
smaglianti la difesa del razionalismo logico contro il fideismo esoterico
di sciiti e ismailiti. Si tratta anzi di un vero e proprio trattato sui
sillogismi veri e falsi, conciliati con il Corano e ricondotti alle formule
della bilancia dell'equivalenza e della concomitanza, contrapposte alla
satanica bilancia dell'analogia, fondata su opinioni incontrollate o paragoni
impropri.
Il fine del trattato e' pero' piu' politico che logico, mirando a invalidare
la cieca fiducia degli eretici nell'autorita' autoreferenziale dell'imam,
che avrebbe tolto valore all'ortodossia sunnita non senza sovvertire la
stessa autorita' civile del califfo. Il regno millenario di Alamut e la
leggenda nera degli "assassini" costituirono infatti il versante politico
medievale di questa setta radicale sciita, ancor oggi presente con manifestazioni
eterogenee, dal molto secolarizzato Aga Khan ai Drusi del Libano. Sarebbe
erroneo ridurre questa preoccupazione di al-Gazali a un semplice calcolo
politico, come del resto la sovversione ismailita, in puro stile gnostico,
non si opponeva soltanto ai califfi sunniti ma metteva in discussione le
stesse pratiche rituali islamiche. Si tratta piuttosto di un'opposizione
frontale e complessiva fra due modi di intendere il plesso, inseparabile
in ambito musulmano, fra religione e societa' civile.
"La prospettiva etica della salvezza e dell'adempimento dei valori religiosi
e la stessa tensione mistica non cancellano le relazioni sociali e anzi
impongono stretti legami educativi - scrive Campanini nella ben costruita
introduzione - e la scienza ('ilm), che e' innanzi tutto conoscenza di Dio
(ma'rifah) non e' in alcun modo segreta e incomunicabile, nonostante la
sua rarita' e preziosita', anzi deve essere insegnata - sia pure solo a
coloro in grado di impararla - e deve servire a costruire la via diritta
del comportamento etico".
Non siamo molto lontani dalla cauta distinzione averroista fra filosofia
per l'elite e religione per il popolo, ma in questo caso al-Gazali si schiera
apertamente con la fazione piu' rigida dei teologi e conduce la battaglia
su due fronti: contro la teologia liberale dei mutaziliti e contro la sovversione
gnostica. Non e' strano che, nelle lotte odierne contro il fondamentalismo,
i regimi moderati trovino in lui un punto di riferimento piu' rassicurante
che non nel troppo laico Averroe'. Se infatti si puo' rintracciare una linea
di condotta costante nella varieta' di interessi e dei percorsi del nostro
autore, essa consiste essenzialmente nella prevalenza dell'aspetto normativo
della shari'a tanto su quello razionale quanto su quello mistico, dato che
questo mondo e' importante come preparazione dell'altro e i problemi di
comportamento finiscono per attrarre la sua attenzione piu' di quelli strettamente
teologici.
La Bilancia dell'azione si configura cosi' come un vero e proprio breviario
per la felicita', che riunisce al dettato coranico nozioni scientifiche,
psicologiche e morali di diversa e mai citata provenienza (non esclusi il
De anima e l'Etica nicomachea di Aristotele) in vista di un'adeguata preparazione
alla morte e alla vita ultraterrena.
Segnaliamo al lettore che, nelle medesime edizioni Utet, sono reperibili
i testi maggiori e piu' propriamente religiosi di al-Gazali, Scritti scelti
(1970, a cura di L. Veccia Vaglieri e R. Rubinacci, comprendente la bellissima
Nicchia delle luci e un'ampia scelta della fondamentale Rinascita delle
scienze religiose), mentre ancora Maurizio Campanini ha tradotto Le perle
del Corano per Rizzoli.

4. LIBRI. AUGUSTO ILLUMINATI PRESENTA "LA TRASPARENZA DELLE IMMAGINI. AVERROE'
E L'AVERROISMO" DI EMANUELE COCCIA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 3 luglio 2005.
Su Augusto Illuminati cfr. la notizia introduttiva al testo precedente.
Emanuele Coccia di Averroe' e' un acuto studioso.
Averroe', nome con cui e' noto nell'occidente latino Muhammad Ibn Ahmad
Ibn Rushd (Cordoba 1126 - Marrakech 1198), come e' noto e' uno dei piu'
grandi pensatori e fautori della comprensione, del dialogo, del rispetto
della dignita' umana]

"Perche' si possa articolare storicamente il pensiero, perche' possa esservi
una storia del pensiero, perche' il pensiero abbia una storia, sembra esser
sempre necessario dire: hic homo intelligit". Vale a dire che quest'uomo,
individualmente preso, sta pensando. E che il soggetto del pensiero coincide
materialmente con il soggetto dell'esperienza ed e' moralmente e giuridicamente
imputabile delle sue azioni. Questo e' un passo cruciale del recente libro
di Emanuele Coccia, La trasparenza delle immagini. Averroe' e l'averroismo
(con introduzione di Giorgio Agamben, Bruno Mondadori, pp. 224, euro 18),
che riprende appunto la formula con cui gli scolastici ortodossi polemizzavano
contro la teoria averroista dell'intelletto materiale comune per tutti gli
uomini, accusandone il carattere controintuitivo. Coccia, che invece giustamente
difende l'impersonalita' del pensiero, sostiene che tale obiezione, classicamente
formulata dal vescovo parigino Etienne Tempier nelle sue condanne del 1270
e 1277, e' stata fatta propria da tutta la storia posteriore del pensiero,
anzi e' costitutiva della sua stessa possibilita'. La condividono non solo
i detrattori di Ibn Rushd-Averroe', ma anche i suoi "rivalutatori", dal
pioniere Ernest Renan nel 1852 ad Alain de Libera, uno degli ultimi editori
e studiosi del "Commentatore" arabo.
Costituire una tradizione rende incomprensibile il testo, che vive allora
in attesa della sua redenzione, la quale si da' appunto nel commento. La
forma anti-autoriale adottata da Averroe', ma comune a tanto Medioevo, fa
esplodere il paradosso modale della tradizione e coincide perfettamente
con la sua tesi forte del pensiero come pura ricettivita', passione delle
forme. Coccia, dopo averne ricostruito in dettaglio la storia della trasmissione
e dell'occultamento, delinea con estrema esattezza il procedere dell'argomentazione
averroista e individua alcuni luoghi ed esperienze del rifiuto della numerazione
del sapere nei corpi (cioe' il riferimento dell'intellezione alla singola
coscienza): l'infanzia, che pone lo scarto fra sviluppo fisico e accesso
al pensabile e al linguaggio, l'insegnamento e lo studio, che fanno del
soggetto dell'apprendimento la mera occasione della trasmissibilita' del
sapere, l'irrilevanza della nascita e morte individuale o meglio la loro
ripetizione indifferente per l'appropriazione del pensiero, la cui storia
e' solo il tempo pulsante e dilazionato dell'attualizzazione.
*
Ricordiamo qui un passo di Ibn Rushd, non citato da Coccia, molto tecnico
ma teoricamente rilevante, cioe' il breve commento al De intellectu di Alessandro
di Afrodisia edito da H. A. Davidson, in cui si sostiene che l'intelletto
materiale o possibile e' un singolo potere comune a tutte le anime individuali,
confrontabile a rovescio alla specie naturale: questa comprende individui
esistenti in atto ma non ha una esistenza indipendente, dunque in se' e'
solo potenziale. Al contrario, l'intelletto materiale e' specie in attualita'
e individuale solo potenzialmente. Quando un uomo nasce, l'intelletto materiale
e' generato rispetto a lui senza essere generato in se stesso; lo stesso
avviene (per la distruzione) quando un uomo muore. Perche' il passo e' strategico
ed e' interpretabile in una prospettiva forse leggermente diversa da quella
di Coccia? Qui si accentua moltissimo la qualita' potenziale del pensiero
e del linguaggio e il loro essere esterni rispetto alla natura umana, che
nella sua autosufficienza fisica si da' come infanzia e ignoranza, cosi'
che il loro contatto e' occasionale, di volta in volta mediato dal patrimonio
individuale di fantasmi immaginativi, cioe' di ricordi delle sensazioni
effettivamente esperite da ognuno. Fa problema il non possesso del linguaggio
(in-fanzia) e la stupidita', non la formazione della coscienza individuale
e la pretesa del cogito cartesiano. "L'intelletto materiale si unisce con
noi solo in un secondo tempo e solo mediante la sua unione con le forme
immaginali" (Grande Commento al De anima III/36, Crawford, p. 486) - cio'
che ne fa anche la prima grande dottrina dell'immaginazione.
Ma Ibn Rushd non si ferma ne' alla assoluta passivita' ricettiva ne' all'immaginazione,
bensi' introduce il ruolo dell'intelletto agente che produce gli intelligibili
e ne consente la combinazione razionale discorsiva, anzi fa esplicitamente
di intelletto materiale e agente, entrambi separati dalla corporeita', e
unici per tutto il genere umano, le due facce (ricettiva e produttiva) di
una medesima istanza sempre in atto, che e' poi l'anima del cielo della
Luna, sotto cui stanno le cose che possono essere in un modo o nell'altro,
uomini compresi.
Con tutta la straordinaria originalita' della teoria dell'intelletto materiale
unico, il "Commentatore" arabo vuole costruire una noetica complessiva e
valuta positivamente il processo di arricchimento (alteratio perfectiva)
che si realizza quando l'intelletto agente estrae gli intelligibili dai
fantasmi immaginativi e li iscrive nell'intelletto materiale. Certo, il
risultato e' allora deperibile, si attualizza individualmente solo per brevi
momenti, ma viene memorizzato nella cultura della specie.
Per la dottrina del doppio soggetto dell'intellezione (che non e' mai l'individuo)
le forme fantastiche sono il soggetto produttivo di quelle intelligibili,
mentre l'intelletto materiale, ben distinto dalla facolta' immaginativa,
e' il soggetto che le riceve, una volta astratte dall'intelletto agente.
Le forme intelligibili sono individuali e materialmente vere riguardo al
soggetto produttivo (i fantasmi), universali riguardo al soggetto ricevente
(l'intelletto materiale non misto con il corpo generato).
La compensazione di questo squilibrio - tema appena sfiorato da Coccia -
sta nella possibilita' dell'unione (copulatio) fra intelletto materiale
e agente, un corto circuito che passa attraverso l'individuo come esperienza
folgorante di cui non puo' trattenere memoria (perche' impersonale e senza
immagini materiali), il dono beatifico in vita che illumina, in due o tre
filosofi per ogni generazione, il genere umano.
*
Al di la' di tali divergenze interpretative, il libro, importante e raro
nella sua coerente audacia, mostra alcune ulteriori smagliature che vale
la pena di evidenziare, solo proprio per l'intatta validita' dei suoi assunti
di fondo. Diciamocela tutta: lo sviluppo del discorso di Ibn Rushd prende
un tono piu' affine a quello di Agamben che a quello averroista, instaurando
una sorta di dicotomia. Da un lato una philosophia perennis del lampo messianico
(il pur fuggevole riferimento a un rispettoso antagonista come Ibn Arabi,
la dice lunga), dall'altro il tempo vuoto e omogeneo dove si distendono
le biografie intellettuali della tradizionale storia della filosofia. Si
potrebbe obbiettare che forse esiste una terza via, quella della genealogia
averroista dell'intelletto comune, i cui episodi affiorano in costellazioni
ben determinate (la soglia fra trionfo e collasso dell'islamismo andaluso,
la rivoluzione comunale all'epoca di Dante, l'anomalia olandese del '600,
l'avvento contraddittorio del postfordismo), quella della decostruzione
della soggettivita' nel collegare il processo di individuazione al transindividuale.
Da questo punto di vista sembrano affrettate le conclusioni sul carattere
impolitico del Regime del solitario di Avempace, per le quali potrebbe essere
utile un confronto con la piu' aggiornata edizione critica Lomba o la versione
italiana curata da Massimo Campanini. La stessa insussistenza di un averroismo
politico - da Jandun e Marsilio da Padova - e' per lo meno opinabile. Certo,
si tratta un altro concetto di politica, come per l'Impero ideale dantesco,
ma non e' proprio questo che voleva Spinoza quando parlava di democrazia
o che noi oggi colleghiamo all'intelletto comune?
Comunque, ce ne fossero di libri cosi'.

5. PROFILI. ROSINO GIBELLINI: LA VITA COME AVVENTURA. NEL CINQUANTENARIO
DELLA MORTE DI TEILHARD DE CHARDIN
[Dal sito della casa editrice Queriniana (www.queriniana.it) riprendiamo
il n. 47 del 13 aprile 2005 di "Teologi@/Internet. Forum teologico a cura
di Rosino Gibellini". Il testo che riproduciamo e' aperto dalla seguente
nota redazionale: "Sono iniziate nelle citta' di Washington e New York le
celebrazioni in onore di Pierre Teilhard de Chardin nel cinquantenario della
sua morte avvenuta il giorno di pasqua nell'aprile 1955, a New York. Il
colloquio americano (aprile 2005) ha come tema: 'L'Avvenire dell'Umanita'.
La nuova attualita' di Teilhard de Chardin', sotto l'alto patrocinio del
presidente francese Chirac e del direttore generale dell'Unesco Matsuura.
L'editrice Queriniana ripropone per l'occasione la quarta edizione aggiornata
del libro di Rosino Gibellini, Teilhard de Chardin. L'opera e le interpretazioni
(2005 quarta edizione). Pubblichiamo un breve profilo del gesuita francese".
Rosino Gibellini, illustre teologo e straordinario promotore della conoscenza
della riflessione teologica di tutto il mondo; riteniamo fondamentale il
suo contributo al dibattito filosofico oltre che teologico contemporaneo
(ma anche, aggiungiamo, all?impegno per la pace, di liberazione, per i diritti
umani), contributo estrinsecatosi particolarmente con quell'impegno monumentale
che e' la stupenda collana "Giornale di teologia" edita dalla Queriniana
di Brescia. Opere di Rosino Gibellini: fondamentale e' La teologia del XX
secolo, Queriniana, Brescia 1995, ma dovremmo citare numerosi altri suoi
volumi, ed almeno i seguenti tutti editi dalla Queriniana: (a cura di),
Breviario teologico dell'Avvento; (a cura di), Prospettive teologiche per
il XXI secolo; Teilhard De Chardin: l'opera e le interpretazioni; La teologia
di Juergen Moltmann; (a cura di), La nuova frontiera della teologia in America
Latina; (a cura di), Teologia nera; Teologia e ragione. Itinerario e opera
di Wolfhart Pannenberg; Il dibattito sulla teologia della liberazione; (a
cura di), Percorsi di teologia africana; con Gilberto Gillini, Patrizio
Rota Scalabrini, Mariateresa Zattoni Gillini, Alternativa; con Mary Hunt
(a cura di), La sfida del femminismo alla teologia; con Dean Peerman (a
cura di), Teologia dal Nordamerica; con Giorgio Penzo (a cura di), Dio nella
filosofia del Novecento; con Marie Therese Van Lunen-Chenu, Donna e teologia.
Opere su Rosino Gibellini: in suo onore (per festeggiarne i settant?anni)
è stato pubblicato il volume di AA. VV., Cammino e visione, Queriniana,
Brescia 1996.
Pierre Teilhard de Chardin, teologo, scienziato, filosofo francese (1881-1955),
gesuita, muovendo da studi teologici e scientifici volse anche alla riflessione
cosmologica, proponendo una originale sintesi tra cristianesimo e scienza
moderna in una visione evolutiva dell'universo (dall'inorganico, al biologico,
al culturale), teleologicamente orientata verso il Cristo come punto di
convergenza ed unificazione del mondo, della storia, dell'umanita', compimento
dell'intero processo cosmico. Tra le opere di Pierre Teilhard de Chardin
segnaliamo particolarmente Il fenomeno umano, Il Saggiatore, Milano 1968,
1980, Queriniana, Brescia 2001. Opere su Pierre Teilhard de Chardin: Sergio
Quinzio, Che cosa ha veramente detto Teilhard de Chardin, Astrolabio-Ubaldini,
Roma; Alexander Gosztonyi, Teilhard de Chardin, Sansoni, Firenze 1970; Rosino
Gibellini, Teilhard de Chardin. L'opera e le interpretazioni, Queriniana,
Brescia 2005]

Il primo maggio 1881 nasceva nella localita' di Sarcenat a pochi chilometri
da Clermont-Ferrand, nell'Alvernia (Francia) - anche un altro genio religioso,
Pascal, e' alverniate - quarto di undici figli, Pierre Teilhard de Chardin
(1881-1955), il cui nome era destinato a riempire le cronache filosofiche
e teologiche del nostro secolo.
Profondamente religioso, entra nella Compagnia di Gesu' ("il desiderio della
piu' elevata perfezione ha determinato la mia vocazione di gesuita"), e'
sacerdote nel 1911 e, dopo la prima guerra mondiale, alla quale partecipa
sulla linea del fronte franco-tedesco in qualita' di coraggiosissimo portaferiti
sprezzante di ogni pericolo, e durante la quale e' da collocare la "Genesi"
del suo pensiero (come suona il titolo del volume postumo che raccoglie
gli scritti del tempo della guerra, redatti in trincea), si laurea in scienze
naturali alla Sorbona di Parigi.
E' di questo tempo il singolare Inno alla Materia, di cui canta la potenza
spirituale:
"Benedetta sii Tu, universale Materia,
Durata senza fine, Etere senza sponde,
triplice abisso delle stelle, degli atomi e delle generazioni,
Tu che eccedendo e dissolvendo le nostre anguste misure ci riveli le dimensioni
di Dio".
Era destinato all'insegnamento e, difatti, aveva gia' ricevuto l'incarico
di professore aggiunto di paleontologia all'Institut Catholique di Parigi.
Ma alcune note teologiche, redatte in forma confidenziale e nelle quali
tentava una conciliazione tra la concezione evoluzionista e la dottrina
del peccato originale, determinano il suo allontanamento, che risultera'
definitivo, dall'insegnamento accademico. La sua vita si svolgera' per circa
un ventennio dal 1926 al 1946 in Cina (a Tiensin e a Pechino) come direttore
di musei geologici e paleontologici e impegnato pure in missioni e spedizioni
scientifiche, come la celebre crociera gialla e il rinvenimento dei reperti
paoleontologici del sinatropo.
Dopo la seconda guerra mondiale e' di nuovo in Europa e infine dal 1951
al 1955 a New York, dove la morte lo coglie improvvisamente a 74 anni di
eta' nel pomeriggio del giorno di pasqua, il 10 aprile del 1955. Cosi' l'amico
p. Pierre Leroy, il primo dei suoi confratelli ad accorrere, ricorda quel
giorno: "E' morto all'improvviso come aveva chiesto, 'in piena euforia',
nella citta' piu' cosmopolita del globo, lui 'l'amico di ogni uomo al mondo'.
E' morto in piena primavera, il giorno di pasqua, mentre il sole riversava
con liberalita' sulla citta' gigantesca ai bordi dell'Hudson, fiotti di
luce. In questa gioia della risurrezione, padre Teilhard ha raggiunto il
suo Cristo, dopo aver sospirato per tutta la vita alla beatitudine di possederlo
nella illuminazione della vittoria".
Autore di numerosi scritti scientifici, durante la sua vita gli fu pressoche'
impossibile ricevere dalle competenti autorita' religiose l'autorizzazione
a pubblicare i suoi scritti nei quali andava delineando la sua visione filosofico-religiosa.
La pubblicazione postuma delle sue opere - che in un ventennio ha allineato
13 volumi tra il 1955 e il 1976 - ha dato origine ad un grande dibattito,
che ha appassionato molti spiriti. Tra i testi postumi piu' significativi:
Il Fenomeno umano (scritto nel 1938-1939, ripreso e completato nel 1948-1949,
ma edito solo nel 1955), dove Teilhard svolge la sua visione scientifica;
L'Ambiente divino (scritto nel 1926-1927, ma edito solo nel 1957), dove
sono tracciate le linee di una spiritualita' per il cristiano della terra
moderna; oltre a circa duecento saggi di varia lunghezza (raccolti in piu'
volumi), tra cui spiccano, sotto il profilo religioso: La Messa sul Mondo
del 1924, un testo di rara bellezza e intensita' spirituale; La mia fede
(Comment je crois) del 1934, in cui Teilhard espone le ragioni e le modalita'
della sua fede; Il Cuore della Materia del 1950, che rappresenta una sorta
di autobiografia intellettuale e spirituale, in cui Teilhard evidenzia le
radici della sua visione e della sua opera: il senso cosmico, il senso umano
e il senso cristico; e Il Cristico, scritto nel marzo del 1955 poco prima
della sua morte, che contiene il suo messaggio essenziale.
*
Teilhard de Chardin era uno scienziato, che non si accontentava di una visione
analitica e settoriale della realta', ma era alla ricerca, con tutta la
sua passione di uomo e di credente, di una visione capace di abbracciare
l'intera storia del cosmo e dell'umanita'. Il suo principio: tutto cio'
che sale converge, lo ha portato ad una grandiosa sintesi (l'ultima che
sia stata elaborata), che ha tre dimensioni: scientifica, filosofica e religiosa,
in cui trovano conciliazione la fede nel progresso, nell'In-Avanti, e la
fede in Dio, nell'In-Alto, com'egli si esprimeva negli ultimi anni. La lettura
di Teilhard e' shoccante, la sua prospettiva universale: il paleontologo
si china sugli abissi del passato per decifrare da futurologo le direttrici
di marcia dell'avvenire di quello che egli chiama il fenomeno umano.
L'universo di Teilhard e' un cosmo in divenire (cosmogenesi), un universo
in evoluzione secondo la legge di complessita'-coscienza, che implica una
struttura convergente del mondo. Nel processo di cosmogenesi la stoffa del
mondo si fa sempre piu' complessa, e insieme sempre piu' centrata e cosciente.
Con l'apparizione dell'homo sapiens l'evoluzione non si arresta, ma per
scorgerla bisogna trasferirsi dalla biosfera alla noosfera. L'evoluzione
continua, secondo la legge di complessita'-coscienza, nello strato pensante
del pianeta, e cio' che ora e' in formazione e' lo spirito della terra:
"La terra che non solo si ricopre di grani di pensiero a miriadi, ma si
avvolge in un solo involucro pensante, sino a costituire, funzionalmente,
un unico e vasto grano di pensiero, su scala siderale" (Il Fenomeno umano).
Il geologo e paleontologo, sollecitato dalla stessa legge di complessita'-coscienza,
che gli ha permesso di decifrare gli archivi del passato, si volge alla
decifrazione delle direttrici di marcia dell'umanita' fino a intravedere
il punto teminale di approdo del processo evolutivo: il Punto Omega, visto,
ad un tempo, come punto di maturazione planetaria; come Omega divino, personale
e trascendente, motore in avanti del processo evolutivo; e finalmente come
il Cristo Omega della rivelazione, principio di consistenza di tutte le
cose (in quo omnia constant), punto personale terminale cui tendono tutte
le cose e che a tutte le cose dara' compimento e ricapitolazione (ad quem
omnia tendunt), principio energetico-amorizzante che anima il processo del
mondo e il divenire del fenomeno umano.
Scrive Teilhard nella pagina conclusiva del saggio Il mio Universo del 1924:
"Allora, probabilmente, su una creazione portata al parossismo delle sue
attitudini all'unione, si esercitera' la Parusia. L'unico processo di assimilazione
e di sintesi che si svolgeva dall'origine dei tempi si rivelera' infine.
Il Cristo universale scaturira' come un lampo in seno alle nubi del mondo
lentamente consacrato... In quel momento, dice san Paolo... egli consumera'
l'unificazione universale... Cosi' si trovera' costituito il complesso organico:
Dio e mondo, il Pleroma, realta' misteriosa che non possiamo ritenere piu'
bella di Dio (poiche' Dio poteva fare a meno del mondo), ma che non possiamo
neppure immaginare come assolutamente gratuita, assolutamente accessoria,
se non vogliamo rendere incomprensibile la creazione, assurda la passione
del Cristo e privo d'interesse il nostro sforzo".
L'uomo e', dunque, imbarcato, quasi portato dall'avventura del mondo, di
un mondo che sale verso piu' complessita' e piu' coscienza fino alla finale
ricapitolazione in Dio tramite il Cristo universale. L'atteggiamento piu'
umano risulta pertanto non la resa di fronte alle difficolta', ne' la dispersione
nelle dilettazioni del presente, ma la responsabile fedelta' alla terra.
La felicita' e' incorporarsi nella totalita' del processo in corso; inserire
l'avventura della vita nella piu' vasta avventura del mondo; vivere in salita
secondo il ritmo di tre momenti: essere se stessi (incentrazione), aprirsi
agli altri (decentrazione), nello slancio, umano e cristiano, in avanti
verso Dio che chiama e attira (supercentrazione); e nella coniugazione di
tre atteggiamenti fondamentali: creativita', amore e adorazione.
*
Opere di Teilhard de Chardin 
- Il fenomeno umano, Queriniana, Brescia 2001 seconda edizione.
- L'ambiente divino. Saggio di vita interiore, Queriniana, Brescia 2003
terza edizione.
- Inno dell'Universo, Queriniana, Brescia 2000 terza edizione.
- Il cuore della Materia, Queriniana, Brescia 1998 seconda edizione.
- La mia fede. Scritti teologici, Queriniana, Brescia 1993.
- Sulla felicita', Queriniana, Brescia 2004 quinta edizione.
- Sull'amore, Queriniana, Brescia 1998 terza edizione.
- Sulla sofferenza, Queriniana, Brescia 2001 terza edizione.
- La Messa sul mondo, Queriniana, Brescia 1996 seconda edizione.
- Il sacerdote, Queriniana, Brescia 1991.
- Meditazioni e preghiere cosmiche, Queriniana, Brescia 1994.
*
Opere su Teilhard de Chardin
- Rosino Gibellini, Teilhard de Chardin. L'opera e le interpretazioni, Queriniana,
Brescia 2005 quarta edizione.

6. RIVISTE. CON "QUALEVITA", ALL'ASCOLTO DI EDUARDO GALEANO 
Abbonarsi a "Qualevita" e' un modo per sostenere la nonviolenza. Ponendosi
all'ascolto di Eduardo Galeano.
*
"... a qualcosa dovra' pur servire questa mania di sognare e sperare" (Eduardo
Galeano, Las palabras andantes, Mondadori, Milano 1996, p. 225).
*
"Qualevita" e' il bel bimestrale di riflessione e informazione nonviolenta
che insieme ad "Azione nonviolenta", "Mosaico di pace", "Quaderni satyagraha"
e poche altre riviste e' una delle voci piu' qualificate della nonviolenza
nel nostro paese. Ma e' anche una casa editrice che pubblica libri appassionanti
e utilissimi, e che ogni anno mette a disposizione con l'agenda-diario "Giorni
nonviolenti" uno degli strumenti di lavoro migliori di cui disponiamo.
Abbonarsi a "Qualevita", regalare a una persona amica un abbonamento a "Qualevita",
e' un'azione buona e feconda.
Per informazioni e contatti: Edizioni Qualevita, via Michelangelo 2, 67030
Torre dei Nolfi (Aq), tel. 3495843946, o anche 0864460006, o ancora 086446448;
e-mail: sudest at iol.it o anche qualevita3 at tele2.it; sito: www.peacelink.it/users/qualevita
Per abbonamenti alla rivista bimestrale "Qualevita": abbonamento annuo:
euro 13, da versare sul ccp 10750677, intestato a "Qualevita", via Michelangelo
2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), specificando nella causale "abbonamento a
'Qualevita'".

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue
lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova
il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione
politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo,
le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso
e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura,
e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile
gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell?ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione
e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell?uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento
del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione,
il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo
paralleli.

8. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione),
l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir;
per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink,
un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace,
i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per
la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 984 del 7 luglio 2005

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