[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
La nonviolenza e' in cammino. 976
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 976
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 29 Jun 2005 00:15:39 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 976 del 29 giugno 2005 Sommario di questo numero: 1. Pubblicata la raccolta di scritti di Alexander Langer "Fare la pace" 2. Appello per la quarta giornata del dialogo cristianoislamico 3. Lyn Gallacher intervista Susan George 4. Martin Luther King: Noi vi ameremo ancora 5. Bruna Peyrot: L'esperienza e l'elaborazione del "Partito dei lavoratori" (Pt) brasiliano (parte quarta e conclusiva) 6. Con "Qualevita", la lezione di Oreste Benzi 7. Letture: Umberto Galimberti, Il tramondo dell'Occidente nella lettura di Heidegger e Jaspers 8. Riletture: Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento 10. Per saperne di piu' 1. LIBRI. PUBBLICATA LA RACCOLTA DI SCRITTI DI ALEXANDER LANGER "FARE LA PACE" [Dagli amici del Movimento Nonviolento (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) riceviamo e diffondiamo. Alexander Langer e' nato a Sterzing (Vipiteno, Bolzano) nel 1946, e si e' tolto la vita nella campagna fiorentina nel 1995. Promotore di infinite iniziative per la pace, la convivenza, i diritti, l'ambiente. Per una sommaria descrizione della vita cosi' intensa e delle scelte cosi' generose di Langer rimandiamo ad una sua presentazione autobiografica che e' stata pubblicata col titolo Minima personalia sulla rivista "Belfagor" nel 1986 (poi ripresa in La scelta della convivenza). Opere di Alexander Langer: Vie di pace. Rapporto dall'Europa, Arcobaleno, Bolzano 1992; dopo la sua scomparsa sono state pubblicate alcune belle raccolte di interventi: La scelta della convivenza, Edizioni e/o, Roma 1995; Il viaggiatore leggero. Scritti 1961-1995, Sellerio, Palermo 1996; Scritti sul Sudtirolo, Alpha&Beta, Bolzano 1996; Die Mehrheit der Minderheiten, Wagenbach, Berlin 1996; Piu' lenti, piu' dolci, piu' profondi, suppl. a "Notizie Verdi", Roma 1998; The Importance of Mediators, Bridge Builders, Wall Vaulters and Frontier Crossers, Fondazione Alexander Langer Stiftung - Una Citta', Bolzano-Forli' 2005; Fare la pace. Scritti su "Azione nonviolenta" 1984-1995, Cierre - Movimento Nonviolento, Verona, 2005. Opere su Alexander Langer: Roberto Dall'Olio, Entro il limite. La resistenza mite di Alex Langer, La meridiana, Molfetta 2000; AA. VV., Una vita piu' semplice. Biografia e parole di Alexander Langer, Terre di mezzo - Altreconomia, Milano 2005. Si sta ancora procedendo alla raccolta di tutti gli scritti e gli interventi (Langer non fu scrittore da tavolino, ma generoso suscitatore di iniziative e quindi la grandissima parte dei suoi interventi e' assai variamente dispersa). Si vedano comunque almeno i fascicoli monografici di "Azione nonviolenta" di luglio-agosto 1996, e di giugno 2005; l'opuscolo di presentazione de La Fondazione Alexander Langer - Stiftung, suppl. a "Una citta'", Forli' (per richieste: tel. 054321422; fax 054330421, e-mail: unacitta at unacitta.it, sito: www.unacitta.it), ed il nuovo fascicolo edito dalla Fondazione nel maggio 2000; una nuova edizione ancora e' del 2004 (per richieste: tel. e fax 00390471977691, e-mail: info at alexanderlanger.org, sito: www.alexanderlanger.org); la Casa per la nonviolenza di Verona ha pubblicato un cd-rom su Alex Langer (per informazioni: tel. 0458009803; fax 0458009212; e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org). Indirizzi utili: Fondazione Alexander Langer Stiftung, via Portici 49 Lauben, 39100 Bolzano-Bozen, tel. e fax 00390471977691; e-mail: info at alexanderlanger.org, sito: www.alexanderlanger.org Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 di questo notiziario] E' stato pubblicato il volume di scritti di Alexander Langer, Fare la pace, Scritti su "Azione nonviolenta" 1984-1995, a cura di Mao Valpiana, collana Percorsi della memoria, coedizione Cierre - Movimento Nonviolento, Verona, 2005, pp. 200, euro 11,50. Il volume contiene una consistente raccolta dei piu' significativi articoli di Alexander Langer pubblicati sul mensile "Azione nonviolenta" dal 1984 al 1995, raccolti in quattro capitoli: 1. Dal pacifismo alla nonviolenza: La novita' politica della vecchia Europa; Ci disse: dovete abbandonare l'universita'; La causa della pace non puo' essere separata da quella dell'ecologia; Ricerca e sviluppo della nonviolenza; Giu' le armi!; Meglio un anno di trattativa che un giorno di guerra; La nonviolenza e la guerra nella ex-Jugoslavia; Per la creazione dei corpi civile di pace europei. 2. Nonviolenza e riconciliazione: La cultura della convivenza; Nuovo federalismo; Diamo una mano alle forze e alle iniziative di pace in Jugoslavia; Helsinki Citizens' Assembly II: nuovi muri in Europa; Il ruolo dell'Europa nella crisi del Kosovo. Modello di nonviolenza o miccia di nazionalismo? 3. Nonviolenza per la decrescita: Noi, fondamentalisti? A spasso per l'Europa; Contro la logica sviluppista; La scelta e' tra espansione e contrazione; Sviluppo? Basta! A tutto c'e' un limite...; Il comunismo e' morto, il capitalismo uccide: quale sviluppo? 4. Nonviolenza e' politica: Attenzione: i centri creano le periferie; Contro ogni ipocrita rimozione; Dopo le elezioni europee i verdi divisi: perche'?; Tra realismo e realpolitik c'e' ancora un abisso; Il bisogno di trovare una nuova sponda. Dietro le sue prese di posizione, anche le piu' difficili, c'erano una conoscenza e un'adesione profonda ed esplicita alla nonviolenza specifica, incarnata nella sua particolare ed originale esperienza personale. La scelta nonviolenta, laica e religiosa insieme, e' decisiva nella biografia di Alexander Langer, non ideologica, ma sempre messa alla prova del confronto con la realta' piu' complessa e contraddittoria. Il lavoro e' stato curato da Massimo (Mao) Valpiana, direttore di "Azione nonviolenta", membro del Movimento Nonviolento e della Fondazione Alexander Langer Stiftung. * Gli sarebbe piaciuto essere un maestro elementare, invece ha fatto il giornalista, il traduttore, l'insegnante, il politico. Alexander Langer (1946-1995) e' stato un geniale intellettuale europeo che ha saputo varcare frontiere, saltare muri, costruire ponti. Impegnato fin da giovanissimo per la convivenza interetnica nella sua regione Alto Adige/Suedtirol, e' stato promotore di infinite iniziative per la pace fra gli uomini e con la natura. Consigliere provinciale dal 1978, deputato europeo dal 1989, si e' impegnato soprattutto nella politica internazionale, per relazioni piu' giuste Est-Ovest e Nord-Sud. Il suo motto e' stato "piu' lentamente, piu' in profondita', con piu' dolcezza". Il suo ultimo messaggio "continuate in cio' che era giusto". "Occorre un forte progetto etico, politico e culturale, senza integralismi ed egemonie, con la costruzione di un programma ed una leadership a partire dal territorio e dai cittadini impegnati, non dai salotti televisivi o dalle stanze dei partiti. Bisognera' fare intravedere l'alternativa di una societa' piu' equa e piu' sobria, compatibile con i limiti della biosfera e della giustizia, anche tra i popoli. Da molte parti si trovano oggi riserve etiche da mobilitare che non devono restare confinate nelle 'chiese', e tantomeno nelle sagrestie di schieramenti ed ideologie". * Il libro e' distribuito nelle migliori librerie, e puo' essere ordinato in contrassegno anche con e-mail a: an at nonviolenti.org 2. APPELLI. APPELLO PER LA QUARTA GIORNATA DEL DIALOGO CRISTIANOISLAMICO [Da Giovanni Sarubbi (per contatti: giovannisarubbi at aliceposta.it), infaticabile animatore de "Il dialogo" e di numerose iniziative per la convivialita' delle culture, riceviamo e diffondiamo l'appello ecumenico per la quarta giornata del dialogo cristianoislamico del 28 ottobre 2005] Appello ecumenico per la quarta giornata del dialogo cristianoislamico del 28 ottobre 2005 * "Chi ama Dio non ha nessuna religione, a meno dello stesso Dio". Cosi' si esprimeva il grande Rumi, mistico dell'islam del tredicesimo secolo. Parole altrettanto forti ritroviamo nel Vangelo di Giovanni nel dialogo fra Gesu' e la samaritana quando le diceva: "Credimi, donna, e' giunto il momento in cui ne' su questo monte, ne' in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perche' la salvezza viene dagli Ebrei. Ma e' giunto il momento, ed e' questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verita'; perche' il Padre cerca tali adoratori. Dio e' spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verita'". E oggi piu' che mai e' importante riandare a queste radici profonde dei cristiani e dei musulmani per ridare slancio al dialogo fra credenti nell'unico Dio ma di tradizioni diverse, per affermare con la vita in comune il principio dell'unita' nella diversita'. Unita' dell'umanita' nel suo essere immagine di Dio; diversita' che si manifesta nella diversita' di culture, di lingue, di modi diversi di vivere il proprio rapporto con il mistero di Dio di cui nessuno puo' dichiararsi padrone e di cui appena possiamo balbettare qualcosa. Non si tratta di rinunciare alla propria fede ma di viverla in relazione a quella degli altri, mettendo l'accento sulla nostra comune umanita', sul nostro essere tutti figli e figlie di Dio che ha dato a tutta l'umanita' il comandamento dell'amore: non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te. E sono queste le idee di fondo che anche quest'anno ci spingono a riproporre per la quarta volta consecutiva la celebrazione di una giornata di dialogo fra cristiani e musulmani. Come negli altri anni indichiamo l'ultimo venerdi' del prossimo ramadam che cadra' il 28 ottobre 2005. Dalla scorsa edizione molte sono state le iniziative di dialogo fra le religioni che si sono svolte. Le iniziative di dialogo cristinoislamico sono proseguite a Torino, Bologna, Firenze, Verona, Greccio, Roma, Napoli. La fiammella del dialogo non si e' mai spenta nonostante i venti impetuosi di scontro fra le religioni che ancora soffiano con forza per produrre nuove guerre, nuovi lutti e disastri per tutta l'umanita'. Come negli altri anni questa iniziativa e' affidata unicamente alla volonta' dei singoli che dal basso si mettano in movimento per cercare altri credenti di altre fedi con cui parlare e dichiarare al mondo la propria volonta' di pace. Come negli altri anni non abbiamo grandi mezzi ed anzi non li vogliamo. Vogliamo contare solo ed esclusivamente sulle debolezze di ognuno che quando si unisce alle debolezze degli altri e' capace di produrre grandi cambiamenti. Vi invitiamo percio' a riproporre la tematica del dialogo cristianoislamico in tutti i luoghi dove vivete la vostra vita religiosa, in tutti i convegni a cui parteciperete, in tutte le associazioni che in qualche modo hanno a che fare con l'immigrazione. Si tratta di un argomento vitale da cui dipende la nostra stessa sopravvivenza. Anche ques'íanno contiamo sull'appoggio di una serie di riviste, che di seguito riportiamo. Ci auguriamo che altre se ne possano aggiungere alla lista e che tutte riescano a riscoprire la forza del proprio essere "piccole ma buone". Ci auguriamo che le comunita' musulmane ed i singoli credenti rispondano anche quest'anno con lo stesso slancio degli scorsi anni. Entrambi, cristiani e musulmani, stiamo vivendo un attacco forsennato alle nostre comuni radici abramitiche da parte di chi e' portatore di "valori" quali lo sfruttamento dell'uomo sullíuomo, la corsa sfrenata agli armamenti, la mercificazione della persona umana, l'affamamento di miliardi di esseri umani mentre migliaia di miliardi di dollari vengono ogni anno spesi per armamenti che possono distruggere il mondo molte volte. Occorre una inversione di tendenza che parta dal cuore degli uomini e delle donne di buona volonta', qualsiasi sia la religione a cui appartengono. Ci auguriamo che anche quest'anno questo momento di dialogo fra cristiani e musulmani possa essere foriero di un piu' vasto dialogo interreligioso. Con un fraterno augurio di Shalom, Salaam, Pace. Il comitato organizzatore * Sottoscrivono e promuovono l'appello le seguenti riviste e associazioni: Adista, Confronti, Cem Mondialita', Forum Internazionale Civilta' dell'Amore, Il dialogo, La nonviolenza e' in cammino, Missione Oggi, Mosaico di Pace, Notam - Lettera agli Amici del Gruppo del Gallo di Milano, Qol - una voce per il dialogo tra le religioni e le culture, Tempi di Fraternita', Volontari per lo Sviluppo. * Per l'elenco completo dei firmatari dell'appello, per tutti i materiali ad esso relativi e per le iniziative in corso si puo' visitare il sito: www.ildialogo.org, per ulteriori infrmazioni e contatti: e-mail: redazione at ildialogo.org 3. RIFLESSIONE. LYN GALLACHER INTERVISTA SUSAN GEORGE [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione questa intervista del 28 maggio 2005 di Lyn Gallacher a Susan George. Lyn Gallacher e' conduttrice radiofonica di "Booktalk", su Radio National, Australia. Susan George e' presidente di Attac; economista, tra i maggiori esperti internazionali dei rapporti Nord/Sud, direttrice del Transnational Institute di Amsterdam, impegnata nei movimenti ambientalisti, pacifisti, nonviolenti, di solidarieta'. Tra le opere di Susan George: Come muore l'altra meta' del mondo, Feltrinelli, Milano 1978; Il debito del Terzo Mondo, Edizioni Lavoro, Roma 1989; Il boomerang del debito, Edizioni Lavoro, Roma 1992; Il boomerang del debito estero, in Susan George, Massimo Micarelli, Antonio Papisca, Un'economia che uccide, L'altrapagina, Citta' di Castello 1993] - Lyn Gallacher: Susan George, instancabile attivista contro la tirannia e la diseguaglianza della globalizzazione, ha appena scritto un libro che si intitola "Another world is possible if..." (Un altro mondo e' possibile se...). Ho parlato con lei di questo "se" e scoperto che si tratta dei modi in cui si esercita il potere. Dal 1990 al 1995 Susan George ha fatto parte della direzione di Greenpeace, oggi e' direttrice associata del Transnational Institute ad Amsterdam, vicepresidente di Attac (Association for the Taxation of financial Transactions for the Aid of Citizens) ed ha scritto undici libri. Ho parlato con lei del libro piu' recente al Festival degli scrittori di Sidney, dove era una delle ospiti speciali. La nostra conversazione e' cominciata proprio attorno al "se" del titolo: cosa significava? E perche' il testo e' strutturato come un programma in dieci passi? Susan sta tentando di formare dei "veri credenti", un'ortodossia? - Susan George: Bene, cominciamo dal "se". Si', questa e' la parola chiave perche' "un altro mondo e' possibile" e' qualcosa che chiunque nel movimento altermondialista dice. Percio' ho pensato: guardiamo questa cosa piu' da vicino, vediamo se e' veramente cosi', e se si', come? Questo per il titolo. Per quanto riguarda il programma in dieci passi, ecco, ho voluto scriverlo per le persone nel movimento. Ci sono molte persone che vogliono unirsi, sembra che ora i giovani stiano tornando alla politica, ed ho pensato che era una buona cosa se si poteva evitare loro di passare attraverso tutta l'angoscia attraverso cui sono passata io, nel tentativo di imparare ogni cosa mentre ti viene incontro, dato che ormai io sono acclimatata, abituata a questo lavoro. Poi ci sono persone che vengono e non hanno mai fatto politica prima, non sono mai stati in un sindacato, o in un partito, non hanno mai fatto niente, ma sentono questa urgenza di unirsi. Allora si', il libro e' in qualche modo un sillabario: questo e' cio' a cui ci opponiamo, questo e' quello che vogliamo e perche', e queste sono alcune delle cose a cui potete lavorare con altre persone. * - Lyn Gallacher: Ho avuto qualche difficolta' con il capitolo che insegna ad organizzare un incontro perche' mi dicevo: si sta parlando di ristrutturare l'economia globale e sembra che vogliamo farlo organizzando un chiosco di dolcetti, scusami ma mi e' sembrato quasi ridicolo perdersi in tutti quei microscopici dettagli. - Susan George: Hai ragione, ma io sono stata a troppi incontri male organizzati, in cui le persone che mostravano interesse per un argomento qualsiasi venivano lasciate andare via, persone che magari erano arrivate da piccoli centri, dalle provincie, per unirsi a qualcosa, e che magari non avrebbero piu' avuto l'opportunita' di farlo. Non sto parlando di cose astratte, ma di qualcosa di relativamente complicato che vedo quando vengo invitata a fare interventi ai meeting. Ogni volta penso che devo dire qualcosa agli organizzatori, ma poi il tempo non c'e' mai. Percio' sono d'accordo con te, probabilmente il capitolo e' troppo minuzioso, parecchie persone me l'hanno detto. Pero' penso che possa essere d'aiuto, perche' personalmente ho avuto un mucchio di esperienze orribili in quel settore particolare, e sono stanca di vedere le cose fatte male. * - Lyn Gallacher: Una cosa tragicamente deprimente del tuo libro e' quando racconti del fallimento delle organizzazioni per l'aiuto ai paesi del terzo mondo. Il fatto che un paese di questi possa pagare piu' di debito estero di quanto riceve in aiuti mi ha proprio pugnalata. - Susan George: Be', noi non li stiamo aiutando. Sono loro che ci aiutano, le rimesse che arrivano al nord del mondo, chiamiamolo "nord globale", si aggirano attorno ai 200 miliardi di dollari l'anno. Gli aiuti delle nazioni del nord ammontano ora a circa 60 miliardi. Sono i lavoratori che aiutano i propri paesi, quelli che vengono a lavorare nei nostri paesi e mandano soldi a casa, alle loro famiglie: l'Onu stima questa cifra attorno ai 93 miliardi di dollari. Percio', come vedi, e' circa il 50% in piu' dell'aiuto offerto ufficialmente e la cifra e' approssimativa, e' probabile che sia piu' alta. I paesi africani ci stanno pagando, per il debito, 28.000 dollari al minuto. E non si tratta solo dell'Africa, questo accade ai 52 paesi piu' poveri del mondo. Ho ottenuto la cifra semplicemente dividendo la somma totale. Ora, se cominci a pensare in questi termini ti dici: quante scuole potremmo costruire con 28.000 dollari al minuto? Quanti ospedali? E pensi che un gran mucchio di bambini potrebbero avere un'istruzione e un gran mucchio di donne potrebbero non morire di parto. Ma il debito e' uno strumento cosi' potente, cosi' utile, molto meglio del colonialismo perche' puoi mantenere il controllo senza usare un esercito, senza mettere in piedi un'amministrazione, non hai bisogno di spendere soldi, il denaro ti arriva da solo, e sono la Banca Mondiale ed il Fondo Monetario Internazionale a fare il lavoro. Percio' e' l'ideale per i paesi del nord e questa e' la ragione per cui, dopo 25 anni che la crisi del debito e' scoppiata, ne stiamo ancora parlando. * - Lyn Gallacher: Ricordo che nel 2000 chiese ed organizzazioni umanitarie fecero questa grande celebrazione, il Giubileo 2000, per cancellare il debito del terzo mondo, e dicono che hanno avuto un ragionevole successo. - Susan George: Pensano di averlo avuto. Quello che hanno ottenuto e' stata la cancellazione di 30 miliardi di dollari di debito, francamente una goccia nell'oceano, e questa e' una delle storie tragiche che io racconto. Ma il Giubileo ha fatto esattamente quanto il suo nome prometteva: 2000, e nel 2000 si e' fermato, prima che la pressione sui governi dei paesi del nord fosse abbastanza forte da indurli a mutare politiche. Hanno fatto questa concessione, pero' chiedendo che i paesi indebitati si impegnassero per tre anni, e poi per altri tre, in programmi d'austerita', aggiustamenti strutturali, e quindi ulteriore sofferenza per la gente comune. Ci sono veramente pochi paesi che sono riusciti a beneficiare in qualche modo di questa cancellazione parziale del debito, ma quello che si puo' vedere e' che quei pochi hanno usato bene il denaro. La Tanzania, per esempio, ha enormemente aumentato il tasso di frequenza scolastica: quasi tutti i bambini e le bambine ora vanno a scuola, perche' il paese ha eliminato le tasse di iscrizione, terribilmente semplice no? La Banca Mondiale ha detto che bisogna pagare il costo della ripresa. Il costo della ripresa e' il modo gentile di dire: "facciamo pagare alle famiglie il costo dell'istruzione dei figli", e in questo modo possono mandarne a scuola uno, ma non due o tre, e sono sempre le ragazze a non andare a scuola, perche' si tenta di istruire il maschio che sara' piu' valutato. Voglio dire, la gente e' costretta a fare questi calcoli. Percio' e' stato automatico: come le tasse scolastiche sono sparite, a scuola ci sono andati tutti e tutte. Comunque il Giubileo e' stato un tentativo apprezzabile, e qualcosa da celebrare, ma avrebbe dovuto continuare perche' fino a che non forzi i potenti a fare effettivamente quello che promettono... Ma bene, c'e' una lunga strada e molte cose da fare. * - Lyn Gallacher: Per me e' davvero difficile, concettualmente, pensare a qualcosa come lo smantellamento dell'economia mondiale, perche' e' un'economia che ho avuto attorno per tutta la vita. Come si fa ad immaginare qualcosa che e' fuori dalla tua immaginazione? E' difficile, e mi sto domandando se e' proprio questo che tu stai suggerendo. - Susan George: Smantellamento forse e' una parola troppo forte. Io penso che il mercato sara' sempre presente. Lo scopo non e' liberarsi dal mercato, perche' il mercato fornisce anche un'enorme dose di servizi, e io non voglio combattere sul prezzo ogni volta in cui compro un libro o una bottiglia di qualcosa. La vera battaglia sta sul decidere cio' che deve essere nel mercato e cio' che non vi deve essere. L'istruzione deve stare sul mercato? Ci deve stare la salute? La cultura dev'essere qualcosa che ti puoi permettere oppure no? E i servizi pubblici? Se devo proprio dare una classificazione, allora diro' che se avessimo una tassazione keynesiana e un sistema di redistribuzione in cui alcune attivita' sono poste fuori dal mercato e sottoposte solo all'autorita' dei governi e delle persone, io sarei felice. Io penso che possiamo tranquillamente continuare a vivere con il mercato, in ogni societa' futura in cui avremo delle produzioni. Quello che non e' giusto e' che ora le corporazioni economiche pagano meno, meno tasse, il che significa che io e te dobbiamo pagarne di piu', perche' abbiamo radici da qualche parte, e loro hanno il nostro indirizzo, vero? Quindi sanno dove possiamo pagarle. Per le corporazioni questo vale molto meno, usano i paradisi fiscali, hanno ogni sorta di buchi neri e stratagemmi. Se guardi le statistiche relative ai paesi piu' ricchi, vedrai che le corporazioni pagano sempre meno, ed e' una storia che va avanti da vent'anni. Questo e' il vero senso della globalizzazione; puoi portare le tue attivita' all'estero quando ti pare e come dice un membro delle corporazioni che cito nel libro: "Per quanto riguarda il mio gruppo di ditte, la globalizzazione ci permette di produrre dove vogliamo, quando vogliamo, quello che vogliamo, e di comprare e vendere ovunque, con le minori restrizioni possibili provenienti dalle leggi sul lavoro e dalle convenzioni sociali". Ecco qualcuno che sa esattamente quel che vuole ed e' proprio per questi scopi che la globalizzazione e' stata usata sino ad ora. Se potessimo invece avere una globalizzazione dei popoli io sarei perfettamente soddisfatta. Se la globalizzazione fosse piu' equa, se fornisse genuinamente piu' opportunita' di inclusione, sarebbe magnifico. Io sono una "globalista", internazionalista, ma questa globalizzazione si fonda sull'esclusione, non sull'unire le mani e camminare insieme verso la terra promessa, proprio per niente. * Lyn Gallacher: Percio' non sei una "smantellatrice", sei una riformista. - Susan George: Io sono una riformista radicale, si', perche' fra il punto dove siamo e il punto dove vogliamo arrivare c'e' un'enorme ammontare di lavoro, e io voglio vedere qualche risultato. Ma voglio anche aggiungere che se si lascia fare solo alla politica, alla mia eta' posso ben morire prima di vedere qualcosa. Sono preoccupata per l'ambiente. Per l'ambiente non sono sicura che noi si abbia il tempo necessario. * - Lyn Gallacher: C'e' qualche segno di speranza, anche se non molti, nella consapevolezza ambientalista. Qui in Australia abbiamo delle coste piu' pulite, sono tornati i pinguini alla baia di Port Phillip a Melbourne, il che significa che almeno stiamo capendo un po' di piu' rispetto al degrado ambientale. - Susan George: Certo, mi fa molto piacere quello che dici perche' non lo sapevo, ma quello che mi affligge sono i cambiamenti climatici, poiche' hanno effetti che ancora non sappiamo neppure misurare. In questo campo credo che i paesi europei e gli altri debbano prendere la guida, perche' se aspettiamo che gli Usa facciano qualcosa aspetteremo per sempre. Penso che ci sia anche da guadagnare nell'occuparsene, se guardiamo la cosa in termini d'interesse: un paese piu' pulito, un paese che funziona usando energia meno costosa, risparmia del denaro che puo' impiegare per i suoi cittadini, e produzioni pulite e tecnologie pulite che dimostrano di essere esportabili sarebbero vantaggiose per gli affari. Il problema e' che dare l'avvio al processo richiede una certa dose di investimenti che solo le istituzioni pubbliche possono fare. Ecco un'altra ragione per essere keynesiani: investimenti pubblici, cosi' i prezzi scendono per tutti e le soluzioni diventano economicamente fattibili. * - Lyn Gallacher: Sovvenzionare l'energia solare, allora? - Susan George: Sovvenzionare l'energia solare, l'eolica... Il problema e' che la dottrina della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale e di quelli che si chiamano neo-liberali (spero che la gente capisca cosa significa in America, e cioe' che sono neo-conservatori) rifiuta qualsiasi tipo di investimento governativo del genere. Pensano che sia il capitalismo a doversene occupare, ma in questo caso non lo fara' perche' i costi iniziali sono alti, richiedono denaro pubblico. * - Lyn Gallacher: E l'economia di mercato non considera fattore determinate il costo del ridurre una foresta nel prezzo di un foglio di carta. - Susan George: E' tragico, perche' i nostri metodi di rendicontazione e l'aritmetica nazionale non ci dicono le cose che abbiamo bisogno di sapere. Se tagli una foresta, non ha importanza quante segherie hai, quando non ci sono piu' alberi. E' irrilevante il numero dei pescherecci, quando non ci sono piu' pesci. Da anni viene sottolineato il fatto che il capitale naturale non e' rendita, ma noi lo spendiamo come se fosse rinnovabile annualmente senza problemi, mentre i rinnovamenti in natura prendono anche secoli. Percio' quando tu mi dici che i pinguini stanno tornando io rispondo che e' meraviglioso, perche' cio' significa che l'intera catena alimentare si e' rinnovata, il che rivela un'economia piu' sana, rivela che state permettendo al pesce di vivere e state incrementando l'habitat marino. * - Lyn Gallacher: Quindi quello che tu stai tentando di fare e' di cambiare il modo di pensare umano, per far si' che non abbia una portata cosi' corta. Ma i mercati sono capaci di pensare al futuro, ai figli e ai nipoti? - Susan George: I mercati non riescono a vedere piu' in la' di tre mesi, ed e' gia' un periodo lungo, per loro. Questa e' la ragione per cui le cose importanti della vita devono essere decise fuori dai mercati. Quello che ci manca, penso, e' la nozione del "bene comune". Noi pensiamo di essere ciascuno per conto nostro, tutti in competizione, e cio' che vediamo metaforicamente della natura sono artigli e zanne. Ma la natura non funziona cosi'. La natura, come gli scienziati sanno, e' anche cooperazione. Le specie cooperano all'interno e con altre specie, perche' altrimenti non sopravviverebbero. Anche gli esseri umani devono farlo. Stiamo tentando di far funzionare la societa' e l'economia del XXI secolo con le idee competitive e crudeli del XIX. Percio', cerchiamo di diventare un po' piu' sofisticati, usiamo il cervello di cui siamo equipaggiati, perche' siamo assolutamente capaci di risolvere le nostre questioni. Il problema vero e' il potere, il problema e' forzare il cambiamento o muoverlo, assicurarsi che abbastanza persone lo vogliano, e che esso attraversi i sistemi, i partiti politici, sino ad arrivare ai governi. * - Lyn Gallacher: Grazie Susan. Mi domandavo, visto che il tuo libro e' sostanzialmente ottimista, se volevi chiudere con una nota ottimista, magari leggendo qualcosa dal capitolo finale. - Susan George: Questo e' l'inizio dell'ultimo intervento che ho fatto a Porto Alegre, davanti a 15.000 persone: "Cari amici e compagni, guardatevi intorno. E' un miracolo che noi si sia qui, dopo tutto. Solo cinque anni fa nessuno, neppure il piu' ottimista fra noi, avrebbe immaginato l'estensione e lo scopo di un simile movimento. In termini storici, i quattro anni trascorsi da Seattle non sono nulla, un semplice battito di ciglia. Cio' che abbiamo realizzato in questo breve spazio di tempo lascia senza fiato. Percio' il nostro essere qui dovremmo gia' vederlo come una grande vittoria". 4. MAESTRI. MARTIN LUTHER KING: NOI VI AMEREMO ANCORA [Ringraziamo Fulvio Cesare Manara (per contatti: philosophe0 at tin.it) per averci messo a disposizione l'antologia di scritti e discorsi di Martin Luther King da lui curata, Memoria di un volto: Martin Luther King, Dipartimento per l'educazione alla nonviolenza delle Acli di Bergamo, Bergamo 2002, che reca traduzioni di discorsi e scritti del grande maestro della nonviolenza. Il testo seguente e' tratto da La forza di amare, Torino, Sei, 1968, 1973 e successive ristampe, pp. 86-88 (la traduzione e' dell'indimenticabile padre Ernesto Balducci). Martin Luther King, nato ad Atlanta in Georgia nel 1929, laureatosi all'Universita' di Boston nel 1954 con una tesi sul teologo Paul Tillich, lo stesso anno si stabilisce, come pastore battista, a Montgomery nell'Alabama. Dal 1955 (il primo dicembre accade la vicenda di Rosa Parks) guida la lotta nonviolenta contro la discriminazione razziale, intervenendo in varie parti degli Usa. Premio Nobel per la pace nel 1964, piu' volte oggetto di attentati e repressione, muore assassinato nel 1968. Opere di Martin Luther King: tra i testi piu' noti: La forza di amare, Sei, Torino 1967, 1994 (edizione italiana curata da Ernesto Balducci); Lettera dal carcere di Birmingham - Pellegrinaggio alla nonviolenza, Movimento Nonviolento, Verona 1993; L'"altro" Martin Luther King, Claudiana, Torino 1993 (antologia a cura di Paolo Naso); "I have a dream", Mondadori, Milano 2001; cfr. anche: Marcia verso la liberta', Ando', Palermo 1968; Lettera dal carcere, La Locusta, Vicenza 1968; Il fronte della coscienza, Sei, Torino 1968; Perche' non possiamo aspettare, Ando', Palermo 1970; Dove stiamo andando, verso il caos o la comunita'?, Sei, Torino 1970. Presso la University of California Press, e' in via di pubblicazione l'intera raccolta degli scritti di Martin Luther King, a cura di Clayborne Carson (che lavora alla Stanford University). Sono usciti sinora cinque volumi (di quattordici previsti): 1. Called to Serve (January 1929 - June 1951); 2. Rediscovering Precious Values (July 1951 - November 1955); 3. Birth of a New Age (December 1955 - December 1956); 4. Symbol of the Movement (January 1957 - December 1958); 5. Threshold of a New Decade (January 1959 - December 1960); ulteriori informazioni nel sito: www.stanford.edu/group/King/ Opere su Martin Luther King: Arnulf Zitelmann, Non mi piegherete. Vita di Martin Luther King, Feltrinelli, Milano 1996; Sandra Cavallucci, Martin Luther King, Mondadori, Milano 2004. Esistono altri testi in italiano (ad esempio Hubert Gerbeau, Martin Luther King, Cittadella, Assisi 1973), ma quelli a nostra conoscenza sono perlopiu' di non particolare valore: sarebbe invece assai necessario uno studio critico approfondito della figura, della riflessione e dell'azione di Martin Luther King (anche contestualizzandole e confrontandole con altre contemporanee personalita', riflessioni ed esperienze di resistenza antirazzista in America). Una introduzione sintetica e' in "Azione nonviolenta" dell'aprile 1998 (alle pp. 3-9), con una buona bibliografia essenziale] Amici miei, abbiamo seguito la cosiddetta via pratica gia' per troppo tempo, ormai, ed essa ci ha condotti inesorabilmente ad una piu' profonda confusione ed al caos. Il tempo risuona del fragore della rovina di comunita' che si abbandonarono all'odio e alla violenza. Per la salvezza della nostra nazione e per la salvezza dell'umanita', noi dobbiamo seguire un'altra via. Questo non significa che noi abbandoniamo i nostri giusti sforzi: con ogni grammo della nostra energia dobbiamo continuare a liberare questa nazione dall'incubo della segregazione; ma, nel far questo, non dobbiamo rinunziare al nostro privilegio ed al nostro dovere di amare. Pur aborrendo la segregazione, dovremo amare i segregazionisti: questo e' l'unica via per creare la comunita' tanto desiderata. Ai nostri piu' accaniti oppositori noi diciamo: "Noi faremo fronte alla vostra capacita' di infliggere sofferenze con la nostra capacita' di sopportare le sofferenze; andremo incontro alla vostra forza fisica con la nostra forza d'animo. Fateci quello che volete, e noi continueremo ad amarvi. Noi non possiamo, in buona coscienza, obbedire alle vostre leggi ingiuste, perche' la non-cooperazione col male e' un obbligo morale non meno della cooperazione col bene. Metteteci in prigione, e noi vi ameremo ancora. Lanciate bombe sulle nostre case e minacciate i nostri figli, e noi vi ameremo ancora. Mandate i vostri incappucciati sicari nelle nostre case, nell'ora di mezzanotte, batteteci e lasciateci mezzi morti, e noi vi ameremo ancora. Ma siate sicuri che vi vinceremo con la nostra capacita' di soffrire. Un giorno, noi conquisteremo la liberta', ma non solo per noi stessi: faremo talmente appello al vostro cuore ed alla vostra coscienza che alla lunga conquisteremo voi, e la nostra vittoria sara' una duplice vittoria". L'amore e' il potere piu' duraturo che vi sia al mondo. Questa forza creativa, cosi' splendidamente esemplificata nella vita del nostro Signore Gesu' Cristo, e il piu' potente strumento disponibile nell'umana ricerca della pace e della sicurezza. Napoleone Bonaparte, il grande genio militare, si dice che abbia detto, guardando indietro ai suoi anni di conquista: "Alessandro, Cesare, Carlo Magno ed io abbiamo costruito grandi imperi, ma appoggiati su che cosa? Appoggiati sulla forza. Ma tanti secoli fa Ges' diede inizio ad un impero che fu costruito sull'amore, e anche al giorno d'oggi vi sono milioni di uomini pronti a morire per lui". Chi puo' dubitare della veracita' di queste parole? I grandi capi militari del passato sono scomparsi, i loro imperi sono crollati e ridotti in cenere: ma l'impero di Gesu', costruito solidamente e maestosamente sul fondamento dell'amore, cresce ancora. Comincio' con un piccolo gruppo di uomini devoti che, per ispirazione del loro Signore, furono capaci di scuotere le fondamenta dell'impero romano e di portare il Vangelo in tutto il mondo. Oggi l'immenso regno terreno del Cristo conta piu' di novecento milioni di uomini e si estende ad ogni paese e ad ogni nazione. Oggi noi udiamo di nuovo la promessa della vittoria. "Gesu' regnera' dovunque il sole / Si volge nei suoi viaggi regolari; / Il suo regno si stende da sponda a sponda / Finche' la luna crescera' per non scemare piu'". E un altro coro gioiosamente risponde: "In Cristo non vi e' ne' Est ne' Ovest / In Lui non vi e' ne' Sud ne' Nord, / Ma una grande comunione d'amore / Attraverso l'intero orbe terrestre". Gesu' ha eternamente ragione. La storia e' piena delle ossa imbiancate dei popoli che rifiutarono di ascoltarlo. Possiamo noi nel ventesimo secolo ascoltare e seguire le sue parole, prima che sia troppo tardi. Possiamo noi solennemente renderci conto che non saremo mai veri figli del nostro Padre celeste finche' non ameremo i nostri nemici e non pregheremo per coloro che ci perseguitano. 5. ESPERIENZE. BRUNA PEYROT: L'ESPERIENZA E L'ELABORAZIONE DEL "PARTITO DEI LAVORATORI" (PT) BRASILIANO (PARTE QUARTA E CONCLUSIVA) [Ringraziamo Bruna Peyrot (per contatti: brunapeyrot at terra.com.br) per averci messo a disposizione il capitolo quinto, "Scrivere la democrazia", del suo libro La democrazia nel Brasile di Lula. Tarso Genro: da esiliato a ministro, Citta' Aperta Edizioni, Troina (En) 2004. Bruna Peyrot, torinese, scrittrice, studiosa di storica sociale, conduce da anni ricerche sulle identita' e le memorie culturali; collaboratrice di periodici e riviste, vincitrice di premi letterari, autrice di vari libri; vive attualmente in Brasile. Si interessa da anni al rapporto politica-spiritualita' che emerge da molti dei suoi libri, prima dedicati alla identita' e alla storia di valdesi italiani, poi all'area latinoamericana nella quale si e' occupata e si occupa della genesi dei processi democratici. Tra le sue opere: La roccia dove Dio chiama. Viaggio nella memoria valdese fra oralita' e scrittura, Forni, 1990; Vite discrete. Corpi e immagini di donne valdesi, Rosenberg & Sellier, 1993; Storia di una curatrice d'anime, Giunti, 1995; Prigioniere della Torre. Dall'assolutismo alla tolleranza nel Settecento francese, Giunti, 1997; Dalla Scrittura alle scritture, Rosenberg & Sellier, 1998; Una donna nomade: Miriam Castiglione, una protestante in Puglia, Edizioni Lavoro, 2000; Mujeres. Donne colombiane fra politica e spiritualita', Citta' Aperta, 2002; La democrazia nel Brasile di Lula. Tarso Genro: da esiliato a ministro, Citta' Aperta, 2004. Per richiedere il libro alla casa editrice: Citta' Aperta Edizioni, via Conte Ruggero 73, 94018 Troina (En), tel. 0935653530, fax: 0935650234. Segnaliamo ai lettori che per esigenze grafiche legate alla diffusione per via informatica del nostro foglio, i termini brasiliani sono stati semplificati abolendo tutti gli accenti all'interno delle parole e sostituendo tutti i caratteri con particolarita' grafiche non tipiche della lingua italiana; questo rende la trascrizione di quei termini non fedele ma semplicemente orientativa. I conoscitori della soave lingua portoghese-brasiliana sapranno intuire le soluzioni adeguate, con tutti gli altri ci scusiamo] Stato Lo Stato per Tarso non e' solo l'apparato che rappresenta la classe al potere, secondo le tesi del marxismo classico, bensi' un attore sociale dotato di autonomia politico-amministrativa. La democrazia, nata escludendo fasce di popolazione secondo il titolo e il censo, ha, nel corso dei secoli, attraverso l'esercizio del diritto pubblico, esteso la cittadinanza, formalmente universale, a fasce successive di esclusi. Per questo motivo, il controllo pubblico dello Stato e' questione chiave per il futuro dei regimi democratici. Tarso analizza la politica di Tony Blair e Fernando Henrique Cardoso. Il "blairismo", dice, in realta' ha dato corso a "un'ispirazione gia' presente nel movimento operaio inglese e accettata dal proletariato militante del Labour Party: il compromesso con la democrazia politica come valore prioritario rispetto a qualsiasi tipo di velleita' rivoluzionaria o di riformismo sociale" (60). Il blairismo, ispirato da Antony Giddens, di cui si fa portavoce in Brasile Luis Carlos Bresser Pereira, non e' tornato pero' all'ortodossia socialdemocratica, ha scelto un altro tipo di passato: il liberalismo radicale. Per Tarso esiste una "terza via" nello spazio aperto tra la crisi della socialdemocrazia tradizionale e la crisi del socialismo marxista di ispirazione sovietica. "Questa 'terza via' - impegnata nella democrazia, nella cosa pubblica, nel pluralismo politico - dovrebbe essere in grado di combinare la proprieta' privata con la cooperazione, il controllo pubblico dello Stato con la rappresentanza politica, le imprese private di interesse pubblico con le imprese di Stato sotto il controllo sociale, il mercato con la regolazione statale in modo da ottenere per tutti una vita migliore senza restringere le liberta' individuali. Assumere le liberta' che si riferiscono ai diritti sociali, civili e politici, ma anche il libero esercizio delle capacita' individuali imprenditoriali rappresenta una rottura sia con il modello sovietico sia con lo stravagante ritorno al liberalismo" (61). I motivi di crisi delle istituzioni statali sono oggi almeno quattro: il fallimento della legge come fattore di coesione sociale e via per l'eguaglianza reale; la carenza dello stato assistenziale, perso nella burocratizzazione delle regole piu' che nell'apertura di nuovi progetti; la scollatura fra rappresentanti e rappresentati; la perenne crisi finanziaria. Le privatizzazioni sono un mezzo per rispondere a tale crisi sulla base dell'idea che solo la non regolamentazione dell'economico possa supplirvi. Il Welfare State si sostituisce con un modello che riconosce inevitabile l'esclusione sociale, sulla base di "nuovi" valori, spesso seducenti per il senso comune: successo per i piu' capaci, mercato dotato di leggi proprie e "naturali", autonomia (apparente) come succedaneo a relazioni rigide e regolamentate, competitivita' come impulso al progresso, utopia economicista che guarisce i mali sociali trasformando la persona in consumatore soddisfatto. Queste convinzioni sono opposte al "vecchio" Stato, considerato inefficiente e ingombrante per la liberta' del cittadino. E' un pensiero proprio anche a Cardoso che governo' il Brasile durante gli anni Novanta, fino alla vittoria di Lula. Il suo ragionamento politico e' cosi' riassumibile (62): il mercato amministra risorse, razionalizza le tecniche di scambio (unificando scienza, tecnologia e organizzazione della produzione) e accumula ricchezze. Non garantisce pero' la distribuzione delle rendite e neppure lo Stato sociale. Interventi che, imperativi morali delle societa' contemporanee e fattori di convivenza equilibrata, richiedono l'azione pubblica. Cio' non significa sinonimo di azione statale, bensi' la possibilita' di non affidare i servizi alla burocrazia dello Stato. Nuovi enti possono supplire, pur continuando la sua funzione correttrice, soprattutto verso i meno abbienti. Quando inizio' l'era Cardoso, nel Pt si apri' una polemica fra chi sosteneva che il suo governo fosse d'ispirazione socialdemocratica e chi un governo liberale, in realta' fu soltanto neoliberista. Cardoso ha sviluppato politiche riformiste, come Felipe Gonzalez in Spagna o Tony Blair in Gran Bretagna. Peccato che le abbia avviate quando gia' avevano dimostrato il loro fallimento, proprio come tutti i tentativi di "ajuste" in America Latina, oberata dal debito estero. In Cile per esempio, che intraprese fra i primi questa via, fra il 1977 e il 1987 la percentuale di coloro che passarono sotto la linea della poverta' fu dal 17 al 38%. In Messico il salario reale scese dal 40% dal 1982 al 1988. Senza dimenticare l'Argentina, la cui crisi e' in corso. L'esperienza dimostra che l'ajuste ha bisogno della forza per imporsi, perche' genera nuova miseria, ragion per cui lo Stato diventa un propagatore di violenza sociale. La conseguenza delle politiche neoliberiste non sono solo economiche. Esse penetrano negli individui, sempre piu' atomizzati e alieni alla pratica della solidarieta'. La sfiducia nelle istituzioni non e' solo sfiducia nello Stato. Si trasforma in sfiducia globale, permeando tutti i pori della vita sociale. Per questo motivo, sostiene Tarso, lo Stato deve aprirsi alla societa' civile, riconoscendo spazi pubblici non statali che lo Stato stesso dota di strumenti di potere decentrato, come il Bilancio Partecipato. E' in questi luoghi, restituiti alla cittadinanza, che puo' rifiorire la militanza di individui solidali e protagonisti di un nuovo contratto sociale, altra categoria fondamentale del suo pensiero. Lo Stato non puo' essere estraneo al consolidamento del processo democratico, piuttosto deve assumerlo per ragioni etiche e "oggettive", cioe' di mediazione dei conflitti, in un contratto sociale. * Contratto sociale L'antico contratto alla base dello stato moderno e' stato svuotato dall'inapplicabilita' delle Costituzioni.I presupposti dell'uguaglianza fra cittadini che Dahl individua nella partecipazione effettiva alle decisioni e nel diritto all'informazione sono venuti meno. Tarso, a questo proposito, parla di "nuovo fascismo informatizzato" (63) che ha oscurato la radice motivante del Contratto sociale di Jean Jacques Rousseau: lo Stato nasce da un contratto per il quale ognuno rinuncia alla liberta' illimitata dello stato di natura, non per delegarsi a un'autorita' superiore, ma per ricevere lo stesso dono dagli altri membri della comunita', un atto di alienazione che origina una persona sociale. Questo nuovo ente, nel corso dei secoli si e' dotato di un corpus giuridico che regola le relazioni, diventando lo Stato che abbiamo ereditato. La scommessa di oggi, di conseguenza, e' creare una nuova teoria della Stato in epoca di globalizzazione, in cui, come sostiene Boaventura De Sousa Santos, il paradigma della modernita' non si fondi piu' sulla simmetria fra radici comunitarie e possibilita' di scelte, quanto piuttosto fra azione conformista e azione ribelle, in un contesto di "fascismo sociale" che ha azzerato l'utopia, intesa come "esplorazione, mediante l'immaginazione, di nuove forme di opportunita' e volonta' umane" (64). In questo contesto, "Se la mudanca non passa per una rottura anche violenta, allora passa per un contratto". Cio' significa "forzare l'ideale costituzionale... contro le relazioni ingiuste" (65). Si tratta di forgiare un nuovo "contratto sociale". Non un nuovo "patto sociale", espediente giuridico-politico delle elite in crisi. Un "contratto" che permetta l'emergere di nuove maggioranze nella societa' attraverso gli strumenti diretti di legittimazione, come il Bilancio Partecipato, e anche in parlamento attraverso la "riorganizzazione dello spazio della politica delegata" (66). * Note 60. Genro T., Esperimento Brasile. Distanti da Blair, in "Aprile", dicembre 2003. 61. Ivi. 62. Cardoso F. H., Notas sobre a reforma do estado, in "Novos Estudos", marzo 1998, n. 50. 63. Genro, Utopia possivel, cit., p. 94. 64. De Sousa Santos B., La caida del Angelus Novus: Ensayos para uma nueva teoria social y uma nueva pratica politica, Bogota', Ilsa - Universidad Nacional de Colombia, 2003, p. 97. 65. Genro T., Crise da democracia, Petropolis, 2002, p. 104. 66. Genro T., Reinventar el futuro, Barcelona, Ediciones del Serbal, 2000, p. 69. (Parte quarta - Fine) 6. RIVISTE. CON "QUALEVITA", LA LEZIONE DI ORESTE BENZI Abbonarsi a "Qualevita" e' un modo per sostenere la nonviolenza. Ponendosi all'ascolto della lezione di don Oreste Benzi. * "Si inizia con il possedere, si finisce con l'essere posseduti" (Oreste Benzi, Che fare da cristiani in una societa' dell'egoismo? Questa societa' avra' un futuro solo se sara' la societa' del gratuito, nell'agenda-diario "Giorni nonviolenti 2001", Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 2000. * "Qualevita" e' il bel bimestrale di riflessione e informazione nonviolenta che insieme ad "Azione nonviolenta", "Mosaico di pace", "Quaderni satyagraha" e poche altre riviste e' una delle voci piu' qualificate della nonviolenza nel nostro paese. Ma e' anche una casa editrice che pubblica libri appassionanti e utilissimi, e che ogni anno mette a disposizione con l'agenda-diario "Giorni nonviolenti" uno degli strumenti di lavoro migliori di cui disponiamo. Abbonarsi a "Qualevita", regalare a una persona amica un abbonamento a "Qualevita", e' un'azione buona e feconda. Per informazioni e contatti: Edizioni Qualevita, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. 3495843946, o anche 0864460006, o ancora 086446448; e-mail: sudest at iol.it o anche qualevita3 at tele2.it; sito: www.peacelink.it/users/qualevita Per abbonamenti alla rivista bimestrale "Qualevita": abbonamento annuo: euro 13, da versare sul ccp 10750677, intestato a "Qualevita", via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), specificando nella causale "abbonamento a 'Qualevita'". 7. LETTURE. UMBERTO GALIMBERTI: IL TRAMONTO DELL'OCCIDENTE NELLA LETTURA DI HEIDEGGER E JASPERS Umberto Galimberti, Il tramondo dell'Occidente nella lettura di Heidegger e Jaspers, Feltrinelli, Milano 2005, pp. 736, euro 15. Pubblicato ora in versione integrale in unico volume come libri I-III dell'opera omnia, e' un lavoro scritto tra 1974 e 1984 e gia' anticipato all'epoca frammentato in piu' volumi. Un testo di grande acutezza. 8. RILETTURE. ROCCO ALTIERI: LA RIVOLUZIONE NONVIOLENTA Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003, pp. 160, s.i.p. (edizione speciale per gli abbonati della rivista "Quaderni Satyagraha"). Una fondamentale monografia sull'apostolo della nonviolenza in Italia scritta da uno dei piu' importanti studiosi ed amici della nonviolenza. Per richieste presso la casa editrice: e-mail: bfspisa at tin.it, sito: www.bfspisa.com 9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 976 del 29 giugno 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
- Prev by Date: La nonviolenza e' in cammino. 975
- Next by Date: La nonviolenza e' in cammino. 977
- Previous by thread: La nonviolenza e' in cammino. 975
- Next by thread: La nonviolenza e' in cammino. 977
- Indice: