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La nonviolenza e' in cammino. 964
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 964
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 17 Jun 2005 01:18:10 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 964 del 17 giugno 2005 Sommario di questo numero: 1. Enrico Peyretti: Razzismo 2. Mao Valpiana: Dalla Sicilia con amore 3. Stefano Anastasia ricorda Pietro Alo' 4. Lea Melandri: L'eclissi del maschile e il potere della legge 5. Giancarla Codrignani: Dopo il referendum 6. Vittoria Longoni: Domande e risposte 7. Marcello Cini: Le due superstizioni 8. Con "Qualevita", la lezione di Ernesto Balducci 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento 10. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. ENRICO PEYRETTI: RAZZISMO [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questo intervento. Enrico Peyretti e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e una recente edizione aggiornata e' nei nn. 791-792 di questo notiziario; vari suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario] I fatti di Varese - un immigrato senza permesso di soggiorno uccide in una rissa un giovane intervenuto per sedare, ne segue una pronta manovrata reazione razzista - sono molto gravi. Gravissimo che un uomo, chiunque sia, usi un coltello contro un altro uomo. Gravissimo che si scateni un movimento contro gli immigrati in quanto tali. Abbiamo visto in tv un corteo leghista a Varese: braccia alzate tese e minacciose esattamente come nel classico gesto fascista. Gravissimo che il ministro Pisanu prima sottolinei l'immigrazione senza permesso come pericolo e reato, ribadendo la politica dei Cpt (Centri di permanenza temporanea, che recludono per respingere), e solo dopo deprechi la voglia barbara di farsi "giustizia" da se'. Gravissimo che, di fronte al fenomeno incontenibile - perche' tra i popoli vale la legge dei vasi comunicanti e fermare le migrazioni e' come sparare al vento, ma il vento qui sono persone umane - i governanti pensino solo al contrasto duro e alla reclusione senza colpa alcuna. Gravissimo che la chiesa non alzi la voce qui almeno quanto sulla morale della vita: le persone, anzitutto le piu' deboli, sono la vita. Ma c'e' anche il positivo. La famiglia dell'ucciso cerca di moderare la furia vendicativa. La madre dell'uccisore sente il dolore dell'altra madre e riconosce che il proprio figlio merita una pena. Vendola promuove un movimento a livello istituzionale anti-reclusione-immigrati. Un cenno di Prodi sulla illegittimita' dei Cpt. C'e' ancora molto da fare: non contrastare militarmente e penalmente l'immigrazione, ma anticiparla con ampi e ben attrezzati (vale spendervi molto) Centri di programmazione transiti (Cpt in senso opposto) nei paesi di partenza degli immigrati, di cui l'Italia ha bisogno. La' i migranti potrebbero essere preparati (lingua, regole, informazioni sul lavoro, viaggio sicuro) ad essere accolti. La tratta criminale sia considerata e punita nell'origine organizzativa, sulle due sponde, a tutti i livelli, come schiavismo, crimine contro l'umanita'. Attuare una buona volta il dovere costituzionale - ma, di piu', umano - del diritto d'asilo. 2. INCONTRI. MAO VALPIANA: DALLA SICILIA CON AMORE [Ringraziamo di cuore Mao Valpiana (per contatti: mao at sis.it, o anche presso la redazione di "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo resoconto. Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 di questo notiziario] Su invito del gruppo "Agire solidale" (www.ideasolidale.it) sono stato quattro giorni in Sicilia (Comiso, Noto, Avola, Sortino), per alcuni incontri pubblici sulla nonviolenza. E' andato tutto molto bene. In Sicilia la terra e le persone sono generose. Sono stato ospitato con cura, ho conosciuto nuovi amici, motivati, impegnati socialmente nella provincia di Siracusa, ed ho reincontrato anche tante vecchie conoscenze dei tempi di Comiso (ricordo per tutti Saro Cuda, primo obiettore di coscienza della zona, persona di grande profondita' e saggezza). La visita, infatti, e' iniziata proprio dalla pagoda per la pace che ora svetta dalle colline sulla piana comisana. Ad accoglierci con calore il reverendo Morishita (il nostro amico monaco buddista dell'ordine giapponese Nipponzan Myohoji, che e' un vero esempio di santita', tenacia, fedelta' nella semplicita' e allegria) che e' rimasto a Comiso dal 1982, per la sua missione di preghiera per la pace. La pagoda e' imponenete e il Budda dorato guarda verso quella che era la base militare... certamente c'e' stato anche il suo aiuto per lo smantellamento dei missili nucleari. Morishita, con la nobilta' d'animo che lo caratterizza, ha interrotto il digiuno per invitarci a pranzo, dopo la preghiera-mantra-litania Na Mu Myo Ho Ren Ge Kyo recitata insieme. Poi siamo andati a fare un sopralluogo sui terreni della Verde Vigna (acquistati nell'82 dai movimenti nonviolenti e dagli obiettori alle spese militari per impedire l'espansione della base): ora c'e' il progetto di trasformare la vecchia base smilitarizzata in aeroporto civile (fu proprio Alexander Langer al Parlamento Europeo il relatore sul progetto di riconversione della base). Gli incontri organizzati con cura a Sortino e ad Avola (annunciati con molti manifesti affissi sui muri) avevano come tema "Teoria e pratica della nonviolenza nella soluzione dei conflitti". Nonostante le giornate festive (sono stato nell'isola dal 2 al 4 giugno) e la stagione pressoche' estiva, le assemblee sono state molto partecipate, con un approfondito dibattito. La stampa locale (quotidiano "La Sicilia" del 5 giugno) ha dato ampio risalto all'iniziativa, pubblicando anche una buona intervista fatta da Gabriella Tiralongo. Dopo l'incontro, le discussioni, l'amicizia, la conoscenza sono proseguite a tavola (con l'ottimo "nero d'Avola"), in semplicita' e fraternita', che e' uno dei modi della nonviolenza. E' stata una bella occasione per far conoscere a tanti nuovi amici la rivista "Azione nonviolenta", e come spesso accade ho ricevuto molto di piu' di quello che ho dato. Di grande interesse il lavoro e l'attivita' del gruppo "Agire solidale" (cito per tutti il loro portavoce Michele Accolla, persona di grande intelligenza che ispira subito simpatia), che pubblica anche il bel giornale "Idea solidale", un luogo aperto di dibattito, di spazi culturali, di crescita sociale, di confronto politico. Molti amici di "Agire solidale" sono oggi impegnati nella zona di Avola e Augusta contro le trivellazioni autorizzate dalla Regione Sicilia per la ricerca di petrolio in una terra che proprio ora si sta risollevando grazie alla vocazione turistica e alla rivalutazione agricola. In particolare voglio ringraziare Carmelo Sgandurra, insegnante di Avola, che mi ha invitato e mi ha offerto questa bella possibilita' di far conoscere il Movimento Nonviolento in quelle splendide zone. Con Carmelo ci eravamo conosciuti qualche anno fa a Treviso, quando lui era obiettore di coscienza ed io ho partecipato ad una iniziativa organizzata dalla Caritas locale. I fili della nonviolenza si intrecciano dalla marca trevigiana alla terra siracusana. 3. LUTTI. STEFANO ANASTASIA RICORDA PIETRO ALO' [Dal quotidiano "Il manifesto" del 15 giugno 2005. Stefano Anastasia e' impegnato nell'associazione Antigone in difesa dei diritti umani e contro la violenza delle istituzioni totali. Pietro Alo', militante del movimento operaio e senatore del Prc, e' recentemente scomparso] Ho conosciuto Pietro Alo' poco piu' di dieci anni fa. Lui senatore, io addetto all'ufficio legislativo del gruppo di Rifondazione. Ben piantato nelle nostre terre d'origine, si occupava di agricoltura e caporalato, quando ancora questa forma della intermediazione lavorativa non aveva assunto forma e dignita' legale. Io invece, transfuga imborghesito, mi occupavo di giustizia e affari costituzionali. A farci fraternizzare fu un altro pugliese, Pietro Venezia. Era accusato di aver ammazzato un agente del fisco a Miami. Rischiava la pena di morte, se fosse stato estradato. Pietro me ne parlo'. La procedura giudiziaria per l'estradizione era ormai conclusa, non mancava che il decreto di estradizione. Ci inventammo di tutto, in Parlamento e fuori, fin dentro le aule di giustizia, fino a una eccezione di incostituzionalita' sollevata davanti al Tar. La Corte costituzionale ci diede ragione e da allora l'Italia non puo' piu' estradare nessuno per un reato per il quale potrebbe essere condannato a morte. Da allora, da quei mesi faticosi e felici, da quegli incontri con Pietro Venezia e la sua famiglia, tra Rebibbia e Laterza, non ci siamo piu' persi di vista, neanche quando facevamo cose distanti l'una dall'altra. Mi manchera', Pietro. Manchera' a me e alle compagne e ai compagni di Antigone, cui si volle associare dopo la nostra straordinaria impresa. Manchera' a Pietro Venezia,immagino, che grazie a lui non e' piu' tornato negli Stati Uniti. Un caro abbraccio ad Anna e a tutti coloro che gli hanno voluto bene. 4. RIFLESSIONE. LEA MELANDRI: L'ECLISSI DEL MASCHILE E IL POTERE DELLA LEGGE [Dal sito della Libera universita' delle donne di Milano (www.universitadelledonne.it) riprendiamo questo articolo apparso su "Queer", inserto del quotidiano "Liberazione", del 12 giugno 2005. Lea Melandri, nata nel 1941, acutissima intellettuale, fine saggista, redattrice della rivista "L'erba voglio" (1971-1975), direttrice della rivista "Lapis", e' impegnata nel movimento femminista e nella riflessione teorica delle donne. Opere di Lea Melandri: segnaliamo particolarmente L'infamia originaria, L'erba voglio, Milano 1977, poi Manifestolibri, Roma 1997. Cfr. anche Come nasce il sogno d'amore, Rizzoli, Milano 1988; Lo strabismo della memoria, La Tartaruga, Milano 1991; La mappa del cuore, Rubbettino, Soveria Mannelli 1992; Migliaia di foglietti, Moby Dick 1996. Dal sito www.universitadelledonne.it riprendiamo la seguente scheda: "Lea Melandri ha insegnato in vari ordini di scuole e nei corsi per adulti. Attualmente tiene corsi presso l'Associazione per una Libera Universita' delle Donne di Milano, di cui e' stata promotrice insieme ad altre fin dal 1987. E' stata redattrice, insieme allo psicanalista Elvio Fachinelli, della rivista L'erba voglio (1971-1978), di cui ha curato l'antologia: L'erba voglio. Il desiderio dissidente, Baldini & Castoldi 1998. Ha preso parte attiva al movimento delle donne negli anni '70 e di questa ricerca sulla problematica dei sessi, che continua fino ad oggi, sono testimonianza le pubblicazioni: L'infamia originaria, edizioni L'erba voglio 1977 (Manifestolibri 1997); Come nasce il sogno d'amore, Rizzoli 1988 ( ristampato da Bollati Boringhieri, 2002); Lo strabismo della memoria, La Tartaruga edizioni 1991; La mappa del cuore, Rubbettino 1992; Migliaia di foglietti, Moby Dick 1996; Una visceralita' indicibile. La pratica dell'inconscio nel movimento delle donne degli anni Settanta, Fondazione Badaracco, Franco Angeli editore 2000; Le passioni del corpo. La vicenda dei sessi tra origine e storia, Bollati Boringhieri 2001. Ha tenuto rubriche di posta su diversi giornali: 'Ragazza In', 'Noi donne', 'Extra Manifesto', 'L'Unita''. Collaboratrice della rivista 'Carnet' e di altre testate, ha diretto, dal 1987 al 1997, la rivista 'Lapis. Percorsi della riflessione femminile', di cui ha curato, insieme ad altre, l'antologia Lapis. Sezione aurea di una rivista, Manifestolibri 1998. Nel sito dell'Universita' delle donne scrive per le rubriche 'Pensiamoci' e 'Femminismi'"] Il riduzionismo biologico, di cui si e' parlato molto a proposito delle tecniche di fecondazione assistita e della legge 40 che dovrebbe regolamentarle, e' una di quelle "invarianti" dell'immaginario collettivo che vengono oggi alla coscienza, ma di cui non si riescono ancora a vedere chiaramente ne' gli antecedenti ne' le implicazioni future. La naturalizzazione della storia - e il suo corrispettivo, l'umanizzazione della natura - ha contraddistinto in modo particolare il rapporto contraddittorio con cui l'uomo si e' posto di fronte al sesso femminile, identificato con la materia, con il processo biologico della nascita, e tuttavia esaltato come riserva di spiritualita'. A questa tentazione non sono sfuggiti neppure i padri della psicanalisi nel momento stesso in cui si accingevano a restituire alla storia quei territori di frontiera - il femminile, la sessualita', l'inconscio - che essa ha bandito, sottomesso e sfruttato per millenni. Il ricorso ai presupposti immodificabili della natura, o della sovranatura nel caso delle religioni, e' venuto quasi sempre in soccorso alle logiche di un dominio e di una ideologia maschile vacillanti. Di fronte alla difficolta' di trovare una spiegazione credibile all'abbandono da parte della donna di quel primo oggetto d'amore che e' per entrambi i sessi la madre, Freud non esita a far proprio il detto napoleonico "l'anatomia e' il destino" e a ricondurre quella che ritiene debba essere la condotta degli individui nel rapporto sessuale al comportamento degli organismi elementari della fecondazione: "la cellula maschile e' mobile e attiva, cerca quella femminile, e questa, e' immobile e attende passivamente". Sull'equivalenza immaginaria pene-seme-bambino, e quindi sull'appiattimento della sessualita' maschile su un modello penetrativo e generativo, Sandor Ferenczi e' ancora piu' esplicito: "Lo spermatozoo penetra nel micropilo dell'uovo come il pene penetra nella vagina; si sarebbe tentati di denominare, quanto meno nel momento dell'accoppiamento, il corpo del maschio megasperma e quello della femmina megaovulo". Questo fantasmagorico cortocircuito, che trasforma corpi senzienti e pensanti in cellule sessuali e queste a loro volta in persone, dovrebbe far apparire meno sorprendente l'articolo della legge 40 che fa dell'embrione "uno di noi", soggetto di diritto come ogni individuo gia' nato. Lo spostamento della fecondazione dalla segretezza e sacralita' con cui era stato custodito dal corpo materno alla trasparenza dei laboratori medici, non poteva non modificare i fantasmi, le paure, i desideri, su cui si e' costruita la rappresentazione della nascita, ma e' ben lontano dall'eclissarli. Si puo' anzi pensare che siano proprio la visibilita' inedita di alcuni passaggi riguardanti la vicenda originaria a dare al dibattito in corso una fisionomia che va oltre il problema dell'infertilita' e della stessa ricerca scientifica sull'embrione. Il ricorso alle tecnologie riproduttive interessa un numero esiguo di persone, ma non si puo' dire lo stesso per lo scenario che si apre nel momento in cui si separano sessualita' e procreazione. Senza arrivare alla visionarieta' di Ferenczi, che vede nel coito una sorta di "reinfetazione", il privilegio concesso all'uomo di riattraversare le minacciose acque materne con "un'arma adeguata" e di celebrare cosi' la "vittoria sul trauma della nascita", non c'e' dubbio che penetrare nel corpo della donna e depositarvi il proprio seme e' stata la prima efficace forma di controllo di quel vortice creativo che il maschio ha vissuto nell'inermita' e in una iniziale inconsapevolezza del proprio apporto biologico alla generazione. * La contesa per il potere riproduttivo, che ha visto trionfare storicamente una genealogia di padre in figlio, e' soprattutto nel privato che ha conosciuto materiali rassicurazioni, cosi' come e' nel privato che ha preso inizio, per effetto di una mutata coscienza femminile negli anni '70, il "tramonto dei padri", la messa in discussione dei ruoli parentali e del modello dominante di sessualita' generativa. Oggi quel potere, che si va eclissando nella case, nelle coppie, nelle famiglie, passa nelle mani di un sapere tecnico e scientifico che ha solide radici nella cultura maschile, ma che rimanda l'immagine di una identita' di genere e di una virilita' sfocate. Il controllo sempre piu' invasivo, che sul corpo femminile viene oggi dalla sfera pubblica - medicina, legge, religione -, non e' paragonabile al dominio, miscuglio di violenza e tenerezza, esercitato da un padre, un marito, un amante, che di quel corpo ha conosciuto il possesso intimo. La desertificazione dell'esperienza, l'affossamento della parola che potrebbe raccontarla - effetto dello scenario che oggi mette al centro la scienza e la legge, la politica e la religione -, si abbattono allo stesso modo su maternita' e paternita'. Ma nel vuoto di persone e di rapporti reali sono di nuovo gli antichi fantasmi della nascita a occuparne il posto. Si potrebbe leggere sotto questo profilo anche la tentazione visionaria di fare dell'embrione una persona e di affidarne la tutela allo Stato. Per far fronte all'eclisse della figura maschile, che si e' posta come tramite e garanzia di passaggio dalla biologia alla storia, era necessario che qualcuno si ponesse come terzo rispetto all'unita' a due del figlio e della madre, che un nuovo sbarramento venisse a por fine alla loro originaria indistinzione. Dove sono arretrati i padri, i mariti, gli amanti, avanza lo Stato facendosi scudo di una embrionale promessa di vita. Ancora una volta, per arginare un dominio compromesso oggi dalla sua stessa scienza, l'uomo ricorre alla cancellazione della storia, alla biologizzazione delle esperienze piu' significative della formazione dell'umano. Ma cosi' facendo costringe, oltre alla donna anche se stesso, a rincorrere una vita immaginaria. * Acuni riferimenti bibliografici - Sandor Ferenczi, Thalassa, Raffaello Cortina editore, Milano 1993. - Elvio Fachinelli, Claustrofilia, Adelphi, Milano 1989. - Agnese Seranis, Io la strada e la luce di luna, Edizioni del Leone, Spinea, Venezia 1988. - AA. VV., Un'appropriazione indebita, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2004. - Laura Kreyder, "La nascita come incubo. Le creature di Mary Shelley", in Lapis. Incubi di pace, Manifestolibri, Roma 2000. 5. RIFLESSIONE. GIANCARLA CODRIGNANI: DOPO IL REFERENDUM [Dal sito de "Il paese delle donne" (www.womenews.net) riprendiamo questo intervento. Giancarla Codrignani (per contatti: giancodri at libero.it), presidente della Loc (Lega degli obiettori di coscienza al servizio militare), gia' parlamentare, saggista, impegnata nei movimenti di liberazione, di solidarieta' e per la pace, e' tra le figure piu' rappresentative della cultura e dell'impegno per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Giancarla Codrignani: L'odissea intorno ai telai, Thema, Bologna 1989; Amerindiana, Terra Nuova, Roma 1992; Ecuba e le altre, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994] Non so quante di noi si illudessero di vincere i referendum. Tuttavia, nessuna di sicuro pensava che solo un quarto dei votanti si presentasse alle cabine elettorali. Le donne sono sconfitte su tutta la linea, oggettivamente perche' si ritrovano con la legge 40 che adesso tutti dicono di voler riformare e, se si fara' cosi', sara' certamente non secondo le nostre intenzioni (pensiamo alla proposta Amato-Bimbi); soggettivamente perche' sono tante e tante le donne che si sono smarcate da questa responsabilita'. Leggo in diversi siti testimonianze inquietanti e contraddittorie, dove si dichiarano ragioni di voti e di astensioni, non una uguale all'altra: danno l'impressione di una sorta di discesa agli inferi quale non si era mai data neppure ai tempi delle piu' emotive autocoscienze: allora, infatti, le donne erano inesperte di femminismo teorico e si avventuravano a sondare il proprio se' con serieta', ma senza ripiegarsi su se stesse. Il web fa pensare che avere parlato di fecondazione assistita - una pratica in uso in Italia da venticinque anni - abbia scatenato tempeste di dubbi e ansie. "Io forse ero sterile (non si capisce se avesse mai fatto verifiche anche il marito), ma penso che si debba lasciar fare la natura"; "se le donne andassero a votare respingendo tutte le leggi del Parlamento, sarebbe un sogno"; "quando si e' passati alle prove di laboratorio, c'e' stato uno scadimento (del rapporto uomo/donna)"; "sono naturista, ho fatto il parto naturale, sono in menopausa, non prendo gli ormoni: non saprei decidere cosa fa male"; "le donne stritolano se stesse e comprimono la loro vita per avere comunque un figlio biologico: perche' non pensare che la durezza della realta' non sia un segno o un ostacolo che addita un destino?". Poi si parla di chi pratica il "fai da te" inseminandosi con una cannula, dell'insoddisfazione dello stare con un uomo, della caduta del desiderio maschile. Davvero si trova di tutto e difficilmente si puo' dare torto a Ida Dominijanni che scinde le questioni: alcuni problemi "sono indecidibili in punta di diritto e normativita'", ma "non possiamo cascare nella trappola che dalla Fivet alla clonazione e' tutto uguale". * E'assolutamente un dato di cui tener conto la carenza di informazione che ha fatto tardare il dibattito pubblico sulle questioni che stanno sullo sfondo - e sono questioni di grande rilevanza -; ma cio' non giustifica l'idea di Muraro che era meglio lasciare le cose come stavano, senza una legge, permissiva o restrittiva che possa essere. Proprio perche' non poche sottolineano che i centri medici sono imprese di profitto, una normativa e' necessaria, una normativa che non si faccia etica di stato, che non dica che cosa e' la vita o quali limiti imporre alla ricerca. E non comprima i diritti di nessuno, neppure di quelle trentamila coppie per anno che agli occhi degli indifferenti civici sono una minoranza priva di valore: chi si puo' permettere di giudicare la donna che si sottopone a trattamenti duri e mortificanti della corporeita' per desiderio di un figlio "biologico", che e' un desiderio, guarda caso "naturale", piu' di quello di chi fa a meno della scienza credendo che la natura sia anche destino. Neppure io avrei scelto la fecondazione assistita, ma non penso neppure di vietarla per legge a chi non "sente" come me. Quanto ai pericoli futuri della genetica, credo che sia il caso di sostenere il principio di precauzione - che si e' formato per interventi di giuristi e scienziati e non di chiese o di femminismi - anche in agricoltura; ma non posso avere paura, come non ne ho avuta per i trapianti. Il buon Dio ha consegnato "la terra" agli umani, perche' la "dominino", non per inquinarla, ma per perfezionarla con le capacita' dell'intelligenza: non possiamo tornare ai tempi in cui per aver sezionato di nascosto un cadavere si rischiava la condanna dell'Inquisizione. E lo stesso buon Dio non viene meno al suo progetto di vita se "disperdendo molti ovuli gia' fecondati, distruggesse tante vite umane estromesse dallo sviluppo" (ci arriva perfino un vescovo: cfr. la dichiarazione di partecipazione al voto di mons. Bettazzi). Bisognera', dunque, ricominciare a riprendere tra noi i vecchi discorsi sull'utero artificiale (in corso di sperimentazione da quindici anni) o sulla donna cyborg (il libro di Donna Haraway e', nell'edizione italiana, del 1995), per non parlare della biopolitica di Foucault. Questo per noi "femministe". * Ma il referendum ha dimostrato una volta di piu' quanto sia insufficiente il nostro linguaggio di intellettuali; in primo luogo perche' i problemi cascano addosso anche a noi come di sorpresa e non siamo mai preparate abbastanza, ma soprattutto perche' non possiamo rappresentare la maggioranza abbandonata di quelle che "non ci sono": studentesse, pensionate, studenti, commesse, casalinghe. 6. RIFLESSIONE. VITTORIA LONGONI: DOMANDE E RISPOSTE [Dal sito della Libera universita' delle donne di Milano (www.universitadelledonne.it). Vittoria Longoni, docente di lettere al liceo Parini di Milano, collabora con la Libera Universita' delle donne e con la Societa' italiana delle storiche, ha partecipato negli anni settanta ai movimenti della nuova sinistra. Ha pubblicato traduzioni e commenti, tra cui Plutarco, Sull'amore, Adelphi, Milano 1986] Riprendere la discussione su tutti i temi posti dalla fecondazione assistita, e riprenderla in modo franco, chiaro e diretto, mi sembra la risposta migliore da dare alla sconfitta subita nel referendum. Per ora hanno vinto l'incertezza, le perplessita', la disinformazione, l'astensionismo; si e' fatto un dibattito molto interessante ma forse un po' troppo astratto, difficile da comprendere per chi non avesse dimestichezza con termini scientifici e filosofici e non avesse esperienze dirette da cui ricavare un orientamento personale nella ridda delle teorie. Purtroppo ha anche vinto, per ora, la vera e propria campagna oscurantista condotta dai vertici della Chiesa: lo slogan "sulla vita non si vota", mentre sulla "vita" votano, eccome, i parlamentari di obbedienza vaticana, e' stato un invito a non informarsi, a non discutere, a non partecipare, delegando tutta la faccenda agli "esperti" e alle autorita' indiscutibili di una Chiesa che tratta in proprio i suoi interessi ideologici e politici. Per ora, questa e' anche una sconfitta dell'autodeterminazione, che pero' puo' tramutarsi nel suo contrario se da questa vicenda le donne traggono elementi per approfondire autonomamente il problema; chi non sentiva di potersi pronunciare, chi non trovava una risposta convincente, in fondo ha fatto bene a non sentirsi obbligata al voto; ma ora si puo' continuare a lavorare su questi temi. * Vorrei proporre alcune riflessioni in ordine sparso, rispondendo a domande che mi sono state poste dopo un intervento pubblico sulle mie vicende nel campo della maternita'. "E' sbagliato ostinarsi nel volere un figlio ad ogni costo", mi sono sentita dire. Ma un figlio comporta sempre dei costi e dei rischi; ogni donna deve poter decidere da se' quali e quanti costi e' disposta ad affrontare, sulla base dei propri desideri e condizioni. "Bisognerebbe parlare di fecondazione artificiale, piuttosto che assistita". Chi parla cosi' non sa quanto l'espressione "fecondazione artificiale" suoni offensiva e impropria alle donne che desiderano essere aiutate ad esprimere la propria fertilita' e a vivere una gravidanza. "C'e' il rischio di consegnare le donne come cavie alla sperimentazione medica". Il rischio, ovviamente, c'e'; c'e' sempre, per qualunque essere umano nei confronti della medicina. Ma c'e' anche la possibilita' che una donna consapevole di se' utilizzi le risorse mediche e scientifiche per aumentare la propria liberta' di scelta, per avere piu' possibilita'. "Si va nella direzione della maternita' artificiale, della macchina-utero in cui si sviluppa l'embrione". Personalmente, penso che ne siamo ancora molto, molto lontani; perche' so per esperienza che la scienza ignora ancora moltissimo sulle modalita' con le quali un embrione si collega al corpo materno, sui rapporti che si stabiliscono tra i due organismi e anche, oltre un certo limite dello sviluppo, tra i due sistemi neurologici. Inoltre, ammesso che si riesca ad impiantare un embrione in un utero artificiale, bisognerebbe vedere che tipo di bambino ne esce, con quale stato di salute, con quali difese immunitarie ecc. Credo che, prima che si arrivi a questa eventualita', potrebbero verificarsi cambiamenti tali, nella societa' o nell'ambiente, da rimettere la discussione in termini totalmente nuovi. E come sarebbe poi, sul piano affettivo e mentale, un bambino nato da un utero artificiale? Il feto a un certo stadio del suo sviluppo sente rumori e ritmi musicali, risente delle emozioni della madre, ne percepisce il battito cardiaco. Bisognerebbe disporre non semplicemente di un utero artificiale, ma di un organismo umano materno, mente compresa... La faccenda sconfina nella fantascienza. Comunque, ammesso e non concesso che sia possibile far crescere un feto umano in un utero artificiale, se ci trovassimo in un contesto di liberta' femminile e di autodeterminazione riconosciuta cio' potrebbe tradursi in una nuova possibilita' di scelta: gravidanza naturale o extra-corporea? Purche', naturalmente, ci sia una donna o una coppia disposta ad assumere per intero la responsabilita' parentale sul bambino e non si creino dei "figli di nessuno". "La procreazione medicalmente assistita (in sigla: Pma) svalorizza i corpi delle donne e li mette tendenzialmente fuori gioco". Per me e' avvenuto il contrario, sia sul piano fisico che su quello affettivo e mentale. Avevo bisogno di qualcuno - e in particolare di una donna - che riconoscesse, sostenesse e aiutasse il mio desiderio di maternita'. Le diverse pratiche di fecondazione assistita mi hanno fatto conoscere meglio il mio corpo e le sue possibilita' - che emozione, vedere nell'ecografia i follicoli ovarici che si sviluppano! Non e', in fondo, qualcosa di molto simile all'autovisita e al self-help con lo speculum, con l'unica differenza di utilizzare uno strumento piu' complesso, l'ecografo anziche' lo speculum e lo specchio, una ginecologa anziche' una semplice amica? Inoltre, attraverso le pratiche di Pma qualcosa si e' messo in moto in me, sia a livello fisico - forse la Gift ha comportato un lavaggio delle tube che ha consentito una successiva gravidanza spontanea, forse l'uso massiccio di ormoni ha smosso qualcosa - sia a livello mentale e affettivo: mi sono sentita piu' forte come donna. "Perche' provi un sentimento di riconoscenza verso i medici che ti hanno sottoposta a pratiche di Pma senza riuscire a farti avere un figlio?". Anzitutto, la scelta e' stata interamente mia e sono stata informata anche sui rischi e sulle limitate possibilita' di successo (negli anni '80, attestate intorno al 10%; oggi forse siamo al 20%). Ma soprattutto, mi sono sentita accolta e incoraggiata nel mio desiderio di maternita', mentre intorno a me non sentivo, da parte di altri, molta collaborazione autentica. Il medico-capo ha forse avuto piu' importanza nel valorizzare il desiderio di paternita' di mio marito; io mi sono trovata in grande sintonia con la ginecologa che ha lavorato per anni, facendo sia ecografie che interventi e costruendo, con me e con parecchie altre donne, anche la sua carriera professionale. Lei faceva un "tifo" genuino per le mie ovulazioni e i miei concepimenti, anche se si verificavano in cicli spontanei; simpatizzava con me e costruiva la sua professione. Io, nonostante il forte stress, ero contenta di ovulare, anche di super-ovulare, di concepire; e mi sentivo solidale anche con la professionalita' della mia ginecologa. A cose fatte, lei mi ha monitorato per anni, perche' sarebbe stata molto dispiaciuta, sul piano sia personale che professionale, di eventuali danni collaterali provocati da circa 15 cicli con stimolazione ormonale, oltretutto senza ottenere un figlio; abbiamo fatto amicizia e anche lei ha avuto una bambina quando non era piu' giovanissima, diciamo sulla quarantina. Inoltre, penso che questa lunga e sofferta vicenda sia stata come una gravidanza durata circa sette anni, alla fine della quale e' stata possibile una maternita' adottiva soddisfacente. Anche sull'adozione e sulle sue procedure avrei molto da dire. "Perche' ricorrere alla Pma quando ci sono al mondo tanti bambini abbandonati?". Perche' le due cose non vanno affatto messe in contraddizione. Ci sono donne che prima fanno un'adozione, poi riescono ad avere un secondo figlio naturale che prima non arrivava; e ci sono donne che riescono ad adottare con serenita' solo se si sentono in pace con la propria fertilita', perche' ne hanno fatto esperienza adeguata, comunque siano andate le cose; credo di essere una di queste ultime. Naturalmente ci sono anche donne che riescono a fare le due cose insieme, o decidono di fare solo una delle due, o nessuna delle due; liberta' di scelta per tutte, senza moralismi. La nostra societa' ha bisogno di un approccio piu' accogliente verso tutte le forme di maternita'; non a caso siamo uno dei paesi con piu' basso tasso di natalita', nonostante le sbandierate "campagne per la vita". Che cos'e' per te un embrione?". Una premessa, o meglio una promessa, di esistenza umana individuale che pero' molto difficilmente si realizza, perche' la strada e' molto lunga e irta di ostacoli. L'embrione e' una condizione necessaria ma non sufficiente, e' indispensabile un corpo materno in grado di accoglierlo e di nutrirlo. Ci sono moltissimi embrioni che si perdono per la strada. Io ho avuto inseriti nelle tube cinque miei ovuli, con corredo di spermatozoi; quando sono arrivate le mestruazioni e ho capito che nessuno di loro aveva "attecchito" ho pianto a lungo guardando un grande albero e vedendo i nidi di uccellini, numerosi e fragili come loro. Da allora, mi viene spontaneo pensare alla mia vita e al genere umano, o alla vita in generale, come a un grande albero (naturalmente, il simbolo e' antichissimo e lo so bene, ma l'immagine mi viene proprio spontanea). Ho visto poi, sempre attraverso l'ecografia, il frutto del mio primo concepimento: una "camera gestazionale" ormai vuota, una culla biologica vuota. Ho visto anche il mio secondo "concepito": si vedeva l'abbozzo della placenta e all'interno un mucchietto di cellule, ma purtroppo non c'era il "battito" dell'abbozzo di cuore, non batteva. Non c'era il cuore, non c'era neppure un abbozzo di mente. Nessuno mi ha saputo spiegare il perche', mi hanno solo detto che succede, succede spesso. Non si trattava certo di persone umane, anche se io desideravo intensamente un figlio vivo, capace di sentire e di pensare. "Nella Pma e nella scienza c'e' un assurdo e improprio desiderio di onnipotenza". Che la scienza non sia ne' onnisciente ne' onnipotente mi pare un dato di fatto; pero' starei attenta a non fare di ogni erba un fascio e a rigettare qualunque "fantasia di onnipotenza". Ho trovato questa fantasia trionfante in alcuni racconti di aborti voluti: la donna si sentiva fortissima perche' aveva la sensazione di poter restare incinta e avere un figlio quando e come voleva lei. Ho trovato echi di fantasie di onnipotenza in tante donne in stato di gravidanza avanzata, che si sentono fortissime anche perche' vivono condizioni ormonali e immunologiche potenziate. Le fantasie di onnipotenza fanno parte di noi, e concorrono alla sicurezza; basta esserne consapevoli per evitare le disastrose cadute a cui possono dare adito quando sono fantasie non riconosciute, o non elaborate, e allora si incontra un insuccesso a cui non si e' preparate, oppure, a nascita avvenuta, una donna cade in depressione post-partum perche' all'euforia e all'onnipotenza succedono, in concomitanza col brusco calo ormonale, sensazioni di inadeguatezza, di sconfitta e di pessimismo che in alcuni casi possono anche originare tragici suicidi, o infanticidi, o suicidi-infanticidi (dovremmo occuparcene, che ve ne pare?). "La fecondazione eterologa in coppie omosessuali non consente al bambino di fare i conti con la differenza, in particolare con la differenza sessuale". Ho sentito la risposta di alcune donne omosessuali: il seme maschile e' comunque in gioco e puo' essere donato, da un amico, da un conoscente o da un donatore. Vorrei aggiungere che mi pare che in una maternita' siano sempre in gioco piu' di una donna; una e' la madre, l'altra e' la donna che assiste, che puo' essere la madre della madre, una sorella, un'amica, una parente, un gruppo di donne; e' ben difficile essere madri senza avere, o sentire, questa cooperazione, magari anche solo a livello immaginario. In una coppia omosessuale, le due donne sono "gia' li'", anche se probabilmente entrambe hanno bisogno di vedere riconosciuta la propria femminilita' e capacita' materna e non so se sono sempre in grado di confermarsela l'una con l'altra; occorrono allora altre donne che collaborino, a livello reale o immaginario. La figura paterna e' indispensabile a livello psicologico, ma puo' benissimo non coincidere con un padre biologico presente in carne ed ossa, come ci dimostrano tanti bambini figli di donne sole o vedove. Quanto alla differenza, ricordiamo che in una coppia omosessuale ci sono due donne diverse tra di loro. "Le interruzioni volontarie di gravidanza e le fecondazioni assistite sono drammi o tragedie?". Ai tempi della lotta per l'aborto (libero, gratuito e "assistito", guarda caso) si e' detto giustamente che l'aborto e' un dramma e che renderlo libero, gratuito e assistito ha lo scopo di non farlo diventare una tragedia (le morti per aborti clandestini). Le fecondazioni assistite sono drammi; mi pare che nessuna donna sia morta per peritoniti dovute alle super-ovulazioni, perche' c'e' assistenza medica; i controlli successivi possono attenuare o prevenire gli effetti collaterali delle stimolazioni ormonali. Le vere tragedie dell'infertilita' femminile si confondono tra i suicidi e le depressioni delle donne. La storia della mia fecondazione assistita, che ho sentito il bisogno di raccontare giovedi' sera alla Casa della Cultura, oggi mi sembra un dramma a lieto fine, un po' come nelle commedie di Menandro: la soluzione arriva improvvisa nel lieto fine perche' c'era gia', ma per poterla riconoscere e realizzare bisognava attraversare tutte le peripezie del dramma. * Molte altre domande mi sono venute da parte di donne che volevano conoscere maggiori particolari sia sulla Pma che sull'adozione. Non varrebbe la pena di aprire la Libera Universita' delle Donne anche a queste domande? Ciao a tutte. A presto. 7. RIFLESSIONE. MARCELLO CINI: LE DUE SUPERSTIZIONI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 15 giugno 2005. Marcello Cini, nato a Firenze nel 1923, e' docente universitario di fisica, e autorevole ricercatore; ha partecipato attivamente alle discussioni degli ultimi decenni sulla storia della scienza, i temi epistemologici, la critica della scienza e della sua pretesa neutralita'; collabora al quotidiano "Il manifesto". Opere di Marcello Cini: L'ape e l'architetto. Paradigmi scientifici e materialismo storico, Feltrinelli, Milano 1976 (con G. Ciccotti, M. de Maria, G. Jona-Lasinio); Il gioco delle regole, Feltrinelli, Milano 1982 (con D. Mazzonis); Un paradiso perduto. Dall'universo delle leggi naturali al mondo dei processi evolutivi, Feltrinelli, Milano 1994. Gregory Bateson e' nato nel 1904 in Inghilterra, figlio di un eminente scienziato; compie studi naturalistici ed antropologici, di logica, cibernetica e psichiatria; un matrimonio con la grande antropologa Margaret Mead; Bateson ha dato contributi fondamentali in vari campi del sapere ed e' uno dei pensatori piu' influenti del Novecento; e' scomparso nel 1980. Opere di Gregory Bateson: Naven, Einaudi, Torino; Verso un'ecologia della mente; Mente e natura; Una sacra unita'; Dove gli angeli esitano (in collaborazione con la figlia Mary Catherine Bateson), tutti editi da Adelphi, Milano. Si vedano anche i materiali del seminario animato da Bateson, "Questo e' un gioco", Raffaello Cortina Editore, Milano. Opere su Gregory Bateson: per un avvio cfr. AA. VV. (a cura di Marco Deriu), Gregory Bateson, Bruno Mondadori, Milano; Sergio Manghi (a cura di), Attraverso Bateson, Raffaello Cortina Editore, Milano. Cfr. anche Rosalba Conserva, La stupidita' non e' necessaria, La Nuova Italia, Scandicci (Fi), particolarmente sulle implicazioni educative e la valorizzazione in ambito pedagogico della riflessione e dell'opera di Bateson. Una bibliografia fondamentale e' alle pp. 465-521 di Una sacra unita', citato sopra. Indicazioni utili (tra cui alcuni siti web, ed una essenziale bibliografia critica in italiano) sono anche nel servizio con vari materiali alle pp. 5-15 della rivista pedagogica "Ecole", n. 57, febbraio 1998. Tra i frutti e gli sviluppi del lavoro di Bateson c'e' anche la "scuola di Palo Alto" di psicoterapia relazionale: di cui cfr. il classico libro di Paul Watzlawick, Janet Helmick Beavin, Don D. Jackson, Pragmatica della comunicazione umana, Astrolabio-Ubaldini, Roma; e su cui cfr. Edmond Marc, Dominique Picard, La scuola di Palo Alto, Red Edizioni, Como] E'sempre brutto dire: "io l'avevo detto". Eppure, l'avevo detto. Era ovvio che doveva andare cosi'. Solo i radicali potevano pensare che andasse diversamente; e il minimo per chi avrebbe il dovere di fare scelte politiche responsabili era di non dare retta ai radicali, che hanno da vent'anni concentrato i loro sforzi sull'obiettivo di far fallire tutti i referendum possibili. Invece, visto che non ci bastano i litigi tra Prodi e Rutelli, siamo partiti lancia in resta in questa ennesima impresa fallimentare. Perche' non poteva non finire cosi'? I motivi sono tanti. Il piu' banale e' che, una volta scoperto che i contrari possono camuffarsi da indifferenti, la bilancia pende dalla parte dei primi gia' in partenza con almeno il 30% dei voti sul piatto. Alla faccia dell'uguaglianza dei cittadini e della democrazia. Non lo sapevano i nostri genii della politica? Il secondo motivo e' che la procreazione assistita riguarda un piccolissimo numero di coppie coinvolte direttamente e un piccolo numero di persone che ancora pensano sia un dovere civico occuparsi di politica. Molti dunque non sono andati a votare perche' non avevano ne' voglia ne' interesse a capirci qualcosa. E' anzi addirittura straordinario che all'appello abbiano risposto dieci milioni di cittadini, non direttamente coinvolti ne' particolarmente interessati o competenti o informati, solo per un vago senso di appartenenza all'area laica e democratica. Si poteva fare a meno di dar loro un'altra botta in testa. Il terzo motivo, meno banale ma anch'esso prevedibile, e' che, quando il pastore (polacco o tedesco che sia) sguinzaglia il cane per far tornare il gregge all'ovile, poche sono le pecore che rifiutano di ubbidire. E non vale proprio la candela giocarsi un posto in paradiso (e forse anche, vista l'aria che tira, in terra: basta pensare al controllo sociale su chi va e chi non va a votare nei piccoli paesi dove tutti si conoscono) per una controversia teologica che appare tanto lontana. Il quarto motivo e', anche questo va detto, che la gente non ha piu' tanta fiducia negli scienziati. A torto o a ragione? A torto, se si guarda ai progressi straordinari della medicina che hanno elevato a ottant'anni la vita media umana nell'occidente opulento e l'hanno resa piu' ricca, varia e interessante per una minoranza consistente degli abitanti del pianeta. A torto, se si considera che le prospettive di trovare il modo di curare malattie diffuse e invalidanti sono concrete e perseguibili a patto di investire nella ricerca uomini e mezzi. E, infine ancora a torto se ci si illude di affrontare i problemi dello sviluppo sostenibile di un mondo globalizzato senza il contributo indispensabile di una ricerca scientifica e tecnologica finalizzata a soddisfare i bisogni piu' elementari della maggioranza dell'umanita'. Con qualche ragione, tuttavia, se si tien conto che le attivita' degli scienziati sono sempre piu' strettamente intrecciate con i meccanismi di un mercato della conoscenza che aggrava ovunque il divario fra ricchi e poveri e minaccia la stabilita' stessa dell'ecosistema terrestre. Problemi come i mutamenti climatici, l'insorgere di nuove impreviste malattie, le minacce di crisi energetiche, alimentari e idriche, sono percepiti a livello di massa come sintomi di una perdita di controllo da parte delle classi dirigenti mondiali sul futuro dell'umanita' e della crescente subordinazione della scienza agli interessi delle poche decine di imprese multinazionali che dominano il mondo. In particolare, e questo e' il quinto motivo, e' vista con preoccupazione la prospettiva di una trasformazione della natura umana attraverso un intervento genetico sul genoma dalle prospettive incerte ed eticamente discutibili. Non pochi scienziati contribuiscono ad alimentare questa diffidenza. Per esempio, in un libro dal titolo provocatorio Riprogettare gli esseri umani, Gregory Stock, direttore del Programma di medicina, tecnologia e societa' dell'Universita' della California, discute dell'impatto della ingegneria genetica sul destino biologico della nostra specie. La sua tesi e' esplicita: "Il momento in cui la tecnologia della linea germinale raggiungera' un sufficiente livello di sicurezza e affidabilita', segnera' l'inizio della autoprogrammazione umana". Secondo questo autore, non dobbiamo farci spaventare dagli spettri dell'eugenetica nazista. E' roba del secolo scorso e non ci riguarda piu'. Dunque - alla faccia degli ingenui che continuano a sostenere che la scienza non ha a che vedere con le sue applicazioni pratiche e ancor meno con l'economia e i soldi - Stock dichiara: "Abbiamo sborsato miliardi per scoprire la nostra biologia non per vana curiosita', ma nella speranza di migliorare le nostre vite. Non intendiamo allontanarci da questa direzione". * Non e' con questi argomenti che gli scienziati riacquisteranno la fiducia della gente. Diceva Gregory Bateson, un grande e saggio scienziato da tutti dimenticato: "Di tutti i numerosi modi di affrontare il problema mente-corpo, molti portano a soluzioni a mio parere inaccettabili. Queste soluzioni sono fonte di svariatissime superstizioni, che dividerei in due classi. Vi sono forme di superstizione che collocano la spiegazione dei fenomeni della vita e dell'esperienza fuori dal corpo. Il corpo e le sue azioni sarebbero influenzati e in parte comandati da un qualche agente soprannaturale separato, una mente o spirito (...) Questa superstizione non spiega nulla. La differenza tra mente e materia e' ridotta a zero". "Vi sono per contro - prosegue - superstizioni che negano affatto la mente. Come cercano di dimostrare i meccanicisti o materialisti, non vi e' nulla da spiegare che non possa essere descritto da sequenze lineali di causa ed effetto. Per costoro l'informazione, l'umorismo, i tipi logici, le astrazioni, la bellezzza, la bruttezza, il dolore, la gioia e cosi' via son cose che non esistono. Secondo questa superstizione, insomma l'uomo e' una specie di macchina". E conclude: "Non posso che ribadire con la massima chiarezza le mie opinioni sul soprannaturale da una parte e sul meccanicistico dall'altra: io disprezzo e temo entrambe queste opinioni estreme e le giudico ingenue e sbagliate sotto il profilo epistemologico e pericolose sotto il profilo politico". Ancora una volta si sono scontrate le due superstizioni. Riusciremo mai a trovare lo stretto sentiero che le separa? 8. RIVISTE. CON "QUALEVITA", LA LEZIONE DI ERNESTO BALDUCCI Abbonarsi a "Qualevita" e' un modo per sostenere la nonviolenza. Ponendosi all'ascolto della lezione di Ernesto Balducci. * "Il ricominciamento e' un dovere per tutti" (Ernesto Balducci, L'uomo planetario, Camunia, Milano 1985, Edizioni cultura della pace, San Domenico di Fiesole (Fi) 1990, 1995, p. 171). * "Qualevita" e' il bel bimestrale di riflessione e informazione nonviolenta che insieme ad "Azione nonviolenta", "Mosaico di pace", "Quaderni satyagraha" e poche altre riviste e' una delle voci piu' qualificate della nonviolenza nel nostro paese. Ma e' anche una casa editrice che pubblica libri appassionanti e utilissimi, e che ogni anno mette a disposizione con l'agenza-diario "Giorni nonviolenti" uno degli strumenti di lavoro migliori di cui disponiamo. Abbonarsi a "Qualevita", regalare a una persona amica un abbonamento a "Qualevita", e' un'azione buona e feconda. Per informazioni e contatti: Edizioni Qualevita, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. 3495843946, o anche 0864460006, o ancora 086446448; e-mail: sudest at iol.it o anche qualevita3 at tele2.it; sito: www.peacelink.it/users/qualevita Per abbonamenti alla rivista bimestrale "Qualevita": abbonamento annuo: euro 13, da versare sul ccp 10750677, intestato a "Qualevita", via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), specificando nella causale "abbonamento a 'Qualevita'". 9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 964 del 17 giugno 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "s ubscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
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