La nonviolenza e' in cammino. 961



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 961 del 14 giugno 2005

Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini: Dopo il non-voto
2. Un incontro alla Libreria delle donne di Milano (parte seconda e
conclusiva)
3. Paola Cavallari: A proposito di liberta' femminile: una sola fecondita'?
4. Giulio Vittorangeli: Continua la lotta dei bananeros
5. Agnese Ginocchio: Il digiuno, parola di pace e di comunione
6. Stefano Longagnani: A cosa serve un digiuno
7. L'indice de "La democrazia nel Brasile di Lula. Tarso Genro: da esiliato
a ministro" di Bruna Peyrot
8 L'indice di "Liberta' di informazione, di critica e di ricerca nella
transizione italiana" a cura di Claudio Riolo
9. Con "Qualevita", all'ascolto di Michele Meomartino
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: DOPO IL NON-VOTO
Tralasciando per ora molti altri rilevanti argomenti di riflessione, allineo
qui soltanto alcune immediate impressioni. E senza la pretesa di esprimere
altro che le mie personali opinioni: molte persone amiche, e tra esse molte
che scrivono su questo stesso foglio, so che  sentono altrimenti. Rispetto
le loro idee e i loro sentimenti; molto dovremo ancora dialogare su cio' che
e' accaduto e su cio' che si dovra' fare, in ascolto reciproco, in condiviso
esercizio ermeneutico, in libero e franco e leale confronto.
*
Il risultato della consultazione referendaria si presta a varie
considerazioni e a diverse interpretazioni.
Il dato obiettivo della non partecipazione al voto da parte dei tre quarti
dei circa cinquanta milioni di aventi diritto ha come conseguenza che se
anche il risultato non consente a rigore di affermare che la maggioranza del
popolo italiano ha inteso difendere la legge 40/2004 sulla procreazione
medicalmente assistita (poiche' non e' possibile determinare quanti tra i
non votanti hanno effettuato questa scelta come forma di sostegno alla
legge), consente tuttavia di affermare con certezza che la stragrande
maggioranza del popolo italiano non ha sostenuto la proposta di modificare
la legge cosi' come i quattro quesiti referendari proponevano.
*
Si puo' discutere su quanta parte dell'astensione dal voto sia di
indifferenti o ignari; quanta parte sia di consapevoli oppositori dei
quesiti referendari (e tra essi quanti siano anche sostenitori della legge
cosi' com'e'); quanta parte sia di persone che non sono riuscite ad
informarsi sufficientemente o a prendere una decisione certa e che hanno
quindi rinunciato ad esprimersi o per ignoranza o per perplessita' o per
scrupolo; quanta parte infine sia di persone che si siano sentite intimidite
dalla mancanza del requisito fondamentale della segretezza del voto (poiche'
e' evidente che quando una delle grandi agenzie della socializzazione chiede
a chi in essa si riconosce di non recarsi alle urne, l'osservanza o
l'inosservanza dell'indicazione data e' palesemente verificabile non solo da
parte degli scrutatori e dei pubblici ufficiali che hanno accesso agli atti,
non solo dall'occhiuto passante o dimorante alla finestra, ma anche da
chiunque possa chiedere a un familiare o un amico di fargli vedere la sua
tessera elettorale, sulla quale e' annotata la partecipazione al voto).
Ma certo non si puo' contestare che una defezione dalle urne di tali
dimensioni costituisca comunque un dato politico rilevante.
*
Tecnicamente, il fallimento del referendum non implica che la legge 40/2004
non possa essere modificata anche in un prossimo futuro. Non essendosi
espressa una volonta' positivamente determinata e giuridicamente accertabile
e cogente, la legge 40/2004 puo' essere modificata dal Parlamento in
qualunque momento; essa puo' anche essere modificata da eventuali
pronunciamenti della Corte costituzionale che potrebbe essere chiamata
secondo le procedure previste dall'ordinamento a pronunciarsi sugli
eventuali profili di incostituzionalita' di taluni suoi articoli, su cui da
tempo alcuni autorevoli giuristi hanno espresso fondati rilievi.
Ma politicamente il risultato e' inequivocabile, e - come si usa dire -
"pesante".
*
Io che scrivo queste righe, sono tra gli sconfitti.
E non mi consola affatto che la parte degli sconfitti piacque a Catone.
Quella legge, piu' la rileggo, e piu' a me sembra che sia una pessima legge,
una legge scandalosa, una legge intimamente e flagrantemente illogica e
immorale, inetta e crudele.
Ritenevo cosa buona e giusta che la popolazione italiana indicasse al
Parlamento la necessita' e l'urgenza di modificare quella legge: cosi' non
e' stato.
E ritenevo cosa buona e giusta che su argomenti cosi' decisivi la
popolazione si pronunciasse: credo che in buona misura cio' non sia accaduto
(sarei lieto se mi si dimostrasse che la gran parte dei non partecipanti al
voto abbiano assunto consapevolmente tale posizione al termine di un esame
di merito dei quesiti referendari e della legge 40, ma mi sembra poco
probabile che le cose siano andate cosi').
Sinceramente non credo che abbiano influito in misura preponderante gli
appelli di singole personalita' o grandi soggetti collettivi a votare o non
votare; credo che decisivo sia stato il fatto che in questa che era una
grande occasione di discussione democratica, di partecipazione democratica,
di decisione democratica, in cui l'intera popolazione veniva chiamata a
riflettere e deliberare su temi importantissimi (certo assai impegnativi, ma
e' bene che si venga chiamati a votare sulle cose serie), purtroppo si e'
discusso relativamente poco e temo anche relativamente male.
*
A qualcuno puo' dispiacere, ma credo che l'unico soggetto che ha fatto uno
sforzo concreto ed efficace per promuovere la riflessione, anche se con
modalita' e finalita' che personalmente ritengo in parte dubbie ed in parte
non condivisibili, e' stata la Conferenza episcopale italiana: e gliene sia
dato merito.
Non condivido gran parte delle posizioni da essa espresse, non apprezzo il
modo in cui ha condotto la sua iniziativa, ritengo la scelta del non-voto
per piu' motivi decisamente contestabile; ma riconosco ad essa ed al suo
presidente che ne e' stato volto e voce di aver promosso una riflessione nel
merito, di aver preso sul serio cio' su cui si votava, di essersi impegnati
in una lotta decisa e appassionata, per opinioni e valori sinceramente
sentiti.
*
Ahime', non mi e' sembrato che da parte del cosiddetto "fronte referendario"
ci sia stata una capacita' ugualmente persuasa, appassionata e rigorosa di
affrontare i temi su cui si discuteva.
Ho trovato inadeguati ed elusivi del merito delle questioni molti
pronunciamenti, finanche chiassosi, centrati su argomenti che con il vero
nodo del contendere non c'entravano granche'.
La Cei parlava della vita, del nascere, della dignita' umana: in troppi
rispondevano parlando della separazione tra Stato e Chiesa, che e' cosa
degnissima e cui plaudo con tutto il cuore, ma che in Italia e' stata gia'
risolta da Camillo Benso conte di Cavour; o peggio ancora replicavano
banalizzando e per cosi' dire reificando e fin mercificando questioni che
afferiscono al cuore della dignita' umana e che non possono essere trattate
come bigiotteria da mercatino politicante, o come noiosi intralci al lavoro
dei laboratori huxleyani, o come fisime di vecchi barbogi che tediano la
giuliva societa' dello spettacolo in cui tutto e' fungibile e sostituibile,
l'essere umano e' cosa antiquata, la manipolazione del corpo umano e'
indistinguibile da un videogioco, la dignita' della persona e' sussunta
all'agire astratto e macchinistico di un desiderio equivalente psichico del
capitale e del suo ciclo che non conosce limiti e che tutto omologa a merce
e morte, valore di scambio ignaro del valore d'uso, principio egotista e
consumista che desertifica quel regno dei fini della seconda critica
kantiana.
*
Solo la riflessione femminista, nella sua ricchezza, profondita' e
complessita', era all'altezza delle questioni poste; solo essa era adeguata,
coerente anche nella sua dialogica pluralita', di straordinaria potenza
euristica, non subalterna, non alienata. Ma non e' stata ascoltata.
La riflessione femminista: che sola poteva persuadere non un astratto "corpo
elettorale", ma cinquanta milioni di viventi concrete diverse persone
(ciascuna con un nome e un cognome, una vita, un corpo e una mente, dei
sentimenti e delle relazioni), alla riflessione e all'impegno, alla presa di
coscienza, alla partecipazione democratica, alla responsabilita' condivisa,
a decidere insieme, al voto. Ma non e' stata ascoltata.
La riflessone femminista: che in questo ambito e' l'unico vero grande sapere
morale e politico, il luogo piu' alto del pensiero umano contemporaneo. La
presa di parola delle donne: che e' la corrente calda e l'esperienza storica
trainante della nonviolenza in cammino. Ma non e' stata ascoltata. Anzi: e'
stata silenziata.
E non e' casuale che essa sia stata silenziata.
E silenziata non tanto dalla gerarchia monosessuata vaticana, la cui
autorita' in materia di generazione umana, ovvero di maternita', e' ipso
facto di dimensioni ben meschine rispetto alla primazia materna,
all'autorita' femminile, all'essere delle donne il potere di prolungare nel
tempo la presenza umana, di "mettere al mondo il mondo", la potenza
pro-creativa (creatrice e creaturale); ma silenziata altresi' e soprattutto
dal consumismo onnivoro, dall'autoritarismo proprietario, dallo scientismo
disumanato e dal maschilismo ad un tempo sempre piu' impotente e sempre piu'
violatore di ogni limite e di ogni dignita', che anche nel campo cosiddetto
"laico" e "di sinistra" tuttora trionfano tutto devastando, asfissiando,
annichilendo.
Anche questo credo significhi pur qualcosa. Anche di questo dovremo pur
ragionare.

2. RIFLESSIONE. UN INCONTRO ALLA LIBRERIA DELLE DONNE DI MILANO (PARTE
SECONDA E CONCLUSIVA)
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it)
riprendiamo la trascrizione di questa profonda e appassionata conversazione
svoltasi il 31 maggio 2005. La prima parte abbiamo pubblicato nel notiziario
di ieri]

Nerina Benuzzi
Su alcune cose ho le idee chiare, su altre penso che i tempi della
discussione sono diventati cosi' feroci e stretti che la devo mettere sul
politico, perche' qualsiasi altra riflessione diventa molto personale.
Molte di noi arrivano a questa discussione credendo che ci venga offerta
un'occasione per ridiscutere delle nostre cose in positivo; l'impressione
che ho io invece, e' che si tratta di un'occasione negativa, posta da altri
soggetti per sottrarci cose su cui pensavamo di avere acquisito qualche
diritto.
Sui singoli temi trattati fin qui ci sarebbe molto da dire, da indagare. Io
ho fatto il parto naturale, sono naturista, sono in menopausa da otto anni e
non prendo gli ormoni: questo per dire che il mio atteggiamento e' "sul mio
corpo, di meno". Pero' io non sono malata, ne' sono stata sterile. E
qualcuno mi ha detto che considera anche la sterilita' come una malattia:
credo che anche questa questione vada indagata, forse prima ancora del
desiderio di maternita' e paternita'. Di fronte a un vissuto di malattia, di
incapacita' attribuita alla donne, scatta un "debito" nei confronti
dell'uomo, ci si sente "di meno". Il problema allora e' se si usano le
tecniche, o come le si usa? Io non sono un medico, mi rendo conto che non
saprei decidere cosa puo' far male... Per dire cosa non ci piace della
scienza, delle cose che vengono fatte sul nostro corpo, sento che sarebbe
importante avere un po' di competenza. Sento dire tutto e il contrario di
tutto, e mi perdo.
Invece un ragionamento convincente, un punto fermo da cui penso possiamo
partire e' il discorso sul primato femminile, della donna, e sul passo
indietro che devono fare gli uomini.
Oltre al fatto che la legge e' una mediazione di morali, cosa che considero
molto negativa, e che dietro a questa legge si vede gia' chiara in
prospettiva l'intenzione di rimettere in discussione la legge 194. E' un
argomento ormai gia' aperto, a prescindere dall'esito dei referendum.
Pensando a questo, non mi viene da soffermarmi tanto sulle ragioni di questi
si', sui dubbi che posso avere su alcune questioni, su alcuni aspetti.
Perche' penso a uno schieramento che mi e' troppo ostile, e che voglio
combattere. In questo senso, dicevo all'inizio, mi viene da metterla sul
politico.
*
Luisa Muraro
Faccio un breve intervento riprendendo il tema della paternita': e' la madre
che dice all'uomo "questo e' tuo figlio", anche se sappiamo bene che il
patriarcato si e' costruito per far saltare questo passaggio, per
eliminarlo. Ma in un rapporto tra un uomo e una donna che e' andato bene,
lei e' la garanzia per lui che quello e' suo figlio. E' lei che trasmette
questo sentimento, e' la donna che continua a coinvolgere l'uomo perche'
senta la sua paternita'. Quando si e' passati alle prove di laboratorio,
c'e' stato uno scadimento. Bisogna che noi riusciamo a parlare di queste
cose con rigore di ordine simbolico; naturalmente, anche con cautela e
prudenza, perche' le cose sono andate molto avanti, sono molto complesse. Di
liberta' umana c'e' poca domanda, ma quella poca che c'e' non va certo
schiacciata, ed e' l'ordine simbolico che la favorisce.
Venendo al punto su cui ha esordito Nerina, credo davvero che parliamo su
una questione la cui impostazione non ci aiuta per niente: ho sentito la
difficolta' degli interventi, una certa confusione, dei salti logici...
L'impostazione della legge, di questo dibattito, le ragioni per cui si e'
voluta la legge (anche da parte del precedente governo) non ci aiutano a
fare ordine...
La procreazione assistita andava probabilmente lasciata com'era, perche' lo
stato di cose esistente - come dice il documento delle cattoliche - aveva
trovato un equilibrio: le cose andavano senza che ci fossero abusi gravi. Il
problema della necessita' di una legislazione si pone per la
commercializzazione degli embrioni, e per le scoperte sugli embrioni. Una
scoperta importante sugli embrioni puo' voler dire una caterva di soldi che
si muovono di qua o di la', perche' c'e' il mercato. Sappiamo bene che negli
Stati Uniti, per quanto trionfi la bigotteria, la sperimentazione sulle
staminali e' vincente, perche' sono un paese capitalista.
Le cattoliche rimproverano a questa legge di aver mescolato due materie che
erano di natura diversa: una, quella medica, stava trovando la sua strada;
l'altra, quella scientifica, e' l'aspetto difficile, e su questo punto non
bisogna avere fatalismo, anche se e' quasi sicuro, come diceva Lia, che la
scienza va avanti lo stesso. Chissa' che un giorno l'umanita' si fermi e
rifletta...
Le leggi sono rese necessarie da un progresso scientifico i cui esiti noi
non riusciamo a prevedere, e che ci fanno paura. Di fronte a questo,
invochiamo qualcosa che ci tuteli.
La questione per me e' essenzialmente quella di un'autorita' femminile che
si e' gia' fatta intendere e che deve farlo ancora. La storia umana
testimonia di cio' che le donne hanno fatto per la cura della vita. Noi
dobbiamo farci forti di questo: di quanto lavoro, amore, di quanta
avvedutezza e pazienza abbiamo messo nella cura della vita, in quella che
comincia come in quella che finisce. Questa carta dobbiamo giocarla.
Il coinvolgimento di un uomo nella paternita', o di uno scienziato nel
superamento della sterilita' va fatto a partire da questa modalita': un
passo dopo.
*
Lia Cigarini
Sono d'accordissimo con Luisa su quello che le donne hanno fatto e
continuano a fare per la vita: si vede anche nei paesi in guerra, come
cercano di tenere un minimo di civilta'. Noi ci dobbiamo far forti di
questo. Ida diceva: siamo state sole, in questa lotta. Non solo la relazione
di maternita', ma anche questo lavoro per un minimo di civilta' non riesce
ad essere relazione politica, agli occhi della maggior parte delle donne.
Sappiamo che la relazione di maternita', se fosse giocata nella politica,
sarebbe quella che farebbe fare quel passo indietro ai parlamentari di cui
si parla (e sono d'accordo con l'idea di Stefania di pubblicare il dibattito
parlamentare, di cui ho seguito delle parti, perche' e' assolutamente
stupefacente quel che dicono questi uomini sul corpo della donna, da cui
sono evidentemente ossessionati). Noi abbiamo un nodo che diventa
un'impasse: la relazione di maternita' non viene percepita, sentita e
rappresentata come una relazione politica. Il desiderio/non desiderio di
maternita' non incontra la politica, viene invece percepito come scelta
individualissima, tanto da non essere condivisa neppure con altre donne.
Quello che io immagino, sia per quello che riguarda la scienza, sia per le
altre questioni, e' un'autocoscienza femminile su queste questioni. Ho
sentito che la relazione di maternita' sta fuori dal gioco della politica.
Questa cosa mi appassiona perche' se le donne andassero a votare respingendo
tutte le leggi fatte dal parlamento, continuando a rimetterle in
discussione, sarebbe un sogno. Invece ho l'impressione che la posizione
astensionista prenda piede, anche tra le donne. Mentre ho sentito che le
donne stanno parlando politicamente del lavoro, la maternita' rimane
qualcosa che sta al di fuori. Anch'io, come avvocata, faccio fatica a
parlarne con le mie clienti. Di contro, c'e' una legislazione del
patriarcato che e' passata, a cui invece le donne pensano di sfuggire con
scelte individuali. Da li' la reticenza, che e' mancanza di politica,
nient'altro. E' li' il punto: se la mettessimo in gioco come momento alto
della politica, altro che passi indietro...
Mi piacerebbe che risultasse una partecipazione delle donne al voto non in
favore dell'uso dell'embrione, ma per respingere le leggi del parlamento su
queste questioni. Questo e' il gioco politico che vedo io, non tanto quello
"nel merito", su cui ci separiamo.
Luisa aveva toccato il punto della cultura laica e di quella religiosa:
secondo me e' un difetto di politica, piu' che altro. Non vedo una politica
che non tiene conto della cultura religiosa, vedo piuttosto che non c'e'
politica. (voci confuse): Certo che c'e' una strumentalizzazione, un uso
della cultura religiosa da parte della destra.
*
Luisa Muraro
Ho seguito qualche dibattito e le strafalcionerie, le involontarie eresie,
le balordaggini che ho sentito da parte di questi che si riferiscono alla
cultura religiosa sono incredibili... Ho consigliato, quando si vede un
dibattito, di basarsi su quel che dira' l'ultimo dei preti, perche' sara'
l'unico che dira' qualcosa di sensato, nel merito... (voci) sul fatto che la
sinistra non stia facendo una politica laica sono d'accordissimo. Dicevo
pero' che la cultura delle persone laiche e' sempre piu' povera, spogliata
di tutto. La storia l'ha spogliata, la fine del comunismo e la messa in
discussione del marxismo ha portato alla perdita di questi filoni: le case
editrici, i giornali, gli intellettuali che c'erano oggi non ci sono, o ci
sono molto meno... C'e' una specie di estremo impoverimento, aggravato dal
fatto che queste persone, da quando si e' formato lo Stato laico italiano (e
anche da prima, dal Settecento), avevano abbandonato la cultura religiosa.
Penso in confronto con chi ce l'ha, e non mi riferisco certo alla destra,
che e' ugualmente piena di ignoranti, se non peggio, cioe' con l'autorita',
la gerarchia, ed i preti, le suore, i cattolici praticanti... Quando i laici
usano la religione per i loro scopi escono delle cose... come in parte e'
questa legge, fatta da uomini che volevano compiacere il Vaticano con una
dottrina molto discutibile. Io ho imparato il catechismo all'Universita'
Cattolica, ed e' molto discutibile che si possa considerare l'embrione una
persona: anzi, non si puo' in verita'... La Chiesa cattolica insegnava
soltanto che moralmente, davanti a un essere gia' concepito lo dovessimo
considerare un essere umano (ma proprio con un "come se"), rispettandolo; ma
non diceva che lo era, e d'altra parte nemmeno avrebbe potuto, non sapendo
che ne era degli embrioni... Diceva: bisogna comportarsi come se lo fosse,
perche' certamente ha davanti a se' la possibilita' di diventarlo. Questi
politici di destra, invece, per favorire la loro politica, hanno portato
avanti questa cosa qui, e il Vaticano gli ha dato appoggio...
Anche sull'aborto, la storia della strage degli innocenti non e' dottrina
cattolica, ma ignoranza religiosa... ed e' un problema, perche' adesso la
religione va, e' una cosa che interessa sempre di piu' una civilta' che
sembrava invece averle voltato le spalle.
Qual e' il problema per chi, correttamente, dice: "io non so, ma neanche
voglio usare la religione"? La poverta' culturale della sinistra, che e'
sempre piu' grande. Lia diceva che i giornali sono diventati illeggibili.
Secondo me fino a vent'anni fa erano leggibili perche' c'era la cultura di
sinistra che nutriva tutto il panorama culturale italiano. Io non sono mai
stata comunista, ma so bene che fin che c'e' stata una sinistra con un forte
progetto (aberrante, stalinista, anche, d'accordo...) c'e' stata cultura. Da
quando questa cosa e' tramontata, la sinistra non ha cose da dire, e' senza
anima, senza grandezza.
*
Ida Dominijanni
Riprendo per punti alcune cose. Comincio il mio pezzo del libro scrivendo
che io non avrei mai fatto una procreazione assistita, e che pero' non
potrei mai non combattere qualunque Stato impedisca a una donna di farlo. Io
terrei questa bussola, e insisto sulla questione della legge e del diritto:
i miei si' sono contro questa legge e questo tipo di legislazione, questa
invasivita' della legge sul desiderio e sul corpo femminile. Credo sia
importantissimo capire che si vota su questo, e non sull'insieme delle
questioni, su cui invece il dibattito deve restare aperto. Credo che questa
legge, piu' di quella sull'aborto, metta in primo piano il fatto che alcune
questioni, oggi, sono indecidibili in punto di diritto e normativita'.
Questo porta acqua al mulino della nostra politica, che e' una politica che
si fa sulla base della liberta', lasciando vuoto di legge su alcune
questioni, come quelle che hanno a che fare con il corpo e la sessualita'.
Sulle questioni piu' di merito: io non e' che sono contro la scienza, io
rasento proprio il primitivismo, da questo punto di vista. Pero',
attenzione: sono le donne che stanno facendo da sole, talvolta, le tecniche
di fecondazione assistita, esattamente come abbiamo fatto con l'aborto; lo
fanno con la cannula... E, cosi' come facemmo con l'aborto, sono le donne
che si stanno inventando i modi per inseminarsi da sole...
Rispetto alla scienza, io sono l'ultima abilitata a parlarne, ma mi
piacerebbe aprire un capitolo di tipo epistemologico, su quel che sta
succedendo ai paradigmi scientifici e a quelli umanistici. So pochissime
cose, ma non possiamo cascare nella trappola che dalla Fivet alla clonazione
e' tutto uguale, perche' non e' cosi'; pure, tengo presente la questione
della manipolazione del corpo femminile, ma non eludo il problema della cura
di certe malattie...
*
Nota di Silvia Marastoni, curatrice della trascrizione degli interventi
La cassetta finisce qui, ma ricordo altri due temi che in chiusura hanno
suscitato acceso dibattito e che mi sono sembrati - in generale, e
sicuramente in modo personale - importanti e molto toccanti.
a) Quello relativo al perche' le donne facciano figli cosi' tardi, o li
facciano da sole, o non li facciano: diversamente da chi lo imputava alle
questioni lavoro/welfare/famiglia mononucleare, a scelte diverse di
realizzazione, etc., Ida D. si riferiva anche alla difficolta' con cui si
scontrano molte donne (e piu' frequente quanto piu' consapevoli,
autonome...) nel trovare/costruire una relazione soddisfacente con un uomo,
all'inadeguatezza maschile nel "reggere la sfida", nell'essere all'altezza
di donne che vivono collocandosi fuori e contro il modello patriarcale,
impegnate nella costruzione di un proprio ordine simbolico femminile, dotate
di autorita'. Problema trasversale a destra e sinistra (per gli uomini), ma
certamente piu' lacerante e conflittuale a sinistra, sia in relazione alle
donne (quelle di destra al patriarcato, in generale, ci stanno dentro), sia
per gli uomini: se il problema non se lo pongono, vivono in una scissione
totale tra il personale e il politico (almeno nel registro del consapevole e
del dichiarato, perche' in realta' spesso le loro pratiche politiche sono
assai "informate" da questo, giocano la politica attraverso pratiche di
potere, non di relazione); se se lo pongono, vivono nel conflitto tra il
voler essere e quel che riescono effettivamente a mettere in campo, a
giocarsi in termini di cambiamento. Un conflitto che faticano a reggere, nel
tempo, e un percorso di cambiamento che raramente portano avanti. In
entrambi i casi, spesso la "soluzione" per loro e' il rimosso, e la rabbia
verso le donne e il ripiegamento verso un femminile subalterno; per le
donne, la solitudine.
b) Quello che riguarda la separazione tra sessualita' e procreazione
(Stefania Giorgi): una dimensione del tutto nuova, nell'esperienza umana,
complessa e imprevedibile negli esiti che avra', in generale e nel rapporto
tra i sessi. Una problematica che si innesta su un'altra, gia' in atto da
tempo: l'evidente caduta del desiderio maschile, il suo depotenziamento, la
sua frustrazione e incapacita' di incontrare ed amare le donne (vedi sopra)
di giocarsi in una relazione profonda, autentica, coinvolgente di cercare
altre strade per la relazione, fuori dall'ordine del patriarcato.
(Parte seconda - fine)

3. RIFLESSIONE. PAOLA CAVALLARI: A PROPOSITO DI LIBERTA' FEMMINILE: UNA SOLA
FECONDITA'?
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it)
riprendiamo questo intervento, scritto (e pubblicato nel sito) ovviamente
prima del referendum del 12-13 giugno. Paola Cavallari e' un'acuta saggista
femminista]

Sono una cristiana cattolica (ma mi piacerebbe chiamarmi "cristiana" e
basta), e sono una donna di 55 anni che ha militato molto e con passione nel
femminismo (con alcuni contributi nella rivista "Lapis").
Sono una donna che ha patito la ferita della sterilita'. Le mie angustie e
tribolazioni a questo proposito le ho raccontate tempo fa in un articolo
della rivista "Esodo" ( n. 2, aprile-giugno 2002), e non mi attardero' ora
su questi aspetti, perche' come si puo' immaginare occorrerebbe molto tempo
per non mortificare questo vissuto, custodito dentro di me come un ricordo
essenziale.
Ora e' oramai sopraggiunta la menopausa. Ma la svolta soprattutto mi stata
"guadagnata", meglio, donata dalla fede in Dio, un convincimento e una
grazia che fino a pochi anni fa non sapevo cosa fossero.
La cultura delle donne, cui ho partecipato con grande coinvolgimento negli
anni passati, dice ancora che sono i corpi, non i linguaggi dis-tratti dalla
loro origine, i veri protagonisti di una cultura simbolica, ed io concordo
pienamente, tanto piu' ora che mi confesso cristiana, cioe' appartenente a
una Chiesa che professa l'Incarnazione di Dio, quindi dice del corpo tutta
la sua bramosa potenzialita' divina.
E poiche' quasi tutti parlano (ingenuamente?) di aiuto alle coppie sterili e
di salute delle donne, e' opportuno forse che una come me non taccia la
propria opinione in merito ai quattro referendum. Anche perche' non ho mai
sentito espresso pubblicamente il parere di donne non fertili, e che "non
sono poi guarite" dopo questo o quell'intervento.
Io votero' no ai quattro quesiti: perche' sono (stata?) sterile, perche'
sono una cristiana, perche' sono una donna, perche' - come diceva Etty
Hillesum - nonostante tutto amo la vita.
Trovo stranissimo che molti pronunciamenti dei movimenti delle donne in
Italia, sempre cosi' attenti - soprattutto dopo il disastro di Cernobyl -
alle implicazioni legate alla ingerenza del potere tecnico-scientifico e
medico sul corpo femminile e alla valenza simbolica che il corpo rappresenta
(corpo non scomponibile nelle due parti del binomio mente/corpo; corpo quale
frontiera preziosa per la consapevolezza del valore del limite) - diano alla
opzione del si' il merito di rappresentare il rifiuto a "logiche aberranti
che riducono il padre e la madre a fatto genetico" e parlino con estrema
ingenuita' sulle garanzie (neutre?) della "liberta' scientifica" (da una
lettera del 26 maggio 2005 dell'associazione Orlando di Bologna).
In merito alle questioni dei quattro referendum mi esprimero' molto
sinteticamente, perche' non posso abusare della vostra pazienza.
Quando una donna diventa madre, diventa una sorta di ossimoro in natura,
perche' e' una unita'-di-due, unita' duale. La sua identita' viene
completamente sobbalzata.
Questa unita' e' un indecidibile (perche' fusione di due) che la conoscenza
positivistica, anche sofisticata, non puo' onestamente suddividere in due
entita' chiare e distinte: la madre e l'embrione - o il feto -. Perche'
sarebbe una forzatura dal punto di vista ontologico ed epistemologico. Oltre
che una violenza al senso del sacro. Se e' vero che il feto ora puo' essere
separato (ad esempio messo in una incubatrice o cose del genere), e' anche
vero che a quel punto lo abbiamo gia' condizionato, manipolato in un senso.
Ma soprattutto sarebbe ridicolo negare la irriducibile necessita' di fusione
con la madre cui il feto/neonato, sottosta' nella sua primissima vita,
fusione che non e' possibile separare senza un atto comunque arbitrario.
Ogni donna, quando diventa madre, lascia una identita' e ne assume una
nuova. E' una sorta di morte-resurrezione molto faticosa, ma anche molto
costitutiva per l'essenza della soggettivita'. Questa conquista e' dura
compierla con una maternita' adottiva - perche' il corpo ne e' meno
implicato- ma e' assolutamente possibile. Chi non compie questo simbolico
passaggio, non compie una metanoia centrale nella vita, non si trascende.
Questo esodo da una vecchia identita' a una nuova e' possibile anche che si
attualizzi in altri eventi - come lo e' stato per le mistiche del medioevo e
oltre -, ma farlo senza figli e' forse molto piu' arduo. In fondo il
desiderio di maternita' e' un desiderio di trascendersi. Ma dobbiamo dire
che questo trascendimento e' un gesto - piu' simbolico che biologico - che
non ha solo quella opportunita'. E alle donne che stritolano se stesse e
comprimono la loro vita per avere comunque un figlio biologico, questo
orizzonte altro non solo non e' stato svelato dal simbolico in cui siamo
immersi, ma oltretutto viene a tutti i costi occultato o sottratto dalle
"speranze infinite" della fecondazione assistita.
La non fertilita' e' aumentata esponenzialmente in questi ultimi decenni.
Non vedere e non assumere questo dato come un fenomeno che chiede di essere
ascoltato per quel che adombra e a cui rimanda, riconoscerlo insomma come un
sintomo in piena regola, mi pare una vera sordita' o idiozia, una delle
tante della nostra vita contemporanea.
Il sintomo non puo' essere violentato con la medicalizzazione arrogante e
saccente.
Come cristiani, poi, le considerazioni da fare sul dolore della sterilita'
sarebbero tante, cosi' come lo sono sul dolore umano in generale e sulla
condizione di creatura.
Ma anche in questa materia le riflessioni sulla tragicita' della condizione
umana non possono essere tacitate in nome del ricatto: dare aiuto a chi ne
ha bisogno.
E' l'aiuto migliore quello della procreazione medicalmente assistita?
Perche' non pensare che, anche in questo caso doloroso come in tanti altri,
la durezza della realta' non sia un segno, o un ostacolo che addita un
destino?
Fare del caso un destino: non e' questo che dice in fondo il discorso della
montagna? la chiamata che ci e' stata rivolta, lo e' stata proprio a noi,
noi, con quel neo, quella mancanza, quella imperfezione, quella sconfinata
inadeguatezza...
Diventare persone, diventare uomini e donne, significa del resto incontrare
il male. Nella Bibbia troviamo tracciato questo faticoso cammino, e qualcuno
dice che questo sforzo di cambiamento e' il vero significato della frase:
Una vita piena. E' un cammino in cui la necessita' del reale irrompe nella
vita, e questa ne viene dapprima schiacciata, offesa; poi a poco a poco ne
scopre il senso, il quale allora dischiude un orizzonte ancora piu' vasto:
non piu' felice, ma piu' aperto. Forse piu' divino.

4. DIRITTI. GIULIO VITTORANGELI: CONTINUA LA LOTTA DEI BANANEROS
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per
questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori
di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da
sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di
solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di
condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione
Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di
studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta'
concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione
di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra
soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha
svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e
riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti
interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui
promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra
altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre
1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara,
la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo,
Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996;
Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La
solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I
movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto
politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria,
una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra
neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della
solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno,
luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio
2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per
anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della
solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha
cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che
solidarieta'"]

Nicaragua: e' passato un mese (13 maggio) da quando e' stato firmato
l'accordo preliminare in 21 punti tra i bananeros (ex lavoratori delle
piantagioni di banane ammalati per l'uso del pesticida Nemagon) e il
governo. A seguito di questi primi accordi la maggior parte delle persone e'
tornata a casa; ma non si e' trattato della fine della lotta, quanto di
evitare di esporre persone gia' gravemente malate all'arrivo dell'inverno,
cosa che avrebbe provocato un vistoso peggioramento delle situazioni
sanitarie e un aumento della mortalita'.
A presidiare l'accampamento di Managua, davanti all'Assemblea Nazionale,
sono rimaste piu' di 400 persone (sono oltre 100 i giorni da quando sono
partite da Chinandega), con lo scopo di mantenere la pressione sul governo e
sui deputati e verificare l'esecuzione degli accordi firmati; mentre i
propri delegati continuano le negoziazioni con il governo. Stanno
affrontando, giorno dopo giorno, le piogge e il freddo dell'inverno. Hanno
rinforzato le tende con nuovi teli di plastica nera e continuano i turni,
l'attivita'; mantenendo costantemente il contatto con la gente che e'
tornata a casa, la quale e' sempre pronta a ritornare nel caso insorgessero
problemi.
E' continuata anche la solidarieta' da parte della societa' civile
nicaraguense e a livello internazionale, anche se in forma ridotta. Per
tutte le informazioni visitate il sito dell'Associazione Italia-Nicaragua
(www.itanica.org).
Allo stato attuale, tutti i punti contenuti negli accordi firmati lo scorso
13 maggio sono stati rispettati e, pur con gli inevitabili ritardi e
contrattempi, si stanno affrontando i punti in sospeso.
Sull'aspetto sanitario e' prevista l'assistenza medica sia per le persone
rimaste a Managua, sia per quelle tornate a casa. In ritardo, invece, i
progetti legati all'ambiente: riforestazione, controllo dello stato delle
acque, eliminazione dei pesticidi della cosiddetta 'maledetta dozzina",
elaborazione di un piano per utilizzare metodi organici per la coltivazione
delle banane e della canna da zucchero, ecc.
Resta ancora in sospeso il tema piu' delicato, il dialogo con l'Assemblea
Nazionale, che dovrebbe ratificare tutti gli accordi raggiunti tra il
governo ed i bananeros: riconoscimento della malattia professionale,
inderogabilita' della legge speciale 364 sul Nemagon, pensione vitalizia per
gli ammalati, accettazione della somma per le spese mediche, ecc.
Infine, sono stati consegnati tutti i passaporti per le persone che dovranno
andare negli Stati Uniti per la prima udienza del processo contro le
multinazionali.
*
E' importante ricordare che la lotta di questi ultimi tre mesi, resta alla
base della campagna "Bananeras No chemicals" per la rivendicazione del
diritto a un indennizzo da parte delle multinazionali. Quello che si e'
realizzato con gli accordi, e' da inquadrare in una strategia piu' ampia da
parte di questi settori che, con l'importante appoggio e consulenza di varie
organizzazioni della societa' civile, hanno saputo riunirsi ed insieme
affrontare una lotta a livello nazionale che affrontasse tematiche che
spettano alle istituzioni nicaraguensi come la salute, l'ambiente,
l'inquinamento, l'uso di pesticidi e i diritti acquisiti dopo tanti anni di
lavoro massacrante.
In una recentissima intervista, Victorino Espinales (Presidente
dell'Asotraexdan: Associazione degli ex lavoratori e lavoratrici del banano
colpiti dagli effetti del Nemagon), ha dichiarato: "Questi primi risultati
che abbiamo raggiunto li consideriamo molto positivi e con buone prospettive
per il futuro. Sono pero' prospettive sempre soggette all'incertezza di
vedere se il governo rispettera' o meno gli accordi. Abbiamo coniato un
motto che dice che "i diritti devono essere esercitati ogni giorno per
poterli ottenere e difenderli", e in questo senso la nostra soddisfazione
per gli accordi c'e', ma sappiamo che davanti a noi abbiamo ancora un
cammino e una lotta quotidiana affinche' vengano rispettati. Voglio
rimarcare l'importanza di molti passi che sono stati fatti con questi
accordi che hanno a che fare con la vita stessa e la salvaguardia
dell'ambiente, che alla fine rappresenta l'essenza dell'essere umano sulla
terra. Senza questo elemento la vita non e' possibile e il mondo non ha
possibilita' di sopravvivere. Credo che per il momento abbiamo raggiunto un
risultato storico che, se riusciremo a mantenerlo, portera' all'inizio della
risoluzione non solo delle nostre problematiche personali come persone
ammalate, ma soprattutto al riscatto di altri settori sociali. Questa lotta
sta introducendo un nuovo elemento per il Nicaragua che e' di fondamentale
importanza: il recupero dell'ambiente".
Per concludere, ricordiamo che l'Associazione Italia-Nicaragua continua la
sua campagna in appoggio ai bananeros presenti nell'accampamento di managua
e piu' in generale alla loro lotta, con aiuti concreti a livello sanitario
(medicine) e soprattutto di alimenti, utilizzando i fondi raccolti in tutta
Italia. Dal giorno dell'inizio della marcia ad oggi, sono stati spesi quasi
8.500 dollari.

5. RIFLESSIONE. AGNESE GINOCCHIO: IL DIGIUNO, PAROLA DI PACE E DI COMUNIONE
[Ringraziamo Agnese Ginocchio (per contatti: e-mail:
agnese.musica at katamail.com, sito: www.agneseginocchio.it) per queste
riflessioni che estraiamo da una piu' ampia lettera di alcuni giorni fa con
la quale esprimeva anche la sua adesione al digiuno proposto da Mao Valpiana
per chiedere la liberazione di Clementina Cantoni. Ora che Clementina e'
stata liberata - e dopo lei anche Florence e Hussein - e' ancora piu' bello
leggere queste appassionate e serene parole. Agnese Ginocchio, "cantautrice
per la pace, la nonviolenza, contro tutte le guerre e le mafie", e'
generosamente impegnata in molte iniziative di pace, di solidarieta', per i
diritti umani e la nonviolenza]

La pace richiede impegno, comunione e segni forti: di fronte alle guerre ed
alle ingiustizie che si susseguono senza sosta nel mondo, le nostre parole a
volte sembrano sterili, impotenti, inefficaci. Ecco che allora occorre dare
un aiuto affinche' queste parole si possano levare nell'aria ed echeggiare
da un capo all'altro della terra e unire infine come ponti arcobaleno le
donne e gli uomini di tutto il mondo.
Il digiuno e' sicuramente un'azione molto forte, decisiva, controcorrente,
che sfida la logica di questo tempo di morte.
Il digiuno ci insegna a capire, discernere e scegliere la parte migliore
della vita, il senso del distacco dalle cose, a non essere schiavi di noi
stessi, specie di certe abitudini o tendenze che deviano il nostro sentire
interiore dalla comprensione della verita' e del senso della nostra
esistenza.
Il digiuno, gia' adottato dai grandi profeti della pace, ci libera da ogni
paura, da ogni angoscia, da ogni catena che imprigiona l'essere umano: e'
senz'altro un'azione maestra, un'azione diretta, il linguaggio di cui si
serve madre nonviolenza per innalzarsi a sua volta nel silenzio della
natura, del cosmo, sulle ali della bianca colomba, piu' eloquente di ogni
discorso.

6. RIFLESSIONE. STEFANO LONGAGNANI: A COSA SERVE UN DIGIUNO
[Riportiamo uno stralcio da una lettera di Stefano Longagnani (per contatti:
longagnani at yahoo.it), scritta alcuni giorni fa, con la quale comunicava la
sua adesione al digiuno per chiedere la liberazione di Clementina Cantoni.
La lettera ci e' pervenuta dopo la felice liberazione di Clementina,
cosicche' queste acute considerazioni possono essere ascoltate e meditate
ormai liberi dall'angoscia per la sua sorte. Stefano Longagnani e' impegnato
nei movimenti di solidarieta', per la pace e la nonviolenza, nell'educazione
alla pace e ai diritti umani, ed e' una delle persone piu' sagge e miti e
generose che abbiamo avuto l'immensa fortuna di conoscere]

Stasera mi e' stato chiesto a cosa serva un digiuno, un digiuno a staffetta,
un digiuno fatto qui in Italia, mentre Clementina Cantoni e' ostaggio in
Afghanistan. Ho risposto, con fatica ma persuaso, che un tale digiuno e'
utile, anzi indispensabile, per diversi buoni motivi:
- per iniziare: e' ovvio che fare qualcosa e' meglio che non fare
assolutamente nulla; gia' il fatto che mi si chieda a cosa serve un digiuno
per Clementina Cantoni e' un indice, concreto e reale, di come un obiettivo
minimo sia gia' stato raggiunto: si e' iniziata la lotta contro la cappa
opprimente di indifferenza che si stava pericolosamente creando in questi
ultimi giorni, contro il senso di impotenza che monta di ora in ora in
sempre piu' persone;
- inoltre non si sta scrivendo qui di un dieta dimagrante, ma di un
digiuno-preghiera-riflessione, un digiuno-sacrificio che permette
simultaneamente ai partecipanti di farsi attivamente pietra dello scandalo,
come pure di immergersi in se stessi per ricaricarsi, per purificarsi, per
trovare dentro di se' quelle energie interiori che possono consentire di non
farsi trascinare via dalla corrente tumultuosa e vorticosa dell'indifferenza
collettiva;
- questo digiuno contribuisce certamente a tenere viva la speranza che
presto Clementina Cantoni sara' di nuovo libera; mi piace citare una frase
di Vaclav Havel: "La speranza non e' ottimismo. La speranza non e' la
convinzione che cio' che stiamo facendo avra' successo. La speranza e' la
certezza che cio' che stiamo facendo ha un significato, che abbia successo o
meno".
"Tutto e' collegato" ripete il poeta da secoli. Tutto e' collegato ci
insegna la scienza moderna. Tutto e' collegato, sentiamo dentro di noi, e
come potrebbe essere altrimenti?

7. LIBRI. L'INDICE DE "LA DEMOCRAZIA NEL BRASILE DI LULA. TARSO GENRO: DA
ESILIATO A MINISTRO" DI BRUNA PEYROT
[Ringraziamo Bruna Peyrot (per contatti: brunapeyrot at terra.com.br) per
averci messo a disposizione l'indice del suo libro La democrazia nel Brasile
di Lula. Tarso Genro: da esiliato a ministro, Citta' Aperta Edizioni, Troina
(En) 2004.
Bruna Peyrot, torinese, scrittrice, studiosa di storica sociale, conduce da
anni ricerche sulle identita' e le memorie culturali; collaboratrice di
periodici e riviste, vincitrice di premi letterari, autrice di vari libri;
vive attualmente in Brasile. Si interessa da anni al rapporto
politica-spiritualita' che emerge da molti dei suoi libri, prima dedicati
alla identita' e alla storia di valdesi italiani, poi all'area
latinoamericana nella quale si e' occupata e si occupa della genesi dei
processi democratici. Tra le sue opere: La roccia dove Dio chiama. Viaggio
nella memoria valdese fra oralita' e scrittura, Forni, 1990; Vite discrete.
Corpi e immagini di donne valdesi, Rosenberg & Sellier, 1993; Storia di una
curatrice d'anime, Giunti, 1995; Prigioniere della Torre. Dall'assolutismo
alla tolleranza nel Settecento francese, Giunti, 1997; Dalla Scrittura alle
scritture, Rosenberg & Sellier, 1998; Una donna nomade: Miriam Castiglione,
una protestante in Puglia, Edizioni Lavoro, 2000; Mujeres. Donne colombiane
fra politica e spiritualita', Citta' Aperta, 2002; La democrazia nel Brasile
di Lula. Tarso Genro: da esiliato a ministro, Citta' Aperta, 2004.
Per richiedere il libro alla casa editrice: Citta' Aperta Edizioni, via
Conte Ruggero 73, 94018 Troina (En), tel. 0935653530, fax: 0935650234]

Premessa
Un incontro speciale
*
Capitolo primo: Storie di frontiera
Una famiglia, tante tradizioni
Getulio Vargas: il "dittatore in difesa della democrazia"
Santa Maria: la citta' dei tre poteri
Le ribellioni di Rio Grande do Sul
*
Capitolo secondo: Una generazione sotto la dittatura
Caudillos comunisti
Lottare con la poesia
Un golpe quasi a sorpresa
Un Sessantotto sfortunato
Resistenze profonde
*
Capitolo terzo: Nelle tenebre dei generali
Le "frange rosse" dei sovversivi
La tortura: metodo di governo
I teologi scalzi
La ricerca dell'alba
Tarso, avvocato del lavoro
*
Capitolo quarto: La scelta della politica
Il contropotere dei movimenti
La lunga marcia nelle istituzioni
Porto Alegre: l'"invenzione" di una citta'
Porto Alegre: una citta' "partecipata"
Porto Alegre: una cittadinanza simbolica
*
Capitolo quinto: Scrivere la democrazia
"Essere" del Pt
Democratizzare la democrazia
*
Capitolo sesto: La mudanca di fine secolo
Un colosso mondiale
Elezioni 2002: Lula paz e amor
Primo anno di governo
La politica della rete
Italia-Brasile: non solo calcio
"Ho conosciuto Lula inseguendo la Fiat"
*
Capitolo settimo: Per "um Brasil decente"
Lula e Tarso: il narratore e il teorico
Fra etica e politica: costruire nuove soggettivita'
Tarso uomo e politico: il percorso di un militante
*
Scritti di Tarso Genro
Bibliografia

8. LIBRI. L'INDICE DI "LIBERTA' DI INFORMAZIONE, DI CRITICA E DI RICERCA
NELLA TRANSIZIONE ITALIANA" A CURA DI CLAUDIO RIOLO
[Da Claudio Riolo (per contatti: clriolo at tin.it) riceviamo e diffondiamo
l'indice del volume: Claudio Riolo (a cura di), Liberta' di informazione, di
critica e di ricerca nella transizione italiana, La Zisa, Palermo 2004, in
cui sono stati pubblicati gli atti del seminario su "liberta' di critica e
di ricerca" svoltosi a Palermo nel dicembre 2003 (aggiornati al dicembre
2004).
Claudio Riolo, nato ad Agrigento nel 1951, autorevole militante e dirigente
politico ed acuto studioso, gia' direttore del Cepes (Centro studi di
politica economica in Sicilia), e' politologo presso l'Universita' di
Palermo; collabora a vari periodici. Tra le opere di Claudio Riolo:
L'identita' debole, La Zisa, Palermo 1989; (a cura di), Liberta' di
informazione, di critica e di ricerca nella transizione italiana, La Zisa,
Palermo 2004.
Il volume e' reperibile a Roma presso la libreria Paesi Nuovi (piazza
Montecitorio); puo' essere ordinato presso Bardi Editore, via Piave 7, 00187
Roma; tel. 064817656, fax: 0648912574, e-mail: bardied at tin.it]

Premessa
*
Parte prima
Introduzione
Diritto di cronaca, diritto di critica e liberta' di ricerca tra interesse
pubblico e tutela della persona, di Claudio Riolo
Relazioni
Il travagliato iter parlamentare della legge sulla diffamazione a mezzo
stampa, di Sergio Cola
I punti qualificanti per una riforma delle norme sulla diffamazione, di
Vincenzo Siniscalchi
Manifestazione del pensiero e valori costituzionali in gioco, di Mario
Dogliani
Tutela civile e tutela penale: le implicazioni di una scelta, di Giovanni
Fiandaca
Liberta' di critica e liberta' di ricerca tra principi e regole, di Vittorio
Villa
Interventi
La ragionevolezza e il prudente arbitrio del giudice, di Antonello Miranda
Giornali e giornalisti: comunicazioni pensate in una giungla di regole
stravolte, di Claudia Mirto
Il diritto del magistrato alla libera manifestazione del pensiero, di Luigi
Cavallaro
Le possibili storture del giudizio civile in materia di diffamazione, di
Alfredo Galasso
Il magistrato come  soggetto debole di fronte al potere dell'informazione,
di Antonio Ingroia
La riforma della legge sulla diffamazione tra passi avanti e passi indietro,
di Paolo Serventi Longhi
*
Parte seconda
Introduzione
Le verita' della ricerca e le verita' delle istituzioni, di Salvatore Lupo
Relazioni
La verita' storica e la verita' giudiziaria, di Alfredo Galasso
Liberta' di ricerca e di espressione in una dittatura mediatica. Esperienze
recenti, di Nicola Tranfaglia
La verita' giornalistica e le verita' ufficiali, di Marco Travaglio
La forza della verita' e la verita' della forza, di Roberto Scarpinato
Interventi
La riforma del mercato del lavoro tra uso politico e liberta' di critica, di
Alessandro Bellavista
La verita' negata sulla strage di Portella della Ginestra, di Giuseppe
Casarrubea
L'erosione delle liberta' democratiche, di Enrico Fontana
La crisi del pensiero critico e l'egemonia del mercato, di Giuseppe Carlo
Marino
La campagna per la liberta' di stampa nella lotta contro la mafia, di
Umberto Santino

9. RIVISTE. CON "QUALEVITA", ALL'ASCOLTO DI MICHELE MEOMARTINO
Abbonarsi a "Qualevita" e' un modo per sostenere la nonviolenza. Ponendosi
all'ascolto di Michele Meomartino.
*
"Abbiamo iniziato dal passo piu' semplice, quello di riflettere insieme"
(Michele Meomartino, in "Qualevita", n. 107, giugno 2004).
*
"Qualevita" e' il bel bimestrale di riflessione e informazione nonviolenta
che insieme ad "Azione nonviolenta", "Mosaico di pace", "Quaderni
satyagraha" e poche altre riviste e' una delle voci piu' qualificate della
nonviolenza nel nostro paese. Ma e' anche una casa editrice che pubblica
libri appassionanti e utilissimi, e che ogni anno mette a disposizione con
l'agenza-diario "Giorni nonviolenti" uno degli strumenti di lavoro migliori
di cui disponiamo.
Abbonarsi a "Qualevita", regalare a una persona amica un abbonamento a
"Qualevita", e' un'azione buona e feconda.
Per informazioni e contatti: Edizioni Qualevita, via Michelangelo 2, 67030
Torre dei Nolfi (Aq), tel. 3495843946, o anche 0864460006, o ancora
086446448; e-mail: sudest at iol.it o anche qualevita3 at tele2.it; sito:
www.peacelink.it/users/qualevita
Per abbonamenti alla rivista bimestrale "Qualevita": abbonamento annuo: euro
13, da versare sul ccp 10750677, intestato a "Qualevita", via Michelangelo
2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), specificando nella causale "abbonamento a
'Qualevita'".

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

11. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 961 del 14 giugno 2005

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