La nonviolenza e' in cammino. 957 (edizione straordinaria)



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 957 del 10 giugno 2005 (edizione straordinaria)

Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini: Un'edizione straordinaria
2. Una minima e parzialissima bibliografia ragionata
3. Ida Dominijanni: Spettri meccanici
4. Appello di scienziate e scienziati per quattro si' ai referendum
5. La "Carta" del Movimento Nonviolento
6. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: UN'EDIZIONE STRAORDINARIA
Domenica 12 e lunedi' 13 giugno si svolgera' il referendum sulla legge
40/2004 recante norme sulla procreazione medicalmente assistita.
Resta, ancor oggi, l'amara sensazione che per molte e molti ancora sia poco
chiaro su cosa precisamente si voti.
Mai come in questa circostanza e' apparso evidente quanto siano inadeguate a
informare sia le modalita' centrate su messaggi brevi e accattivanti (i
manifesti come li fanno oggi, solo immagini e slogan; i narcotici spot
televisivi; le parole d'ordine caporalesche che possono convincere solo chi
attende gli ordini in fureria); sia le forme piu' consumistiche e consunte
del dibattito cosiddetto politico (il salotto televisivo a base di boutades
e gag) o cosiddetto culturale (i baroni con la loro prosopopea perbenista
nei cui stessi abiti e nel cui stesso bon ton tu leggi lo sfruttamento dei
quattro quinti dell'umanita' e la devastazione della biosfera); sia infine
le sempreverdi ma anche sempregrigie tecniche di cui era geniale maestro don
Alceste Grandori (se posso cogliere quest'occasione per ricordarne con
affetto la persona e ricordare cosi' anche i miei remoti anni ginnasiali).
Ma peggio che inadeguate sono state anche le talora pur benintenzionate
iniziative dei mezzi d'informazione cosiddetti di massa: con poche
lodevolissime eccezioni, la gran parte dell'attenzione dell'opinione
pubblica e' stata dirottata su questioni inessenziali: le polemiche tra e
nei partiti politici (posto che quelli che siedono in parlamento e che hanno
accesso ai media siano piu' d'uno), il pettegolezzo su tizio e caio, stantie
polemiche ottocentesche (per non dire da basso impero o da alto medioevo),
il sensazionalismo su questioni che con l'oggetto del referendum c'entrano
come i fatidici cavoli a merenda; e cosi' via, direbbe Kilgore Trout.
E nulla diciamo della cosiddetta "controinformazione" via internet: sovente
sagra della banalita', ripetizione pedissequa del peggio, menzogna truce e
stolta. Anche qui non sono mancate le eccezioni luminose e fin commoventi,
ma il mainstream e' stato gastronomico, anzi: cannibalesco.
*
Con tutto cio' almeno queste ultime settimane sono state comunque per molte
persone un'occasione di riflessione sincera, e come tutte le riflessioni
autentiche altresi' lacerante, e per piu' versi aporetica, ma anche viva,
preziosa, solidale.
E come sempre la forma migliore della comunicazione politica e' stata quella
della relazione personale, dell'incontrarsi, del parlarsi guardandosi negli
occhi e non verso una telecamera.
*
Questo foglio, come ha potuto e saputo, ha cercato di offrire alcuni
materiali per la riflessione, voci diverse, plurali. E chi scrive queste
righe, che alla confezione di questo foglio dedica qualche cura, ha ritenuto
di dover esprimere esplicitamente anche il proprio punto di vista, tuttavia
sempre anche invitando all'ascolto dei punti di vista altrui.
Giunti a due giorni dal voto ci e' parso potesse essere opportuno realizzare
infine anche una edizione straordinaria del nostro foglio per proporre
alcuni altri materiali ancora. Una riflessione di una acuta pensatrice
femminista, un appello sottoscritto da molte e molti autorevoli scienziate e
scienziati, una minima e parzialissima bibliografia ragionata per chi ancora
volesse dedicare qualche ora a una riflessione non sopraffatta dalla
propaganda.
Nel rispetto dell'opinione di tutti, nel rispetto della dignita' di ognuno.

2. MATERIALI. UNA MINIMA E PARZIALISSIMA BIBLIOGRAFIA RAGIONATA
Un libro che ci sembra imprescindibile e' quello di Maria Luisa Boccia,
Grazia Zuffa, L'eclissi della madre. Fecondazione artificiale, tecniche,
fantasie e norme, Pratiche, Milano 1998.
Un agile ma puntuale testo introduttivo sui temi implicati e gli
interrogativi posti dalla procreazione assistita dal punto di vista
dell'etica pratica e' Maurizo Mori, La fecondazione artificiale, Laterza,
Roma-Bari 1995.
Sulla vexata quaestio dello statuto dell'embrione un punto di riferimento e'
il documento approvato all'unanimita' il 22 giugno 1996 dal Comitato
Nazionale per la Bioetica, Identita' e statuto dell'embrione umano,
Presidenza del Consiglio dei Ministri, Roma 1997 (l'opuscolo contiene anche
alcuni documenti ulteriori).
Sul concetto di persona umana ci sembra una utile messa a punto il libro di
Karol Wojtyla, Persona e atto, Rusconi, Milano 1999 (l'edizione originale e'
del 1969).
Un libro a suo tempo sottovalutato (anche per circostanze contingenti) e che
contiene alcune acute riflessioni su cui occorre ragionare ancora e' quello
di Laura Conti, Il tormento e lo scudo, Mazzotta, Milano 1981.
Contiene alcuni utilissimi saggi il libro a cura di Stefano Rodota',
Questioni di bioetica, Laterza, Roma-Bari 1993, 1997.
Di Hans Jonas sono fondamentali alcuni specifici saggi in Tecnica, medicina
ed etica, Einaudi, Torino 1997; ma naturalmente cfr. anche Il principio
responsabilita', Einaudi, Torino 1990, 1993.
Sulla critica della scienza a nostro avviso resta assai utile il testo di
Giovanni Ciccotti, Marcello Cini, Michelangelo de Maria, Giovanni
Jona-Lasinio, L'ape e l'architetto, Feltrinelli, Milano 1976, 1977.
Sull'eta' della tecnica utilissimo Umberto Galimberti, Psiche e techne,
Feltrinelli, Milano 1999, 2002.
Infine quattro classici "di contesto" che e' indispensabile aver letto:
Hannah Arendt; Vita activa, Bompiani, Milano 1964, 1994; Vandana Shiva,
Terra madre, Utet, Torino 2002 (ma gia' in precedente edizione col titolo
Sopravvivere allo sviluppo, Isedi, Torino 1990); Luce Irigaray, Speculum,
Feltrinelli, Milano 1975, 1989; Virginia Woolf, Le tre ghinee, La tartaruga,
Milano 1975, Feltrinelli, Milano 1979, 1987.
E Foucault, e Rawls, e Diotima? E Levinas, e Rich e Butler? E Anders, e
Maccacaro, e Franca Ongaro Basaglia? E Beauvoir, e Bateson, e Agamben? E
Silvia Vegetti Finzi? Sara' per un'altra volta, o questa noticina diventa la
biblioteca di Babele.

3. RIFLESSIONE. IDA DOMINIJANNI: SPETTRI MECCANICI
[Dal sito del Centro per la riforma dello Stato (www.centroriformastato.it)
riportiamo il capitolo scritto da Ida Dominijanni in AA. VV. (a cura di
Simona Bonsignori, Ida Dominijanni, Stefania Giorgi), Si puo'. Procreazione
assistita: norme, soggetti, poste in gioco, Manifestolibri, Roma 2005. Ida
Dominijanni, giornalista e saggista, docente a contratto di filosofia
sociale all'Universita' di Roma Tre, e' una prestigiosa intellettuale
femminista]

Non sono madre e non ne soffro, il mio intermittente desiderio di maternita'
non avendo trovato sostegno adeguato in un desiderio maschile e non essendo
mai stato tanto forte da farne a meno. Credo di intuire tuttavia cos'e' la
frustrazione di questo desiderio dagli scacchi della scrittura, che in una
donna possono assumere contorni analoghi allo scacco procreativo; conosco
inoltre la nostalgia di un figlio mancato che sopravviene in occasione della
morte dei propri cari, quando si fa piu' forte il bisogno di continuita'
della specie, e ancor piu', mi immagino, in prossimita' della morte propria.
Non mi appartiene dunque l'ostinazione di fare un figlio con tutti i mezzi,
compresi quelli artificiali, a disposizione; ma non potrei mai combatterla
in un'altra donna, e non potrei mai non oppormi a qualunque Stato, governo o
parlamento pretendesse di ostacolarla.
Ai tempi della legge sull'aborto, nei collettivi femministi di autocoscienza
che allora frequentavo, non facevo "l'obiezione della donna muta" (la
celebre formula coniata dalla Libreria delle donne di Milano in Non credere
di avere dei diritti, per indicare l'eloquente mutismo di "quelle a cui non
importava niente di quelle che hanno il problema di abortire"), perche'
parlando di aborto si parlava di sessualita' e di politica. Dal '98 a oggi,
tempi della legge sulla procreazione assistita, avrei invece volentieri
taciuto, visto che in parlamento e sui giornali se n'e' parlato come se non
avesse niente a che fare ne' con la sessualita' ne' con la politica ma solo
con la biologia, la tecnologia, la medicina, l'etica, e fuori dal
parlamento, fra donne e fra donne e uomini, se ne e' discusso poco o nulla.
A parlarne mi ha portato il lavoro che faccio; e piu' del merito della
questione, materia per me poco digeribile tant'e' che ogni volta devo
imparare da capo a quante ore dal concepimento si forma il genoma, che cosa
sono le blastociti e via dicendo, mi hanno appassionato le contraddizioni di
cui questa legge e' sintomo acuto. Ne rimetto in fila alcune, attorno a tre
coppie di concetti che ne sono state investite e terremotate.
*
1.Naturale-artificiale
Un buon criterio orientativo per legiferare sulla procreazione assistita
sarebbe stato quello di rendere possibile fare con l'ausilio delle
tecnologie riproduttive cio' che e' consentito fare per via naturale. In
fondo, si sarebbe dovuto trattare solo di questo: di consentire il ricorso
alle tecniche di riproduzione assistita per abbattere le discriminazioni che
proprio la natura mette fra un uomo e un altro uomo, fra una donna e
un'altra donna, fra una coppia e un'altra coppia, dotandoci non tutte e non
tutti dello stesso livello di potenza e di "efficacia" generativa. La
natura, si sa, non e' paritaria e non sempre rispetta il principio di
uguaglianza che sta invece a cuore, o dovrebbe, agli stati democratici.
Impostata su questo criterio, una legge sulla procreazione assistita avrebbe
dovuto agire, diciamo cosi', nella prospettiva di un'amicizia, non di una
inimicizia, fra natura e tecnologia. Invece la legge che e' stata scritta
muove dal dualismo fra naturale e artificiale, lo riproduce e lo accentua; e
invece che riparare alle disuguaglianze naturali, produce per via legale
discriminazioni sociali che in natura non si danno.
In natura, il caso di un incontro fortunato (non bisogna mai dimenticare che
di caso e di fortuna si tratta) fra un ovocita e uno spermatozoo puo'
avvenire e avviene sotto le piu' disparate forme di relazione interpersonale
e sociale. Si concepisce fra marito e moglie, fra amanti, fra un uomo
sposato e un'amante e fra una donna sposata e un amante, fra una lesbica e
un eterosessuale o un gay, fra un gay e una eterosessuale o una lesbica. Si
danno casi, non pochi casi, di coppie sterili i cui singoli componenti, lui
o lei, si rivelano invece fecondi quando si accoppiano con un altro o
un'altra partner, e in tal modo procreano talvolta con, talvolta senza
l'assenso del o della partner "ufficiale". Si danno casi di donne non
accoppiate, le cosiddette single, che scelgono un partner casuale per
mettere al mondo un figlio; e casi di donne che non possono sostenere una
gravidanza, e mettono al mondo un figlio "prendendo a prestito" l'utero di
un'altra donna in un patto di amicizia. Questi comportamenti si possono
approvare, tollerare o riprovare, ma nessuno Stato potrebbe in alcun modo
vietarli: e' solo dopo la nascita che lo Stato puo' intervenire, sia perche'
solo con la nascita - finora - diventiamo persone (giuridiche), sia perche'
la liberta' procreativa - cioe' la possibilita' di scegliere se avere figli,
quando e quanti - si configura giuridicamente come una liberta' negativa,
ovvero come una scelta individuale priva di interferenze da parte dello
Stato.
Nello scenario tecnologico cosi' come viene normato dalla legge 40 tutto
questo cambia: il fortunato incontro fra ovulo e spermatozoo conquista
maggiori possibilita' di accadere, ma le condizioni relazionali e sociali in
cui puo' di fatto verificarsi si restringono. Per usufruirne bisogna essere
un uomo e una donna, eterosessuali, sposati o conviventi e fedelissimi;
omosessuali, single, amanti, donatori e donatrici escono di scena. La coppia
sterile che in natura puo' far ricorso a un/una amante, in laboratorio non
puo' far ricorso a un donatore di sperma o a una donatrice di ovociti, meno
che mai a una donatrice d'utero; una single sterile non puo' mettere al
mondo un figlio con un donatore anonimo come una single feconda puo' fare
con un partner occasionale. In laboratorio non si puo' fare cio' che in
natura e' consentito: un paradosso che, ragionando in termini puramente
liberaldemocratici, basterebbe a chiudere il problema. La liberta'
procreativa e' espressione della liberta' individuale, e come tale e' un
bene inviolabile; non ci sono validi argomenti per trattarla diversamente
quando la procreazione non e' naturale bensi' artificiale; in entrambi i
casi a chi vuole limitarla o cancellarla spetta l'onere della prova di
motivare limiti e divieti con giustificazioni forti e valide; nel caso della
legge 40 queste giustificazioni non ci sono: con questa argomentazione
Chiara Lalli, nel suo recente Liberta' procreativa (Liguori 2004), demolisce
la normativa sulla procreazione assistita. Argomentazione condivisibile, che
tuttavia lascia aperti non pochi problemi, come capita spesso ai teoremi
liberaldemocratici. Com'e' stato possibile arrivare al paradosso di vietare
di fare in laboratorio cio' che si puo' fare in natura? E com'e' possibile
che ancora oggi, nel dibattito referendario, i sostenitori della legge
riescano a occultarlo e continuino a fare leva, al contrario, sulle paure
suscitate dall'onnipotenza scientifica e tecnologica? Per tentare qualche
risposta, piu' che nei territori certi del lessico politico e giuridico
liberaldemocratico bisogna addentrarsi in quelli incerti dell'immaginario e
dell'inconscio. Mai del resto una vicenda legislativa e' parsa evidentemente
innervata di immaginario come in questo caso: produzione di norme e
riproduzione di fantasmi sono andate di pari passo, sostenute da uno zelo
massmediale che non ha perso una sola occasione, da Louise Brown alla pecora
Dolly, di fare di ogni evento uno scandalo.
Di fantasmatico c'e' in primo luogo un trasferimento, dalla scena sociale a
quella tecnologica. Il paragone fra la procreazione naturale e quella
artificiale mostra come molti di quei cambiamenti "minacciosi" attribuiti in
questi anni dai media alle tecnologie siano in realta' gia' dispiegati nella
realta' sociale: ne' i padri solo biologici ne' le madri surrogate,
l'abbiamo appena visto, nascono in provetta. Imputarne la comparsa
all'avvento delle tecnologie serve soltanto a trasferire in un futuro
ipotetico un conservatorismo sociale che il presente reale gia' non consente
piu'; con l'esito paradossale di riprodurre "in vitro", tramite norme e
divieti, quella famiglia "naturale" che nell'Occidente degli ultimi decenni
si e' radicalmente trasformata sotto la spinta della liberta' femminile, e
si va trasformando ulteriormente sotto la spinta delle migrazioni. Invece di
accompagnare questa trasformazione o almeno registrarla, la legge sulla
procreazione assistita si presenta come una protesi artificiale dell'ordine
patriarcale terremotato, riconfermando l'ingiunzione all'eterosessualita' e
evocando la paura del seme "straniero" del donatore, "rivale genetico" del
padre che con il nome garantisce la patrilinearita' della discendenza.
Di piu'. Affollare il discorso con questi fantasmi relativi al cambiamento
della famiglia e della morale sessuale aiuta a rimuoverne altri e forse piu'
ingombranti, relativi ai mutamenti che effettivamente le tecnologie portano
sulla scena della procreazione. Gia' in L'eclissi della madre (Pratiche
1998), Maria Luisa Boccia e Grazia Zuffa ne individuavano tre: lo
spostamento dell'inizio della vita dalla nascita al concepimento,
l'autonomizzazione dell'embrione dal corpo materno, l'eliminazione della
sessualita' dall'atto procreativo. E' il primo che decide degli altri due:
se la vita umana non comincia col primo grido che emettiamo quando veniamo
al mondo, l'unita' di corpo e linguaggio di cui essa e' fatta si spezza: la
vita si riduce a una sequenza biologica segmentata, che comincia con la
fecondazione in provetta, "transita" nel corpo della madre e prosegue nel
mondo. Dal concepimento, che era un atto, si passa al concepito, che e' un
prodotto, "un ricciolo di materia", com'e' stato definito in questi mesi, di
cui la ragione e la fede possono esercitarsi a decidere lo stadio umano o
preumano, il possesso o meno dell'anima, gli eventuali diritti giuridici e
quant'altro (sintomatiche, sul "Corriere della sera" dei mesi scorsi, le
voci di Sartori, Boncinelli, Severino). Il corpo materno diventa a sua volta
materia, mero contenitore e strumento di un processo riproduttivo in mano
alla scienza. E la regia razionale del sapere medico sostituisce
l'irrazionalita' imprevedibile dell'atto sessuale, installandosi sulla scena
come rinnovato significante fallico del desiderio femminile.
Vita (nascente) ridotta a sequenza biologica, corpo (materno) ridotto a
organo riproduttivo di transito, sessualita' tacitata: sono queste le
trasformazioni destinate a imprimersi davvero nell'immaginario
contemporaneo, trasformando gli antichi fantasmi sul "mistero" della nascita
nel grembo materno nei nuovi fantasmi sulla "rivelazione" della nascita in
provetta. Ma e' possibile aderire, o anche soltanto assistere, a questo
cambiamento della scena procreativa senza restarne segnati? E' possibile
perdere la certezza della relazione primaria, quella che lega
indissolubilmente una vita potenziale al desiderio e all'accoglienza
materna, senza che la razionalita' e l'inconscio ne risentano? E' vero, il
rischio della "eclissi della madre" e' l'argomento assente, fatte salve le
posizioni femministe, dal dibattito sulla procreazione assistita, in cui
abbondano invece le resistenze (trasversali al campo del no e del si') di
chi teme piuttosto l'eclissi del padre, del patronimico e della potenza
generativa del seme maschile; ma non e' da escludere che dietro molte di
queste resistenze agisca precisamente, rimosso e innominato, il trauma per
la manomissione della relazione primaria con la madre, almeno quanto agisce
la cancellazione del problema nelle posizioni piu' convintamente scientiste.
Come pure rimossa e innominata agisce la desessualizzazione del
concepimento: smaterializzazione del desiderio compensata dalla materialita'
della manipolazione tecnologica. Si deve a un altro trasferimento inconscio
se della seconda si parla tanto e della prima tanto poco? Se il fantasma
dell'eugenetica incombe fino ad appannare le potenzialita' terapeutiche
della sperimentazione sugli embrioni, mentre il fantasma della
desessualizzazione e dell'impotenza generativa tace?
*
2. Laici-cattolici
Se ci si mette a seguire queste piste, molto trasversali in verita', la
mappa degli schieramenti e dei pronunciamenti referendari per il no e per il
si' si complica non poco. Prima di proseguire va notato pero' come sia del
tutto assente dalla scena italiana quella posizione "euforica" nei confronti
delle tecnologie riproduttive, e piu' in generale della tecnologizzazione
del corpo, che invece e' ben presente in contesti culturali piu'
marcatamente postmoderni, legandosi a istanze piu' generali di emancipazione
del soggetto (femminile in particolare) dai suoi vincoli biologici e dai
ruoli sessuali in essi radicati, di superamento della concezione
essenzialistica della corporeita', di oltrepassamento dell'umano nel cyborg
e nel post-umano (Donna Haraway, Manifesto Cyborg, Feltrinelli 1995). Senza
addentrarsi in queste posizioni (che non di rado riproducono, aggiornandolo,
il dualismo natura-tecnica dell'epistemologia moderna contro il quale
militano) vale la pena di segnalare come con esse manchino nello scenario
italiano le istanze libertarie che le caratterizzano. A onta dell'allarmismo
imperante, la legge sulla procreazione assistita cade in un contesto sociale
tutt'altro che disponibile ad avventure spericolate di sconfinamento fra
natura e tecnica, e in un contesto culturale che preferisce riportare le
contese sullo statuto del soggetto nei binari piu' domestici dello statuto
della famiglia, e quelle sul passaggio dal moderno al postmoderno nelle
briglie piu' salde del conflitto fra cattolici e laici. Sbagliando pero',
nell'un caso perche', come abbiamo appena visto, la declinazione
"familistica" del problema della procreazione assistita occulta le
trasformazioni della soggettivita' sessuata che vi si giocano; e nell'altro
perche' la rappresentazione della posta in gioco nei termini tradizionali
dello scontro fra etica cattolica e etica laica, ancorche' non priva di
salde radici storiche, rischia di essere per l'oggi non poco fuorviante.
Certo, non si puo' prescindere dal peso determinante che nella vicenda
parlamentare hanno avuto le corrispondenze d'amorosi sensi fra i cattolici
di centrodestra e di centrosinistra, ne' dall'anomalia di uno Stato laico in
cui il cardinal Ruini puo' permettersi di invitare il popolo dei fedeli a
non recarsi alle urne: nella vicenda della legge 40 la tradizionale impronta
del Vaticano nella politica italiana si e' ripresentata piu' efficace che
mai, resa piu' forte dalla fine della mediazione del partito cattolico e
sostenuta da un pontificato come quello di Giovanni Paolo II che del
presidio dell'embrione e della guerra alla ricerca sulle cellule staminali
embrionali ha fatto due principi teologici. Tuttavia non e' tanto nei
termini storici dello scontro fra laici e cattolici che la questione si
pone, quanto nei termini contemporanei dello scontro fra rivoluzione
teo-cons e moderatismo progressista che attraversa oggi tutto l'Occidente.
Nel quale scontro, tanto vale dirlo con chiarezza, la radicalita' delle
domande sul rapporto fra natura e artificio, biologia e tecnologia, vita e
sapere scientifico, sta tutta nel campo teo-cons, per quanto inaccettabili
siano le risposte. E' la' che viene registrata la percezione di un mutamento
antropologico che rischia di ridurre il corpo a cosa e la vita a oggetto
nelle mani della razionalita' e della razionalizzazione: questione
ineludibile, come abbiamo gia' visto, ma altresi' irrisolvibile agitando i
fantasmi dell'eugenetica nazista, del tramonto spengleriano dell'Occidente e
del destino totalitario dell'ideologia progressista ("Il foglio" docet) e
vagheggiando il ritorno a un impossibile "stato di natura". Dall'epoca della
tecnica non c'e' ritorno possibile, e non da oggi. E non soltanto attraverso
l'uso delle tecnologie riproduttive il corpo umano sta diventando un
intreccio indistricabile di natura e artificio, biologia e tecnologia: lo
dicono i corpi-performance modificati dal body-building e dalla chirurgia
estetica, i corpi dipendenti dai trapianti d'organo e dalle protesi
salvavita, i corpi virtuali che abitano Internet, i corpi sorvegliati
attraverso i dati biometrici e i microchip sottopelle (Paola Borgna,
Sociologia del corpo, Laterza 2005; Stefano Rodota', Il corpo nell'era della
sua manipolazione, "La Repubblica", 4 maggio 2005). Di fronte a questa
mutazione antropologica, evocare spettri meccanici vestiti da SS naziste e'
paranoico quanto fare le guerre preventive vestiti da angeli democratici. Ma
anche pretendere di attutirla col principio della riduzione del danno, o di
disciplinarla nei sani principi della famiglia perbene, o di indirizzarla
con i lumi del progresso, o di governarla con la grammatica dei diritti, non
apre per il futuro grandi prospettive politiche ne' culturali, come non ha
aperto per il passato la strada di una produzione legislativa accettabile.
Resta sul tavolo, infatti, il problema politico di un fronte progressista
che non si e' rivelato in grado di incardinare la regolamentazione della
procreazione assistita non sulla ricerca di improbabili "valori condivisi",
ma sul primato femminile nella procreazione, ovvero sulla competenza, la
liberta' e la responsabilita' del soggetto che ne resta protagonista
centrale malgrado i tentativi bio-politici di eclissarlo. Su questo punto
dolente, purtroppo, fra cattolici e laici e fra teo-cons e progressisti ci
sono piu' punti di tangenza che abissali distanze. Lo dice l'impianto
simile, normativo, moralista e repressivo della legge 40 varata dal
centrodestra (con l'aiuto dei cattolici del centrosinistra) e della proposta
di legge presentata nella XIII legislatura dalla maggioranza di
centrosinistra (sabotata dai medesimi cattolici del centrosinistra). Lo
conferma l'esclusione dall'accesso alle tecniche di riproduzione assistita,
in questa legge e in quella, delle single, come se la competenza materna
dipendesse in una donna dall'uomo che l'accompagna. E lo dimostra la vicenda
dell'autonomizzazione dell'embrione dalla madre.
Se e' vero infatti che la tutela dei diritti del concepito e' stata imposta
dal fronte cattolico, e' anche vero che essa non poteva trovare un argine
efficace nel linguaggio laico, individualistico e paritario dei diritti (al
quale infatti la formulazione della norma si conforma). Com'e' noto dalla
letteratura femminista, il "due in una" che si realizza nella gravidanza,
legame inscindibile fra la madre e il concepito, e' la forma relazionale che
per eccellenza resiste alla forma individualistica della grammatica dei
diritti e ne mette in discussione la pretesa universalistica. Ricondurla a
quella grammatica significa scioglierla, o aprire la porta perche' altri la
sciolgano. Non e' solo per volere e prepotenza del fronte cattolico che
nella legge 40 si e' ripetuta quella coazione alla cancellazione del primato
femminile nella procreazione che e' antica quanto lo stato moderno e
procede, con la smania di personificare l'embrione, di pari passo con
l'affermarsi della figura del cittadino moderno. Il quale notoriamente nasce
libero, uguale e senza madre; neutro, universale e disembodied, disancorato
dalla corporeita' propria e dal corpo che l'ha generato; si' che per
estensione anche l'embrione, inteso come "cittadino non ancora nato",
diventa raffigurabile come un'entita' scissa dalla madre (Nadia Filippini,
"Genesis", II/1 2003).
Ma tra il non-ancora cittadino laico e l'embrione-gia'-persona cattolico il
passo non e' poi cosi' lungo. Se per un verso la Chiesa cattolica ne esige
dallo Stato laico la tutela giuridica, per l'altro verso l'ideologia laica
resta intrappolata nella logica individualistica dei diritti, e non riesce a
pensare (ne' a tradurre in diritto) una relazione asimmetrica come quella
della gravidanza, in cui non ci sono due individui ma una donna che decide
della venuta al mondo di un altro/a: in forza di un desiderio e di un
primato di cui bisogna fidarsi, ma che a sua volta non e' identico ne'
riducibile a un diritto. Legiferare correttamente sulla procreazione avrebbe
dovuto comportare, per il fronte progressista, un'elaborazione sui limiti
della grammatica dei diritti che invece e' mancata, aprendo la porta alla
norma sui diritti del concepito senza riuscire peraltro ad arrestare
l'ossessiva campagna teo-cons (ancora "Il foglio") sul rischio di tradurre
in un diritto arrogante il desiderio femminile "onnipotente" di maternita'.
Dalla vicenda buia della legge 40 la cultura laica esce sconfitta e,
insieme, complice.
*
3. Politica-biopolitica
Da ultimo, se il fronte teo-cons ha impugnato la fede come protesi armata
del conservatorismo (definendosi infatti il baluardo della "ragione laica
religiosamente assistita") e come fondamento metafisico e/o creazionista
delle proprie convinzioni anti-progressiste e antiscientiste, il fronte
laico ha impugnato il relativismo etico come protesi disarmata della propria
inadeguatezza politica e giuridica. Nel ripetuto ricorso alla "liberta' di
coscienza" in materia di procreazione da parte dei leader del centrosinistra
non c'e' solo il tentativo strumentale di evitare il conflitto fra laici e
cattolici all'interno della propria coalizione; c'e' la sincera e radicata
convinzione che di fronte a questioni tanto complesse dal punto di vista
etico e scientifico, "la politica deve fare un passo indietro", come ha piu'
e piu' volte sostenuto Massimo D"Alema.
Ma in un'epoca in cui la politica prende a proprio oggetto diretto la vita,
e la vita non si presenta piu' nella sua forma naturale ma sempre innervata
di tecnica; in un'epoca in cui la politica e' biopolitica, che senso ha
questa affermazione se non quello di una abdicazione della politica da se
stessa? All'ingresso nell'era biotecnologica, la procreazione perde il suo
tradizionale equilibrio di confine fra la sfera privata e la sfera pubblica
e diventa inevitabilmente una questione biopolitica, di fronte alla quale la
politica non deve fare un passo indietro ma un salto avanti: non - sia
chiaro - per imporre norme, modelli e etiche di Stato, ma per aprirsi al
mutamento antropologico e ripensare le proprie categorie e i propri
strumenti. La legge sulla procreazione assistita era il banco di prova per
questo salto da una politica esausta a una biopolitica consapevole e
attrezzata. Quel salto non c'e' stato, anzi la classe politica italiana ha
dato una desolante prova di se', della sua competenza legislativa, della sua
capacita' di interpretazione del presente. Ne aspettiamo adesso uno dalla
filosofia politica, che a sua volta rischia in molti casi, nel passaggio pur
dichiarato dal paradigma concettuale della politica moderna a quello della
biopolitica postmoderna, di ripetere il suo antico vizio di astrazione
logocentrica, allineandosi alle bioscienze nella riduzione della vita a cosa
oggettivata, o immaginando la biopolitica piu' come politica del potere
sulla vita che come politica della vita e dei corpi e dei soggetti in cui la
vita si incarna. Una legge e' solo una legge, e questa speriamo di
archiviarla il 12 giugno in quattro mosse. Ma e' anche un testo in cui si
depositano contesti, culture, compromessi, fallimenti su cui tornare a
lavorare con maggiore consapevolezza. Della legge 40, e' l'unica eredita'
che speriamo che ci resti.

4. APPELLI. APPELLO DI SCIENZIATE E SCIENZIATI PER QUATTRO SI' AI REFERENDUM
[Dal sito de "Il paese delle donne" (www.womenews.net) riprendiamo il
seguente appello promosso da scienziate e scienziati]

La legge 40/2004 sulla fecondazione assistita ha fissato regole per gli
interventi medici di assistenza alla riproduzione umana.
Noi riteniamo, in accordo con buona parte della comunita' scientifica
nazionale e internazionale, che sia una cattiva legge, soprattutto per i
seguenti motivi:
1. La legge, limitando a tre il numero di ovociti che si possono fecondare e
vietando il congelamento degli embrioni, aumenta i rischi per la salute
della donna e diminuisce le probabilita' di successo della riproduzione
assistita.
2. Vietando la donazione di gameti, la legge impedisce a molte coppie
sterili di avere figli anche quando uno dei due partners potrebbe essere
genitore biologico.
3. La legge proibisce la diagnosi pre-impianto nel caso di coppie a rischio
per malattie genetiche, anche quando il rischio di far nascere un bambino
affetto da una malattia grave e' elevatissimo (dal 25 al 50%).
Paradossalmente, le stesse coppie che sono costrette da questa legge a
correre tale rischio potranno fare ricorso successivamente a una diagnosi
prenatale e ad una interruzione volontaria di gravidanza, che comportera' un
trauma fisico e psicologico ben superiore a quello di una diagnosi
pre-impianto.
4. Attribuendo al concepito, gia' allo stadio di poche cellule
indifferenziate, gli stessi diritti delle persone gia' nate, la legge
40/2004 preclude la possibilita' di svolgere ricerche scientifiche su queste
fasi precocissime dello sviluppo umano, persino nel caso di embrioni che non
verranno re-impiantati e che quindi andranno comunque persi.
5. Riteniamo che la equivalenza delle cellule staminali adulte rispetto alle
cellule staminali embrionali non sia affatto scientificamente dimostrata. E'
evidente percio' come convenga esplorare tutte le opzioni possibili nello
sforzo di combattere gravi malattie, da quelle degenerative a quelle
tumorali, che potrebbero giovarsi dell'impiego di cellule staminali.
Per questi motivi noi andremo a votare e voteremo quattro volte si' per
modificare questa legge. Siamo convinti che cosi' facendo diciamo si' alla
vita, ai diritti delle donne, di persone con fertilita' ridotta, e a coppie
a rischio per malattie genetiche, alle speranze di tanti malati.
Votare si' vuol dire difendere la possibilita' di concepire con amore nuove
vite, anche per chi non puo' permettersi penose e costose trasferte
all'estero.
Votare si' vuol dire favorire la ricerca per diminuire la sofferenza di
malati.
Votare si' vuol dire infine rifiutare il paternalismo di chi consiglia di
non votare, ed affermare i valori della democrazia, del liberalismo e anche
della liberta' religiosa, che hanno promosso il progresso scientifico e
tecnologico, migliorando la convivenza civile e creando condizioni di
benessere che non hanno precedenti nella storia dell'umanita'.
Se vinceranno i quattro si' gli interventi medici di assistenza alla
riproduzione umana potranno avere una legislazione simile a quella dei Paesi
piu' avanzati, e saremo percio' meglio in grado di far rispettare anche quei
limiti alle applicazioni biotecnologiche che sono gia' fissati a livello
nazionale ed internazionale per tutelare l'integrita' fisica e dignita'
delle persone, contro ogni forma di discriminazione.
*
Primi firmatari:
Angelo Abbadandolo, professore di genetica all'Universita' di Genova;
Sergio Adamo, professore di istologia ed embriologia all'Universita' "La
Sapienza" di Roma;
Luisa Airoldi, Capo del Laboratorio di Tossicologia Molecolare, Istituto
Mario Negri;
Ferdinando Aiuti, medico chirurgo, immunologo, presidente Anlaids, ordinario
di medicina interna e immunologia ed allergologia clinica, Universita' di
Roma "La Sapienza";
Franco Ajamr, professore di genetica medica all'Universita' di Genova;
Giulia Aberghina, professore di biologia applicata all'Universita' di
Milano;
Adriana Albini, vice direttore scientifico per la ricerca dell'Istituto
Nazionale per la Ricerca sul Cancro, direttore del Dipartimento di oncologia
traslazionale Ist, responsabile Laboratorio di oncologia sperimentale A
(Oncologia Molecolare);
Paola Allavena, Istituto di ricerche farmacologiche "Mario Negri" di Milano;
Paolo Amai, docente di biologia applicata all'Universita' "La Sapienza" di
Roma;
Antonio Amoroso, professore di genetica medica all'Universita' di Torino;
Baccio Baccetti, ordinario di biologia applicata all'Universita' di Siena,
socio nazionale dell'Accademia dei Lincei;
Andrea Ballabio, professore ordinario di genetica medica all'Universita'
"Federico II" di Napoli, direttore Tigem (Telethon Institute of Genetics and
Medicine) Napoli;
Ettore Barale, direttore del Centro di riproduzione assistita dell'Azienda
Ospedaliera Universitaria Pisana e della Usl 12 di Viareggio, presso il
nuovo Ospedale della Versilia;
Angelo Barbato, Senior Scientist Epidemiology and Social Psychiatry Unit
Department of Neuroscience, Istituto di ricerche farmacologiche "Mario
Negri";
Sergio Barlati, professore di biologia applicata all'Universita' di Brescia;
Antonio Bastone;
Paolo Bazzicalupo, primo ricercatore Istituto di genetica e biofisica
"Adriano Buzzati Traverso", Cnr;
Ettore Beghi, Dipartimento di neuroscienze, Laboratorio di malattie
neurologiche;
Vieri Benci, Professore di Matematica all'Universita' di Pisa;
Caterina Bendotti, Lab. Molecular Neurobiology, Dept. Neuroscience, Istituto
di ricerche farmacologiche "Mario Negri";
Emilio Benfenati, Dipartimento ambiente e salute dell'Istituto di ricerche
farmacologiche "Mario Negri";
Fabio Benfenati, Department of Experimental Medicine Section of Physiology
University of Genova;
Ariela Benigni, Head, Department of Molecular Medicine "Mario Negri"
Institute for Pharmacological Research;
Giovanni Berlucchi, professore ordinario di fisiologia nell'Universita'
degli studi di Verona;
Guido Bertolini, Epidemiologia Istituto "Mario Negri";
Arturo Bevilacqua, professore di biologia applicata all'Universita' "La
Sapienza" di Roma;
Edoardo Boncinelli, professore di biologia applicata al San Raffaele di
Milano, presidente della Societa' Italiana di biofisica e biologia
molecolare;
Salvatore Bozzaro, professore di biologia applicata all'Universita' di
Torino;
Irene Bozzoni,  professore di biologia molecolare all'Universita' di Roma
"La Sapienza";
Giorgio Maria Bressan, professore di Istologia ed embriologia
all'Universita' di Padova;
Franco Brezzi, professore di matematica;
Massimo Broggini, Head, Laboratory of Molecular Pharmacology, Istituto di
Ricerche Farmacologiche "Mario Negri";
Roberto Burgio, emerito di pediatria all'Universita' di Pavia;
Roberto Caminiti, professore di fisiologia all'Universita' "La Sapienza" di
Roma;
Piero Cammarano, professore di biologia applicata all'Universita' "La
Sapienza" di Roma, Dip. biotecnologie cellulari Policlinico Umberto I;
Ernesto Capanna, professore di anatomia comparata e citologia
all'Universita' di Roma "La Sapienza";
Ernesto Carafoli, professore di biologia e biochimica;
Fiorella Carnevali, ricercatrice Ente per le nuove tecnologie, l'energia e
l'ambiente (Enea);
Calogero Caruso, professore ordinario di patologia generale, facolta' di
medicina e chirurgia, universita' degli studi di Palermo;
Elena Cattaneo, direttrice del Laboratorio di biologia all'Universita' degli
studi di Milano;
Luigi Cervo, ricercatore neuroscienze;
Enrico Cherubini, professore di fisiologia, Scuola internazionale superiore
di studi avanzati di Trieste;
Chiara Chiabrando, Dipartimento ambiente e salute Istituto di ricerche
farmacologiche "Mario Negri";
Mario (Mago) Clerici, professore di immunologia alla University Medical
School di Milano;
Carlo Cogoni, professore di biologia applicata all'Universita' di Roma "La
Sapienza";
Antonino Colanzi, ricercatore in biologia cellulare ed oncologia, "Mario
Negri" Sud;
Mario Coluzzi, professore di parassitologia all'Universita' "La Sapienza" di
Roma;
Pier Franco Conte, professore di oncologia ed ematologia all'Universita' di
Modena e Reggio Emilia;
Fiorenzo Conti, professore di fisiologia umana all'Universita' politecnica
delle Marche, Ancona;
Monica Corada, Istituto di ricerche farmacologiche "Mario Negri",
Ifom-Istituto Firc di oncologia molecolare, settore di ricerca: oncologia;
Daniele Corda, biologia cellulare Istituto di ricerche farmacologiche "Mario
Negri";
Giulio Cossu, ordinario di istologia ed embriologia medica, Universita' "La
Sapienza", presidente dell'Associazione italiani di biologia, direttore
Istituto di ricerca di cellule staminali, Dibit, Ospedale San Raffaele;
Paolo Costantino, professore ordinario di biologia molecolare
all'Universita' "La Sapienza" di Roma;
Daniele Cusi, professore ordinario di nefrologia all'Universita' di Milano,
direttore della Cattedra e Scuola di specilizzazione in nefrologia
dell'Universita' degli Studi di Milano;
Michela D'Istria, professore di biologia applicata alla Seconda Universita'
di Napoli;
Claudia Dalmastri, ricercatrice Centro Ricerche Casaccia, Ente per le Nuove
Tecnologie, l'energia e l`ambiente (Enea);
Giovanna Damia, Istituto di ricerche farmacologiche "Mario Negri";
Kemali Dargut, gia' presidente della Societa' italiana di psichiatria, gia'
direttore dell'istituto di psichiatria dell'Universita' di Napoli;
Enrico Davoli, Dipartimento ambiente e salute Istituto di ricerche
farmacologiche "Mario Negri";
Massimo De Felici, professore di istologia all'Universita' di Tor Vergata,
Roma;
Paola De Filippi, professore di biologia applicata all'Universita' di
Torino;
Mario De Marchi, professore di genetica medica all'Universita' di Torino;
Vito De Pinto, professore ordinario di biologia molecolare, all'Universita'
di Catania;
Maria Grazia De Simoni, Head of the Laboratory of Inflammation and Nervous
System Diseases Department of Neuroscience Istituto "Mario Negri";
Roberto Defez, Istituto di genetica e biofisica "A. Buzzati Traverso";
Elisabetta Dejana, professore ordinario di patologia generale, Istituto Firc
di oncologia molecolare, ricerca oncologica;
Gaetano Di Chiara, professore di farmacologia e neuroscienze;
Maria Di Girolamo, capounita' al DIpartimento di biologia e oncologia,
"Mario Negri" Sud;
Paola Di Giulio, professore associato di scienze infermieristiche,
Universita' degli studi di Torino, Unita' di ricerca infermieristica,
istituto "Mario Negri" di Milano;
Roberto Di Lauro, professore di genetica medica all'Universita' "Federico
II" di Napoli;
Umberto Di Porzio, dirigente di ricerca Cnr in neuroscienze, Istituto di
genetica e biofisica "Adriano Buzzati Traverso", Cnr, Napoli;
Maria Grazia Donelli, docente di biologia e genetica e ricercatrice in
oncologia all'Istituto "Mario Negri", Milano;
Mara Fabri, Sezione di fisiologia, Dipartimento di neuroscienze, Facolta' di
medicina, Universita' Politecnica delle Marche;
Arturo Falaschi, direttore Cnr Trieste;
Brunangelo Falini, professore di medicina all'Universita' di Perugia;
Roberto Fanelli, Dipartimento ambiente e salute Istituto di ricerche
farmacologiche "Mario Negri";
Antonio Fantoni, professore di biologia applicata all'Universita' "La
Sapienza" di Roma;
Aldo Fasolo, professore di anatomia comparata e citologia, membro
dell'Accademia dei Lincei, Dip. biologia animale e dell'uomo Universita' di
Torino;
Elena Fattore, Dipartimento ambiente e salute Istituto di ricerche
farmacologiche "Mario Negri";
Domenico Ferrari, professore di informatica all'Universita' cattolica di
Piacenza;
Sergio Ferrari, professore di biologia applicata all'Universita' di Modena e
Reggio Emilia;
Enzo Ferrone, vice rettore per la ricerca all'Universita' di Torino;
Carlo Flamigni, direttore Istituto di clinica ostetrica e ginecologica "P.
Sfameni" di Bologna, membro del Comitato nazionale per la bioetica;
Antonino Forabosco, professore di genetica medica all'Universita' di Modena
e Reggio Emilia;
Gianluigi Forloni, capo del Dipartimento di neuroscienze, Istituto "Mario
Negri" Milano;
Maria Graza Franzosi, Dipartimento di ricerca cardiovascolare Istituto
"Mario Negri" Milano;
Maddalena Fratelli, neuroimmunologia;
Michela Galdieri, professore di istologia alla Seconda Universita' di
Napoli;
Cesare Galli, direttore Laboratorio di tecnologie della riproduzione,
Istituto Lazzaro Spallanzani, Cremona;
Silvia Garagna, professoressa ordinaria di anatomia comparata e citologia
all'Universita' di Pavia;
Livio Garattini, direttore Cesav Istituto "Mario Negri";
Silvio Garattini, direttore Istituto di ricerche garmacologiche "Mario
Negri", vicepresidente Commissione Dulbecco;
Francesco Gesmundo, professore di scienza dei materiali al'Universita' di
Genova;
Pietro Ghezzi, capo Lab. neuroimmunologia Istituto "Mario Negri", settore
neuroscienze;
Gabriele Ghisellini, professore di astronomia presso L'Osservatorio
Astronomico di Brera Milano;
Luca Gianaroli, direttore scientifico della Societa' italiana studi di
medicina della riproduzione;
Maurizio Gianni, settore ricerca oncologia Lab. biologia molecolare;
Franca Giliani Battaglia, professore di biologia applicata all'Universita'
"La Sapienza" di Roma;
Isabella Gioia, professore di astronomia all'Istituto di radioastronomia del
Cnr di Bologna;
Claudio Giorlandino, presidente del Forum delle Associazioni di genetica e
riproduzione, direttore Centro di pma Artemisia;
Sandro Giuliani, professore di aarmacologia, Menarini Ricerche, Firenze;
Giovanni Giuliano, ricercatore Ente per le nuove tecnologie, l'energia e
l`ambiente (Enea);
Stefano Gustincich, professore associato in fisiologia, International School
for Advanced Studies Isas-Sissa;
Karel Otero Gutierrez, Dip. immunologia e biologia cellulare, Istituto di
ricerche farmacologiche "Mario Negri";
Margherita Hack, professore emerito, socio nazionale dell'Accademia dei
Lincei, direttore dell'Osservatorio astronomico di Trieste;
Emilio Hirsch, professore di biologia applicata all'Universita' di Torino;
R. W. Invernizzi, Intracerebral Microdialysis Unit Dept. of Neuroscience
Istituto di ricerche farmacologiche "Mario Negri";
Achille Iolascon, professore di genetica medica all'Universita' "Federico
II" di Napoli;
Carlo La Vecchia, professore di epidemiologia, Istituto "Mario Negri" di
Milano;
Lidia Larizza, professoressa di genetica medica presso l'Universita' di
Milano;
Giovanna Lazzari, ricercatrice, Consorzio per l'Incremento Zootecnico;
Rita Levi Montalcini, Premio Nobel per la medicina 1986;
Lucio Luzzatto, professore di genetica medica all'Universita' di Genova;
Tommaso Maccacaro, professore di astronomia all'Osservatorio astronomico di
Brera Milano;
Fabio Macciardi, professore di genetica medica all'Universita' di Milano;
Giuseppe Macino, professore di biologia applicata all'Universita' "La
Sapienza" di Roma;
Lamberto Maffei, professore di neurofisiologia alla Scuola normale superiore
di Pisa;
Aldo Pietro Maggioni, cardiologo, direttore Centro Studi Anmco (Associazione
Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri) Firenze;
Virginia Maina, immunologia e biologia cellulare, immunopatologia
sperimentale;
Fabio Malavasi, professore di genetica, Laboratorio di immunogenetica,
Dipartimento di genetica, biologia e biochimica all'Universita' di Torino;
Carla Malva, dirigente di ricerca Cnr, Istituto di genetica e biofisica
"Adriano Buzzati Traverso", Cnr, Napoli;
Franco Mangia, professore di biologia applicata all'Universita' "La
Sapienza" Roma;
Piermannuccio Mannucci, professore di ematologia all'Universita' di Milano;
Alberto Mantovani, professore di patologia generale e immunologia
all'Universita' di Milano e capo del dipartimento di immunologia e biologia
cellulare all'Istituto "Mario Negri", Milano;
Laura Maraschi, professore di astronomia presso l'Osservatorio astronomico
di Brera Milano;
Federica Marchesi, immunologia Istituto di ricerche farmacologiche "Mario
Negri";
Roberto Marchioli, Laboratory of Clinical Epidemiology of Cardiovascular
Disease Department of Clinical Pharmacology and Epidemiology Consorzio
"Mario Negri" Sud;
Marina Marini, professoressa associata di biologia applicata presso la
facolta' di medicina all'Universita' di Bologna;
Jacopo Meldolesi, professore ordinario di farmacologia al San Raffaele di
Milano, presidente nazionale Fsiv, Chairman, Department of Neuroscience
Vita-Salute University & Scientific Institute San Raffaele;
Manuela Mengozzi, ricercatrice, Laboratorio di neuroimmunologia, Istituto
"Mario Negri", Milano;
David Modiano, professore di parassitologia, Universita' di Roma "La
Sapienza";
Guido Modiano, professore di genetica umana, Universita' di Roma "Tor
Vergata";
Mario Molinaro, professore ordinario di istologia ed embriologia alla
Sapienza di Roma e accademico dei Lincei;
Ugo Montanari, professore di Informatica alla Normale di Pisa;
Alessandro Moretta, professore di immunologia all'universita' di Genova;
Lorenzo Moretta, professore di immunologia all'universita' di Genova
Istituto "G. Gaslini";
Paola Mosconi, Laboratorio di ricerca sul coinvolgimento dei cittadini in
sanita', Istituto di Ricerche Farmacologiche "Mario Negri";
Lucia Mosiello, ricercatrice Enea, c. r. Casaccia, Divisione Biotech,
Sezione tossicologia e scienze biomediche;
Andrea Musacchio, biologo all'Istituto europeo di oncologia (Ieo, Milano);
Umberto Muscatello, professore di medicina, Universita' di Modena;
Paola Narducci Bareggi, professoressa di istologia ed embriologia,
universita' di Trieste;
Clara Nervi, professoressa di istologia ed embriologia all'Universita' "La
Sapienza" di Roma;
Alessandro Nobili, farmacologia Istituto "Mario Negri";
Marina Noris, settore di ricerca genetica Istituto di ricerche
farmacologiche "Mario Negri";
Alberto Oliviero, professore di psicobiologia all'universita' "La Sapienza"
di Roma;
Francesco Orzi, professore ordinario di neurologia, Universita' di Roma "La
Sapienza";
Ierta Pangrazzi, Laboratorio di ricerca in medicina generale, Dipartimento
cardiovascolare;
Paolo Paolucci, professore di pediatria generale e specialistica
all'Universita' di Modena e Reggio Emilia;
Giorgio Parisi, professore di fisica all'universita' "La Sapienza" di Roma;
Riccardo Patacchini, professore di farmacologia Chiesi Pharmaceuticals;
Carla Perrone Capano, professore di fisiologia, Universita' di Catanzaro
"Magna Grecia";
Francesca Persichetti, professore a contratto Sissa-Lnm Area science park;
Graziella Persico, dirigente di ricerca Cnr, Istituto di genetica e
biofisica "Adriano Buzzati Traverso", Cnr, Napoli;
Alberto Piazza, Professor of Human Genetics Department of Genetics, Biology
and Biochemistry University of Torino;
Pier Franco Pignatti, professore di biologia applicata all'universita' di
Verona;
Lino Polito, direttore dell'Istituto di genetica e biofisica "Adriano
Buzzati Traverso", Cnr, Napoli;
Guido Ragni, direttore U. O. Sterilita' di coppia, Fondazione Policlinico
Mangiagalli;
Maurizio Raiteri, professore di farmacologia all'universita' di Genova;
Carlo Alberto Redi, professore di biologia all'universita' di Pavia;
Giuseppe Remuzzi, professore di medicina all'universita' di Bergamo,
Istituto "Mario Negri";
Milena Rizzardini, Istituto "Mario Negri";
Giovanni Romeo, professore di genetica medica all'universita' di Bologna;
Carla Roncaglioni, Lab. ricerca in medicina generale Istituto di ricerche
farmacologiche "Mario Negri";
Carla Rossi, docente di statistica, Universita' "Tor Vergata", Roma;
Ferdinando Rossi, "Rita Levi Montalcini Center for Brain Repair", Dept. of
Neuroscience, Section of Physiology, University of Turin;
Mario Salmona, biochimica delle proteine Istituto di Ricerche Farmacologiche
"Mario Negri";
Antonietta Salustri, professore di istologia ed embriologia all'Universita'
di Tor Vergata Roma;
Paolo Santicioli, professore di farmacologia Menarini Ricerche;
Angela Santoni, professoressa di immunologia all'universita' "La Sapienza"
di Roma;
Vittorio Sgaramella, professore di biologia molecolare all'Universita' della
Calabria;
Lorenzo Silengo, professore di biologia applicata all'universita' di Torino;
Gregorio Siracusa, ordinario di istologia ed embriologia, Dip. sanita'
pubblica e biologia cellulare, Universita' di Roma "Tor Vergata";
Gianpiero Sironi, professore di biologia applicata all'universita' di
Milano;
Lidia Staszewky, Laboratorio farmacologia cardiovascolare Dipartimento di
ricerca Cardiovascolare;
Mario Stefanini, professore ordinario di istologia ed embriologia
all'universita' "La Sapienza" di Roma;
Piergiorgio Strata, professore di neurofisiologia, direttore del "Rita Levi
Montalcini Center for Brain Repair", Torino;
Guido Tabellini, professore di economia all'Universita' "Bocconi" di Milano;
Guido Tarone, professore di biologia applicata, universita' di Torino;
Alessandra Tavani, epidemiologa, Istituto di Ricerche Farmacologiche "Mario
Negri", Milano;
Glauco Tocchini-Valentini, direttore Cnr Roma;
Daniela Toniolo, ricercatrice al San Raffaele di Milano;
Valter Torri, laboratorio di ricerca clinica in oncologia, Istituto di
Ricerche Farmacologiche "Mario Negri";
Marco Tripodi, professore di biologia applicata all'Universita' "La
Sapienza" di Roma;
Alberto E. Turco, professore di genetica medica all'Universita' di Verona;
Matilde Valeria Ursini, Istituto di genetica e biofisica "A.
Buzzati-Traverso" Cnr;
Umberto Veronesi, direttore scientifico dell'Istituto europeo di oncologia
(Ieo), Milano;
Erica Villa, professoressa di gastroenterologia all'Universita' di Modena e
Reggio Emilia;
Annibale Volpe, professore di ginecologia e ostreticia all'Universita' di
Modena e Reggio Emilia;
Guido Volpin, professore di istologia ed embriologia all'universita' di
Padova;
Ettore Zuccato, Dipartimento ambiente e salute Istituto di ricerche
farmacologiche "Mario Negri".

5. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

6. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 957 del 10 giugno 2005 (edizione straordinaria)

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