Nonviolenza. Femminile plurale. 15



==============================
NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
==============================
Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 15 del 9 giugno 2005

In questo numero:
1. Casa internazionale delle donne: Il 9 giugno a Roma per dire insieme
quattro si'
2. Ida Fare': Controcorrente
3. Stefania Giorgi intervista Maria Rosaria Marella
4. Alessandra Di Pietro, Paola Tavella: Non andremo a votare
5. Libera universita' delle donne: Vota come vuoi ma vota
6. "Gruppi uomini" di varie citta': Un appello per il si' ai referendum
7. Marisa Nicchi: Per abrogare alcune mostruosita' giuridiche
8. Simona Bonsignori, Ida Dominijanni, Stefania Giorgi: Di fronte alla legge
9. Si' al referendum, senza insulti e senza menzogne, all'ascolto delle
opinioni altrui e con gli occhi aperti

1. INCONTRI. CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE: IL 9 GIUGNO A ROMA PER DIRE
INSIEME QUATTRO SI'
[Dal sito del "Paese delle donne" (www.womenews.net) riprendiamo e
diffondiamo questo invito della Casa Internazionale delle Donne (per
contatti: via della Lungara 19, tel. 0668401720, sito:
www.casainternazionaledelledonne.org)]

Riprendiamoci il girotondo per dire che sul nostro corpo e' nostra la
parola, la prima e l'ultima.
Diciamolo forte, insieme, giovedi' 9 giugno a piazza Montecitorio alle ore
18,30 con i quattro si'.
Appuntamento alle ore 20 al giardino della Casa Internazionale delle Donne
per la conclusione della campagna referendaria con aperitivi, ospiti e
proiezioni.
La vita e' nostra cura perche' da sempre mettiamo al mondo il mondo.

2. RIFLESSIONE. IDA FARE': CONTROCORRENTE
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it)
riprendiamo il seguente intervento di Ida Fare'. Ida Fare' e' docente di
architettura al Politecnico di Milano, saggista, scrittrice]

1. In occasione del referendum che deve abrogare alcuni articoli della legge
sulla "Procreazione assistita" si assiste a uno straordinario caso di
bipolarismo, tradotto e amplificato dai media.
Si fronteggiano due schieramenti ottusamente contrapposti dove ciascuno
chiama dalla propria parte, di volta in volta, Dio, il corpo delle donne,
Galileo Galilei, la ricerca scientifica, i diritti dei concepiti, le
malattie incurabili dei bambini, la Chiesa, la liberta' dei cittadini e chi
piu' ne ha piu' ne metta.
E in questa grande battaglia (anche se costituita da eserciti trasversali
rispetto alle formazioni politiche) paiono scontrarsi due idee astratte, il
progressismo che fa capo alla sinistra e al liberalismo, e l'oscurantismo
che fa capo alle gerarchie ecclesiastiche.
Io non credo a questa contrapposizione che lascia da parte la questione
fondamentale che sta alla base di tanto trambusto e da' per scontata, in
quanto gia' praticata, la tecnologia genetica che permette di fabbricare e
successivamente manipolare l'embrione umano. E mi domando: cosa significa il
controllo scientifico sulla procreazione?
Oggi la scienza ha raggiunto la possibilita' inaudita di determinare,
scomponendolo e ricomponendolo, surgelandolo e manipolandolo, il finora
misterioso e progressivo meccanismo dell'incontro tra ovulo e spermatozoo
che da' origine alla vita umana e animale (non chiedetevi quando inizia la
vita, la vita e' un continuum).
E' un evento analogo a quello della fissione nucleare, quando si riusci' a
rompere sperimentalmente in laboratorio la struttura dell'atomo, fino ad
allora indivisibile, per produrre l'energia che servi', tra le altre
applicazioni, a produrre la bomba atomica.
Entrare nel cuore della materia, entrare nel cuore della vita, roba da
restare senza fiato.
Un salto "quantistico" come si dice in fisica e in biologia, un salto nel
buio come si direbbe a livello popolare.
E infatti la "bomba atomica" lascio' senza fiato il mondo, quando si accorse
di avere generato la possibilita' del proprio annientamento, di essere
gettato in una nuova era, l'era atomica, in cui il futuro poteva non essere
piu', a causa della eccessiva potenza raggiunta dalla scienza.
E nacquero i primi movimenti ecologisti e politici che posero il tema del
limite e che in qualche lontano modo riuscirono a indurre una riflessione,
un autocontrollo, un indebolimento di questa pretesa potenza
autodistruttrice, fino a declinare diversamente l'inconsulto dispiegarsi
della tecnica. Tanto e' vero che alla fine si presero accordi internazionali
sugli armamenti nucleari e anche sul cosiddetto "uso pacifico" dell'energia
nucleare (reattori e altri dispositivi usati in medicina) oggi si procede
per cosi' dire con grande prudenza.
*
2. Alcune nazioni come la nostra hanno rifiutato le centrali atomiche, altre
no, altre ancora come l'Inghilterra le ripropongono proprio in questo
periodo. In ogni caso questo accade dentro una riflessione sui pericoli e
sui vantaggi, sul bene e sul male di questa meravigliosa e perigliosa
avventura.
Insomma il movimento ecologista (ora lasciato solo dalla politica
tradizionale ma diffuso e travasato in altri movimenti giovanili come i
cosiddetti noglobal) ha espresso e continua ad esprimere un freno positivo
nei confronti di una scienza e di una tecnica prese come valore cieco ed
assoluto, Dio o forse idolo.
E questo vale per tante zone della scienza, dove alcune tecniche
continuamente diventano oggetto di discussione e di denuncia. Pensate agli
Ogm (organismi geneticamente modificati) che sono stati talvolta adottati,
talvolta vietati a titolo preventivo rispetto a un procedimento di cui non
si conosce il destino.
Ma pensate anche alla battaglia contro la vivisezione e i test sugli
animali, una battaglia giusta e rispettosa nei confronti di molte specie che
abitano la terra e che sono spesso oggetto di inutili crudelta', tanto e'
vero che su alcune creme prodotte per la cura della nostra pelle si legge la
scritta, non testata su animali.
E questo mi permette di formulare meglio la domanda.
Perche' su questa altra bomba atomica, questa fissione nucleare che riguarda
il corpo delle donne non sorge alcun dubbio, la si prende a scatola chiusa
come un regalo della scienza che realizza ogni nostro desiderio?
Perche' accettare tutto quello che si sperimenta su di noi, senza alcun
problema, senza alcuna domanda, come fosse un infinito destino femminile
quello di mettere il proprio corpo a disposizione del mondo?
Si dice, se una coppia non puo' avere figli perche' non puo' ricorrere alla
biogenetica, magari eterologa, per fare il loro bambino? (che forse del
tutto loro non sara').
Si dice, se una donna e' malata di cancro, perche' non congelare un suo
ovulo fecondato, metterlo in frigo prima che lei faccia la terribile cura
chemioterapica che le distruggera' le ovaie, e poi a guarigione avvenuta
farla diventare mamma? (lo ha detto Veronesi, dimenticando di dire cosa
succedera' nel caso lei non potesse guarire).
Si dice, molti bambini potrebbero evitare o superare terribili malattie
grazie alle cellule staminali prelevate dagli embrioni (vorrei saperne di
piu', le cellule staminali esistono in tanti altri tessuti e in ogni caso
questo buon fine non puo' prescindere dalla domanda iniziale sulla vita, che
bisogna capire come preservare e con quali mezzi).
*
3. Ci sono troppe cose che si danno per scontate.
Mary Shelley, autrice di Frankestein, sapeva guardare lontano.
L'artista Orlane si fa operare e ricostruire davanti alle telecamere in
fattezze abbondantemente mostruose, e in questo consiste la sua provocatoria
opera d'arte. Anche lei sa guardare lontano.
Io mi metto da parte.
Sono una donna del secolo scorso, i miei figli sono nati sotto ai cavoli,
come natura comanda.
La mia generazione ha tentato di criticare la "scienza del capitale" come si
diceva negli anni settanta, e successivamente di riscoprire una "medicina
delle donne", con tecnologie rispettose del nostro corpo e per questo ci
siamo ispirate alla nostra storia, ai saperi femminili naturali
dell'erboristeria, delle donne un po' mediche, un po' barbiere, un po'
streghe, alle ostetriche, alla scuola salernitana di Trotula, e a tutto quel
bagaglio di sapere femminile cancellato per sempre dall'avvento della
medicina ufficiale e maschile del "corpo macchina".
Mi rendo conto che si e' trattato di un tentativo generoso ma un po' ingenuo
e alla fine impotente di fronte al dispiegarsi delle meraviglie tecniche che
ora ci promettono la realizzazione di ogni spericolato desiderio: giovinezza
perpetua, fine della sottomissione ai cicli naturali della vita
(fecondazione, mestruazioni, vecchiaia).
Sono contenta di essere esentata da questi problemi cui non sarei capace di
dare risposta, passo la staffetta alle giovani donne che dovranno farsene
carico.
Ma siccome credo alla potenza della genealogia femminile, alle giovani donne
che oggi devono affrontare il problema vorrei fare una raccomandazione di
riflessione e di prudenza.
Riflessione sul corpo e sulla sessualita', cosi' drasticamente allontanata e
separata dall'origine della vita.
Prudenza rispetto alla tecnica che non e' un bene di per se stessa, ma
appunto una provocazione, nel senso del chiamare a se' qualche cosa,
utilizzandola... gia', ma per cosa?
Siamo al tempo della liberta' femminile, possiamo essere signore del nostro
corpo?

3. REFERENDUM. STEFANIA GIORGI INTERVISTA MARIA ROSARIA MARELLA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 4 giugno 2005.
Stefania Giorgi e' giornalista e saggista, da anni animatrice delle pagine
culturali del quotidiano "Il manifesto", ha scritto molti articoli, densi e
illuminanti, su temi civili e morali, e in particolare di bioetica, di
difesa intransigente della dignita' umana, quindi dal punto di vista del
pensiero delle donne.
Maria Rosaria Marella e' docente di diritto privato all'universita' di
Perugia e fa parte dell'associazione delle donne giuriste italiane "Giudit"]

La legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, che ci accingiamo a
emendare con il voto referendario in quattro punti, e' stata definita da
molte e molti tecnici del diritto una mostruosita' giuridica. Perche' mina
alla base alcuni principi costitutivi della nostra civilta' giuridica,
perche' e' in contrasto evidente con una delle radici del moderno stato di
diritto, la separazione tra diritto e morale. Perche' segnala una pericolosa
inversione di tendenza nel modo di intendere le liberta' personali e i
rapporti tra individuo e stato. Perche' colpisce l'autodeterminazione delle
donne, perche' discrimina donne e uomini sulla base della loro condizione
personale, perche' blinda - remando contro la realta' - la famiglia
nell'inesistente fortino di un unico modello rappresentato dalla coppia
(certificata) eterosessuale. Una legge che in molti punti del suo articolato
presenta profili di illegittimita' costituzionale e di aperto contrasto con
altre leggi dello stato, come la 194 sull'interruzione volontaria della
gravidanza. Ne parliamo con Maria Rosaria Marella, docente di diritto
privato all'universita' di Perugia, attiva nella rete di giuriste
dell'associazione "Giudit".
- Stefania Giorgi: Quali sono a suo giudizio i punti della legge 40 in
chiaro contrasto con la nostra carta costituzionale?
- Maria Rosaria Marella: Il divieto di inseminazione eterologa (al centro
del quesito referendario numero 4) e' in contrasto con l'articolo 3 della
Costituzione che sancisce il principio di uguaglianza. La legge 40 non
consente l'accesso alle tecniche di procreazione assitita a persone che
hanno forme di sterilita' piu' gravi di quelle risolvibili con la
fecondazione omologa e in tal modo discrimina fra le diverse forme di
sterilita'. Un altro profilo di violazione del principio di uguaglianza e'
il divieto di accesso alle tecniche di riproduzione assistita per donne
single e coppie omosessuali che risultano in questo modo anch'esse
discriminate, in base a condizioni personali e al loro status sociale che
non corrisponde al "modello unico" di famiglia basata sulla coppia
eterosessuale.
*
- Stefania Giorgi: La definizione del concepito come soggetto giuridico,
riconoscendogli titolarita' di diritti (articolo 1 della legge 40) entra in
rotta di collisione con altri principi del nostro sistema giuridico?
- Maria Rosaria Marella: Contrasta con l'articolo 1 del codice civile e con
la nozione di soggettivita' che ricollega la capacita' giuridica alla
nascita, all'evento della nascita. Nella nostra Costituzione il concetto di
soggetto di diritto non e' mai menzionato: vi compare il termine "persona",
"uomo", "cittadino", "persona umana" in circostanze mai riferibili al
concepito, al non nato. Non ci sono altri elementi che consentano di
attribuire all'articolo 1 della legge 40 contenuto precettivo. Ad esempio,
non ci sono previsioni nel codice penale che tutelino l'integrita' fisica
del concepito separandolo dall'integrita' fisica e dalla salute della madre.
Non ci sono tracce nel diritto italiano che possano rimandare a una nozione
di soggettivita' riferita al concepito. Per questo stesso motivo il
concepito non puo' essere titolare di diritti. Ammettendo che una diversa
interpretazione fosse giuridicamente fondata - e non lo e' - porremmo il
concepito e la madre in una situazione di potenziale conflitto anziche' di
relazione e di interdipendenza. Il nostro diritto tutela il concepito
attraverso la madre, la legge 40 vuole farne due soggetti in potenziale
conflitto tra loro. Questo comporterebbe la conseguenza di ridurre la
madre - in nome dei diritti del concepito - a un "contenitore" da
controllare: nello stile di vita, imponendo controlli diagnostici e terapie
sempre al fine di realizzare il diritto alla vita del concepito contro il
diritto alla salute e all'autodeterminazione della madre.
*
- Stefania Giorgi: Lei ravvede altri profili di incostituzionalita' della
legge 40?
- Maria Rosaria Marella: Almeno altri due, che riguardano l'irragionevolezza
di un bilanciamento fra i diritti della donna e l'interesse dello stato a
tutelare la vita prenatale. Il primo emerge nei divieti di
crioconservazione, di produrre piu' di tre embrioni, di revoca del consenso
all'impianto in utero: divieti che fanno prevalere l'interesse statale alla
tutela della vita prenatale rispetto alla salute della donna. Ma, si badi
bene, questo interesse e' perseguito in modo del tutto ineffettivo, dal
momento che la donna puo' sempre decidere di interrompere la gravidanza.
Queste norme della legge 40 vanno contro quanto ha detto la Corte
costituzionale nel 1975, quando ha ben distinto la rilevanza dei diritti di
un soggetto gia' nato - la madre - rispetto all'interesse alla tutela della
vita prenatale.
*
- Stefania Giorgi: Dunque il "sacrificio" della salute della donna che la
legge 40 impone non e' bilanciato da una promozione effettiva della vita del
concepito. Siamo di fronte a una legge-manifesto, ideologica e
inapplicabile?
- Maria Rosaria Marella: Si', una legge-manifesto incongruente da un punto
di vista giuridico. Che presenta un altro cruciale punto di
incostituzionalita' che riguarda l'autoderminazione procreativa, della donna
in primo luogo e della coppia, rispetto alla tutela della vita. Perche'
l'ineffettivita' conclusiva di questa legge proprio sul punto della tutela
della vita non giustifica l'ingerenza dello stato e del legislatore rispetto
a scelte che toccano aspetti piu' intimi della sfera privata. Siamo di
fronte a vere e proprie mostruosita' giuridiche. L'ideologismo che innerva
la legge 40 e' arrivato addirittura a prevedere la possibilita' di obiezione
di coscienza. Un sanitario puo' rifiutarsi di garantire le tecniche di
procreazione assistita. Ma qual e' il principio etico che verrebbe leso con
le tecniche di procreazione assistita? Forse che la loro colpa consiste nel
separare la procreazione dalla sessualita'?
*
- Stefania Giorgi: Molte e molti giuriste/i avevano indicato la strada delle
eccezioni di incostituzionalita' per fermare la legge 40. Lei pensa che,
quale che sia l'esito del referendum, sia una strada ancora percorribile?
- Maria Rosaria Marella: Confido che sia possibile. Anche se c'e' gia' stata
una prima pronuncia negativa, da parte del tribunale di Catania, nella quale
ha ritenuto di far prevalere la volonta' di una maggiornza parlamentare
contingente sui principi-chiave della nostra Costituzione e dell'ordinamento
giuridico nel suo complesso. Ritengo che la gravita' della violazione dei
principi della Costituzione e del diritto che la legge 40 opera sia talmente
evidente che si puo' ben sperare che ci siano giudici piu' attenti, piu'
laici, disposti a farsi carico di rinviare le questioni di illegittimita'
costituzionale alla Corte.

4. RIFLESSIONE. ALESSANDRA DI PIETRO, PAOLA TAVELLA: NON ANDREMO A VOTARE
[Dal sito www.girodivite.it riprendiamo questo intervento (disponibile anche
in altri siti, ad esempio: www.stranocristiano.it,
www.bioeticaefamiglia.it).
Alessandra Di Pietro e' giornalista e saggista.
Paola Tavella, giornalista e scrittrice, ha lavorato ai quotidiani "Il
lavoro" e "Il manifesto"]

Care amiche, cari amici,
siamo femministe, libertarie e di sinistra e al referendum del 12 giugno
sulla legge 40 non andremo a votare. Non ci riconosciamo nello schieramento
del si' ne' in quello del no e neppure nell'appello dei vescovi per
l'astensione. Vi spieghiamo le nostre ragioni, se avete voglia di leggerle,
e vi passiamo alcuni links.
Con affetto,
Alessandra Di Pietro e Paola Tavella
*
Siamo la prima generazione pienamente consapevole che si puo' essere fecondi
e creativi anche senza avere figli, biologici o meno.
Siamo turbate dall'attuale offensiva politica e scientifica che esaspera il
desiderio di maternita' e paternita' come essenza dell'essere una donna e un
uomo completi.
Le tecniche di fecondazione assistita sono pesanti, invasive, grezze, ancora
poco sicure e ignote nelle conseguenze,
(http://www.italialaica.it/cgi-bin/news/view.pl?id=004342), consegnano la
procreazione nelle mani della tecnica e la sottraggono nei fatti, nel
simbolico e nell'immaginario, al potere femminile che la governa con amore e
saggezza fin dagli inizi del mondo.
*
Veniamo indotti a credere che i medici e gli scienziati siano sempre alleati
benevoli del nostro desiderio e possano cancellare rischi, paure e malattie,
ma l'esperienza su sessualita', contraccezione, parto e aborto ci ha
insegnato che cosi' non e'. Medici e scienziati fanno di solito i loro
interessi, non solo i nostri, e la procreazione medicalmente assistita e'
una potente chiave emotiva di un'operazione di marketing per far apparire le
applicazioni dell'enorme business biotech soltanto un vantaggio e un
progresso per l'umanita'
(http://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/intervis/r/rifkin.htm) e
(http://italia.attac.org/spip/article.php3?id_article=132)
Non siamo contrarie alle biotecnologie per principio e ci serviamo dei
progressi che dobbiamo alla scienza, ma siamo diffidenti, caute e
interessate a mantenere desto il nostro spirito critico, soprattutto perche'
e' sulle donne e sulle sorti delle generazioni future che avviene la prima
sperimentazione di massa del biotech sugli umani. Di questa diffidenza, di
questa cautela, dell'esperienza critica del femminismo e dell'ambientalismo
che riguarda corpi e scienza, salute e medicina, non c'e' invece spazio
nella campagna referendaria per il si'. Ma, a proposito di salute, basta
spostare di poco l'attenzione dallo scontro elettorale, e magari dare una
telefonata all'Istituto superiore di sanita', per scoprire che
l'infertilita' maschile e femminile e' in crescita esponenziale, ma a
nessuno - ne' ai legislatori ne' ai referendari - sembra importante
intervenire sulle sue cause, che sono inquinamento, stress, problemi
psicologici, lavori a rischio, malattie trasmesse per vie sessuale, sulla
prevenzione, e sulle cure, che hanno alte possibilita' di successo ma per le
quali non ci sono investimenti di attenzione ne' di risorse pubbliche.
Noi contestiamo questa logica totalmente allopatica, che cura i sintomi e ne
perpetua le radici, che divide l'essere umano in pezzi, che lo riduce a puro
corpo malato. Non possiamo fare a meno di riflettere sul dato che dice che
dal punto di vista strettamente medico l'infertilita' e', fra il 14 e il
20%, sine causa
(http://www.cecos.it/info_sterilita.php#DIMENSIONI%20DELLA%20STERILITA%20IN)
.
*
Pensiamo che l'uso della procreazione medicalmente assistita non vada
banalizzato. Siamo preoccupate e sbalordite che la campagna referendaria
abbia trasformato le mere condizioni di accesso a una tecnica in una
"battaglia di civilta' e di liberta' per le donne", e addirittura in un
baluardo dell'autodeteminazione. Eppure noi c'eravamo quando il movimento
delle donne, dopo Chernobyl e quando nacque Louise Brown, la prima bambina
in provetta, si poneva con inquietudine le domande che ancora poniamo noi.
Dove e' finita questa riflessione?  E dov'e' l'autodeterminazione se la
pressione culturale che spinge verso la maternita' tecnologica e
l'affidamento acritico alla scienza e' cosi' forte, cosi' avara di
conoscenza e di informazione? Come mai non leggiamo sui giornali di sinistra
che Vandana Shiva, Naomi Klein, le organizzazioni femministe e non solo nei
Paesi Terzi, gran parte dei no global hanno posizioni durissime e diffidenti
nei confronti delle tecniche di fecondazione assistita e di manipolazione
degli embrioni?
(http://www.impegnoreferendum.it/NR/exeres/AF599094-B02A-4095-A525-FD5EA5862
970.htm)
Non riusciamo a capire per quale ragione essere contrari alla manipolazione
genetica del mais o dei pomodori e non a quella degli esseri umani.
*
Chiesa e scienziati si contendono l'embrione. Gli uni dicono che e' di Dio,
gli altri lo reclamano perche' per la prima volta nella storia dell'umanita'
il mistero dell'inizio della vita, che e' sempre stato celato agli sguardi e
nascosto dentro di noi, puo' essere osservato, studiato, manipolato,
clonato.
Su questo argomento molti, uomini e donne, sono a disagio, e non riescono a
trovare una misura. Abbiamo sentito alcune/i dire che l'embrione e' un grumo
di cellule, altre/i sostenere che e' gia' un bambino. Entrambe le tonalita'
emotive hanno il sapore della rimozione, dell'imbarazzo, dell'angoscia. Noi
non intendiamo schierarci sulla natura dell'embrione dal punto di vista
scientifico o spirituale, ma sappiamo che e' sempre stato delle donne in
virtu' di una relazione carnale e non metafisica. Abbiamo deciso dalla notte
dei tempi se farlo crescere o sbarazzarcene, se accoglierlo o respingerlo,
se amarlo o detestarlo, e ci siamo comportate con saggezza, altrimenti
nessuno di noi sarebbe qui a discuterne. Della nascita della vita noi, le
donne, sappiamo piu' di chiunque. Come mai oggi, improvvisamente, non ci
interessa la sorte degli embrioni? Siamo cosi' ferme nel non volerli
lasciare in custodia ai preti, ma ci sentiamo davvero tranquille nel
permettere agli scienziati di scassinarli? I preti vogliono salvare le
anime, gli scienziati ci raccontano di agire per il bene dell'umanita', ma
sul bene dell'umanita' lasceremo il monopolio a chi gia' fa crescere
orecchie umane sui topi da laboratorio? (http://www.bairo.info/Pag29.html)
Forse dovremmo dirci che la relazione con i misteriosi embrioni e'
titolarita' della madre e di nessun altro, anche quando accetta che vengano
prodotti fuori dal suo corpo, e partire da questa semplice verita' per
discutere.
Su questo punto pero' navighiamo nelle incertezze del mare aperto. Perche'
se abbiamo esperienza di gravidanza e di aborto, non ne abbiamo di
procreazione medicalmente assistita. E' un territorio nuovo e inesplorato,
minato e inquinato, quasi del tutto fuori dal nostro controllo. Che cosa
sentiamo nei confronti dell'embrione? Che cosa dicono quelle che ne hanno
prodotti, impiantati, congelati, conservati altrove? Abbiamo bisogno di
ascoltare e di parlare, o altri lo faranno al nostro posto.
*
Ci sembra che questa riflessione sia coerente e niente affatto antagonista
con quello che pensiamo a proposito dell'aborto, su cui siamo state e saremo
sempre militanti pro choice. Molte sono preoccupate che la soggettivita'
dell'embrione introdotta dalla legge 40 metta in dubbio la nostra liberta',
e anche noi lo siamo. Eppure, mentre sentiamo che sulla legge 194 -
nonostante le perfidie e i tranelli della destra e del fondamentalismo
cattolico - e' stata chiarita la relazione carnale e di libero arbitrio
della donna sul frutto del concepimento, oggi avvertiamo che la minaccia
alla nostra liberta' e alla nostra umanita' si e' spostata piu' avanti,
sulle frontiere del biotech, la' dove l'embrione e' fuori di noi e quindi lo
si dichiara non nostro, aprendo una gara per la sua custodia. Se e' vero che
si spalanca uno scenario inevitabile e destinato a trasformare il modo di
pensare alla vita e alla sua creazione, questo ci riguarda per prime. La
scienza deve fare i conti con la nostra etica del limite, con la nostra
sapienza sulla maternita' e sul rifiuto o l'indifferenza verso la
maternita'.
*
Cautele, dunque, e limiti, e una libera, ampia discussione, e pieno accesso
alle informazioni, questo e' quello che vogliamo. Vogliamo sapere quali
conseguenze devono aspettarsi le donne sottoposte a pesanti stimolazioni
ormonali, e che cosa succede alle coppie che affrontano questo percorso con
successo o meno. Siamo preoccupate della salute fisica e psicologica dei
bambini nati in provetta, rispetto alla quale non ci bastano le generiche
assicurazioni di benessere che vengono dai medici che praticano la Pma, ma
sono smentite da altri.
Se avessimo il potere di farlo, imporremmo una moratoria. E la nostra
astensione chiede questo, non ci interessa con chi ci accompagniamo.
Si potrebbe obiettare che se i divieti della legge 40 venissero abrogati la
discussione riprenderebbe su altre basi. Purtroppo non ci crediamo. Le
argomentazioni dei referendari ci sono sembrate disoneste, ipocrite, e
talvolta perfino manovrate dal potere economico, scientifico e tecnologico.
Abbiamo aspettato che donne autorevoli dei partiti referendari, donne che
stimiamo, di cui ci siamo fidate in piu' occasioni, esprimessero dubbi,
offrissero tavoli di discussione, si sottraessero alle contrapposizioni
ideologiche fra laici e cattolici e trovassero il coraggio di soluzioni
controcorrente. Forse era una pretesa esagerata, ma l'abbiamo nutrita.
Cosi' ci rassegniamo temporaneamente alla legge 40 perche', sia pure
attraverso un percorso che non condividiamo, e' cauta quanto noi siamo caute
e limita pratiche che ci inquietano
(http://www.parlamento.it/parlam/leggi/04040l.htm).
In tutto il mondo le leggi bioetiche vengono costantemente riviste,
aggiornate, riscritte, discusse da capo, perche' i cambiamenti sono molto
veloci. Succedera' anche in Italia, e speriamo che per quel giorno in campo
non ci siano slogan ma opinioni libere e informate.
*
Si dira' che potremmo votare no, e lo abbiamo preso seriamente in
considerazione, ma non ce la sentiamo di difendere attivamente con il voto
la legge 40 perche' mette al centro la tutela dell'embrione e non quella
delle donne, considerando l'uno un soggetto autonomo dall'altra, una strada
non praticabile. Abrogare la soggettivita' del concepito ci interessava
molto, e avremmo voluto poterlo fare, ma dopo aver letto il testo dei
quesiti referendari abbiamo scoperto con grandissima rabbia che il terzo
quesito, pubblicizzato come quello "in difesa dell'autodeterminazione della
donna", abroga anche il divieto della diagnosi preimpianto, che a noi invece
ad oggi preme mantenere
(http://www.fiom.cgil.it/eventi/2005/ref_si/4_quesiti.htm).
Non ci piace la legge 40 perche' stanzia fondi ridicoli e insufficienti su
prevenzione e cura dell'infertilita', e pone ipocritamente l'adozione come
alternativa preferibile alle tecniche di Pma.
Non ci piace, infine, perche' e' segnata dal pessimo clima ideologico che
l'ha prodotta. Siamo due convinte libertarie che avrebbero preferito un
regolamento semplice, flessibile, rivedibile, realistico e di basso profilo,
che diminuisse l'enfasi su queste tecniche senza venderle come una panacea e
come un diritto sul quale misurare la liberta' delle donne.
*
Ci preme dire con chiarezza che giudichiamo l'informazione sui quesiti un
inganno: e' una materia complessa, spinosa e difficile su cui, invece di
creare consapevolezza, si e' fatta propaganda. Da una parte e dall'altra si
vuol vincere, non ragionare, discutere, capire. Dov'e' la "battaglia di
civilta'", se e' basata su un imbroglio e fa leva sulle paure e sulle
debolezze delle persone?
La controinformazione e' stata il nostro mestiere per tanti anni. Siamo
giornaliste, veniamo l'una da "Noidonne" e "Avvenimenti" e l'altra da "Il
manifesto". In questi mesi abbiamo letto, navigato in rete e siamo andate a
caccia di quello che non viene proposto dai media ufficiali, abbiamo parlato
con moltissime donne. E abbiamo avuto la possibilita' di farci un'opinione
libera, informata e critica.
Vi proponiamo quindi alcune pillole di controinformazione, oltre ai links da
consultare direttamente, se ne avete voglia e tempo.
*
"La legge 40 impone tecniche lesive della salute e della dignita' della
donna, perche' la produzione e il contemporaneo impianto di tre embrioni
espone la donna a ripetere i cicli di stimolazione".
La legge 40, infatti, impone di creare solo gli embrioni che si intende
impiantare ed e' ormai sconsigliato dalla pratica medica impiantarne piu' di
tre alla volta, tanto che anche la legge Zapatero riconosce lo stesso limite
di impianto per proteggere le donne da gravidanze plurigemellari. Molti
medici ritengono inoltre che sia meglio sottoporre le donne a piu' cicli di
stimolazione a basso dosaggio piuttosto che a un solo bombardamento a
dosaggi molto alti, che puo' essere molto pesante, per produrre piu' ovuli
possibile e poi congelare gli embrioni eccedenti e averli disponibili per
successivi impianti. Secondo le stime della "National Summary and Fertility
clinic reports" (US Departement of Healt and human service), per ogni
trasferimento in utero si ha il 31,3%  di probabilita' di nascita quando si
utilizzano embrioni non congelati,  quando si trasferiscono cioe'
immediatamente. Se invece si utilizzano gli embrioni congelati la
percentuale scende al 17,6%. La discussione, quindi, verte sull'opportunita'
o meno di applicare alcuni protocolli medici, e il secondo e il terzo
quesito referendario - quasi uguali e ai limiti della incomprensibilita' -
si potrebbero tradurre cosi': "Siete favorevoli ad eliminare il divieto
presente nella legge 40 di crioconservare (congelare) gli embrioni in modo
da non dover ripetere i cicli di stimolazione ormonale necessari a produrre
gli ovuli da fecondare?". Va inoltre detto che alcuni operatori delle Pma
lavorano ormai anche sulla crioconservazione degli ovuli e non degli
embrioni, tecnica che ha dato risultati incoraggianti. Ma - e qui sta il
punto che ci turba - i ginecologi impegnati sul fronte abolizionista sono
tutti favorevoli al congelamento degli embrioni, mentre i pionieri (e sono
soprattutto pioniere, in verita') del congelamento degli ovuli sono
dall'altra parte insieme ad altri genetisti e scienziati che lavorano sulla
Pma ma in un'altra ottica. Perche' chiedere ai cittadini di pronunciarsi
sulla bonta' o meno di una singola tecnica come se fosse un problema
giuridico o morale, mentre in realta' la guerra in corso e' fra lobbies
scientifiche e economiche contrastanti?
*
"Le donne saranno costrette a farsi impiantare gli embrioni anche se
malati".
Non e' vero. Le linee guida di applicazione della legge 40 specificano che,
nel rispetto dell'articolo 32 della Costituzione, nessun atto invasivo e'
permesso senza il consenso dell'interessata
(http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/procreazione_linee_guida/decre
to.html).
*
"La legge 40 vieta la diagnosi preimpianto sugli embrioni, che permette di
scoprire se l'embrione sia portatore di malattie genetiche".
La diagnosi preimpianto consiste nel prelievo (rischioso) di una cellula
dall'embrione per analizzare la presenza di alcune malattie e scartare gli
embrioni portatori. E' una tecnica ancora imprecisa (il margine di errore
del tre per cento costringe comunque ad una successiva amniocentesi),
potrebbe funzionare solo in pochi casi di malattie monogeniche e non tiene
conto di una elementare osservazione: molti di noi sono portatori di
malattie che non si sviluppano nel corso della nostra vita perche' anche i
fattori ambientali hanno la loro importanza. Jacques Testart, uno scienziato
francese molto progressista che pratica la fecondazione assistita, respinge
anche la selezione embrionale sulla base della presenza di un solo gene,
perche' nulla sappiamo delle sue combinazioni con gli altri geni. E porta un
esempio: nelle grandi pestilenze che in passato hanno afflitto l'umanita' -
e oggi nel caso dell'Aids - c'e' una fetta di popolazione che rimane immune
dalla malattia proprio perche' portatrice di una mutazione genetica che la
preserva. Con una diagnosi preimpianto gli embrioni portatori di un gene
modificato sarebbero eliminati, impedendo alla natura di creare una riserva
di persone resistenti alla malattia.
A noi sembra che la diagnosi preimpianto rischi di portarci verso
un'eugenetica che non si basa piu' sulla selezione dei tratti somatici (che
comunque gia' avviene in paesi in cui e' legale, come gli Stati Uniti) ma su
un presunto criterio di salute ottimale e arbitrariamente deciso sulla base
delle attuali conoscenze che domani potrebbero essere smentite proprio dal
progresso scientifico. Anche in questo caso invochiamo cautela e vogliamo
mettere al bando le illusioni di avere un figlio perfetto. Il rischio e'
insito nella vita e nel dare la vita, le donne lo sanno. E' giusto fare
prevenzione, ma e' una follia far credere che la scienza possa controllare
l'incontrollabile e che a questo scopo sia giusto pagare qualunque prezzo.
Piu' studiamo questo argomento e piu' ci rendiamo conto che la diagnosi
preimpianto e' un terreno molto complicato dal punto di vista scientifico e
etico, che sarebbe opportuno affrontare presa coscienza dei vantaggi e degli
svantaggi.
*
"La legge 40 proibisce la ricerca sulle cellule staminali embrionali e
blocca l'avanzamento di importanti ricerche per la cura di gravi malattie".
Questa argomentazione ci indigna piu' di altre perche' i cittadini vengono
convinti che per ragioni misteriose la legge in vigore sbarri la strada alla
cura certa e immediata di malattie come il diabete, il morbo di Parkinson e
l'Alzehimer, diffuse e temute. Ma non e' vero. Finora tutte le
sperimentazioni con cellule staminali embrionali sugli animali hanno dato
esiti negativi, eppure la sperimentazione viene gia' fatta sulla natura
umana. A tutt'oggi non esiste nessun protocollo di cura con cellule
staminali embrionali e anche i fan piu' accaniti ammettono che e' un
traguardo incerto e molto lontano (www.lucacoscioni.it/node/2486). Ci
chiediamo allora perche' destinare fondi e personale di lavoro su una
ricerca rischiosa e ancora agli inizi distraendoli da filoni gia' avviati.
Cure con le staminali adulte sono gia' praticate - esistono 58 protocolli di
cura - e proprio l'Italia ha ricercatori brillanti e internazionalmente
riconosciuti in questo campo, tanto che la comunita' scientifica stessa non
e' affatto compatta sui miracoli che vengono attribuiti alle staminali
embrionali (http://www.ecologiasociale.org/pg/biotecnologie_home.html). Noi
ci diciamo che l'embrione non sara' un soggetto separato dalla madre, ma
indubbiamente e' un potenziale di vita. Non e' meglio, dunque, applicare un
principio di precauzione e rispetto piuttosto che lasciare ad eventuali
dottor Stranamore le briglie sul collo? Secondo noi si'.
*
"La legge 40 vieta la fecondazione eterologa, ma i genitori sono coloro che
crescono i figli e non chi fornisce il materiale biologico".
Non ci interessa la tutela della famiglia patriarcale ne' di quella
biologica come  vorrebbero i cattolici contrari all'eterologa. Ci piacciono
tutte le combinazioni familiari, comprese quelle omosex. Ma siamo colpite
dal fatto che quando si parla di eterologa la scena e' dominata dallo
sperma, mentre nessuno o quasi nomina la donazione di ovuli, che pure e' la
parte piu' complicata. Per donare gli ovuli bisogna fare apposite
stimolazioni e un intervento ad hoc per asportarli. Proprio la maggiore
complicazione fisica espone le piu' povere delle terra a diventare serbatoio
di ovuli. Esiste gia' un fiorente mercato, alimentato non solo dalle coppie
sterili ma anche dalla scienza, che ha bisogno di un numero enorme di ovuli
per le sperimentazioni.
*
Siamo inoltre fermamente contrarie all'anonimato del donatore di materiale
biologico e l'esperienza della liberale Inghilterra dovrebbe insegnare
qualcosa (da aprile, al compimento del diciottesimo anno e' possibile
conoscere il proprio genitore biologico). Anche chi e' adottato puo' non
sapere delle sue origini ma nessuna legge gli impedisce di andarle a
cercare. In Svezia l'eterologa e' stata vietata di recente per ragioni molto
laiche: il numero di separazioni tra chi l'aveva fatta erano il doppio che
nelle altre coppie. Anche gli psicanalisti avvertono: l'ordine simbolico
familiare e' profondamente modificato e ricomporlo non e' una faccenda
risolvibile solo nelle relazioni private.
*
E poi l'esperienza omosessuale di un desiderio di paternita' e maternita',
spesso citata come argomentazione progressista a favore della
liberalizzazione delle tecniche di Pma, e' molto piu' complessa e
interessante di quanto si creda. Molti e molte non si arrendono alla
soluzione scientifica che viene loro proposta come unica possibilita', ma
cercano altre vie. Conosciamo maschi gay che hanno stipulato in amicizia
accordi con femmine gay, e hanno concepito figli a letto o con i kit
fai-da-te, in modo che i bambini nascessero per vie naturali e sapendo chi
sono i loro genitori. Un amico gay americano che desiderava un figlio ci ha
raccontato che, di fronte al medico che gli proponeva di comperare un ovulo
da una donna colombiana, fecondarlo con il suo sperma, reimpiantare
l'embrione dentro la donatrice pagandola come utero in affitto, ha pensato:
"Preferisco di gran lunga andare a letto con una mia amica e avere un
bambino con lei", e cosi' ha fatto.
*
Con questo scritto non vogliamo convincere nessuno a fare come noi ma
testimoniare una passione politica e una posizione femminista, di minoranza,
che non ha voce. Ci piacerebbe seminare qualche dubbio, ma soprattutto il
desiderio di chiudere le orecchie alla propaganda del capitalismo biotech
che ha incantato anche la sinistra e di cercare, indagare, riflettere,
parlare con le altre. In questi mesi abbiamo fatto una curiosa esperienza.
Basta nominare questo argomento per essere subissate di domande. Tante donne
e tanti uomini sentono che quel che la propaganda dice non e' vero, che c'e'
di piu' e che la faccenda e' di importanza cruciale. Lo sanno con il corpo,
madri o non madri, padri o non padri che siano.

5. APPELLI. LIBERA UNIVERSITA' DELLE DONNE: VOTA COME VUOI MA VOTA
[Dal sito della Libera universita' delle donne di Milano
(www.universitadelledonne.it) riprendiamo uno stralcio da un appello per il
voto referendario]

Vota come vuoi ma vota.
Donne e uomini hanno lottato due secoli per avere il diritto di voto e noi
donne italiane lo abbiamo esercitato per la prima volta solo il 2 giugno
1946.
La democrazia muore se cittadine e cittadini non esercitano questo
irrinunciabile diritto-dovere.
Difendi la democrazia.
Vota come vuoi ma vota.

6. REFERENDUM. "GRUPPI UOMINI" DI VARIE CITTA': UN APPELLO PER IL SI' AI
REFERENDUM
[Da Beppe Pavan (per contatti: carlaebeppe at libero.it) riceviamo e
diffondiamo il seguente documento sottoscritto dai "gruppi uomini" di Bari,
Bologna, Pinerolo, Roma, Torino, Verona, Viareggio (per contatti: e-mail:
maschileplurale at yahoo.it, maschileplurale at libero.it, sito:
web.tiscalinet.it/uominincammino). I "Gruppi uomini" sono esperienze di
uomini che praticano l'autocoscienza e si sono consapevolmente collocati
all'ascolto del pensiero delle donne]

Che cosa e' in gioco con i referendum del 12 e 13 giugno?
Le televisioni ci raccontano di ardite sperimentazioni scientifiche su cui
pontificano scienziati, moralisti e sacerdoti. Secondo noi invece e' in
gioco la liberta' di donne e uomini di decidere delle proprie scelte di vita
e riproduttive. Queste scelte riguardano la vita di tutti e non intendiamo
delegarle ne' ai tecnici ne' ai detentori della morale. E' in gioco anche il
nostro desiderio di essere padri, il nostro modo di esserlo, i nostri
progetti di vita.
Crediamo che gli uomini debbano partire dalla parzialita' della propria
esperienza senza nascondersi dietro la neutralita' di un discorso,
scientifico, ideologico o religioso, che si fa universale e si costituisce
in "norma".
Vogliamo affrancarci da una complicita' con politiche che tendono a imporre
per legge limiti all'autonomia e alla liberta' delle donne. La volonta' di
dettar legge, poi, nel campo della sfera piu' intima delle relazioni umane,
da parte di un gruppo di maschi celibi (la gerarchia cattolica) ci appare
intollerabile. Essi giocano sull'ignoranza e sulla soggezione tradizionale
di tanta gente nei confronti del clero, agitando in modo strumentale le
questioni della clonazione, dell'eugenetica, della selezione razziale, per
mascherare la volonta' patriarcale di dominare sui corpi e sulle coscienze.
Ancora una volta, il corpo delle donne e' considerato un bene di interesse
pubblico su cui "la societa'" deve legiferare nel nome di un supposto
interesse superiore, neutro e trascendente.
Siamo convinti che le donne devono continuare ad avere la prima parola e
l'ultima sulle scelte che riguardano la loro possibilita' di generare un
altro da se'.
Respingiamo una concezione secondo cui la liberta' dell'uomo cresce dove la
liberta' della donna venga limitata, negata, ostacolata. Non siamo
disponibili a progetti di "rivincita" del maschio. Questa cultura maschile
non ci rappresenta come uomini.
Siamo convinti che la liberta' delle donne sia condizione essenziale della
nostra stessa liberta' di uomini.
Noi pensiamo che la paternita' sia relazione, non un atto di proprieta'.
Sono padre perche' con il bambino e la bambina costruisco una relazione che
coinvolge il mio corpo e le mie emozioni.
Ma per diventare bambini e bambine gli embrioni hanno bisogno del desiderio,
del corpo della madre e dell'amore: senza tutto questo non nasce vita. Come
puo' una legge dare ordini o imporre proibizioni alle donne in questo campo?
Non dovrebbe, lo Stato, limitarsi a creare le condizioni perche' maternita'
e paternita' si possano esercitare nel miglior modo possibile?
La legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita ci appare violenta nei
confronti delle donne, perche' aggiunge sofferenze al dolore derivante dalle
difficolta' ad avere figli o dal pensiero di mettere al mondo bambini e
bambine con gravi problemi di salute.
Ma e' violenta anche verso noi uomini, perche' ci impone un ruolo di
proprietari e controllori che contraddice la nostra idea di paternita' come
relazione e scelta d'amore.
Per questo sentiamo come un atto di violenza anche l'invito pervicace ad
astenersi dal voto. Chi propaganda l'astensione intende imporre il proprio
punto di vista come unico, immodificabile, valido per tutti e tutte, contro
la libera e consapevole espressione delle scelte degli uomini e delle donne.
Pertanto dichiariamo la nostra totale dissidenza nei confronti di questa
cultura e di queste pratiche, anzi invitiamo tutti e tutte a informarsi, a
riflettere e a scegliere la strada della liberta' e della responsabilita'.
Da parte nostra, risponderemo si', con convinzione, ai quattro quesiti
referendari.
I gruppi uomini di Bari, Bologna, Pinerolo, Roma, Torino, Verona, Viareggio

7. REFERENDUM. MARISA NICCHI: PER ABROGARE ALCUNE MOSTRUOSITA' GIURIDICHE
[Dal sito www.comitatoperla.it riportiamo il seguente intervento di Marisa
Niccchi apparso su "Fuoriluogo", maggio 2005. Marisa Nicchi fa parte del
Comitato Perla (Comitato per la cancellazione della legge 40)]

A poco piu' di un anno dall'approvazione della legge 40 si voteranno quattro
referendum per abrogare alcune delle mostruosita' giuridiche in essa
contenute e, come auspicabile, aprire la strada ad un suo ripensamento. Aver
mirato su quattro quesiti - la liberta' della ricerca, la salute della
donna, la cancellazione dell'art.1, il ripristino della fecondazione con
gameti donati - non cancella il giudizio critico sull'impianto della legge.
E' una legge da Stato confessionale, che impone un'etica e penalizza
comportamenti ispirati a convinzioni diverse. E' generata da una maggioranza
politica che ha introdotto in legge l'ideologia della personificazione
dell'embrione.
Il primo articolo dichiara di voler assicurare "i diritti di tutti i
soggetti coinvolti, compreso il concepito". E'evidente il contrasto con i
principi del nostro ordinamento, e il disprezzo della relazione materna,
tramite insostituibile per nascere con o senza le tecniche. Si viene al
mondo per accettazione di una donna.
Lo ha ben espresso il pensiero femminile a partire dalla riflessione su
maternita', sessualita', aborto. Un potere primario che appartiene alla
donna per lo speciale legame, umano e non solo biologico, che avviene in
lei. Responsabilita' non riconosciuta dalla legge, che prefigurando piu'
soggetti posti in "parita' contro natura", introduce il conflitto tra madre
e concepito risolvendolo a favore dell'embrione in nome di un "diritto a
nascere" giocato dallo Stato a prescindere, anzi, contro la madre (Grazia
Zuffa, in "Critica liberale").
Per questa missione si proibisce la diagnosi prenatale sull'embrione e la
sua crioconservazione; si stabilisce il vincolo di produzione di non piu' di
tre embrioni e del loro contemporaneo trasferimento. Misure che sacrificano
la salute di donne e nascituri. Pur di tutelare l'embrione si interviene
nelle scelte terapeutiche fino a imporre un trattamento sanitario
obbligatorio. Ordini inapplicabili che dimostrano che questa legge non e'
"meglio del Far West", ma produttrice di Far West.
L'ideologia di Stato ha mancato la priorita': la garanzia del diritto alla
salute.
E' ideologico anche il divieto, unico in Europa, dell'eterologa, pratica a
cui, chi puo', accedera' andando all'estero o rischiando in clandestinita'.
Si rivela l'intento vero: prescrivere un modello di famiglia basato sulla
coppia stabile, eterosessuale e sulla certezza genetica della
discendenza,soprattutto paterna. Si nega una pluralita' di rapporti
familiari fondati sulla responsabilita', reintroducendo distinzioni tra
figli legittimi e non, discriminando "anomalie" come la single con figli,
fino a considerare l'omosessualita' un impedimento giuridico a procreare.
Puo' la legge decidere chi puo' diventare genitori e quale sia "il giusto
modo di nascere"?
Fa impressione tanto paternalismo autoritario, che cancella il confine dello
Stato laico tra diritto e morale. Ora vincere e' d'obbligo per respingere le
pressioni delle gerarchie del Vaticano, ieri tese a riportare in legge i
dogmi della dottrina cattolica, oggi a cavalcare l'astensione per far
fallire il quorum. Ne sarebbero condizionati in positivo anche gli equilibri
del centrosinistra, in cui sconcerta il persistere della ricerca, Amato in
testa, di tradurre in legge una mediazione tra laici e cattolici comprensiva
di una "norma familiare". Le sconfitte di questi anni hanno poco insegnato.
Laici e cattolici non hanno contenuti da mediare perche' la laicita' non e'
una delle visioni in campo, ma quel limite che permette la praticabilita' di
tutte. A questo punto, le contraddizioni trasversali possono essere sciolte
solo dai si' nelle urne.

8. LIBRI. SIMONA BONSIGNORI, IDA DOMINIJANNI, STEFANIA GIORGI: DI FRONTE
ALLA LEGGE
[E' in libreria (ma anche in edicola, allegato al quotidiano "Il manifesto")
il volume "Si puo'. Procreazione assistita: norme, soggetti, poste in
gioco", a cura di Simona Bonsignori, Ida Dominijanni, Stefania Giorgi
(Manifestolibri - Associazione Crs). Dal sito del Centro per la riforma
dello Stato (www.centroriformastato.it) riportiamo uno stralcio
dall'introduzione.
Simona Bonsignori, giornalista, dal 1991 dirige la casa editrice
Manifestolibri.
Ida Dominijanni, giornalista e saggista, docente a contratto di filosofia
sociale all'Universita' di Roma Tre, e' una prestigiosa intellettuale
femminista.
Su Stefania Giorgi cfr. supra]

L'articolato della legge 40 dice che l'embrione e' una persona contrapposta
alla madre, che le donne sono mediamente irresponsabili e i ginecologi
fanatici, che la ricerca scientifica e' sospetta per definizione, che
l'unica famiglia degna di chiamarsi tale e' quella col bollo del parroco o
del sindaco, che single e gay godono di diritti inferiori a quelli degli
eterosessuali e degli accoppiati, che lo Stato e la legislazione devono
indirizzare, sorvegliare e punire le scelte morali dei cittadini.
Noi pensiamo che l'embrione sia un progetto di vita se e in quanto la madre
lo desidera e lo porta avanti, che le donne sono titolari di un primato
sulla procreazione di cui fidarsi, che la medicina e la ricerca scientifica
non debbano sentirsi onnipotenti ma non debbano essere incatenate, che c'e'
famiglia laddove ci sono relazioni sentite e sensate, che eterosessuali,
single e gay siano uguali di fronte alla legge, che lo Stato dev'essere
neutrale rispetto alle nostre scelte morali.

9. EDITORIALE: SI' AL REFERENDUM, SENZA INSULTI E SENZA MENZOGNE,
ALL'ASCOLTO DELLE OPINIONI ALTRUI E CON GLI OCCHI APERTI
Si' al referendum, perche' la legge 40 del 2004 ci sembra essere una legge
sbagliata, contraddittoria, inadeguata, nociva. Essa si' frankensteiniana.
Modificarla ci sembra necessario.
Senza insulti: poiche' su argomenti cosi' seri ed impegnativi ciascuna
persona ha diritto di esprimere le sue opinioni, i suoi dubbi, i suoi
valori, le sue speranze, ed anche le sue esitazioni e i suoi timori; senza
sopraffazioni, senza dileggi e senza offese da parte di chicchessia.
Senza menzogne: molti problemi sono aperti, non e' vero che tutto e'
semplice ed ovvio, non e' vero che c'e' una risposta per tutto; sia gli
anatemi totalitari sia gli atteggiamenti di sufficienza, banalizzanti,
narcotici, sono tanto sciocchi quanto irresponsabili.
All'ascolto delle opinioni altrui: poiche' ogni ragionevole preoccupazione
e' degna di essere ascoltata, ogni sincera sensibilita' e' degna di
considerazione, ogni autentica emozione e franca riflessione va rispettata.
E con gli occhi aperti: si vota per modificare una legge su punti precisi.
Le chiacchiere generiche, le grossolane confusioni, le esagerazioni e i
sofismi non giovano a nessuno.
Si' al referendum per modificare una brutta legge, nel rispetto
dell'opinione di tutte e tutti.

==============================
NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
==============================
Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 15 del 9 giugno 2005