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Nonviolenza. Femminile plurale. 15
- Subject: Nonviolenza. Femminile plurale. 15
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 9 Jun 2005 12:22:44 +0200
============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 15 del 9 giugno 2005 In questo numero: 1. Casa internazionale delle donne: Il 9 giugno a Roma per dire insieme quattro si' 2. Ida Fare': Controcorrente 3. Stefania Giorgi intervista Maria Rosaria Marella 4. Alessandra Di Pietro, Paola Tavella: Non andremo a votare 5. Libera universita' delle donne: Vota come vuoi ma vota 6. "Gruppi uomini" di varie citta': Un appello per il si' ai referendum 7. Marisa Nicchi: Per abrogare alcune mostruosita' giuridiche 8. Simona Bonsignori, Ida Dominijanni, Stefania Giorgi: Di fronte alla legge 9. Si' al referendum, senza insulti e senza menzogne, all'ascolto delle opinioni altrui e con gli occhi aperti 1. INCONTRI. CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE: IL 9 GIUGNO A ROMA PER DIRE INSIEME QUATTRO SI' [Dal sito del "Paese delle donne" (www.womenews.net) riprendiamo e diffondiamo questo invito della Casa Internazionale delle Donne (per contatti: via della Lungara 19, tel. 0668401720, sito: www.casainternazionaledelledonne.org)] Riprendiamoci il girotondo per dire che sul nostro corpo e' nostra la parola, la prima e l'ultima. Diciamolo forte, insieme, giovedi' 9 giugno a piazza Montecitorio alle ore 18,30 con i quattro si'. Appuntamento alle ore 20 al giardino della Casa Internazionale delle Donne per la conclusione della campagna referendaria con aperitivi, ospiti e proiezioni. La vita e' nostra cura perche' da sempre mettiamo al mondo il mondo. 2. RIFLESSIONE. IDA FARE': CONTROCORRENTE [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo il seguente intervento di Ida Fare'. Ida Fare' e' docente di architettura al Politecnico di Milano, saggista, scrittrice] 1. In occasione del referendum che deve abrogare alcuni articoli della legge sulla "Procreazione assistita" si assiste a uno straordinario caso di bipolarismo, tradotto e amplificato dai media. Si fronteggiano due schieramenti ottusamente contrapposti dove ciascuno chiama dalla propria parte, di volta in volta, Dio, il corpo delle donne, Galileo Galilei, la ricerca scientifica, i diritti dei concepiti, le malattie incurabili dei bambini, la Chiesa, la liberta' dei cittadini e chi piu' ne ha piu' ne metta. E in questa grande battaglia (anche se costituita da eserciti trasversali rispetto alle formazioni politiche) paiono scontrarsi due idee astratte, il progressismo che fa capo alla sinistra e al liberalismo, e l'oscurantismo che fa capo alle gerarchie ecclesiastiche. Io non credo a questa contrapposizione che lascia da parte la questione fondamentale che sta alla base di tanto trambusto e da' per scontata, in quanto gia' praticata, la tecnologia genetica che permette di fabbricare e successivamente manipolare l'embrione umano. E mi domando: cosa significa il controllo scientifico sulla procreazione? Oggi la scienza ha raggiunto la possibilita' inaudita di determinare, scomponendolo e ricomponendolo, surgelandolo e manipolandolo, il finora misterioso e progressivo meccanismo dell'incontro tra ovulo e spermatozoo che da' origine alla vita umana e animale (non chiedetevi quando inizia la vita, la vita e' un continuum). E' un evento analogo a quello della fissione nucleare, quando si riusci' a rompere sperimentalmente in laboratorio la struttura dell'atomo, fino ad allora indivisibile, per produrre l'energia che servi', tra le altre applicazioni, a produrre la bomba atomica. Entrare nel cuore della materia, entrare nel cuore della vita, roba da restare senza fiato. Un salto "quantistico" come si dice in fisica e in biologia, un salto nel buio come si direbbe a livello popolare. E infatti la "bomba atomica" lascio' senza fiato il mondo, quando si accorse di avere generato la possibilita' del proprio annientamento, di essere gettato in una nuova era, l'era atomica, in cui il futuro poteva non essere piu', a causa della eccessiva potenza raggiunta dalla scienza. E nacquero i primi movimenti ecologisti e politici che posero il tema del limite e che in qualche lontano modo riuscirono a indurre una riflessione, un autocontrollo, un indebolimento di questa pretesa potenza autodistruttrice, fino a declinare diversamente l'inconsulto dispiegarsi della tecnica. Tanto e' vero che alla fine si presero accordi internazionali sugli armamenti nucleari e anche sul cosiddetto "uso pacifico" dell'energia nucleare (reattori e altri dispositivi usati in medicina) oggi si procede per cosi' dire con grande prudenza. * 2. Alcune nazioni come la nostra hanno rifiutato le centrali atomiche, altre no, altre ancora come l'Inghilterra le ripropongono proprio in questo periodo. In ogni caso questo accade dentro una riflessione sui pericoli e sui vantaggi, sul bene e sul male di questa meravigliosa e perigliosa avventura. Insomma il movimento ecologista (ora lasciato solo dalla politica tradizionale ma diffuso e travasato in altri movimenti giovanili come i cosiddetti noglobal) ha espresso e continua ad esprimere un freno positivo nei confronti di una scienza e di una tecnica prese come valore cieco ed assoluto, Dio o forse idolo. E questo vale per tante zone della scienza, dove alcune tecniche continuamente diventano oggetto di discussione e di denuncia. Pensate agli Ogm (organismi geneticamente modificati) che sono stati talvolta adottati, talvolta vietati a titolo preventivo rispetto a un procedimento di cui non si conosce il destino. Ma pensate anche alla battaglia contro la vivisezione e i test sugli animali, una battaglia giusta e rispettosa nei confronti di molte specie che abitano la terra e che sono spesso oggetto di inutili crudelta', tanto e' vero che su alcune creme prodotte per la cura della nostra pelle si legge la scritta, non testata su animali. E questo mi permette di formulare meglio la domanda. Perche' su questa altra bomba atomica, questa fissione nucleare che riguarda il corpo delle donne non sorge alcun dubbio, la si prende a scatola chiusa come un regalo della scienza che realizza ogni nostro desiderio? Perche' accettare tutto quello che si sperimenta su di noi, senza alcun problema, senza alcuna domanda, come fosse un infinito destino femminile quello di mettere il proprio corpo a disposizione del mondo? Si dice, se una coppia non puo' avere figli perche' non puo' ricorrere alla biogenetica, magari eterologa, per fare il loro bambino? (che forse del tutto loro non sara'). Si dice, se una donna e' malata di cancro, perche' non congelare un suo ovulo fecondato, metterlo in frigo prima che lei faccia la terribile cura chemioterapica che le distruggera' le ovaie, e poi a guarigione avvenuta farla diventare mamma? (lo ha detto Veronesi, dimenticando di dire cosa succedera' nel caso lei non potesse guarire). Si dice, molti bambini potrebbero evitare o superare terribili malattie grazie alle cellule staminali prelevate dagli embrioni (vorrei saperne di piu', le cellule staminali esistono in tanti altri tessuti e in ogni caso questo buon fine non puo' prescindere dalla domanda iniziale sulla vita, che bisogna capire come preservare e con quali mezzi). * 3. Ci sono troppe cose che si danno per scontate. Mary Shelley, autrice di Frankestein, sapeva guardare lontano. L'artista Orlane si fa operare e ricostruire davanti alle telecamere in fattezze abbondantemente mostruose, e in questo consiste la sua provocatoria opera d'arte. Anche lei sa guardare lontano. Io mi metto da parte. Sono una donna del secolo scorso, i miei figli sono nati sotto ai cavoli, come natura comanda. La mia generazione ha tentato di criticare la "scienza del capitale" come si diceva negli anni settanta, e successivamente di riscoprire una "medicina delle donne", con tecnologie rispettose del nostro corpo e per questo ci siamo ispirate alla nostra storia, ai saperi femminili naturali dell'erboristeria, delle donne un po' mediche, un po' barbiere, un po' streghe, alle ostetriche, alla scuola salernitana di Trotula, e a tutto quel bagaglio di sapere femminile cancellato per sempre dall'avvento della medicina ufficiale e maschile del "corpo macchina". Mi rendo conto che si e' trattato di un tentativo generoso ma un po' ingenuo e alla fine impotente di fronte al dispiegarsi delle meraviglie tecniche che ora ci promettono la realizzazione di ogni spericolato desiderio: giovinezza perpetua, fine della sottomissione ai cicli naturali della vita (fecondazione, mestruazioni, vecchiaia). Sono contenta di essere esentata da questi problemi cui non sarei capace di dare risposta, passo la staffetta alle giovani donne che dovranno farsene carico. Ma siccome credo alla potenza della genealogia femminile, alle giovani donne che oggi devono affrontare il problema vorrei fare una raccomandazione di riflessione e di prudenza. Riflessione sul corpo e sulla sessualita', cosi' drasticamente allontanata e separata dall'origine della vita. Prudenza rispetto alla tecnica che non e' un bene di per se stessa, ma appunto una provocazione, nel senso del chiamare a se' qualche cosa, utilizzandola... gia', ma per cosa? Siamo al tempo della liberta' femminile, possiamo essere signore del nostro corpo? 3. REFERENDUM. STEFANIA GIORGI INTERVISTA MARIA ROSARIA MARELLA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 4 giugno 2005. Stefania Giorgi e' giornalista e saggista, da anni animatrice delle pagine culturali del quotidiano "Il manifesto", ha scritto molti articoli, densi e illuminanti, su temi civili e morali, e in particolare di bioetica, di difesa intransigente della dignita' umana, quindi dal punto di vista del pensiero delle donne. Maria Rosaria Marella e' docente di diritto privato all'universita' di Perugia e fa parte dell'associazione delle donne giuriste italiane "Giudit"] La legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, che ci accingiamo a emendare con il voto referendario in quattro punti, e' stata definita da molte e molti tecnici del diritto una mostruosita' giuridica. Perche' mina alla base alcuni principi costitutivi della nostra civilta' giuridica, perche' e' in contrasto evidente con una delle radici del moderno stato di diritto, la separazione tra diritto e morale. Perche' segnala una pericolosa inversione di tendenza nel modo di intendere le liberta' personali e i rapporti tra individuo e stato. Perche' colpisce l'autodeterminazione delle donne, perche' discrimina donne e uomini sulla base della loro condizione personale, perche' blinda - remando contro la realta' - la famiglia nell'inesistente fortino di un unico modello rappresentato dalla coppia (certificata) eterosessuale. Una legge che in molti punti del suo articolato presenta profili di illegittimita' costituzionale e di aperto contrasto con altre leggi dello stato, come la 194 sull'interruzione volontaria della gravidanza. Ne parliamo con Maria Rosaria Marella, docente di diritto privato all'universita' di Perugia, attiva nella rete di giuriste dell'associazione "Giudit". - Stefania Giorgi: Quali sono a suo giudizio i punti della legge 40 in chiaro contrasto con la nostra carta costituzionale? - Maria Rosaria Marella: Il divieto di inseminazione eterologa (al centro del quesito referendario numero 4) e' in contrasto con l'articolo 3 della Costituzione che sancisce il principio di uguaglianza. La legge 40 non consente l'accesso alle tecniche di procreazione assitita a persone che hanno forme di sterilita' piu' gravi di quelle risolvibili con la fecondazione omologa e in tal modo discrimina fra le diverse forme di sterilita'. Un altro profilo di violazione del principio di uguaglianza e' il divieto di accesso alle tecniche di riproduzione assistita per donne single e coppie omosessuali che risultano in questo modo anch'esse discriminate, in base a condizioni personali e al loro status sociale che non corrisponde al "modello unico" di famiglia basata sulla coppia eterosessuale. * - Stefania Giorgi: La definizione del concepito come soggetto giuridico, riconoscendogli titolarita' di diritti (articolo 1 della legge 40) entra in rotta di collisione con altri principi del nostro sistema giuridico? - Maria Rosaria Marella: Contrasta con l'articolo 1 del codice civile e con la nozione di soggettivita' che ricollega la capacita' giuridica alla nascita, all'evento della nascita. Nella nostra Costituzione il concetto di soggetto di diritto non e' mai menzionato: vi compare il termine "persona", "uomo", "cittadino", "persona umana" in circostanze mai riferibili al concepito, al non nato. Non ci sono altri elementi che consentano di attribuire all'articolo 1 della legge 40 contenuto precettivo. Ad esempio, non ci sono previsioni nel codice penale che tutelino l'integrita' fisica del concepito separandolo dall'integrita' fisica e dalla salute della madre. Non ci sono tracce nel diritto italiano che possano rimandare a una nozione di soggettivita' riferita al concepito. Per questo stesso motivo il concepito non puo' essere titolare di diritti. Ammettendo che una diversa interpretazione fosse giuridicamente fondata - e non lo e' - porremmo il concepito e la madre in una situazione di potenziale conflitto anziche' di relazione e di interdipendenza. Il nostro diritto tutela il concepito attraverso la madre, la legge 40 vuole farne due soggetti in potenziale conflitto tra loro. Questo comporterebbe la conseguenza di ridurre la madre - in nome dei diritti del concepito - a un "contenitore" da controllare: nello stile di vita, imponendo controlli diagnostici e terapie sempre al fine di realizzare il diritto alla vita del concepito contro il diritto alla salute e all'autodeterminazione della madre. * - Stefania Giorgi: Lei ravvede altri profili di incostituzionalita' della legge 40? - Maria Rosaria Marella: Almeno altri due, che riguardano l'irragionevolezza di un bilanciamento fra i diritti della donna e l'interesse dello stato a tutelare la vita prenatale. Il primo emerge nei divieti di crioconservazione, di produrre piu' di tre embrioni, di revoca del consenso all'impianto in utero: divieti che fanno prevalere l'interesse statale alla tutela della vita prenatale rispetto alla salute della donna. Ma, si badi bene, questo interesse e' perseguito in modo del tutto ineffettivo, dal momento che la donna puo' sempre decidere di interrompere la gravidanza. Queste norme della legge 40 vanno contro quanto ha detto la Corte costituzionale nel 1975, quando ha ben distinto la rilevanza dei diritti di un soggetto gia' nato - la madre - rispetto all'interesse alla tutela della vita prenatale. * - Stefania Giorgi: Dunque il "sacrificio" della salute della donna che la legge 40 impone non e' bilanciato da una promozione effettiva della vita del concepito. Siamo di fronte a una legge-manifesto, ideologica e inapplicabile? - Maria Rosaria Marella: Si', una legge-manifesto incongruente da un punto di vista giuridico. Che presenta un altro cruciale punto di incostituzionalita' che riguarda l'autoderminazione procreativa, della donna in primo luogo e della coppia, rispetto alla tutela della vita. Perche' l'ineffettivita' conclusiva di questa legge proprio sul punto della tutela della vita non giustifica l'ingerenza dello stato e del legislatore rispetto a scelte che toccano aspetti piu' intimi della sfera privata. Siamo di fronte a vere e proprie mostruosita' giuridiche. L'ideologismo che innerva la legge 40 e' arrivato addirittura a prevedere la possibilita' di obiezione di coscienza. Un sanitario puo' rifiutarsi di garantire le tecniche di procreazione assistita. Ma qual e' il principio etico che verrebbe leso con le tecniche di procreazione assistita? Forse che la loro colpa consiste nel separare la procreazione dalla sessualita'? * - Stefania Giorgi: Molte e molti giuriste/i avevano indicato la strada delle eccezioni di incostituzionalita' per fermare la legge 40. Lei pensa che, quale che sia l'esito del referendum, sia una strada ancora percorribile? - Maria Rosaria Marella: Confido che sia possibile. Anche se c'e' gia' stata una prima pronuncia negativa, da parte del tribunale di Catania, nella quale ha ritenuto di far prevalere la volonta' di una maggiornza parlamentare contingente sui principi-chiave della nostra Costituzione e dell'ordinamento giuridico nel suo complesso. Ritengo che la gravita' della violazione dei principi della Costituzione e del diritto che la legge 40 opera sia talmente evidente che si puo' ben sperare che ci siano giudici piu' attenti, piu' laici, disposti a farsi carico di rinviare le questioni di illegittimita' costituzionale alla Corte. 4. RIFLESSIONE. ALESSANDRA DI PIETRO, PAOLA TAVELLA: NON ANDREMO A VOTARE [Dal sito www.girodivite.it riprendiamo questo intervento (disponibile anche in altri siti, ad esempio: www.stranocristiano.it, www.bioeticaefamiglia.it). Alessandra Di Pietro e' giornalista e saggista. Paola Tavella, giornalista e scrittrice, ha lavorato ai quotidiani "Il lavoro" e "Il manifesto"] Care amiche, cari amici, siamo femministe, libertarie e di sinistra e al referendum del 12 giugno sulla legge 40 non andremo a votare. Non ci riconosciamo nello schieramento del si' ne' in quello del no e neppure nell'appello dei vescovi per l'astensione. Vi spieghiamo le nostre ragioni, se avete voglia di leggerle, e vi passiamo alcuni links. Con affetto, Alessandra Di Pietro e Paola Tavella * Siamo la prima generazione pienamente consapevole che si puo' essere fecondi e creativi anche senza avere figli, biologici o meno. Siamo turbate dall'attuale offensiva politica e scientifica che esaspera il desiderio di maternita' e paternita' come essenza dell'essere una donna e un uomo completi. Le tecniche di fecondazione assistita sono pesanti, invasive, grezze, ancora poco sicure e ignote nelle conseguenze, (http://www.italialaica.it/cgi-bin/news/view.pl?id=004342), consegnano la procreazione nelle mani della tecnica e la sottraggono nei fatti, nel simbolico e nell'immaginario, al potere femminile che la governa con amore e saggezza fin dagli inizi del mondo. * Veniamo indotti a credere che i medici e gli scienziati siano sempre alleati benevoli del nostro desiderio e possano cancellare rischi, paure e malattie, ma l'esperienza su sessualita', contraccezione, parto e aborto ci ha insegnato che cosi' non e'. Medici e scienziati fanno di solito i loro interessi, non solo i nostri, e la procreazione medicalmente assistita e' una potente chiave emotiva di un'operazione di marketing per far apparire le applicazioni dell'enorme business biotech soltanto un vantaggio e un progresso per l'umanita' (http://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/intervis/r/rifkin.htm) e (http://italia.attac.org/spip/article.php3?id_article=132) Non siamo contrarie alle biotecnologie per principio e ci serviamo dei progressi che dobbiamo alla scienza, ma siamo diffidenti, caute e interessate a mantenere desto il nostro spirito critico, soprattutto perche' e' sulle donne e sulle sorti delle generazioni future che avviene la prima sperimentazione di massa del biotech sugli umani. Di questa diffidenza, di questa cautela, dell'esperienza critica del femminismo e dell'ambientalismo che riguarda corpi e scienza, salute e medicina, non c'e' invece spazio nella campagna referendaria per il si'. Ma, a proposito di salute, basta spostare di poco l'attenzione dallo scontro elettorale, e magari dare una telefonata all'Istituto superiore di sanita', per scoprire che l'infertilita' maschile e femminile e' in crescita esponenziale, ma a nessuno - ne' ai legislatori ne' ai referendari - sembra importante intervenire sulle sue cause, che sono inquinamento, stress, problemi psicologici, lavori a rischio, malattie trasmesse per vie sessuale, sulla prevenzione, e sulle cure, che hanno alte possibilita' di successo ma per le quali non ci sono investimenti di attenzione ne' di risorse pubbliche. Noi contestiamo questa logica totalmente allopatica, che cura i sintomi e ne perpetua le radici, che divide l'essere umano in pezzi, che lo riduce a puro corpo malato. Non possiamo fare a meno di riflettere sul dato che dice che dal punto di vista strettamente medico l'infertilita' e', fra il 14 e il 20%, sine causa (http://www.cecos.it/info_sterilita.php#DIMENSIONI%20DELLA%20STERILITA%20IN) . * Pensiamo che l'uso della procreazione medicalmente assistita non vada banalizzato. Siamo preoccupate e sbalordite che la campagna referendaria abbia trasformato le mere condizioni di accesso a una tecnica in una "battaglia di civilta' e di liberta' per le donne", e addirittura in un baluardo dell'autodeteminazione. Eppure noi c'eravamo quando il movimento delle donne, dopo Chernobyl e quando nacque Louise Brown, la prima bambina in provetta, si poneva con inquietudine le domande che ancora poniamo noi. Dove e' finita questa riflessione? E dov'e' l'autodeterminazione se la pressione culturale che spinge verso la maternita' tecnologica e l'affidamento acritico alla scienza e' cosi' forte, cosi' avara di conoscenza e di informazione? Come mai non leggiamo sui giornali di sinistra che Vandana Shiva, Naomi Klein, le organizzazioni femministe e non solo nei Paesi Terzi, gran parte dei no global hanno posizioni durissime e diffidenti nei confronti delle tecniche di fecondazione assistita e di manipolazione degli embrioni? (http://www.impegnoreferendum.it/NR/exeres/AF599094-B02A-4095-A525-FD5EA5862 970.htm) Non riusciamo a capire per quale ragione essere contrari alla manipolazione genetica del mais o dei pomodori e non a quella degli esseri umani. * Chiesa e scienziati si contendono l'embrione. Gli uni dicono che e' di Dio, gli altri lo reclamano perche' per la prima volta nella storia dell'umanita' il mistero dell'inizio della vita, che e' sempre stato celato agli sguardi e nascosto dentro di noi, puo' essere osservato, studiato, manipolato, clonato. Su questo argomento molti, uomini e donne, sono a disagio, e non riescono a trovare una misura. Abbiamo sentito alcune/i dire che l'embrione e' un grumo di cellule, altre/i sostenere che e' gia' un bambino. Entrambe le tonalita' emotive hanno il sapore della rimozione, dell'imbarazzo, dell'angoscia. Noi non intendiamo schierarci sulla natura dell'embrione dal punto di vista scientifico o spirituale, ma sappiamo che e' sempre stato delle donne in virtu' di una relazione carnale e non metafisica. Abbiamo deciso dalla notte dei tempi se farlo crescere o sbarazzarcene, se accoglierlo o respingerlo, se amarlo o detestarlo, e ci siamo comportate con saggezza, altrimenti nessuno di noi sarebbe qui a discuterne. Della nascita della vita noi, le donne, sappiamo piu' di chiunque. Come mai oggi, improvvisamente, non ci interessa la sorte degli embrioni? Siamo cosi' ferme nel non volerli lasciare in custodia ai preti, ma ci sentiamo davvero tranquille nel permettere agli scienziati di scassinarli? I preti vogliono salvare le anime, gli scienziati ci raccontano di agire per il bene dell'umanita', ma sul bene dell'umanita' lasceremo il monopolio a chi gia' fa crescere orecchie umane sui topi da laboratorio? (http://www.bairo.info/Pag29.html) Forse dovremmo dirci che la relazione con i misteriosi embrioni e' titolarita' della madre e di nessun altro, anche quando accetta che vengano prodotti fuori dal suo corpo, e partire da questa semplice verita' per discutere. Su questo punto pero' navighiamo nelle incertezze del mare aperto. Perche' se abbiamo esperienza di gravidanza e di aborto, non ne abbiamo di procreazione medicalmente assistita. E' un territorio nuovo e inesplorato, minato e inquinato, quasi del tutto fuori dal nostro controllo. Che cosa sentiamo nei confronti dell'embrione? Che cosa dicono quelle che ne hanno prodotti, impiantati, congelati, conservati altrove? Abbiamo bisogno di ascoltare e di parlare, o altri lo faranno al nostro posto. * Ci sembra che questa riflessione sia coerente e niente affatto antagonista con quello che pensiamo a proposito dell'aborto, su cui siamo state e saremo sempre militanti pro choice. Molte sono preoccupate che la soggettivita' dell'embrione introdotta dalla legge 40 metta in dubbio la nostra liberta', e anche noi lo siamo. Eppure, mentre sentiamo che sulla legge 194 - nonostante le perfidie e i tranelli della destra e del fondamentalismo cattolico - e' stata chiarita la relazione carnale e di libero arbitrio della donna sul frutto del concepimento, oggi avvertiamo che la minaccia alla nostra liberta' e alla nostra umanita' si e' spostata piu' avanti, sulle frontiere del biotech, la' dove l'embrione e' fuori di noi e quindi lo si dichiara non nostro, aprendo una gara per la sua custodia. Se e' vero che si spalanca uno scenario inevitabile e destinato a trasformare il modo di pensare alla vita e alla sua creazione, questo ci riguarda per prime. La scienza deve fare i conti con la nostra etica del limite, con la nostra sapienza sulla maternita' e sul rifiuto o l'indifferenza verso la maternita'. * Cautele, dunque, e limiti, e una libera, ampia discussione, e pieno accesso alle informazioni, questo e' quello che vogliamo. Vogliamo sapere quali conseguenze devono aspettarsi le donne sottoposte a pesanti stimolazioni ormonali, e che cosa succede alle coppie che affrontano questo percorso con successo o meno. Siamo preoccupate della salute fisica e psicologica dei bambini nati in provetta, rispetto alla quale non ci bastano le generiche assicurazioni di benessere che vengono dai medici che praticano la Pma, ma sono smentite da altri. Se avessimo il potere di farlo, imporremmo una moratoria. E la nostra astensione chiede questo, non ci interessa con chi ci accompagniamo. Si potrebbe obiettare che se i divieti della legge 40 venissero abrogati la discussione riprenderebbe su altre basi. Purtroppo non ci crediamo. Le argomentazioni dei referendari ci sono sembrate disoneste, ipocrite, e talvolta perfino manovrate dal potere economico, scientifico e tecnologico. Abbiamo aspettato che donne autorevoli dei partiti referendari, donne che stimiamo, di cui ci siamo fidate in piu' occasioni, esprimessero dubbi, offrissero tavoli di discussione, si sottraessero alle contrapposizioni ideologiche fra laici e cattolici e trovassero il coraggio di soluzioni controcorrente. Forse era una pretesa esagerata, ma l'abbiamo nutrita. Cosi' ci rassegniamo temporaneamente alla legge 40 perche', sia pure attraverso un percorso che non condividiamo, e' cauta quanto noi siamo caute e limita pratiche che ci inquietano (http://www.parlamento.it/parlam/leggi/04040l.htm). In tutto il mondo le leggi bioetiche vengono costantemente riviste, aggiornate, riscritte, discusse da capo, perche' i cambiamenti sono molto veloci. Succedera' anche in Italia, e speriamo che per quel giorno in campo non ci siano slogan ma opinioni libere e informate. * Si dira' che potremmo votare no, e lo abbiamo preso seriamente in considerazione, ma non ce la sentiamo di difendere attivamente con il voto la legge 40 perche' mette al centro la tutela dell'embrione e non quella delle donne, considerando l'uno un soggetto autonomo dall'altra, una strada non praticabile. Abrogare la soggettivita' del concepito ci interessava molto, e avremmo voluto poterlo fare, ma dopo aver letto il testo dei quesiti referendari abbiamo scoperto con grandissima rabbia che il terzo quesito, pubblicizzato come quello "in difesa dell'autodeterminazione della donna", abroga anche il divieto della diagnosi preimpianto, che a noi invece ad oggi preme mantenere (http://www.fiom.cgil.it/eventi/2005/ref_si/4_quesiti.htm). Non ci piace la legge 40 perche' stanzia fondi ridicoli e insufficienti su prevenzione e cura dell'infertilita', e pone ipocritamente l'adozione come alternativa preferibile alle tecniche di Pma. Non ci piace, infine, perche' e' segnata dal pessimo clima ideologico che l'ha prodotta. Siamo due convinte libertarie che avrebbero preferito un regolamento semplice, flessibile, rivedibile, realistico e di basso profilo, che diminuisse l'enfasi su queste tecniche senza venderle come una panacea e come un diritto sul quale misurare la liberta' delle donne. * Ci preme dire con chiarezza che giudichiamo l'informazione sui quesiti un inganno: e' una materia complessa, spinosa e difficile su cui, invece di creare consapevolezza, si e' fatta propaganda. Da una parte e dall'altra si vuol vincere, non ragionare, discutere, capire. Dov'e' la "battaglia di civilta'", se e' basata su un imbroglio e fa leva sulle paure e sulle debolezze delle persone? La controinformazione e' stata il nostro mestiere per tanti anni. Siamo giornaliste, veniamo l'una da "Noidonne" e "Avvenimenti" e l'altra da "Il manifesto". In questi mesi abbiamo letto, navigato in rete e siamo andate a caccia di quello che non viene proposto dai media ufficiali, abbiamo parlato con moltissime donne. E abbiamo avuto la possibilita' di farci un'opinione libera, informata e critica. Vi proponiamo quindi alcune pillole di controinformazione, oltre ai links da consultare direttamente, se ne avete voglia e tempo. * "La legge 40 impone tecniche lesive della salute e della dignita' della donna, perche' la produzione e il contemporaneo impianto di tre embrioni espone la donna a ripetere i cicli di stimolazione". La legge 40, infatti, impone di creare solo gli embrioni che si intende impiantare ed e' ormai sconsigliato dalla pratica medica impiantarne piu' di tre alla volta, tanto che anche la legge Zapatero riconosce lo stesso limite di impianto per proteggere le donne da gravidanze plurigemellari. Molti medici ritengono inoltre che sia meglio sottoporre le donne a piu' cicli di stimolazione a basso dosaggio piuttosto che a un solo bombardamento a dosaggi molto alti, che puo' essere molto pesante, per produrre piu' ovuli possibile e poi congelare gli embrioni eccedenti e averli disponibili per successivi impianti. Secondo le stime della "National Summary and Fertility clinic reports" (US Departement of Healt and human service), per ogni trasferimento in utero si ha il 31,3% di probabilita' di nascita quando si utilizzano embrioni non congelati, quando si trasferiscono cioe' immediatamente. Se invece si utilizzano gli embrioni congelati la percentuale scende al 17,6%. La discussione, quindi, verte sull'opportunita' o meno di applicare alcuni protocolli medici, e il secondo e il terzo quesito referendario - quasi uguali e ai limiti della incomprensibilita' - si potrebbero tradurre cosi': "Siete favorevoli ad eliminare il divieto presente nella legge 40 di crioconservare (congelare) gli embrioni in modo da non dover ripetere i cicli di stimolazione ormonale necessari a produrre gli ovuli da fecondare?". Va inoltre detto che alcuni operatori delle Pma lavorano ormai anche sulla crioconservazione degli ovuli e non degli embrioni, tecnica che ha dato risultati incoraggianti. Ma - e qui sta il punto che ci turba - i ginecologi impegnati sul fronte abolizionista sono tutti favorevoli al congelamento degli embrioni, mentre i pionieri (e sono soprattutto pioniere, in verita') del congelamento degli ovuli sono dall'altra parte insieme ad altri genetisti e scienziati che lavorano sulla Pma ma in un'altra ottica. Perche' chiedere ai cittadini di pronunciarsi sulla bonta' o meno di una singola tecnica come se fosse un problema giuridico o morale, mentre in realta' la guerra in corso e' fra lobbies scientifiche e economiche contrastanti? * "Le donne saranno costrette a farsi impiantare gli embrioni anche se malati". Non e' vero. Le linee guida di applicazione della legge 40 specificano che, nel rispetto dell'articolo 32 della Costituzione, nessun atto invasivo e' permesso senza il consenso dell'interessata (http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/procreazione_linee_guida/decre to.html). * "La legge 40 vieta la diagnosi preimpianto sugli embrioni, che permette di scoprire se l'embrione sia portatore di malattie genetiche". La diagnosi preimpianto consiste nel prelievo (rischioso) di una cellula dall'embrione per analizzare la presenza di alcune malattie e scartare gli embrioni portatori. E' una tecnica ancora imprecisa (il margine di errore del tre per cento costringe comunque ad una successiva amniocentesi), potrebbe funzionare solo in pochi casi di malattie monogeniche e non tiene conto di una elementare osservazione: molti di noi sono portatori di malattie che non si sviluppano nel corso della nostra vita perche' anche i fattori ambientali hanno la loro importanza. Jacques Testart, uno scienziato francese molto progressista che pratica la fecondazione assistita, respinge anche la selezione embrionale sulla base della presenza di un solo gene, perche' nulla sappiamo delle sue combinazioni con gli altri geni. E porta un esempio: nelle grandi pestilenze che in passato hanno afflitto l'umanita' - e oggi nel caso dell'Aids - c'e' una fetta di popolazione che rimane immune dalla malattia proprio perche' portatrice di una mutazione genetica che la preserva. Con una diagnosi preimpianto gli embrioni portatori di un gene modificato sarebbero eliminati, impedendo alla natura di creare una riserva di persone resistenti alla malattia. A noi sembra che la diagnosi preimpianto rischi di portarci verso un'eugenetica che non si basa piu' sulla selezione dei tratti somatici (che comunque gia' avviene in paesi in cui e' legale, come gli Stati Uniti) ma su un presunto criterio di salute ottimale e arbitrariamente deciso sulla base delle attuali conoscenze che domani potrebbero essere smentite proprio dal progresso scientifico. Anche in questo caso invochiamo cautela e vogliamo mettere al bando le illusioni di avere un figlio perfetto. Il rischio e' insito nella vita e nel dare la vita, le donne lo sanno. E' giusto fare prevenzione, ma e' una follia far credere che la scienza possa controllare l'incontrollabile e che a questo scopo sia giusto pagare qualunque prezzo. Piu' studiamo questo argomento e piu' ci rendiamo conto che la diagnosi preimpianto e' un terreno molto complicato dal punto di vista scientifico e etico, che sarebbe opportuno affrontare presa coscienza dei vantaggi e degli svantaggi. * "La legge 40 proibisce la ricerca sulle cellule staminali embrionali e blocca l'avanzamento di importanti ricerche per la cura di gravi malattie". Questa argomentazione ci indigna piu' di altre perche' i cittadini vengono convinti che per ragioni misteriose la legge in vigore sbarri la strada alla cura certa e immediata di malattie come il diabete, il morbo di Parkinson e l'Alzehimer, diffuse e temute. Ma non e' vero. Finora tutte le sperimentazioni con cellule staminali embrionali sugli animali hanno dato esiti negativi, eppure la sperimentazione viene gia' fatta sulla natura umana. A tutt'oggi non esiste nessun protocollo di cura con cellule staminali embrionali e anche i fan piu' accaniti ammettono che e' un traguardo incerto e molto lontano (www.lucacoscioni.it/node/2486). Ci chiediamo allora perche' destinare fondi e personale di lavoro su una ricerca rischiosa e ancora agli inizi distraendoli da filoni gia' avviati. Cure con le staminali adulte sono gia' praticate - esistono 58 protocolli di cura - e proprio l'Italia ha ricercatori brillanti e internazionalmente riconosciuti in questo campo, tanto che la comunita' scientifica stessa non e' affatto compatta sui miracoli che vengono attribuiti alle staminali embrionali (http://www.ecologiasociale.org/pg/biotecnologie_home.html). Noi ci diciamo che l'embrione non sara' un soggetto separato dalla madre, ma indubbiamente e' un potenziale di vita. Non e' meglio, dunque, applicare un principio di precauzione e rispetto piuttosto che lasciare ad eventuali dottor Stranamore le briglie sul collo? Secondo noi si'. * "La legge 40 vieta la fecondazione eterologa, ma i genitori sono coloro che crescono i figli e non chi fornisce il materiale biologico". Non ci interessa la tutela della famiglia patriarcale ne' di quella biologica come vorrebbero i cattolici contrari all'eterologa. Ci piacciono tutte le combinazioni familiari, comprese quelle omosex. Ma siamo colpite dal fatto che quando si parla di eterologa la scena e' dominata dallo sperma, mentre nessuno o quasi nomina la donazione di ovuli, che pure e' la parte piu' complicata. Per donare gli ovuli bisogna fare apposite stimolazioni e un intervento ad hoc per asportarli. Proprio la maggiore complicazione fisica espone le piu' povere delle terra a diventare serbatoio di ovuli. Esiste gia' un fiorente mercato, alimentato non solo dalle coppie sterili ma anche dalla scienza, che ha bisogno di un numero enorme di ovuli per le sperimentazioni. * Siamo inoltre fermamente contrarie all'anonimato del donatore di materiale biologico e l'esperienza della liberale Inghilterra dovrebbe insegnare qualcosa (da aprile, al compimento del diciottesimo anno e' possibile conoscere il proprio genitore biologico). Anche chi e' adottato puo' non sapere delle sue origini ma nessuna legge gli impedisce di andarle a cercare. In Svezia l'eterologa e' stata vietata di recente per ragioni molto laiche: il numero di separazioni tra chi l'aveva fatta erano il doppio che nelle altre coppie. Anche gli psicanalisti avvertono: l'ordine simbolico familiare e' profondamente modificato e ricomporlo non e' una faccenda risolvibile solo nelle relazioni private. * E poi l'esperienza omosessuale di un desiderio di paternita' e maternita', spesso citata come argomentazione progressista a favore della liberalizzazione delle tecniche di Pma, e' molto piu' complessa e interessante di quanto si creda. Molti e molte non si arrendono alla soluzione scientifica che viene loro proposta come unica possibilita', ma cercano altre vie. Conosciamo maschi gay che hanno stipulato in amicizia accordi con femmine gay, e hanno concepito figli a letto o con i kit fai-da-te, in modo che i bambini nascessero per vie naturali e sapendo chi sono i loro genitori. Un amico gay americano che desiderava un figlio ci ha raccontato che, di fronte al medico che gli proponeva di comperare un ovulo da una donna colombiana, fecondarlo con il suo sperma, reimpiantare l'embrione dentro la donatrice pagandola come utero in affitto, ha pensato: "Preferisco di gran lunga andare a letto con una mia amica e avere un bambino con lei", e cosi' ha fatto. * Con questo scritto non vogliamo convincere nessuno a fare come noi ma testimoniare una passione politica e una posizione femminista, di minoranza, che non ha voce. Ci piacerebbe seminare qualche dubbio, ma soprattutto il desiderio di chiudere le orecchie alla propaganda del capitalismo biotech che ha incantato anche la sinistra e di cercare, indagare, riflettere, parlare con le altre. In questi mesi abbiamo fatto una curiosa esperienza. Basta nominare questo argomento per essere subissate di domande. Tante donne e tanti uomini sentono che quel che la propaganda dice non e' vero, che c'e' di piu' e che la faccenda e' di importanza cruciale. Lo sanno con il corpo, madri o non madri, padri o non padri che siano. 5. APPELLI. LIBERA UNIVERSITA' DELLE DONNE: VOTA COME VUOI MA VOTA [Dal sito della Libera universita' delle donne di Milano (www.universitadelledonne.it) riprendiamo uno stralcio da un appello per il voto referendario] Vota come vuoi ma vota. Donne e uomini hanno lottato due secoli per avere il diritto di voto e noi donne italiane lo abbiamo esercitato per la prima volta solo il 2 giugno 1946. La democrazia muore se cittadine e cittadini non esercitano questo irrinunciabile diritto-dovere. Difendi la democrazia. Vota come vuoi ma vota. 6. REFERENDUM. "GRUPPI UOMINI" DI VARIE CITTA': UN APPELLO PER IL SI' AI REFERENDUM [Da Beppe Pavan (per contatti: carlaebeppe at libero.it) riceviamo e diffondiamo il seguente documento sottoscritto dai "gruppi uomini" di Bari, Bologna, Pinerolo, Roma, Torino, Verona, Viareggio (per contatti: e-mail: maschileplurale at yahoo.it, maschileplurale at libero.it, sito: web.tiscalinet.it/uominincammino). I "Gruppi uomini" sono esperienze di uomini che praticano l'autocoscienza e si sono consapevolmente collocati all'ascolto del pensiero delle donne] Che cosa e' in gioco con i referendum del 12 e 13 giugno? Le televisioni ci raccontano di ardite sperimentazioni scientifiche su cui pontificano scienziati, moralisti e sacerdoti. Secondo noi invece e' in gioco la liberta' di donne e uomini di decidere delle proprie scelte di vita e riproduttive. Queste scelte riguardano la vita di tutti e non intendiamo delegarle ne' ai tecnici ne' ai detentori della morale. E' in gioco anche il nostro desiderio di essere padri, il nostro modo di esserlo, i nostri progetti di vita. Crediamo che gli uomini debbano partire dalla parzialita' della propria esperienza senza nascondersi dietro la neutralita' di un discorso, scientifico, ideologico o religioso, che si fa universale e si costituisce in "norma". Vogliamo affrancarci da una complicita' con politiche che tendono a imporre per legge limiti all'autonomia e alla liberta' delle donne. La volonta' di dettar legge, poi, nel campo della sfera piu' intima delle relazioni umane, da parte di un gruppo di maschi celibi (la gerarchia cattolica) ci appare intollerabile. Essi giocano sull'ignoranza e sulla soggezione tradizionale di tanta gente nei confronti del clero, agitando in modo strumentale le questioni della clonazione, dell'eugenetica, della selezione razziale, per mascherare la volonta' patriarcale di dominare sui corpi e sulle coscienze. Ancora una volta, il corpo delle donne e' considerato un bene di interesse pubblico su cui "la societa'" deve legiferare nel nome di un supposto interesse superiore, neutro e trascendente. Siamo convinti che le donne devono continuare ad avere la prima parola e l'ultima sulle scelte che riguardano la loro possibilita' di generare un altro da se'. Respingiamo una concezione secondo cui la liberta' dell'uomo cresce dove la liberta' della donna venga limitata, negata, ostacolata. Non siamo disponibili a progetti di "rivincita" del maschio. Questa cultura maschile non ci rappresenta come uomini. Siamo convinti che la liberta' delle donne sia condizione essenziale della nostra stessa liberta' di uomini. Noi pensiamo che la paternita' sia relazione, non un atto di proprieta'. Sono padre perche' con il bambino e la bambina costruisco una relazione che coinvolge il mio corpo e le mie emozioni. Ma per diventare bambini e bambine gli embrioni hanno bisogno del desiderio, del corpo della madre e dell'amore: senza tutto questo non nasce vita. Come puo' una legge dare ordini o imporre proibizioni alle donne in questo campo? Non dovrebbe, lo Stato, limitarsi a creare le condizioni perche' maternita' e paternita' si possano esercitare nel miglior modo possibile? La legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita ci appare violenta nei confronti delle donne, perche' aggiunge sofferenze al dolore derivante dalle difficolta' ad avere figli o dal pensiero di mettere al mondo bambini e bambine con gravi problemi di salute. Ma e' violenta anche verso noi uomini, perche' ci impone un ruolo di proprietari e controllori che contraddice la nostra idea di paternita' come relazione e scelta d'amore. Per questo sentiamo come un atto di violenza anche l'invito pervicace ad astenersi dal voto. Chi propaganda l'astensione intende imporre il proprio punto di vista come unico, immodificabile, valido per tutti e tutte, contro la libera e consapevole espressione delle scelte degli uomini e delle donne. Pertanto dichiariamo la nostra totale dissidenza nei confronti di questa cultura e di queste pratiche, anzi invitiamo tutti e tutte a informarsi, a riflettere e a scegliere la strada della liberta' e della responsabilita'. Da parte nostra, risponderemo si', con convinzione, ai quattro quesiti referendari. I gruppi uomini di Bari, Bologna, Pinerolo, Roma, Torino, Verona, Viareggio 7. REFERENDUM. MARISA NICCHI: PER ABROGARE ALCUNE MOSTRUOSITA' GIURIDICHE [Dal sito www.comitatoperla.it riportiamo il seguente intervento di Marisa Niccchi apparso su "Fuoriluogo", maggio 2005. Marisa Nicchi fa parte del Comitato Perla (Comitato per la cancellazione della legge 40)] A poco piu' di un anno dall'approvazione della legge 40 si voteranno quattro referendum per abrogare alcune delle mostruosita' giuridiche in essa contenute e, come auspicabile, aprire la strada ad un suo ripensamento. Aver mirato su quattro quesiti - la liberta' della ricerca, la salute della donna, la cancellazione dell'art.1, il ripristino della fecondazione con gameti donati - non cancella il giudizio critico sull'impianto della legge. E' una legge da Stato confessionale, che impone un'etica e penalizza comportamenti ispirati a convinzioni diverse. E' generata da una maggioranza politica che ha introdotto in legge l'ideologia della personificazione dell'embrione. Il primo articolo dichiara di voler assicurare "i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito". E'evidente il contrasto con i principi del nostro ordinamento, e il disprezzo della relazione materna, tramite insostituibile per nascere con o senza le tecniche. Si viene al mondo per accettazione di una donna. Lo ha ben espresso il pensiero femminile a partire dalla riflessione su maternita', sessualita', aborto. Un potere primario che appartiene alla donna per lo speciale legame, umano e non solo biologico, che avviene in lei. Responsabilita' non riconosciuta dalla legge, che prefigurando piu' soggetti posti in "parita' contro natura", introduce il conflitto tra madre e concepito risolvendolo a favore dell'embrione in nome di un "diritto a nascere" giocato dallo Stato a prescindere, anzi, contro la madre (Grazia Zuffa, in "Critica liberale"). Per questa missione si proibisce la diagnosi prenatale sull'embrione e la sua crioconservazione; si stabilisce il vincolo di produzione di non piu' di tre embrioni e del loro contemporaneo trasferimento. Misure che sacrificano la salute di donne e nascituri. Pur di tutelare l'embrione si interviene nelle scelte terapeutiche fino a imporre un trattamento sanitario obbligatorio. Ordini inapplicabili che dimostrano che questa legge non e' "meglio del Far West", ma produttrice di Far West. L'ideologia di Stato ha mancato la priorita': la garanzia del diritto alla salute. E' ideologico anche il divieto, unico in Europa, dell'eterologa, pratica a cui, chi puo', accedera' andando all'estero o rischiando in clandestinita'. Si rivela l'intento vero: prescrivere un modello di famiglia basato sulla coppia stabile, eterosessuale e sulla certezza genetica della discendenza,soprattutto paterna. Si nega una pluralita' di rapporti familiari fondati sulla responsabilita', reintroducendo distinzioni tra figli legittimi e non, discriminando "anomalie" come la single con figli, fino a considerare l'omosessualita' un impedimento giuridico a procreare. Puo' la legge decidere chi puo' diventare genitori e quale sia "il giusto modo di nascere"? Fa impressione tanto paternalismo autoritario, che cancella il confine dello Stato laico tra diritto e morale. Ora vincere e' d'obbligo per respingere le pressioni delle gerarchie del Vaticano, ieri tese a riportare in legge i dogmi della dottrina cattolica, oggi a cavalcare l'astensione per far fallire il quorum. Ne sarebbero condizionati in positivo anche gli equilibri del centrosinistra, in cui sconcerta il persistere della ricerca, Amato in testa, di tradurre in legge una mediazione tra laici e cattolici comprensiva di una "norma familiare". Le sconfitte di questi anni hanno poco insegnato. Laici e cattolici non hanno contenuti da mediare perche' la laicita' non e' una delle visioni in campo, ma quel limite che permette la praticabilita' di tutte. A questo punto, le contraddizioni trasversali possono essere sciolte solo dai si' nelle urne. 8. LIBRI. SIMONA BONSIGNORI, IDA DOMINIJANNI, STEFANIA GIORGI: DI FRONTE ALLA LEGGE [E' in libreria (ma anche in edicola, allegato al quotidiano "Il manifesto") il volume "Si puo'. Procreazione assistita: norme, soggetti, poste in gioco", a cura di Simona Bonsignori, Ida Dominijanni, Stefania Giorgi (Manifestolibri - Associazione Crs). Dal sito del Centro per la riforma dello Stato (www.centroriformastato.it) riportiamo uno stralcio dall'introduzione. Simona Bonsignori, giornalista, dal 1991 dirige la casa editrice Manifestolibri. Ida Dominijanni, giornalista e saggista, docente a contratto di filosofia sociale all'Universita' di Roma Tre, e' una prestigiosa intellettuale femminista. Su Stefania Giorgi cfr. supra] L'articolato della legge 40 dice che l'embrione e' una persona contrapposta alla madre, che le donne sono mediamente irresponsabili e i ginecologi fanatici, che la ricerca scientifica e' sospetta per definizione, che l'unica famiglia degna di chiamarsi tale e' quella col bollo del parroco o del sindaco, che single e gay godono di diritti inferiori a quelli degli eterosessuali e degli accoppiati, che lo Stato e la legislazione devono indirizzare, sorvegliare e punire le scelte morali dei cittadini. Noi pensiamo che l'embrione sia un progetto di vita se e in quanto la madre lo desidera e lo porta avanti, che le donne sono titolari di un primato sulla procreazione di cui fidarsi, che la medicina e la ricerca scientifica non debbano sentirsi onnipotenti ma non debbano essere incatenate, che c'e' famiglia laddove ci sono relazioni sentite e sensate, che eterosessuali, single e gay siano uguali di fronte alla legge, che lo Stato dev'essere neutrale rispetto alle nostre scelte morali. 9. EDITORIALE: SI' AL REFERENDUM, SENZA INSULTI E SENZA MENZOGNE, ALL'ASCOLTO DELLE OPINIONI ALTRUI E CON GLI OCCHI APERTI Si' al referendum, perche' la legge 40 del 2004 ci sembra essere una legge sbagliata, contraddittoria, inadeguata, nociva. Essa si' frankensteiniana. Modificarla ci sembra necessario. Senza insulti: poiche' su argomenti cosi' seri ed impegnativi ciascuna persona ha diritto di esprimere le sue opinioni, i suoi dubbi, i suoi valori, le sue speranze, ed anche le sue esitazioni e i suoi timori; senza sopraffazioni, senza dileggi e senza offese da parte di chicchessia. Senza menzogne: molti problemi sono aperti, non e' vero che tutto e' semplice ed ovvio, non e' vero che c'e' una risposta per tutto; sia gli anatemi totalitari sia gli atteggiamenti di sufficienza, banalizzanti, narcotici, sono tanto sciocchi quanto irresponsabili. All'ascolto delle opinioni altrui: poiche' ogni ragionevole preoccupazione e' degna di essere ascoltata, ogni sincera sensibilita' e' degna di considerazione, ogni autentica emozione e franca riflessione va rispettata. E con gli occhi aperti: si vota per modificare una legge su punti precisi. Le chiacchiere generiche, le grossolane confusioni, le esagerazioni e i sofismi non giovano a nessuno. Si' al referendum per modificare una brutta legge, nel rispetto dell'opinione di tutte e tutti. ============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 15 del 9 giugno 2005
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