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La nonviolenza e' in cammino. 950
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 950
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 4 Jun 2005 02:40:38 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 950 del 4 giugno 2005 Sommario di questo numero: 1. Clementina, della semplicita' 2. Enrico Peyretti: Se sia sostenibile 3. Chiara Murzio: Una convinzione civica 4. Vittorio Rapetti: Una riflessione nell'Azione Cattolica 5. Sergio Rostagno: Il dovere di scegliere 6. Giobbe Santabarbara: Di cosa stiamo parlando? 7. Hannah Arendt: Il perdono e la promessa 8. Maria Luisa Boccia, Grazia Zuffa: La mediazione femminile 9. Agnes Heller: Generalizzare 10. Franca Ongaro Basaglia: Corpo per altri 11. Silvia Vegetti Finzi: Maternita' 12 Con "Qualevita", la lezione di Heinrich Boell 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento 14. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. CLEMENTINA, DELLA SEMPLICITA' [Clementina Cantoni, volontaria dell'associazione umanitaria "Care international", impegnata in Afghanistan nella solidarieta' con le donne, e' stata rapita alcuni giorni fa] E' cosi' semplice: si salvi una vita, si liberi una persona. Chiunque ha potere di fare qualcosa a tal fine, fosse pure solo chiederlo, lo faccia. Cosi' si salva il mondo, cosi' rinasce l'umanita'. Salvare le vite, liberare le persone. Esercitare la misericordia, recare aiuto, suscitare umanita'. Questo faceva Clementina per tutti, questo dovremmo fare tutti anche per lei. 2. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: SE SIA SOSTENIBILE [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questo intervento, estratto da una lettera personale. Enrico Peyretti e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e una recente edizione aggiornata e' nei nn. 791-792 di questo notiziario; vari suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org. Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario] Comunico a te e ad altri "amici di dialogo" qualche altra mia faticosa riflessione attuale. Se lo sviluppo fisico-economico attuale e' insostenibile dal punto di vista ambientale, mi sto domandando se sia sostenibile dal punto di vista fisico-biologico, psicologico, sociale e etico umano, l'attivismo e interventismo biotecnico in atto. E' una domanda, non una conclusione. La mia e' solo una paura del nuovo? una diffidenza ingiusta sulla scienza? o una saggia prudenza e prevenzione? Non riesco tanto ad entrare nell'analisi della legge 40 e delle modifiche proposte (ne' l'una ne' le altre mi piacciono), perche' non riesco a togliere la mia attenzione massima dal clima etico-culturale ad esse circostante: - la volonta' di potenza tecnologica: dagli ultratelefonini superflui in la', fatti con cio' che rubiamo a mano armata ai poveri, sta approssimando la Wille zur Macht [la famigerata "Volonta' di potenza" di derivazione nietzscheana - ndr -]; - la trasformazione, deformante i rapporti umani, del desiderio in diritto; - il figlio come prodotto piu' che come dono ricevuto (cosi' considero la vita, tanto nei suoi estremi del nostro esser nati e del nostro morire, come nel sole e nell'aria di ogni giorno, e ritengo la "vita nel dono" ricevuto-liberamente-dato infinitamente piu' viva che la vita nel prendere e nel fare tutto cio' che si vuole e si puo'); - la natura vista come materiale informe, senza un suo senso, ma tutta manipolabile; - la insufficiente considerazione del principio di precauzione, doveroso per evitare gli effetti irreversibili la' dove agiamo in condizioni di relativa ignoranza; - le chiaramente ventilate estensioni della biotecnica all'eugenetica (non dico quella nazista eliminatoria, ma quella programmatoria della confezione del figlio sul modello voluto, che sarebbe devastazione dell'umanesimo, della spiritualita', dell'alterita' indominabile dell'altro); - le indubbie spesso nascoste interferenze di interessi e profitti economici voraci nell'orientare, con condizionamenti determinanti, le direzioni e i campi della ricerca scientifica pura - al di la' della intelligenza e onesta volonta' di tanti ricercatori - e poi delle sue applicazioni: in particolare soffro lo scandalo, e mi accuso moralmente di goderne i vantaggi, di una medicina e farmaceutica che "stra-cura" i ricchi e "tras-cura" i poveri, facendoli scientemente morire, anche per le piu' semplici malattie, perche' non possono pagare! E' un dato infernale della nostra umanita' che la scienza sia impegnata maggiormente a produrre armi per la morte che medicine per la vita. E forse c'e' altro ancora. 3. REFERENDUM. CHIARA MURZIO: UNA CONVINZIONE CIVICA [Dal "Foglio di comunita'" di giugno 2005 della Comunita' di base di Pinerolo (per contatti: e-mail: info at viottoli.it, sito: www.viottoli.it) riportiamo un passaggio della riflessione di Chiara Murzio, impegnata nell'esperienza della Comunita' cristiana di base di Pinerolo] Per il referendum del 12-13 giugno sono favorevole ai quattro si'. Sono una donna di 60 anni: il mio non e' un parere ne' scientifico ne' tecnico ne' morale ne' moralista, ma una convinzione civica. In passato sono stata favorevole sia al divorzio che all'aborto: io non ho mai utilizzato queste possibilita' (per fortuna non e' stato necessario), ma ritenevo fossero giuste per chi ne avesse avuto necessita'. Ritengo che il divorzio, l'aborto e l'eventuale procreazione medicalmente assistita non siano esattamente un invito a nozze, cose da fare a cuor leggero: chissa' quanta sofferenza dietro e dentro a certe scelte! Sono convinta che chi vi ricorre abbia sperimentato altre alternative, ma senza successo. Per chi e' contrario non ci sara' certo l'obbligo di usufruire di tali leggi; ma perche' imporre il divieto ad altri? Ho colto a volte la titubanza di fronte al timore (e non nascondo che a volte e' anche il mio) che queste procedure diano l'avvio a ben altre frontiere: una sorta di degenerazione della ricerca; ma mi sono detta che una legge e' una legge e sta a noi non farne un uso degenerativo... 4. REFERENDUM. VITTORIO RAPETTI: UNA RIFLESSIONE NELL'AZIONE CATTOLICA [Proponiamo l'editoriale del "Servizio di informazione e documentazione per responsabili e assistenti" dell'Azione Cattolica Italiana, delegazione regionale Piemonte Valle d'Aosta, nuova serie, n. 23, giugno 2005, speciale referendum. Vittorio Rapetti (per contatti: vittorio_rap at libero.it), costruttore di pace, amico della nonviolenza, impegnato nell'Azione Cattolica, voce sempre autorevole per la ponderatezza, l'equilibrio, la sensibilita' e la pietas delle sue valutazioni, cura il "Servizio di informazione e documentazione per responsabili e assistenti" dell'Azione Cattolica Italiana, delegazione regionale Piemonte Valle d'Aosta] "La natura della fede non e' tale per cui a partire da un certo momento si possa dire: io la possiedo, altri no... La fede rimane un cammino. Durante tutto il corso della nostra vita rimane un cammino, e percio' la fede e' sempre minacciata e in pericolo. Ed e' anche salutare che si sottragga in questo modo al rischio di trasformarsi in ideologia manipolabile. Di indurirsi e di renderci incapaci di condividere riflessione e sofferenza con il fratello che dubita e che s'interroga. La fede puo' maturare solo nella misura in cui sopporti e si faccia carico, in ogni fase dell'esistenza, dell'angoscia e della forza dell'incredulita' e l'attraversi infine fino a farsi di nuovo percorribile in una nuova epoca" (Joseph Ratzinger, Dio e il mondo, Edizioni S. Paolo, 2001, p. 30) "C'e' chi dice no", urlava una canzone di Vasco Rossi. A che cosa non si capiva bene, pero' il problema c'era. E c'e'. C'e' chi dice no, c'e' chi dice si', c'e' chi dice astenersi. L'essenziale e' sapere a che cosa e perche'. Un cara persona, cattolica praticante e impegnata, qualche giorno fa, di fronte all'invito a partecipare al dibattito organizzato dall'Azione Cattolica sui temi della fecondazione mi ha risposto: "Grazie, non vengo, tanto so gia' che cosa devo fare". Qualcuno dice che il cosiddetto "mondo cattolico" sia compatto per l'astensione, e che il cosiddetto "mondo laico" sia compatto per il si'. Forse non e' proprio cosi'. Anzi, le posizioni sono molto, molto mescolate. Segno che la scelta non e' cosi' evidente, ne' cosi' scontata. Segno che non e' una "battaglia" tra perfidi oscurantisti e luminosi difensori della liberta'. Ma neppure e' la "battaglia" tra seri difensori della verita' e superficiali negatori del diritto alla vita. Segno che - come gia' successe in passato - sul merito delle questioni oggetto dei referendum si stanno scaricando anche altri problemi e progetti, attese ed equivoci, riflessi psicologici e culturali, oltre che corposi interessi scientifici, politici, economici. * Per questo, con giustificato motivo, molti hanno segnalato che: a) dei referendum "avremmo fatto volentieri a meno" perche' questioni di questa complessita' non si possono decidere a colpi di si'/no, inoltre i quesiti referendari sono quattro, ma certo e' difficile fare ragionamenti distinti su ciascun quesito, come sarebbe pure doveroso, percio' si preferisce semplificare riducendo le questioni ad unico si' o no; d'altra parte, i referendum hanno in qualche modo "costretto" molte persone a riflettere su questi temi, che finora erano rimasti riservati agli esperti e alle persone che vivono piu' da vicino i problemi della sterilita' e infertilita': il punto e' quindi far si' che il dibattito di queste settimane ci aiuti a capire meglio i problemi e non semplicemente a dividerci in due o tre schieramenti che si scomunicano a vicenda; b) resta il problema della indispensabile soluzione politica della questione con il mantenimento o la riforma della legge attuale: il Parlamento - e in esso la maggioranza - lo scorso anno hanno spinto per approvare una legge che ha tolto l'Italia dalla situazione di "far west" (assenza di normativa), ma che ha concesso poco alla mediazione e lasciato aperti problemi (che hanno certo alimentato la campagna referendaria). Non a caso parecchi esponenti politici che hanno sostenuto la legge 40 ora si sono schierati per il si' al referendum (si pensi al vicepremier Fini). Quale che sia l'esito della votazione del prossimo 12-13 giugno, resta quindi il problema del dopo: quali modifiche alla legge saranno possibili, per renderla idonea a regolamentare nei fatti un fenomeno complesso e tanto delicato. E ci sara' pure da vigilare su quale "uso politico" si fara' dei risultati dei referendum (sia rispetto ad altre leggi come quella sull'aborto, sia rispetto al piu' generale quadro politico e al rapporto tra la gerarchia e i cattolici che militano nel centro-destra e nel centro-sinistra); c) la scelta sul merito delle questioni referendarie si intreccia con una questione "istituzionale": e' giusta e opportuna l'astensione? e' legittimo astenersi perche' per sua natura il referendum abrogativo prevede la possibilita' di non far scattare il quorum? oppure e' piu' corretto partecipare al voto in modo da misurare effettivamente i consensi che le due posizioni raccolgono (quindi evitando di sommare le astensioni intenzionali, con quelle dovute a indifferenza al voto)? * E allora? Anzitutto qualche piccola nota di metodo: 1. Come cristiani e come cittadini dobbiamo almeno avere questo piccolo coraggio di dirci con serenita' che ci sono pareri diversi, anche all'interno della comunita' cristiana, che non dobbiamo temere il confronto e il riconoscimento di questa diversita', che non c'e' uno "scandalo" in questa diversita': le posizioni diverse tra i cattolici riguardano infatti non il valore della vita ed il riconoscimento della "dignita' umana" dell'embrione (su cui si ritrovano anche molti dei non cattolici), bensi' il giudizio sulle modalita' di regolamentazione giuridica in una societa' pluralista, sul "bilanciamento" tra esigenze contrastanti (il desiderio del figlio, i diritti dell'embrione, le potenzialita' e i limiti della ricerca scientifica), sullo stesso uso dei referendum e le possibilita' di migliorare la legge attuale, mentre resta ovviamente aperto anche il campo della riflessione teologica sulla bioetica. 2. L'autorevole e legittimo intervento della gerarchia cattolica italiana (dal cardinal Ruini fino all'ultimo intervento del segretario della Conferenza episcopale italiana, monsignor Betori) "per rendere il popolo italiano maggiormente consapevole dei reali problemi e dei valori in gioco" (comunicato della Conferenza episcopale italiana del 25 gennaio 2005) non ci esime dalla riflessione e da una scelta di coscienza. Anzi la stimola e la richiede. Perche' come laici cristiani e come cittadini, abbiamo la responsabilita' personale delle scelte che facciamo. E questa responsabilita' adulta va curata e rispettata, a maggior ragione proprio quando si coglie il valore di un magistero che svolge il servizio di orientare la riflessione della comunita' cristiana e di offrire (non imporre) un riferimento etico a tutti. Il fatto che la Conferenza episcopale italiana si sia spinta a dare anche una netta indicazione tecnico-politica sui referendum pone una questione interna alla comunita' cristiana circa l'autonomia del laicato ed il rapporto tra gerarchia cattolica e politica italiana, ma cio' non deve influenzare il merito della scelta sulla procreazione assistita. 3. Per questa riflessione occorre individuare le diverse questioni che sono in campo, distinguerle e fare una scelta che sia motivata e cosciente dei riflessi che il voto referendario implica. La scelta, cioe', dev'essere legata al merito e non a logiche di scontro e/o di obbedienza-disobbedienza. Ovviamente in queste settimane abbiamo di certo ascoltato e letto molte prese di posizione e ragionamenti. Anche l'Azione Cattolica in molte diocesi ha lavorato per costruire momenti aperti di incontro e discussione che sono stati assai partecipati. Resta per tutti la difficolta', come ormai su molti problemi, ad orientarsi nella gran quantita' di contributi messi in circolazione. Proviamo quindi a selezionare - senza alcuna pretesa di completezza - alcuni testi brevi che ci aiutino a individuare l'essenziale. Sono tutti autorevoli: chi dice no, chi dice si', chi dice astensione, insieme a preziosi elementi di riflessione che vanno anche oltre la scelta del voto. * Materiali sul referendum, ma non solo [inseriti nel fascicolo del "Servizio di informazione e documentazione per responsabili e assistenti" dell'Azione Cattolica Italiana, delegazione regionale Piemonte Valle d'Aosta, nuova serie, n. 23, giugno 2005, speciale referendum]: - C. Casalone, I quesiti referendari sulla procreazione assistita (aspetti giuridici e biomedici) - R. Venditti, Diritto alla vita, procreazione medicalmente assistita, embrione: problemi e interrogativi - P. Bignardi, Un'opportunita' per ripensare cio' che evangelicamente pensiamo sulla vita. - C. M. Martini, Per un dialogo tra scienza e fede - G. Piana, Perche' si', perche' no - D. Tettamanzi, L'astensione e' giusta ma evitiamo scomuniche tra i cattolici - C. Casalone, Un possibile equilibrio - Autori vari, Laici e cattolici insieme contro il bipolarismo etico - G. Tonini, I referendum e il quadro politico italiano Per approfondire: sul sito dell'Azione Cattolica nazionale, con aggiornamenti, la sezione "Dialoghi": - www.dialoghi.info/sez1091138456 - www.dialoghi.info/sez1091138456/pag1108577584 Da leggere: R. Balduzzi, C. Cirotto, I. Sanna, Le mani sull'uomo. Quali frontiere per la biotecnologia?, Edizioni Ave, Roma 2005. 5. REFERENDUM. SERGIO ROSTAGNO: IL DOVERE DI SCEGLIERE [Dal "Foglio di comunita'" di giugno 2005 della Comunita' di base di Pinerolo (per contatti: e-mail: info at viottoli.it, sito: www.viottoli.it) riprendiamo un intervento di Sergio Rostagno, prestigioso teologo valdese, impegnato nel gruppo di lavoro sui problemi etici posti dalla scienza della Tavola valdese] Da sempre si sono cercati criteri oggettivi per le azioni umane e da sempre la filosofia si e' spaccata in due campi contrapposti: criteri certi esistono per gli uni, mentre per molti altri derivano dall'esperienza. Andare a votare per i quattro referendum significa partecipare a una ricerca di criteri per le nostre azioni, certi o meno certi, ma comunque possibili. Astenersi vuol dire non partecipare, abdicare a una possibilita' e, nel caso specifico, avallare in ogni dettaglio la legge 40. Ora molti parlamentari che hanno votato questa legge ci dicono che sono propensi ad abrogare certe sue parti. Forse era meglio abrogarla interamente e ricominciare da capo. Andare a votare significa comunque partecipare alla decisione comune, dopo essersi fatti un'idea approfondita degli ideali e degli elementi di fatto. * La fecondazione eterologa (non spiego che cosa sia, perche' presumo che a quest'ora tutti lo sappiano) riguarda la scelta di un numero limitato di coppie, le quali, per loro ragioni, potrebbero farne uso. A che pro vietarla? Che cosa si salvaguarda? Che cosa si teme? Si teme che il bambino che nasce un giorno voglia sapere chi e' il suo "vero" padre o la sua "vera" madre. Gliene importera' molto? Forse si', forse no. Sara' in grado di capire che chi l'ha allevato e' il suo padre "vero", mentre le tecniche del suo concepimento importano meno? Penso di si'. Non capita forse a tutti, in un modo o nell'altro, di dover dare maggior peso alla propria autonoma personalita', piuttosto che ai genitori o altri condizionamenti di ogni tipo? In ogni caso il divieto assoluto appare sproporzionato. * Resta la questione dell'embrione. La piu' delicata. Essa e' risolta in vari paesi ammettendo che almeno la ricerca possa valersi degli embrioni detti "soprannumerari" (ora congelati, in ogni senso del termine). Ma questo non e' scontato. L'attuale legge lo vieta e Kant ci insegnerebbe come "l'umanita' nella nostra persona debba essere sacra per noi" e non possa (neanche da Dio, aggiunge Kant) essere ridotta a mezzo (Critica della ragion pratica, I, 2, 2, 5). Ma rientra l'embrione in questa definizione? Dobbiamo valutare se il rispetto sacro per l'umanita' della nostra persona valga in modo assoluto, confrontato con i vantaggi che la ricerca sulle cellule staminali embrionali (secondo molti scienziati) potra' portare. Ora e' molto difficile accordare all'embrione congelato quel rispetto assoluto dell'umanita' della nostra persona. Si puo' certamente fare, ma e' doveroso, nello stesso tempo, considerare il peso che ha il rispetto assoluto delle persone coinvolte e dei malati che possono sperare di essere aiutati da tale ricerca, a fronte di cellule (sia pure contenenti geni individuali). * Vi sono scelte da fare e occorre assumersi delle responsabilita'. L'essere umano non e' chiamato a salvare la coscienza, ma a risolvere problemi complessi. Non vi e' un solo criterio assoluto, dal quale tutto dipende, ma si deve tener conto di criteri diversi, a volte opposti. Il campo etico e' un campo di valutazioni ponderate da cui nessuno esce con le mani pure. Non vale mettersi al riparo di un solo principio, quasi che non si fosse esposti alle domande inquietanti che sorgono da altri principi, da altre considerazioni. Lo fanno a priori soltanto gli ipocriti. Negli evangeli come nel messaggio di molte religioni si presenta un Dio misericordioso. Il Dio misericordioso e' quello che rende possibile la scelta entro un ambito umano, senza mettere nessuno con le spalle al muro. L'unico modo di uscire dalle contraddizioni e' fare la scelta piu' umana, senza timore di infrangere la legge astratta che si basa sul principio assoluto. La scelta e' opinabile, dunque, e continuera' ad esserlo. Proprio per questo e' umana. Ponderare la scelta e' umano. Vanno incontro a crisi e disillusioni soltanto coloro che si vogliono dare una corazza di perfezione. Per il credente la scelta e' umana, rischiosa, ma non delude, se e' presa con cognizione di causa, nell'ambito di criteri umanamente sostenibili. Tutto cio' impone certo la valutazione di criteri. La mancanza di criteri assoluti non significa l'assoluta mancanza di criteri. Ma nell'impiego di criteri si deve procedere assumendo responsabilita' (quindi votando) e non rimettendole ad altri. * Votare si' per permettere la ricerca sulle cellule staminali embrionali (ammesso che questa strada sia scientificamente fruttuosa, ma su questo non posso dire nulla che non abbiano gia' detto numerosi scienziati) e' un gesto coerente con la visione dell'etica che abbiamo esposto. Non possiamo chiedere alla natura di decidere per noi, ne' prendere un dato di fatto naturale e trasformarlo in criterio unico (addirittura divino, per alcuni), cui sacrificare ogni altra considerazione scientifica o etica. 6. REFERENDUM. GIOBBE SANTABARBARA: DI COSA STIAMO PARLANDO? [Ringraziamo di cuore il nostro buon amico Giobbe Santabarbara per questa lettera e per le segnalazioni bibliografiche con cui si conclude. Giobbe Santabarbara e' uno dei principali collaboratori del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo] Gentile direttore, permetta a un povero ignorante di esprimere qualche suo dubbio. * Di cosa non stiamo parlando Lei ricorda quella cineseria in cui si spiega perche' ci sono cosi' tanti bravi pittori di draghi e cosi' pochi bravi pittori di cani: poiche' di draghi veri nessuno ne ha mai visti, mentre di cani ognuno ne vede ogni giorno e quindi chiunque puo' giudicare se il dipinto e' adeguato o meno all'oggetto, ed e' piu' facile svergognare chi - chiedo scusa del bisticcio - dipinge da cani. Il 12 e 13 giugno si vota su quattro quesiti referendari relativi all'abrogazione di alcune norme contenute nella legge 40 del 2004. Nel dibattito pubblico di questi giorni (benedetto dibattito, in quanto aiuti a prender conoscenza e coscienza) si sente parlare di molte cose che ben poco c'entrano con quanto e' oggetto del referendum. Sarebbe invece bene uscire dal generico e dall'inessenziale: non si vota sul contrasto tra nomos e physis, ethos e kratos, psiche e soma, bios e techne. Si vota per abrogare o mantenere alcune precise norme di una determinata legge. Di questo dobbiamo parlare, che e' argomento gia' assai impegnativo. Tutte le scelte di voto o non voto sono certo legittime, ma nessuna di esse e' priva di conseguenze. Anche scegliere l'irresponsabilita' implica assumersi una responsabilita'. E' il bello e il fardello della democrazia: "siete lo stesso coinvolti", come recita quella vecchia canzone. Chiunque puo' leggersi la legge, chiunque puo' leggersi i quesiti referendari, chiunque puo' farsene un'idea. "Ciascuno umilmente s'informi" dice un bel verso di Danilo Dolci. Si puo' avere qualunque opinione, ma chi pur potendo non vuole informarsi sui termini esatti della questione, e preferisce tranciare giudizi generici e astratti estranei al merito della cosa, non fa una buona scelta. Meno che mai e' un buon argomento quello secondo cui le persone dovrebbero eludere - anzi vanificare - la consultazione referendaria perche' l'oggetto di essa e' troppo difficile. Il buon Bertoldo di Augusta ci ricordava una volta che l'espressione "governare e' troppo difficile per le persone comuni" e' il motto delle dittature e delle guerre. * Di cosa stiamo parlando C'e' una legge, la legge 40 del 2004, in vigore da oltre un anno. E tra pochi giorni si vota per modificarla o lasciarla com'e'. Che quella legge sia quantomeno inadeguata e vada modificata lo dicono pressoche' tutti, anche molti di quelli che l'hanno fatta esistere col loro voto in Parlamento, anche molti di quelli che propongono di non votare al referendum. Ma e' ormai evidente, a distanza di oltre un anno dalla sua promulgazione, che se non ci sara' un pronunciamento popolare quella legge restera' cosi' com'e'. I quattro quesiti referendari certo sono complessi, ma tutt'altro che incomprensibili. I temi cui si riferiscono non sono banali, ma non sono affatto misteriosi. E non invertiamo i termini della questione: non sono i quesiti referendari che impongono qualcosa, e' la legge che ha gia' imposto qualcosa, e i quesiti referendari propongono solo di abrogare alcune di quelle imposizioni. Decidersi puo' non essere facile. Ma non decidere e' anch'essa una decisione, significa confermare la legge cosi' com'e'. * Di cosa stiamo veramente parlando In un luogo del Chisciotte Sancho esclama suppergiu': "Nel paesetto, c'e' piu' male di quel che s'e' detto". E cosi' ancora non tutto e' detto, e diciamolo dunque. La legge 40 e' una legge il cui segno fondamentale e' la riduzione della donna - di tutte le donne - a non persona, a mero strumento di riproduzione, a macchina e contenitore per produrre figli al maschio padrone; e' una legge che nega la maternita' come relazione, e' una legge che pretende di fare dell'umano generare e del corpo delle donne materia di diktat del potere politico (maschile) e di governo tecnocratico (maschile). E se mi e' consentita una digressione: non e' casuale, io credo, che questa legge trovi un sostegno cosi' esplicito ed energico da parte della gerarchia di una veneranda istituzione storica che nei suoi ranghi ha statuito la discriminazione di sesso e il rapporto preferenziale con Domineddio per meta' del genere umano, all'altra meta' imponendo persino de jure esclusione e subordinazione (questo solo semplice fatto, il perdurare dell'apartheid inflitto a meta' del genere umano in cio' che in quella tradizione piu' conta, gia' destituisce di ogni autorita' morale la voce di quella gerarchia. Voce che, sia chiaro, e' altra cosa dal grido di liberta' e di amore che anche quella tradizione comunque reca, e che ancora ci commuove). La legge 40 e' una legge essa si' frankensteiniana, che mette insieme i deliri e la ferocia di uno scientismo irrazionalista e disumanante e di una ideologia arcaica e brutale. * La saluto, gentile direttore, e mi consenta di congedarmi trascrivendo qui di seguito alcuni excerpta di recenti mie letture, ed autorizzandola ad ostendere questa mia, qualora lo ritenesse di qualche pubblico interesse. E mi creda suo devotissimo eccetera "Oggi facciamo questa legge ancora: da domani niente piume sul cappello si scenda dal letto col piede sinistro zitte le donne, zitte e col velo il parlamento fa le ricette mediche solo il governo puo' cuocere la pasta la sola scienza e' quella grigioverde e zitte le donne, zitte e in piccionaia chi vuol votare sia marchiato reprobo nessuno dia fastidio al conducente si tiri dritto e poi chi crepa crepa e zitte le donne, zitte e col velo" (Enea Silvio Vastalande, Regi decreti e circolari ministeriali) "Come possono gli uomini decidere di cio' che conoscono solo le donne? Come possono i celibi dar saggi consigli in materia coniugale? Cosa possono i vergini per obbligo sapere di quelle congiunzioni e generazioni? E perche' ogni maschio pensa che tutte le donne gli siano inferiori? Molti misteri cela la filosofia, e la religione non meno". (Annibale Scarpante, Un commento al Tahafut al-falasifa) "Eros che visita Psiche solo nelle tenebre e fin nei convegni d'amore le proibisce di guardarlo, e' nel linguaggio del mito tramandatoci da Apuleio la stessa cosa di quel Frank che in Blue Velvet di David Lynch sevizia Dorothy e nel brutale amplesso le grida di non guardarlo: e' il maschio che afferma un dominio che nega l'altrui umanita', che schiavizza ed accieca e reifica; e' l'uomo i cui passi inondano di paura una donna - ogni donna - sola per la strada, come nella folgorante pagina che apre quel libro di Robin Morgan". (Atanasio Avelavalimmi, Il mito e il velo) 7. MAESTRE. HANNAH ARENDT: IL PERDONO E LA PROMESSA [Da Hannah Arendt, Vita activa. La condizione umana, Bompiani, Milano 1964, 1994, p. 175. Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America; e' tra le massime pensatrici politiche del Novecento; docente, scrittrice, intervenne ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani; mori' a New York nel 1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l 'anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951), Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Rahel Varnhagen (1959), Il Saggiatore, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti, Milano; La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999). Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2. 1950-1954, Feltrinelli, Milano 2003; cfr. anche la raccolta Responsabilita' e giudizio, Einaudi, Torino 2004. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona Forti, Vita della mente e tempo della polis, Franco Angeli, Milano 1996; Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001. Per chi legge il tedesco due piacevoli monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000] Entrambe le facolta' [di perdonare e di promettere - ndr -], quindi, dipendono dalla pluralita', dalla presenza e dall'agire degli altri, dato che nessuno puo' perdonare se stesso e sentirsi legato da una promessa fatta solo a se stesso; perdonare o promettere nella solitudine o nell'isolamento e' atto privo di realta', nient'altro che una parte recitata davanti a se stessi. Dal momento che queste facolta' corrispondono cosi' strettamente alla condizione umana della pluralita', il loro ruolo nella politica stabilisce un nucleo di principi-guida diametralmente diversi dai criteri "morali" inerenti alla nozione platonica del governo. 8. MAESTRE. MARIA LUISA BOCCIA, GRAZIA ZUFFA: LA MEDIAZIONE FEMMINILE [Da Maria Luisa Boccia, Grazia Zuffa, L'eclissi della madre. Fecondazione artificiale, tecniche, fantasie e norme, Pratiche Editrice, Milano 1998, p. 216. Maria Luisa Boccia e' nata il 20 giugno 1945 a Roma, dove vive. Dal 1974 lavora all'Universita' di Siena, e attualmente vi insegna filosofia politica. Dagli anni '60 ha preso parte alla vita politica del Pci e dei movimenti, avendo la sua prima importante esperienza nel '68. Deve alla famiglia materna la sua formazione politica comunista, e al padre, magistrato e liberale, la sua formazione civile, l'attenzione per l'esistenza e la liberta' di ciascun essere umano. Ad orientare la sua vita, la sua mente, le sue esperienze, politiche e umane, e' stato il femminismo. In particolare e' stato il femminismo a motivare e nutrire l'interesse alla filosofia. La sua pratica tra donne, cominciata nel 1974 a Firenze con il collettivo "Rosa", occupa tuttora il posto centrale nelle sue attivita', nei suoi pensieri, nei suoi rapporti. Ha dato vita negli anni a riviste di donne - "Memoria", "Orsaminore", "Reti" - e a diverse esperienze di gruppi, dei femminili tra i quali ricordare, oltre al suo primo collettivo, dove iniziano alcune delle relazioni femminili piu' profonde e durevoli, "Primo, la liberta'", attivo negli anni della "svolta" dal Pci al Pds; "Koan", con alcune allieve dell'universita'; "Balena", nato dal rifiuto della guerra umanitaria in Kosovo e tuttora felicemente attivo. E' stata giornalista, oltre che docente, partecipa dagli anni '70 alle attivita' del Centro per la riforma dello Stato, ha fatto parte della direzione del Pci, poi del Pds, ed ha concluso questa esperienza politica nel 1996. Vive da molti anni con Marcello Argilli, scrittore per l'infanzia, e non ha figli. Ha scritto articoli, saggi, ed elaborato moltissimi interventi, solo in parte pubblicati, per convegni, incontri, iniziative. Tra i suoi scritti recenti: Percorsi del femminismo, in "Critica marxista" n. 3, 1981; Aborto, pensando l'esperienza, in Coordinamento nazionale donne per i consultori, Storie, menti e sentimenti di donne di fronte all'aborto, Roma 1990; L'io in rivolta. Vissuto e pensiero di Carla Lonzi, La Tartaruga, Milano 1990; con Grazia Zuffa, l'eclissi della madre. Fecondazione artificiale, tecniche, fantasie, norme, Pratiche, Milano 1998; La sinistra e la guerra, in "Parolechiave" nn. 20/21, 1999; Creature di sabbia. Corpi mutanti nello scenario tecnologico, in "Iride" n. 31, 2000; L'eredita' simbolica, in Rossana Rossanda (a cura di), Il manifesto comunista centocinquanta anni dopo, Manifestolibri, Roma 2002; Miracolo della liberta', declino della politica. Rileggendo Hannah Arendt e Simone Weil, in Ida Dominijanni (a cura di), Motivi di liberta', Angeli, Miano 2001; La differenza politica. Donne e cittadinanza, Il Saggiatore, Milano 2002. Grazia Zuffa, psicologa, senatrice per due legislature, nel 1990 presento' un disegno di legge sulle tecnologie della riproduzione artificiale; si occupa da anni di teoria e politica femminista, con particolar riguardo ai temi della sessualita' e della procreazione; direttrice del mensile "Fuoriluogo", autrice di molti saggi, ha collaborato tra l'altro a: Il tempo della maternita', 1993; Franca Pizzini, Lia Lombardi (a cura di), Madre provetta, Angeli, Milano 1994; con Maria Luisa Boccia ha scritto L'eclissi della madre, Pratiche, Milano 1998] Una mediazione femminile e' dunque comunque necessaria alle relazioni procreative. Questa mediazione e' sempre piu' al centro delle pratiche soggettive ed e' la fonte prima della pluralita' di forme parentali nella realta' sociale. Da sempre, inoltre, l'affermazione della responsabilita' procreativa e' stata favorita dal riconoscimento, di fatto prima ancora che di principio, della differente posizione di uomini e donne. E' Il momento che anche la legge ne prenda atto. 9. MAESTRE. AGNES HELLER: GENERALIZZARE [Da Agnes Heller, Etica generale, Il Mulino, Bologna 1994, p. 168. Agnes Heller, filosofa ungherese, nata a Budapest nel 1929, allieva e collaboratrice di Lukacs, allontanata dall'Ungheria, ha poi insegnato in Australia e in America. In Italia e' particolarmente nota per la "teoria dei bisogni" su cui si ebbe nel nostro paese un notevole dibattito anche con riferimento ai movimenti degli anni '70. Su posizioni democratiche radicali, e' una interlocutrice preziosa anche laddove non se ne condividessero alcuni impianti ed esiti teorici. Opere di Agnes Heller: nella sua vastissima ed articolata produzione segnaliamo almeno La teoria dei bisogni in Marx, Feltrinelli; Teoria dei sentimenti, Editori Riuniti; Teoria della storia, Editori Riuniti; Etica generale, Il Mulino; cfr. anche Apocalisse atomica (con F. Feher), Sugarco; ed il volume-intervista Morale e rivoluzione, Savelli. Opere su Agnes Heller: la rivista filosofica italiana "aut aut" ha spesso ospitato e discusso la riflessione della Heller; cfr. in particolare gli studi di Laura Boella] Si possono generalizzare (o universalizzare) le massime morali, ma non si puo' ne' generalizzare ne' universalizzare una scelta morale o un'azione "situata". 10. MAESTRE. FRANCA ONGARO BASAGLIA: CORPO PER ALTRI [Da Franca Ongaro Basaglia, Una voce. Riflessioni sulla donna, Il Saggiatore, Milano 1982, p. 81. Franca Ongaro Basaglia, intellettuale italiana di straordinario impegno civile, pensatrice di profondita', finezza e acutezza straordinarie, insieme al marito Franco Basaglia e' stata tra i protagonisti del movimento di psichiatria democratica; e' deceduta nel gennaio 2005. Tra i suoi libri segnaliamo particolarmente: Salute/malattia, Einaudi, Torino 1982; Manicomio perché?, Emme Edizioni, Milano 1982; Una voce: riflessioni sulla donna, Il Saggiatore, Milano 1982; in collaborazione con Franco Basaglia ha scritto La maggioranza deviante, Crimini di pace, Morire di classe, tutti presso Einaudi; ha collaborato anche a L'istituzione negata, Che cos'e' la psichiatria, e a molti altri volumi collettivi. Ha curato l'edizione degli Scritti di Franco Basaglia. Su Franca Ongaro Basaglia riproponiamo anche la seguente scheda biobibliografica estratta dal quotidiano "Il manifesto" e gia' riprodotta nel n. 812 de "La nonviolenza e' in cammino": "Dalle avventure per i bambini alla rivoluzione nelle istituzioni. I suoi primi lavori Franca Ongaro li aveva dedicati ai bambini: Le avventure di Ulisse illustrate da Hugo Pratt, e una riduzione del romanzo Piccole donne di Louise May Alcott uscirono sul "Corriere dei Piccoli" tra il '59 e il '63. In quegli stessi anni i suoi interessi si indirizzarono verso il lavoro nell'ospedale psichiatrico di Gorizia, con il gruppo che si stava raccogliendo attorno a suo marito Franco Basaglia, con il quale - nella seconda meta' degli anni '60 - scrisse diversi saggi cui contribuirono altri componenti del gruppo goriziano. Due suoi testi - "Commento a Ervin Goffman, La carriera morale del malato di mente" e "Rovesciamento istituzionale e finalita' comune" - fanno parte dei primi libri che documentano e analizzano il lavoro di apertura dell'ospedale psichiatrico di Gorizia, Che cos'e' la psichiatria (1967) e L'istituzione negata (1968). E' sua la prima traduzione italiana dei testi di Erving Goffman Asylums e Il comportamento in pubblico, pubblicati da Einaudi rispettivamente nel 1969 e nel 1971. Introdusse anche il lavoro di Gregorio Bermann La salute mentale in Cina (1972). Dagli anni `70 Franca Ongaro fu coautrice di gran parte dei principali testi di Franco Basaglia, da Morire di classe (1969) a La maggioranza deviante (1971), Crimini di pace (1975), fino al saggio "Condotte perturbate. Le funzioni delle relazioni sociali", commissionato da Jean Piaget per la Encyclopedie de la Pleiade e uscito nel 1987. Nel 1981 e `82 curo' per Einaudi la pubblicazione dei due volumi degli Scritti di Franco Basaglia. Franca Ongaro e' stata anche autrice di volumi e saggi di carattere filosofico e sociologico sulla medicina moderna e le istituzioni sanitarie, sulla bioetica, sulla condizione della donna, sulle pratiche di trasformazione delle istituzioni totali. Tra i suoi testi principali, i volumi Salute/malattia. Le parole della medicina (Einaudi, 1979), raccolta dei lemmi di sociologia della medicina scritti per la Enciclopedia Einaudi; Una voce. Riflessioni sulla donna (Il Saggiatore, 1982) che include la voce Donna della Enciclopedia Einaudi; Manicomio perche'? Emme Edizioni 1982; Vita e carriera di Mario Tommasini burocrate scomodo, Editori Riuniti, 1987. Tra i saggi, Eutanasia, in Le nuove frontiere del diritto, "Democrazia e Diritto", n. 4-5, Roma 1988; Epidemiologia dell'istituzione psichiatria. Sul pensiero di Giulio Maccacaro (Medicina Democratica, 1997); Eutanasia. Liberta' di scelta e limiti del consenso in R. Dameno e M. Verga (a cura di), Finzioni e utopie. Diritto e diritti nella societa' contemporanea, (Guerrini, 2001). Dall'84 al '91 e' stata, per due legislature, senatrice della sinistra indipendente. Nel luglio 2000 ha ricevuto il premio Ives Pelicier della International Academy of Law and Mental Health, e nell'aprile 2001 l'universita' di Sassari le ha conferito la laurea honoris causa in scienze politiche"] L'essere considerata corpo per altri e' cio' che ha impedito alla donna di essere un soggetto storico-sociale, in quanto tutta la sua soggettivita' e' stata ridotta e imprigionata in una sessualita' essenzialmente per l'uomo e per la riproduzione. 11. MAESTRE. SILVIA VEGETTI FINZI: MATERNITA' [Da Silvia Vegetti Finzi, Il bambino della notte. Divenire donna, divenire madre, Mondadori, Milano 1990, 1998, p. 261. "Silvia Vegetti Finzi e' nata a Brescia il 5 ottobre 1938. Laureatasi in pedagogia, si e' specializzata in psicologia clinica presso l'Istituto di psicologia dell'Universita' cattolica di Milano. All'inizio degli anni '70 ha partecipato a una vasta ricerca internazionale, progettata dalle Associazioni Iard e Van Leer, sulle cause del disadattamento scolastico. Inoltre ha lavorato come psicoterapeuta dell'infanzia e della famiglia nelle istituzioni pubbliche. Dal 1975 e' entrata a far parte del Dipartimento di Filosofia dell'Universita' di Pavia ove attualmente insegna psicologia dinamica. Dagli anni '80 partecipa al movimento femminista, collaborando con la "Universita' delle donne Virginia Woolf" di Roma e con il Centro documentazione donne di Firenze. Nel 1990 e' tra i fondatori della Consulta (laica) di bioetica. Dal 1986 e' pubblicista del "Corriere della Sera" e successivamente anche di "Io donna" e di "Insieme". Fa parte del comitato scientifico delle riviste: "Bio-logica", "Adultita'", "Imago ricercae", nonche' dell'Istituto Gramsci di Roma, della "Casa della cultura" di Milano, della "Libera universita' dell'autobiografia" di Anghiari. E' membro dell'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, della Societa' italiana di psicologia; della Societe' internationale d'histoire de la psychoanalyse. Nel 1998 ha ricevuto, per i suoi scritti di psicoanalisi, il premio nazionale "Cesare Musatti", e per quelli di bioetica il premio nazionale "Giuseppina Teodori". Sposata con lo storico della filosofia antica Mario Vegetti, ha due figli adulti, Valentina e Matteo" (questa notizia biografica abbiamo estratto dal sito dell'Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche: www.emsf.rai.it). Opere di Silvia Vegetti Finzi: (a cura di), Il bambino nella psicoanalisi, Zanichelli, Bologna 1976; (con L. Bellomo), Bambini a tempo pieno, Il Mulino, Bologna 1978; (con altri), Verso il luogo delle origini, La Tartaruga, Milano 1982; Storia della psicoanalisi, Mondadori, Milano 1986; La ricerca delle donne (1987); Bioetica, 1989; Il bambino della notte. Divenire donna, divenire madre, Mondadori, Milano 1990; (a cura di), Psicoanalisi al femminile, Laterza, Roma-Bari 1992; Il romanzo della famiglia. Passioni e ragioni del vivere insieme, Mondadori, Milano 1992; (con altri), Questioni di Bioetica, Laterza, Roma-Bari 1993; (con Anna Maria Battistin), A piccoli passi. La psicologia dei bambini dall'attesa ai cinque anni, Mondadori, Milano 1994; Freud e la nascita della psicoanalisi, 1994; (con Marina Catenazzi), Psicoanalisi ed educazione sessuale, Laterza, Roma-Bari 1995; (con altri), Psicoanalisi ed identita' di genere, Laterza, Roma-Bari 1995; (con Anna Maria Battistin), I bambini sono cambiati. La psicologia dei bambini dai cinque ai dieci anni, Mondadori, Milano 1996; (con Silvia Lagorio, Lella Ravasi), Se noi siamo la terra. Identita' femminile e negazione della maternita', Il Saggiatore, Milano 1996; (con altri), Il respiro delle donne, Il Saggiatore, Milano 1996; Volere un figlio. La nuova maternita' fra natura e scienza, Mondadori, Milano 1997; (con altri), Storia delle passioni, Laterza, Roma-Bari 1997; Il fantasma del patriarcato, 1997; (con altri), Fedi e violenze, Rosenberg & Sellier, 1997; (con Anna Maria Battistin), L'eta' incerta. I nuovi adolescenti, Mondadori, Milano, 2000. Collabora inoltre con le riviste filosofiche: "Aut Aut" e "Iride". Molti suoi scritti sono stati tradotti in francese, inglese, tedesco e spagnolo] Di fronte all'avanzare incontrollato delle tecnologie riproduttive, agli interrogativi che esse ci pongono, forse non e' troppo tardi ripensare la maternita', sottrarla alla ovvieta' che dissipa la ricchezza delle sue risorse. Dar voce al suo silenzio, recuperare la complessita' del progetto materno, la moralita' insita nel suo esercizio del limite, si prospetta come l'ultimo atto della prima contesa tra gli dei [il riferimento e' ai miti cosmogonici babilonesi e greci, analizzati nel capitolo III del libro, "Una contesa tra gli dei: a chi spetta il potere di generare?" - ndr -], come l'estrema possibilita', per le donne, di capovolgere l'esito di una sconfitta storica, che si colloca agli esordi della umanita' ma che ancora estende la sua ombra sulla nostra incompiuta identita'. 12. RIVISTE. CON "QUALEVITA", LA LEZIONE DI HEINRICH BOELL Abbonarsi a "Qualevita" e' un modo per sostenere la nonviolenza. Ricordando la lezione di Heinrich Boell. * "Tutto cio' che si scrive e' scritto contro la morte" (Heinrich Boell, Rosa e dinamite, Einaudi, Torino 1979, p. 32). * "Qualevita" e' il bel bimestrale di riflessione e informazione nonviolenta che insieme ad "Azione nonviolenta", "Mosaico di pace", "Quaderni satyagraha" e poche altre riviste e' una delle voci piu' qualificate della nonviolenza nel nostro paese. Ma e' anche una casa editrice che pubblica libri appassionanti e utilissimi, e che ogni anno mette a disposizione con l'agenza-diario "Giorni nonviolenti" uno degli strumenti di lavoro migliori di cui disponiamo. Abbonarsi a "Qualevita", regalare a una persona amica un abbonamento a "Qualevita", e' un'azione buona e feconda. Per informazioni e contatti: Edizioni Qualevita, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. 3495843946, o anche 0864460006, o ancora 086446448; e-mail: sudest at iol.it o anche qualevita3 at tele2.it; sito: www.peacelink.it/users/qualevita Per abbonamenti alla rivista bimestrale "Qualevita": abbonamento annuo: euro 13, da versare sul ccp 10750677, intestato a "Qualevita", via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), specificando nella causale "abbonamento a 'Qualevita'". 13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 14. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 950 del 4 giugno 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
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