La nonviolenza e' in cammino. 950



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 950 del 4 giugno 2005

Sommario di questo numero:
1. Clementina, della semplicita'
2. Enrico Peyretti: Se sia sostenibile
3. Chiara Murzio: Una convinzione civica
4. Vittorio Rapetti: Una riflessione nell'Azione Cattolica
5. Sergio Rostagno: Il dovere di scegliere
6. Giobbe Santabarbara: Di cosa stiamo parlando?
7. Hannah Arendt: Il perdono e la promessa
8. Maria Luisa Boccia, Grazia Zuffa: La mediazione femminile
9. Agnes Heller: Generalizzare
10. Franca Ongaro Basaglia: Corpo per altri
11. Silvia Vegetti Finzi: Maternita'
12 Con "Qualevita", la lezione di Heinrich Boell
13. La "Carta" del Movimento Nonviolento
14. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. CLEMENTINA, DELLA SEMPLICITA'
[Clementina Cantoni, volontaria dell'associazione umanitaria "Care
international", impegnata in Afghanistan nella solidarieta' con le donne, e'
stata rapita alcuni giorni fa]

E' cosi' semplice: si salvi una vita, si liberi una persona. Chiunque ha
potere di fare qualcosa a tal fine, fosse pure solo chiederlo, lo faccia.
Cosi' si salva il mondo, cosi' rinasce l'umanita'. Salvare le vite, liberare
le persone. Esercitare la misericordia, recare aiuto, suscitare umanita'.
Questo faceva Clementina per tutti, questo dovremmo fare tutti anche per
lei.

2. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: SE SIA SOSTENIBILE
[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questo
intervento, estratto da una lettera personale. Enrico Peyretti e' uno dei
principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi
della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza. Tra le sue opere: (a
cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei
giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella,
Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la
vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; e' disponibile
nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza
guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di
cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie
Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico
Peyretti ha curato la traduzione italiana), e una recente edizione
aggiornata e' nei nn. 791-792 di questo notiziario; vari suoi interventi
sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org. Una piu' ampia
bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15
novembre 2003 di questo notiziario]

Comunico a te e ad altri "amici di dialogo" qualche altra mia faticosa
riflessione attuale.
Se lo sviluppo fisico-economico attuale e' insostenibile dal punto di vista
ambientale, mi sto domandando se sia sostenibile dal punto di vista
fisico-biologico, psicologico, sociale e etico umano, l'attivismo e
interventismo biotecnico in atto.
E' una domanda, non una conclusione. La mia e' solo una paura del nuovo? una
diffidenza ingiusta sulla scienza? o una saggia prudenza e prevenzione?
Non riesco tanto ad entrare nell'analisi della legge 40 e delle modifiche
proposte (ne' l'una ne' le altre mi piacciono), perche' non riesco a
togliere la mia attenzione massima dal clima etico-culturale ad esse
circostante:
- la volonta' di potenza tecnologica: dagli ultratelefonini superflui in
la', fatti con cio' che rubiamo a mano armata ai poveri, sta approssimando
la Wille zur Macht [la famigerata "Volonta' di potenza" di derivazione
nietzscheana - ndr -];
- la trasformazione, deformante i rapporti umani, del desiderio in diritto;
- il figlio come prodotto piu' che come dono ricevuto (cosi' considero la
vita, tanto nei suoi estremi del nostro esser nati e del nostro morire, come
nel sole e nell'aria di ogni giorno, e ritengo la "vita nel dono"
ricevuto-liberamente-dato infinitamente piu' viva che la vita nel prendere e
nel fare tutto cio' che si vuole e si puo');
- la natura vista come materiale informe, senza un suo senso, ma tutta
manipolabile;
- la insufficiente considerazione del principio di precauzione, doveroso per
evitare gli effetti irreversibili la' dove agiamo in condizioni di relativa
ignoranza;
- le chiaramente ventilate estensioni della biotecnica all'eugenetica (non
dico quella nazista eliminatoria, ma quella programmatoria della confezione
del figlio sul modello voluto, che sarebbe devastazione dell'umanesimo,
della spiritualita', dell'alterita' indominabile dell'altro);
- le indubbie spesso nascoste interferenze di interessi e profitti economici
voraci nell'orientare, con condizionamenti determinanti, le direzioni e i
campi della ricerca scientifica pura - al di la' della intelligenza e onesta
volonta' di tanti ricercatori - e poi delle sue applicazioni: in particolare
soffro lo scandalo, e mi accuso moralmente di goderne i vantaggi, di una
medicina e farmaceutica che "stra-cura" i ricchi e "tras-cura" i poveri,
facendoli scientemente morire, anche per le piu' semplici malattie, perche'
non possono pagare! E' un dato infernale della nostra umanita' che la
scienza sia impegnata maggiormente a produrre armi per la morte che medicine
per la vita.
E forse c'e' altro ancora.

3. REFERENDUM. CHIARA MURZIO: UNA CONVINZIONE CIVICA
[Dal "Foglio di comunita'" di giugno 2005 della Comunita' di base di
Pinerolo (per contatti: e-mail: info at viottoli.it, sito: www.viottoli.it)
riportiamo un passaggio della riflessione di Chiara Murzio, impegnata
nell'esperienza della Comunita' cristiana di base di Pinerolo]

Per il referendum del 12-13 giugno sono favorevole ai quattro si'.  Sono una
donna di 60 anni: il mio non e' un parere ne' scientifico ne' tecnico ne'
morale ne' moralista, ma una convinzione civica. In passato sono stata
favorevole sia al divorzio che all'aborto: io non ho mai utilizzato queste
possibilita' (per fortuna non e' stato necessario), ma ritenevo fossero
giuste per chi ne avesse avuto necessita'. Ritengo che il divorzio, l'aborto
e l'eventuale procreazione medicalmente assistita non siano esattamente un
invito a nozze, cose da fare a cuor leggero: chissa' quanta sofferenza
dietro e dentro a certe scelte! Sono convinta che chi vi ricorre abbia
sperimentato altre alternative, ma senza successo. Per chi e' contrario non
ci sara' certo l'obbligo di usufruire di tali leggi; ma perche' imporre il
divieto ad altri?
Ho colto a volte la titubanza di fronte al timore (e non nascondo che a
volte e' anche il mio) che queste procedure diano l'avvio a ben altre
frontiere: una sorta di degenerazione della ricerca; ma mi sono detta che
una legge e' una legge e sta a noi non farne un uso degenerativo...

4. REFERENDUM. VITTORIO RAPETTI: UNA RIFLESSIONE NELL'AZIONE CATTOLICA
[Proponiamo l'editoriale del "Servizio di informazione e documentazione per
responsabili e assistenti" dell'Azione Cattolica Italiana, delegazione
regionale Piemonte Valle d'Aosta, nuova serie, n. 23, giugno 2005, speciale
referendum. Vittorio Rapetti (per contatti: vittorio_rap at libero.it),
costruttore di pace, amico della nonviolenza, impegnato nell'Azione
Cattolica, voce sempre autorevole per la ponderatezza, l'equilibrio, la
sensibilita' e la pietas delle sue valutazioni, cura il "Servizio di
informazione e documentazione per responsabili e assistenti" dell'Azione
Cattolica Italiana, delegazione regionale Piemonte Valle d'Aosta]

"La natura della fede non e' tale per cui a partire da un certo momento si
possa dire: io la possiedo, altri no... La fede rimane un cammino. Durante
tutto il corso della nostra vita rimane un cammino, e percio' la fede e'
sempre minacciata e in pericolo. Ed e' anche salutare che si sottragga in
questo modo al rischio di trasformarsi in ideologia manipolabile. Di
indurirsi e di renderci incapaci di condividere riflessione e sofferenza con
il fratello che dubita e che s'interroga. La fede puo' maturare solo nella
misura in cui sopporti e si faccia carico, in ogni fase dell'esistenza,
dell'angoscia e della forza dell'incredulita' e l'attraversi infine fino a
farsi di nuovo percorribile in una nuova epoca" (Joseph Ratzinger, Dio e il
mondo, Edizioni S. Paolo, 2001, p. 30)

"C'e' chi dice no", urlava una canzone di Vasco Rossi. A che cosa non si
capiva bene, pero' il problema c'era. E c'e'.
C'e' chi dice no, c'e' chi dice si', c'e' chi dice astenersi.
L'essenziale e' sapere a che cosa e perche'.
Un cara persona, cattolica praticante e impegnata, qualche giorno fa, di
fronte all'invito a partecipare al dibattito organizzato dall'Azione
Cattolica sui temi della fecondazione mi ha risposto: "Grazie, non vengo,
tanto so gia' che cosa devo fare".
Qualcuno dice che il cosiddetto "mondo cattolico" sia compatto per
l'astensione, e che il cosiddetto "mondo laico" sia compatto per il si'.
Forse non e' proprio cosi'. Anzi, le posizioni sono molto, molto mescolate.
Segno che la scelta non e' cosi' evidente, ne' cosi' scontata. Segno che non
e' una "battaglia" tra perfidi oscurantisti e luminosi difensori della
liberta'. Ma neppure e' la "battaglia" tra  seri difensori della verita' e
superficiali negatori del diritto alla vita. Segno che - come gia' successe
in passato - sul merito delle questioni oggetto dei referendum si stanno
scaricando anche altri problemi e progetti, attese ed equivoci, riflessi
psicologici e culturali, oltre che corposi interessi scientifici, politici,
economici.
*
Per questo, con giustificato motivo, molti hanno segnalato che:
a) dei referendum "avremmo fatto volentieri a meno" perche' questioni di
questa complessita' non si possono decidere a colpi di si'/no, inoltre i
quesiti referendari sono quattro, ma certo e' difficile fare ragionamenti
distinti su ciascun quesito, come sarebbe pure doveroso, percio' si
preferisce semplificare riducendo le questioni ad unico si' o no; d'altra
parte, i referendum hanno in qualche modo "costretto" molte persone a
riflettere su questi temi, che finora erano rimasti riservati agli esperti e
alle persone che vivono piu' da vicino i problemi della sterilita' e
infertilita': il punto e' quindi far si' che il dibattito di queste
settimane ci aiuti a capire meglio i problemi e non semplicemente a
dividerci in due o tre schieramenti che si scomunicano a vicenda;
b) resta il problema della indispensabile soluzione politica della questione
con il mantenimento o la riforma della legge attuale: il Parlamento - e in
esso la maggioranza - lo scorso anno hanno spinto per approvare una legge
che ha tolto l'Italia dalla situazione di "far west" (assenza di normativa),
ma che ha concesso poco alla mediazione e lasciato aperti problemi (che
hanno certo alimentato la campagna referendaria). Non a caso parecchi
esponenti politici che hanno sostenuto la legge 40 ora si sono schierati per
il si' al referendum (si pensi al vicepremier Fini). Quale che sia l'esito
della votazione del prossimo 12-13 giugno, resta quindi il problema del
dopo: quali modifiche alla legge saranno possibili, per renderla idonea a
regolamentare nei fatti un fenomeno complesso e tanto delicato. E ci sara'
pure da vigilare su quale "uso politico" si fara' dei risultati dei
referendum (sia rispetto ad altre leggi come quella sull'aborto, sia
rispetto al piu' generale quadro politico e al rapporto tra la gerarchia e i
cattolici che militano nel centro-destra e nel centro-sinistra);
c) la scelta sul merito delle questioni referendarie si intreccia con una
questione "istituzionale": e' giusta e opportuna l'astensione? e' legittimo
astenersi perche' per sua natura il referendum abrogativo prevede la
possibilita' di non far scattare il quorum? oppure e' piu' corretto
partecipare al voto in modo da misurare effettivamente i consensi che le due
posizioni raccolgono (quindi evitando di sommare le astensioni intenzionali,
con quelle dovute a indifferenza al voto)?
*
E allora? Anzitutto qualche piccola nota di metodo:
1. Come cristiani e come cittadini dobbiamo almeno avere questo piccolo
coraggio di dirci con serenita' che ci sono pareri diversi, anche
all'interno della comunita' cristiana, che non dobbiamo temere il confronto
e il riconoscimento di questa diversita', che non c'e' uno "scandalo" in
questa diversita': le posizioni diverse tra i cattolici riguardano infatti
non il valore della vita ed il riconoscimento della "dignita' umana"
dell'embrione (su cui si ritrovano anche molti dei non cattolici), bensi' il
giudizio sulle modalita' di regolamentazione giuridica in una societa'
pluralista, sul "bilanciamento" tra esigenze contrastanti (il desiderio del
figlio, i diritti dell'embrione, le potenzialita' e i limiti della ricerca
scientifica), sullo stesso uso dei referendum e le possibilita' di
migliorare la legge attuale, mentre resta ovviamente aperto anche il campo
della riflessione teologica sulla bioetica.
2. L'autorevole e legittimo intervento della gerarchia cattolica italiana
(dal cardinal Ruini fino all'ultimo intervento del segretario della
Conferenza episcopale italiana, monsignor Betori) "per rendere il popolo
italiano maggiormente consapevole dei reali problemi e dei valori in  gioco"
(comunicato della Conferenza episcopale italiana del 25 gennaio 2005) non ci
esime dalla riflessione e da una scelta di coscienza. Anzi la stimola e la
richiede. Perche' come laici cristiani e come cittadini, abbiamo la
responsabilita' personale delle scelte che facciamo. E questa
responsabilita' adulta va curata e rispettata, a maggior ragione proprio
quando si coglie il valore di un magistero che svolge il servizio di
orientare la riflessione della comunita' cristiana e di offrire (non
imporre) un riferimento etico a tutti. Il fatto che la Conferenza episcopale
italiana si sia spinta a dare anche una netta indicazione tecnico-politica
sui referendum pone una questione interna alla comunita' cristiana circa
l'autonomia del laicato ed il rapporto tra gerarchia cattolica e politica
italiana, ma cio' non deve influenzare il merito della scelta sulla
procreazione assistita.
3. Per questa riflessione occorre individuare le diverse questioni che sono
in campo, distinguerle e fare una scelta che sia motivata e cosciente dei
riflessi che il voto referendario implica. La scelta, cioe', dev'essere
legata al merito e non a logiche di scontro e/o di obbedienza-disobbedienza.
Ovviamente in queste settimane abbiamo di certo ascoltato e letto molte
prese di posizione e ragionamenti. Anche l'Azione Cattolica in molte diocesi
ha lavorato per costruire momenti aperti di incontro e discussione che sono
stati assai partecipati.   Resta per tutti la difficolta', come ormai su
molti problemi, ad orientarsi nella gran quantita' di contributi messi in
circolazione. Proviamo quindi a selezionare - senza alcuna pretesa di
completezza - alcuni testi brevi che ci aiutino a individuare l'essenziale.
Sono tutti autorevoli: chi dice no, chi dice si', chi dice astensione,
insieme a preziosi elementi di riflessione che vanno anche oltre la scelta
del voto.
*
Materiali sul referendum, ma non solo [inseriti nel fascicolo del "Servizio
di informazione e documentazione per responsabili e assistenti" dell'Azione
Cattolica Italiana, delegazione regionale Piemonte Valle d'Aosta, nuova
serie, n. 23, giugno 2005, speciale referendum]:
- C. Casalone, I quesiti referendari sulla procreazione assistita  (aspetti
giuridici e biomedici)
- R. Venditti, Diritto alla vita, procreazione medicalmente assistita,
embrione: problemi e interrogativi
- P. Bignardi, Un'opportunita' per ripensare cio' che evangelicamente
pensiamo sulla vita.
- C. M. Martini, Per un dialogo tra scienza e fede
- G. Piana, Perche' si', perche' no
- D. Tettamanzi, L'astensione e' giusta ma evitiamo scomuniche tra i
cattolici
- C. Casalone, Un possibile equilibrio
- Autori vari, Laici e cattolici insieme contro il bipolarismo etico
- G. Tonini, I referendum e il quadro politico italiano
Per approfondire: sul sito dell'Azione Cattolica nazionale, con
aggiornamenti, la sezione "Dialoghi":
- www.dialoghi.info/sez1091138456
- www.dialoghi.info/sez1091138456/pag1108577584
Da leggere: R. Balduzzi, C. Cirotto, I. Sanna, Le mani sull'uomo. Quali
frontiere per la biotecnologia?, Edizioni Ave, Roma 2005.

5. REFERENDUM. SERGIO ROSTAGNO: IL DOVERE DI SCEGLIERE
[Dal "Foglio di comunita'" di giugno 2005 della Comunita' di base di
Pinerolo (per contatti: e-mail: info at viottoli.it, sito: www.viottoli.it)
riprendiamo un intervento di Sergio Rostagno, prestigioso teologo valdese,
impegnato nel gruppo di lavoro sui problemi etici posti dalla scienza della
Tavola valdese]

Da sempre si sono cercati criteri oggettivi per le azioni umane e da sempre
la filosofia si e' spaccata in due campi contrapposti: criteri certi
esistono per gli uni, mentre per molti altri derivano dall'esperienza.
Andare a votare per i quattro referendum significa partecipare a una ricerca
di criteri per le nostre azioni, certi o meno certi, ma comunque possibili.
Astenersi vuol dire non partecipare, abdicare a una possibilita' e, nel caso
specifico, avallare in ogni dettaglio la legge 40.
Ora molti parlamentari che hanno votato questa legge ci dicono che sono
propensi ad abrogare certe sue parti. Forse era meglio abrogarla interamente
e ricominciare da capo.
Andare a votare significa comunque partecipare alla decisione comune, dopo
essersi fatti un'idea approfondita degli ideali e degli elementi di fatto.
*
La fecondazione eterologa (non spiego che cosa sia, perche' presumo che a
quest'ora tutti lo sappiano) riguarda la scelta di un numero limitato di
coppie, le quali, per loro ragioni, potrebbero farne uso. A che pro
vietarla? Che cosa si salvaguarda? Che cosa si teme? Si teme che il bambino
che nasce un giorno voglia sapere chi e' il suo "vero" padre o la sua "vera"
madre. Gliene importera' molto? Forse si', forse no. Sara' in grado di
capire che chi l'ha allevato e' il suo padre "vero", mentre le tecniche del
suo concepimento importano meno? Penso di si'. Non capita forse a tutti, in
un modo o nell'altro, di dover dare maggior peso alla propria autonoma
personalita', piuttosto che ai genitori o altri condizionamenti di ogni
tipo? In ogni caso il divieto assoluto appare sproporzionato.
*
Resta la questione dell'embrione. La piu' delicata. Essa e' risolta in vari
paesi ammettendo che almeno la ricerca possa valersi degli embrioni detti
"soprannumerari" (ora congelati, in ogni senso del termine). Ma questo non
e' scontato. L'attuale legge lo vieta e Kant ci insegnerebbe come
"l'umanita' nella nostra persona debba essere sacra per noi" e non possa
(neanche da Dio, aggiunge Kant) essere ridotta a mezzo (Critica della ragion
pratica, I, 2, 2, 5). Ma rientra l'embrione in questa definizione? Dobbiamo
valutare se il rispetto sacro per l'umanita' della nostra persona valga in
modo assoluto, confrontato con i vantaggi che la ricerca sulle cellule
staminali embrionali (secondo molti scienziati) potra' portare. Ora e' molto
difficile accordare all'embrione congelato quel rispetto assoluto
dell'umanita' della nostra persona. Si puo' certamente fare, ma e' doveroso,
nello stesso tempo, considerare il peso che ha il rispetto assoluto delle
persone coinvolte e dei malati che possono sperare di essere aiutati da tale
ricerca, a fronte di cellule (sia pure contenenti geni individuali).
*
Vi sono scelte da fare e occorre assumersi delle responsabilita'. L'essere
umano non e' chiamato a salvare la coscienza, ma a risolvere problemi
complessi. Non vi e' un solo criterio assoluto, dal quale tutto dipende, ma
si deve tener conto di criteri diversi, a volte opposti. Il campo etico e'
un campo di valutazioni ponderate da cui nessuno esce con le mani pure. Non
vale mettersi al riparo di un solo principio, quasi che non si fosse esposti
alle domande inquietanti che sorgono da altri principi, da altre
considerazioni. Lo fanno a priori soltanto gli ipocriti.
Negli evangeli come nel messaggio di molte religioni si presenta un Dio
misericordioso. Il Dio misericordioso e' quello che rende possibile la
scelta entro un ambito umano, senza mettere nessuno con le spalle al muro.
L'unico modo di uscire dalle contraddizioni e' fare la scelta piu' umana,
senza timore di infrangere la legge astratta che si basa sul principio
assoluto. La scelta e' opinabile, dunque, e continuera' ad esserlo. Proprio
per questo e' umana.
Ponderare la scelta e' umano. Vanno incontro a crisi e disillusioni soltanto
coloro che si vogliono dare una corazza di perfezione. Per il credente la
scelta e' umana, rischiosa, ma non delude, se e' presa con cognizione di
causa, nell'ambito di criteri umanamente sostenibili. Tutto cio' impone
certo la valutazione di criteri. La mancanza di criteri assoluti non
significa l'assoluta mancanza di criteri. Ma nell'impiego di criteri si deve
procedere assumendo responsabilita' (quindi votando) e non rimettendole ad
altri.
*
Votare si' per permettere la ricerca sulle cellule staminali embrionali
(ammesso che questa strada sia scientificamente fruttuosa, ma su questo non
posso dire nulla che non abbiano gia' detto numerosi scienziati) e' un gesto
coerente con la visione dell'etica che abbiamo esposto. Non possiamo
chiedere alla natura di decidere per noi, ne' prendere un dato di fatto
naturale e trasformarlo in criterio unico (addirittura divino, per alcuni),
cui sacrificare ogni altra considerazione scientifica o etica.

6. REFERENDUM. GIOBBE SANTABARBARA: DI COSA STIAMO PARLANDO?
[Ringraziamo di cuore il nostro buon amico Giobbe Santabarbara per questa
lettera e per le segnalazioni bibliografiche con cui si conclude. Giobbe
Santabarbara e' uno dei principali collaboratori del "Centro di ricerca per
la pace" di Viterbo]

Gentile direttore,
permetta a un povero ignorante di esprimere qualche suo dubbio.
*
Di cosa non stiamo parlando
Lei ricorda quella cineseria in cui si spiega perche' ci sono cosi' tanti
bravi pittori di draghi e cosi' pochi bravi pittori di cani: poiche' di
draghi veri nessuno ne ha mai visti, mentre di cani ognuno ne vede ogni
giorno e quindi chiunque puo' giudicare se il dipinto e' adeguato o meno
all'oggetto, ed e' piu' facile svergognare chi - chiedo scusa del
bisticcio - dipinge da cani.
Il 12 e 13 giugno si vota su quattro quesiti referendari relativi
all'abrogazione di alcune norme contenute nella legge 40 del 2004. Nel
dibattito pubblico di questi giorni (benedetto dibattito, in quanto aiuti a
prender conoscenza e coscienza) si sente parlare di molte cose che ben poco
c'entrano con quanto e' oggetto del referendum. Sarebbe invece bene uscire
dal generico e dall'inessenziale: non si vota sul contrasto tra nomos e
physis, ethos e kratos, psiche e soma, bios e techne. Si vota per abrogare o
mantenere alcune precise norme di una determinata legge. Di questo dobbiamo
parlare, che e' argomento gia' assai impegnativo.
Tutte le scelte di voto o non voto sono certo legittime, ma nessuna di esse
e' priva di conseguenze. Anche scegliere l'irresponsabilita' implica
assumersi una responsabilita'. E' il bello e il fardello della democrazia:
"siete lo stesso coinvolti", come recita quella vecchia canzone.
Chiunque puo' leggersi la legge, chiunque puo' leggersi i quesiti
referendari, chiunque puo' farsene un'idea. "Ciascuno umilmente s'informi"
dice un bel verso di Danilo Dolci. Si puo' avere qualunque opinione, ma chi
pur potendo non vuole informarsi sui termini esatti della questione, e
preferisce tranciare giudizi generici e astratti estranei al merito della
cosa, non fa una buona scelta.
Meno che mai e' un buon argomento quello secondo cui le persone dovrebbero
eludere - anzi vanificare - la consultazione referendaria perche' l'oggetto
di essa e' troppo difficile. Il buon Bertoldo di Augusta ci ricordava una
volta che l'espressione "governare e' troppo difficile per le persone
comuni" e' il motto delle dittature e delle guerre.
*
Di cosa stiamo parlando
C'e' una legge, la legge 40 del 2004, in vigore da oltre un anno. E tra
pochi giorni si vota per modificarla o lasciarla com'e'.
Che quella legge sia quantomeno inadeguata e vada modificata lo dicono
pressoche' tutti, anche molti di quelli che l'hanno fatta esistere col loro
voto in Parlamento, anche molti di quelli che propongono di non votare al
referendum. Ma e' ormai evidente, a distanza di oltre un anno dalla sua
promulgazione, che se non ci sara' un pronunciamento popolare quella legge
restera' cosi' com'e'.
I quattro quesiti referendari certo sono complessi, ma tutt'altro che
incomprensibili. I temi cui si riferiscono non sono banali, ma non sono
affatto misteriosi.
E non invertiamo i termini della questione: non sono i quesiti referendari
che impongono qualcosa, e' la legge che ha gia' imposto qualcosa, e i
quesiti referendari propongono solo di abrogare alcune di quelle
imposizioni.
Decidersi puo' non essere facile. Ma non decidere e' anch'essa una
decisione, significa confermare la legge cosi' com'e'.
*
Di cosa stiamo veramente parlando
In un luogo del Chisciotte Sancho esclama suppergiu': "Nel paesetto, c'e'
piu' male di quel che s'e' detto". E cosi' ancora non tutto e' detto, e
diciamolo dunque. La legge 40 e' una legge il cui segno fondamentale e' la
riduzione della donna - di tutte le donne - a non persona, a mero strumento
di riproduzione, a macchina e contenitore per produrre figli al maschio
padrone; e' una legge che nega la maternita' come relazione, e' una legge
che pretende di fare dell'umano generare e del corpo delle donne materia di
diktat del potere politico (maschile) e di governo tecnocratico (maschile).
E se mi e' consentita una digressione: non e' casuale, io credo, che questa
legge trovi un sostegno cosi' esplicito ed energico da parte della gerarchia
di una veneranda istituzione storica che nei suoi ranghi ha statuito la
discriminazione di sesso e il rapporto preferenziale con Domineddio per
meta' del genere umano, all'altra meta' imponendo persino de jure esclusione
e subordinazione (questo solo semplice fatto, il perdurare dell'apartheid
inflitto a meta' del genere umano in cio' che in quella tradizione piu'
conta, gia' destituisce di ogni autorita' morale la voce di quella
gerarchia. Voce che, sia chiaro, e' altra cosa dal grido di liberta' e di
amore che anche quella tradizione comunque reca, e che ancora ci commuove).
La legge 40 e' una legge essa si' frankensteiniana, che mette insieme i
deliri e la ferocia di uno scientismo irrazionalista e disumanante e di una
ideologia arcaica e brutale.
*
La saluto, gentile direttore, e mi consenta di congedarmi trascrivendo qui
di seguito alcuni excerpta di recenti mie letture, ed autorizzandola ad
ostendere questa mia, qualora lo ritenesse di qualche pubblico interesse. E
mi creda suo devotissimo eccetera

"Oggi facciamo questa legge ancora:
da domani niente piume sul cappello
si scenda dal letto col piede sinistro
zitte le donne, zitte e col velo

il parlamento fa le ricette mediche
solo il governo puo' cuocere la pasta
la sola scienza e' quella grigioverde
e zitte le donne, zitte e in piccionaia

chi vuol votare sia marchiato reprobo
nessuno dia fastidio al conducente
si tiri dritto e poi chi crepa crepa
e zitte le donne, zitte e col velo"

(Enea Silvio Vastalande, Regi decreti e circolari ministeriali)

"Come possono gli uomini decidere di cio' che conoscono solo le donne?
Come possono i celibi dar saggi consigli in materia coniugale?
Cosa possono i vergini per obbligo sapere di quelle congiunzioni e
generazioni?
E perche' ogni maschio pensa che tutte le donne gli siano inferiori?
Molti misteri cela la filosofia, e la religione non meno".
(Annibale Scarpante, Un commento al Tahafut al-falasifa)

"Eros che visita Psiche solo nelle tenebre e fin nei convegni d'amore le
proibisce di guardarlo, e' nel linguaggio del mito tramandatoci da Apuleio
la stessa cosa di quel Frank che in Blue Velvet di David Lynch sevizia
Dorothy e nel brutale amplesso le grida di non guardarlo: e' il maschio che
afferma un dominio che nega l'altrui umanita', che schiavizza ed accieca e
reifica; e' l'uomo i cui passi inondano di paura una donna - ogni donna -
sola per la strada, come nella folgorante pagina che apre quel libro di
Robin Morgan".
(Atanasio Avelavalimmi, Il mito e il velo)

7. MAESTRE. HANNAH ARENDT: IL PERDONO E LA PROMESSA
[Da Hannah Arendt, Vita activa. La condizione umana, Bompiani, Milano 1964,
1994, p. 175. Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel
1906, fu allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la
costringe all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America;
e' tra le massime pensatrici politiche del Novecento; docente, scrittrice,
intervenne ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista
rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani; mori' a New York nel
1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti
tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l
'anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione
originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951),
Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Rahel Varnhagen
(1959), Il Saggiatore, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti,
Milano; La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli,
Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e'
apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di
brevi saggi di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano,
1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969.
Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra
amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975,
Sellerio, Palermo 1999). Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio
Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2.
1950-1954, Feltrinelli, Milano 2003; cfr. anche la raccolta Responsabilita'
e giudizio, Einaudi, Torino 2004. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la
biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri,
Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt,
Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah
Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah
Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona Forti, Vita della mente e tempo della
polis, Franco Angeli, Milano 1996; Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt,
Milano 1999; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su
Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah
Arendt, Giuntina, Firenze 2001. Per chi legge il tedesco due piacevoli
monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono:
Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999;
Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000]

Entrambe le facolta' [di perdonare e di promettere - ndr -], quindi,
dipendono dalla pluralita', dalla presenza e dall'agire degli altri, dato
che nessuno puo' perdonare se stesso e sentirsi legato da una promessa fatta
solo a se stesso; perdonare o promettere nella solitudine o nell'isolamento
e' atto privo di realta', nient'altro che una parte recitata davanti a se
stessi.
Dal momento che queste facolta' corrispondono cosi' strettamente alla
condizione umana della pluralita', il loro ruolo nella politica stabilisce
un nucleo di principi-guida diametralmente diversi dai criteri "morali"
inerenti alla nozione platonica del governo.

8. MAESTRE. MARIA LUISA BOCCIA, GRAZIA ZUFFA: LA MEDIAZIONE FEMMINILE
[Da Maria Luisa Boccia, Grazia Zuffa, L'eclissi della madre. Fecondazione
artificiale, tecniche, fantasie e norme, Pratiche Editrice, Milano 1998, p.
216.
Maria Luisa Boccia e' nata il 20 giugno 1945 a Roma, dove vive. Dal 1974
lavora all'Universita' di  Siena, e attualmente vi insegna filosofia
politica. Dagli anni '60 ha preso parte alla vita politica del Pci e dei
movimenti, avendo la sua prima importante esperienza nel '68. Deve alla
famiglia materna la sua formazione politica comunista, e al padre,
magistrato e liberale, la sua formazione civile, l'attenzione per
l'esistenza e la liberta' di ciascun essere umano. Ad orientare la sua vita,
la sua mente, le sue esperienze, politiche e umane, e' stato il femminismo.
In particolare e' stato il femminismo a motivare e nutrire l'interesse alla
filosofia. La sua pratica tra donne, cominciata nel 1974 a Firenze con il
collettivo "Rosa", occupa tuttora il posto centrale nelle sue attivita', nei
suoi pensieri, nei suoi rapporti. Ha dato vita negli anni a riviste di
donne - "Memoria", "Orsaminore",  "Reti" - e a diverse esperienze di gruppi,
dei femminili tra i quali ricordare, oltre al suo primo collettivo, dove
iniziano alcune delle relazioni femminili piu' profonde e durevoli, "Primo,
la liberta'", attivo negli anni della "svolta" dal Pci al Pds; "Koan", con
alcune allieve dell'universita'; "Balena", nato dal rifiuto della guerra
umanitaria in Kosovo e tuttora felicemente attivo. E' stata giornalista,
oltre che docente, partecipa dagli anni '70 alle attivita' del Centro per la
riforma dello Stato, ha fatto parte della direzione del Pci, poi del Pds, ed
ha  concluso questa esperienza politica nel 1996. Vive da molti anni con
Marcello Argilli, scrittore per l'infanzia, e non ha figli. Ha scritto
articoli, saggi, ed elaborato  moltissimi interventi, solo in parte
pubblicati, per convegni, incontri, iniziative. Tra i suoi scritti recenti:
Percorsi del femminismo, in "Critica marxista" n. 3, 1981; Aborto, pensando
l'esperienza, in Coordinamento nazionale donne per i consultori, Storie,
menti e sentimenti di donne di fronte all'aborto, Roma 1990; L'io in
rivolta. Vissuto e pensiero di Carla Lonzi, La Tartaruga, Milano 1990; con
Grazia Zuffa, l'eclissi della madre. Fecondazione artificiale, tecniche,
fantasie, norme, Pratiche, Milano 1998; La sinistra e la guerra, in
"Parolechiave" nn. 20/21, 1999; Creature di sabbia. Corpi mutanti nello
scenario tecnologico, in "Iride" n. 31, 2000; L'eredita' simbolica, in
Rossana Rossanda (a cura di), Il manifesto comunista centocinquanta anni
dopo, Manifestolibri, Roma 2002; Miracolo della liberta', declino della
politica. Rileggendo Hannah Arendt e Simone Weil, in Ida Dominijanni (a cura
di), Motivi di liberta', Angeli, Miano 2001; La differenza politica. Donne e
cittadinanza, Il Saggiatore, Milano 2002.
Grazia Zuffa, psicologa, senatrice per due legislature, nel 1990 presento'
un disegno di legge sulle tecnologie della riproduzione artificiale; si
occupa da anni di teoria e politica femminista, con particolar riguardo ai
temi della sessualita' e della procreazione; direttrice del mensile
"Fuoriluogo", autrice di molti saggi, ha collaborato tra l'altro a: Il tempo
della maternita', 1993; Franca Pizzini, Lia Lombardi (a cura di), Madre
provetta, Angeli, Milano 1994; con Maria Luisa Boccia ha scritto L'eclissi
della madre, Pratiche, Milano 1998]

Una mediazione femminile e' dunque comunque necessaria alle relazioni
procreative. Questa mediazione e' sempre piu' al centro delle pratiche
soggettive ed e' la fonte prima della pluralita' di forme parentali nella
realta' sociale. Da sempre, inoltre, l'affermazione della responsabilita'
procreativa e' stata favorita dal riconoscimento, di fatto prima ancora che
di principio, della differente posizione di uomini e donne. E' Il momento
che anche la legge ne prenda atto.

9. MAESTRE. AGNES HELLER: GENERALIZZARE
[Da Agnes Heller, Etica generale, Il Mulino, Bologna 1994, p. 168. Agnes
Heller, filosofa ungherese, nata a Budapest nel 1929, allieva e
collaboratrice di Lukacs, allontanata dall'Ungheria, ha poi insegnato in
Australia e in America. In Italia e' particolarmente nota per la "teoria dei
bisogni" su cui si ebbe nel nostro paese un notevole dibattito anche con
riferimento ai movimenti degli anni '70. Su posizioni democratiche radicali,
e' una interlocutrice preziosa anche laddove non se ne condividessero alcuni
impianti ed esiti teorici. Opere di Agnes Heller: nella sua vastissima ed
articolata produzione segnaliamo almeno La teoria dei bisogni in Marx,
Feltrinelli; Teoria dei sentimenti, Editori Riuniti; Teoria della storia,
Editori Riuniti; Etica generale, Il Mulino; cfr. anche Apocalisse atomica
(con F. Feher), Sugarco; ed il volume-intervista Morale e rivoluzione,
Savelli. Opere su Agnes Heller: la rivista filosofica italiana "aut aut" ha
spesso ospitato e discusso la riflessione della Heller; cfr. in particolare
gli studi di Laura Boella]

Si possono generalizzare (o universalizzare) le massime morali, ma non si
puo' ne' generalizzare ne' universalizzare una scelta morale o un'azione
"situata".

10. MAESTRE. FRANCA ONGARO BASAGLIA: CORPO PER ALTRI
[Da Franca Ongaro Basaglia, Una voce. Riflessioni sulla donna, Il
Saggiatore, Milano 1982, p. 81. Franca Ongaro Basaglia, intellettuale
italiana di straordinario impegno civile, pensatrice di profondita', finezza
e acutezza straordinarie, insieme al marito Franco Basaglia e' stata tra i
protagonisti del movimento di psichiatria democratica; e' deceduta nel
gennaio 2005. Tra i suoi libri segnaliamo particolarmente: Salute/malattia,
Einaudi, Torino 1982; Manicomio perché?, Emme Edizioni, Milano 1982; Una
voce: riflessioni sulla donna, Il Saggiatore, Milano 1982; in collaborazione
con Franco Basaglia ha scritto La maggioranza deviante, Crimini di pace,
Morire di classe, tutti presso Einaudi; ha collaborato anche a L'istituzione
negata, Che cos'e' la psichiatria, e a molti altri volumi collettivi. Ha
curato l'edizione degli Scritti di Franco Basaglia. Su Franca Ongaro
Basaglia riproponiamo anche la seguente scheda biobibliografica estratta dal
quotidiano "Il manifesto" e gia' riprodotta nel n. 812 de "La nonviolenza e'
in cammino": "Dalle avventure per i bambini alla rivoluzione nelle
istituzioni. I suoi primi lavori Franca Ongaro li aveva dedicati ai bambini:
Le avventure di Ulisse illustrate da Hugo Pratt, e una riduzione del romanzo
Piccole donne di Louise May Alcott uscirono sul "Corriere dei Piccoli" tra
il '59 e il '63. In quegli stessi anni i suoi interessi si indirizzarono
verso il lavoro nell'ospedale psichiatrico di Gorizia, con il gruppo che si
stava raccogliendo attorno a suo marito Franco Basaglia, con il quale -
nella seconda meta' degli anni '60 - scrisse diversi saggi cui contribuirono
altri componenti del gruppo goriziano. Due suoi testi - "Commento a Ervin
Goffman, La carriera morale del malato di mente" e "Rovesciamento
istituzionale e finalita' comune" - fanno parte dei primi libri che
documentano e analizzano il lavoro di apertura dell'ospedale psichiatrico di
Gorizia, Che cos'e' la psichiatria (1967) e L'istituzione negata (1968). E'
sua la prima traduzione italiana dei testi di Erving Goffman Asylums e Il
comportamento in pubblico, pubblicati da Einaudi rispettivamente nel 1969 e
nel 1971. Introdusse anche il lavoro di Gregorio Bermann La salute mentale
in Cina (1972). Dagli anni `70 Franca Ongaro fu coautrice di gran parte dei
principali testi di Franco Basaglia, da Morire di classe (1969) a La
maggioranza deviante (1971), Crimini di pace (1975), fino al saggio
"Condotte perturbate. Le funzioni delle relazioni sociali", commissionato da
Jean Piaget per la Encyclopedie de la Pleiade e uscito nel 1987. Nel 1981 e
`82 curo' per Einaudi la pubblicazione dei due volumi degli Scritti di
Franco Basaglia. Franca Ongaro e' stata anche autrice di volumi e saggi di
carattere filosofico e sociologico sulla medicina moderna e le istituzioni
sanitarie, sulla bioetica, sulla condizione della donna, sulle pratiche di
trasformazione delle istituzioni totali. Tra i suoi testi principali, i
volumi Salute/malattia. Le parole della medicina (Einaudi, 1979), raccolta
dei lemmi di sociologia della medicina scritti per la Enciclopedia Einaudi;
Una voce. Riflessioni sulla donna (Il Saggiatore, 1982) che include la voce
Donna della Enciclopedia Einaudi; Manicomio perche'? Emme Edizioni 1982;
Vita e carriera di Mario Tommasini burocrate scomodo, Editori Riuniti, 1987.
Tra i saggi, Eutanasia, in Le nuove frontiere del diritto, "Democrazia e
Diritto", n. 4-5, Roma 1988; Epidemiologia dell'istituzione psichiatria. Sul
pensiero di Giulio Maccacaro (Medicina Democratica, 1997); Eutanasia.
Liberta' di scelta e limiti del consenso in R. Dameno e M. Verga (a cura
di), Finzioni e utopie. Diritto e diritti nella societa' contemporanea,
(Guerrini, 2001). Dall'84 al '91 e' stata, per due legislature, senatrice
della sinistra indipendente. Nel luglio 2000 ha ricevuto il premio Ives
Pelicier della International Academy of Law and Mental Health, e nell'aprile
2001 l'universita' di Sassari le ha conferito la laurea honoris causa in
scienze politiche"]

L'essere considerata corpo per altri e' cio' che ha impedito alla donna di
essere un soggetto storico-sociale, in quanto tutta la sua soggettivita' e'
stata ridotta e imprigionata in una sessualita' essenzialmente per l'uomo e
per la riproduzione.

11. MAESTRE. SILVIA VEGETTI FINZI: MATERNITA'
[Da Silvia Vegetti Finzi, Il bambino della notte. Divenire donna, divenire
madre, Mondadori, Milano 1990, 1998, p. 261. "Silvia Vegetti Finzi e' nata a
Brescia il 5 ottobre 1938. Laureatasi in pedagogia, si e' specializzata in
psicologia clinica presso l'Istituto di psicologia dell'Universita'
cattolica di Milano. All'inizio degli anni '70 ha partecipato a una vasta
ricerca internazionale, progettata dalle Associazioni Iard e Van Leer, sulle
cause del disadattamento scolastico. Inoltre ha lavorato come psicoterapeuta
dell'infanzia e della famiglia nelle istituzioni pubbliche. Dal 1975 e'
entrata a far parte del Dipartimento di Filosofia dell'Universita' di Pavia
ove attualmente insegna psicologia dinamica. Dagli anni '80 partecipa al
movimento femminista, collaborando con la "Universita' delle donne Virginia
Woolf" di Roma e con il Centro documentazione donne di Firenze. Nel 1990 e'
tra i fondatori della Consulta (laica) di bioetica. Dal 1986 e' pubblicista
del "Corriere della Sera" e successivamente anche di "Io donna" e di
"Insieme". Fa parte del comitato scientifico delle riviste: "Bio-logica",
"Adultita'", "Imago ricercae", nonche' dell'Istituto Gramsci di Roma, della
"Casa della cultura" di Milano, della "Libera universita'
dell'autobiografia" di Anghiari. E' membro dell'Osservatorio nazionale per
l'infanzia e l'adolescenza, della Societa' italiana di psicologia; della
Societe' internationale d'histoire de la psychoanalyse. Nel 1998 ha
ricevuto, per i suoi scritti di psicoanalisi, il premio nazionale "Cesare
Musatti", e per quelli di bioetica il premio nazionale "Giuseppina Teodori".
Sposata con lo storico della filosofia antica Mario Vegetti, ha due figli
adulti, Valentina e Matteo" (questa notizia biografica abbiamo estratto dal
sito dell'Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche:
www.emsf.rai.it). Opere di Silvia Vegetti Finzi: (a cura di), Il bambino
nella psicoanalisi, Zanichelli, Bologna 1976; (con L. Bellomo), Bambini a
tempo pieno, Il Mulino, Bologna 1978; (con altri), Verso il luogo delle
origini, La Tartaruga, Milano 1982; Storia della psicoanalisi, Mondadori,
Milano 1986; La ricerca delle donne (1987); Bioetica, 1989; Il bambino della
notte. Divenire donna, divenire madre, Mondadori, Milano 1990; (a cura di),
Psicoanalisi al femminile, Laterza, Roma-Bari 1992; Il romanzo della
famiglia. Passioni e ragioni del vivere insieme, Mondadori, Milano 1992;
(con altri), Questioni di Bioetica, Laterza, Roma-Bari 1993; (con Anna Maria
Battistin), A piccoli passi. La psicologia dei bambini dall'attesa ai cinque
anni, Mondadori, Milano 1994; Freud e la nascita della psicoanalisi, 1994;
(con Marina Catenazzi), Psicoanalisi ed educazione sessuale, Laterza,
Roma-Bari 1995; (con altri), Psicoanalisi ed identita' di genere, Laterza,
Roma-Bari 1995; (con Anna Maria Battistin), I bambini sono cambiati. La
psicologia dei bambini dai cinque ai dieci anni, Mondadori, Milano 1996;
(con Silvia Lagorio, Lella Ravasi), Se noi siamo la terra. Identita'
femminile e negazione della maternita', Il Saggiatore, Milano 1996; (con
altri), Il respiro delle donne, Il Saggiatore, Milano 1996; Volere un
figlio. La nuova maternita' fra natura e scienza, Mondadori, Milano 1997;
(con altri), Storia delle passioni, Laterza, Roma-Bari 1997; Il fantasma del
patriarcato, 1997; (con altri), Fedi e violenze, Rosenberg & Sellier, 1997;
(con Anna Maria Battistin), L'eta' incerta. I nuovi adolescenti, Mondadori,
Milano, 2000. Collabora inoltre con le riviste filosofiche: "Aut Aut" e
"Iride". Molti suoi scritti sono stati tradotti in francese, inglese,
tedesco e spagnolo]

Di fronte all'avanzare incontrollato delle tecnologie riproduttive, agli
interrogativi che esse ci pongono, forse non e' troppo tardi ripensare la
maternita', sottrarla alla ovvieta' che dissipa la ricchezza delle sue
risorse.
Dar voce al suo silenzio, recuperare la complessita' del progetto materno,
la moralita' insita nel suo esercizio del limite, si prospetta come l'ultimo
atto della prima contesa tra gli dei [il riferimento e' ai miti cosmogonici
babilonesi e greci, analizzati nel capitolo III del libro, "Una contesa tra
gli dei: a chi spetta il potere di generare?" - ndr -], come l'estrema
possibilita', per le donne, di capovolgere l'esito di una sconfitta storica,
che si colloca agli esordi della umanita' ma che ancora estende la sua ombra
sulla nostra incompiuta identita'.

12. RIVISTE. CON "QUALEVITA", LA LEZIONE DI HEINRICH BOELL
Abbonarsi a "Qualevita" e' un modo per sostenere la nonviolenza. Ricordando
la lezione di Heinrich Boell.
*
"Tutto cio' che si scrive e' scritto contro la morte" (Heinrich Boell, Rosa
e dinamite, Einaudi, Torino 1979, p. 32).
*
"Qualevita" e' il bel bimestrale di riflessione e informazione nonviolenta
che insieme ad "Azione nonviolenta", "Mosaico di pace", "Quaderni
satyagraha" e poche altre riviste e' una delle voci piu' qualificate della
nonviolenza nel nostro paese. Ma e' anche una casa editrice che pubblica
libri appassionanti e utilissimi, e che ogni anno mette a disposizione con
l'agenza-diario "Giorni nonviolenti" uno degli strumenti di lavoro migliori
di cui disponiamo.
Abbonarsi a "Qualevita", regalare a una persona amica un abbonamento a
"Qualevita", e' un'azione buona e feconda.
Per informazioni e contatti: Edizioni Qualevita, via Michelangelo 2, 67030
Torre dei Nolfi (Aq), tel. 3495843946, o anche 0864460006, o ancora
086446448; e-mail: sudest at iol.it o anche qualevita3 at tele2.it; sito:
www.peacelink.it/users/qualevita
Per abbonamenti alla rivista bimestrale "Qualevita": abbonamento annuo: euro
13, da versare sul ccp 10750677, intestato a "Qualevita", via Michelangelo
2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), specificando nella causale "abbonamento a
'Qualevita'".

13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

14. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 950 del 4 giugno 2005

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