La nonviolenza e' in cammino. 949



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 949 del 3 giugno 2005

Sommario di questo numero:
0. Una comunicazione di servizio
1. Clementina, della generosita'
2. "Azione Nonviolenta" di giugno dedicata ad Alexander Langer
3. Mao Valpiana: Dieci anni con Alex, dieci anni senza Alex
4. Edi Rabini: Suor Irene
5. Cosa chiedono i quattro quesiti referendari
6. Stefano Rodota': La Costituzione, la legge 40, il referendum
7. Laici e cattolici contro il bipolarismo etico
8. Fiorentina Charrier: Quattro si' per la liberta' e la solidarieta'
9. Enrico Peyretti: Terrorismo
10. Con "Qualevita", la riflessione di Liliana Tedesco
11. Riletture: Evelyn Fox Keller, Vita, scienza & cyberscienza
12. Riletture: Francoise Heritier, Maschile e femminile
13. La "Carta" del Movimento Nonviolento
14. Per saperne di piu'

0. UNA COMUNICAZIONE DI SERVIZIO
Nei giorni scorsi abbiamo avuto problemi tecnici alla nostra strumentazione
informatica che hanno comportato la perdita di parte della posta elettronica
in arrivo. Ne siamo ovviamente dispiaciuti e ci scusiamo con tutti coloro
che ci avessero inviato comunicazioni importanti di cui non abbiamo potuto
tener conto non avendole di fatto ricevute. Va da se' che qualora ci siano
stati inviati messaggi o materiali a giudizio dei mittenti particolarmente
importanti, e non si sia ricevuto da parte nostra riscontro alcuno,
preghiamo gli interessati di effettuare nuovamente l'invio. E grazie per la
pazienza.

1. EDITORIALE. CLEMENTINA, DELLA GENEROSITA'
[Clementina Cantoni, volontaria dell'associazione umanitaria "Care
international", impegnata in Afghanistan nella solidarieta' con le donne, e'
stata rapita alcuni giorni fa]

Le donne di Kabul che scendono in piazza per aiutare Clementina, quella
Clementina che era li' a Kabul per aiutare loro. Poiche' l'amore genera
amore, la generosita' generosita', umanita' l'umanita'.
Le donne di Kabul, che sono la voce dell'umanita', e questa voce dice a
tutte e tutti: liberatela.

2. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA" DI GIUGNO DEDICATA AD ALEXANDER LANGER
[Da Mao Valpiana, direttore di "Azione nonviolenta" (per contatti:
an at nonviolenti.org) riceviamo e diffondiamo]

E' uscito il numero di giugno 2005 di "Azione nonviolenta", rivista del
Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di
formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in
Italia e nel mondo.
Questo numero e' dedicato al decennale della morte di Alexander Langer, e
riporta integralmente tre suoi testi che saranno al centro della riflessione
e del lavoro dell'edizione 2005 del festival di Euromediterranea "Alexander
Langer 1995-2005: lentius, profundis, suavius":
- L'Europa muore o rinasce a Sarajevo (1995);
- La conversione ecologica potra' affermarsi solo se apparira' socialmente
desiderabile (1994);
- Tentativo di decalogo per la convivenza interetnica (1994).
Inoltre:
- La quinta puntata del percorso "Le dieci caratteristiche della
personalita' nonviolenta" e' dedicata al tema "La fiducia negli altri", con
un testo di Graziano Zoni (presidente Emmaus Italia).
- Le volontarie della Casa per la Nonviolenza raccontano "L'arte della
nonviolenza, un'esperienza formativa a Verona".
Seguono le consuete rubriche: Musica, a cura di Paolo Predieri (La
comprensione musicale); Economia, a cura di Paolo Macina (Vendita di armi
alla Cina); Per esempio, a cura di Maria G. Di Rienzo (La giustizia
climatica); Cinema, a cura di Flavia Rizzi (Film "Saimir"); Libri, a cura di
Sergio Albesano.
In copertina: Alexander Langer.
In ultima: Materiale disponibile.
*
Per contatti: redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123
Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax
0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363
intestato ad "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona.
E' possibile richiedere una copia omaggio, inviando una e-mail a:
an at nonviolenti.org, scrivendo nell'oggetto "copia 'Azione nonviolenta'".

3. AMICIZIA. MAO VALPIANA: DIECI ANNI CON ALEX, DIECI ANNI SENZA ALEX
[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: mao at sis.it) per averci messo a
disposizione l'editoriale che apre il fascicolo di giugno di "Azione
nonviolenta".
Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle della nonviolenza in
Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come assistente sociale
e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento
(si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di
intervento nel sociale"), e' membro del comitato di coordinamento nazionale
del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di
Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel
1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese
militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il
riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega
obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante
la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta
per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e'
stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione
Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters
International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e'
stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle
forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da
Trieste a Belgrado nel 1991; un suo profilo autobiografico, scritto con
grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4
dicembre 2002 di questo notiziario.
Alexander Langer e' nato a Sterzing (Vipiteno, Bolzano) nel 1946, e si e'
tolto la vita nella campagna fiorentina nel 1995. Promotore di infinite
iniziative per la pace, la convivenza, i diritti, l'ambiente. Per una
sommaria descrizione della vita cosi' intensa e delle scelte cosi' generose
di Langer rimandiamo ad una sua presentazione autobiografica che e' stata
pubblicata col titolo Minima personalia sulla rivista "Belfagor" nel 1986
(poi ripresa in La scelta della convivenza). Opere di Alexander Langer: Vie
di pace. Rapporto dall'Europa, Arcobaleno, Bolzano 1992; dopo la sua
scomparsa sono state pubblicate due belle raccolte di interventi: La scelta
della convivenza, Edizioni e/o, Roma 1995; Il viaggiatore leggero. Scritti
1961-1995, Sellerio, Palermo 1996. Segnaliamo inoltre: Scritti sul
Sudtirolo, Alpha&Beta, Bolzano 1996; Die Mehrheit der Minderheiten,
Wagenbach, Berlin 1996; Piu' lenti, piu' dolci, piu' profondi, suppl. a
"Notizie Verdi", Roma 1998. Opere su Alexander Langer: Roberto Dall'Olio,
Entro il limite. La resistenza mite di Alex Langer, La meridiana, Molfetta
2000. Si sta ancora procedendo alla raccolta di tutti gli scritti e gli
interventi (Langer non fu scrittore da tavolino, ma generoso suscitatore di
iniziative e quindi la grandissima parte dei suoi interventi e' assai
variamente dispersa). Si veda comunque almeno il fascicolo monografico di
"Azione nonviolenta" di luglio-agosto 1996; l'opuscolo di presentazione de
La Fondazione Alexander Langer - Stiftung, suppl. a "Una citta'", Forli'
(per richieste: tel. 054321422; fax 054330421), ed il nuovo fascicolo edito
dalla Fondazione nel maggio 2000 (per richieste: tel. e fax 00390471977691).
La Casa per la nonviolenza di Verona ha pubblicato un cd-rom su Alex Langer
(per informazioni: tel. 0458009803; fax 0458009212; e-mail:
azionenonviolenta at sis.it). Indirizzi utili: Fondazione Alexander Langer
Stiftung, via Portici 49 Lauben, 39100 Bolzano-Bozen, tel. e fax
00390471977691; e-mail: info at alexanderlanger.org, sito:
www.alexanderlanger.org]

Lo si potrebbe definire in mille modi: intellettuale, traduttore, politico,
giornalista, saggista, localista, verde, europeista, insegnante, pacifista,
ambientalista, leader di movimento, e via elencando... lui si descrisse come
un "portatore di speranza".
Per me e' sempre stato semplicemente un amico della nonviolenza.
Anzi, penso che Alexander Langer abbia dato corpo piu' di ogni altro
all'idea capitiniana del "potere di tutti", riuscendo ad applicare la
nonviolenza nell'ambito forse piu' difficile per farlo: la politica e le
istituzioni. E' stato detto, giustamente, che Alex era il piu' impolitico
dei politici, eppure e' stato il rappresentante istituzionale di un vasto
movimento ecologista e pacifista, che insieme a tante sconfitte ha raggiunto
anche straordinari risultati concreti. Ha saputo attraversare cariche
prestigiose senza rimanere invischiato nelle sabbie mobili del potere; ha
trattato alla pari con capi di stato senza mai tradire la sua vocazione
francescana.
A dieci anni dalla disperata dipartita, sentiamo ancora intatta la nostalgia
e anche il vuoto lasciato dalla sua assenza.
Non c'e' incontro, riunione, convegno, assemblea, congresso di movimento
dove Alex non venga in qualche modo ricordato, citato, rimpianto. Ci manca.
Ma lo sentiamo anche fortemente vicino, compresente, quasi una compagnia
angelica. Ripensare a quel sorriso gentile, allo sguardo acuto, alle
battutine ironiche, alla sua faccia da coniglio intelligente, mette ancora
allegria.
Alla domanda ricorrente "perche'?" non ci puo' essere risposta, ma ognuno di
noi un senso a quella morte lo vuole dare: forse a schiacciarlo e' stato il
troppo amore, la troppa compassione, il farsi carico senza limite dei pesi
altrui.
Come il tuo amato San Cristoforo, caro Alex, avevi preso sulle spalle un
bambino per portarlo dall'altra parte, ma ancor prima della fine della
traversata ti sei accorto "che avevi accettato il compito piu' gravoso della
tua vita, e che dovevi mettercela tutta, con un estremo sforzo, per arrivare
di la'" (Dalla lettera "Caro San Cristoforo" scritta per "Lettera 2000",
febbraio-marzo 1990, ora in Il viaggiatore leggero, a cura di Edi Rabini,
pagina 328, Sellerio, Palermo, p. 328). Non ce l'ha fatta, Alex, a
concludere la traversata del fiume, stanco e oberato ha religiosamente
accettato il suo calvario; ma la preziosa eredita' di idee ed azioni che ha
lasciato, oggi ci serve da bussola per solcare le acque turbolente del fiume
e cercare un approdo.
*
Alex e' stato un caro amico del Movimento Nonviolento. Gli siamo
riconoscenti per i tanti stimoli che ci ha dato, per la disponibilita'
generosa, per il contributo di analisi, proposte e iniziative. Abbiamo
pensato di rendergli omaggio predisponendo l'edizione di un libro contenente
i suoi molti articoli pubblicati in "Azione nonviolenta" dal 1984 al 1995,
raccolti in quattro filoni: dal pacifismo alla nonviolenza, nonviolenza e
riconciliazione, nonviolenza per la decrescita, nonviolenza e' politica.
Porteremo questo nuovo testo al festival di Euromediterranea, quest'anno
dedicato ad Alex, come nostro particolare contributo.
Nessuno e' legittimato a servirsi dei suoi scritti di anni fa per
utilizzarli politicamente nella realta' di oggi. Alex ha deciso di non dire
piu' nulla dal 3 luglio del 1995, e va rispettato anche in questa scelta. Ma
a noi interessa mettere in luce che dietro le sue prese di posizione, anche
le piu' difficili e discutibili, c'era una conoscenza e un'adesione profonda
ed esplicita alla nonviolenza specifica, incarnata nella sua particolare ed
originale esperienza.
La scelta nonviolenta (laica e religiosa insieme) e' decisiva nella
biografia di Alex, non ideologica, ma sempre messa alla prova del confronto
con la realta' piu' complessa e contraddittoria. In un suo scritto Alex
aveva auspicato lo sviluppo del settore "ricerca e sperimentazione" della
nonviolenza: i laboratori nei quali ha lavorato sono stati molti, dal
Sudtirolo, nel 1968, fino alla Bosnia, nel 1995. Con lui abbiamo fatto una
lungo cammino insieme, durato piu' di dieci anni, dalla semina verde alla
campagna Nord/Sud, dalla carovana Trieste-Belgrado al VeronaForum, dal
convegno "Sviluppo? Basta!" alla rivista "Verdeuropa". Ed ancora la sua
presenza alle marce Perugia-Assisi, la restituzione del congedo militare, la
campagna per l'obiezione alle spese militari e contro i missili a Comiso, i
contributi per l'acquisto della Casa per la Nonviolenza, il sostegno
concreto al Movimento e ad "Azione nonviolenta".
Ci viene quindi naturale dedicargli questo numero di "Azione nonviolenta",
pubblicando i suoi tre scritti che saranno al centro della riflessione e del
lavoro di Euromediterranea 2005. Il decalogo della convivenza, la
conversione ecologica, l'Europa dopo Sarajevo: articoli profetici che
mantengono intatta la loro attualita' e che possono aiutare i giovani a
comprendere la complessita' di oggi.
Alex era un bella persona. E' stato un privilegio averlo avuto come amico.

4. LUTTI. EDI RABINI: SUOR IRENE
[Ringraziamo Edi Rabini (per contatti: edorabin at tin.it) per averci messo a
disposizione copia della lettera di condoglianze inviata alle sorelle di
suor Irene Bersani recentemente scomparsa.
Edi Rabini, che e' stato grande amico e stretto collaboratore di Alex
Langer, e' impegnato nella Fondazione Alexander Langer (per contatti:
e-mail: langer.foundation at tin.it, sito: www.alexanderlanger.org), di cui e'
infaticabile e generosissimo anmatore.
Suor Irene Bersani e' stata una luminosa operatrice di pace; nata a
Cattolica il 29 maggio 1931, laureata in lettere moderne nel 1958 presso
l'Universita' del Sacro Cuore di Milano, fatto il suo ingresso tra le
missionarie comboniane nel 1961, nel 1964 e' partita per l'Eritrea dove ha
insegnato per dieci anni nell'Istituto Sacra Famiglia e all'Universita'
d'Asmara; nel 1977 ha assunto la direzione di "Raggio", la bella rivista
delle missionarie comboniane; e' deceduta il 28 maggio 2005]

Mao Valpiana ci ha fatto sapere della morte di suor Irene Bersani. Ne siamo
molto addolorati. Sentiamo di aver perduto un'amica.
Dopo la scomparsa di Alexander Langer, dieci anni fa, che aveva conosciuto a
Manhaus mantenendo poi un intenso dialogo epistolare, suor Irene ci e' stata
molto vicina, con la discrezione e la passione civile che abbiamo conosciuto
quando veniva, con un piccolo quaderno d'appunti, agli incontri veronesi
della Campagna Nord-Sud.
Aveva adottato le destinatarie del premio Langer, da Khalida Messaudi a
Yolande Mukagasana, da Ding Zilin a Natasa Kandic e Vjosa Dobruna,
segnalando il loro impegno nella bella rivista che dirigeva e che
rispecchiava pienamente la vastita' dei suoi interessi e delle sue visioni.
Ci manchera' come pensiamo manchera' a voi che avete avuto la fortuna di
viverle accanto.

5. SCHEDA. COSA CHIEDONO I QUATTRO QUESITI REFERENDARI
[La seguente scheda e' estratta da "Riforma" (settimanale delle chiese
evangeliche battiste, metodiste e valdesi), n. 20 del 27 maggio 2005]

Referendum parzialmente abrogativi della legge 40/2004 sulla procreazione
medicalmente assistita
*
Referendum popolare  n. 1 - Limite alla ricerca clinica e sperimentale sugli
embrioni. Abrogazione parziale (Scheda di votazione di colore celeste)
Il primo quesito chiede l'abrogazione dei commi relativi al divieto di
impiegare cellule staminali prelevate da embrioni non utilizzati ai fini
della ricerca scientifica. Tali cellule hanno la capacita' di moltiplicarsi
e rigenerare i tessuti umani. La ricerca sulle staminali e' ritenuta
fondamentale per combattere malattie come l'Alzheimer, il cancro, il
diabete, il Parkinson e la sclerosi.
*
Referendum popolare n. 2 - Norme sui limiti all'accesso alla fecondazione
assistita. Abrogazione parziale (Scheda di votazione di colore arancione)
Il secondo quesito chiede di eliminare alcuni commi che riguardano la salute
della donna: il divieto di congelamento degli embrioni; il limite massimo di
tre ovuli per impianto; il divieto dell'analisi pre-impianto per verificare
eventuali malattie genetiche; l'obbligo di impiantare tutti gli embrioni
anche se malati; il divieto di revocare il consenso all'impianto dopo la
fecondazione dell'ovulo.
*
Referendum popolare n. 3 - Norme sulle finalita', sui diritti dei soggetti
coinvolti e sui limiti all'accesso. Abrogazione parziale (Scheda di
votazione di colore grigio)
Il terzo quesito intende abrogare tra gli altri il primo comma del primo
articolo, che garantisce al concepito gli stessi diritti dei genitori e di
ogni persona nata. E' la prima volta al mondo che una legge preveda tale
equiparazione, che rischia di mettere in discussione la legge 194
sull'interruzione volontaria di gravidanza.
*
Referendum popolare n. 4 - Divieto di fecondazione eterologa. Abrogazione
del divieto (Scheda di votazione di colore rosa)
Il quarto quesito chiede l'abrogazione dei commi che vietano la fecondazione
eterologa, cioe' una pratica che consente la procreazione assistita tramite
gameti di donatori esterni alla coppia. Tale tecnica, cui si ricorre nei
casi di grave sterilita' oppure quando uno o entrambi i potenziali genitori
sono portatori di malattie ereditarie, e' consentita in tutta Europa escluso
il Portogallo. La legge attuale rischia di spingere le coppie che possono
permetterselo a recarsi all'estero per praticare la fecondazione eterologa.

6. RIFLESSIONE. STEFANO RODOTA': LA COSTITUZIONE, LA LEGGE 40, IL REFERENDUM
[Dal "Foglio di comunita'" di giugno 2005 della Comunita' di base di
Pinerolo (per contatti: e-mail: info at viottoli.it, sito: www.viottoli.it)
riprendiamo il seguente articolo di Stefano Rodota' apparso sul quotidiano
"La Repubblica" il 28 maggio 2005 col titolo La Costituzione e i
fondamentalisti. Stefano Rodota' e' nato a Cosenza nel 1933, giurista,
docente all'Universita' degli Studi di Roma "La Sapienza" (ha inoltre tenuto
corsi e seminari nelle Universita' di Parigi, Francoforte, Strasburgo,
Edimburgo, Barcellona, Lima, Caracas, Rio de Janeiro, Citta' del Messico, ed
e' Visiting fellow, presso l'All Souls College dell'Universita' di Oxford e
Professor alla Stanford School of Law, California), direttore dele riviste
"Politica del diritto" e "Rivista critica del diritto privato", deputato al
Parlamento dal 1979 al 1994, autorevole membro di prestigiosi comitati
internazionali sulla bioetica e la societa' dell'informazione, presidente
dell'Autorita' garante per la protezione dei dati personali. Tra le opere di
Stefano Rodota': Il problema della responsabilita' civile, Giuffre', Milano
1964; Il diritto privato nella societa' moderna, Il Mulino, Bologna 1971;
Elaboratori elettronici e controllo sociale, Il Mulino, Bologna 1973; (a
cura di), Il controllo sociale delle attivita' private, Il Mulino, Bologna
1977; Il terribile diritto. Studi sulla proprieta' privata, Il Mulino,
Bologna 1981; Repertorio di fine secolo, Laterza, Roma-Bari, 1992; (a cura
di), Questioni di Bioetica, Laterza, Roma-Bari, 1993, 1997; Quale Stato,
Sisifo, Roma 1994; Tecnologie e diritti, Il Mulino, Bologna 1995;
Tecnopolitica. La democrazia e le nuove tecnologie della comunicazione,
Laterza, Roma-Bari, 1997; Liberta' e diritti in Italia, Donzelli, Roma 1997.
Alle origini della Costituzione, Il Mulino, Bologna, Il Mulino, 1998]

Era prevedibile, ed era stato detto, che la legge sulla procreazione
assistita sarebbe stata utilizzata come apripista per mettere in
discussione, peraltro in modo improprio, le norme sull'aborto. Qualche
difensore della legge 40 aveva sostenuto che questo non era vero,
probabilmente preoccupato d'una possibile reazione, in particolare delle
donne, ricordando che la legge sull'aborto era stata confermata con un
massiccio 88,4% dei votanti in occasione del referendum del 1981.
Ma ora dall'interno della maggioranza vengono esplicite dichiarazioni in
quel senso. E' bene, quindi, rendersi conto del fatto che il voto del 12
giugno serve anche a respingere questa tentazione.
In realta', l'intera vicenda della legge sulla procreazione assistita e'
nata, si e' sviluppata e si svolge all'insegna di una regressione
istituzionale, e ormai ha assunto i caratteri di una inequivocabile, anche
se indiretta, messa in discussione della stessa Costituzione. E' un segnale
inquietante, che scavalca la legge in discussione, e che quindi esige da tut
ti una valutazione approfondita che vada oltre l'occasione referendaria.
Potrebbe sembrare il contrario se si considerano i richiami che molti
sostenitori del no e dell'astensione fanno alla Costituzione, sottolineando
che assicura tutela al concepito, e alla Carta dei diritti fondamentali
dell'Unione europea, sottolineando che il suo articolo 2 riconosce il
diritto alla vita. Ma e' proprio il modo in cui sono fatti questi richiami a
mostrare subito come il quadro costituzionale venga profondamente e
pericolosamente distorto.
Il riferimento alla tutela del concepito e' tratto dalla sentenza con la
quale, nel 1975, la Corte costituzionale dichiaro' parzialmente illegittimo
l'articolo del codice penale che puniva chi interrompeva la gravidanza di
una donna consenziente, avviando cosi' quella depenalizzazione dell'aborto
che avrebbe poi trovato pieno riconoscimento nella legge n. 194 del 1978. Ma
che cosa dice davvero quella sentenza, pronunciata da una Corte presieduta
non da un pericoloso relativista laico, ma da un rigoroso esponente dei
giuristi cattolici, Francesco Paolo Bonifacio? Parla si' di un fondamento
costituzionale per la tutela del concepito, ma immediatamente dopo aggiunge:
"questa premessa va accompagnata dall'ulteriore considerazione che
l'interesse costituzionalmente protetto relativo al concepito puo' venir in
collisione con altri beni che godano pur essi di tutela costituzionale e
che, di conseguenza, la legge non puo' dare al primo una prevalenza totale
ed assoluta, negando ai secondi adeguata protezione". E, con assoluta
nettezza, conclude cosi': "non esiste equivalenza fra il diritto non solo
alla vita ma anche alla salute proprio di chi e' gia' persona, come la
madre, e la salvaguardia dell'embrione che persona deve ancora diventare".
Letta nella sua interezza, quella decisione va dunque nella direzione
opposta rispetto a quella verso la quale i sostenitori della legge
vorrebbero forzarla. E' inammissibile quella sorta di dittatura
dell'embrione, che ispira l'intera legge, perche' all'interesse del
concepito non puo' darsi una tutela assoluta che travolga ogni altro
interesse in gioco e perche' l'embrione non puo' essere considerato persona.
Attenzione: il discorso della Corte e' tanto piu' forte in quanto, pur
usando termini come concepito e embrione, in realta' si riferisce al feto,
dunque ad un embrione in uno stadio molto piu' avanzato e gia' impiantato
nel corpo materno. A maggior ragione, quindi, esso vale per embrioni nei
loro stadi iniziali e ancora non impiantati.
Altrettanto netta e' la distorsione operata con il riferimento all'articolo
2 della Carta dei diritti, corrispondente allo stesso articolo della
Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Ora, proprio la Corte europea dei
diritti dell'uomo, con una sentenza del luglio dell'anno scorso, ha
constatato che "non v'e' consenso a livello europeo sulla definizione
scientifica e giuridica su che cosa sia l'inizio della vita"; di
conseguenza, sull'inizio della vita si decide a livello nazionale; e, in
conclusione, si possono riconoscere tutele all'embrione "senza considerarlo
persona con diritto alla vita secondo l'articolo 2". Di nuovo, una corretta
lettura dell'articolo 2 della Carta fornisce piuttosto argomenti a chi
osserva come non vi sia alcun principio che imponga di identificare l'inizio
della vita con il concepimento e di considerare l'embrione come una persona.
*
Caduto questo maldestro tentativo di dare fondamento costituzionale al modo
in cui la legge sulla procreazione assistita definisce lo statuto
dell'embrione, risaltano con evidenza ancora maggiore le forzature che essa
contiene, vere e proprie cancellazioni di principi e valori che stanno alla
base della prima parte della Costituzione, dove si disciplinano liberta' e
diritti fondamentali. E' ignorato il principio di dignita' nel momento in
cui la donna non e' considerata nel suo particolarissimo rapporto con chi
solo attraverso di lei puo' nascere, ma viene ridotta a puro contenitore.
Viene negata l'eguaglianza dei cittadini davanti alla legge attraverso una
serie di irragionevoli divieti all'accesso delle donne alle tecniche
procreative. Si comprime cosi' il diritto alla salute, il cui carattere
"fondamentale" e' affermato dalla Costituzione e ripetutamente ribadito
dalla Corte costituzionale. Si sottopone a controllo il corpo della donna e
si cancella la soggettivita' femminile.
Siamo di fronte ad un disegno perseguito con determinazione, ignorando le
molte osservazioni che, in tempi non sospetti, avevano messo in guardia
contro questa deriva, questo abbandono di una solida fondazione
costituzionale di una legge che incide pesantemente sulla vita delle
persone. E' necessario, allora, interrogarsi sulla cultura che sostiene
questa impresa, sugli obiettivi perseguiti, sulla durezza con cui si difende
anche l'indifendibile.
Siamo di fronte ad una operazione analoga a quella realizzata con la riforma
che ha alterato principi ed equilibri della seconda parte della
Costituzione. Emerge ora la volonta' di distaccarsi anche dai valori
contenuti nella prima parte, sostituendoli con riferimenti che cancellano
principi condivisi (dignita', eguaglianza, salute) e che propongono in modo
autoritario un'idea di natura astratta da cultura, storia, scienza. Questo
tentativo e' ancor piu' pericoloso di quello perseguito con la riforma
costituzionale, perche' questa volta si toccano le liberta' e i diritti
fondamentali.
La ragione dell'asprezza dello scontro di queste settimane sta proprio qui.
L'attuale legge sulla procreazione assistita e' ormai percepita come il
primo atto di una contesa che ha come posta l'occupazione dello spazio
costituzionale da parte di diversi fondamentalismi. Si puo' ben dire che su
questo terreno i nostrani teocon stanno facendo con impegno le loro prove.
Avanza un'altra idea di Stato e di societa' ed emerge, con caratteri
inediti, la Chiesa cattolica come vero soggetto politico.
Si e' aperto un conflitto destinato a proiettarsi nel futuro. E questo
accade perche' e' stato abolito il filtro costruito pazientemente intorno
allo Stato costituzionale dei diritti, anche come strumento di coesione
sociale e di reciproco riconoscimento tra persone e gruppi.
*
Ma questo non sta forse avvenendo perche' il mondo cattolico, a differenza
di quello laico, e' oggi l'unico capace di esprimere valori forti? Le cose
stanno davvero cosi'? Si abbia la pazienza di guardare ai valori intorno ai
quali e' stata costruita la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione
europea: dignita', liberta', eguaglianza, solidarieta', cittadinanza,
giustizia. E' questo il regno del relativismo, della debolezza, o sono
deboli la cultura e la convinzione con cui troppi laici hanno guardato a
quel nuovo quadro costituzionale e, prigionieri d'un vecchio pregiudizio che
vede il mondo cattolico piu' attrezzato per le questioni etiche, hanno
finito con il cadere nella trappola di chi continua a sostenere che la
fondazione dell'Europa e' debole perche' non ha voluto parlare delle sue
radici cristiane?
Oggi ci troviamo su un crinale molto sottile, in bilico tra Stato
democratico e Stato etico, tra liberta' e autoritarismo. Per uscire da
questa difficile situazione non ci si puo' piu' affidare alla sola liberta'
di coscienza dei parlamentari. Per molti motivi. Anzitutto perche',
trincerandosi dietro questo argomento, non ci si accorge che, quando si
interviene sulla vita, si rischia di negare la liberta' di coscienza degli
altri, di tutti i cittadini. E poi perche' si rimane chiusi in un'idea di
legislazione, di produzione delle norme, ignara della necessita' di una
paziente costruzione di consenso sociale quando si tratta di passare
dall'etica al diritto. Altrimenti la legge, che dovrebbe chiudere il
conflitto, lo incentiva, esponendosi al rifiuto dei cittadini,
all'aggiramento da parte di chi ha risorse culturali ed economiche per
farlo. Cosi' le leggi falliscono e il loro autore, il Parlamento, viene
delegittimato, o addirittura cade nel discredito.
Forse bisognerebbe riflettere sulle sagge sentenze ricordate all'inizio, che
non negano tutela giuridica all'embrione, ma indicano come la via corretta
per farlo non sia quella dell'orgoglio ideologico, ma della sobrieta'
democratica. Che non impone impossibili equiparazioni, ma si impegna nel
distinguere e nell'offrire discipline differenziate, permettendo pure quel
confronto continuo che, solo, puo' consentire la nascita di posizioni
comuni, come stava accadendo prima dell'improvvido intervento legislativo.
E' troppo tardi per tornare su questa strada, per fermare la
decostituzionalizzazione ideologica dell'intera Costituzione? La discussione
sui referendum dovrebbe aver aperto gli occhi di molti. Dopo il voto, e
quale che ne sia l'esito, verra' il momento per rivendicare con forza,
contro risse e forzature, le ragioni di una politica colta e appassionata. A
condizione di saperlo fare.

7. REFERENDUM. LAICI E CATTOLICI CONTRO IL BIPOLARISMO ETICO
[Ringraziamo Giovanni Colombo (per contatti: giovanni.colombo at fastwebnet.it)
per averci inviato questo documento del primo febbraio 2005 sottoscritto da
varie prestigiose personalita' dal titolo completo: "Procreazione assistita:
laici e cattolici nel centrosinistra per un confronto leale prima e dopo le
urne e contro il bipolarismo etico"]

1. La ricerca di un parametro di giudizio e il rifiuto del bipolarismo etico
Le questioni che riguardano la vita e la morte, nonche' la sessualita' e la
generazione, presentano grandi difficolta' di giudizio. Non esistono infatti
soluzioni equidistanti o neutrali. E' molto difficile segnare una linea di
confine tra l'ambito della liberta' personale e delle scelte private e
l'ambito di definizione pubblica di che cosa e' giusto, sia pure in via
pragmatica e contingente. Qual e' allora il percorso per individuare un
plausibile parametro di giudizio?
Ve ne e' uno molto semplicistico di tipo ideologico: si prende la propria
impostazione etica come bene massimo, si tollera come male minore necessario
un certo grado di inevitabile scostamento rispetto a quel parametro e,
quando si ritiene di aver raggiunto un equilibrio, si rifiuta rigidamente
qualsiasi mutamento. Questo modo di ragionare di tipo dottrinario, astorico,
sconnesso da una lettura della concreta realta' sociale, non e' accettabile
per varie ragioni.
La prima e' che esso considera il pluralismo - nel quale va visto "il
risultato normale dell'esercizio della ragione umana entro le libere
istituzioni di un regime democratico costituzionale" (John Rawls) -
esclusivamente come un vincolo e non come una ricchezza. Il modello di
societa' che ne traspare e' di tipo rigidamente omogeneo e la conseguente
idea di bene comune appare totalmente separata dalla valorizzazione del
pluralismo che ne e' invece componente essenziale e irrinunciabile. Come
scrive altresi' Jacques Maritain, occorre evitare una norma pur moralmente
fondata quando essa metta in pericolo il bene comune perche' lacererebbe la
societa'. In secondo luogo il pluralismo, provvisoriamente negato o ridotto
comunque a "male minore", finirebbe inevitabilmente per vendicarsi sotto
forma di "bipolarismo etico" per cui le leggi nelle materie eticamente
sensibili verrebbero modificate al ritmo delle alternanze politiche o del
succedersi da una legislatura all'altra di diverse maggioranze trasversali.
Ciascuna maggioranza riterrebbe cosi' di dover applicare una dottrina
oggettiva (sia pur temperata da qualche adattamento pragmatico), ma ai
cittadini arriverebbe il messaggio esattamente opposto, cioe' che non esista
nessun vincolo dotato di una sua plausibilita', che tutto dipenda dai
mutevoli rapporti di forza.
Noi proponiamo quindi di delineare diversamente il parametro di giudizio col
seguente percorso: identificare i valori da tutelare, anche se sono
conflittuali tra loro, e cercare un equilibrio, un bilanciamento
necessariamente instabile e contingente, ma accettabile, se non per tutti i
cittadini, per quelli che sono disponibili al pluralismo ragionevole, e
dunque alla mediazione. Facendo questo bilanciamento non per appartenenze
separate che solo in seguito si incontrano, ma elaborandolo insieme sin
dall'origine sotto la propria responsabilita'.
Il metodo da noi individuato, con tutta evidenza, non e' neutro rispetto ai
contenuti perche' rifiuta nell'ambito civile e politico-statuale gli
unilateralismi ideologici e confessionali e tratta le materie eticamente
sensibili cosi' come andrebbe affrontata la materia costituzionale, in cui,
se e' lecito ed opportuno che ogni schieramento e ogni rappresentante
chiarisca ai cittadini il suo punto di vista di merito per dialogare con
trasparenza e chiarezza, si accetta pero' al tempo stesso di ricercare un
equilibrio piu' condiviso.
Se il centrosinistra, in cui ci riconosciamo, abdica a questo ruolo sceglie
di fatto una visione riduttiva della politica e rinuncia a trovare forme
piu' alte di coesione senza le quali la stessa alternativa di governo
risulta indebolita.
*
2. Ambiguita' dell'espressione "liberta' di coscienza": significati
condivisibili e non
In questo ambito l'espressione "liberta' di coscienza" viene utilizzata con
molte accezioni, alcune condivisibili ed altre no.
In primo luogo va ribadito che la prima liberta' di coscienza che rileva e'
quella del cittadino, non del suo rappresentante. In secondo luogo, per
quanto riguarda tutti i soggetti collettivi l'espressione ha in se' una
valenza indubbiamente positiva quando intende valorizzare il pluralismo
interno, per cui, pur avendo tale entita' di norma posizioni "ufficiali" sui
vari temi piu' significativi non irroga sanzioni sui temi eticamente
sensibili ai suoi membri in dissenso. Tuttavia essa puo' avere anche un
significato ambiguamente negativo quando si richiede la liberta' di
coscienza ad un partito per privilegiare un'altra appartenenza collettiva.
La liberta' della coscienza significa che e' in definitiva la persona a
scegliere, ascoltate tutte le posizioni emergenti nello spazio della
discussione, secondo scienza e coscienza.
*
3. La procreazione assistita: la brutta legge, i due approcci interni al
movimento referendario, il rifiuto dell'invito all'astensione
La legge sulla procreazione assistita non si e' attenuta ai criteri prima
richiamati: e' stata votata con una ristretta maggioranza, ha messo insieme
accanto ad alcuni limiti largamente condivisi altri irragionevoli se
valutati col parametro di una legislazione che valorizza il pluralismo. E'
vero che di per se' la legge non rispecchia fedelmente l'etica cattolica, ma
cio' non e' sufficiente a farla ritenere un punto equilibrato di
compromesso. Cosi' argomentando, chi sostenga un'impostazione radicalmente
proibizionista potra' sempre sostenere di aver acceduto a un compromesso
ragionevole: ma e' il suo punto di partenza non condivisibile razionalmente
a non potere funzionare da riferimento sensato perche' estremo e
unilaterale. Contro l'approvazione della legge a risicata maggioranza si e'
sviluppata l'iniziativa referendaria. E' certo spiacevole che lo strumento
referendario, che puo' produrre anch'esso maggioranze risicate, sia
utilizzato in questo ambito dove auspichiamo intese ampie. Tuttavia tale
critica non puo' sensatamente essere proposta da chi ha avallato quella
decisione parlamentare, che ha costituito il precedente rispetto a cui
l'iniziativa referendaria si e' mossa come una forma di legittima difesa.
L'insieme originario dei quesiti referendari portava con se' due
impostazioni divaricanti: l'una, quella del quesito radicale globale (e di
alcune maniere di interpretare i quesiti parziali) finiva per spezzare di
fatto l'equilibrio in modo opposto alla legge 40, con la mera rimozione di
norme regolatrici. Una visione che, sulla base del nostro parametro di
giudizio, non condividiamo. L'altra, quella prevalente nella proposta dei
quesiti parziali, mirava invece a correttivi significativi, pur accettando
la necessita' di una legge e di un bilanciamento tra i valori confliggenti
giungendo a una riscrittura piena e piu' equilibrata della legge, prima o
dopo il referendum.
La Corte costituzionale ha di fatto evidenziato questa diversa impostazione
espungendo il quesito radicale totale, anche se evidentemente la diversita'
rimane all'interno del movimento referendario, come si evince dalle diverse
valutazioni sull'opportunita' di interventi legislativi.
Ma anche tra chi difende la legge e' aperta una contraddizione non
irrilevante. A prima vista l'approccio piu' dialogico sembra essere quello
di chi propone l'astensionismo e che sostiene di voler difendere la legge
nel modo meno conflittuale, per evitare lo scontro. Al di la' della ovvia
legittimita' della liberta' di coscienza individuale che puo' sfociare anche
nell'astensionismo quando si ritenga che i temi non siano rilevanti o che
tutte le soluzioni siano negative in modo uguale, l'appello
all'astensionismo in questa occasione non appare accettabile ed anzi e'
contraddittorio. Si invita a tale scelta perche' sarebbero cosi' alti i fini
che si vogliono difendere che il mezzo di una vittoria ottenuta annettendosi
l'astensionismo fisiologico appare del tutto legittimo. Gli effetti negativi
di questa posizione sono duplici. I mezzi, in ambito politico e almeno in
questo caso, sono strettamente connessi al fine. Sul piano teorico, non si
puo' sostenere che le proprie posizioni sono ampiamente condivisibili a
prescindere da appartenenze religiose o ideologiche e poi rinunciare a
verificare nelle urne l'effettivo grado di condivisione nel corpo
elettorale. Ma non si puo' soprattutto affermare che si tratti di questioni
rilevantissime e fondare poi la propria strategia sull'ignoranza o il
disinteresse altrui. Sul piano pratico, se anche questa strategia risultasse
vincente nel referendum, nel caso in cui, pur senza raggiungere il quorum di
partecipazione, i si' risultassero in quantita' realmente ingente, superiore
a quello necessario per vincere le elezioni politiche o a quello registrato
in referendum in cui nessuno ha proposto l'astensione e in cui quindi
l'abrogazione e' effettivamente avvenuta, quali sarebbero le conseguenze
politiche e sociali? La legge sarebbe giuridicamente ancora in vigore, ma
socialmente delegittimata. Che cosa accadrebbe, in questo contesto, di
fronte all'applicazione di sanzioni in presenza di violazioni della legge?
Non vi sarebbe il rischio di un'ondata emotiva in senso opposto a quello
delle norme vigenti, travolgendo anche proibizioni sensate?
Per questo, indipendentemente dalle posizioni di merito e in modo ben piu'
rilevante di esse, crediamo che tutti coloro che avvertono questi temi come
importanti dovrebbero consequenzialmente rifiutare l'invito
all'astensionismo.
*
4. I valori in conflitto nei quesiti e le proposte sul voto
Abbiamo cominciato a ragionare insieme sui quesiti e siamo giunti ad alcune
prime riflessioni che qui esponiamo, partendo da quelli che nel nostro
confronto sono stati piu' problematici e giungendo a quelli meno
conflittuali.
*
Il quesito sulla fecondazione eterologa e' indubbiamente quello che pone i
maggiori problemi etici perche' coinvolge tematiche complesse relative al
nascituro, alla paternita' e alla maternita', al rapporto di coppia in cui
viene ad inserirsi un donatore terzo. Di fronte a questi dilemmi la legge
risolve drasticamente il nodo con una proibizione assoluta, che sacrifica
quindi sempre e comunque il desiderio dei genitori. Il quesito, di per se',
data la sua natura abrogativa, puo' solo liberalizzare completamente questi
aspetti, anche qui tagliando il nodo in modo molto semplicistico, in una
logica molto simile a quella del referendum totale bocciato dalla Corte. Su
questo punto ci sono tra di noi valutazioni diverse, e ciascuno decidera' in
modo personale come votare. Ma vorremmo che la discussione ripartisse da
soluzioni terze, a cominciare da quella individuata dal disegno di legge
Amato (accesso consentito in caso di sterilita' o infertilita' incurabile o
di malattia trasmissibile per via genetica, da verificare da parte di una
commissione medica pubblica) e alcune condizioni molto puntuali (come la
gratuita' della donazione).
*
Il quesito che elimina l'espressione relativa ai diritti del concepito, e
che si sovrappone peraltro a quello sulla salute della donna, entra su un
delicatissimo problema che la legge ha risolto in modo unilaterale e
ideologico. Vi e' certo un'esigenza di protezione dell'embrione, che
avvertiamo in tutta la sua importanza, e piu' in generale di ogni forma di
vita umana, che non puo' essere negata dentro quello che e' un processo di
umanizzazione in cui e' difficile ricostruire oggettivamente dei salti
qualitativi. Ma una scelta di mera equiparazione tra l'embrione e il nato,
come quella prospettata dalla legge, rispecchia, ad oggi, solo una parte
limitata dell'elaborazione religiosa, scientifica e filosofica. Per questo
ci sembra convincente l'introduzione del concetto di "dignita' umana",
presente nella proposta di legge Amato. La nozione di dignita' umana si
riferisce alla possibilita' e volonta' di attribuire all'embrione, in quanto
primo inizio della vita umana, cioe' progetto di vita, un preciso valore
etico, che e' relativo alla sua specifica natura, e quindi non si oppone in
modo assoluto ad ogni uso e manipolazione degli embrioni, ma richiede che
ogni uso e manipolazione siano fatti solo per buoni motivi ed entro limiti
certi e definiti. Per questo ci appare preferibile la sostituzione del
concetto di "diritti del concepito" con quello della "dignita' umana di
tutti i soggetti", emendamento che puo' essere introdotto solo per via
parlamentare, prima o dopo la celebrazione del referendum. L'importante e'
che la campagna del si', se il referendum avra' luogo prima, chiarisca con
maggiore evidenza questo obiettivo e non la privazione di qualsiasi
protezione giuridica all'embrione. A queste condizioni, la gran parte di noi
riterra' di poter votare si'.
*
Il quesito sulla salute della donna comporta invece dilemmi anch'essi seri,
ma che ci appaiono decisamente minori: la legge 40, prevedendo l'obbligo di
creare in vitro un numero massimo di tre embrioni per volta, da trasferire
in un'unica soluzione in utero, non bilancia in modo adeguato la tutela
dell'embrione con quella della donna, che e' esposta in modo irragionevole e
sproporzionato a rischi legati all'iperstimolazione ovarica o, al contrario,
a gravidanze plurigemellari con gravi pericoli di malformazioni, nonche' a
un notevole stress fisico e psichico per l'allungamento dei tempi. Anche la
proibizione di diagnosi preimpianto, pur nell'astrattamente condivisibile
obiettivo di evitare selezioni eugenetiche, spinge poi all'aborto
terapeutico, consentito dall'ordinamento, procurando quindi un male maggiore
di quello che intende evitare. La scelta del si' ci appare pertanto
chiaramente preferibile.
*
Il quesito sulla ricerca scientifica pone il problema dell'utilizzo degli
embrioni soprannumerari per affrontare alcuni gravi malattie che al momento
non trovano cure adatte. Non e' l'unica linea di ricerca perseguibile, ma il
suo rifiuto aprioristico appare il frutto di una rigida scelta ideologica
che concepisce in modo statico la tutela della vita. Quando gli embrioni
risultino irreversibilmente condannati a un naturale deperimento, cosa che
deve essere evitata il piu' possibile, la rinuncia aprioristica ad
utilizzarli non salva la loro vita e nel contempo non aiuta la vita dei
malati che ne riceverebbero beneficio. In modo analogo alle posizioni
proibizioniste in materia di trapianti che vennero teorizzate e poi per
fortuna abbandonate qualche decennio fa per la medesima visione statica
della tutela della vita. Per questo la scelta del si' ci appare qui
doverosa.
*
Primi firmatari: Giorgio Armillei, funzionario del comune di Terni;
Francesca Artista, sindacalista bancaria, Palermo; Angelo Barba, giurista,
Universita' di Siena; Giovanni Bianco, giurista, Universita' di Sassari;
Salvatore Bonfiglio, giurista, Universita' di Roma Tre; Roberto Borrello,
giurista, Universita' di Siena; Stefano Brogi, filosofo, Universita' di
Siena; Luisa Broli, insegnante, Vigevano; Sandra Burchi, psico-sociologa,
Universita' di Pisa; Stefano Ceccanti, giurista, Universita' di Roma "La
Sapienza"; Francesco Clementi, giurista, Universita' di Roma "La Sapienza";
Nicola Colaianni, giurista, Universita' di Bari; Giovanni Colombo, avvocato,
Milano; Michele Contel, ricercatore sociale, Roma; Giuseppe Croce,
economista, Universita' di Roma "La Sapienza"; Salvatore Curreri, giurista,
Universita' di Firenze; Luciano D'Angelo, presidente consorzio cooperative,
Palermo; Anna Maria Debolini, libera professionista, Arezzo; Sergio
Fabbrini, politologo, Universita' di Trento; Nicola Favati, avvocato, Pisa;
Emilio Gabaglio, sindacalista, Roma; Luigi Gerbino, cooperatore, Palermo;
Giulio Gerbino, sociologo, Universita' di Palermo; Andrea Giorgis, giurista,
Universita' del Piemonte Orientale; Chiara Giorio, ricercatrice sociale,
Roma; Tommaso Greco, giurista, Universita' di Pisa; Luciano Guerzoni,
giurista; Rosario Iaccarino, sindacalista, Roma; Marco Ivaldo, filosofo,
Universita' di Napoli; Carlo Lombardi, avvocato, Pisa; Giuseppe Lumia,
deputato, Palermo-Roma; Miriam Mafai, giornalista, Roma; Claudia Mancina,
filosofa, Universita' di Roma "La Sapienza"; Susanna Mancini, giurista,
Universita' di Bologna; Domenico Marino, economista, Universita' di Reggio
Calabria; Chiara Martini, giurista, Universita' di Roma "La Sapienza"; Marco
Martorelli, animatore culturale, Roma; Oreste Massari, politologo,
Universita' di Roma "La Sapienza"; Pierluigi Mele, giornalista, Roma;
Donatella Montini, linguista, Universita' di Roma "La Sapienza"; Paola
Moreschini, avvocato, Roma; Andrea Morrone, giurista, Universita' di
Bologna; Tommaso Nannicini, economista, Universita' di Firenze; Salvatore
Prisco, giurista, Universita' di Napoli; Margherita Raveraira, giurista,
Universita' di Perugia; Maria Rita Rendeu', giornalista, Roma; Eugenio
Ripepe, giurista, Universita' di Pisa; Andrea Romano, direttore scientifico
della fondazione "Italianieuropei"; Lucio Russo, informatico, Pisa; Michele
Salvati, economista, Universita' Statale di Milano; Gianluca Salvatori,
assessore alla Provincia di Trento; Vittorio Sammarco, giornalista, Roma;
Maria Grazia Senatore, avvocato, Pisa; Stefano Sicardi, giurista,
Universita' di Torino; Diego Toma, informatico, Roma; Giorgio Tonini,
giornalista, senatore, Pistoia-Roma; Grazia Villa, avvocato, Milano; Giulio
Zanella, economista, Universita' di Siena; Giancarlo Zizola, giornalista,
Roma.

8. RIFLESSIONE. FIORENTINA CHARRIER: QUATTRO SI' PER LA LIBERTA' E LA
SOLIDARIETA'
[Dal "Foglio di comunita'" di giugno 2005 della Comunita' di base di
Pinerolo (per contatti: e-mail: info at viottoli.it, sito: www.viottoli.it)
riportiamo un passaggio della riflessione di Fiorentina Charrier, impegnata
nell'esperienza della Comunita' cristiana di base di Pinerolo]

Vivo questo referendum come un momento importante del mio impegno di
cittadina e di credente. Siamo ad un bivio in cui, sotto molti aspetti,
specialmente per noi donne, si decide tra democrazia o repressione della
liberta', tra rispetto delle persone o cancellazione dei diritti
fondamentali.
Sono una donna di oltre 50 anni e non utilizzero' personalmente le
possibilita' che i quattro si' aprono anche ai cittadini italiani. Pero' mi
sento coinvolta, perche' nella mia vita metto al primo posto la difesa e
l'espansione della liberta' delle persone, soprattutto quando si promuovono
nuove possibilita' per una vita piu' felice e per l'amore...

9. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: TERRORISMO
[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questo
intervento. Enrico Peyretti e' uno dei principali collaboratori di questo
foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace
e di nonviolenza. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non
uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il
Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la
guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei
Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; e' disponibile nella rete telematica la
sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia
storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente
edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il
principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha
curato la traduzione italiana), e una recente edizione aggiornata e' nei nn.
791-792 di questo notiziario; vari suoi interventi sono anche nei siti:
www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org. Una piu' ampia bibliografia dei
principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di
questo notiziario]

Dal medico, in attesa, sfoglio "L'Espresso" del 19 maggio. Alle pp. 36-43
c'e' un servizio sui disertori statunitensi, contrari alla guerra all'Iraq.
Ma quello che mi colpisce, nei pochi minuti disponibili, e' una foto di
soldati Usa stravaccati sui tappeti di una moschea, con i loro scarponi
chiodati (cosi' sembrano). Uno di loro e' seduto su un alto seggio
evidentemente riservato ad una funzione religiosa.
Mi vengono in mente i cosacchi (mai arrivati) in san Pietro.
Quei soldati senza testa, oppure chiodata come gli scarponi, sono gli
scherani di Bin Laden che incoraggiano il sacro zelo dei terroristi.
Ci voleva tanto a scoprirli?

10. RIVISTE. CON "QUALEVITA", LA RIFLESSIONE DI LILIANA TEDESCO
Abbonarsi a "Qualevita" e' un modo per sostenere la nonviolenza. All'ascolto
della riflessione di Liliana Tedesco.
*
"Il suono della voce puo' guarire" (Liliana Tedesco, Canto e nonviolenza, in
"Qualevita", n. 102, gennaio 2003, p. 11).
*
"Qualevita" e' il bel bimestrale di riflessione e informazione nonviolenta
che insieme ad "Azione nonviolenta", "Mosaico di pace", "Quaderni
satyagraha" e poche altre riviste e' una delle voci piu' qualificate della
nonviolenza nel nostro paese. Ma e' anche una casa editrice che pubblica
libri appassionanti e utilissimi, e che ogni anno mette a disposizione con
l'agenza-diario "Giorni nonviolenti" uno degli strumenti di lavoro migliori
di cui disponiamo.
Abbonarsi a "Qualevita", regalare a una persona amica un abbonamento a
"Qualevita", e' un'azione buona e feconda.
Per informazioni e contatti: Edizioni Qualevita, via Michelangelo 2, 67030
Torre dei Nolfi (Aq), tel. 3495843946, o anche 0864460006, o ancora
086446448; e-mail: sudest at iol.it o anche qualevita3 at tele2.it; sito:
www.peacelink.it/users/qualevita
Per abbonamenti alla rivista bimestrale "Qualevita": abbonamento annuo: euro
13, da versare sul ccp 10750677, intestato a "Qualevita", via Michelangelo
2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), specificando nella causale "abbonamento a
'Qualevita'".

11. RILETTURE. EVELYN FOX KELLER: VITA, SCIENZA & CYBERSCIENZA
Evelyn Fox Keller, Vita, scienza & cyberscienza, Garzanti, Milano 1996, pp.
136, lire 19.000. Un appassionante saggio della prestigiosa docente di
storia e filosofia della scienza al Massachusetts Institute of Technology.

12. RILETTURE. FRANCOISE HERITIER: MASCHILE E FEMMINILE
Francoise Heritier, Maschile e femminile. Il pensiero della differenza,
Laterza, Roma-Bari 1997, 2002, pp. XII + 244, euro 7,50. Uno dei piu'
notevoli libri dell'illustre antropologa.

13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

14. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 949 del 3 giugno 2005

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