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La nonviolenza e' in cammino. 949
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 949
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 3 Jun 2005 00:09:55 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 949 del 3 giugno 2005 Sommario di questo numero: 0. Una comunicazione di servizio 1. Clementina, della generosita' 2. "Azione Nonviolenta" di giugno dedicata ad Alexander Langer 3. Mao Valpiana: Dieci anni con Alex, dieci anni senza Alex 4. Edi Rabini: Suor Irene 5. Cosa chiedono i quattro quesiti referendari 6. Stefano Rodota': La Costituzione, la legge 40, il referendum 7. Laici e cattolici contro il bipolarismo etico 8. Fiorentina Charrier: Quattro si' per la liberta' e la solidarieta' 9. Enrico Peyretti: Terrorismo 10. Con "Qualevita", la riflessione di Liliana Tedesco 11. Riletture: Evelyn Fox Keller, Vita, scienza & cyberscienza 12. Riletture: Francoise Heritier, Maschile e femminile 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento 14. Per saperne di piu' 0. UNA COMUNICAZIONE DI SERVIZIO Nei giorni scorsi abbiamo avuto problemi tecnici alla nostra strumentazione informatica che hanno comportato la perdita di parte della posta elettronica in arrivo. Ne siamo ovviamente dispiaciuti e ci scusiamo con tutti coloro che ci avessero inviato comunicazioni importanti di cui non abbiamo potuto tener conto non avendole di fatto ricevute. Va da se' che qualora ci siano stati inviati messaggi o materiali a giudizio dei mittenti particolarmente importanti, e non si sia ricevuto da parte nostra riscontro alcuno, preghiamo gli interessati di effettuare nuovamente l'invio. E grazie per la pazienza. 1. EDITORIALE. CLEMENTINA, DELLA GENEROSITA' [Clementina Cantoni, volontaria dell'associazione umanitaria "Care international", impegnata in Afghanistan nella solidarieta' con le donne, e' stata rapita alcuni giorni fa] Le donne di Kabul che scendono in piazza per aiutare Clementina, quella Clementina che era li' a Kabul per aiutare loro. Poiche' l'amore genera amore, la generosita' generosita', umanita' l'umanita'. Le donne di Kabul, che sono la voce dell'umanita', e questa voce dice a tutte e tutti: liberatela. 2. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA" DI GIUGNO DEDICATA AD ALEXANDER LANGER [Da Mao Valpiana, direttore di "Azione nonviolenta" (per contatti: an at nonviolenti.org) riceviamo e diffondiamo] E' uscito il numero di giugno 2005 di "Azione nonviolenta", rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo. Questo numero e' dedicato al decennale della morte di Alexander Langer, e riporta integralmente tre suoi testi che saranno al centro della riflessione e del lavoro dell'edizione 2005 del festival di Euromediterranea "Alexander Langer 1995-2005: lentius, profundis, suavius": - L'Europa muore o rinasce a Sarajevo (1995); - La conversione ecologica potra' affermarsi solo se apparira' socialmente desiderabile (1994); - Tentativo di decalogo per la convivenza interetnica (1994). Inoltre: - La quinta puntata del percorso "Le dieci caratteristiche della personalita' nonviolenta" e' dedicata al tema "La fiducia negli altri", con un testo di Graziano Zoni (presidente Emmaus Italia). - Le volontarie della Casa per la Nonviolenza raccontano "L'arte della nonviolenza, un'esperienza formativa a Verona". Seguono le consuete rubriche: Musica, a cura di Paolo Predieri (La comprensione musicale); Economia, a cura di Paolo Macina (Vendita di armi alla Cina); Per esempio, a cura di Maria G. Di Rienzo (La giustizia climatica); Cinema, a cura di Flavia Rizzi (Film "Saimir"); Libri, a cura di Sergio Albesano. In copertina: Alexander Langer. In ultima: Materiale disponibile. * Per contatti: redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile richiedere una copia omaggio, inviando una e-mail a: an at nonviolenti.org, scrivendo nell'oggetto "copia 'Azione nonviolenta'". 3. AMICIZIA. MAO VALPIANA: DIECI ANNI CON ALEX, DIECI ANNI SENZA ALEX [Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: mao at sis.it) per averci messo a disposizione l'editoriale che apre il fascicolo di giugno di "Azione nonviolenta". Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 di questo notiziario. Alexander Langer e' nato a Sterzing (Vipiteno, Bolzano) nel 1946, e si e' tolto la vita nella campagna fiorentina nel 1995. Promotore di infinite iniziative per la pace, la convivenza, i diritti, l'ambiente. Per una sommaria descrizione della vita cosi' intensa e delle scelte cosi' generose di Langer rimandiamo ad una sua presentazione autobiografica che e' stata pubblicata col titolo Minima personalia sulla rivista "Belfagor" nel 1986 (poi ripresa in La scelta della convivenza). Opere di Alexander Langer: Vie di pace. Rapporto dall'Europa, Arcobaleno, Bolzano 1992; dopo la sua scomparsa sono state pubblicate due belle raccolte di interventi: La scelta della convivenza, Edizioni e/o, Roma 1995; Il viaggiatore leggero. Scritti 1961-1995, Sellerio, Palermo 1996. Segnaliamo inoltre: Scritti sul Sudtirolo, Alpha&Beta, Bolzano 1996; Die Mehrheit der Minderheiten, Wagenbach, Berlin 1996; Piu' lenti, piu' dolci, piu' profondi, suppl. a "Notizie Verdi", Roma 1998. Opere su Alexander Langer: Roberto Dall'Olio, Entro il limite. La resistenza mite di Alex Langer, La meridiana, Molfetta 2000. Si sta ancora procedendo alla raccolta di tutti gli scritti e gli interventi (Langer non fu scrittore da tavolino, ma generoso suscitatore di iniziative e quindi la grandissima parte dei suoi interventi e' assai variamente dispersa). Si veda comunque almeno il fascicolo monografico di "Azione nonviolenta" di luglio-agosto 1996; l'opuscolo di presentazione de La Fondazione Alexander Langer - Stiftung, suppl. a "Una citta'", Forli' (per richieste: tel. 054321422; fax 054330421), ed il nuovo fascicolo edito dalla Fondazione nel maggio 2000 (per richieste: tel. e fax 00390471977691). La Casa per la nonviolenza di Verona ha pubblicato un cd-rom su Alex Langer (per informazioni: tel. 0458009803; fax 0458009212; e-mail: azionenonviolenta at sis.it). Indirizzi utili: Fondazione Alexander Langer Stiftung, via Portici 49 Lauben, 39100 Bolzano-Bozen, tel. e fax 00390471977691; e-mail: info at alexanderlanger.org, sito: www.alexanderlanger.org] Lo si potrebbe definire in mille modi: intellettuale, traduttore, politico, giornalista, saggista, localista, verde, europeista, insegnante, pacifista, ambientalista, leader di movimento, e via elencando... lui si descrisse come un "portatore di speranza". Per me e' sempre stato semplicemente un amico della nonviolenza. Anzi, penso che Alexander Langer abbia dato corpo piu' di ogni altro all'idea capitiniana del "potere di tutti", riuscendo ad applicare la nonviolenza nell'ambito forse piu' difficile per farlo: la politica e le istituzioni. E' stato detto, giustamente, che Alex era il piu' impolitico dei politici, eppure e' stato il rappresentante istituzionale di un vasto movimento ecologista e pacifista, che insieme a tante sconfitte ha raggiunto anche straordinari risultati concreti. Ha saputo attraversare cariche prestigiose senza rimanere invischiato nelle sabbie mobili del potere; ha trattato alla pari con capi di stato senza mai tradire la sua vocazione francescana. A dieci anni dalla disperata dipartita, sentiamo ancora intatta la nostalgia e anche il vuoto lasciato dalla sua assenza. Non c'e' incontro, riunione, convegno, assemblea, congresso di movimento dove Alex non venga in qualche modo ricordato, citato, rimpianto. Ci manca. Ma lo sentiamo anche fortemente vicino, compresente, quasi una compagnia angelica. Ripensare a quel sorriso gentile, allo sguardo acuto, alle battutine ironiche, alla sua faccia da coniglio intelligente, mette ancora allegria. Alla domanda ricorrente "perche'?" non ci puo' essere risposta, ma ognuno di noi un senso a quella morte lo vuole dare: forse a schiacciarlo e' stato il troppo amore, la troppa compassione, il farsi carico senza limite dei pesi altrui. Come il tuo amato San Cristoforo, caro Alex, avevi preso sulle spalle un bambino per portarlo dall'altra parte, ma ancor prima della fine della traversata ti sei accorto "che avevi accettato il compito piu' gravoso della tua vita, e che dovevi mettercela tutta, con un estremo sforzo, per arrivare di la'" (Dalla lettera "Caro San Cristoforo" scritta per "Lettera 2000", febbraio-marzo 1990, ora in Il viaggiatore leggero, a cura di Edi Rabini, pagina 328, Sellerio, Palermo, p. 328). Non ce l'ha fatta, Alex, a concludere la traversata del fiume, stanco e oberato ha religiosamente accettato il suo calvario; ma la preziosa eredita' di idee ed azioni che ha lasciato, oggi ci serve da bussola per solcare le acque turbolente del fiume e cercare un approdo. * Alex e' stato un caro amico del Movimento Nonviolento. Gli siamo riconoscenti per i tanti stimoli che ci ha dato, per la disponibilita' generosa, per il contributo di analisi, proposte e iniziative. Abbiamo pensato di rendergli omaggio predisponendo l'edizione di un libro contenente i suoi molti articoli pubblicati in "Azione nonviolenta" dal 1984 al 1995, raccolti in quattro filoni: dal pacifismo alla nonviolenza, nonviolenza e riconciliazione, nonviolenza per la decrescita, nonviolenza e' politica. Porteremo questo nuovo testo al festival di Euromediterranea, quest'anno dedicato ad Alex, come nostro particolare contributo. Nessuno e' legittimato a servirsi dei suoi scritti di anni fa per utilizzarli politicamente nella realta' di oggi. Alex ha deciso di non dire piu' nulla dal 3 luglio del 1995, e va rispettato anche in questa scelta. Ma a noi interessa mettere in luce che dietro le sue prese di posizione, anche le piu' difficili e discutibili, c'era una conoscenza e un'adesione profonda ed esplicita alla nonviolenza specifica, incarnata nella sua particolare ed originale esperienza. La scelta nonviolenta (laica e religiosa insieme) e' decisiva nella biografia di Alex, non ideologica, ma sempre messa alla prova del confronto con la realta' piu' complessa e contraddittoria. In un suo scritto Alex aveva auspicato lo sviluppo del settore "ricerca e sperimentazione" della nonviolenza: i laboratori nei quali ha lavorato sono stati molti, dal Sudtirolo, nel 1968, fino alla Bosnia, nel 1995. Con lui abbiamo fatto una lungo cammino insieme, durato piu' di dieci anni, dalla semina verde alla campagna Nord/Sud, dalla carovana Trieste-Belgrado al VeronaForum, dal convegno "Sviluppo? Basta!" alla rivista "Verdeuropa". Ed ancora la sua presenza alle marce Perugia-Assisi, la restituzione del congedo militare, la campagna per l'obiezione alle spese militari e contro i missili a Comiso, i contributi per l'acquisto della Casa per la Nonviolenza, il sostegno concreto al Movimento e ad "Azione nonviolenta". Ci viene quindi naturale dedicargli questo numero di "Azione nonviolenta", pubblicando i suoi tre scritti che saranno al centro della riflessione e del lavoro di Euromediterranea 2005. Il decalogo della convivenza, la conversione ecologica, l'Europa dopo Sarajevo: articoli profetici che mantengono intatta la loro attualita' e che possono aiutare i giovani a comprendere la complessita' di oggi. Alex era un bella persona. E' stato un privilegio averlo avuto come amico. 4. LUTTI. EDI RABINI: SUOR IRENE [Ringraziamo Edi Rabini (per contatti: edorabin at tin.it) per averci messo a disposizione copia della lettera di condoglianze inviata alle sorelle di suor Irene Bersani recentemente scomparsa. Edi Rabini, che e' stato grande amico e stretto collaboratore di Alex Langer, e' impegnato nella Fondazione Alexander Langer (per contatti: e-mail: langer.foundation at tin.it, sito: www.alexanderlanger.org), di cui e' infaticabile e generosissimo anmatore. Suor Irene Bersani e' stata una luminosa operatrice di pace; nata a Cattolica il 29 maggio 1931, laureata in lettere moderne nel 1958 presso l'Universita' del Sacro Cuore di Milano, fatto il suo ingresso tra le missionarie comboniane nel 1961, nel 1964 e' partita per l'Eritrea dove ha insegnato per dieci anni nell'Istituto Sacra Famiglia e all'Universita' d'Asmara; nel 1977 ha assunto la direzione di "Raggio", la bella rivista delle missionarie comboniane; e' deceduta il 28 maggio 2005] Mao Valpiana ci ha fatto sapere della morte di suor Irene Bersani. Ne siamo molto addolorati. Sentiamo di aver perduto un'amica. Dopo la scomparsa di Alexander Langer, dieci anni fa, che aveva conosciuto a Manhaus mantenendo poi un intenso dialogo epistolare, suor Irene ci e' stata molto vicina, con la discrezione e la passione civile che abbiamo conosciuto quando veniva, con un piccolo quaderno d'appunti, agli incontri veronesi della Campagna Nord-Sud. Aveva adottato le destinatarie del premio Langer, da Khalida Messaudi a Yolande Mukagasana, da Ding Zilin a Natasa Kandic e Vjosa Dobruna, segnalando il loro impegno nella bella rivista che dirigeva e che rispecchiava pienamente la vastita' dei suoi interessi e delle sue visioni. Ci manchera' come pensiamo manchera' a voi che avete avuto la fortuna di viverle accanto. 5. SCHEDA. COSA CHIEDONO I QUATTRO QUESITI REFERENDARI [La seguente scheda e' estratta da "Riforma" (settimanale delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi), n. 20 del 27 maggio 2005] Referendum parzialmente abrogativi della legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita * Referendum popolare n. 1 - Limite alla ricerca clinica e sperimentale sugli embrioni. Abrogazione parziale (Scheda di votazione di colore celeste) Il primo quesito chiede l'abrogazione dei commi relativi al divieto di impiegare cellule staminali prelevate da embrioni non utilizzati ai fini della ricerca scientifica. Tali cellule hanno la capacita' di moltiplicarsi e rigenerare i tessuti umani. La ricerca sulle staminali e' ritenuta fondamentale per combattere malattie come l'Alzheimer, il cancro, il diabete, il Parkinson e la sclerosi. * Referendum popolare n. 2 - Norme sui limiti all'accesso alla fecondazione assistita. Abrogazione parziale (Scheda di votazione di colore arancione) Il secondo quesito chiede di eliminare alcuni commi che riguardano la salute della donna: il divieto di congelamento degli embrioni; il limite massimo di tre ovuli per impianto; il divieto dell'analisi pre-impianto per verificare eventuali malattie genetiche; l'obbligo di impiantare tutti gli embrioni anche se malati; il divieto di revocare il consenso all'impianto dopo la fecondazione dell'ovulo. * Referendum popolare n. 3 - Norme sulle finalita', sui diritti dei soggetti coinvolti e sui limiti all'accesso. Abrogazione parziale (Scheda di votazione di colore grigio) Il terzo quesito intende abrogare tra gli altri il primo comma del primo articolo, che garantisce al concepito gli stessi diritti dei genitori e di ogni persona nata. E' la prima volta al mondo che una legge preveda tale equiparazione, che rischia di mettere in discussione la legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza. * Referendum popolare n. 4 - Divieto di fecondazione eterologa. Abrogazione del divieto (Scheda di votazione di colore rosa) Il quarto quesito chiede l'abrogazione dei commi che vietano la fecondazione eterologa, cioe' una pratica che consente la procreazione assistita tramite gameti di donatori esterni alla coppia. Tale tecnica, cui si ricorre nei casi di grave sterilita' oppure quando uno o entrambi i potenziali genitori sono portatori di malattie ereditarie, e' consentita in tutta Europa escluso il Portogallo. La legge attuale rischia di spingere le coppie che possono permetterselo a recarsi all'estero per praticare la fecondazione eterologa. 6. RIFLESSIONE. STEFANO RODOTA': LA COSTITUZIONE, LA LEGGE 40, IL REFERENDUM [Dal "Foglio di comunita'" di giugno 2005 della Comunita' di base di Pinerolo (per contatti: e-mail: info at viottoli.it, sito: www.viottoli.it) riprendiamo il seguente articolo di Stefano Rodota' apparso sul quotidiano "La Repubblica" il 28 maggio 2005 col titolo La Costituzione e i fondamentalisti. Stefano Rodota' e' nato a Cosenza nel 1933, giurista, docente all'Universita' degli Studi di Roma "La Sapienza" (ha inoltre tenuto corsi e seminari nelle Universita' di Parigi, Francoforte, Strasburgo, Edimburgo, Barcellona, Lima, Caracas, Rio de Janeiro, Citta' del Messico, ed e' Visiting fellow, presso l'All Souls College dell'Universita' di Oxford e Professor alla Stanford School of Law, California), direttore dele riviste "Politica del diritto" e "Rivista critica del diritto privato", deputato al Parlamento dal 1979 al 1994, autorevole membro di prestigiosi comitati internazionali sulla bioetica e la societa' dell'informazione, presidente dell'Autorita' garante per la protezione dei dati personali. Tra le opere di Stefano Rodota': Il problema della responsabilita' civile, Giuffre', Milano 1964; Il diritto privato nella societa' moderna, Il Mulino, Bologna 1971; Elaboratori elettronici e controllo sociale, Il Mulino, Bologna 1973; (a cura di), Il controllo sociale delle attivita' private, Il Mulino, Bologna 1977; Il terribile diritto. Studi sulla proprieta' privata, Il Mulino, Bologna 1981; Repertorio di fine secolo, Laterza, Roma-Bari, 1992; (a cura di), Questioni di Bioetica, Laterza, Roma-Bari, 1993, 1997; Quale Stato, Sisifo, Roma 1994; Tecnologie e diritti, Il Mulino, Bologna 1995; Tecnopolitica. La democrazia e le nuove tecnologie della comunicazione, Laterza, Roma-Bari, 1997; Liberta' e diritti in Italia, Donzelli, Roma 1997. Alle origini della Costituzione, Il Mulino, Bologna, Il Mulino, 1998] Era prevedibile, ed era stato detto, che la legge sulla procreazione assistita sarebbe stata utilizzata come apripista per mettere in discussione, peraltro in modo improprio, le norme sull'aborto. Qualche difensore della legge 40 aveva sostenuto che questo non era vero, probabilmente preoccupato d'una possibile reazione, in particolare delle donne, ricordando che la legge sull'aborto era stata confermata con un massiccio 88,4% dei votanti in occasione del referendum del 1981. Ma ora dall'interno della maggioranza vengono esplicite dichiarazioni in quel senso. E' bene, quindi, rendersi conto del fatto che il voto del 12 giugno serve anche a respingere questa tentazione. In realta', l'intera vicenda della legge sulla procreazione assistita e' nata, si e' sviluppata e si svolge all'insegna di una regressione istituzionale, e ormai ha assunto i caratteri di una inequivocabile, anche se indiretta, messa in discussione della stessa Costituzione. E' un segnale inquietante, che scavalca la legge in discussione, e che quindi esige da tut ti una valutazione approfondita che vada oltre l'occasione referendaria. Potrebbe sembrare il contrario se si considerano i richiami che molti sostenitori del no e dell'astensione fanno alla Costituzione, sottolineando che assicura tutela al concepito, e alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, sottolineando che il suo articolo 2 riconosce il diritto alla vita. Ma e' proprio il modo in cui sono fatti questi richiami a mostrare subito come il quadro costituzionale venga profondamente e pericolosamente distorto. Il riferimento alla tutela del concepito e' tratto dalla sentenza con la quale, nel 1975, la Corte costituzionale dichiaro' parzialmente illegittimo l'articolo del codice penale che puniva chi interrompeva la gravidanza di una donna consenziente, avviando cosi' quella depenalizzazione dell'aborto che avrebbe poi trovato pieno riconoscimento nella legge n. 194 del 1978. Ma che cosa dice davvero quella sentenza, pronunciata da una Corte presieduta non da un pericoloso relativista laico, ma da un rigoroso esponente dei giuristi cattolici, Francesco Paolo Bonifacio? Parla si' di un fondamento costituzionale per la tutela del concepito, ma immediatamente dopo aggiunge: "questa premessa va accompagnata dall'ulteriore considerazione che l'interesse costituzionalmente protetto relativo al concepito puo' venir in collisione con altri beni che godano pur essi di tutela costituzionale e che, di conseguenza, la legge non puo' dare al primo una prevalenza totale ed assoluta, negando ai secondi adeguata protezione". E, con assoluta nettezza, conclude cosi': "non esiste equivalenza fra il diritto non solo alla vita ma anche alla salute proprio di chi e' gia' persona, come la madre, e la salvaguardia dell'embrione che persona deve ancora diventare". Letta nella sua interezza, quella decisione va dunque nella direzione opposta rispetto a quella verso la quale i sostenitori della legge vorrebbero forzarla. E' inammissibile quella sorta di dittatura dell'embrione, che ispira l'intera legge, perche' all'interesse del concepito non puo' darsi una tutela assoluta che travolga ogni altro interesse in gioco e perche' l'embrione non puo' essere considerato persona. Attenzione: il discorso della Corte e' tanto piu' forte in quanto, pur usando termini come concepito e embrione, in realta' si riferisce al feto, dunque ad un embrione in uno stadio molto piu' avanzato e gia' impiantato nel corpo materno. A maggior ragione, quindi, esso vale per embrioni nei loro stadi iniziali e ancora non impiantati. Altrettanto netta e' la distorsione operata con il riferimento all'articolo 2 della Carta dei diritti, corrispondente allo stesso articolo della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Ora, proprio la Corte europea dei diritti dell'uomo, con una sentenza del luglio dell'anno scorso, ha constatato che "non v'e' consenso a livello europeo sulla definizione scientifica e giuridica su che cosa sia l'inizio della vita"; di conseguenza, sull'inizio della vita si decide a livello nazionale; e, in conclusione, si possono riconoscere tutele all'embrione "senza considerarlo persona con diritto alla vita secondo l'articolo 2". Di nuovo, una corretta lettura dell'articolo 2 della Carta fornisce piuttosto argomenti a chi osserva come non vi sia alcun principio che imponga di identificare l'inizio della vita con il concepimento e di considerare l'embrione come una persona. * Caduto questo maldestro tentativo di dare fondamento costituzionale al modo in cui la legge sulla procreazione assistita definisce lo statuto dell'embrione, risaltano con evidenza ancora maggiore le forzature che essa contiene, vere e proprie cancellazioni di principi e valori che stanno alla base della prima parte della Costituzione, dove si disciplinano liberta' e diritti fondamentali. E' ignorato il principio di dignita' nel momento in cui la donna non e' considerata nel suo particolarissimo rapporto con chi solo attraverso di lei puo' nascere, ma viene ridotta a puro contenitore. Viene negata l'eguaglianza dei cittadini davanti alla legge attraverso una serie di irragionevoli divieti all'accesso delle donne alle tecniche procreative. Si comprime cosi' il diritto alla salute, il cui carattere "fondamentale" e' affermato dalla Costituzione e ripetutamente ribadito dalla Corte costituzionale. Si sottopone a controllo il corpo della donna e si cancella la soggettivita' femminile. Siamo di fronte ad un disegno perseguito con determinazione, ignorando le molte osservazioni che, in tempi non sospetti, avevano messo in guardia contro questa deriva, questo abbandono di una solida fondazione costituzionale di una legge che incide pesantemente sulla vita delle persone. E' necessario, allora, interrogarsi sulla cultura che sostiene questa impresa, sugli obiettivi perseguiti, sulla durezza con cui si difende anche l'indifendibile. Siamo di fronte ad una operazione analoga a quella realizzata con la riforma che ha alterato principi ed equilibri della seconda parte della Costituzione. Emerge ora la volonta' di distaccarsi anche dai valori contenuti nella prima parte, sostituendoli con riferimenti che cancellano principi condivisi (dignita', eguaglianza, salute) e che propongono in modo autoritario un'idea di natura astratta da cultura, storia, scienza. Questo tentativo e' ancor piu' pericoloso di quello perseguito con la riforma costituzionale, perche' questa volta si toccano le liberta' e i diritti fondamentali. La ragione dell'asprezza dello scontro di queste settimane sta proprio qui. L'attuale legge sulla procreazione assistita e' ormai percepita come il primo atto di una contesa che ha come posta l'occupazione dello spazio costituzionale da parte di diversi fondamentalismi. Si puo' ben dire che su questo terreno i nostrani teocon stanno facendo con impegno le loro prove. Avanza un'altra idea di Stato e di societa' ed emerge, con caratteri inediti, la Chiesa cattolica come vero soggetto politico. Si e' aperto un conflitto destinato a proiettarsi nel futuro. E questo accade perche' e' stato abolito il filtro costruito pazientemente intorno allo Stato costituzionale dei diritti, anche come strumento di coesione sociale e di reciproco riconoscimento tra persone e gruppi. * Ma questo non sta forse avvenendo perche' il mondo cattolico, a differenza di quello laico, e' oggi l'unico capace di esprimere valori forti? Le cose stanno davvero cosi'? Si abbia la pazienza di guardare ai valori intorno ai quali e' stata costruita la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea: dignita', liberta', eguaglianza, solidarieta', cittadinanza, giustizia. E' questo il regno del relativismo, della debolezza, o sono deboli la cultura e la convinzione con cui troppi laici hanno guardato a quel nuovo quadro costituzionale e, prigionieri d'un vecchio pregiudizio che vede il mondo cattolico piu' attrezzato per le questioni etiche, hanno finito con il cadere nella trappola di chi continua a sostenere che la fondazione dell'Europa e' debole perche' non ha voluto parlare delle sue radici cristiane? Oggi ci troviamo su un crinale molto sottile, in bilico tra Stato democratico e Stato etico, tra liberta' e autoritarismo. Per uscire da questa difficile situazione non ci si puo' piu' affidare alla sola liberta' di coscienza dei parlamentari. Per molti motivi. Anzitutto perche', trincerandosi dietro questo argomento, non ci si accorge che, quando si interviene sulla vita, si rischia di negare la liberta' di coscienza degli altri, di tutti i cittadini. E poi perche' si rimane chiusi in un'idea di legislazione, di produzione delle norme, ignara della necessita' di una paziente costruzione di consenso sociale quando si tratta di passare dall'etica al diritto. Altrimenti la legge, che dovrebbe chiudere il conflitto, lo incentiva, esponendosi al rifiuto dei cittadini, all'aggiramento da parte di chi ha risorse culturali ed economiche per farlo. Cosi' le leggi falliscono e il loro autore, il Parlamento, viene delegittimato, o addirittura cade nel discredito. Forse bisognerebbe riflettere sulle sagge sentenze ricordate all'inizio, che non negano tutela giuridica all'embrione, ma indicano come la via corretta per farlo non sia quella dell'orgoglio ideologico, ma della sobrieta' democratica. Che non impone impossibili equiparazioni, ma si impegna nel distinguere e nell'offrire discipline differenziate, permettendo pure quel confronto continuo che, solo, puo' consentire la nascita di posizioni comuni, come stava accadendo prima dell'improvvido intervento legislativo. E' troppo tardi per tornare su questa strada, per fermare la decostituzionalizzazione ideologica dell'intera Costituzione? La discussione sui referendum dovrebbe aver aperto gli occhi di molti. Dopo il voto, e quale che ne sia l'esito, verra' il momento per rivendicare con forza, contro risse e forzature, le ragioni di una politica colta e appassionata. A condizione di saperlo fare. 7. REFERENDUM. LAICI E CATTOLICI CONTRO IL BIPOLARISMO ETICO [Ringraziamo Giovanni Colombo (per contatti: giovanni.colombo at fastwebnet.it) per averci inviato questo documento del primo febbraio 2005 sottoscritto da varie prestigiose personalita' dal titolo completo: "Procreazione assistita: laici e cattolici nel centrosinistra per un confronto leale prima e dopo le urne e contro il bipolarismo etico"] 1. La ricerca di un parametro di giudizio e il rifiuto del bipolarismo etico Le questioni che riguardano la vita e la morte, nonche' la sessualita' e la generazione, presentano grandi difficolta' di giudizio. Non esistono infatti soluzioni equidistanti o neutrali. E' molto difficile segnare una linea di confine tra l'ambito della liberta' personale e delle scelte private e l'ambito di definizione pubblica di che cosa e' giusto, sia pure in via pragmatica e contingente. Qual e' allora il percorso per individuare un plausibile parametro di giudizio? Ve ne e' uno molto semplicistico di tipo ideologico: si prende la propria impostazione etica come bene massimo, si tollera come male minore necessario un certo grado di inevitabile scostamento rispetto a quel parametro e, quando si ritiene di aver raggiunto un equilibrio, si rifiuta rigidamente qualsiasi mutamento. Questo modo di ragionare di tipo dottrinario, astorico, sconnesso da una lettura della concreta realta' sociale, non e' accettabile per varie ragioni. La prima e' che esso considera il pluralismo - nel quale va visto "il risultato normale dell'esercizio della ragione umana entro le libere istituzioni di un regime democratico costituzionale" (John Rawls) - esclusivamente come un vincolo e non come una ricchezza. Il modello di societa' che ne traspare e' di tipo rigidamente omogeneo e la conseguente idea di bene comune appare totalmente separata dalla valorizzazione del pluralismo che ne e' invece componente essenziale e irrinunciabile. Come scrive altresi' Jacques Maritain, occorre evitare una norma pur moralmente fondata quando essa metta in pericolo il bene comune perche' lacererebbe la societa'. In secondo luogo il pluralismo, provvisoriamente negato o ridotto comunque a "male minore", finirebbe inevitabilmente per vendicarsi sotto forma di "bipolarismo etico" per cui le leggi nelle materie eticamente sensibili verrebbero modificate al ritmo delle alternanze politiche o del succedersi da una legislatura all'altra di diverse maggioranze trasversali. Ciascuna maggioranza riterrebbe cosi' di dover applicare una dottrina oggettiva (sia pur temperata da qualche adattamento pragmatico), ma ai cittadini arriverebbe il messaggio esattamente opposto, cioe' che non esista nessun vincolo dotato di una sua plausibilita', che tutto dipenda dai mutevoli rapporti di forza. Noi proponiamo quindi di delineare diversamente il parametro di giudizio col seguente percorso: identificare i valori da tutelare, anche se sono conflittuali tra loro, e cercare un equilibrio, un bilanciamento necessariamente instabile e contingente, ma accettabile, se non per tutti i cittadini, per quelli che sono disponibili al pluralismo ragionevole, e dunque alla mediazione. Facendo questo bilanciamento non per appartenenze separate che solo in seguito si incontrano, ma elaborandolo insieme sin dall'origine sotto la propria responsabilita'. Il metodo da noi individuato, con tutta evidenza, non e' neutro rispetto ai contenuti perche' rifiuta nell'ambito civile e politico-statuale gli unilateralismi ideologici e confessionali e tratta le materie eticamente sensibili cosi' come andrebbe affrontata la materia costituzionale, in cui, se e' lecito ed opportuno che ogni schieramento e ogni rappresentante chiarisca ai cittadini il suo punto di vista di merito per dialogare con trasparenza e chiarezza, si accetta pero' al tempo stesso di ricercare un equilibrio piu' condiviso. Se il centrosinistra, in cui ci riconosciamo, abdica a questo ruolo sceglie di fatto una visione riduttiva della politica e rinuncia a trovare forme piu' alte di coesione senza le quali la stessa alternativa di governo risulta indebolita. * 2. Ambiguita' dell'espressione "liberta' di coscienza": significati condivisibili e non In questo ambito l'espressione "liberta' di coscienza" viene utilizzata con molte accezioni, alcune condivisibili ed altre no. In primo luogo va ribadito che la prima liberta' di coscienza che rileva e' quella del cittadino, non del suo rappresentante. In secondo luogo, per quanto riguarda tutti i soggetti collettivi l'espressione ha in se' una valenza indubbiamente positiva quando intende valorizzare il pluralismo interno, per cui, pur avendo tale entita' di norma posizioni "ufficiali" sui vari temi piu' significativi non irroga sanzioni sui temi eticamente sensibili ai suoi membri in dissenso. Tuttavia essa puo' avere anche un significato ambiguamente negativo quando si richiede la liberta' di coscienza ad un partito per privilegiare un'altra appartenenza collettiva. La liberta' della coscienza significa che e' in definitiva la persona a scegliere, ascoltate tutte le posizioni emergenti nello spazio della discussione, secondo scienza e coscienza. * 3. La procreazione assistita: la brutta legge, i due approcci interni al movimento referendario, il rifiuto dell'invito all'astensione La legge sulla procreazione assistita non si e' attenuta ai criteri prima richiamati: e' stata votata con una ristretta maggioranza, ha messo insieme accanto ad alcuni limiti largamente condivisi altri irragionevoli se valutati col parametro di una legislazione che valorizza il pluralismo. E' vero che di per se' la legge non rispecchia fedelmente l'etica cattolica, ma cio' non e' sufficiente a farla ritenere un punto equilibrato di compromesso. Cosi' argomentando, chi sostenga un'impostazione radicalmente proibizionista potra' sempre sostenere di aver acceduto a un compromesso ragionevole: ma e' il suo punto di partenza non condivisibile razionalmente a non potere funzionare da riferimento sensato perche' estremo e unilaterale. Contro l'approvazione della legge a risicata maggioranza si e' sviluppata l'iniziativa referendaria. E' certo spiacevole che lo strumento referendario, che puo' produrre anch'esso maggioranze risicate, sia utilizzato in questo ambito dove auspichiamo intese ampie. Tuttavia tale critica non puo' sensatamente essere proposta da chi ha avallato quella decisione parlamentare, che ha costituito il precedente rispetto a cui l'iniziativa referendaria si e' mossa come una forma di legittima difesa. L'insieme originario dei quesiti referendari portava con se' due impostazioni divaricanti: l'una, quella del quesito radicale globale (e di alcune maniere di interpretare i quesiti parziali) finiva per spezzare di fatto l'equilibrio in modo opposto alla legge 40, con la mera rimozione di norme regolatrici. Una visione che, sulla base del nostro parametro di giudizio, non condividiamo. L'altra, quella prevalente nella proposta dei quesiti parziali, mirava invece a correttivi significativi, pur accettando la necessita' di una legge e di un bilanciamento tra i valori confliggenti giungendo a una riscrittura piena e piu' equilibrata della legge, prima o dopo il referendum. La Corte costituzionale ha di fatto evidenziato questa diversa impostazione espungendo il quesito radicale totale, anche se evidentemente la diversita' rimane all'interno del movimento referendario, come si evince dalle diverse valutazioni sull'opportunita' di interventi legislativi. Ma anche tra chi difende la legge e' aperta una contraddizione non irrilevante. A prima vista l'approccio piu' dialogico sembra essere quello di chi propone l'astensionismo e che sostiene di voler difendere la legge nel modo meno conflittuale, per evitare lo scontro. Al di la' della ovvia legittimita' della liberta' di coscienza individuale che puo' sfociare anche nell'astensionismo quando si ritenga che i temi non siano rilevanti o che tutte le soluzioni siano negative in modo uguale, l'appello all'astensionismo in questa occasione non appare accettabile ed anzi e' contraddittorio. Si invita a tale scelta perche' sarebbero cosi' alti i fini che si vogliono difendere che il mezzo di una vittoria ottenuta annettendosi l'astensionismo fisiologico appare del tutto legittimo. Gli effetti negativi di questa posizione sono duplici. I mezzi, in ambito politico e almeno in questo caso, sono strettamente connessi al fine. Sul piano teorico, non si puo' sostenere che le proprie posizioni sono ampiamente condivisibili a prescindere da appartenenze religiose o ideologiche e poi rinunciare a verificare nelle urne l'effettivo grado di condivisione nel corpo elettorale. Ma non si puo' soprattutto affermare che si tratti di questioni rilevantissime e fondare poi la propria strategia sull'ignoranza o il disinteresse altrui. Sul piano pratico, se anche questa strategia risultasse vincente nel referendum, nel caso in cui, pur senza raggiungere il quorum di partecipazione, i si' risultassero in quantita' realmente ingente, superiore a quello necessario per vincere le elezioni politiche o a quello registrato in referendum in cui nessuno ha proposto l'astensione e in cui quindi l'abrogazione e' effettivamente avvenuta, quali sarebbero le conseguenze politiche e sociali? La legge sarebbe giuridicamente ancora in vigore, ma socialmente delegittimata. Che cosa accadrebbe, in questo contesto, di fronte all'applicazione di sanzioni in presenza di violazioni della legge? Non vi sarebbe il rischio di un'ondata emotiva in senso opposto a quello delle norme vigenti, travolgendo anche proibizioni sensate? Per questo, indipendentemente dalle posizioni di merito e in modo ben piu' rilevante di esse, crediamo che tutti coloro che avvertono questi temi come importanti dovrebbero consequenzialmente rifiutare l'invito all'astensionismo. * 4. I valori in conflitto nei quesiti e le proposte sul voto Abbiamo cominciato a ragionare insieme sui quesiti e siamo giunti ad alcune prime riflessioni che qui esponiamo, partendo da quelli che nel nostro confronto sono stati piu' problematici e giungendo a quelli meno conflittuali. * Il quesito sulla fecondazione eterologa e' indubbiamente quello che pone i maggiori problemi etici perche' coinvolge tematiche complesse relative al nascituro, alla paternita' e alla maternita', al rapporto di coppia in cui viene ad inserirsi un donatore terzo. Di fronte a questi dilemmi la legge risolve drasticamente il nodo con una proibizione assoluta, che sacrifica quindi sempre e comunque il desiderio dei genitori. Il quesito, di per se', data la sua natura abrogativa, puo' solo liberalizzare completamente questi aspetti, anche qui tagliando il nodo in modo molto semplicistico, in una logica molto simile a quella del referendum totale bocciato dalla Corte. Su questo punto ci sono tra di noi valutazioni diverse, e ciascuno decidera' in modo personale come votare. Ma vorremmo che la discussione ripartisse da soluzioni terze, a cominciare da quella individuata dal disegno di legge Amato (accesso consentito in caso di sterilita' o infertilita' incurabile o di malattia trasmissibile per via genetica, da verificare da parte di una commissione medica pubblica) e alcune condizioni molto puntuali (come la gratuita' della donazione). * Il quesito che elimina l'espressione relativa ai diritti del concepito, e che si sovrappone peraltro a quello sulla salute della donna, entra su un delicatissimo problema che la legge ha risolto in modo unilaterale e ideologico. Vi e' certo un'esigenza di protezione dell'embrione, che avvertiamo in tutta la sua importanza, e piu' in generale di ogni forma di vita umana, che non puo' essere negata dentro quello che e' un processo di umanizzazione in cui e' difficile ricostruire oggettivamente dei salti qualitativi. Ma una scelta di mera equiparazione tra l'embrione e il nato, come quella prospettata dalla legge, rispecchia, ad oggi, solo una parte limitata dell'elaborazione religiosa, scientifica e filosofica. Per questo ci sembra convincente l'introduzione del concetto di "dignita' umana", presente nella proposta di legge Amato. La nozione di dignita' umana si riferisce alla possibilita' e volonta' di attribuire all'embrione, in quanto primo inizio della vita umana, cioe' progetto di vita, un preciso valore etico, che e' relativo alla sua specifica natura, e quindi non si oppone in modo assoluto ad ogni uso e manipolazione degli embrioni, ma richiede che ogni uso e manipolazione siano fatti solo per buoni motivi ed entro limiti certi e definiti. Per questo ci appare preferibile la sostituzione del concetto di "diritti del concepito" con quello della "dignita' umana di tutti i soggetti", emendamento che puo' essere introdotto solo per via parlamentare, prima o dopo la celebrazione del referendum. L'importante e' che la campagna del si', se il referendum avra' luogo prima, chiarisca con maggiore evidenza questo obiettivo e non la privazione di qualsiasi protezione giuridica all'embrione. A queste condizioni, la gran parte di noi riterra' di poter votare si'. * Il quesito sulla salute della donna comporta invece dilemmi anch'essi seri, ma che ci appaiono decisamente minori: la legge 40, prevedendo l'obbligo di creare in vitro un numero massimo di tre embrioni per volta, da trasferire in un'unica soluzione in utero, non bilancia in modo adeguato la tutela dell'embrione con quella della donna, che e' esposta in modo irragionevole e sproporzionato a rischi legati all'iperstimolazione ovarica o, al contrario, a gravidanze plurigemellari con gravi pericoli di malformazioni, nonche' a un notevole stress fisico e psichico per l'allungamento dei tempi. Anche la proibizione di diagnosi preimpianto, pur nell'astrattamente condivisibile obiettivo di evitare selezioni eugenetiche, spinge poi all'aborto terapeutico, consentito dall'ordinamento, procurando quindi un male maggiore di quello che intende evitare. La scelta del si' ci appare pertanto chiaramente preferibile. * Il quesito sulla ricerca scientifica pone il problema dell'utilizzo degli embrioni soprannumerari per affrontare alcuni gravi malattie che al momento non trovano cure adatte. Non e' l'unica linea di ricerca perseguibile, ma il suo rifiuto aprioristico appare il frutto di una rigida scelta ideologica che concepisce in modo statico la tutela della vita. Quando gli embrioni risultino irreversibilmente condannati a un naturale deperimento, cosa che deve essere evitata il piu' possibile, la rinuncia aprioristica ad utilizzarli non salva la loro vita e nel contempo non aiuta la vita dei malati che ne riceverebbero beneficio. In modo analogo alle posizioni proibizioniste in materia di trapianti che vennero teorizzate e poi per fortuna abbandonate qualche decennio fa per la medesima visione statica della tutela della vita. Per questo la scelta del si' ci appare qui doverosa. * Primi firmatari: Giorgio Armillei, funzionario del comune di Terni; Francesca Artista, sindacalista bancaria, Palermo; Angelo Barba, giurista, Universita' di Siena; Giovanni Bianco, giurista, Universita' di Sassari; Salvatore Bonfiglio, giurista, Universita' di Roma Tre; Roberto Borrello, giurista, Universita' di Siena; Stefano Brogi, filosofo, Universita' di Siena; Luisa Broli, insegnante, Vigevano; Sandra Burchi, psico-sociologa, Universita' di Pisa; Stefano Ceccanti, giurista, Universita' di Roma "La Sapienza"; Francesco Clementi, giurista, Universita' di Roma "La Sapienza"; Nicola Colaianni, giurista, Universita' di Bari; Giovanni Colombo, avvocato, Milano; Michele Contel, ricercatore sociale, Roma; Giuseppe Croce, economista, Universita' di Roma "La Sapienza"; Salvatore Curreri, giurista, Universita' di Firenze; Luciano D'Angelo, presidente consorzio cooperative, Palermo; Anna Maria Debolini, libera professionista, Arezzo; Sergio Fabbrini, politologo, Universita' di Trento; Nicola Favati, avvocato, Pisa; Emilio Gabaglio, sindacalista, Roma; Luigi Gerbino, cooperatore, Palermo; Giulio Gerbino, sociologo, Universita' di Palermo; Andrea Giorgis, giurista, Universita' del Piemonte Orientale; Chiara Giorio, ricercatrice sociale, Roma; Tommaso Greco, giurista, Universita' di Pisa; Luciano Guerzoni, giurista; Rosario Iaccarino, sindacalista, Roma; Marco Ivaldo, filosofo, Universita' di Napoli; Carlo Lombardi, avvocato, Pisa; Giuseppe Lumia, deputato, Palermo-Roma; Miriam Mafai, giornalista, Roma; Claudia Mancina, filosofa, Universita' di Roma "La Sapienza"; Susanna Mancini, giurista, Universita' di Bologna; Domenico Marino, economista, Universita' di Reggio Calabria; Chiara Martini, giurista, Universita' di Roma "La Sapienza"; Marco Martorelli, animatore culturale, Roma; Oreste Massari, politologo, Universita' di Roma "La Sapienza"; Pierluigi Mele, giornalista, Roma; Donatella Montini, linguista, Universita' di Roma "La Sapienza"; Paola Moreschini, avvocato, Roma; Andrea Morrone, giurista, Universita' di Bologna; Tommaso Nannicini, economista, Universita' di Firenze; Salvatore Prisco, giurista, Universita' di Napoli; Margherita Raveraira, giurista, Universita' di Perugia; Maria Rita Rendeu', giornalista, Roma; Eugenio Ripepe, giurista, Universita' di Pisa; Andrea Romano, direttore scientifico della fondazione "Italianieuropei"; Lucio Russo, informatico, Pisa; Michele Salvati, economista, Universita' Statale di Milano; Gianluca Salvatori, assessore alla Provincia di Trento; Vittorio Sammarco, giornalista, Roma; Maria Grazia Senatore, avvocato, Pisa; Stefano Sicardi, giurista, Universita' di Torino; Diego Toma, informatico, Roma; Giorgio Tonini, giornalista, senatore, Pistoia-Roma; Grazia Villa, avvocato, Milano; Giulio Zanella, economista, Universita' di Siena; Giancarlo Zizola, giornalista, Roma. 8. RIFLESSIONE. FIORENTINA CHARRIER: QUATTRO SI' PER LA LIBERTA' E LA SOLIDARIETA' [Dal "Foglio di comunita'" di giugno 2005 della Comunita' di base di Pinerolo (per contatti: e-mail: info at viottoli.it, sito: www.viottoli.it) riportiamo un passaggio della riflessione di Fiorentina Charrier, impegnata nell'esperienza della Comunita' cristiana di base di Pinerolo] Vivo questo referendum come un momento importante del mio impegno di cittadina e di credente. Siamo ad un bivio in cui, sotto molti aspetti, specialmente per noi donne, si decide tra democrazia o repressione della liberta', tra rispetto delle persone o cancellazione dei diritti fondamentali. Sono una donna di oltre 50 anni e non utilizzero' personalmente le possibilita' che i quattro si' aprono anche ai cittadini italiani. Pero' mi sento coinvolta, perche' nella mia vita metto al primo posto la difesa e l'espansione della liberta' delle persone, soprattutto quando si promuovono nuove possibilita' per una vita piu' felice e per l'amore... 9. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: TERRORISMO [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questo intervento. Enrico Peyretti e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e una recente edizione aggiornata e' nei nn. 791-792 di questo notiziario; vari suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org. Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario] Dal medico, in attesa, sfoglio "L'Espresso" del 19 maggio. Alle pp. 36-43 c'e' un servizio sui disertori statunitensi, contrari alla guerra all'Iraq. Ma quello che mi colpisce, nei pochi minuti disponibili, e' una foto di soldati Usa stravaccati sui tappeti di una moschea, con i loro scarponi chiodati (cosi' sembrano). Uno di loro e' seduto su un alto seggio evidentemente riservato ad una funzione religiosa. Mi vengono in mente i cosacchi (mai arrivati) in san Pietro. Quei soldati senza testa, oppure chiodata come gli scarponi, sono gli scherani di Bin Laden che incoraggiano il sacro zelo dei terroristi. Ci voleva tanto a scoprirli? 10. RIVISTE. CON "QUALEVITA", LA RIFLESSIONE DI LILIANA TEDESCO Abbonarsi a "Qualevita" e' un modo per sostenere la nonviolenza. All'ascolto della riflessione di Liliana Tedesco. * "Il suono della voce puo' guarire" (Liliana Tedesco, Canto e nonviolenza, in "Qualevita", n. 102, gennaio 2003, p. 11). * "Qualevita" e' il bel bimestrale di riflessione e informazione nonviolenta che insieme ad "Azione nonviolenta", "Mosaico di pace", "Quaderni satyagraha" e poche altre riviste e' una delle voci piu' qualificate della nonviolenza nel nostro paese. Ma e' anche una casa editrice che pubblica libri appassionanti e utilissimi, e che ogni anno mette a disposizione con l'agenza-diario "Giorni nonviolenti" uno degli strumenti di lavoro migliori di cui disponiamo. Abbonarsi a "Qualevita", regalare a una persona amica un abbonamento a "Qualevita", e' un'azione buona e feconda. Per informazioni e contatti: Edizioni Qualevita, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. 3495843946, o anche 0864460006, o ancora 086446448; e-mail: sudest at iol.it o anche qualevita3 at tele2.it; sito: www.peacelink.it/users/qualevita Per abbonamenti alla rivista bimestrale "Qualevita": abbonamento annuo: euro 13, da versare sul ccp 10750677, intestato a "Qualevita", via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), specificando nella causale "abbonamento a 'Qualevita'". 11. RILETTURE. EVELYN FOX KELLER: VITA, SCIENZA & CYBERSCIENZA Evelyn Fox Keller, Vita, scienza & cyberscienza, Garzanti, Milano 1996, pp. 136, lire 19.000. Un appassionante saggio della prestigiosa docente di storia e filosofia della scienza al Massachusetts Institute of Technology. 12. RILETTURE. FRANCOISE HERITIER: MASCHILE E FEMMINILE Francoise Heritier, Maschile e femminile. Il pensiero della differenza, Laterza, Roma-Bari 1997, 2002, pp. XII + 244, euro 7,50. Uno dei piu' notevoli libri dell'illustre antropologa. 13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 14. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 949 del 3 giugno 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
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