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La nonviolenza e' in cammino. 938
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 938
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 23 May 2005 00:42:19 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 938 del 23 maggio 2005 Sommario di questo numero: 1. Clementina, della solidarieta' 2. Capaci 3. Il 25 maggio a Roma una proposta di legge per i Corpi civili di pace 4. Sofia Vanni Rovighi: Guardare da se' 5. Augusto Cavadi: Un convegno su nonviolenza e lotta alla mafia 6. Gualtiero Via: La Rete Lilliput per l'obiezione alle spese militari 7. Maria Grazia Campari: Antigone e lo spazio appassionato delle relazioni 8. Giulio Vittorangeli: Di fronte alla morte 9. Societa' italiana delle storiche: Si' 10. I quattro quesiti referendari parzialmente abrogativi della legge 40/2004 11. Angela Giuffrida: L'astratto e il concreto 12. Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto: La catena 13. Con "Qualevita", all'ascolto di Hildegard Goss-Mayr 14. Letture: Tano Grasso, Vincenzo Vasile (a cura di), Non ti pago! 15. La "Carta" del Movimento Nonviolento 16. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. CLEMENTINA, DELLA SOLIDARIETA' [Clementina Cantoni, volontaria dell'associazione umanitaria "Care international", impegnata in Afghanistan nella solidarieta' con le donne, e' stata rapita alcuni giorni fa] Si vorrebbe potersi dimenticare dell'Afghanistan. Ed invece l'Afghanistan ci riguarda tutti. L'indifferenza e' complicita' col male. Clementina non era indifferente: e' andata la' ad aiutare le vittime di ogni violenza. Clementina era solidale: e' andata la' a fare quello che avremmo dovuto far tutte e tutti. Il suo sequestro ci pone di fronte alle nostre responsabilita'. Per questo dobbiamo tutti fare quanto e' in nostro potere perche' sia liberata; e chi non puo' fare altro almeno lo chieda: lo chieda, con tutto il respiro che ha in corpo, con tutta la voce che ha in gola, con tutto il cuore. Liberatela. 2. MEMORIA. CAPACI Tredici anni, e sembra ieri. Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani. Tredici anni, e sembra passata un'era geologica. Ma i vivi ricordano ancora i caduti. Pote' straziare e spezzare quei corpi il tritolo, non ha potuto annichilire quelle persone: ne testimonia la commossa memoria che ancora perdura, la feconda eredita' che i buoni lasciano al mondo. Tredici anni, e la lotta continua. 3. INCONTRI. IL 25 MAGGIO A ROMA UNA PROPOSTA DI LEGGE PER I CORPI CIVILI DI PACE [Dalla segreteria dell'on. Tiziana Valpiana (per contatti: pres_valpiana at camera.it) riceviamo e diffondiamo] Per iniziativa della Rete per i Corpi civili di pace, mercoledi' 25 maggio 2005 alle ore 10-12 presso gli uffici del Parlamento (nella Sala Sacrestia, vicolo Valdina, n. 3/A) a Roma si svolgera' un incontro di presentazione della proposta di legge promossa da Tiziana Valpiana, Giovanni Bianchi, Piero Ruzante, Marco Boato, Maura Cossutta e altri su "Disposizioni per il riconoscimento dei congedi per la partecipazione a missioni organizzate nell'ambito dei corpi civili di pace". Introducono l'incontro il professor Alberto l'Abate, dell'Universita' di Firenze, presidente dell'Ipri (Italian Peace Research Institute) ed il professor Nanni Salio, dell'Universita' di Torino, segretario dell'Ipri. Intervengono anche l'on. Carlo Giovanardi, ministro per i rapporti con il Parlamento con delega per il servizio civile; l'on. Massimo Palombi, direttore dell'Ufficio nazionale per il servizio civile. Sono stati invitati parlamentari, rappresentanti sindacali, delle associazioni democratiche, delle organizzazioni non governative di cooperazione e solidarieta' internazionale. Segreteria organizzativa: tel. 0667608381, fax: 0667608909, e-mail: pres_valpiana at camera.it 4. MAESTRE. SOFIA VANNI ROVIGHI: GUARDARE DA SE' [Da Sofia Vanni Rovighi, Elementi di filosofia, La scuola, Brescia 1963, 1982, volume III, p. 151. Sofia Vanni Rovighi, nata nel 1908 e deceduta nel 1990, filosofa e storica della filosofia, fu a lungo docente alla Cattolica di Milano, autrice negli anni trenta di importanti contributi su Husserl e Hartmann, tra le figure piu' vive della filosofia neoscolastica, vicina alla fenomenologia ed autrice di importanti lavori sulla teoria della conoscenza. Tra le opere di Sofia Vanni Rovighi segnaliamo particolarmente i tre volumi degli Elementi di filosofia, La Scuola, Brescia; sul piano del lavoro storiografico, critico e didattico cfr. inoltre Introduzione a Tommaso d'Aquino, Laterza, Bari; Introduzione a Anselmo d'Aosta, Laterza, Bari; Storia della filosofia moderna, La Scuola, Brescia; segnaliamo inoltre la cura dell'antologia scolastica di Galileo Galilei, Antologia, La Scuola, Brescia] Spesso per gli uomini e' piu' facile lasciarsi convincere da una teoria dominante o abilmente presentata che mettersi a guardare da se' come stanno le cose, perche' mettersi a guardare da se' come stanno le cose e' un atto razionale e lasciarsi dominare dal "si dice" e' frutto di passivita' istintiva. Perche' credere alla liberta' e' scomodo, mentre il non crederci ci dispensa da ogni impegno. 5. INCONTRI. AUGUSTO CAVADI: UN CONVEGNO SU NONVIOLENZA E LOTTA ALLA MAFIA [Sia pure in ritardo, ci sembra interessante riportare questo articolo apparso nell'edizione di Palermo del quotidiano "La Repubblica" il 20 maggio 2005, di presentazione del convegno sul contributo della nonviolenza alla lotta alla mafia, svoltosi il 21-22 maggio 2005. Nei prossimi giorni contiamo di pubblicare ulteriori materiali, testimonianze e riflessioni della e sulla importante iniziativa. Augusto Cavadi (per contatti: acavadi at lycos.com), prestigioso intellettuale ed educatore, collaboratore del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo, e' impegnato nel movimento antimafia e nelle esperienze di risanamento a Palermo, collabora a varie qualificate riviste che si occupano di problematiche educative e che partecipano dell'impegno contro la mafia. Opere di Augusto Cavadi: Per meditare. Itinerari alla ricerca della consapevolezza, Gribaudi, Torino 1988; Con occhi nuovi. Risposte possibili a questioni inevitabili, Augustinus, Palermo 1989; Fare teologia a Palermo, Augustinus, Palermo 1990; Pregare senza confini, Paoline, Milano 1990; trad. portoghese 1999; Ciascuno nella sua lingua. Tracce per un'altra preghiera, Augustinus, Palermo 1991; Pregare con il cosmo, Paoline, Milano 1992, trad. portoghese 1999; Le nuove frontiere dell'impegno sociale, politico, ecclesiale, Paoline, Milano 1992; Liberarsi dal dominio mafioso. Che cosa puo' fare ciascuno di noi qui e subito, Dehoniane, Bologna 1993, nuova edizione aggiornata e ampliata Dehoniane, Bologna 2003; Il vangelo e la lupara. Materiali su chiese e mafia, 2 voll., Dehoniane, Bologna 1994; A scuola di antimafia. Materiali di studio, criteri educativi, esperienze didattiche, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Essere profeti oggi. La dimensione profetica dell'esperienza cristiana, Dehoniane, Bologna 1997; trad. spagnola 1999; Jacques Maritain fra moderno e post-moderno, Edisco, Torino 1998; Volontari a Palermo. Indicazioni per chi fa o vuol fare l'operatore sociale, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1998, seconda ed.; voce "Pedagogia" nel cd- rom di AA. VV., La Mafia. 150 anni di storia e storie, Cliomedia Officina, Torino 1998, ed. inglese 1999; Ripartire dalle radici. Naufragio della politica e indicazioni dall'etica, Cittadella, Assisi, 2000; Le ideologie del Novecento, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001; Volontariato in crisi? Diagnosi e terapia, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2003; Gente bella, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2004. Vari suoi contributi sono apparsi sulle migliori riviste antimafia di Palermo. Indirizzi utili: segnaliamo il sito: http://www.neomedia.it/personal/augustocavadi (con bibliografia completa)] Non molto tempo fa Bertinotti ha sollevato, all'interno del Prc, il dibattito sull'opportunita' di adottare la logica nonviolenta come strategia di lotta rivoluzionaria. In quel contesto una persona di grande levatura intellettuale come Rossana Rossanda confessava - su "Repubblica" - la sua distanza dalla nonviolenza: come si fa a offrire l'altra guancia ai poteri forti che dominano la scena mondiale? Nell'immaginario collettivo, il metodo gandhiano e' proprio questa impossibile scommessa di chi oppone alla forza dei forti la debolezza dei deboli. Ma era questa la proposta della "Grande anima"? Se la risposta fosse affermativa, suonerebbe perlomeno bizzarra l'idea - portata avanti da alcuni anni da un gruppo di lavoro palermitano - di utilizzare l'esperienza gandhiana per ipotizzare, e sperimentare, nuove forme di lotta al sistema di potere mafioso. Se, invece, nonviolenza significa saper affrontare i conflitti, saperli gestire con una tale padronanza interiore da indurre l'avversario a riflettere criticamente sulle proprie posizioni ed - eventualmente - a rivederle per il proprio stesso benessere, il quadro muta radicalmente e si aprono orizzonti inesplorati. In questo scenario, infatti, sarebbe del tutto ragionevole, anzi urgente, integrare i sempre necessari meccanismi repressivi (dalle forze investigative ai magistrati) con progetti operativi che prevengano la decisione di chi entra in Cosa nostra e che accompagnino l'esodo di chi ne esca, o tenti di uscirne. Nessun buonismo, dunque: ma la lucida consapevolezza che le organizzazioni mafiose non sono entita' mitiche, che esse funzionano grazie a uomini e donne in carne ed ossa che - per quanto moralmente depravati - restano soggetti ai dubbi, alle esitazioni, alle nostalgie, ai ripensamenti dei comuni mortali. Su questo - e su molto altro - proveranno a discutere domani e posdomani [il 21 e 22 maggio, questo articolo e' stato pubblicato il 20 maggio - ndr -], presso il convento francescano di Baida, alle porte di Palermo, gli studiosi e gli operatori sociali radunati per il convegno nazionale "Superare il sistema mafioso. Il contributo della nonviolenza". Le analisi teoriche (raccolte in un volume delle edizioni DG di Trapani che sara' presentato proprio per l'occasione) e il racconto di esperienze vissute (pratiche di mediazione e di giustizia rigenerativa; di resistenza civile; di difesa popolare nonviolenta; di contrasto alla mafia ad opera del mondo femminile; di strategie educative; di pastorale religiosa; di aiuto a vittime, testimoni e dissociati; di teatro pedagogico e civile...) sono previste in funzione di un'ipotesi programmatica complessiva. Per gettare - come si legge nel documento preparatorio - dei ponti di comunicazione..., senza nessuna accondiscendenza, ma anche riconoscendo i limiti delle risposte istituzionali. 6. RIFLESSIONE. GUALTIERO VIA: LA RETE LILLIPUT PER L'OBIEZIONE ALLE SPESE MILITARI [Dalla mailing list del Gruppo di lavoro tematico (in sigla: glt) su nonviolenza e conflitti della Rete Lilliput (per contatti: glt-nonviolenza at liste.retelilliput.org) riprendiamo il seguente articolo scritto per "Formiche di pace" e disponibile anche nella home page del sito della Rete Lilliput. Gualtiero Via (per contatti: gualtierov2000 at yahoo.it), educatore e costruttore di pace, e' particolarmente impegnato nell'esperienza della Rete di Lilliput, del cui gruppo di lavoro tematico sulla nonviolenza e i conflitti e' una delle personalita' piu' note e prestigiose] La straordinaria espansione che il movimento contro la guerra ha conosciuto negli ultimi tre anni e' e resta uno dei fatti politici di maggior rilievo da tenere presente da parte di chi vuole operare per un mondo diverso, fondato sulla pace e sulla giustizia. Molti, anche nelle fila del movimento contro la guerra, hanno reagito con disillusione, sfiducia, senso di impotenza al fatto che nonostante le imponenti mobilitazioni in tante capitali del mondo, le spinte alla guerra non si siano potute fermare, a partire dalla minacciata e poi attuata aggressione all'Iraq da parte degli Usa. Come Rete Lilliput, pur avendo investito per quanto era nelle forze e con profonda convinzione nelle mobilitazioni contro la guerra, abbiamo sempre avuto chiaro che la lotta per un mondo di pace e giustizia e' una lotta di media e lunga durata, non di breve durata: e' una lotta contro un intero sistema - economico come politico e culturale - e non contro la singola decisione - o strategia - di una singola potenza. La guerra e' il frutto, cioe', non solo delle scelte consapevoli di elite al potere in determinate nazioni: essa e' anche il frutto di modelli di consumo e modelli di relazioni fra stati ed aree economiche, che tutti ci vedono in misura minore o maggiore coinvolti, se non complici. La novita' piu' importante a noi pare stia nel fatto che la consapevolezza di questa natura "sistemica" del problema della guerra e della pace sta diventando patrimonio comune di un numero sempre piu' largo di persone, gruppi, associazioni, settori di societa' civile. Questa presa di coscienza sta avvenendo al Nord come al Sud, all'Est come all'Ovest: il movimento contro la globalizzazione neoliberista e' stato ed e' un veicolo importante di questa consapevolezza, ma non e' il solo. Ora, in questa situazione, le persone, i gruppi, le comunita' che sentono come non piu' sufficiente un impegno per la pace che sia puramente "dimostrativo" sono destinate a crescere. Non basta "dimostrare" esternamente dei si' alla pace e dei no alla guerra, come potevano essere le bandiere di pace alle finestre, e lo scendere in strada a manifestare contro nuove minacce di guerra: tutto questo ha avuto una grande importanza, ma non basta. Cosi' come e' vero che la democrazia non puo' essere banalizzata come il mettere una scheda in un'urna ogni quattro o cinque anni, perche' la cittadinanza e' invece un rapporto attivo e reciproco, in cui "si vota tutti i giorni", allo stesso modo la pace la si costruisce - la si deve costruire - tutti i giorni, nella propria esperienza quotidiana di cittadini, uomini o donne, di persone, di congiunti, vicini di casa, studenti, lavoratori, eccetera. In assenza di esperienze, tradizioni, strumenti, questo genere di appelli si risolverebbe facilmente in un puro volontarismo individuale - certamente nobile, ma probabilmente poco efficace. Noi sappiamo pero' che invece di tradizioni, esperienze e strumenti ne esistono, e proprio la "domanda di pace" diffusa e' la sfida con cui esse tradizioni, strumenti, eccetera devono mettersi in gioco. Questo, anche, e' il senso dell'impegno nonviolento e "per un'economia di giustizia" della Rete Lilliput. L'accento sul patrimonio di esperienze, tradizioni, strumenti disponibili non va inteso in senso chiuso e "passatista": a volte l'esperienza e la cooperazione fra forze diverse hanno consigliato la necessita' di dare vita a nuovi strumenti, ad hoc, per conseguire determinati risultati - e' il caso per esempio della Rete Italiana Disarmo, (www.disarmo.org) nata a valle della positiva esperienza delle mobilitazioni a difesa della legge 185/90 sul commercio delle armi. * Una tradizione di assoluta importanza nel quadro della lotta per una societa' di pace e giustizia e' quella della disobbedienza civile e nonviolenta, antimilitarista. Le forme di protesta e rifiuto del sistema militare piu' note, piu' diffuse e piu' praticate storicamente sono state l'obiezione di coscienza al servizio militare e l'obiezione alle spese militari. Per decenni, l'azione nonviolenta, consapevole, in opposizione al militarismo nel nostro paese si e' espressa fondamentalmente nell'obiezione di coscienza al servizio militare e alle spese militari. Ora, queste due forme di disobbedienza nonviolenta negli ultimi anni hanno alquanto perso di centralita' fra gli strumenti noti e diffusi di azione per la pace e contro la guerra. Non e' questa la sede per analizzare le diverse ragioni di questo fatto, su cui potremo ragionare insieme, mediante questo bollettino o altri strumenti. Quello che ci preme esprimere e' la nostra convinzione che la "domanda di pace" di cui sopra sia una domanda di strumenti realistici ma anche nei quali vi sia coerenza fra mezzi e fini, strumenti che possano dar vita a vere e proprie campagne politiche, diffuse, ma che richiedano, consentano, vorrei dire esaltino, il ruolo di ciascuno, e anche solo del singolo. In questo spirito, e riconoscendoci nei suoi obiettivi sia generali che specifici, noi della Rete Lilliput abbiamo dato la nostra adesione convinta alla Campagna di obiezione alle spese militari, diffondendone i materiali nei luoghi della Rete (nodi locali, gruppi di lavoro, associazioni) e sollecitandone il sostegno in tutte le sedi (coordinamenti, "tavole della pace" locali o provinciali, eccetera). 7. RIFLESSIONE. MARIA GRAZIA CAMPARI: ANTIGONE E LO SPAZIO APPASSIONATO DELLE RELAZIONI [Dal sito dell'Universita' delle donne di Milano (www.universitadelledonne.it) riprendiamo questo testo del febbraio 2005. Maria Grazia Campari e' una prestigiosa giurista e intellettuale femminista, impegnata nei movimenti per la pace e i diritti] Mi e' sembrata interessante l'idea di porre ancora una volta al centro della nostra attenzione collettiva questa figura gia' tanto interrogata, ritengo per l'intensita' delle relazioni che rappresenta, nella sfera intima e sulla scena sociale. La mia interpretazione della figura serve ad abbozzare la tematica, da approfondire, di un possibile ordine giuridico composto di regole differentemente sessuate. Vorrei prendere spunto da alcune osservazioni di Zagrebelski e di Rossanda, per vedere se e' possibile mutare lo sguardo e se questa modifica soggettiva puo' consentirci di mettere in luce significati che, almeno parzialmente, si discostano da quelli proposti. Antigone si presenta sulla scena, si dice, come fautrice dello jus, il diritto tradizionale di origine religiosa, non scritto, non mutabile, imperniato sul culto domestico e sui legami di sangue, che esige, fra l'altro, in disobbedienza alla lex che promana dall'organo statale, la sepoltura del defunto Polinice. Creonte e' l'autorita' vincitrice, che emana il suo sistema di regole (lex), a tutela del suo governo e della sicurezza della citta' come da lui governata, contro i nemici; e' colui che pone la lex come barriera securitaria contro l'altro, contro chi e' estraneo o si e' fatto estraneo per aver portato la guerra e averla persa. Quindi, Antigone portatrice della legge etica, metastorica versus Creonte, creatore della legge storica che governa la citta' nei confronti della quale l'animo sensibile alla radice morale dei precetti rivendica la liceita' e il valore della disobbedienza, sottolineando la non sacralita' della fonte della lex (il tiranno che impera) a fronte della sacralita' della legge che ha base nel culto famigliare e vigenza superiore e sempiterna. I due antagonisti, osserva Rossanda, appaiono entrambi colpevoli di non ascolto. In particolare, il tiranno con la pretesa assoluta di essere fonte esclusiva dell'ordine legale preordinato ai destini materiali e anche alle coscienze dei singoli, manifesta una forma di autocompiacimento di tipo autistico. Emone, figlio dell'uno e promesso sposo dell'altra, compare sulla scena e problematizza i concetti, obiettando al padre che la polis non puo' essere proprieta' di uno solo. Anche Antigone, pero', se ci limitiamo a vederla come sostenitrice inflessibile delle regole inerenti l'ordine tradizionale della famiglia che onora con la sepoltura il morto, appare vittima estrema di un meccanismo dagli esiti infausti. Questa rappresentazione ci porterebbe solo alla constatazione che l'elemento maschile e l'elemento femminile nel corpo giuridico si uccidono l'un l'altro, ciascuno consegnandosi, appunto, alla distruzione. Va pero' tenuto nel debito conto il fatto che lo sguardo rivolto alla tragedia e' maschile: il drammaturgo, l'interprete, il legislatore sono tutti uomini. * Considerando questo dato, si puo' tentare di operare una modificazione mettendo a segno uno scarto rispetto all'interpretazione maschile del reale, cercare un approfondimento che consideri la realta' scomponibile in piu' di un piano e rivolga al dramma un diverso sguardo. La scelta attribuita ad Antigone in favore del diritto patriarcale del sangue e della famiglia, non mi sembra che possa rappresentare un valore appagante per l'aspirazione femminile alla giustizia. Quel diritto, lo jus non scritto e immutabile, promana, come la lex, da una fonte esclusivamente maschile e patriarcale; la fedelta' femminile a quel diritto e' un valore per l'interprete maschio che lo presenta come etica famigliare di cui la donna e' vista come obbediente depositaria. Ma se la fonte di quel diritto e' anch'essa sessuata maschile, il suo comando incondizionato cui tutti gli esseri umani sono sottoposti e' solo apparentemente uniforme, neutrale, egualmente valido per tutti. Il comando e', in realta', asimmetrico e impatta differentemente sulle vite degli individui diversamente sessuati sottoposti all'ordine. La differenza alla quale si allude e' quella che passa fra soggetti produttori dell'ordine, autonormati, e soggetti non produttori, quindi eteronormati. Una differenza svantaggiante per questi ultimi che richiede atti di autonomia fino alla disobbedienza. Quindi Antigone, donna contro, puo' ben affermare disobbedienza alla lex del tiranno in quanto regola che promana dall'uno/assoluto e relega l'altro nella situazione periferica dell'eteronormato (una periferia che e' extra moenia ed anche periferia di umanita'). Puo' ben manifestare contrarieta' ad un ordine di regole create in modo irrelazionale e autistico per affermare, invece, fedelta' ad un diritto relazionale che produca regole radicate nell'esperienza di vita, nella passione per la conoscenza e per la relazione che lega soggetti dei due sessi. Antigone sarebbe, allora, non solo colei che (secondo l'interpretazione di Emone) si fa portatrice di uno dei pensieri che hanno diritto di cittadinanza nella polis, ma principalmente colei che si propone di costruire l'ordine nuovo delle regole che si conformano sulla concezione relazionale dello scambio politico fra esseri umani riconosciuti di pari valore. In luogo dell'incomunicabilita' autistica, questa ipotesi propone il conflitto e la mediazione fra valori confliggenti. Il presupposto da cui partire e' che possano darsi due ordini di regole confliggenti, ma non contrapposte in modo insanabile e, in quanto tali, foriere di un destino infausto per tutti. Non si tratta, quindi, di negare che la sicurezza della polis necessiti di un ordine legale, ma di approfondire quale sia l'origine e quale la qualita' di un tale ordine. * Questo e' un problema rilevante in tutti i tempi perche' non e' dubbio che, come osserva la Arendt, lo spazio in cui l'ordinamento giuridico ha valore e' quello che determina il mondo in cui ci si puo' muovere in liberta', vincolati da legami che contemporaneamente associano e separano. Il connotato relazionale che possiamo attribuire alla scelta di Antigone suggerisce che il complesso di disposizioni rivolte all'organizzazione giuridica della comunita' possano trovare un'origine radicata nello scambio e nella mediazione fra valori differenziati, che nascono da differenti esperienze di vita e trovano la via della creazione consensuale di norme costituenti un ordinamento composito. Tale ordinamento si costruisce socialmente attraverso relazioni conflittuali fra valori differenziati che si affiancano al di fuori di assetti piramidali. Anche per la dottrina del diritto pubblico, ogni ordinamento puo' essere visto come un frammento temporale ordinato in una serialita' e la situazione diffusa come un disordine globale che e' comprensivo di piu' sistemi ordinati: il disordine e' matrice di un nuovo ordine. Allora, il diritto dello Stato ingloba il diritto delle comunita' famigliari che permane in una stratificazione dominata ma non cancellata. Nel conflitto, e' regolato il concorso dei diversi diritti secondo uno schema verticale di "rango", di tal che la realizzazione di un diritto comporta il sacrificio totale o parziale dell'altro. Al di fuori dell'assetto verticale, l'esercizio non distruttivo del conflitto, suppone, probabilmente, l'individuazione di un terzo mediatore che sia riconosciuto titolare delle procedure di raffreddamento fra valori confliggenti di pari rango. Occorre, allora, rispondere al quesito: chi e' il terzo mediatore fra le regole differenti dei soggetti diversamente sessuati? 8. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: DI FRONTE ALLA MORTE [Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996; Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio 2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"] Quando viviamo la morte di una persona a noi cara, finiamo sopraffatti dal dolore, nausea che mozza il respiro, perche' quando uno e' morto non ci si puo' far niente, e nulla puo' riempire quest'assenza, questo spazio, questo vuoto che rifiuta di farsi riempire da altro che non sia totale, incomprensibile assenza. Perche' la morte, nel suo sancire l'irreparabilita' di una separazione, e' l'esperienza propriamente umana del nulla. E' l'umanizzazione del nulla. Cosi' non si sfugge alla domanda: cos'e' il passaggio dalla vita alla morte? Per il "materialista" l'individuo e' una macchina racchiusa nell'involucro della sua pelle: il passaggio e' brusco e istantaneo, quando la macchina si rompe, smette di funzionare. Per il "credente" l'anima e' immortale, e la morte e' solo una discontinuita' apparente. Per chi cerca di camminare sullo stretto che separa questi due "incubi insensati", e' un lento distacco dalla "struttura che connette" il mondo della vita. Perche' la fine dell'individuo e' una dura faccenda, che non si puo' accettare ne' per il laico, ne' per il credente. Soprattutto in questi tempi, in cui la categoria del religioso sembra tornare a prendere ideologicamente il sopravvento come chiave unica e ultima di definizione e di spiegazione del nostro essere al mondo, del nostro agire nel mondo, ad ogni livello, individuale e collettivo. Lo stesso discorso cristiano non toglie nulla all'orrore, alla vergogna, all'assurdita' del momento ultimo e, soprattutto, non toglie la morte. Del resto, la nostra e' una civilta' che non ha una cultura della morte, ne' tecniche, ne' rituali per affrontarla. Siamo in difficolta' anche davanti alla malattia od alla vecchiaia, esperienze che non possono essere capite se non vivendole. L'Occidente moderno appare come una civilta' che si e' sviluppata sulla rimozione della morte, cioe' dell'evento che ci obbliga a chiederci se la nostra vita abbia senso. Ci chiedono di tacerla la morte, di elaborarla, forse, solo nel privato di chi e' coinvolto in questa dura prova esistenziale. Trovare le parole piu' vicine possibili a quella esperienza, pare sconveniente, se non scandaloso. La nostra cultura occidentale non prende in considerazione quest'altro aspetto della vita, e cioe' l'atteggiamento da assumere nei confronti della morte. E' la prima cultura che non ha elaborato un rapporto con la morte. Morte e vita non sono due opposti; eppure l'associazione della vita col bene e della morte col male e' un gioco delle parti che s'impara fin dai primi anni di vita, e poi durante tutto il corso della propria esistenza. La morte viene rimossa, cancellata, perche' e' incompatibile con un modello che promette stolidamente solo felicita': come si fa a promettere la felicita' se poi si muore? "La vita e' un bene... la vita e' un bene... la vita e' un bene..." Ecco il monotono ritornello che accompagna, come un lieve sottofondo musicale, le nostre giornate, anche se siamo profondamente infelici. In realta', il rapporto con la morte dovrebbe essere sempre fondante. Altre culture hanno elaborato un rapporto con essa, inglobandola nella vita come un fatto inevitabile. Quando sei a contatto con la natura, capisci che la morte e' iscritta in un ciclo cosmico e ti riesce piu' facile accettarla. Ma in una societa' come la nostra, quasi del tutto artificiale, la morte diventa un fatto esclusivo, individuale, e quindi terrificante. Una cultura come quella buddista, e non solo quella buddista, afferma che la vita e' anche dolore, e che ciascuno di noi, nel susseguirsi delle esistenze, "ha versato piu' lacrime di quanta acqua sia contenuta nei quattro grandi oceani". Basta fermarsi, sottrarsi un attimo alla vorticosa girandola che e' la vita per scoprirsi deboli, sofferenti, fragili, e irrimediabilmente umani. Con tutta la complessita' e la problematicita' della condizione umana: fatta di dubbi, desideri, vittorie, sconfitte, sogni, rispetto, affetto, amore, dolore, dignita' e tanto altro ancora. La verita' e' che non esistono morti ordinarie, perche' ciascuna vita e' un universo. E se esiste una vita dopo la vita, e' nel modo in cui quella persona ci ha cambiati e ci lascia oggetti, segni, ricordi di se'. Questo e' il grande valore: il percorso del tempo, la storia, individuale e sociale. Non il tempo cronologico che passa sempre uguale a se', ma quel tempo finito che noi siamo esistendo, sullo sfondo del quale decidere il valore della singola esistenza. In uno dei suoi brevissimi racconti, "Il viaggio", lo scrittore Eduardo Galeano dice che chi si occupa dei neonati negli ospedali, sostiene che il primo gesto umano e' l'abbraccio: "Dopo essere venuti al mondo, al principio dei loro giorni, i bebe' agitano le mani, come per cercare qualcuno. Altri, medici, che si occupano di quelli che hanno gia' vissuto, dicono che i vecchi, alla fine dei loro giorni, muoiono cercando di alzare le braccia. Ed e' cosi', per quanto lo si voglia rigirare, e per quanto se ne parli. A questa cosa, cosi' semplice, si riduce tutto: tra due batter d'ali senza altre spiegazioni, trascorre il viaggio". 9. REFERENDUM. SOCIETA' ITALIANA DELLE STORICHE: SI' [Dal sito della Societa' italiana delle storiche (www.societadellestoriche.it) riprendiamo il seguente comunicato] Il Consiglio direttivo della Societa' Italiana delle Storiche, in occasione dei prossimi referendum sulla legge 40 sulla fecondazione assistita, sperando che ancora una volta il livello di consapevolezza e di trasversalita' delle donne italiane riesca a conseguire una vittoria che sembra difficile, sottolinea come votando "si'" si esprima anzitutto la difesa e la nuova affermazione del principio di autodeterminazione, cioe' di liberta' individuale e di possesso di se' della donna, per cui lottarono nel passato generazioni di femministe. Quel principio si affermo' con la legge 194 sull'aborto e sarebbe gravemente violato da una vittoria delle astensioni o dei "no" nei prossimi referendum, vittoria che sancirebbe la riduzione del corpo femminile a un contenitore e ad un "luogo pubblico" e rappresenterebbe la immediata premessa di un attacco alla stessa legge sull'aborto. Nel momento dell'approvazione della legge 40 la Societa' Italiana delle Storiche, con altri centri e associazioni di donne, organizzo' a Roma un pubblico dibattito dal titolo "Le donne sono ancora dei soggetti?". Pensiamo che oggi sia indispensabie rispondere con forza "si'", in nome della liberta' femminile. 10. DOCUMENTAZIONE. I QUATTRO QUESITI REFERENDARI PARZIALMENTE ABROGATIVI DELLA LEGGE 40/2004 [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo i quesiti referendari. Come e' ovvio, per una adeguata intellezione e' opportuno confrontarli con il testo integrale della legge, agevolmente reperibile anche in molti siti nella rete telematica (tra cui quello da cui abbiamo estratto il testo dei quesiti)] Quesito 1. Riguarda i limiti della ricerca scientifica Volete voi che sia abrogata la legge 19 febbraio 2004, n. 40, avente a oggetto Norme in materia di procreazione medicalmente assistita, limitatamente alle seguenti parti: Articolo 12, comma 7, limitatamente alle parole: "discendente da un'unica cellula di partenza, eventualmente"; Articolo 13, comma 2, limitatamente alle parole: "ad essa collegate volte alla tutela della salute e allo sviluppo dell'embrione stesso, e qualora non siano disponibili metodologie alternative"; Articolo 13, comma 3, lettera c), limitatamente alle parole: "di clonazione mediante trasferimento di nucleo o"; Articolo 14, comma 1, limitatamente alle parole: "la crioconservazione e"? * Quesito 2. Riguarda le affermazioni ammesse/vietate ai fini della fecondazione (i tre embrioni, diagnosi, preimpianto, accesso a queste pratiche) Volete voi che sia abrogata la legge 19 febbraio 2004, n. 40, avente a oggetto Norme in materia di procreazione medicalmente assistita, limitatamente alle seguenti parti: Articolo 1, comma 1, limitatamente alle parole: "Al fine di favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilita' o dalla infertilita' umana"; Articolo 1, comma 1, limitatamente alle parole: "Al fine di favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilita' o dalla infertilita' umana"; Articolo 1, comma 2: "Il ricorso alla procreazione medicalmente assistita e' consentito qualora non vi siano altri metodi terapeutici efficaci per rimuovere le cause di sterilita' o infertilita'"; Articolo 4, comma 1: "Il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita e' consentito solo quando sia accertata l'impossibilita' di rimuovere altrimenti le cause impeditive della procreazione ed e' comunque circoscritto ai casi di sterilita' o di infertilita' inspiegate documentate da atto medico nonche' ai casi di sterilita' o di infertilita' da causa accertata e certificata da atto medico"; Articolo 4, comma 2, lettera a), limitatamente alle parole: "gradualita', al fine di evitare il ricorso ad interventi aventi un grado di invasivita' tecnico e psicologico piu' gravoso per i destinatari, ispirandosi al principio della"; Articolo 5, comma 1, limitatamente alle parole: "Fermo restando quanto stabilito dall'articolo 4, comma 1,"; Articolo 6, comma 3, limitatamente alle parole: "fino al momento della fecondazione dell'ovulo"; Articolo 13, comma 3, lettera b), limitatamente alle parole: ", di cui al comma 2 del presente articolo"; Articolo 14, comma 2, limitatamente alle parole: "a un unico e contemporaneo impianto, comunque non superiore a tre"; Articolo 14, comma 3, limitatamente alle parole: "per grave e documentata causa di forza maggiore relativa allo stato di salute della donna non prevedibile al momento della fecondazione", nonche' alle parole: "fino alla data del trasferimento, da realizzare non appena possibile"? * Quesito 3. Come il precedente piu' la questione dei diritti dei "soggetti coinvolti" Volete voi che sia abrogata la legge 19 febbraio 2004, n. 40, avente a oggetto Norme in materia di procreazione medicalmente assistita, limitatamente alle seguenti parti: Articolo 1, comma 1: "Al fine di favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilita' o dalla infertilita' umana e' consentito il ricorso alla procreazione medicalmente assistita, alle condizioni e secondo le modalita' previste dalla presente legge, che assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito"; Articolo 1, comma 2: "Il ricorso alla procreazione medicalmente assistita e' consentito qualora non vi siano altri metodi terapeutici efficaci per rimuovere le cause di sterilita' o infertilita'"; Articolo 4, comma 1: "Il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita e' consentito solo quando sia accertata l'impossibilita' di rimuovere altrimenti le cause impeditive della procreazione ed e' comunque circoscritto ai casi di sterilita' o di infertilita' inspiegate documentate da atto medico nonche' ai casi di sterilita' o di infertilita' da causa accertata e certificata da atto medico"; Articolo 4, comma 2, lettera a), limitatamente alle parole: "gradualita', al fine di evitare il ricorso ad interventi aventi un grado di invasivita' tecnico e psicologico piu' gravoso per i destinatari, ispirandosi al principio della"; Articolo 5, comma 1, limitatamente alle parole: "Fermo restando quanto stabilito dall'articolo 4, comma 1"; Articolo 6, comma 3, limitatamente alle parole: "Fino al momento della fecondazione dell'ovulo"; Articolo 13, comma 3, lettera b), limitatamente alle parole: "e terapeutiche, di cui al comma 2 del presente articolo"; Articolo 14, comma 2, limitatamente alle parole: "ad un unico e contemporaneo impianto, comunque non superiore a tre"; Articolo 14, comma 3 limitatamente alle parole: "per grave e documentata causa di forza maggiore relativa allo stato di salute della donna non prevedibile al momento della fecondazione"; nonche' alle parole: "fino alla data del trasferimento, da realizzare non appena possibile". * Quesito 4. Sulla fecondazione eterologa Volete voi che sia abrogata la legge 19 febbraio 2004, n. 40, avente a oggetto Norme in materia di procreazione medicalmente assistita, limitatamente alle seguenti parti: Articolo 4, comma 3: "E' vietato il ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo"; Articolo 9, comma 1, limitatamente alle parole: "in violazione del divieto di cui all'articolo 4, comma 3"; Articolo 9, comma 3, limitatamente alle parole: "in violazione del divieto di cui all'articolo 4, comma 3"; Articolo 12, comma 1: "Chiunque a qualsiasi titolo utilizza a fini procreativi gameti di soggetti estranei alla coppia richiedente, in violazione di quanto previsto dall'articolo 4, comma 3, e' punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 300.000 a 600.000 euro"; Articolo 12, comma 8, limitatamente alla parola: "1,"? 11. RIFLESSIONE. ANGELA GIUFFRIDA: L'ASTRATTO E IL CONCRETO [Ringraziamo Angela Giuffrida (per contatti: frida43 at inwind.it) per questo intervento. Angela Giuffrida e' docente di filosofia ed acuta saggista; tra le sue pubblicazioni: Il corpo pensa, Prospettiva edizioni, Roma 2002] L'astrattezza e l'incongruenza delle argomentazioni a sostegno dei diritti dell'embrione devono suscitare un'attenta riflessione. Secondo me sono il risultato del particolare approccio cognitivo maschile alla realta': fissare un singolo dato, isolarlo dal contesto, opporlo agli altri dati e' il modo tipico con cui il maschio umano intenziona il mondo. Tutte le disquisizioni attorno ad un unico elemento "scorporato" producono discorsi astratti che nulla hanno a che fare con la sua concreta esistenza, per il semplice motivo che, non permettendo di cogliere il reale in tutta la sua complessita', non lo colgono affatto. Questo e' tanto piu' vero quando si tratta di viventi la cui esistenza e' possibile solo grazie ad intricatissime connessioni che, o si assumono nel loro insieme, o non si visualizzano tout court. Nella fattispecie l'embrione "assolutizzato" diventa un essere umano autonomo, tanto da vantare la qualita' di soggetto di diritto contro la madre, a cui necessariamente la sottrae. Dipendendo infatti la sua esistenza ed ogni suo possibile sviluppo dal corpo materno, deve costituire un tutt'uno con esso. Fin dall'inizio e' l'ovulo femminile ad indirizzare i geni verso lo sviluppo creando l'embrione, il quale e' obbligato a vivere in simbiosi con la madre per continuare ad evolversi fino a diventare bambino: il soggetto a cui la specie deve la sua esistenza e la sua evoluzione e', percio', la donna. Solo uno sguardo angusto, incapace di cogliere le necessarie e imprescindibili connessioni tra l'organismo creativo della madre e la sua creatura, puo' rovesciare la situazione. Ma se non possono esistere embrioni, ne' tanto meno nascere bambini senza la potenza e la generosita' dell'organismo femminile, ha senso parlare dell'embrione come di un essere umano autonomo, di un soggetto di diritto, riducendo a cosa priva di soggettivita' proprio colei che rende possibile l'esistenza della specie? Le donne che si schierano dalla parte dei diritti dell'embrione contro quelli della madre fanno, a mio parere, l'errore di assumere acriticamente la parzialita' del punto di vista maschile sul mondo, senza accorgersi che stanno sostenendo la propria reificazione, quella stessa che gli uomini operano da millenni sia per motivi di ordine cognitivo che per il desiderio di superare la loro marginalita' in campo riproduttivo e la loro dipendenza dalla donna. Le donne sono mosse da nobili ragioni, vogliono impedire il progressivo, inesorabile scadimento della vita umana che nelle societa' patricentriche non ha grande valore. Il fatto che l'80% delle ricerche scientifiche persegua scopi bellici, legittima il sospetto che anche quelle che sembrano perseguire fini umanitari siano la manifestazione piu' o meno scoperta del consueto delirio di onnipotenza. Ma voler superare la "cosalizzazione" della vita umana acconsentendo a "cosalizzare" se stesse e' irragionevole, per l'ovvio motivo che cio' che deve essere superato e' l'inclinazione a ridurre a cosa gli esseri umani, anche e soprattutto le donne che, conoscendo l'alto costo della vita, sono piu' adatte alla bisogna. Solo se si pongono come soggetti forti e determinati le donne possono restituire al vivente la sua specificita' e la sua unicita', ma per far questo devono prima di tutto acquisire la coscienza del loro valore e del valore di cio' che fanno. Del tutto infondata appare, percio', l'equazione fra la necessita' dell'embrione di costruirsi all'interno del corpo materno e il bisogno di cure di un bambino gia' nato, di un vecchio, di un malato o di un disabile. La maternita' non puo' essere ridotta a nient'altro perche' e' cio' che rende possibile qualsiasi esperienza, e' l'apriori che consegna un individuo, formatosi grazie ad un processo simbiotico tra due organismi, al mondo come soggetto portatore di diritti. A partire dalla consapevolezza che il loro organismo non e' mero contenitore ma artefice della vita le donne potranno rifiutare manipolazioni indebite del proprio corpo e dell'embrione che ne fa parte. 12. MAESTRI. GIUSEPPE GIOVANNI LANZA DEL VASTO: LA CATENA [Da Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto, Introduzione alla vita interiore, Jaca Book, Milano 1989, p. 224. Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto ("Shantidas" e' il nome che gli attribui' Gandhi) e' una delle figure piu' grandi della nonviolenza; nato nel 1901 a San Vito dei Normanni da madre belga e padre siciliano, studi a Parigi e Pisa. Viaggia e medita. Nel 1937 incontra Gandhi nel suo ashram. Tornato in Europa fonda la "Comunita' dell'Arca", un ordine religioso e un'esperienza comunitaria nonviolenta, artigianale, rurale, ecumenica. Promuove e partecipa a numerose iniziative per la pace e la giustizia. E' deceduto in Spagna nel 1981. Tra le opere di Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto segnaliamo particolarmente: Pellegrinaggio alle sorgenti, Vinoba o il nuovo pellegrinaggio, Che cos'e' la nonviolenza, L'arca aveva una vigna per vela, Introduzione alla vita interiore, tutti presso Jaca Book, Milano (che ha pubblicato anche altri libri di Lanza del Vasto); Principi e precetti del ritorno all'evidenza, Gribaudi; Lezioni di vita, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze; In fuoco e spirito, La Meridiana, Molfetta (Ba). Le comunita' dell'Arca - cosi' come gruppi e persone amiche di questa esperienza - sono diffuse in vari paesi e proseguono la riflessione e l'esperienza del fondatore; per informazioni e contatti: digilander.libero.it/arcadilanzadelvasto/ e anche (in francese) www.canva.org] In effetti se restituisci il male per il male, non ripari il male, lo raddoppi. Come fai a chiamare bene il male che rendi? Se per punire l'assassino lo uccidi, questo non restituira' la vita alla sua vittima. Cio' fara' due morti al posto di uno, e due assassini, lui e tu. Come puoi dire che e' un male minore dal momento che la tua giustizia esige una punizione pari al crimine? Come puoi credere che e' un modo di arrestare il male quando tu stesso aggiungi ad esso un anello al quale se ne aggiungeranno altri? Poiche' il vinto aspetta la sua ora per prendersi la rivincita. Se lo sopprimi, suo fratello lo vendichera'. Se lo riduci in schiavitu', ti troverai legato all'altro capo della sua corda. La violenza e' un concatenamento. Chi pensa di liberarsi grazie ad essa forgia la sua catena. Le catene della violenza legittima sono di ferro piu' duro e di fattura migliore di tutte le altre. Solo la nonviolenza e' soluzione effettiva, rottura della catena e liberazione. 13. RIVISTE. CON "QUALEVITA", ALL'ASCOLTO DI HILDEGARD GOSS-MAYR Abbonarsi a "Qualevita" e' un modo per sostenere la nonviolenza. Alla scuola di Hildegard Goss-Mayr. * "I metodi nonviolenti non sono impiegati per motivi pratici e tattici, ma come conseguenza di un'attitudine etica basata sul rispetto assoluto della persona; cio' significa che l'attitudine fondamentale, i mezzi della lotta e il fine cui si mira sono inseparabili. Nel fine cui si tende sono gia' posti i mezzi dell'azione" (Hildegard Goss-Mayr, in Jean e Hildegard Goss-Mayr, La nonviolenza evangelica, La meridiana, Molfetta (Ba) 1991, p. 77). * "Qualevita" e' il bel bimestrale di riflessione e informazione nonviolenta che insieme ad "Azione nonviolenta", "Mosaico di pace", "Quaderni satyagraha" e poche altre riviste e' una delle voci piu' qualificate della nonviolenza nel nostro paese. Ma e' anche una casa editrice che pubblica libri appassionanti e utilissimi, e che ogni anno mette a disposizione con l'agenza-diario "Giorni nonviolenti" uno degli strumenti di lavoro migliori di cui disponiamo. Abbonarsi a "Qualevita", regalare a una persona amica un abbonamento a "Qualevita", e' un'azione buona e feconda. Per informazioni e contatti: Edizioni Qualevita, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. 3495843946, o anche 0864460006, o ancora 086446448; e-mail: sudest at iol.it o anche qualevita3 at tele2.it; sito: www.peacelink.it/users/qualevita Per abbonamenti alla rivista bimestrale "Qualevita": abbonamento annuo: euro 13, da versare sul ccp 10750677, intestato a "Qualevita", via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), specificando nella causale "abbonamento a 'Qualevita'". 14.. LETTURE. TANO GRASSO, VINCENZO VASILE (A CURA DI): NON TI PAGO! Tano Grasso, Vincenzo Vasile (a cura di), Non ti pago! Storie di estorsioni mafiose e di antiracket, suppl. a "L'Unita'", Roma 2005, pp. 160, euro 5,90. A cura di un apprezzato giornalista di forte impegno antimafia e di una delle figure piu' prestigiose della lotta contro la mafia, le estorsioni e l'usura, il volume presenta i materiali di un incontro svoltosi a Capo d'Orlando il 24 marzo 2005. Con una prefazione di Vincenzo Consolo e un'utile appendice di ulteriori indicazioni pratiche. 15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 16. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 938 del 23 maggio 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
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