La nonviolenza e' in cammino. 938



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 938 del 23 maggio 2005

Sommario di questo numero:
1. Clementina, della solidarieta'
2. Capaci
3. Il 25 maggio a Roma una proposta di legge per i Corpi civili di pace
4. Sofia Vanni Rovighi: Guardare da se'
5. Augusto Cavadi: Un convegno su nonviolenza e lotta alla mafia
6. Gualtiero Via: La Rete Lilliput per l'obiezione alle spese militari
7. Maria Grazia Campari: Antigone e lo spazio appassionato delle relazioni
8. Giulio Vittorangeli: Di fronte alla morte
9. Societa' italiana delle storiche: Si'
10. I quattro quesiti referendari parzialmente abrogativi della legge
40/2004
11. Angela Giuffrida: L'astratto e il concreto
12. Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto: La catena
13. Con "Qualevita", all'ascolto di Hildegard Goss-Mayr
14. Letture: Tano Grasso, Vincenzo Vasile (a cura di), Non ti pago!
15. La "Carta" del Movimento Nonviolento
16. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. CLEMENTINA, DELLA SOLIDARIETA'
[Clementina Cantoni, volontaria dell'associazione umanitaria "Care
international", impegnata in Afghanistan nella solidarieta' con le donne, e'
stata rapita alcuni giorni fa]

Si vorrebbe potersi dimenticare dell'Afghanistan. Ed invece l'Afghanistan ci
riguarda tutti. L'indifferenza e' complicita' col male.
Clementina non era indifferente: e' andata la' ad aiutare le vittime di ogni
violenza.
Clementina era solidale: e' andata la' a fare quello che avremmo dovuto far
tutte e tutti.
Il suo sequestro ci pone di fronte alle nostre responsabilita'.
Per questo dobbiamo tutti fare quanto e' in nostro potere perche' sia
liberata; e chi non puo' fare altro almeno lo chieda: lo chieda, con tutto
il respiro che ha in corpo, con tutta la voce che ha in gola, con tutto il
cuore. Liberatela.

2. MEMORIA. CAPACI
Tredici anni, e sembra ieri.
Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro,
Vito Schifani.
Tredici anni, e sembra passata un'era geologica.
Ma i vivi ricordano ancora i caduti. Pote' straziare e spezzare quei corpi
il tritolo, non ha potuto annichilire quelle persone: ne testimonia la
commossa memoria che ancora perdura, la feconda eredita' che i buoni
lasciano al mondo.
Tredici anni, e la lotta continua.

3. INCONTRI. IL 25 MAGGIO A ROMA UNA PROPOSTA DI LEGGE PER I CORPI CIVILI DI
PACE
[Dalla segreteria dell'on. Tiziana Valpiana (per contatti:
pres_valpiana at camera.it) riceviamo e diffondiamo]

Per iniziativa della Rete per i Corpi civili di pace, mercoledi' 25 maggio
2005 alle ore 10-12 presso gli uffici del Parlamento (nella Sala Sacrestia,
vicolo Valdina, n. 3/A) a Roma si svolgera' un incontro di presentazione
della proposta di legge promossa da Tiziana Valpiana, Giovanni Bianchi,
Piero Ruzante, Marco Boato, Maura Cossutta e altri su "Disposizioni per il
riconoscimento dei congedi per la partecipazione a missioni organizzate
nell'ambito dei corpi civili di pace".
Introducono l'incontro il professor Alberto l'Abate, dell'Universita' di
Firenze, presidente dell'Ipri (Italian Peace Research Institute) ed il
professor Nanni Salio, dell'Universita' di Torino, segretario dell'Ipri.
Intervengono anche l'on. Carlo Giovanardi, ministro per i rapporti con il
Parlamento con delega per il servizio civile; l'on. Massimo Palombi,
direttore dell'Ufficio nazionale per il servizio civile.
Sono stati invitati parlamentari, rappresentanti sindacali, delle
associazioni democratiche, delle organizzazioni non governative di
cooperazione e solidarieta' internazionale.
Segreteria organizzativa: tel. 0667608381, fax: 0667608909, e-mail:
pres_valpiana at camera.it

4. MAESTRE. SOFIA VANNI ROVIGHI: GUARDARE DA SE'
[Da Sofia Vanni Rovighi, Elementi di filosofia, La scuola, Brescia 1963,
1982, volume III, p. 151. Sofia Vanni Rovighi, nata nel 1908 e deceduta nel
1990, filosofa e storica della filosofia, fu a lungo docente alla Cattolica
di Milano, autrice negli anni trenta di importanti contributi su Husserl e
Hartmann, tra le figure piu' vive della filosofia neoscolastica, vicina alla
fenomenologia ed autrice di importanti lavori sulla teoria della conoscenza.
Tra le opere di Sofia Vanni Rovighi segnaliamo particolarmente i tre volumi
degli Elementi di filosofia, La Scuola, Brescia; sul piano del lavoro
storiografico, critico e didattico cfr. inoltre Introduzione a Tommaso
d'Aquino, Laterza, Bari; Introduzione a Anselmo d'Aosta, Laterza, Bari;
Storia della filosofia moderna, La Scuola, Brescia; segnaliamo inoltre la
cura dell'antologia scolastica di Galileo Galilei, Antologia, La Scuola,
Brescia]

Spesso per gli uomini e' piu' facile lasciarsi convincere da una teoria
dominante o abilmente presentata che mettersi a guardare da se' come stanno
le cose, perche' mettersi a guardare da se' come stanno le cose e' un atto
razionale e lasciarsi dominare dal "si dice" e' frutto di passivita'
istintiva. Perche' credere alla liberta' e' scomodo, mentre il non crederci
ci dispensa da ogni impegno.

5. INCONTRI. AUGUSTO CAVADI: UN CONVEGNO SU NONVIOLENZA E LOTTA ALLA MAFIA
[Sia pure in ritardo, ci sembra interessante riportare questo articolo
apparso nell'edizione di Palermo del quotidiano "La Repubblica" il 20 maggio
2005, di presentazione del convegno sul contributo della nonviolenza alla
lotta alla mafia, svoltosi il 21-22 maggio 2005. Nei prossimi giorni
contiamo di pubblicare ulteriori materiali, testimonianze e riflessioni
della e sulla importante iniziativa. Augusto Cavadi (per contatti:
acavadi at lycos.com), prestigioso intellettuale ed educatore, collaboratore
del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo, e'
impegnato nel movimento antimafia e nelle esperienze di risanamento a
Palermo, collabora a varie qualificate riviste che si occupano di
problematiche educative e che partecipano dell'impegno contro la mafia.
Opere di Augusto Cavadi: Per meditare. Itinerari alla ricerca della
consapevolezza, Gribaudi, Torino 1988; Con occhi nuovi. Risposte possibili a
questioni inevitabili, Augustinus, Palermo 1989; Fare teologia a Palermo,
Augustinus, Palermo 1990; Pregare senza confini, Paoline, Milano 1990; trad.
portoghese 1999; Ciascuno nella sua lingua. Tracce per un'altra preghiera,
Augustinus, Palermo 1991; Pregare con il cosmo, Paoline, Milano 1992, trad.
portoghese 1999; Le nuove frontiere dell'impegno sociale, politico,
ecclesiale, Paoline, Milano 1992; Liberarsi dal dominio mafioso. Che cosa
puo' fare ciascuno di noi qui e subito, Dehoniane, Bologna 1993, nuova
edizione aggiornata e ampliata Dehoniane, Bologna 2003; Il vangelo e la
lupara. Materiali su chiese e mafia, 2 voll., Dehoniane, Bologna 1994; A
scuola di antimafia. Materiali di studio, criteri educativi, esperienze
didattiche, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo
1994; Essere profeti oggi. La dimensione profetica dell'esperienza
cristiana, Dehoniane, Bologna 1997; trad. spagnola 1999; Jacques Maritain
fra moderno e post-moderno, Edisco, Torino 1998; Volontari a Palermo.
Indicazioni per chi fa o vuol fare l'operatore sociale, Centro siciliano di
documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1998, seconda ed.; voce
"Pedagogia" nel cd- rom di AA. VV., La Mafia. 150 anni di storia e storie,
Cliomedia Officina, Torino 1998, ed. inglese 1999; Ripartire dalle radici.
Naufragio della politica e indicazioni dall'etica, Cittadella, Assisi, 2000;
Le ideologie del Novecento, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001; Volontariato
in crisi? Diagnosi e terapia, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2003; Gente
bella, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2004. Vari suoi contributi sono apparsi
sulle migliori riviste antimafia di Palermo. Indirizzi utili: segnaliamo il
sito: http://www.neomedia.it/personal/augustocavadi (con bibliografia
completa)]

Non molto tempo fa Bertinotti ha sollevato, all'interno del Prc, il
dibattito sull'opportunita' di adottare la logica nonviolenta come strategia
di lotta rivoluzionaria. In quel contesto una persona di grande levatura
intellettuale come Rossana Rossanda confessava - su "Repubblica" - la sua
distanza dalla nonviolenza: come si fa a offrire l'altra guancia ai poteri
forti che dominano la scena mondiale? Nell'immaginario collettivo, il metodo
gandhiano e' proprio questa impossibile scommessa di chi oppone alla forza
dei forti la debolezza dei deboli. Ma era questa la proposta della "Grande
anima"?
Se la risposta fosse affermativa, suonerebbe perlomeno bizzarra l'idea -
portata avanti da alcuni anni da un gruppo di lavoro palermitano - di
utilizzare l'esperienza gandhiana per ipotizzare, e sperimentare, nuove
forme di lotta al sistema di potere mafioso.
Se, invece, nonviolenza significa saper affrontare i conflitti, saperli
gestire con una tale padronanza interiore da indurre l'avversario a
riflettere criticamente sulle proprie posizioni ed - eventualmente - a
rivederle per il proprio stesso benessere, il quadro muta radicalmente e si
aprono orizzonti inesplorati.
In questo scenario, infatti, sarebbe del tutto ragionevole, anzi urgente,
integrare i sempre necessari meccanismi repressivi (dalle forze
investigative ai magistrati) con progetti operativi che prevengano la
decisione di chi entra in Cosa nostra e che accompagnino l'esodo di chi ne
esca, o tenti di uscirne. Nessun buonismo, dunque: ma la lucida
consapevolezza che le organizzazioni mafiose non sono entita' mitiche, che
esse funzionano grazie a uomini e donne in carne ed ossa che - per quanto
moralmente depravati - restano soggetti ai dubbi, alle esitazioni, alle
nostalgie, ai ripensamenti dei comuni mortali.
Su questo - e su molto altro - proveranno a discutere domani e posdomani [il
21 e 22 maggio, questo articolo e' stato pubblicato il 20 maggio - ndr -],
presso il convento francescano di Baida, alle porte di Palermo, gli studiosi
e gli operatori sociali radunati per il convegno nazionale "Superare il
sistema mafioso. Il contributo della nonviolenza". Le analisi teoriche
(raccolte in un volume delle edizioni DG di Trapani che sara' presentato
proprio per l'occasione) e il racconto di esperienze vissute (pratiche di
mediazione e di giustizia rigenerativa; di  resistenza civile; di difesa
popolare nonviolenta; di contrasto alla mafia ad opera del mondo femminile;
di strategie educative; di pastorale religiosa; di aiuto a vittime,
testimoni e dissociati; di teatro pedagogico e civile...) sono previste in
funzione di un'ipotesi programmatica complessiva. Per gettare - come si
legge nel documento preparatorio - dei ponti di comunicazione..., senza
nessuna accondiscendenza, ma anche riconoscendo i limiti delle risposte
istituzionali.

6. RIFLESSIONE. GUALTIERO VIA: LA RETE LILLIPUT PER L'OBIEZIONE ALLE SPESE
MILITARI
[Dalla mailing list del Gruppo di lavoro tematico (in sigla: glt) su
nonviolenza e conflitti della Rete Lilliput (per contatti:
glt-nonviolenza at liste.retelilliput.org) riprendiamo il seguente articolo
scritto per "Formiche di pace" e disponibile anche nella home page del sito
della Rete Lilliput. Gualtiero Via (per contatti: gualtierov2000 at yahoo.it),
educatore e costruttore di pace, e' particolarmente impegnato
nell'esperienza della Rete di Lilliput, del cui gruppo di lavoro tematico
sulla nonviolenza e i conflitti e' una delle personalita' piu' note e
prestigiose]

La straordinaria espansione che il movimento contro la guerra ha conosciuto
negli ultimi tre anni e' e resta uno dei fatti politici di maggior rilievo
da tenere presente da parte di chi vuole operare per un mondo diverso,
fondato sulla pace e sulla giustizia. Molti, anche nelle fila del movimento
contro la guerra, hanno reagito con disillusione, sfiducia, senso di
impotenza al fatto che nonostante le imponenti mobilitazioni in tante
capitali del mondo, le spinte alla guerra non si siano potute fermare, a
partire dalla minacciata e poi attuata aggressione all'Iraq da parte degli
Usa.
Come Rete Lilliput, pur avendo investito per quanto era nelle forze e con
profonda convinzione nelle mobilitazioni contro la guerra, abbiamo sempre
avuto chiaro che la lotta per un mondo di pace e giustizia e' una lotta di
media e lunga durata, non di breve durata: e' una lotta contro un intero
sistema - economico come politico e culturale - e non contro la singola
decisione - o strategia - di una singola potenza.
La guerra e' il frutto, cioe', non solo delle scelte consapevoli di elite al
potere in determinate nazioni: essa e' anche il frutto di modelli di consumo
e modelli di relazioni fra stati ed aree economiche, che tutti ci vedono in
misura minore o maggiore coinvolti, se non complici.
La novita' piu' importante a noi pare stia nel fatto che la consapevolezza
di questa natura "sistemica" del problema della guerra e della pace sta
diventando patrimonio comune di un numero sempre piu' largo di persone,
gruppi, associazioni, settori di societa' civile. Questa presa di coscienza
sta avvenendo al Nord come al Sud, all'Est come all'Ovest: il movimento
contro la globalizzazione neoliberista e' stato ed e' un veicolo importante
di questa consapevolezza, ma non e' il solo.
Ora, in questa situazione, le persone, i gruppi, le comunita' che sentono
come non piu' sufficiente un impegno per la pace che sia puramente
"dimostrativo" sono destinate a crescere. Non basta "dimostrare"
esternamente dei si' alla pace e dei no alla guerra, come potevano essere le
bandiere di pace alle finestre, e lo scendere in strada a manifestare contro
nuove minacce di guerra: tutto questo ha avuto una grande importanza, ma non
basta. Cosi' come e' vero che la democrazia non puo' essere banalizzata come
il mettere una scheda in un'urna ogni quattro o cinque anni, perche' la
cittadinanza e' invece un rapporto attivo e reciproco, in cui "si vota tutti
i giorni", allo stesso modo la pace la si costruisce - la si deve
costruire - tutti i giorni, nella propria esperienza quotidiana di
cittadini, uomini o donne, di persone, di congiunti, vicini di casa,
studenti, lavoratori, eccetera.
In assenza di esperienze, tradizioni, strumenti, questo genere di appelli si
risolverebbe facilmente in un puro volontarismo individuale - certamente
nobile, ma probabilmente poco efficace. Noi sappiamo pero' che invece di
tradizioni, esperienze e strumenti ne esistono, e proprio la "domanda di
pace" diffusa e' la sfida con cui esse tradizioni, strumenti, eccetera
devono mettersi in gioco. Questo, anche, e' il senso dell'impegno
nonviolento e "per un'economia di giustizia" della Rete Lilliput.
L'accento sul patrimonio di esperienze, tradizioni, strumenti disponibili
non va inteso in senso chiuso e "passatista": a volte l'esperienza e la
cooperazione fra forze diverse hanno consigliato la necessita' di dare vita
a nuovi strumenti, ad hoc, per conseguire determinati risultati - e' il caso
per esempio della Rete Italiana Disarmo, (www.disarmo.org) nata a valle
della positiva esperienza delle mobilitazioni a difesa della legge 185/90
sul commercio delle armi.
*
Una tradizione di assoluta importanza nel quadro della lotta per una
societa' di pace e giustizia e' quella della disobbedienza civile e
nonviolenta, antimilitarista. Le forme di protesta e rifiuto del sistema
militare piu' note, piu' diffuse e piu' praticate storicamente sono state
l'obiezione di coscienza al servizio militare e l'obiezione alle spese
militari.
Per decenni, l'azione nonviolenta, consapevole, in opposizione al
militarismo nel nostro paese si e' espressa fondamentalmente nell'obiezione
di coscienza al servizio militare e alle spese militari. Ora, queste due
forme di disobbedienza nonviolenta negli ultimi anni hanno alquanto perso di
centralita' fra gli strumenti noti e diffusi di azione per la pace e contro
la guerra. Non e' questa la sede per analizzare le diverse ragioni di questo
fatto, su cui potremo ragionare insieme, mediante questo bollettino o altri
strumenti. Quello che ci preme esprimere e' la nostra convinzione che la
"domanda di pace" di cui sopra sia una domanda di strumenti realistici ma
anche nei quali vi sia coerenza fra mezzi e fini, strumenti che possano dar
vita a vere e proprie campagne politiche, diffuse, ma che richiedano,
consentano, vorrei dire esaltino, il ruolo di ciascuno, e anche solo del
singolo.
In questo spirito, e riconoscendoci nei suoi obiettivi sia generali che
specifici, noi della Rete Lilliput abbiamo dato la nostra adesione convinta
alla Campagna di obiezione alle spese militari, diffondendone i materiali
nei luoghi della Rete (nodi locali, gruppi di lavoro, associazioni) e
sollecitandone il sostegno in tutte le sedi (coordinamenti, "tavole della
pace" locali o provinciali, eccetera).

7. RIFLESSIONE. MARIA GRAZIA CAMPARI: ANTIGONE E LO SPAZIO APPASSIONATO
DELLE RELAZIONI
[Dal sito dell'Universita' delle donne di Milano
(www.universitadelledonne.it) riprendiamo questo testo del febbraio 2005.
Maria Grazia Campari e' una prestigiosa giurista e intellettuale femminista,
impegnata nei movimenti per la pace e i diritti]

Mi e' sembrata interessante l'idea di porre ancora una volta al centro della
nostra attenzione collettiva questa figura gia' tanto interrogata, ritengo
per l'intensita' delle relazioni che rappresenta, nella sfera intima e sulla
scena sociale.
La mia interpretazione della figura serve ad abbozzare la tematica, da
approfondire, di un possibile ordine giuridico composto di regole
differentemente sessuate.
Vorrei prendere spunto da alcune osservazioni di Zagrebelski e di Rossanda,
per vedere se e' possibile mutare lo sguardo e se questa modifica soggettiva
puo' consentirci di mettere in luce significati che, almeno parzialmente, si
discostano da quelli proposti.
Antigone si presenta sulla scena, si dice, come fautrice dello jus, il
diritto tradizionale di origine religiosa, non scritto, non mutabile,
imperniato sul culto domestico e sui legami di sangue, che esige, fra
l'altro, in disobbedienza alla lex che promana dall'organo statale, la
sepoltura del defunto Polinice.
Creonte e' l'autorita' vincitrice, che emana il suo sistema di regole (lex),
a tutela del suo governo e della sicurezza della citta' come da lui
governata, contro i nemici; e' colui che pone la lex come barriera
securitaria contro l'altro, contro chi e' estraneo o si e' fatto estraneo
per aver portato la guerra e averla persa.
Quindi, Antigone portatrice della legge etica, metastorica versus Creonte,
creatore della legge storica che governa la citta' nei confronti della quale
l'animo sensibile alla radice morale dei precetti rivendica la liceita' e il
valore della disobbedienza, sottolineando la non sacralita' della fonte
della lex (il tiranno che impera) a fronte della sacralita' della legge che
ha base nel culto famigliare e vigenza superiore e sempiterna.
I due antagonisti, osserva Rossanda, appaiono entrambi colpevoli di non
ascolto.
In particolare, il tiranno con  la pretesa assoluta di essere fonte
esclusiva dell'ordine legale preordinato ai destini materiali e anche alle
coscienze dei singoli, manifesta una forma di autocompiacimento di tipo
autistico.
Emone, figlio dell'uno e promesso sposo dell'altra, compare sulla scena e
problematizza i concetti, obiettando al padre che la polis non puo' essere
proprieta' di uno solo.
Anche Antigone, pero', se ci limitiamo a vederla come sostenitrice
inflessibile delle regole inerenti l'ordine tradizionale della famiglia che
onora con la sepoltura il morto, appare vittima estrema di un meccanismo
dagli esiti infausti.
Questa rappresentazione ci porterebbe solo alla constatazione che l'elemento
maschile e l'elemento femminile nel corpo giuridico si uccidono l'un
l'altro, ciascuno consegnandosi, appunto, alla distruzione.
Va pero' tenuto nel debito conto il fatto che lo sguardo rivolto alla
tragedia e' maschile: il drammaturgo, l'interprete, il legislatore sono
tutti uomini.
*
Considerando questo dato, si puo' tentare di operare una modificazione
mettendo a segno uno scarto rispetto all'interpretazione maschile del reale,
cercare un approfondimento che consideri la realta' scomponibile in piu' di
un piano e rivolga al dramma un diverso sguardo.
La scelta attribuita ad Antigone in favore del diritto patriarcale del
sangue e della famiglia, non mi sembra che possa rappresentare un valore
appagante per l'aspirazione femminile alla giustizia.
Quel diritto, lo jus non scritto e immutabile, promana, come la lex, da una
fonte esclusivamente maschile e patriarcale; la fedelta' femminile a quel
diritto e' un valore per l'interprete maschio che lo presenta come etica
famigliare di cui la donna e' vista come obbediente depositaria.
Ma se la fonte di quel diritto e' anch'essa sessuata maschile, il suo
comando incondizionato cui tutti gli esseri umani sono sottoposti e' solo
apparentemente uniforme, neutrale, egualmente valido per tutti.
Il comando e', in realta', asimmetrico e impatta differentemente sulle vite
degli individui diversamente sessuati sottoposti all'ordine.
La differenza alla quale si allude e' quella che passa fra soggetti
produttori dell'ordine, autonormati, e soggetti non produttori, quindi
eteronormati. Una differenza svantaggiante per questi ultimi che richiede
atti di autonomia fino alla disobbedienza.
Quindi Antigone, donna contro, puo' ben affermare disobbedienza alla lex del
tiranno in quanto regola che promana dall'uno/assoluto e relega l'altro
nella situazione periferica dell'eteronormato (una periferia che e' extra
moenia ed anche periferia di umanita').
Puo' ben manifestare contrarieta' ad un ordine di regole create in modo
irrelazionale e autistico per affermare, invece, fedelta' ad un diritto
relazionale che produca regole radicate nell'esperienza di vita, nella
passione per la conoscenza e per la relazione che lega soggetti dei due
sessi.
Antigone sarebbe, allora,  non solo colei che (secondo l'interpretazione di
Emone) si fa portatrice di uno dei pensieri che hanno diritto di
cittadinanza nella polis, ma principalmente  colei che si propone di
costruire l'ordine nuovo delle regole che si conformano sulla concezione
relazionale dello scambio politico fra esseri umani riconosciuti di pari
valore.
In luogo dell'incomunicabilita' autistica, questa ipotesi propone il
conflitto e la mediazione fra valori confliggenti.
Il presupposto da cui partire e' che possano darsi due ordini di regole
confliggenti, ma non contrapposte in modo insanabile e, in quanto tali,
foriere di un destino infausto per tutti.
Non si tratta, quindi, di negare che la sicurezza della polis necessiti di
un ordine legale, ma di approfondire quale sia l'origine e quale la qualita'
di un tale ordine.
*
Questo e' un problema rilevante in tutti i tempi perche' non e' dubbio che,
come osserva la Arendt, lo spazio in cui l'ordinamento giuridico ha valore
e' quello che determina il mondo in cui ci si puo' muovere in liberta',
vincolati da legami che contemporaneamente associano e separano.
Il connotato relazionale che possiamo attribuire alla scelta di Antigone
suggerisce che il complesso di disposizioni rivolte all'organizzazione
giuridica della comunita' possano trovare un'origine radicata nello scambio
e nella mediazione fra valori differenziati, che nascono da differenti
esperienze di vita e trovano la via della creazione consensuale di norme
costituenti un ordinamento composito.
Tale ordinamento si costruisce socialmente attraverso relazioni conflittuali
fra valori differenziati che si affiancano al di fuori di assetti
piramidali.
Anche per la dottrina del diritto pubblico, ogni ordinamento puo' essere
visto come un frammento temporale ordinato in una serialita' e la situazione
diffusa come un disordine globale che e' comprensivo di piu' sistemi
ordinati: il disordine e' matrice di un nuovo ordine.
Allora, il diritto dello Stato ingloba il diritto delle comunita' famigliari
che permane in una stratificazione dominata ma non cancellata.
Nel conflitto, e' regolato il concorso dei diversi diritti secondo uno
schema verticale di "rango", di tal che la realizzazione di un diritto
comporta il sacrificio totale o parziale dell'altro.
Al di fuori dell'assetto verticale, l'esercizio non distruttivo del
conflitto, suppone, probabilmente, l'individuazione di un terzo mediatore
che sia riconosciuto titolare delle procedure di raffreddamento fra valori
confliggenti di pari rango.
Occorre, allora, rispondere al quesito: chi e' il terzo mediatore fra le
regole differenti dei soggetti diversamente sessuati?

8. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: DI FRONTE ALLA MORTE
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per
questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori
di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da
sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di
solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di
condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione
Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di
studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta'
concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione
di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra
soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha
svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e
riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti
interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui
promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra
altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre
1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara,
la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo,
Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996;
Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La
solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I
movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto
politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria,
una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra
neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della
solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno,
luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio
2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per
anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della
solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha
cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che
solidarieta'"]

Quando viviamo la morte di una persona a noi cara, finiamo sopraffatti dal
dolore, nausea che mozza il respiro, perche' quando uno e' morto non ci si
puo' far niente, e nulla puo' riempire quest'assenza, questo spazio, questo
vuoto che rifiuta di farsi riempire da altro che non sia totale,
incomprensibile assenza. Perche' la morte, nel suo sancire l'irreparabilita'
di una separazione, e' l'esperienza propriamente umana del nulla. E'
l'umanizzazione del nulla.
Cosi' non si sfugge alla domanda: cos'e' il passaggio dalla vita alla morte?
Per il "materialista" l'individuo e' una macchina racchiusa nell'involucro
della sua pelle: il passaggio e' brusco e istantaneo, quando la macchina si
rompe, smette di funzionare.
Per il "credente" l'anima e' immortale, e la morte e' solo una
discontinuita' apparente.
Per chi cerca di camminare sullo stretto che separa questi due "incubi
insensati", e' un lento distacco dalla "struttura che connette" il mondo
della vita. Perche' la fine dell'individuo e' una dura faccenda, che non si
puo' accettare ne' per il laico, ne' per il credente. Soprattutto in questi
tempi, in cui la categoria del religioso sembra tornare a prendere
ideologicamente il sopravvento come chiave unica e ultima di definizione e
di spiegazione del nostro essere al mondo, del nostro agire nel mondo, ad
ogni livello, individuale e collettivo. Lo stesso discorso cristiano non
toglie nulla all'orrore, alla vergogna, all'assurdita' del momento ultimo e,
soprattutto, non toglie la morte.
Del resto, la nostra e' una civilta' che non ha una cultura della morte, ne'
tecniche, ne' rituali per affrontarla. Siamo in difficolta' anche davanti
alla malattia od alla vecchiaia, esperienze che non possono essere capite se
non vivendole. L'Occidente moderno appare come una civilta' che si e'
sviluppata sulla rimozione della morte, cioe' dell'evento che ci obbliga a
chiederci se la nostra vita abbia senso. Ci chiedono di tacerla la morte, di
elaborarla, forse, solo nel privato di chi e' coinvolto in questa dura prova
esistenziale. Trovare le parole piu' vicine possibili a quella esperienza,
pare sconveniente, se non scandaloso. La nostra cultura occidentale non
prende in considerazione quest'altro aspetto della vita, e cioe'
l'atteggiamento da assumere nei confronti della morte. E' la prima cultura
che non ha elaborato un rapporto con la morte.
Morte e vita non sono due opposti; eppure l'associazione della vita col bene
e della morte col male e' un gioco delle parti che s'impara fin dai primi
anni di vita, e poi durante tutto il corso della propria esistenza. La morte
viene rimossa, cancellata, perche' e' incompatibile con un modello che
promette stolidamente solo felicita': come si fa a promettere la felicita'
se poi si muore? "La vita e' un bene... la vita e' un bene... la vita e' un
bene..." Ecco il monotono ritornello che accompagna, come un lieve
sottofondo musicale, le nostre giornate, anche se siamo profondamente
infelici. In realta', il rapporto con la morte dovrebbe essere sempre
fondante. Altre culture hanno elaborato un rapporto con essa, inglobandola
nella vita come un fatto inevitabile. Quando sei a contatto con la natura,
capisci che la morte e' iscritta in un ciclo cosmico e ti riesce piu' facile
accettarla. Ma in una societa' come la nostra, quasi del tutto artificiale,
la morte diventa un fatto esclusivo, individuale, e quindi terrificante.
Una cultura come quella buddista, e non solo quella buddista, afferma che la
vita e' anche dolore, e che ciascuno di noi, nel susseguirsi delle
esistenze, "ha versato piu' lacrime di quanta acqua sia contenuta nei
quattro grandi oceani". Basta fermarsi, sottrarsi un attimo alla vorticosa
girandola che e' la vita per scoprirsi deboli, sofferenti, fragili, e
irrimediabilmente umani. Con tutta la complessita' e la problematicita'
della condizione umana: fatta di dubbi, desideri, vittorie, sconfitte,
sogni, rispetto, affetto, amore, dolore, dignita' e tanto altro ancora.
La verita' e' che non esistono morti ordinarie, perche' ciascuna vita e' un
universo. E se esiste una vita dopo la vita, e' nel modo in cui quella
persona ci ha cambiati e ci lascia oggetti, segni, ricordi di se'. Questo e'
il grande valore: il percorso del tempo, la storia, individuale e sociale.
Non il tempo cronologico che passa sempre uguale a se', ma quel tempo finito
che noi siamo esistendo,  sullo sfondo del quale decidere il valore della
singola esistenza.
In uno dei suoi brevissimi racconti, "Il viaggio", lo scrittore Eduardo
Galeano dice che chi si occupa dei neonati negli ospedali, sostiene che il
primo gesto umano e' l'abbraccio: "Dopo essere venuti al mondo, al principio
dei loro giorni, i bebe' agitano le mani, come per cercare qualcuno. Altri,
medici, che si occupano di quelli che hanno gia' vissuto, dicono che i
vecchi, alla fine dei loro giorni, muoiono cercando di alzare le braccia. Ed
e' cosi', per quanto lo si voglia rigirare, e per quanto se ne parli. A
questa cosa, cosi' semplice, si riduce tutto: tra due batter d'ali senza
altre spiegazioni, trascorre il viaggio".

9. REFERENDUM. SOCIETA' ITALIANA DELLE STORICHE: SI'
[Dal sito della Societa' italiana delle storiche
(www.societadellestoriche.it) riprendiamo il seguente comunicato]

Il Consiglio direttivo della Societa' Italiana delle Storiche, in occasione
dei prossimi referendum sulla legge 40 sulla fecondazione assistita,
sperando che ancora una volta il livello di consapevolezza e di
trasversalita' delle donne italiane riesca a conseguire una vittoria che
sembra difficile, sottolinea come votando "si'" si esprima anzitutto la
difesa e la nuova affermazione del principio di autodeterminazione, cioe' di
liberta' individuale e di possesso di se' della donna, per cui lottarono nel
passato generazioni di femministe.
Quel principio si affermo' con la legge 194 sull'aborto e sarebbe gravemente
violato da una vittoria delle astensioni o dei "no" nei prossimi referendum,
vittoria che sancirebbe la riduzione del corpo femminile a un contenitore e
ad un "luogo pubblico" e rappresenterebbe la immediata premessa di un
attacco alla stessa legge sull'aborto.
Nel momento dell'approvazione della legge 40 la Societa' Italiana delle
Storiche, con altri centri e associazioni di donne, organizzo' a Roma un
pubblico dibattito dal titolo "Le donne sono ancora dei soggetti?".
Pensiamo che oggi sia indispensabie rispondere con forza "si'", in nome
della liberta' femminile.

10. DOCUMENTAZIONE. I QUATTRO QUESITI REFERENDARI PARZIALMENTE ABROGATIVI
DELLA LEGGE 40/2004
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it)
riprendiamo i quesiti referendari. Come e' ovvio, per una adeguata
intellezione e' opportuno confrontarli con il testo integrale della legge,
agevolmente reperibile anche in molti siti nella rete telematica (tra cui
quello da cui abbiamo estratto il testo dei quesiti)]

Quesito 1. Riguarda i limiti della ricerca scientifica
Volete voi che sia abrogata la legge 19 febbraio 2004, n. 40, avente a
oggetto Norme in materia di procreazione medicalmente assistita,
limitatamente alle seguenti parti:
Articolo 12, comma 7, limitatamente alle parole: "discendente da un'unica
cellula di partenza, eventualmente";
Articolo 13, comma 2, limitatamente alle parole: "ad essa collegate volte
alla tutela della salute e allo sviluppo dell'embrione stesso, e qualora non
siano disponibili metodologie alternative";
Articolo 13, comma 3, lettera c), limitatamente alle parole: "di clonazione
mediante trasferimento di nucleo o";
Articolo 14, comma 1, limitatamente alle parole: "la crioconservazione e"?
*
Quesito 2. Riguarda le affermazioni ammesse/vietate ai fini della
fecondazione (i tre embrioni, diagnosi, preimpianto, accesso a queste
pratiche)
Volete voi che sia abrogata la legge 19 febbraio 2004, n. 40, avente a
oggetto Norme in materia di procreazione medicalmente assistita,
limitatamente alle seguenti parti:
Articolo 1, comma 1, limitatamente alle parole: "Al fine di favorire la
soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilita' o dalla
infertilita' umana";
Articolo 1, comma 1, limitatamente alle parole: "Al fine di favorire la
soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilita' o dalla
infertilita' umana";
Articolo 1, comma 2: "Il ricorso alla procreazione medicalmente assistita e'
consentito qualora non vi siano altri metodi terapeutici efficaci per
rimuovere le cause di sterilita' o infertilita'";
Articolo 4, comma 1: "Il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente
assistita e' consentito solo quando sia accertata l'impossibilita' di
rimuovere altrimenti le cause impeditive della procreazione ed e' comunque
circoscritto ai casi di sterilita' o di infertilita' inspiegate documentate
da atto medico nonche' ai casi di sterilita' o di infertilita' da causa
accertata e certificata da atto medico";
Articolo 4, comma 2, lettera a), limitatamente alle parole: "gradualita', al
fine di evitare il ricorso ad interventi aventi un grado di invasivita'
tecnico e psicologico piu' gravoso per i destinatari, ispirandosi al
principio della";
Articolo 5, comma 1, limitatamente alle parole: "Fermo restando quanto
stabilito dall'articolo 4, comma 1,";
Articolo 6, comma 3, limitatamente alle parole: "fino al momento della
fecondazione dell'ovulo";
Articolo 13, comma 3, lettera b), limitatamente alle parole: ", di cui al
comma 2 del presente articolo";
Articolo 14, comma 2, limitatamente alle parole: "a un unico e contemporaneo
impianto, comunque non superiore a tre";
Articolo 14, comma 3, limitatamente alle parole: "per grave e documentata
causa di forza maggiore relativa allo stato di salute della donna non
prevedibile al momento della fecondazione", nonche' alle parole: "fino alla
data del trasferimento, da realizzare non appena possibile"?
*
Quesito 3. Come il precedente piu' la questione dei diritti dei "soggetti
coinvolti"
Volete voi che sia abrogata la legge 19 febbraio 2004, n. 40, avente a
oggetto Norme in materia di procreazione medicalmente assistita,
limitatamente alle seguenti parti:
Articolo 1, comma 1: "Al fine di favorire la soluzione dei problemi
riproduttivi derivanti dalla sterilita' o dalla infertilita' umana e'
consentito il ricorso alla procreazione medicalmente assistita, alle
condizioni e secondo le modalita' previste dalla presente legge, che
assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito";
Articolo 1, comma 2: "Il ricorso alla procreazione medicalmente assistita e'
consentito qualora non vi siano altri metodi terapeutici efficaci per
rimuovere le cause di sterilita' o infertilita'";
Articolo 4, comma 1: "Il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente
assistita e' consentito solo quando sia accertata l'impossibilita' di
rimuovere altrimenti le cause impeditive della procreazione ed e' comunque
circoscritto ai casi di sterilita' o di infertilita' inspiegate documentate
da atto medico nonche' ai casi di sterilita' o di infertilita' da causa
accertata e certificata da atto medico";
Articolo 4, comma 2, lettera a), limitatamente alle parole: "gradualita', al
fine di evitare il ricorso ad interventi aventi un grado di invasivita'
tecnico e psicologico piu' gravoso per i destinatari, ispirandosi al
principio della";
Articolo 5, comma 1, limitatamente alle parole: "Fermo restando quanto
stabilito dall'articolo 4, comma 1";
Articolo 6, comma 3, limitatamente alle parole: "Fino al momento della
fecondazione dell'ovulo";
Articolo 13, comma 3, lettera b), limitatamente alle parole: "e
terapeutiche, di cui al comma 2 del presente articolo";
Articolo 14, comma 2, limitatamente alle parole: "ad un unico e
contemporaneo impianto, comunque non superiore a tre";
Articolo 14, comma 3 limitatamente alle parole: "per grave e documentata
causa di forza maggiore relativa allo stato di salute della donna non
prevedibile al momento della fecondazione"; nonche' alle parole: "fino alla
data del trasferimento, da realizzare non appena possibile".
*
Quesito 4. Sulla fecondazione eterologa
Volete voi che sia abrogata la legge 19 febbraio 2004, n. 40, avente a
oggetto Norme in materia di procreazione medicalmente assistita,
limitatamente alle seguenti parti:
Articolo 4, comma 3: "E' vietato il ricorso a tecniche di procreazione
medicalmente assistita di tipo eterologo";
Articolo 9, comma 1, limitatamente alle parole: "in violazione del divieto
di cui all'articolo 4, comma 3";
Articolo 9, comma 3, limitatamente alle parole: "in violazione del divieto
di cui all'articolo 4, comma 3";
Articolo 12, comma 1: "Chiunque a qualsiasi titolo utilizza a fini
procreativi gameti di soggetti estranei alla coppia richiedente, in
violazione di quanto previsto dall'articolo 4, comma 3, e' punito con la
sanzione amministrativa pecuniaria da 300.000 a 600.000 euro";
Articolo 12, comma 8, limitatamente alla parola: "1,"?

11. RIFLESSIONE. ANGELA GIUFFRIDA: L'ASTRATTO E IL CONCRETO
[Ringraziamo Angela Giuffrida (per contatti: frida43 at inwind.it) per questo
intervento. Angela Giuffrida e' docente di filosofia ed acuta saggista; tra
le sue pubblicazioni: Il corpo pensa, Prospettiva edizioni, Roma 2002]

L'astrattezza e l'incongruenza delle argomentazioni a sostegno dei diritti
dell'embrione devono suscitare un'attenta riflessione. Secondo me sono il
risultato del particolare approccio cognitivo maschile alla realta': fissare
un singolo dato, isolarlo dal contesto, opporlo agli altri dati e' il modo
tipico con cui il maschio umano intenziona il mondo.
Tutte le disquisizioni attorno ad un unico elemento "scorporato" producono
discorsi astratti che nulla hanno a che fare con la sua concreta esistenza,
per il semplice motivo che, non permettendo di cogliere il  reale in tutta
la sua complessita', non lo colgono affatto.
Questo e' tanto piu' vero quando si tratta di viventi la cui esistenza e'
possibile solo grazie ad intricatissime connessioni che, o si assumono nel
loro insieme, o non si visualizzano tout court. Nella fattispecie l'embrione
"assolutizzato" diventa un essere umano autonomo, tanto da vantare la
qualita' di soggetto di diritto contro la madre, a cui necessariamente la
sottrae. Dipendendo infatti la sua esistenza ed ogni suo possibile sviluppo
dal corpo materno, deve costituire un tutt'uno con esso. Fin dall'inizio e'
l'ovulo femminile ad indirizzare i geni verso lo sviluppo creando
l'embrione, il quale e' obbligato a vivere in simbiosi con la madre per
continuare ad evolversi fino a diventare bambino: il soggetto a cui la
specie deve la sua esistenza e la sua evoluzione e', percio', la donna.
Solo uno sguardo angusto, incapace di cogliere le necessarie e
imprescindibili connessioni tra l'organismo creativo della madre e la sua
creatura, puo' rovesciare la situazione. Ma se non possono esistere
embrioni, ne' tanto meno nascere bambini senza la potenza e la generosita'
dell'organismo femminile, ha senso parlare dell'embrione come di un essere
umano autonomo, di un soggetto di diritto, riducendo a cosa priva di
soggettivita' proprio colei che rende possibile l'esistenza della specie?
Le donne che si schierano dalla parte dei diritti dell'embrione contro
quelli della madre fanno, a mio parere, l'errore di assumere acriticamente
la parzialita' del punto di vista maschile sul mondo, senza accorgersi che
stanno sostenendo la propria reificazione, quella stessa che gli uomini
operano da millenni sia per motivi di ordine cognitivo che per il desiderio
di superare la loro marginalita' in campo riproduttivo e la loro dipendenza
dalla donna. Le donne sono mosse da nobili ragioni, vogliono impedire il
progressivo, inesorabile scadimento della vita umana che nelle societa'
patricentriche non ha grande valore. Il fatto che l'80% delle ricerche
scientifiche persegua scopi bellici, legittima il sospetto che anche quelle
che sembrano perseguire fini umanitari siano la manifestazione piu' o meno
scoperta del consueto delirio di onnipotenza. Ma voler superare la
"cosalizzazione" della vita umana acconsentendo a "cosalizzare" se stesse e'
irragionevole, per l'ovvio motivo che cio' che deve essere superato e'
l'inclinazione a ridurre a cosa gli esseri umani, anche e soprattutto le
donne che, conoscendo l'alto costo della vita, sono piu' adatte alla
bisogna.
Solo se si pongono come soggetti forti e determinati le donne possono
restituire al vivente la sua specificita' e la sua unicita', ma per far
questo devono prima di tutto acquisire la coscienza del loro valore e del
valore di cio' che fanno. Del tutto infondata appare, percio', l'equazione
fra la necessita' dell'embrione di costruirsi all'interno del corpo materno
e il bisogno di cure di un bambino gia' nato, di un vecchio, di un malato o
di un disabile. La maternita' non puo' essere ridotta a nient'altro perche'
e' cio' che rende possibile qualsiasi esperienza, e' l'apriori che consegna
un individuo, formatosi grazie ad un processo simbiotico tra due organismi,
al mondo come soggetto portatore di diritti.
A partire dalla consapevolezza che il loro organismo non e' mero contenitore
ma artefice della vita le donne potranno rifiutare manipolazioni indebite
del proprio corpo e dell'embrione che ne fa parte.

12. MAESTRI. GIUSEPPE GIOVANNI LANZA DEL VASTO: LA CATENA
[Da Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto, Introduzione alla vita interiore,
Jaca Book, Milano 1989, p. 224. Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto
("Shantidas" e' il nome che gli attribui' Gandhi) e' una delle figure piu'
grandi della nonviolenza; nato nel 1901 a San Vito dei Normanni da madre
belga e padre siciliano, studi a Parigi e Pisa. Viaggia e medita. Nel 1937
incontra Gandhi nel suo ashram. Tornato in Europa fonda la "Comunita'
dell'Arca", un ordine religioso e un'esperienza comunitaria nonviolenta,
artigianale, rurale, ecumenica. Promuove e partecipa a numerose iniziative
per la pace e la giustizia. E' deceduto in Spagna nel 1981. Tra le opere di
Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto segnaliamo particolarmente: Pellegrinaggio
alle sorgenti, Vinoba o il nuovo pellegrinaggio, Che cos'e' la nonviolenza,
L'arca aveva una vigna per vela, Introduzione alla vita interiore, tutti
presso Jaca Book, Milano (che ha pubblicato anche altri libri di Lanza del
Vasto); Principi e precetti del ritorno all'evidenza, Gribaudi; Lezioni di
vita, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze; In fuoco e spirito, La
Meridiana, Molfetta (Ba). Le comunita' dell'Arca - cosi' come gruppi e
persone amiche di questa esperienza - sono diffuse in vari paesi e
proseguono la riflessione e l'esperienza del fondatore; per informazioni e
contatti: digilander.libero.it/arcadilanzadelvasto/ e anche (in francese)
www.canva.org]

In effetti se restituisci il male per il male, non ripari il male, lo
raddoppi.
Come fai a chiamare bene il male che rendi?
Se per punire l'assassino lo uccidi, questo non restituira' la vita alla sua
vittima. Cio' fara' due morti al posto di uno, e due assassini, lui e tu.
Come puoi dire che e' un male minore dal momento che la tua giustizia esige
una punizione pari al crimine?
Come puoi credere che e' un modo di arrestare il male quando tu stesso
aggiungi ad esso un anello al quale se ne aggiungeranno altri?
Poiche' il vinto aspetta la sua ora per prendersi la rivincita.
Se lo sopprimi, suo fratello lo vendichera'.
Se lo riduci in schiavitu', ti troverai legato all'altro capo della sua
corda.
La violenza e' un concatenamento. Chi pensa di liberarsi grazie ad essa
forgia la sua catena.
Le catene della violenza legittima sono di ferro piu' duro e di fattura
migliore di tutte le altre.
Solo la nonviolenza e' soluzione effettiva, rottura della catena e
liberazione.

13. RIVISTE. CON "QUALEVITA", ALL'ASCOLTO DI HILDEGARD GOSS-MAYR
Abbonarsi a "Qualevita" e' un modo per sostenere la nonviolenza. Alla scuola
di Hildegard Goss-Mayr.
*
"I metodi nonviolenti non sono impiegati per motivi pratici e tattici, ma
come conseguenza di un'attitudine etica basata sul rispetto assoluto della
persona; cio' significa che l'attitudine fondamentale, i mezzi della lotta e
il fine cui si mira sono inseparabili. Nel fine cui si tende sono gia' posti
i mezzi dell'azione" (Hildegard Goss-Mayr, in Jean e Hildegard Goss-Mayr, La
nonviolenza evangelica, La meridiana, Molfetta (Ba) 1991, p. 77).
*
"Qualevita" e' il bel bimestrale di riflessione e informazione nonviolenta
che insieme ad "Azione nonviolenta", "Mosaico di pace", "Quaderni
satyagraha" e poche altre riviste e' una delle voci piu' qualificate della
nonviolenza nel nostro paese. Ma e' anche una casa editrice che pubblica
libri appassionanti e utilissimi, e che ogni anno mette a disposizione con
l'agenza-diario "Giorni nonviolenti" uno degli strumenti di lavoro migliori
di cui disponiamo.
Abbonarsi a "Qualevita", regalare a una persona amica un abbonamento a
"Qualevita", e' un'azione buona e feconda.
Per informazioni e contatti: Edizioni Qualevita, via Michelangelo 2, 67030
Torre dei Nolfi (Aq), tel. 3495843946, o anche 0864460006, o ancora
086446448; e-mail: sudest at iol.it o anche qualevita3 at tele2.it; sito:
www.peacelink.it/users/qualevita
Per abbonamenti alla rivista bimestrale "Qualevita": abbonamento annuo: euro
13, da versare sul ccp 10750677, intestato a "Qualevita", via Michelangelo
2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), specificando nella causale "abbonamento a
'Qualevita'".

14.. LETTURE. TANO GRASSO, VINCENZO VASILE (A CURA DI): NON TI PAGO!
Tano Grasso, Vincenzo Vasile (a cura di), Non ti pago! Storie di estorsioni
mafiose e di antiracket, suppl. a "L'Unita'", Roma 2005, pp. 160, euro 5,90.
A cura di un apprezzato giornalista di forte impegno antimafia e di una
delle figure piu' prestigiose della lotta contro la mafia, le estorsioni e
l'usura, il volume presenta i materiali di un incontro svoltosi a Capo
d'Orlando il 24 marzo 2005. Con una prefazione di Vincenzo Consolo e
un'utile appendice di ulteriori indicazioni pratiche.

15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

16. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 938 del 23 maggio 2005

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