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La nonviolenza e' in cammino. 934
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 934
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 19 May 2005 00:41:16 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 934 del 19 maggio 2005 Sommario di questo numero: 1. Valeria Ando': La violenza della violenza 2. Benito D'Ippolito: Le cose da fare 3. Jagannathan: Una lettera alle persone amiche 4. Contro la mafia. Una breve rassegna di alcuni lavori di Umberto Santino (parte quarta e conclusiva) 5. Alessandro Dal Lago: La rivoluzione marziale 6. Ryszard Kapuscinski: La piu' crudele delle esperienze 7. Letture: Julija Juzik, Le fidanzate di Allah. Volti e destini delle kamikaze cecene 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento 9. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. VALERIA ANDO': LA VIOLENZA DELLA VIOLENZA [Ringraziamo di cuore Valeria Ando' (per contatti: andov at tele2.it) per averci messo a disposizione questa meditazione. Valeria Ando' e' docente di Cultura greca all'Universita' di Palermo, direttrice del Cisap (Centro interdipartimentale di ricerche sulle forme di produzione e di trasmissione del sapere nelle societa' antiche e moderne), autrice di molti saggi, ha tra l'altro curato l'edizione di Ippocrate, Natura della donna, Rizzoli, Milano 2000. Opere di Valeria Ando': (a cura di), Saperi bocciati: riforma dell'istruzione, discipline e senso degli studi, Carocci, Roma 2002; con Andrea Cozzo (a cura di), Pensare all'antica. A chi servono i filosofi?, Carocci, Roma 2002] Quando si parla di violenza e di nonviolenza di solito non si parte da se', dal proprio vissuto esperienziale, ma ci si riferisce a teorie, illustrate magari da esempi. Il ricorso alla prima persona e' raro. Eppure, un'esperienza traumatica che ho vissuto e che vorrei provare a raccontare ha suscitato in me riflessioni, che forse puo' essere utile mettere in comune, farne oggetto di scambio e di confronto. Ho fatto esperienza infatti della violenza, in un'aggressione verbale subita tempo fa: a colpirmi sono state parole dure come pietre che disgregavano la mia persona, la oltraggiavano, la offendevano. Parole che parlavano di me, in una visione malata che non riconoscevo. Parole nette, taglienti, inappellabili. Parole ingiuste, che sapevo di non meritare. La violenza di quelle parole mi e' penetrata nella carne, ha agito su di me come un veleno, una forza devastante e brutale che colpisce in modo cieco. La furia distruttiva che mi ha investito mi ha fatto sentire, sulla mia pelle, che la violenza non e' il conflitto, non lascia in vita l'avversario ma, come la guerra, annienta e uccide il nemico, alimentandosi della sua morte. La violenza e' stupida e banale: non si interroga, non si fa domande, non si mette in discussione; e' arrogante, sicura di se', tracotante. E' vigliacca: presume il male solo nell'avversario, sottraendosi a qualunque responsabilita'. Manipola la realta' a suo vantaggio, stravolge il senso delle cose, e' ottusa e analfabeta. Adotta strumenti rapidi, anziche' il lento e paziente esercizio della comprensione. E' chiusa in se stessa, non vede, non ascolta: l'altro non esiste se non come oggetto di brutalita'. E io mi sono sentita inesistente, come se i miei pensieri, i miei intenti, il mio sentire non avessero dignita' di esistere. Vano lo sforzo di credere che non la mia persona ma le mie azioni fossero oggetto di attacco: e poi quali azioni, se le accuse erano, dalla mia ottica, false? E ancora: la violenza va nella direzione opposta dell'amore. Ho sentito sulla mia persona la carica rabbiosa di un odio da cui non c'era scampo e che non mi lasciava alternative. La violenza e' disumana: il senso stesso dell'umanita' si opacizza, si disperde, travolto dalla furia della violenza, dalla sua indecente bruttezza. Soprattutto la violenza non e' la nonviolenza, mai, anzi ne esclude i principi essenziali: l'ascolto empatico, il trascendimento creativo dei conflitti, l'identita' tra mezzi e fini, il superamento della struttura Maggiore-minore e l'affermarsi di una relazione di equivalenza, la ricerca della giustizia e della verita'. Per questo il ripudio della violenza, intesa come scelta deliberata e strumento estremo, penso che debba essere la prima opzione, imperativa e cogente, da parte di chi e' amico della nonviolenza. Gandhi ne ammetteva il ricorso, quando si trattava di salvare da un assassino le donne e i bambini di un villaggio, se altri mezzi erano falliti. Ma la violenza fisica, quando non uccide, fa meno male della violenza verbale o psicologica. Anche i ragazzi della scuola di Barbiana di don Milani ricordavano alla Professoressa che il dolore della frusta gia' dopo un giorno non si sente piu'. Nella violenza verbale penso che ci sia un limite che non dovrebbe essere mai superato, quando ad essere colpita e' l'integrita' etica; penso infatti che ogni essere umano abbia diritto ad essere riconosciuto nella sua dignita'. Penso soprattutto che ogni parola di offesa, proprio perche' violenta, puo' innescare un'escalation di violenza che e' difficile arrestare. Questo, devo ammetterlo, e' quello che mi e' successo: la violenza subita mi e' rimasta dentro, mi ha sporcato l'anima, producendo altra violenza, la mia, agendo come un cancro, un lievito corrosivo. Ho guardato in faccia la mia violenza, ci ho fatto i conti, l'ho riconosciuta. E' esplosa all'improvviso, alterando la mia persona, imbruttendola. La rabbia, il risentimento, il rancore hanno catturato ogni mia energia, in una spirale di male sempre crescente. E poi, lentamente, lavorando sul negativo, sono riuscita a fare dell'esperienza della violenza occasione di trasformazione e di crescita. Ho ridato senso alla mia scelta, radicale e irreversibile, della nonviolenza, ripudiando la violenza deliberata dalle mie modalita' di comunicazione, controllando e incanalando la violenza che c'e' ancora dentro di me verso esiti costruttivi. C'e' una frase di Gandhi, nella seconda pagina di Teoria e pratica della nonviolenza, che penso sintetizzi al meglio il messaggio gandhiano e che voglio qui indicare come possibile via per il superamento della violenza: "La violenza e' la legge della giungla, la sofferenza e' la legge dell'umanita'". Vedere nella sofferenza e nel dolore le espressioni distillate della stessa umanita', fonti primarie cui attingere per ritrovare le radici di un'umanita' comune, mi consente di assumere uno sguardo compassionevole, grazie al quale potere raggiungere il traguardo lontano del perdono. 2. PAROLE. BENITO D'IPPOLITO: LE COSE DA FARE [Ringraziamo il nostro amico Benito D'Ippolito per questo intervento. Benito D'Ippolito e' uno dei collaboratori del Centro di ricerca per la pace di Viterbo. Florence Aubenas e' la giornalista francese rapita mesi fa in Iraq, Clementina Cantoni e' la cooperante italiana rapita qualche giorno addietro in Afghanistan, i loro nomi sono qui evocati anche come figura di tutte le donne costruttrici di pace, oppresse dalla violenza] Salvare la vita di tutte e di tutti tutte le armi spezzare ricominciare la storia dal tiaso di Mitilene, restituire al mondo i volti e le voci delle persone tutte tutte curando costruire relazioni di giustizia. Alla parola che comanda dire no alla parola che prega dire si' ogni mattina sfornare il pane ancora ogni sera predisporre il giaciglio saper cantare saper nutrire opporsi sempre alla legge del coltello non dire mai la parola disonesta. svelare il mistero piu' antico del mondo dare ascolto con le proprie mani sfamare chi ha fame accogliere chi fugge mettere al mondo il mondo, soccorrere chi geme. Donare: il resto verra' da se'. Dire la verita', tenere acceso il fuoco, scongelare i cuori, illimpidire gli occhi, far cessare la guerra. Lavare il cielo e le anime, vestirle di nuova candida lucente trina. Seguire i passi di questa Florence seguire i passi di questa Clementina. Con loro, per loro trepidare attenderle ancora, ancora chiamarle fortemente sentirle volerle vive libere sorelle maestre. 3. INIZIATIVE. JAGANNATHAN: UNA LETTERA ALLE PERSONE AMICHE [Ringraziamo di cuore Mario Cavani della benemerita onlus "Overseas" (per contatti: via Castelnuovo R.ne 1190, 41057 Spilamberto (Mo), tel. 059785425, cell. 3482518421, fax: 0597860055, e-mail: overseas at overseas-onlus.org, sito: www.overseas-onlus.org) per averci inviato la traduzione della seguente lettera. Jagannathan, novantatreenne discepolo di Gandhi, una delle figure piu' vive e prestigiose della nonviolenza nel mondo, e' con sua moglie Krishnammal fondatore dell'organizzazione sindacale nonviolenta Lafti (Land for Tillers' Freedom); insieme hanno condotto grandi lotte nonviolente ad esempio contro le multinazionali dei gamberetti (le cui attivita' imprenditoriali hanno effetti distruttivi per l'ecosistema), e portano avanti il programma costruttivo del sarvodaya (soprattutto case, mucche, educazione dei bambini e degli adulti); dopo lo tsunami il Lafti e' anche fortemente impegnato nella solidarieta' con le vittime del maremoto. Su Jagannathan e Krishnammal cfr. il libro di Laura Coppo, Terra gamberi contadini ed eroi, Emi, Bologna 2002. Per contatti, lettere di sostegno, contributi, richieste di informazioni, ospitalita', viaggi, etc. contattare in Italia l'ong Overseas di Spilamberto (Modena) all'indirizzo overseas at overseas-onlus.org, ovvero in India direttamente il Lafti all'indirizzo laftitngsm at yahoo.co.in] Spero che abbiate ricevuto la lettera che ho spedito al giudice Ramanujam il 31 marzo scorso per esortarlo a stracciare il suo parere favorevole all'insediamento di allevamenti di gamberetti nel villaggio di Kolathur entro il 18 aprile, Bhoodan day. Nella lettera spiegavo che, qualora la mia richiesta non fosse stata esaudita, avrei iniziato un digiuno parziale il 19 aprile per passare al digiuno totale il 19 maggio. Devo confessare di non essere riuscito a mantenere il mio impegno di digiunare a partire dal 19 aprile. Purtroppo il giorno 21 sono stato colpito da una strana debolezza fisica e mentale. Krishnammal e mia figlia, la dottoressa Sathya, dovettero trasportarmi al Vijaya Nursing Home di Madras. Non ero in possesso delle mie facolta'. Durante la visita di accettazione il mio atteggiamento e' stato molto sgarbato e ho blaterato tutto il tempo sui danni provocati dall'acquacoltura industriale. I medici si sono rifiutati di curarmi con il pretesto che non c'erano stanze disponibili per il ricovero e mia figlia ha dovuto portarmi in una clinica privata dove alcuni medici suoi amici si sono presi cura di me. Il 22 ero ancora privo di conoscenza ma grazie al trattamento ricevuto il mio stato generale ha iniziato a migliorare. Durante il ricovero in clinica non sono riuscito a portare avanti il mio digiuno parziale e dal 23 aprile ho dovuto abbandonare l'idea di fare un solo pasto al giorno. Il trattamento e' continuato per altri 15 giorni e adesso sono quasi tornato alla normalita'. Sono sinceramente mortificato all'idea di aver perso conoscenza per due giorni. In 93 anni non avevo mai provato una tale debolezza fisica e mentale. Il 12 maggio ho potuto finalmente ritornare al Vinoba Ashram di Kuthur. Il viaggio in macchina, organizzato appositamente per me e durato sei ore, e' stato una vera sofferenza. Adesso devo ancora continuare a prendere medicine e iniezioni. Prego il Dio onnipotente di darmi la forza di riprendere a digiunare affinche' il giudice Ramanujam riveda una decisione cosi' palesemente contraria alla sentenza della Suprema Corte. Insieme a M. C. Mehta e altri amici di Delhi vogliamo chiederne la rimozione. Prego il Signore di sostenerci in questa dura battaglia legale contro la diffusione di allevamenti illeciti di gamberetti nel nostro paese. * Il governo del Tamil Nadu sta aprendo rivendite di vino e liquori importati nelle citta' e persino nei villaggi al di sopra dei 5.000 abitanti. Tutti ricordiamo il satyagraha organizzato da Gandhi contro le rivendite di toddy (liquore di palma) che intendevano minare il morale del popolo. Il fatto che dopo tanti anni di liberta' proprio il governo riprenda questo commercio infame e' un fatto deplorevole. Nessuno puo' dimenticare che nel 1991 i sarvodaya del Tamil Nadu hanno iniziato un altro satyagraha contro l'autorizzazione a vendere liquore a prezzi stracciati concessa dal primo ministro Karunanidhi, e che nel corso di questa lotta circa 1.300 manifestanti sono stati detenuti. Quando l'attuale primo ministro, signora Jayalalitha, arrivo' al potere, il suo primo atto di governo e' stato stracciare il provvedimento del suo predecessore. E adesso e' proprio lei a organizzare la rivendita di vino sul territorio dello Stato. Persino nel villaggio di Kilvelur dove si trova il Vinoba Ashram hanno aperto due di questi negozi. Nessun partito sembra voler trovare una risposta seria a questo grave problema che colpisce i lavoratori del Tamil Nadu. * Un altro grave problema per il nostro paese e' costituito dal fatto che ne' il governo centrale ne' quello dello Stato sono intenzionati a risolvere il problema della terra. In passato il Sarva Seva Sangh guidato da Vinobha e da Jayaprakash ha organizzato un movimento su scala nazionale durato 15 anni. Gandhi sosteneva che la terra fa parte della Creazione e quindi appartiene alla comunita' del villaggio. La proprieta' privata non dovrebbe esistere e soltanto chi lavora la terra dovrebbe vantare diritti su di essa. Ci rammarica che ad ogni livello del governo ci sia cosi' tanta indifferenza nei confronti dell'esperienza di Acharya Vinobha e Jayaprakash, e che nessun partito politico conduca una lotta per modificare le leggi sulla proprieta' della terra. Mi auguro che un movimento pioniere come il Sarva Seva Sangh si faccia portatore di queste istanze presso il governo centrale e quello dello Stato, e che continui a esercitare una forte pressione morale. * Ero pronto a partecipare ai lavori del congresso del Sarva Seva Sangh ad Ahemdnagar per parlarvi di questi problemi, ma il mio attuale stato di salute me lo impedisce. Speriamo che i nostri leader prendano a cuore la proibizione della vendita di vino e facciano una seria riforma agraria. Che Dio ci guidi e consenta al Sarva Seva Sangh di risolvere questi problemi economici e sociali attraverso una mobilitazione popolare. 4. MATERIALI. CONTRO LA MAFIA. UNA BREVE RASSEGNA DI ALCUNI LAVORI DI UMBERTO SANTINO (PARTE QUARTA E CONCLUSIVA) [La prima parte di questa rassegna bibliografica e' apparsa nel n. 931 del notiziario, le seguenti nei nn. 932 e 933; al n. 931 rinviamo anche per alcune notizie essenziali su Umberto Santino e sul Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo] 16. Due recenti libri curati da Umberto Santino Umberto Santino ha curato varie pubblicazioni, affiancando alla sua attivita' di studioso e di militante anche un cospicuo lavoro di documentazione. Di seguito segnaliamo due volumi recenti e per piu' versi particolarmente rilevanti. * 16. 1. Giuseppe Impastato, Lunga e' la notte. Poesie, scritti, documenti (a cura di Umberto Santino), 2003 Nel 2003 Umberto Santino ha curato un volume che raccoglie vari scritti e interventi di Peppino Impastato: Giuseppe Impastato, Lunga e' la notte. Poesie, scritti, documenti (a cura di Umberto Santino), Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2003. Riportiamo l'indice del volume: - Umberto Santino, Peppino Impastato: la memoria difficile [un ampio saggio introduttivo] - Giuseppe Impastato: l'attivita', il delitto, l'inchiesta e il depistaggio [una sintetica notizia biografica e bibliografica] - 14 poesie [pp. 33-46] - Scritti e documenti [pp. 47-94]: con i seguenti testi: "L'Idea Socialista"; Linee di discussione sulla esperienza del circolo "Musica e cultura"; Sulla partecipazione del Pci alla giunta comunale di Cinisi; Proposte di intervento radiofonico; Linee di discussione sull'esperienza di Radio Aut; Lettera (non pubblicata) a "Lotta continua"; Volantini [del '76-'77]; Appunti per un'autobiografia; Da "Onda pazza" [brani da quattro puntate della trasmissione radiofonica]; Per le elezioni comunali del 14 maggio 1978; Volantino sulla vicenda Moro - Poesie per Peppino [pp. 95-110], con i seguenti testi: Salvo Vitale, Contadini di Punta Raisi; Umberto Santino, Sarai meno solo; Umberto Santino, La matri di Pippinu; Salvo Vitale, Compagno; Umberto Santino, Lettera ai compagni di Peppino, per ricordare e, se e' possibile, per continuare; Umberto Santino, Ricordati di ricordare. Giuseppe Impastato nato nel 1948, militante della nuova sinistra di Cinisi (Pa), straordinaria figura della lotta contro la mafia, di quel nitido e rigoroso impegno antimafia che Umberto Santino defini' "l'antimafia difficile", fu assassinato dalla mafia il 9 maggio 1978. Scritti di Peppino Impastato: Lunga e' la notte. Poesie, scritti, documenti, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, seconda edizione Palermo 2003. Opere su Peppino Impastato: Umberto Santino (a cura di), L'assassinio e il depistaggio, Centro Impastato, Palermo 1998; Salvo Vitale, Nel cuore dei coralli, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995; Felicia Bartolotta Impastato, La mafia in casa mia, La Luna, Palermo 1986; Claudio Fava, Cinque delitti imperfetti, Mondadori, Milano 1994. Tra le pubblicazioni recenti: AA. VV., Peppino Impastato: anatomia di un depistaggio, Editori Riuniti, Roma 2001 (pubblicazione della relazione della commissione parlamentare antimafia presentata da Giovanni Russo Spena; con contributi di Giuseppe Lumia, Nichi Vendola, Michele Figurelli, Gianfranco Donadio, Enzo Ciconte, Antonio Maruccia, Umberto Santino); Marco Tullio Giordana, Claudio Fava, Monica Zapelli, I cento passi, Feltrinelli, Milano 2001 (sceneggiatura del film omonimo). Ma cfr. anche le molte altre ottime pubblicazioni del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato". * 16. 2. Anna Puglisi, Umberto Santino (a cura di), Cara Felicia, 2005 Anna Puglisi, Umberto Santino (a cura di), Cara Felicia. A Felicia Bartolotta Impastato, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2005: a cura dei fondatori e principali animatori del Centro siciliano di documentazione poi intitolato a Peppino Impastato, gia' curatori del libro-intervista La mafia in casa mia, in cui Felicia Bartolotta Impastato raccontava la sua vita e la vicenda del figlio assassinato dalla mafia nel 1978, questo volume e' un commosso omaggio alla straordinaria figura di Felicia, deceduta il 7 dicembre 2004, e al suo nitido impegno contro la mafia, per la verita' e la giustizia, per un'umanita' liberata e solidale. Il libro si apre con un testo introduttivo di Umberto Santino, "Un libro per Felicia", alle pp. 9-17. Segue una prima parte dal titolo "Giustizia, non vendetta. Il ruolo dei familiari di Peppino nella richiesta di verita'", alle pp. 19-117, in cui sono riportati molti documenti di estremo interesse. La seconda parte del libro, dal titolo "Ciao Felicia", alle pp. 119-227, riporta il "saluto laico" di Umberto Santino in occasione del funerale; un resoconto delle esequie religiose; un'ampia rassegna stampa; alcuni annunci apparsi su due quotidiani; vari messaggi di condoglianze (il primo, di Carlo Azeglio Ciampi); un elenco dei numerosissimi messaggi ricevuti dai familiari e dasl Centro Impastato; testimonianze di Giovanni Impastato, Felicia Vitale Impastato, Luisa Impastato, Giovanni Riccobono, Salvo Vitale, Anna Puglisi, Franco Imbergamo, Salvatore Palazzolo, Gabriella Ebano, Eleonora Bommarito, Roberto Conigliaro, padre Cosimo Scordato, don Luigi Ciotti, Alessandra Dino. Il libro si conclude con un'appendice che riporta un testo autobiografico dal taccuino di Peppino Impastato (riprodotto in fac simile), e un testo in versi di Umberto Santino. Il volume reca anche un inserto di 16 pp., con 34 fotografie di Felicia Bartolotta Impastato. Felicia Bartolotta Impastato e' la madre di Giuseppe Impastato (1948-1978), il militante antimafia di Cinisi (Pa) assassinato dalla mafia; Felicia Bartolotta Impastato lo ha sostenuto nella sua lotta, che ha proseguito dopo l'uccisione del figlio. E' deceduta nel dicembre 2004. Opere di Felicia Bartolotta Impastato: La mafia in casa mia, intervista di Anna Puglisi e Umberto Santino, La Luna, Palermo 1987. Opere su Felicia Bartolotta Impastato: Anna Puglisi e Umberto Santino (a cura di), Cara Felicia. A Felicia Bartolotta Impastato, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2005; di lei ovviamente si parla ampiamente nei libri dedicati alla figura di Peppino Impastato. * 17. Alcuni saggi ed interviste degli ultimi anni Nel sito del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" (www.centroimpastato.it) sono disponibili molti scritti di Umberto Santino: saggi, articoli, interviste, progetti di ricerca, relazioni, comunicati stampa, prevalentemente finora non raccolti in volume. Di seguito riportiamo un elenco dei principali scritti - particolarmente quelli piu' recenti - ivi consultabili, alcuni dei quali nel corso del tempo abbiamo riprodotto anche su questo foglio. Sebbene alcuni testi siano anche di notevole estensione, abbiamo rinunciato a darne qui una sintesi, preferendo rinviare al testo integrale essendo disponibile in rete. * 17. 1. Interventi vari 1986-1998 - La mafia finanziaria. Accumulazione illegale del capitale e complesso finanziario-industriale, in "Segno", nn. 69-70, aprile-maggio 1986, ripubblicato in La borghesia mafiosa, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 1994. - Le Nazioni Unite e il crimine transnazionale, ovvero: la giungla del capitalismo globale, in "Alternative", n. 1, maggio-giugno 1995 - I padrini al Cremlino. Le mafie in Russia e nei paesi ex socialisti, in "Alternative", n. 5-6, maggio-ottobre 1996 - "Politiche di sicurezza e di riduzione del danno in territori a signoria mafiosa", in M. Campedelli, L. Pepino (a cura di), Droga: le alternative possibili, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1997 - "La strage di Portella, la democrazia bloccata e il doppio stato", relazione al convegno "Portella, 50 anni dopo", Piana degli Albanesi, 28-30 aprile 1997 - Crimine transnazionale e capitalismo globale, in "AltrEuropa", n. 7, aprile-giugno 1997 - Lo sviluppo nel Mezzogiorno: un'alternativa, difficile ma non impossibile, a disoccupazione e mafie, in "Aspe" n.13, 3 luglio 1997 - Il pentolone di Puzo, ovvero l'apoteosi del Padrino (1997) - A venti anni dal delitto Impastato la giustizia comincia a muovere i primi passi..., in "L'inchiesta", n. 31, 28 gennaio - 10 febbraio 1998 - Peppino Impastato: alle radici dell'"antimafia difficile", in "Liberazione", 8 maggio 1998 * 17. 2. Interventi vari del 2000 - Movimenti sociali e movimento antimafia, in "Citta' d'Utopia", n. 29, maggio 2000 - Cosa nostra a Wall Street, ovvero: una goccia nell'oceano, in "Avvenimenti", 25 giugno 2000 - Assoluzione di Andreotti, mafia e antimafia, in "Narcomafie", luglio-agosto 2000 - Palermo ha un sogno... (dicembre 2000) - "L'attivita' di ricerca del Centro Impastato", intervento alla giornata di studio organizzata da Libera e dall'Ispac sul tema: "Le strategie della prevenzione contro il crimine organizzato transnazionale: il ruolo delle Ong", durante la Conferenza delle Nazioni Unite sul crimine transnazionale, Palermo 13 dicembre 2000 - Dalla mafia al crimine transnazionale, in "Nuove Effemeridi", n. 59, dicembre 2000 * 17. 3. Interventi vari del 2001 - "Mafia e impresa", Giornate di studio sulla mafia, Universita' Parigi I, 5-6 luglio 2001 - Chiesa, mondo politico e mafia, in "Narcomafie", luglio-agosto 2001, con il titolo redazionale: La mafia e' male, pero'... - La guerra santa del duemila, ne "L'Ora", 16 settembre 2001 - Cu vinciu? Ovvero: la Sicilia dopo la disfatta, ne "La rivista del manifesto", settembre 2001 - "La 'Cosa nuova' di Provenzano, tra violenza e mediazione", presentazione del volume di Ernesto Oliva, Salvo Palazzolo, L'altra mafia. Biografia di Bernardo Provenzano, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001 - L'acqua rubata. Dalla mafia alle multinazionali (ottobre 2001) - La fabbrica dei diavoli. A lezione dalla Cia: fondamentalismo e droga in Afghanistan (ottobre 2001) - I crimini della globalizzazione. Voci per un glossario (dicembre 2001) - "Modello mafioso e globalizzazione", relazione al seminario internazionale "I crimini della globalizzazione" svoltosi a Palermo dal 13 al 15 dicembre 2001 - "Mafia e politica dalla prima alla seconda Repubblica", relazione al seminario nazionale di Magistratura Democratica: "La mafia fra tradizione e innovazione", Palermo, 23-24 novembre 2001 - Confiteor per Palermo (dicembre 2001) * 17. 4. Interventi vari del 2002 - Globalizzazione e legalita' internazionale (febbraio-marzo 2002) - Giovanni Falcone: avversato da vivo e santificato da morto (maggio 2002) - Mafie e droghe tra proibizionismo e crociate antidroga, in "Narcomafie", n. 5, maggio 2002, con il titolo redazionale: Il circolo vizioso - Mafia e antimafia nell'era Berlusconi, su "Confronti", n. 6, giugno 2002 - Il girotondo dei mafiosi, su "Liberazione", 15 settembre 2002, con il titolo redazionale: Quei disegni di legge che i mafiosi attendono con ansia - Giovanni Orcel: una nota biografica, su "Liberazione", 19 ottobre 2002, con il titolo redazionale: Giovanni Orcel, un sindacalista scomodo * 17. 5. Un intervento del 2003 - La mafia siciliana dalle stragi alla mediazione", relazione inviata al primo Forum di Ginevra sul crimine organizzato, 28-30 ottobre 2003 * 17. 6. Voci per il Dizionario di mafia e di antimafia di "Narcomafie", 2003-2004 - Acqua, in "Narcomafie", n. 10, ottobre 2003 - Antimafia civile e sociale, in "Narcomafie", n. 10, ottobre 2003 - Antimafia istituzionale, in "Narcomafie", n. 11, novembre 2003 - Borghesia mafiosa, in "Narcomafie", n. 12, dicembre 2003 - Cosa Nostra, in "Narcomafie", n. 3, marzo 2004 * 17. 7. Un intervento del 2004 Cara Felicia. Intervento al funerale di Felicia Impastato, Cinisi, 9 dicembre 2004; poi pubblicato in Umberto Santino, Anna Puglisi (a cura di), Cara Felicia, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2005 * 17. 8. Interventi e interviste del 2005 - "Nonviolenza, mafia e antimafia", relazione al seminario interno del gruppo-laboratorio "Percorsi nonviolenti per il superamento del sistema mafioso", 24 gennaio 2005 - Ecco perche' ho lasciato l'Antimafia. Intervista di Francesco Palazzo, in "La Repubblica", edizione di Palermo, 27 febbraio 2005 - Riflessioni sul Forum antimafia 2005 (maggio 2005) * 17. 9. Alcune interviste 1996-2001 - Pentiti, fase politica e lotta contro la mafia: Antonio Pioletti, direttore di "Citta' d'utopia", intervista Umberto Santino, in "Citta' d'utopia", nn. 20-21, dicembre 1996 - Paolo Moiola intervista Umberto Santino, presidente del Centro Impastato di Palermo, in "Amanecer", n. 4, 1997 - Il fallimento del proibizionismo. Tiziana Lo Porto intervista Umberto Santino, in "L'inchiesta", n. 33, 25 febbraio - 10 marzo 1998 - Mafia, antimafia e il voto del 13 maggio 2001. Massimo Oriti del giornale "L'Ora" di Palermo intervista Umberto Santino, in "L'Ora", primo giugno 2001 * 17. 10. Un dossier [segnaliamo en passant che Umberto Santino ha curato vari dossier documentari, dei quali in questa rassegna non abbiamo dato notizia] - La mafia ai cantieri navali (1997) * 17. 11. Una relazione in collaborazione [segnaliamo en passant che Umberto Santino ha spesso realizzato intervento e curato lavori in collaborazione, di molti dei quali in questa rassegna non abbiamo dato notizia] - Anna Puglisi e Umberto Santino, Appunti sulla ricerca su "Donne e mafia", relazione al seminario del 10 dicembre 1996 presso il Dipartimento di scienze sociali dell'Universita' di Pisa. Pubblicato in A. Puglisi, Donne, mafia, antimafia, Centro Impastato, Palermo 1998, poi DG, Trapani 2005. * Due postille del curatore di questa rassegna Una prima postilla: questa breve rassegna ha carattere meramente descrittivo e introduttivo, forse quasi solo ortativo: e' un invito agli studiosi e ai militanti a mettere a frutto ancor piu' un'opera decisiva, un lavoro teorico e pratico che non ha eguali, un contributo di fondamentale importanza. Dato questo carattere di presentazione agile e fin frettolosa, la presente rassegna e' tut'altro che approfondita, e meno che mai esauriente: Umberto Santino ha pubblicato molti altri testi, numerosi suoi contributi di varia forma, estensione ed argomento sono in vari volumi collettanaei, in riviste e quotidiani, in opuscoli, o ancora rintracciabili in archivi (particolarmente per quanto riguarda comunicati stampa, prese di posizione, interventi occasionali) o in registrazioni o resoconti di incontri. Verra' certo l'ora in cui al lavoro di Umberto Santino saranno dedicati saggi critici e ricostruzioni ermeneuticamente e filologicamente adeguate (ed e' probabile che una produzione saggistica in tal senso gia' esista, ma chi scrive queste righe non ne e' a conoscenza: per quanto ci consta l'opera di Santino e' enormemente valorizzata e fin sfruttata e quasi saccheggiata da studiosi e militanti, assai apprezzata dalle figure piu' vive del'limpegno antimafia come della ricerca scientifica sui poteri criminali, ma raramente ha ottenuto in ambito accademico, editoriale e pubblicistico riconoscimenti e studi adeguati al suo rilievo); il nostro intento qui era assai piu' modesto, e men che propedeutico. Una seconda postilla: scrivevamo nel 1998, in occasione della prima pubblicazione di questa rassegna bibliografica ragionata sull'opera di Umberto Santino, che, "ripercorrendo la storia degli studi sulla mafia, e reso onore non solo alle vittime ma anche ai ricercatori ed ai militanti democratici che hanno operato sul campo (un nome per tutti: Danilo Dolci), l'opera scientifica e di ricerca condotta da Umberto Santino emerge come una delle piu' rilevanti: a nostro modesto avviso, la piu' rilevante tout court. La bibliografia sul potere mafioso e' sterminata. Ma essa e' perlopiu' assai scadente... Da quando conosciamo il lavoro del Centro Impastato e di Umberto Santino subito e costantemente abbiamo colto e apprezzato un altro, un alto livello di analisi. Per il convergere di vari elementi: il rifiuto dell'esagerazione, la ricerca attenta della documentazione, il rispetto del materiale, il negarsi ai voli pindarici o alle tesi ardite fondate sul piacere della parola o della costruzione geometrica; l'uso di una strumentazione teorica di prim'ordine: la riflessione economica della scuola del 'sistema-mondo' (Wallerstein e non solo); un uso creativo e rigoroso della formula del 'doppio Stato' mutuata dal classico volume di Fraenkel; i classici della sociologia europea ed americana ma senza il feticismo tipico dei weberiani o la tendenza alla brillantezza a tutti i costi; un'eredita' marxiana originalmente ripensata perche' passata al crivello dei grandi pensatori critici del Novecento (da Anders a Jonas); ma anche un'esperienza e una riflessione che proviene ed ha interagito con la prassi e le tradizioni di quella che fu la nuova sinistra (che in questo paese e' pur stata qualcosa)... Peraltro la ricerca e l'elaborazione di Santino e' forse l'unica che riesca ad analizzare adeguatamente il ruolo dei poteri criminali nel quadro complessivo della globalizzazione capitalistica, del dominio del capitale finanziario, con tutte le conseguenze e le interazioni di carattere geopolitico e strategico (ed ovviamente anche ideologico e culturale) connesse; e da molti anni ci siamo convinti che questo ambito di riflessione e di lotta e' per noi decisivo. Crediamo che compito specifico ed irrinunciabile dei militanti democratici italiani sia quello di condurre la lotta contro i poteri criminali evidenziando come questa lotta sia parte cruciale della lotta comune per affermare la dignita' umana conculcata dai poteri dominanti e difendere la biosfera dalla distruzione che l'attuale modello di sviluppo produce". Cosi' dicevamo nel '98, cosi' ci pare tuttora. (Parte quarta - Fine) 5. RIFLESSIONE. ALESSANDRO DAL LAGO: LA RIVOLUZIONE MARZIALE [Dal quotidiano "Il manifesto" del 12 maggio riprendiamo il seguente articolo. Alessandro Dal Lago e' docente di sociologia dei processi culturali all'Universita' di Genova, presso la stessa Universita' coordina un gruppo di ricerca sui conflitti globali; e' membro della redazione della rivista filosofica "aut aut", ha curato l'edizione italiana di opere di Hannah Arendt e di Michel Foucault. Tra le opere di Alessandro Dal Lago segnaliamo particolarmente Non-persone. L'esclusione dei migranti in una societa' globale, Feltrinelli, Milano 1999. Cfr. inoltre: I nostri riti quotidiani, Costa & Nolan, Genova 1995; (a cura di), Lo straniero e il nemico, Costa & Nolan, Genova 1997; La produzione della devianza, Ombre corte, Verona 2001; Giovani, stranieri & criminali, Manifestolibri, Roma 2001. Polizia globale. Guerra e conflitti dopo l'11 settembre, Ombre corte, Verona 2003] Sostenere che la guerra assume oggi piu' di ieri una funzione costituente, anche se implicita o rimossa, significa riconoscere non solo che progettualita' politico-sociale e progettualita' militare vanno perfettamente d'accordo, ma che, al limite, e' la seconda a determinare il ritmo della prima. Qui il discorso non si limita alle tecnologie che nella nostra vita quotidiana sono divenute perfettamente ordinarie (e anzi sono assunte come simbolo di uno sviluppo pacifico e perfino della liberta' di comunicare) e che hanno un'origine militare, come Internet. Basterebbe limitarsi al fatto che nella societa' di mercato oggi trionfante, in cui il ruolo della mano pubblica e' considerato scandaloso, sopravvive, anzi prospera, il piu' straordinario apparato di welfare militare che la storia abbia conosciuto. Se Roma, con una trentina di legioni attive al momento di massimo sviluppo, era considerata l'impero piu' militarizzato dell'antichita' e la Prussia di Federico II, con un esercito di alcune decine di migliaia di uomini, un vero e proprio stato-caserma, che cosa dovremmo dire degli Stati Uniti contemporanei, che hanno sul libro paga del Department of Defense piu' di due milioni di uomini, senza contare i riservisti, la guardia nazionale e gli altri milioni che lavorano per la parte civile del complesso militare-industriale? E che dire, oltre ai mercenari, degli altri milioni di portatori d'armi a fini civili, come poliziotti di ogni tipo o doganieri oggi arruolati nella guerra senza fine al terrorismo? * Militari e tecnocrati Il sistema militare, apparentemente silenzioso o raggelato nel tempo di pace, e dispiegato e piu' o meno trionfante in quello di guerra, e' sembrato una sorta di implicito male necessario finche', dopo il 1989, le convenzioni, intellettuali, politiche e giuridiche, hanno cominciato a sgretolarsi, rivelando nel mondo un solo grande campo di battaglia. Naturalmente, si tratta di uno scenario marziale profondamente nuovo, del tutto adeguato alle direzioni prese negli ultimi decenni dall'economia e dalla scienza. Per cominciare, i primi anni Novanta hanno visto l'affermarsi dell'utopia tecnocratica in campo strategico, nota come "Rma" o "Rivoluzione nelle questioni militari". Per comprenderne il significato, e' necessario ricordare che la storia militare occidentale e' convenzionalmente contrassegnata da svolte a cui si da' il nome di "rivoluzioni". Per limitarsi all'epoca moderna, tali sono considerate la diffusione su larga scala delle armi da fuoco (XVI e XVII secolo), l'introduzione degli eserciti di leva (tra XVIII e XIX secolo), l'adozione, menzionata sopra, di forze corazzate e aviazione strategica (prima meta' del XX secolo). La "Rma" segnerebbe una nuova svolta, la piu' radicale di tutte, in quanto capace non solo di assumere il mondo come campo d'applicazione, ma anche e soprattutto di realizzare, in linea di principio, la progressiva riduzione, se non sparizione, dell'elemento umano combattente. Il nucleo strategico della "Rma" e' essenzialmente costituito dall'impiego delle nuove tecnologie (informatiche, comunicative, robotiche) nei settori militari in cui l'elemento umano e' sempre stato preponderante: raccolta d'informazioni sul terreno e combattimento. Qui i soldati in carne e ossa sarebbero progressivamente sostituiti, anche se non esclusivamente, dall'automazione dei sistemi di informazione (infowar) e dall'impiego preponderante della guerra aerea e missilistica per neutralizzare le forze armate nemiche. In un certo senso, il primo conflitto del Golfo nel 1991 rappresenta la transizione tra la guerra di tipo novecentesco e la "Rma". Benche' i sistemi di comunicazione e di difesa aerea (nonche' le difese terrestri degli iracheni) fossero stati completamente neutralizzati dagli alleati, alle forze di terra (corazzate e di fanteria) fu affidato il compito di "completare il lavoro" e di "ripulire" il Kuwait dalle truppe di Saddam Hussein. In ogni caso, la straordinaria disparita' nel computo delle perdite (poco piu' di 300 tra gli alleati, diverse decine di migliaia tra gli iracheni) suscito' l'illusione che l'incomparabile preponderanza occidentale in termini di tecnologie informatiche, aeree e missilistiche rendesse ormai residuale la guerra di terra. Anche quest'ultima, basata sull'integrazione di forze corazzate e aviazione tattica (cannoniere volanti, elicotteri d'attacco) sarebbe divenuta una sorta di formalita'. * I guerrieri intelligenti Nasce subito dopo la guerra del Golfo l'ideologia della guerra a "zero perdite" (occidentali), insieme alla propaganda sulla capacita' di missili e bombe "intelligenti" di causare solo poche vittime ("danni collaterali") nella popolazione civile (guerra a "costo umano zero"). L'apogeo della "Rma" (un misto di utopia e propaganda) e' nella guerra del Kosovo del 1999, in cui per la prima volta nella storia l'attacco della coalizione Nato non comporto' nemmeno un caduto tra gli attaccanti e poche centinaia (in realta', alcune migliaia) di vittime, soprattutto civili, tra i serbo-jugoslavi. Nasce inoltre in questo periodo la teoria della guerra "asimmetrica". Tra i teorici piu' visionari di parte americana comincia a circolare l'idea che la risposta del nemico all'invincibilita' occidentale e' l'abbandono della guerra convenzionale e anche della guerriglia tradizionale (il cui modello puo' essere considerato la guerra di popolo teorizzata e praticata tra gli anni Cinquanta e Sessanta dal generale vietnamita Giap), in quanto troppo costosa in termini umani. La risposta asimmetrica consisterebbe soprattutto in forme di guerra reticolare (netwar), in cui piccole cellule terroristiche, autonome e prive di una struttura centralizzata, mirano a colpire i centri nevralgici dell'occidente e degli Usa, secondo il ben noto precetto strategico dello "sciame" (swarming) in cui ci si muove separatamente per colpire insieme. * Truppe d'elite Non c'e' dubbio che, fin da principio gli strateghi americani abbiano avuto in mente il modello Al Qaeda, che conoscevano benissimo, avendo gli Usa partecipato, direttamente o no, al finanziamento delle imprese di Osama bin Laden all'epoca della guerriglia contro i russi in Afghanistan. Il principio di fondo e' che alla guerriglia terroristica si deve rispondere con una contro-guerriglia basata sugli stessi principi strategici. La prima risposta all'11 settembre, che gli analisti Usa avevano largamente previsto anche se non erano stati ovviamente capaci di localizzare l'attacco, e' la guerra del 2002 in Afghanistan, in cui la "Rma" sembra trovare l'applicazione piu' completa: bombardamento strategico dei santuari talebani e di Al Qaeda, delega all'Alleanza del nord del "lavoro sporco" (la liquidazione dei talebani in campo aperto), utilizzo di uno sciame di piccole unita' di contro-guerriglia (agenti Cia e britannici, rangers, Delta force, specialisti inglesi) contro la rete di Al Qaeda nelle montagne tra Afghanistan e Pakistan. La scelta americana e inglese nel marzo del 2003 di invadere l'Iraq con una forza relativamente "leggera" e' stata il frutto non solo della fretta e di errate valutazioni strategiche (nessuno aveva previsto la scelta degli iracheni di non sacrificare le proprie truppe in scontri di terra dall'esisto scontato e di riservarsi di combattere dopo la "vittoria"), ma anche di un eccesso di fiducia nel nuovo modo di fare la guerra. Convinti che la vittoria del 1991 e l'embargo, insieme al consueto e devastante attacco aereo, avrebbero annullato ogni possibile resistenza, gli americani e gli inglesi si imbarcavano in un'impresa che si rivelava subito infinitamente piu' difficile. E' indispensabile a questo punto misurare lo scarto tra strategie teoriche e applicazioni pratiche. Uno scarto che dipende anche dai conflitti sia tra consiglieri civili (fondamentali nel sistema decisionale americano) e gerarchie militari, sia, in queste ultime, tra diverse scuole strategiche. Tendenzialmente, le gerarchie militari sono caute nello sposare le concezioni strategiche piu' avveniristiche e sono legate ad una cultura militare tradizionalista. Si possono segnalare qui almeno due conflitti rilevanti: il primo, all'epoca della guerra aerea del Kosovo porto' alla rimozione del generale Wesley Clark, che riteneva indispensabile un intervento terrestre in Kosovo, il secondo, tra i capi dello stato maggiore americano e il ministro della difesa Rumsfeld. I militari ritenevano, a ragione, che l'invasione dell'Iraq fosse stata preparata affrettatamente e che i circa trecentomila uomini che vi avevano preso parte (di cui solo un terzo combattente) non fossero sufficienti a mantenere l'ordine dopo l'eventuale presa di Baghdad. * Barbari e combattenti Tutto questo mostra che la "Rma" e' solo un orizzonte teorico, e per di piu' controverso, da cui non si deve derivare alcuna indicazione di lungo periodo sull'evoluzione della guerra contemporanea. Per definire la natura degli attuali conflitti globali mi sembra piu' utile la categoria di guerra asimmetrica, che si puo' definire come conflitto in cui una parte dotata di una forza schiacciante cerca di distruggere un nemico infinitamente piu' debole che combatte in modo non convenzionale e "scorretto". Ma l'asimmetria acquista qui un significato molto piu' ampio della sua dimensione militare. In generale, quando l'occidente combatte si puo' parlare di un'asimmetria di tipo antropologico. La definizione militare del nemico come barbaro o criminale esclude qualsiasi riconoscimento del suo status di combattente. Di conseguenza, verra' trattato come un mero problema tecnico, equiparandolo a un disastro o a una piaga naturale, come un'epidemia. Si tratta all'apparenza del modello razzista delle guerre coloniali e di conquista, i cui esempi estremi sono costituiti dall'aggressione italiana contro l'Etiopia nel 1936 e dall'invasione nazista dell'Urss nel 1942. Ma oggi non e' necessaria alcuna teoria esplicita dell'inferiorita' delle razze, come negli anni Trenta e Quaranta, per giustificare la pratica della guerra asimmetrica. Poiche' si assume che la sola cultura (legittima) sia la nostra, gli altri saranno considerati privi di cultura o portatori di culture abnormi, di mostri culturali (come, appunto, il fondamentalismo). Quindi, la guerra asimmetrica non e' combattuta contro degli uomini diversi ma contro dei non-uomini. In questo senso, il trattamento del nemico e' razzista in senso iperbolico, perche' non assume la sua inferiorita' razziale, ma la sua esclusione a priori dal genere umano. * Scheda. Strategie militari e politiche per "Conflitti globali" "Conflitti globali", la rivista di cui la milanese Shake edizioni pubblica il primo numero con il titolo "La guerra dei mondi" (pp. 191, euro 15), non e' una rivista di studi militari, ma una rassegna di ricerche e interventi dedicata all'analisi dei conflitti locali e globali che considera la dimensione del "militare" come piano di ricerca non esclusiva, ma rilevante delle trasformazioni delle conflittualita' contemporanee. La redazione, coordinata da Alessandro Dal Lago, e' composta tra gli altri da Roberto Ciccarelli, Filippo Del Lucchese, Massimiliano Guareschi, Luca Guzzetti, Fabio Quassoli, Marcello Maneri, Augusta Molinari, Salvatore Palidda, Gabriella Petti, Federico Rahola e Fulvio Vassallo Paleologo, mentre il comitato scientifico internazionale vede la partecipazione, tra gli altri, di Roberto Bergalli, Bruno Cartosio, Carlo Galli, Alain Joxe, Giacomo Marramao, Michel Peraldi, Gianni Vattimo, Rob Walker, Adelino Zanini e Danilo Zolo. Prodotta da una equipe che lavora da anni nell'ambito di alcuni progetti di ricerca europei ("Elise" e "Challenge"), "Conflitti globali" lancia un segnale di discontinuita' nella ricerca sulla guerra globale. L'analisi del suo processo ubiquo di diffusione all'interno degli stati come sulla scena internazionale permette infatti di rivolgere uno sguardo unitario sulla militarizzazione della societa' nell'era del terrorismo, sulle societa' del controllo e sui loro progetti di sorveglianza e di controllo urbano, sulla gestione militare delle migrazioni, sulle nuove modalita' di internamento nei Cpt e nei campi di detenzione dei "combattenti irregolari" in stile Guantanamo. Oltre ad una fitta serie di recensioni, una lettera di Max Weber su "Pacifismo e guerra" e un inedito di Edward Said sul teorico dello scontro di civilta' Samuel Huntington (il testo sara' pubblicato da Feltrinelli nel volume Dall'esilio, che raccoglie scritti dell'intellettuale di origine palestinese), il primo numero presenta contributi sulla "guerra umanitaria", su Ernst Juenger e sulla guerra per Michel Foucault, Gilles Deleuze e Felix Guattari. 6. RYSZARD KAPUSCINSKI: LA PIU' CRUDELE DELLE ESPERIENZE [Da Ryszard Kapuscinski, La prima guerra del football, Feltrinelli, Milano 2002, 2005, pp. 212-213. Ryszard Kapuscinski e' un illustre scrittore e giornalista polacco. Riportiamo la motivazione dell'attribuzione del Premio Grinzane Cavour per la Lettura 2003 a Ryszard Kapuscinski: "Grande maestro di giornalismo, Ryszard Kapuscinski, nato a Pinsk nella Polonia orientale nel 1932, ha lavorato come corrispondente estero dell'Agenzia di stampa polacca Pap fino all'inizio degli anni '80. Viaggiatore instancabile, curioso e partecipe testimone dei destini dei diseredati in Africa e in America Latina, Kapuscinski ha scritto numerosi libri-reportage che sono diventati veri e propri classici del genere, una 'straordinaria mistura di arte e reportage', come ebbe a dire Salman Rushdie. La sua penna mette a fuoco con estrema lucidita' fin dagli anni '60 la complessita' del continente africano, registrando fenomeni politici e culturali, contraddizioni e tragedie umane, in un'epoca in cui l'Occidente guardava con preoccupazione all'Africa per l'incognita rappresentata da 300 milioni di individui in procinto di entrare nel panorama politico mondiale. Storia e drammatica quotidianita' si mescolano felicemente nelle sue pagine, in opere come Il Negus (1982), La prima guerra del football e altre guerre di poveri (1990) fino al piu' recente Ebano (2000, Premio Viareggio-Repaci), raccolta di articoli che riassumono quarant'anni di esperienza come inviato nei paesi africani. La sua e' l' Africa dei dannati della terra, vissuta con i poveri delle bidonville, i contadini della savana, i camionisti del Sahara. Kapuscinski esula da ogni forma di colore od esotismo locali: vuole andare alla radice dei fatti, individuare le leggi, vecchie e nuove che li governano. E' l'ottica che lo guida anche altrove: ad esempio in un testo di grande successo come Shah-in-Shah (1982) che narra un momento cruciale della storia dell' Iran tra la fine della monarchia sanguinaria di Reza Pahlevi e l'avvento religioso di Khomeini nel 1979. Anche il tramonto e il dissolvimento dell' Unione sovietica e' diventato con Imperium (1994), un libro di intensa ed efficace testimonianza. Perche' gli eventi, grandi o piccoli che siano, rappresentano per Kapuscinski l'occasione per vivisezionare, con il tratto felice e disinvolto dello scrittore, storia, politica e societa' di un paese. Cittadino del mondo, portavoce delle minoranze, Kapuscinski ha saputo conciliare curiosita' e responsabilita' morale, impegno e vivacita' di scrittura in nome di coloro per i quali e' data la speranza, perche', come disse una volta Walter Benjamin, non ne conoscono alcuna". Opere di Ryszard Kapuscinski: in edizione italiana cfr. La prima guerra del football e altre guerre di poveri, Serra e Riva, poi Feltrinelli; Shah-in-Shah, Feltrinelli; Il Negus, splendori e miserie di un autocrate, Feltrinelli; Imperium, Feltrinelli; Lapidarium, Feltrinelli; Ebano, Feltrinelli. Cfr. anche il libro di interviste e colloqui (a cura di Maria Nadotti), Il cinico non e' adatto a questo mestiere. Conversazioni sul buon giornalismo, e/o, Roma 2002] Nel mio paese la guerra non ha risparmiato nessuno, e' entrata in ogni casa, ha sfondato ogni porta, ha incendiato decine di citta' e migliaia di villaggi. La guerra ha ferito tutti, e chi ne e' uscito vivo se la porta dentro per sempre come un male incurabile. L'uomo che ha attraversato una grande guerra e' diverso da quello che non ne ha passata nessuna. Sono due generi di persone differenti e che non troveranno mai un linguaggio comune, perche' in realta' la guerra non si puo' descrivere ne' condividere. Non possiamo proporre a nessuno di prendersi un po' della nostra guerra: dobbiamo portarcela dentro per tutta la vita. La guerra e' la piu' crudele delle esperienze per la semplice ragione che esige sacrifici terribili. La gente del mio paese che e' arrivata alla porta del Brandeburgo puo' testimoniare quanto costi la vittoria. Chi vuol sapere quanto costi vincere una guerra vada a vedere i nostri cimiteri. Chi sostiene che si puo' ottenere una vittoria duratura senza perdite eccessive e che ci possono essere guerre senza cimiteri non sa quello che dice. Ma soprattutto, e questa e' la cosa principale, la guerra stende le sue ali nere su tutti indistintamente. 7. LETTURE: JULIJA JUZIK: LE FIDANZATE DI ALLAH. VOLTI E DESTINI DELLE KAMIKAZE CECENE Julija Juzik, Le fidanzate di Allah. Volti e destini delle kamikaze cecene, Manifestolibri, Roma 2004, pp. 176, euro 15. Una giovanissima giornalista russa ricostruisce - per quanto possibile - le vite e la tragedia delle donne cecene coinvolte negli attentati suicidi. Un grido di orrore contro tutte le violenze; una lettura che vivamente raccomandiamo. 8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 934 del 19 maggio 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
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