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La nonviolenza e' in cammino. 922
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 922
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 7 May 2005 00:14:11 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 922 del 7 maggio 2005 Sommario di questo numero: 1. Due dvd su Aldo Capitini 2. Luisa Muraro: Ogni mattina 3. Luciano Bonfrate: Il doppio stato. Un'epistola agli amici oggi a Cinisi 4. Un libro dedicato a Felicia Bartolotta Impastato 5. A Pontedera il 14 maggio 6. Marina Forti: Tra due fuochi 7. Anna Maria Merlo intervista Robert Menard, fondatore di "Reporters sans frontieres" 8. Giulio Vittorangeli: Cose di questo mondo 9. Letture: AA. VV., La scelta. Dalla Resistenza alla Liberazione 10. Letture: AA. VV. (a cura di), Lirici europei del Cinquecento 11. Letture: Franco Barbero, Perche' resto... 12. Letture: Franco Cambi, Le pedagogie del Novecento 13. Letture: John Esmond Fox, Spaghetti e filo spinato 14. La "Carta" del Movimento Nonviolento 15. Per saperne di piu' 1. MATERIALI: DUE DVD SU ALDO CAPITINI [Dall'Associazione nazionale "Amici di Aldo Capitini" (per contatti: capitini at tiscali.it e anche: capitps at libero.it) riceviamo e diffondiamo. Ringraziamo di cuore Luciano Capitini, Lanfranco Mencaroni, e tutte e tutti gli altri amici dell'associazione per il loro straordinario impegno. Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' (a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); recentemente e' stato ripubblicato il saggio Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una raccolta di scritti autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, nuova edizione presso L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; e gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991; e la recentissima antologia degli scritti Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui i fondamentali Elementi di un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Opere su Aldo Capitini: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it, altri materiali nel sito www.cosinrete.it; una assai utile mostra e un altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni: l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803, e-mail: azionenonviolenta at sis.it] Cari amici, abbiamo disponibile un dvd che contiene una presentazione - in inglese - della figura di Aldo Capitini, il video di una intervista effettuata nel 1969 a Calogero, Binni ed Enriquez Agnoletti, e il filmato a colori della prima marcia Perugia-Assisi (un cortometraggio molto ben fatto, anche se la qualita' video si e' deteriorata). Ci potete richiedere di spedire questo dvd anche a vostri conoscenti non italiani, per aiutarci a diffondere fuori d'Italia la conoscenza su Aldo. Entro un tempo assai breve disporremo di un altro dvd, tutto in italiano, con una bella massa di scritti di Aldo Capitini e segnalazioni su sulla sua figura, il suo pensiero e la sua azione, a cui fara' seguito di nuovo l'intervista e il filmato della marcia. Recentemente abbiamo tenuto incontri a Pordenone, Macerata, Pietracuta (Pesaro-Urbino), Tavullia (Pesaro), Pontedera, Perugia. Siamo ormai alla fase finale nello studio di un progetto che ci permettera' di poter mettere a disposizione (e diffondere) quasi tutti i testi di Aldo, alcuni sotto forma di una ristampa molto economica, altri sotto forma di un cd. Vi chiediamo, come al solito, di aiutarci a organizzare incontri, dibattiti, mostre in giro per l'Italia. Ricordiamo agli iscritti di rinnovare l'adesione all'associazione (e naturalmente invitiamo ad iscriversi tutti coloro che gia' non lo fossero e che volessero farlo), sara' per noi il gesto con cui ci dite che condividete quanto facciamo e lo apprezzate. Per contatti: capitini at tiscali.it, capitps at libero.it 2. RIFLESSIONE. LUISA MURARO: OGNI MATTINA [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo questo articolo apparso sul quotidiano "L'Unita'" del 24 aprile 2005. Luisa Muraro insegna all'Universita' di Verona, fa parte della comunita' filosofica femminile di "Diotima"; dal sito delle sue "Lezioni sul femminismo" riportiamo la seguente scheda biobibliografica: "Luisa Muraro, sesta di undici figli, sei sorelle e cinque fratelli, e' nata nel 1940 a Montecchio Maggiore (Vicenza), in una regione allora povera. Si e' laureata in filosofia all'Universita' Cattolica di Milano e la', su invito di Gustavo Bontadini, ha iniziato una carriera accademica presto interrotta dal Sessantotto. Passata ad insegnare nella scuola dell'obbligo, dal 1976 lavora nel dipartimento di filosofia dell'Universita' di Verona. Ha partecipato al progetto conosciuto come Erba Voglio, di Elvio Fachinelli. Poco dopo coinvolta nel movimento femminista dal gruppo "Demau" di Lia Cigarini e Daniela Pellegrini e' rimasta fedele al femminismo delle origini, che poi sara' chiamato femminismo della differenza, al quale si ispira buona parte della sua produzione successiva: La Signora del gioco (Feltrinelli, Milano 1976), Maglia o uncinetto (1981, ristampato nel 1998 dalla Manifestolibri), Guglielma e Maifreda (La Tartaruga, Milano 1985), L'ordine simbolico della madre (Editori Riuniti, Roma 1991), Lingua materna scienza divina (D'Auria, Napoli 1995), La folla nel cuore (Pratiche, Milano 2000). Con altre, ha dato vita alla Libreria delle Donne di Milano (1975), che pubblica la rivista trimestrale "Via Dogana" e il foglio "Sottosopra", ed alla comunita' filosofica Diotima (1984), di cui sono finora usciti sei volumi collettanei (da Il pensiero della differenza sessuale, La Tartaruga, Milano 1987, a Il profumo della maestra, Liguori, Napoli 1999). E' diventata madre nel 1966 e nonna nel 1997"] Prima un polacco, poi un tedesco, un tedesco che gli e' stato fedele e subordinato per vent'anni, questo ha un senso che in Africa o in America Latina o in Asia possono ignorare ma noi in Europa no, e' il simbolo di una ferita rimarginata e ci aiuta a ricordarla, simbolo parlante al posto di non ricordarci piu' di niente, al posto di un'Europa messa insieme senza passione. Da questo punto di vista, ben venga come vescovo di Roma l'uomo che ha scelto di chiamarsi come il papa che vide e pianse gli orrori della prima guerra mondiale, cioe' la follia dell'Europa che apri' la strada alla supremazia degli Usa, allora una potenza ancora misurata e savia, ma adesso non piu'. Purche' non sia un altro modo per continuare a credere di stare al centro del mondo, un tremendo errore di prospettiva che prelude solo ad altre guerre. Se uno vuole non ricaderci e aiutarci tutti, c'e' un trucco e vorrei insegnarlo a Benedetto XVI, ogni mattina alzarsi e dirsi: "sono solo un uomo, sono solo un uomo" e non perche' c'e' Dio, che forse c'e' ma non e' il nostro termine di confronto piu' prossimo, oh no, ci sono i bambini, gli animali, le piante, i corpi celesti, le acque, il vento. E per uno come lui e tutti gli altri uomini, ci sono le donne soprattutto, quella che lo ha messo al mondo, quelle che gli hanno insegnato a leggere e a scrivere, quelle che ha desiderato, non so niente, parlo cosi', ma di sicuro posso dire le donne che hanno amato Dio e il prossimo quanto e meglio di lui e non hanno mai messo in conto di diventare monsignore, vescovo, cardinale, papa, e sono felici lo stesso e di piu' (quando sono felici). "Sono solo un uomo, al vertice di una povera gerarchia senza donne, chissa' per quanto tempo ancora", dirselo tutte le mattine e poi pensare a Gesu' che lascio' i discepoli per fermarsi a parlare e a bere con la Samaritana. Mi scusi, Santita' (che titolo!), scusami, Joseph, c'e' qualcosa in te che mi ispira a parlare cosi', come un'improvvisata predicatrice, come una maestra di strada. Forse e' il fatto che sei tedesco. 3. RIFLESSIONE. LUCIANO BONFRATE: IL DOPPIO STATO. UN'EPISTOLA AGLI AMICI OGGI A CINISI [Avuta notizia che, nel ventisettesimo anniversario dell'assassinio di Peppino Impastato, si svolgera' a Cinisi dal 7 al 9 maggio 2005 l'incontro del forum sociale antimafia "Felicia e Peppino Impastato" per ricordare e continuare la lotta (per informazioni e adesioni: Centro Impastato: tel. 0916259789, fax 091348997, e-mail: csdgi at tin.it, sito internet: www.centroimpastato.it; Associazione "Peppino Impastato": tel. 3384149498, e-mail: icompagni at peppinoimpastato.com, sito: www.peppinoimpastato.com), anche il nostro collaboratore Luciano Bonfrate ha voluto scrivere alcune righe - forse troppo concitate - di saluto e di amicizia. "Il doppio Stato", come e' noto, e' il titolo di un libro di Ernst Fraenkel (tr. it. Einaudi, Torino 1983, con bella introduzione di Norberto Bobbio) che testimonia e indaga il funzionamento dello stato nazista, ed e' concetto di peculiare fecondita' ermeneutica che Umberto Santino ha saputo efficacemente riattivare nell'analisi del sistema di potere mafioso e del contesto che lo favoreggia] Il doppio stato e' questo sottoscala sotto la guida rossa, nella stanza ben imbottita di cartoni d'uova. O nel cortile non lungi dai binari dove si saggia quanto puo' una testa resistere al sasso, al tritolo, agli alala'. Il doppio stato e' questo rigettare in mare i pezzi di cadaveri pescati per sbaglio, e gia' per sbaglio naufragati vittime non per sbaglio della mafia e di leggi fasciste e di governi fascisti e di un consenso assai diffuso al nostro pio fascismo quotidiano lieto di risa e di telefonini. Il doppio stato dice che le bombe con cui ci ammazza noi le trangugiamo perche' troppo ghiottoni e troppo fessi e la tortura noi ce la cerchiamo. Il doppio stato ai nostri morti stessi viene a sputare fino sulle tombe quando non li ha insaccati nei piloni, d'acido impoltigliati nelle vasche da bagno, o resi fumo a Birkenau. * Ma io qui dico che verra' anche un giorno che le vittime saranno i vincitori. Risorgeranno allora dal canale i morti tutti e con essi la Rosa rossa che in un canale fu affogata. E un'altra legge, e non del capitale, daranno al mondo e il mondo salveranno. E cio' che e' doppio ad uno ridurranno e cio' che e' male non sara' piu' detto bene, e non servira' piu' la parola ad oltraggiare il rapinato e il senzatetto, a prender l'innocente alla tagliola. Allora varra' solo quel comando di cui il resto tutto e' sol commento: rispetta l'altra e l'altro, dona e accogli, abbi misericordia ancora e sempre. * Quel giorno tu fallo venire adesso quel giorno e' qui se fai la cosa giusta. 4. LIBRI. UN LIBRO DEDICATO A FELICIA BARTOLOTTA IMPASTATO [Dal sito del Centro Impastato di Palermo (www.centroimpastato.it) riprendiamo e diffondiamo la seguente notizia. Anna Puglisi, studiosa e militante antimafia, e' impegnata nell'esperienza del Centro Impastato. Tra le opere di Anna Puglisi: con Umberto Santino ha curato La mafia in casa mia, intervista a Felicia Bartolotta Impastato, La Luna, Palermo 1986; sempre con Umberto Santino ha curato anche Cara Felicia. A Felicia Bartolotta Impastato, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2005; con Antonia Cascio ha curato il dossier Con e contro. Le donne nell'organizzazione mafiosa e nella lotta antimafia, Palermo 1988; Sole contro la mafia, La Luna, Palermo 1990; Donne, mafia e antimafia, Centro Impastato, Palermo 1998, Di Girolamo, Trapani 2005. Umberto Santino ha fondato e dirige il Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo. Da decenni e' uno dei militanti democratici piu' impegnati contro la mafia ed i suoi complici. E' uno dei massimi studiosi a livello internazionale di questioni concernenti i poteri criminali, i mercati illegali, i rapporti tra economia, politica e criminalita'. Il Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" e' un istituto di ricerca tra i piu' accreditati in campo internazionale, particolarmente specializzato su mafia e poteri criminali; operante dal 1977, e' stato successivamente intitolato a Giuseppe Impastato, militante della nuova sinistra assassinato dalla mafia nel 1978; una sintetica ma esauriente scheda di autopresentazione, di quattro pagine, e' richiedibile presso il Centro Impastato. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di), L'antimafia difficile, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza programmata. Omicidi e guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli, Milano 1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie di sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia mafiosa, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia come soggetto politico, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1995; La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Oltre la legalita'. Appunti per un programma di lavoro in terra di mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1997; L'alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000; La cosa e il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000. Scritti su Umberto Santino: Peppe Sini, Una rassegna bibliografica di alcuni lavori di Umberto Santino. La borghesia mafiosa tra violenza programmata, "doppio Stato" e capitalismo finanziario, Centro di ricerca per la pace, Viterbo 1998, 2003. Felicia Bartolotta Impastato e' la madre di Giuseppe Impastato (1948-1978), il militante antimafia di Cinisi (Pa) assassinato dalla mafia; Felicia Bartolotta Impastato lo ha sostenuto nella sua lotta, che ha proseguito dopo l'uccisione del figlio. E' deceduta nel dicembre 2004. Opere di Felicia Bartolotta Impastato: La mafia in casa mia, intervista di Anna Puglisi e Umberto Santino, La Luna, Palermo 1987. Opere su Felicia Bartolotta Impastato: Anna Puglisi e Umberto Santino (a cura di), Cara Felicia. A Felicia Bartolotta Impastato, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2005; di lei ovviamente si parla ampiamente nei libri dedicati alla figura di Peppino Impastato] E' stato pubblicato il libro di Anna Puglisi e Umberto Santino (a cura di), Cara Felicia. A Felicia Bartolotta Impastato, csd quaderni n. 9, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2005. 245 pagine e inserto fotografico di 16 pagine. Euro 10. Il libro ripercorre la storia di Felicia Impastato, riprendendo la biografia raccontata nel volume La mafia in casa mia, e raccoglie documenti, messaggi, testimonianze che mostrano l'instancabilita' del suo impegno e l'affetto che aveva suscitato con la vitalita' del suo esempio. Per richieste: Centro Siciliano di Documentazione "Giuseppe Impastato" (via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 091348997, e-mail: csdgi at tin.it, sito: www.centroimpastato.it 5. INCONTRI. A PONTEDERA IL 14 MAGGIO [Da Pietro Pertici, coordinatore della "Tavola della pace e della cooperazione" di Pontedera (per contatti: via Dante 40, 56025 Pontedera, tel. e fax: 0587215430, e-mail: tavolapace_pevera at hotmail.com) riceviamo e diffondiamo] Si svolgera' sabato 14 maggio 2005 a Pontedera la giornata di chiusura del forum nazionale tematico su "La nonviolenza attiva e' in marcia". Alle ore 10 presso la sala Carpi, cinema Agora', via Valtriani, gli studenti incontrano il giornalista scrittore Mario Lancisi sul tema: "Attualita' della lezione di don Milani". Alle ore 15 presso la Sala Conferenze del Museo Piaggio si terra' il convegno conclusivo del Forum: sul tema "Ccome intervenire nella realta' per superare i conflitti e costruire percorsi di pace: la ricerca e la metodologia della nonviolenza si confrontano con la politica". Conduce Rocco Altieri, direttore della rivista "Quaderni Satyagraha", relatori: Alberto L'Abate, Universita' di Firenze; Mario Lancisi, giornalista e scrittore; Nanni Salio, Universita' e Centro "Sereno Regis" di Torino; Gianni Scotto, Universita' di Firenze; Rosy Bindi, deputata; Elettra Deiana, deputata; Francesco de Notaris, senatore; Lidia Menapace, gia' partigiana, figura storica dei movimenti delle donne; Luciano Vecchi, responsabile esteri della direzione nazionale Ds. Alle ore 21,30 presso la sala conferenze del Museo Piaggio spettacolo teatrale "Ostaggi di pace" di Akram Telawe (ingresso libero fino al limite dei posti seduti disponibili). Si tratta della giornata di chiusura del forum, ma secondo i nostri programmi non sara' l'ultima tappa del lungo percorso iniziato dallo scorso mese di dicembre con le conferenze del filosofo francese Jean-Marie Muller fondatore, nel 1971, del Mouvement pour une alternative non-violente (M.A.N.) e attualmente direttore dell'Institut de Recherche sur la Resolution nonviolente des Conflits. La seconda tappa si e' realizzata a fine gennaio al Forum sociale mondiale in Porto Alegre, dove, insieme a Muller, abbiamo organizzato e preso parte attiva a diverse conferenze sulla nonviolenza attiva, in collaborazione con numerose associazioni e movimenti internazionali che lavorano sulle strategie di azione nonviolenta e di intervento nonviolento nei conflitti. Per la prima volta in assoluto il tema e' stato trattato in modo organizzato nella sede storica del Forum sociale mondiale. Durante le giornate del di Porto Alegre abbiamo potuto tessere una fitta rete di relazioni che e' stata in grado di elaborare e presentare al consiglio internazionale del Forum sociale mondiale un documento finale con cinque proposte di campagne da promuovere al piu' largo livello internazionale possibile. Percio' il percorso intrapreso continuera' anche dopo le giornate del forum tematico con programmi finalizzati alla diffusione della cultura della nonviolenza attiva, intesa come forma di azione nonviolenta, da assumere in ogni situazione e per qualsiasi rivendicazione di liberta' e di giustizia, in radicale e totale alternativa rispetto alle crescenti pratiche di violenza, di terrorismo e di guerre infinite con le quali da diverse parti si sta pregiudicando il nostro presente ed il futuro delle prossime generazioni. Le iniziative sono realizzate con il contributo della Regione Toscana, Legge Regionale n. 55/97. Partecipano alla realizzazione del forum il Gruppo Franz Jaegerstaetter per la nonviolenza, l'Istituto Centro Nord Sud, la Regione Toscana, la Provincia di Pisa, il Comune di Pontedera, il Centro Gandhi di Pisa, la Tavola della Pace e della cooperazione. 6. IRAQ. MARINA FORTI: TRA DUE FUOCHI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 29 aprile 2005. Marina Forti, giornalista particolarmente attenta ai temi dell'ambiente, dei diritti umani, del sud del mondo, della globalizzazione, scrive per il quotidiano "Il manifesto" sempre acuti articoli e reportages sui temi dell'ecologia globale e delle lotte delle persone e dei popoli del sud del mondo per sopravvivere e far sopravvivere il mondo e l'umanita' intera. Opere di Marina Forti: La signora di Narmada. Le lotte degli sfollati ambientali nel Sud del mondo, Feltrinelli, Milano 2004] L'associazione si chiama "Lega culturale e sociale delle donne", e' nata dopo la caduta del regime di Saddam Hussein e Fatema (non il suo vero nome) e' tra le fondatrici. Un piccolo gruppo, presente a Baghdad e in alcune citta' settentrionali dell'Iraq: cercano di diffondere tra le donne la nozione dei loro diritti sociali, politici, di cittadine. Aiutano quelle che cercano lavoro, aiutano ragazze che cercano di riprendere gli studi. Fanno un lavoro di counseling, dare informazioni e assistenza legale su leggi di famiglia, divorzio, diritti giuridici. Fatema era in visita in Italia il mese scorso, ospite dell'associazone "Un ponte per", con altre donne irachene che si occupano di diritti umani. Il loro lavoro, dicono, nell'Iraq di oggi e' una sfida: la quotidianita' e' fatta di intimidazioni continue, donne e ragazze ne pagano un prezzo pesante. L'attentato contro una deputata, l'altroieri a Baghdad, ne e' un ulteriore segno: Lamia Abed Khadouri era eletta nelle liste dell'ex premier ad interim Iyad Allawi, cosi' per qualcuno la sua uccisione sara' parte di una lotta armata contro le forze d'occupazione e i loro alleati iracheni ("collaborazionisti"). Ma guarda caso, nel mirino e' una donna che assume un ruolo attivo. "Da un lato l'occupazione, dall'altro i terroristi, viviamo tra due fuochi", riassume Fatema: "Gli americani ti sparano addosso se solo guidi veloce, gli altri ti uccidono se non rispetti le loro regole". Potrebbe citare mille esempi: le sorelle di Basra che lavoravano per una ditta americana: "Avevano trovato quel lavoro per vivere: un giorno tornando a casa le hanno uccise, avevano 20 e 25 anni. Il resto della famiglia ora vive in Giordania". O il giovane che nel suo negozietto vendeva anche alcoolici: ucciso. L'interprete per una ditta straniera, la ragazza che aveva trovato lavoro all'aereoporto. Uccisi da chi? "Dai terroristi", risponde Fatema. "Chi sono? Tutti si proclamano combattenti jihadi. Ci sono quelli che rapiscono o ammazzano per soldi e dicono che e' 'resistenza': sono una minoranza rispetto ai gruppi piu' organizzati, ma rendono la vita molto difficile. E poi ci sono gli islamisti". Non parla della resistenza politica, Fatema: parla della violenza che domina la vita quotidiana dell'Iraq. Fatema descrive un fenomeno politico cominciato prima dell'invasione: "In Iraq i movimenti islamici estremisti esistono fin dagli anni '70 e '80: ma erano sotterranei e poco importanti. Negli anni '90 hanno cominciato a farsi spazio grazie all'appoggio dal governo: Saddam stesso aveva cominciato a pregare e incoraggiare pubbblicazioni e insegnamento religioso. Cosi' il movimento ha potuto continuare il suo lavoro sottotraccia, nelle moschee - parlo del mondo sunnita. Qualche gruppo radicale ha anche mandato giovani ad addestrarsi in Afghanistan, ma questa non e' mai stata iniziativa del governo". Erano gli anni in cui Saddam Hussein costruiva moschee per rafforzare una legittimita' vacillante, spiega. "Ora hanno sfruttato la guerra per emergere. Hanno sfruttato il caos. Da ottobre scorso hanno cominciato con i proclami, poi i sequestri. Emanano annunci, 'editti' con ordini e proibizioni. I medici, per esempio, poi i consiglieri municipali: dicono come si devono comportare, ne ammazzano uno per 'dare l'esempio'. Hanno minacciato perfino i barbieri, sono arrivati a uccidere quelli che rasano la barba in modo non islamico. Hanno fatto chiudere i beauty shop e i negozi che vendono alcool. Durante il ramadan attaccavano anche le non musulmane, se senza il velo. Approfittano dell'assenza di legalita' per fare la loro legge". Alle associazioni come quella per cui lavora Fatema, che tentano di resistere alla deriva e si battono per i diritti delle donne, o cercano di contare le vittime dei rapimenti, non resta molto spazio: "Tutto il nostro lavoro e' un po' nascosto, non riusciamo a uscire in pubblico: se solo sapessero che lavoriamo in una ong i terroristi ci ucciderebbero. Se sapessero che siamo qui a parlare, al ritorno saremmo morte". "Gli uomini del vecchio regime hanno collaborato con loro", gli islamisti, accusa: cosi' gli hanno lasciato spazio. A Mosul, la sua citta' di origine, "molte donne sono state aggredite anche se portavano il velo. Alcune sono state violentate e uccise, i corpi buttati per strada. E una parte della polizia irachena e' complice di queste bande". Lei era consigliera municipale - un consiglio cooptato dalla vecchia Autorita' d'occupazione, certo - ma dopo molte minacce ha dovuto ritirarsi e lasciare la citta'. Continua a lavorare con la sua associazione, semiclandestina, aspettando il momento in cui le irachene riusciranno a riprendere la parola pubblica. 7. ESPERIENZE. ANNA MARIA MERLO INTERVISTA ROBERT MENARD, FONDATORE DI "REPORTERS SANS FRONTIERES" [Dal quotidiano "Il manifesto" del 3 maggio 2005. Anna Maria Merlo e' corrispondente da Parigi del quotidiano] Erano le 12,16 del tragico 4 febbraio, quando il mio telefono cellulare ha suonato: "Siamo di Reporters sans frontieres, hanno rapito in Iraq la tua collega Giuliana Sgrena, dobbiamo vederci subito, di qualunque cosa abbia bisogno siamo a tua disposizione". Da quel giorno, i contatti sono stati quotidiani con Robert Menard, fondatore e segretario generale di Reporters sans frontieres, l'organizzazione che difende la liberta' di stampa nel mondo. Tutte le iniziative realizzate assieme a "Liberation" per la liberazione degli ostaggi, in Francia e in Belgio in particolare, dalle fotografie giganti di Giuliana, Florence e Hussein sulle piazze pubbliche fino alla Carta di Bruxelles o agli innumerevoli incontri per non far dimenticare, sono state organizzate da Reporters sans frontieres. In Italia l'organizzazione e' invece ancora debole, anche se la nuova presidenza del giornalista Mimmo Candito - e la presenza di Giuliana Sgrena nel direttivo - dovrebbe permettere di aumentarne l'influenza. La notorieta' intenazionale l'ha raggiunta ai tempi della guerra di Bosnia, quando l'appoggio di Rsf ha permesso al quotidiano "Oslobodenje", giornale fatto da giornalisti di tutte le comunita', di uscire tutti i giorni durante l'assedio. * Un'origine diversa "Reporters sans frontieres - racconta Robert Menard - e' nata vent'anni fa, nel giugno dell'85, ma non e' nata per fare quello che fa ora. Allora, lavoravo a Radio France Montpellier e, con alcuni colleghi, avevamo avuto l'idea di creare un'agenzia di contro-reportages. Per riportare l'attenzione su paesi di cui non si parla per nulla, o non abbastanza. In 4 o 5 anni abbiamo realizzato un centinaio di reportages. Facevamo appello a giornalisti, pagavamo il viaggio, offrivamo i reportages gratis ai media. Ma la cosa non ha funzionato. Ho scoperto che non era solo una questione di soldi, che per i media ci sono argomenti che non interessano. Per esempio ci sono state quattromila vittime della seconda Intifada, tremila palestinesi e mille israeliani e ogni volta che c'e' una nuova vittima la stampa occidentale ne parla. E questo e' bene. Ma dal '98 al 2004 ci sono stati tre milioni di morti nella Repubblica democratica del Congo. Chi ne parla? Perche' non se ne parla altrettanto? Allora, all'inizio dell'agenzia di contro-reportages, abbiamo anche fatto appello a giornalisti molto noti, come Jean Lacouture, per esempio, e al fotografo Sebastiao Salgado per un servizio sulle vittime del Vietnam. Ma solo il 'Matin de Paris' aveva accettato di pubblicare questo reportage". Cosi' un'altra idea comincia a delinearsi. "Parallelamente ci siamo resi conto che nei paesi dove realizzavamo i reportages non c'era liberta' di stampa o mancavano giornalisti locali, o erano minacciati". In 4-5 anni, Reporters sans frontieres si trasforma da agenzia di contro-reportages in un'organizzazione di difesa della liberta' di stampa, che "non e' un'organizzazione di categoria, non accoglie solo giornalisti, perche' la liberta' di stampa e' un affare di tutti, il caso Sgrena e' una questione che riguarda tutti i cittadini". La storia di Rsf e' quella del passaggio dal gauchismo ai diritti dell'uomo. * Oggi Oggi Reporters sans frontieres e' presente in 110 paesi, il sito Internet e' aggiornato su tutti i casi in cui la liberta' di stampa e' minacciata o repressa. Nel 2004, Rsf e' intervenuta in 700 casi, anche se "la gente non lo sa". Nella sola giornata in cui e' stata realizzata questa intervista, Rsf e' intervenuta negli Usa, per i due giornalisti incriminati per aver rifiutato di rivelare le fonti; in Pakistan, dove un poliziotto ha picchiato un giornalista; in Nepal, dove sono stati proibiti i programmi della Bbc; in Messico, in seguito all'assassinio di un reporter; in Bangladesh, dove e' stato registrato un piccolo successo, un giornalista liberato in attesa del processo. Rsf ha nella sede di Parigi, nel vecchio quartiere della stampa, una ventina di dipendenti, tutti pagati piu' che bene. "Siamo un modello di organizzazione lavorativa", dice fiero Menard. Il lavoro non e' facile. Rsf ha dei "corrispondenti" locali, "ma in alcuni paesi non si dichiarano" perche' verrebbero minacciati. "Sono vent'anni di lavoro, di intestardimento, di viaggi, di amicizie. I nostri corrispondenti corrono rischi enormi, non contiamo piu' i morti, ne' quelli messi in carcere". A dicembre, il corrispondente di Rsf in Gambia, giornalista dell'Afp, e' stato ucciso, ma la notizia e' passata sotto silenzio. Il corrispondente cubano ha passato 20 anni in prigione. Rsf denuncia, ma "aiuta anche, aiutiamo le famiglie dei giornalisti imprigionati, in Africa paghiamo medici, abbiamo aperto a Parigi la Maison des journalistes per accogliere i rifugiati". La dipendenza dai finanziamenti pubblici, in primo luogo quelli dell'Unione europea, si e' ridotta nel tempo. Oggi, il 70% delle entrate dipendono dalla vendita del libro fotografico "Per la liberta' di stampa", realizzato da fotografi importanti e diffuso in 35 paesi. Ci sono poi le quote di iscrizione, delle vendite all'asta, i proventi dei libri pubblicati. "Non siamo poveri, la gente e' generosa", afferma Menard. * Scelte controverse Robert Menard ha dato la sua impronta a Rsf e, con il passare degli anni, si e' separato da molti collaboratori delle origini, per divergenze di opinione sul funzionamento dell'organizzazione. Ultimamente, per esempio, Rsf e' stata molto criticata per aver preso le difese della tv Al Manar, oscurata in Francia e in Europa per aver fatto affermazioni antisemite (in Francia e' reato). "Penso che proibire non sia una buona soluzione - siamo dei veri liberal, nel senso rivoluzionario del termine", afferma con magniloquenza Menard. "Accetto di difendere dei punti di vista che sono scioccanti, perche' una cosa e' condannare moralmente, un'altra lasciar reprimere. Del resto, chi proibisce cosa? Se abbiamo imparato qualcosa dal XX secolo e' che bisogna sospettare di chi proibisce qualcosa. Non si finisce piu'. Certo, non e' una posizione facile". Rsf difende i giornalisti, che a volte sono militanti, anche se hanno "posizioni che possiamo non condividere". Ci sono state polemiche feroci, per esempio sull'Algeria e il Ruanda. "Il caso algerino chiarisce la difficolta' di difendere, senza discriminazioni, i diritti di tutti gli uomini: tutti, in effetti, affermano di essere 'a favore dei diritti dell'uomo', ma quando si tratta di far rispettare i diritti degli islamisti non c'e' piu' nessuno". Rsf cerca l'"adozione" per i giornalisti perseguitati presso le redazioni, in particolare quelle occidentali, sul modello di quella dei prigionieri politici fatta da Amnesty International. Ma non ha trovato nessuno per patrocinare dei giornalisti islamisti. In Ruanda Rsf, su invito dell'Alto commissariato delle Nazioni unite per i diritti dell'uomo, ha creato una radio alternativa per controbattere le informazioni piene di odio della radio delle Mille colline. Alla scadenza del mandato di tre mesi, Menard decide di chiuderla: ma la sezione svizzera non ci sta e si separa dalla casa madre per continuare a far funzionare la radio. La crisi rischia di travolgere Reporters sans frontieres-International, perche' Menard difende un principio messo in discussione da molti: "La repressione dei media dell'odio, anche se l'ispirazione e' lodevole, implica la nozione di censura, che noi combattiamo". * Solo contro la violenza Stesse polemiche sulla difesa dei siti Internet negazionisti. Anche se un criterio di fondo e' stato poi ribadito: scartare coloro che fanno appello alla violenza. "La liberta' di stampa e' pericolosa, ma gli intralci a questa liberta' lo sono ancora di piu', qualunque siano le motivazioni" e' il credo di Menard, che cita la famosa frase di Voltaire come "filosofia" di Rsf: "non sono d'accordo con quello che lei dice, ma mi battero' perche' lo possa dire liberamente". Altre polemiche riguardano la mediatizzazione dei "casi" presi a simbolo da Rsf. A cominciare da "Oslobodenje": Rony Brauman, tra i fondatori di Medecins sans frontieres, si e' allontanato da Rsf perche' non condivideva il fatto di condensare le energie su questo solo giornale, a scapito di tutto il resto. Ma per Menard la forza di Rsf si e' costruita sui "simboli" da un lato e sulle relazioni con i grandi media dall'altro, qualunque essi siano. Il militantismo tradizionale, secondo Menard, e' tramontato ed e' per questo che alle grandi manifestazioni di piazza Rsf preferisce altri metodi, come la prima cyber-manifestazione contro la censura, il 3 maggio 2000, nella giornata dedicata alla liberta' di stampa nel mondo: il maggior numero di internauti possible era invitato a collegarsi con il sito della Fnac dalle 13 alle 13,05 per firmare la petizione. Gli aiuti sono bene accetti da qualunque parte vengano, anche se si tratta di giornalisti "mediatici", criticabili per il loro conformismo. "Non bisogna dimenticare che la nostra sola forza e' il nostro peso nei media", insiste Menard. Che aggiunge: "Non bisogna mai perdere di vista che le nostre operazioni piu' mediatiche, quelle che alcuni ci rimproverano perche' troppo rumorose, servono a finanziare una miriade di piccole azioni di cui il grande pubblico non sentira' mai parlare e che pero' costituiscono l'80% della nostra attivita'". Di qui la scelta di essere "il meno politici possibile", nel senso di puntare tutti gli sforzi sulla difesa incondizionata della liberta' di stampa come diritto umano. Senza entrare nel merito dei contenuti di questa stessa stampa. Cosa che costituisce una delle principali critiche rivolte a Menard. Rsf, nel passato, ha organizzato dei convegni sui contenuti della stampa: "Romania, chi ha mentito?" per denunciare le false informazioni sul massacro di Timisoara, oppure sulla credibilita' dei giornalisti, o sulla copertura controversa della prima guerra del Golfo nel '90, per denunciare censure e disinformazione. Ma Menard, poco per volta, prende le distanze da questo approccio piu' militante. "Scopro che e' difficile portare avanti le nostre due attivita': per difendere i giornalisti nel mondo abbiamo bisogno del sostegno consensuale della professione, mentre la riflessione sul mestiere di giornalista si presta, per definizione, alla polemica". 8. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: COSE DI QUESTO MONDO [Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui promos si ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996; Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio 2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"] Assistiamo su scala mondiale all'affermarsi di un pensiero unico, che possiamo definire neoliberista in campo economico, fortemente legato con l'avanzata (in campo politico) di una democrazia formale, sostanzialmente elettorale, che non riescono pero', o non possono, affrontare le cause del sottosviluppo e della disintegrazione sociale. Particolarmente evidente in America Latina, dove uno dopo l'altro tanti presidenti eletti "democraticamente" saltano come tappi di bottiglia, davanti alle sollevazioni e proteste popolari. Nel 2001 l'argentino Fernando de la Rua, nel 2003 il boliviano Gonzalo Sanchez de Lozada, nel 2004 l'haitiano Jean-Bertrand Aristide. Ultimo, in ordine di tempo, Lucio Gutierrez in Ecuador. Era stato eletto per i suoi proclami contro il neoliberismo e la promessa di liberare il paese dalla corruzione, dalla poverta' (affligge tra il 70 e l'80 per cento della popolazione; i piu' poveri tra i poveri sono gli indios), e dalla subalternita' agli Stati Uniti; peccato che gli sono bastati pochi mesi per cambiare rotta. Delle riforme promesse non ne ha attuata nemmeno una, e non solo non ha risolto, ma nemmeno affrontato nessuno dei grandi problemi che affliggono il Paese. Infine, l'imposizione della dollarizzazione ha impoverito ulteriormente le fasce piu' deboli. Certamente in America Latina spira oramai da tempo un nuovo vento, come gia' hanno confermato le elezioni in Uruguay, paese (in Italia) ignorato, quasi segreto, dove per la prima volta nella sua storia nazionale ha vinto la sinistra e, per la prima volta nella storia mondiale, si e' opposta alla privatizzazione dell'acqua. Peccato che da noi si ignori tutto questo, o peggio ancora non si riesce a capire nulla di quanto avviene attualmente in America Latina. I nostri politici non hanno imparato a riconoscere e a far proprie le proposte politiche universali di giustizia, liberta', uguaglianza e dignita' umana che parole come sandinismo, zapatismo, bolivarismo, implicano. In sostanza, sono un altro modo per definire un comune progetto politico volto alla creazione delle condizioni necessarie per il superamento dell'attuale sistema socio-economico (il capitalismo neoliberista) e politico. Solo la solidarieta' internazionale, nelle sue componenti migliori ben lontana dalla carita' pelosa e dall'umanitario astratto, sembra in grado di essere un interlocutore credibile per le masse impoverite del Sud del mondo. Consapevole che e' la giustizia, non l'elemosina che manca nel mondo. Oggi tanta "carita'" ci si presenta come uno schiaffo alla giustizia, e in questa gara "caritatevole" troviamo protagonisti non pochi operatori di ingiustizia, personaggi che dell'oppressione del povero hanno fatto un programma di vita. Eppure, sono considerati benefattori. Noi parliamo di solidarieta' internazionale, cioe' una strada a doppio senso. Per tutto questo essa e' la vera posta in gioco sul piano politico mondiale, e' la scelta tra una societa' profondamente solidale e una societa' profondamente liberista, non solo economicamente ma anche socialmente liberista. Il contrario della solidarieta' e' la riduzione al gruppuscolo, all'individualita', a quella prigione angusta dell'io in cui il sistema vorrebbe confinarci in ogni aspetto della nostra vita. Dalla letteratura, alla politica. Cosi' la solidarieta' politica tra Nord e Sud del mondo diventa cruciale per la costruzione di un movimento di resistenza. Solo attraverso il lavoro comune, un mondo migliore sara' realizzabile. Perche' non esiste un'opposizione tra Nord opulento e Sud macilento, esiste invece uno scontro durissimo tra un modello dominante controllato da elites minoritarie sia nel Nord che nel Sud del pianeta, e tante forme di resistenza che ogni giorno costruiscono le alternative proprio a quel modello dominante. * In questo senso, il nostro agire quotidiano si caratterizza come un agire politico; intendendo la politica come quella capacita' che appartiene all'essere umano di pensare l'assetto del mondo, giudicare la barbarie contemporanea (per esempio: sbagliare giudizio sul senso del ritorno della guerra come politica puo' essere fatale), scegliere e agire. La politica (non il politicismo) come esercizio alto e necessario che mette in gioco le esistenze personali, contro l'amministrazione dell'esistente, senza rimuovere limiti, egoismi, errori e orrori, rovesciamento in tragedie delle utopie. Con la consapevolezza che resta una distanza infinita tra le piccole trasformazioni che possiamo fare e i poteri che governano il mondo. Come tentare di incrinarli prima che ci sfracellino? questo e' il vero interrogativo. La risposta e' in una nuova politica, non la realpolitik. Ha scritto Rossana Rossanda ("La rivista del manifesto", marzo 2004): "La politica si determina sui rapporti di forza esistenti. Non mi basta elencarli, devo guardare dove e come si formano, chiamarli per nome da una parte e dall'altra, verificando i miei strumenti di analisi come in ogni ricerca e tenendo ben chiaro che questo avviene sul vivo in una societa' globale, complessa e mobile. Ascoltando e dandoci un'organizzazione che imponga una propria rappresentanza nelle sedi dove i poteri sono aggredibili. Sappiamo che organizzazione e rappresentanza sono fragili e pericolose, ma e' una consapevolezza preziosa. E se lo dimenticassimo c'e' un movimento che lo ricorderebbe. Sappiamo anche che la rappresentanza ha un limite, ma e' il solo mezzo per permettere o bloccare quel degenerare dei poteri che, come Bush negli Usa o Berlusconi da noi, riducono il nostro spazio di esistenza, spingendoci con le spalle al muro". 9. LETTURE. AA. VV.: LA SCELTA. DALLA RESISTENZA ALLA LIBERAZIONE AA. VV., La scelta. Dalla Resistenza alla Liberazione, suppl. a "L'Unita'", Roma 2005, pp. 190, euro 5,90. Una raccolta di interventi e materiali di grande interesse, a cura di Antonio Cassara' con la collaborazione di Elena Castelli e Letizia Perciaccante; con testimonianze, tra molti altri (illustri studiosi, sindaci di citta' martiri, autorita' istituzionali e morali), di Oscar Luigi Scalfaro, Raimondo Ricci, Bianca Guidetti Serra, Lucia Testori, Giorgio Bocca, Rosario Bentivegna, Fernando Gattini, Renato Drovandi, Guido Fubini, Massimo Rendina. 10. LETTURE. AA. VV. (A CURA DI): LIRICI EUROPEI DEL CINQUECENTO AA. VV. (a cura di), Lirici europei del Cinquecento. Ripensando la poesia del Petrarca, Rizzoli, Milano 2004, pp. 1376, euro 22. Una vastissima ricognizione della lirica europea del XVI secolo generata dalla lezione petrarchesca: un'antologia corredata da ampi saggi interpretativi, con molte preziose sorprese. I benemeriti curatori sono Gian Mario Anselmi, Keir Elam, Giorgio Forni, Davide Monda, con pagine di Martin Rueff e di Roberto Roversi, e con la collaborazione di Alberto Calciolari, Federico Cinti, Salvatore Ritrovato, Marco Veglia, Roberto Gigliucci, Franco Tomasi, Paolo Zaja, Francesco Ferretti, Andrea Zinato, Roberto Mulinacci, Luca Rossi. 11. LETTURE. FRANCO BARBERO: PERCHE' RESTO... Franco Barbero, Perche' resto... Elementi per una proposta di ecclesiogenesi, Associazione Viottoli, Pinerolo (To) 2003, pp. 80, s. i. p. Una intensa riflessione sui diritti umani nel dibattito teologico muovendo dalla documentazione della vicenda del provvedimento di "dimissione dalla stato clericale" da cui don Franco Barbero - una delle voci piu' vive del movimento delle comunita' cristiane di base - e' stato colpito nel 2003; e insiema la proposta di una "convivalita' delle differenze", per "chiudere per sempre la lunga stagione delle guerre di religione vivendo la propria identita' di fede con un cuore accogliente e planetario, fuori da ogni codice di superiorita'". Per richieste: tel. 0121322339, o anche 0121500820, e-mail: info at viottoli.it, sito: www.viottoli.it 12. LETTURE. FRANCO CAMBI: LE PEDAGOGIE DEL NOVECENTO Franco Cambi, Le pedagogie del Novecento, Laterza, Roma-Bari 2005, pp. X + 228, euro 18. Nella benemerita collana laterziana dei "Manuali di base" un'ampia ed agile ricognizione del panorama della riflessione e delle pratiche pedagogiche novecentesche scritta da uno degli studiosi piu' noti ed apprezzati, docente di filosofia dell''educazione e di storia della pedagogia all'Universita' di Firenze. 13. LETTURE. JOHN ESMOND FOX: SPAGHETTI E FILO SPINATO John Esmond Fox, Spaghetti e filo spinato, Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 2002 (seconda edizione riveduta), pp. 208, euro 10. La testimonianza del sergente britannico John Esmond Fox, prigioniero di guerra in Italia, in uno dei sempre appassionanti volumi della utilissima collana di memorialistica "E si divisero il pane che non c'era", curata dagli studenti, gli insegnanti e il preside del Liceo scientifico statale "E. Fermi" di Sulmona; collana che propone libri di intensa e rigorosa testimonianza "sulla seconda guerra mondiale e su quel singolare fenomeno di spontanea solidarieta' delle popolazioni peligne, e italiane in genere, nei confronti di migliaia di prigionieri alleati fuggiti, dopo l'armistizio, dai campi di concentramento e pervicacemente cacciati dalle truppe d'occupazione tedesche". Per richieste: Edizioni Qualevita, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. 3495843946, o anche 0864460006, o ancora 086446448; e-mail: sudest at iol.it o anche qualevita3 at tele2.it; sito: www.peacelink.it/users/qualevita 14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 15. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 922 del 7 maggio 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
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