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La nonviolenza e' in cammino. 900
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 900
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 15 Apr 2005 00:08:49 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 900 del 15 aprile 2005 Sommario di questo numero: 1. Farid Adly: La forza dei cuori 2. Pasquale Pugliese: Breve itinerario all'interno dei conflitti nella relazione educativa 3. Maria Luigia Casieri (a cura di): Alcune opere di e su Jerome S. Bruner 4. Maria Luigia Casieri (a cura di): Alcune opere di e su Aleksandr Romanovic Lurija 5. Maria Luigia Casieri (a cura di): Alcune opere di e su Lev Semenovic Vygotskij 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento 7. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. FARID ADLY: LA FORZA DEI CUORI [Farid Adly, autorevole giornalista (apprezzato collaboratore del "Corriere della sera", "Il manifesto", Radio popolare di Milano, ed altre notissime testate) e prestigioso militante per i diritti umani, e' direttore dell'agenzia-stampa "Anbamed. Notizie dal Mediterraneo" (per contatti: anbamed at katamail.com); alcuni giorni fa ad Acquedolci, il centro siciliano in cui vive e lavora, ha subito una grave intimidazione mafiosa: e' stato minacciato di morte per impedirgli di svolgere il suo lavoro di inchiesta, documentazione e denuncia, con particolar riferimento alla sua concreta azione in difesa dell'ambiente, della legalita', dei diritti di tutti. Per piu' dettagliate informazioni cfr. anche il n. 890 di questo notiziario; per contatti ed informazioni ulteriori: tel. 3398599708, o anche 0941730053, e-mail: anbamed at katamail.com Questa sera, venerdi' 15 aprile, alle ore 21, nella piazza del municipio di Acquedolci, il centro dei Nebrodi in provincia di Messina in cui Farid Adly vive e lavora, lui e Claudio Fava, figlio del martire della resistenza antimafiosa Pippo Fava e parlamentare europeo, terranno un comizio che costituira' una risposta democratica e nonviolenta all'intimidazione mafiosa di cui Farid Adly e' stato oggetto alcuni giorni fa, quando uno sconosciuto lo ha esplicitamente minacciato di morte per la sua attivita' giornalistica di inchiesta e di denuncia contro la devastazione ambientale, per la difesa della biosfera, della legalita' e della democrazia, per i diritti di tutti. E' importante che all'incontro vi sia un'ampia partecipazione; rinnoviamo l'invito a tutte le persone amiche della nonviolenza e impegnate contro il potere mafioso che ne hanno la possibilita' a partecipare e a promuovere la partecipazione] Grazie di cuore a tutti voi che mi avete protetto con le vostre dolci espressioni di solidarieta'. Non credo ancora ai miei occhi: sono forse in un sogno. Questa sensazione e' per tutti e due gli eventi: la minaccia e la solidarieta'. * La minaccia non aveva senso, perche' non ho fatto male a nessuno. Ho semplicemente chiesto al sindaco del mio paese di muoversi per evitare ulteriori danni all'ambiente nelle nostre belle valli ai piedi dei Nebrodi e di fronte alle isole Eolie. La difesa della natura e dell'ambiente per garantire una vita migliore per noi e per le future generazioni dovrebbe essere nel cuore di ciascuno. * L'altra meraviglia, positiva questa volta, per il fiume di telegrammi, lettere, e-mail, sms e telefonate da Acquedolci, dalla Sicilia, dall'Italia e da molti altri paesi (Eritrea, Sud Africa, Mozambico, Tanzania, Hong Kong, Francia, Stati Uniti...). Non ho fatto nulla per meritare tutto questo. E' la bonta' dei cuori del mondo del pacifismo, dell'ambientalismo e della nonviolenza. La solidarieta' umana che ho ricevuto dalla gente semplice di Acquedolci e' la cosa piu' bella che abbia mai vissuto. Il luogo comune vorrebbe che la gente siciliana sia omertosa. Non c'e' bugia piu' grande di questa affermazione. La mia casa e' stata invasa da visite di persone amiche e di altre mai conosciute, semplicemente incontrate per strada. Una signora mi ha portato un bigliettino: mi ha detto che non intendeva portare soltanto parole di solidarieta', voleva lasciare un segno indelebile di riconoscenza con una testimoniana scritta e firmata. E' stato commovente. * Il fatto della minaccia ha lasciato un segno nella mia vita quotidiana. Ringrazio prima di tutto mia moglie Mariangela, per la sua pazienza e la sua calma. In una famiglia in cui i compiti casalinghi sono condivisi equamente, non e' facile trovarsi a sostenere oltre agli impegni legati alla presenza di due gemelli di 7 anni, oltre al proprio lavoro fuori, anche questo peso ulteriore. Ringrazio anche i miei due cari Ali' Amerigo e Ismail Emiliano, che si sono fatti venire la febbre per potermi dare la possibilita' di cambiare abitudini quotidiane: l'abbicci' della nonviolenza infatti raccomanda di non agitarsi e di cambiare le abitudini di tutti i giorni. Con la scuola dei bambini un tale cambiamento non sarebbe stato possibile. Lasciarli a casa e' servito anche a proteggerli e limitare l'esposizione al rischio di acquisire in modo violento la notizia di minacce al papa', che nella loro tenera eta' non sarebbe ne' comprensibile ne' tantomeno sostenibile. * A due settimane dal fatto, posso riaffermare senza ripensamenti un concetto che ho gia' espresso pubblicamente: la nonviolenza e' condivisione e perdono. Ho perdonato umanamente la persona che mi ha minacciato. E' una persona che lavora duramente per strappare il pane per la famiglia. Il male che mi ha fatto e' enorme. Io non gli ho fatto del male ne' prima della minaccia, ne' credo di poterglielo provocare in seguito. Lungi da me il pensiero della vendetta. Credo che questa persona sia stata uno strumento nelle mani di altri. E' stato caricato come un orologio meccanico e poi lasciato andare per la sua strada. Questi uomini del potere sanno quel che fanno. Il Dio in cui credono li giudichera'. Cordialmente, Farid Adly 2. FORMAZIONE. PASQUALE PUGLIESE: BREVE ITINERARIO ALL'INTERNO DEI CONFLITTI NELLA RELAZIONE EDUCATIVA [Ringraziamo Pasquale Pugliese (per contatti: puglipas at interfree.it) per averci messo a disposizione questo intervento apparso a puntate su "Azione nonviolenta" nei fascicoli da gennaio ad aprile 2005. Pasquale Pugliese, educatore presso i Gruppi educativi territoriali del Comune di Reggio Emilia, dove risiede, laureato in filosofia con una tesi su Aldo Capitini, e' impegnato nel Movimento Nonviolento, nella Rete di Lilliput ed in numerose iniziative di pace; e' stato il principale promotore dell'iniziativa delle "biciclettate nonviolente"] Il punto di partenza Alla domanda "Che cosa evoca in voi la parola conflitto?" rivolta ad un gruppo di insegnanti delle scuole elementari e medie di Reggio Emilia, con la tecnica del brainstorming, 25 risposte sono costituite da parole con accezione esplicitamente negativa (da disagio a morte, passando per guerra, sangue, violenza, ecc.) e solo 13 hanno accezione positiva o, almeno, neutra (1). La disparita' quantitativa e qualitativa tra i due gruppi di parole dimostra da un lato quanto sia connotata a tinte fosche l'idea diffusa di conflitto, anche nei contesti educativi, e dall'altro quanta ansia susciti dal punto di vista emozionale il dover far fronte ad un conflitto reale. All'origine di questi dati, insieme ad elementi piu' soggettivi, possiamo individuare due questioni di carattere generale relative al nostro rapporto con il conflitto: 1. l'accezione semantica negativa che la nostra cultura assegna a questo concetto ed alla parola che lo esprime. Come dimostra il brainstorming, nel linguaggio comune - a cominciare dai mass media - conflitto e' infatti "normalmente" considerato sinonimo di guerra, se non sempre guerra "armata" (almeno nei conflitti in ambito educativo) sicuramente guerra psicologica. Gli studi sui conflitti definiscono invece quest'ultima una degenerazione patologica dei conflitti, uno dei suoi esiti possibili se non affrontato costruttivamente/creativamente, in una parola: nonviolentemente (2). 2. il fatto che esso sia sempre considerato un gioco a somma 0. Nella teoria dei giochi, infatti, i conflitti hanno diversi esiti possibili di cui quello vincente-perdente (ossia a somma 0: +1 -1 = 0) e' solo uno dei tre modelli, pur essendo dominante nel nostro immaginario. Gli altri due sono il perdente-perdente (ossia a somma negativa: -1 -1 = - 2), che caratterizza l'esito della maggior parte dei conflitti degenerati in guerre, e il vincente-vincente (a somma positiva: +1 +1 = 2), che dovrebbe caratterizzare almeno l'esito dei conflitti in ambito educativo. * La stella polare La nostra proposta di viaggio all'interno dei conflitti nelle relazioni educative prende il via pertanto da un assunto principale, da una tesi, contraria a quelle diffusamente espresse, che trova tuttavia ormai autorevole riscontro tanto in letteratura quanto nella buona sperimentazione pedagogica: il conflitto non solo e' una componente normale della relazione umana - e dunque anche di quella educativa - ma ne e' una componente essenziale e anzi fortemente positiva. Partendo da questa stella polare, il nostro viaggio segue un itinerario verso una meta, non certo da raggiungere subito ma almeno da giungere ad avvistare. * La meta del viaggio La meta del viaggio e' imparare a convivere con i conflitti, valorizzandoli e facendone occasione di crescita per tutti coloro che vi sono coinvolti: ossia cominciare a considerare il conflitto come risorsa, come generatore di energia che va impiegata positivamente. Come in tutti i viaggi verso luoghi piu' o meno ignoti, per poter partire e' necessario dotarsi di una borsa contenente una bussola e un dizionario, che ci consentano un primo orientamento. In questa proposta di viaggio ci pare particolarmente utile: a) dotarsi di un nuovo alfabeto per dire il conflitto, cominciando per esempio a non parlare piu' di risoluzione del conflitti - perche' la maggior parte di essi difficilmente possono essere veramente risolti - ma della loro trasformazione da potenzialmente distruttivi in potenzialmente costruttivi per tutti i soggetti che vi sono coinvolti; b) appropriarsi (e qui entriamo gia' in medias res) di una nuova alfabetizzazione teorica e pratica al conflitto in modo da acquisire e - consequenzialmente - far acquisire ai ragazzi la capacita' di starci dentro costruttivamente/creativamente, ossia nonviolentemente. Come dice con un felice gioco di parole il Centro psicopedagogico per la pace, imparare a so-stare nei conflitti (3). * Quale stile educativo Dotarsi di questi strumenti di viaggio, di questo abito mentale, e' una sfida enorme ma imprescindibile all'interno di una societa' che diventa sempre piu' densa di complessita' culturali, etniche e sociali, e dunque sempre piu' conflittuale a tutti i livelli. A cominciare da quello educativo in generale e scolastico in particolare. Si tratta, sul piano specificamente pedagogico, di cominciare ad assumere uno stile educativo che metta in conto che non esiste piu' un ordine da ristabilire dopo la perturbazione, ma che la perturbazione continua e' il nuovo ordine (un esempio plastico del nuovo e inedito scenario di normale perturbazione a cui gli insegnanti devono fare fronte e' dato dall'ingresso continuo nelle classi della scuola dell'obbligo, durante il corso dell'anno, degli studenti stranieri neo-arrivati, principianti assoluti in lingua italiana, che rimettono sempre di nuovo in discussione la programmazione didattica e l'assetto, anche relazionale, del gruppo-classe). Si tratta insomma di assumere sul serio e fino in fondo la sfida della complessita' (4) e, ne' piu' ne' meno, di provare a realizzare un cambiamento di paradigma culturale nell'approccio educativo ai conflitti. A questo punto potrebbe sorgere il dubbio se e' utile partire dal cambiamento di paradigma culturale per affrontare meglio i conflitti reali. La risposta e' che probabilmente cio' e' necessario ma non sufficiente, in quanto strutturare una nuova interpretazione della realta' e' il passaggio necessario che ci consente di aprire consapevolmente nuove piste di ricerca verso modalita' nuove - e si spera sufficienti - di azione, in sintonia con la nuova visione. * La giusta direzione Compreso piu' o meno qual e' il luogo verso il quale vogliamo spingerci, per avanzare realmente e' necessario imboccare la direzione giusta, quella che puo' condurci alla meta. Ossia assumere i due elementi concettuali di fondo che si situano a monte del nuovo paradigma: 1. il conflitto e' segno di vita, ovvero dove non c'e' conflitto c'e' la "pace perpetua". Lo stesso Immanuel Kant, il grande filosofo illuminista tedesco, defini' infatti - con voluto umorismo - Progetto per una pace perpetua il suo celebre saggio politico che auspicava il superamento dei conflitti nell'Europa post-rivoluzionaria. Una importante lezione sulla dimensione vitale del conflitto deriva invece dalla cultura delle donne e dalla loro riflessione sul parto come metafora del conflitto. Parto doloroso e faticoso, nel quale entrano in conflitto profondo i corpi della donna e del nascituro (un vero corpo a corpo) il quale, affrontato con amore, si trasforma in creazione di nuova vita. 2. il conflitto e' segno di relazione sana, ovvero dove non c'e' conflitto c'e' autoritarismo o collusione. Ricordo ancora l'assenza di conflitto nella mia scuola elementare, frequentata circa 25 anni fa in un paese del Sud Italia, dove l'insegnante, accanto al gesso e al cancellino, teneva sulla cattedra (rialzata da terra da uno zoccolo in legno di circa 20 centimetri) una verga sempreverde, perche' sempre prontamente sostituita man mano che veniva rotta sulle mani e sulle braccia dei bambini. Ma segnaliamo anche l'assenza di conflitto all'estremo educativo opposto, quello che vede il rapporto alla pari tra educandi ed educatori, i quali pur di sopravvivere rinunciano a pezzi sempre crescenti di autorevolezza, fino alla vera e propria collusione che annulla il conflitto e, insieme, annulla anche quelle opportunita' educative indispensabili fornite da "i no che aiutano a crescere" (5). La presenza dei conflitti nella relazione educativa indica, al contrario, la giusta distanza da questi due poli specularmente viziati e rappresenta il prerequisito per potersi esercitare alla loro trasformazione nonviolenta, ossia per farne occasione di migliore conoscenza reciproca e di crescita relazionale per tutti. Questi punti di riferimento del nuovo paradigma diventano determinanti per agire nella relazione educativa dentro i conflitti, sia quando si e' coinvolti come parte in causa (nei confronti di ragazzi, delle loro famiglie, dei colleghi, dell'istituzione), sia quando l'educatore interviene come terza parte, ossia come mediatore. Tanto nell'un caso che nell'altro il modo nel quale ci si muove nel conflitto e' fortemente educativo. Cio' per almeno due ordini di ragioni che in questa sede possiamo solo enunciare, rinviando agli studi specifici per il loro approfondimento (6): a) perche' i ragazzi imparano molto e bene dai conflitti nei quali sono coinvolti; b) perche' essi guardano a noi e alla nostra coerenza tra il dire e il fare, anche nella gestione dei nostri conflitti personali. * Le mappe concettuali Giunti ormai nelle vicinanze del nuovo territorio dei conflitti, per orientarci al suo interno puo' essere utile dotarci ancora di alcune mappe concettuali, cioe' di alcuni strumenti di lettura e di alcuni criteri di azione che nell'ambito degli studi e delle sperimentazioni sui conflitti sono ormai stati messi a punto, ed assieme ai quali muovere i primi passi. Un elemento preliminare all'avvio del primo passo dentro il complesso mondo dei conflitti e' dato dalla scelta dei tempi dell''ntervento. Accorgersi di un conflitto quando ne e' gia' in atto una degenerazione violenta significa limitare di molto la possibilita' di trasformarlo in maniera costruttiva. Occorre allora prevenire la degenerazione patologica del conflitto, cioe' le diverse forme della violenza, esercitando la propria sensibilita' al riconoscimento precoce dei conflitti. Ossia, seguendo lo schema dell'escalation della violenza proposto da Pat Patfoort (7), avvertire il conflitto al di sotto della soglia che segna il passaggio dalla fase verbale alla fase fisica. Quanto piu' la sensibilita' sara' affinata, tanto piu' sara' possibile riconoscere per tempo l'avvio dell'escalation del conflitto e, se utile e necessario, intervenire ai primi segnali indicatori per aiutare a trasformarlo in un'esperienza relazionale arricchente per coloro che ne sono coinvolti. A questo scopo puo' risultare molto utile esercitarsi ad affinare l'ascolto attivo, cioe' quella forma di presenza nella relazione che ci consente di avere le antenne drizzate e sensibili per cogliere le sfumature della comunicazione (8). In questa direzione possono risultare di grande aiuto le sette regole dell'arte di ascoltare, proposte da Marianella Sclavi: 1. Non avere fretta di arrivare a delle conclusioni. Le conclusioni sono la parte piu' effimera della ricerca. 2. Quel che vedi dipende dal tuo punto di vista. Per riuscire a vedere il tuo punto di vista, devi cambiare punto di vista. 3. Se vuoi comprendere quel che un altro sta dicendo, devi assumere che ha ragione e chiedergli di aiutarti a vedere le cose e gli eventi dalla sua prospettiva. 4. Le emozioni sono degli strumenti conoscitivi fondamentali, se sai comprendere il loro linguaggio. Non ti informano su cosa vedi, ma su come guardi. Il loro codice e' relazionale e analogico. 5. Un buon ascoltatore e' un esploratore di mondi possibili. I segnali più importanti per lui sono quelli che si presentano alla coscienza come al tempo stesso trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti, perche' incongruenti con le proprie certezze. 6. Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del pensiero e della comunicazione. Affronta i dissensi come occasioni per esercitarsi in un campo che lo appassiona: la gestione creativa dei conflitti. 7. Per divenire esperto nell'arte di ascoltare devi adottare una metodologia umoristica. Ma quando hai imparato ad ascoltare, l'umorismo viene da se' (9). * I primi passi A questo punto siamo veramente pronti e possiamo cominciare a muovere i primi sei passi che aiutano ad affrontare creativamente i conflitti. Non sei ricette, ma sei atteggiamenti proposti da Daniele Novara: I. Ricorda che il conflitto e' un problema da gestire, e non una guerra da combattere. In realta', specialmente in ambito educativo, succede spesso che gli educatori siano piu' propensi ad abolire il conflitto contrastando direttamente chi lo porta che non cercando di affrontare la situazione. Questo primo passo fornisce all'educatore l'occasione di cambiare la prospettiva, prendere atto dell'esistenza di una situazione critica e cercare di affrontarla. II. Conta fino a dieci prima di agire. Questo passo riguarda la dimensione temporale, la capacita' di aspettare il momento giusto, prendere tempo, evitare le reazioni impulsive e compulsive. E' un'indicazione di grande utilita' tattica e strategica. Tutte le volte che si puo' evitare una reazione immediata si rafforza la possibilita' che una provocazione possa essere trasformata in un'esperienza di apprendimento. III. Non fare muro contro muro. Questo ci ricorda il momento trasformativo del conflitto, la possibilita' di elaborare la provocazione in senso non simmetrico, trovando una strada diversa da quella che la provocazione suggerisce. E' un momento sdrammatizzante: quando c'e' tensione il primo passo da fare e' abbassare il livello della tensione, consentire la decantazione, evitare l'avvitamento e il frequente deragliamento dai contenuti stessi del conflitto. IV. Rispetta i contenuti del conflitto. Questo punto e' strettamente collegato al punto precedente, e invita a evitare le "risposte tangenziali", molto diffuse nella comunicazione conflittuale distorta. Quando non si riesce ad assumere il problema in quanto tale, ma si rimanda sempre a un quadro generale, a una situazione precedente, a un contesto di antipatia o simpatia personale, si ricorre a risposte tangenziali. V. Evita il giudizio stigmatizzante; sperimenta la critica costruttiva. Ci sono due dimensioni nella gestione educativa del conflitto particolarmente importanti: la dimensione dell'ascolto e la dimensione del contenimento. Questa e' la dimensione dell'ascolto. Il giudizio e' il contrario dell'ascolto. VI. Sappi dire di no, quando occorre. Saper dire di no vuol dire mantenere sempre la propria idea, il proprio punto di vista, conoscere il proprio valore. Nel rapporto educativo, gli educatori devono assumere la capacita' di dire di no, tollerando anche la frustrazione che questo dire di no comporta nei ragazzi, per uscire da un rapporto di amichevolezza che rischia di essere molto pericoloso (10). * In sostegno al cammino Mentre ci esercitiamo nei primi incerti passi sul terreno dell'approccio nonviolento ai conflitti, possiamo cominciare a fare ricorso ad alcune semplici e immediate strategie, messe in pratica quotidianamente in alcune esperienze della pedagogia extrascolastica (11). Le quali, avendo come focus educativo la relazione e operando spesso su dinamiche conflittuali, rappresentano contesti di sperimentazione privilegiata di intervento e di riflessione sui conflitti. Alcune di queste strategie potrebbero essere recuperate e riadattate anche all'interno dei contesti scolastici: - Costruire contesti spazio/temporali per accogliere i conflitti. Prevedere un luogo, diverso da quello dove si svolgono le attivita' strutturate, piu' familiare ed accogliente; ed un tempo (per esempio l'assemblea o i colloqui individuali), dove i ragazzi possano raccontare liberamente il conflitto, sapendo che qualcuno ha tempo ed interesse ad ascoltarne le ragioni, senza temere sbocchi necessariamente punitivi. - Impostare riti per affrontare i conflitti. Quando tra due o piu' esplode un conflitto, interrompere la normale attivita' e far riflettere i ragazzi su cio' che e' accaduto e perche'. Si tratta di una ritualizzazione sperimentata, per esempio, in alcuni percorsi di psicomotricita': le prime volte i ragazzi sono restii a mettersi in cerchio e a parlare, ma alla fine dell'anno diventa prassi normale che svolgono spontaneamente. - In casi complessi usare la tecnica del teatro-forum. In situazioni conflittuali piu' complesse e incancrenite, magari con piu' ragazzi coinvolti, risulta utile provare la tecnica del teatro-forum (propria del Teatro dell'Oppresso di Augusto Boal (12)) che consente di "mettere in scena" il proprio conflitto, per distanziarsene e vedere come altri "spett-attori" lo affronterebbero. - Dopo la fase acuta recuperare la relazione. Se l'intervento dell'adulto all'interno di un conflitto vede un rimprovero o una punizione significativa, diventa fondamentale recuperare la relazione personale tra l'educatore ed il ragazzo. Occorre trovare il modo di operare quella ricucitura che difficilmente puo' partire dal ragazzo, ma che consente a lui di comprendere meglio le ragioni dell'intervento dell'adulto e di essere rassicurato sulla r-esistenza della relazione. - Chiedere scusa. Spesso i ragazzi non sono abituati a confrontarsi con adulti capaci di riconoscere ed ammettere i propri errori. E' percio' un apprendimento importante che adulti significativi lo facciano con loro. - Narrare per iscritto il proprio conflitto. Infine un suggerimento per gli insegnanti coinvolti in un conflitto: per prenderne le distanze emotivamente e magari riuscire a leggerlo anche dal punto di vista dell'altro, raccontarlo a se stessi mettendolo per iscritto. E' una tecnica che, se sviluppata, puo' portare a un vero e proprio diario dei conflitti, utile strumento di conoscenza e lavoro su di se' e sulle proprie modalita' d'intervento nei conflitti. * Infine, durante il viaggio... ... scopriamo che l'educazione ai conflitti e' in verita' autentica educazione alla pace, perche' la via della pace e' la nonviolenza e la nonviolenza e' propriamente l'arte di trasformare i conflitti da distruttivi in costruttivi (13). * Note 1. Ecco l'elenco completo delle parole (esperimenti analoghi condotti in altri luoghi e con altri insegnanti e/o educatori hanno dato risultati simili): disagio, rabbia, lotta, grido, silenzio, scontro, conflitto interiore, incomprensione, contrasto, guerra, tensione, dolore, difficolta', impotenza, stanchezza, esasperazione, esitamento, rivalita', finzione, battaglia, morte, sangue, violenza, disordine/caos, aggressivita'; creativita', opposti, diversita', apparenza, necessita', coppia, realta', crescita, scoperta, confronto, energia, liberta', possibilita'. 2. Arielli E., Scotto G., Conflitti e mediazione, Bruno Mondatori, Milano 2003. 3. "Centro psicopedagogico per la pace" di Piacenza, sito: www.cppp.it 4. Vedi intervista a Edgard Morin, "Educazione e globalizzazione", in Tracce di educativa territoriale, Reggio Emilia 2003. 5. Phillips A., I no che aiutano a crescere, Feltrinelli, Milano 2002. 6. Vedi almeno Nigris E., I conflitti a scuola, Bruno Mondatori, Milano 2002. 7. Patfoort P., Costruire la nonviolenza. Per una pedagogia dei conflitti, La meridiana, Molfetta 2000? 8. Cfr. Watzlawik P., et alii, Pragmatica della comunicazione umana, Astrolabio, Roma 1971. 9. Sclavi M., Arte di ascoltare e mondi possibili Bruno Mondadori, Milano 2003. 10. Novara D., L'alfabetizzazione al conflitto come educazione alla pace, in www.cppp.it 11. Mi pare significativa in questo senso l'esperienza dei Gruppi educativi territoriali di Reggio Emilia (sulla cui esperienza sono in via di pubblicazione, presso le Edizioni Gruppo Abele, gli atti del convegno "Progettare futuri") presso i quali lavoro e dal cui progetto traggo le indicazioni seguenti. 12. Boal A., Il poliziotto e la maschera. Giochi, esercizi e tecniche del teatro dell'oppresso, La meridiana, Molfetta 1996. 13. Galtung J., La trasformazione nonviolenta dei conflitti, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2000. 3. MATERIALI. MARIA LUIGIA CASIERI (A CURA DI): ALCUNE OPERE DI E SU JEROME S. BRUNER [I materiali bibliografici seguenti sono stati gia' proposti nel notiziario "Educarsi alla pace" nel dicembre 2004. Tutti sono estratti - notevolmente sintetizzandolo - dal vasto repertorio bibliografico incluso come allegato documentario nel quarto volume di Maria Luigia Casieri, Il contributo di Emilia Ferreiro alla comprensione dei processi di apprendimento della lingua scritta, 5 voll., Viterbo 2004. Le sezioni a-c sono estratte dal web con lievi revisioni, le successive sezioni d-h sono un'elaborazione dell'autrice. Maria Luigia Casieri (per contatti: nbawac at tin.it), nata a Portici (Na) nel 1961, insegna nella scuola dell'infanzia ed e' una delle principali animatrici del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo. Ha organizzato a Viterbo insieme ad altri il "Tribunale per i diritti del malato"; assistente sociale, ha svolto un'esperienza in Germania nell'ambito dei servizi di assistenza per gli emigrati italiani; rientrata in Italia si e' impegnata nel settore educativo; per dieci anni ha prestato servizio di volontariato in una casa-famiglia per l'assistenza ai minori; dal 1987 e' insegnante di ruolo nella scuola per l'infanzia; ha preso parte a varie iniziative di pace, di solidarieta', per i diritti; ha tenuto relazioni a convegni e corsi di aggiornamento, e contribuito a varie pubblicazioni. Opere di Maria Luigia Casieri: Il contributo di Emilia Ferreiro alla comprensione dei processi di apprendimento della lingua scritta, 5 voll., Viterbo 2004] a. Libri di Jerome S. Bruner Amsterdam, A. G., & Bruner, J. (2000). Minding the law. Cambridge, MA: Harvard University Press. Bornstein, M. H., & Bruner, J. S. (Eds.). (1989). Interaction in human development. Hillsdale, NJ: Lawrence Erlbaum Associates. Bruner, J. S. (1943). Public thinking on post-war problems. Washington, DC: National Planning Association. Bruner, J. S. (1944). Mandate for the people. New York: Duell, Sloan & Pearce. Bruner, J. (1960). The process of education. Cambridge, MA: Harvard University Press. (reprinted 1977). Bruner, J. (1962). On knowing: Essays for the left hand. Cambridge, MA: Harvard University Press. (reprinted 1979). Bruner, J. (1966). Toward a theory of instruction. Cambridge, MA: Belknap Press of Harvard University Press. Bruner, J. (1968). Processes of cognitive growth: Infancy (Heinz Werner Lectures). Worcester, MA: Clark University Press. Bruner, J. S. (1971). The relevance of education. Oxford, UK: W. W. Norton. Bruner, J. S. (1973). Beyond the information given: Studies in the psychology of knowing. Oxford, UK: W. W. Norton. Bruner, J. S. (1977). The process of education. Cambridge, MA: Harvard University Press. Bruner, J. S. (1980). Under five in Britain. Ypsilanti, MI: High Scope Press. (Oxford Preschool Research Project, vol. 1). Bruner, J. (1983). Child's talk: Learning to use language. New York: Norton. Bruner, J. S. (1983). In search of mind: Essays in autobiography. New York: Harper & Row. Bruner, J. (1986). Actual minds, possible worlds. Cambridge, MA: Harvard University Press. Bruner, J. (1991). Acts of meaning. Cambridge, MA: Harvard University Press. Bruner, J. (1996). The culture of education. Cambridge, MA: Harvard University Press. Bruner, J. (2002). Making stories: Law, literature, life. New York: Farrar, Strauss and Giroux. Bruner, J. S., Brunswik, E., Festinger, L., Heider, F., Meuenzinger, K. F., Osgood, C. E., & Rapaport, D. (1957). Contemporary approaches to cognition: A report of a symposium at the University of Colorado, May 12-14, 1955. Cambridge, MA: Harvard University Press. Bruner, J. S., Goodnow, J. J., & Austin, G. A. (1956). A study of thinking. New York: Wiley. (Reissued 1986 by Transaction Books, New Brunswick, NJ, as Citation Classic). Bruner, J., & Haste, H. (Eds.). (1987). Making sense: The child's construction of the world. New York: Methuen. Bruner, J. S., Jolly, A., & Sylva, K. (Eds.). (1976). Play: Its role in evolution and development. New York: Basic Books. Bruner, J. S., & Krech, D. (Eds.). (1950). Perception and personality: A symposium (1949, Denver). Durham, NC: Duke University Press. Bruner, J. S., Olver, R. R., & Greenfield, P. M. (1966). Studies in cognitive growth. New York: Wiley. Connolly, K., & Bruner, J. (Eds.). (1974). The growth of competence. Oxford, UK: Academic Press. Smith, M. B., Bruner, J. S., & White, R. W. (1956). Opinions and personality. New York: John Wiley. * b. Saggi di Jerome S. Bruner in volumi collettanei Bruner, J. S (1987). Prologue to the English edition. In R. W. Rieber & A. S. Carton (Eds.), The collected works of L. S. Vygotsky. Vol. 1 (pp. 1-16). New York: Plenum Publishing. Bruner, J. S. (1993). Explaining and Interpreting: Two ways of using mind. In G. Harman (Ed.), Conceptions of the human mind: Essays in honor of George A. Miller (pp. 123-137). Hillsdale, NJ: Lawrence Erlbaum Associates. Bruner, J. S. (1994). Life as narrative. In A. H. Dyson & C. Genishi (Eds.), The need for story: Cultural diversity in classroom and community (pp. 28-37). Urbana, IL: National Council of Teachers of English. Bruner, J. S. (1994). The "remembered self". In U. Neisser & R. Fivush (Eds.), The remembering self: Construction and accuracy in the self-narrative. Cambridge, UK: Cambridge University Press. Bruner, J. S. (1995). Meaning and self in cultural perspective. In D. Barkhurst & C. Sypnowich (Eds.), The social self (pp. 18-29). London: Sage Publications. Bruner, J., & Feldman, C. F. (1996). Group narrative as a cultural context of autobiography. In D. C. Rubin (Ed.), Remembering our past: Studies in autobiographical memory (pp. 291-317). New York: Cambridge University Press. Bruner, J. (1996). Frames for thinking: Ways of making meaning. In D. R. Olson & N. Torrance (Eds.), Modes of thought: Explorations in culture and cognition (pp. 93-105). New York: Cambridge University Press. Bruner, J. (1997). A narrative model of self-construction. In J. G. Snodgrass, & R. L. Thompson (Eds.), The self across psychology: Self-recognition, self-awareness, and the self concept (pp. 145-161). New York: New York Academy of Sciences. Bruner, J. (1998). Narrative and metanarrative in the construction of self. In M. D. Ferrari, & R. J. Sternberg (Eds.), Self-awareness: Its nature and development (pp. 308-331). New York: The Guilford Press. Bruner, J. (1999). Infancy and culture: A story. In S. Chaiklin, M. Hedegaard, et al., (Eds.), Activity theory and social practice (pp. 225-234). Aarhus N, Denmark: Aarhus University Press. Bruner, J. (1999). Prologue to the English edition of The Collected Works of L. S. Vygotsky. In P. Lloyd, & C. Fernyhough (Eds.), Lev Vygotsky: Critical assessments: Future directions (Vol. IV; pp. 421-441). Florence, KY: Taylor & Francis/Routledge. (Also, in Rieber & Carton (Eds.), 1987). * c. Articoli di Jerome S. Bruner Allport, G. W., Bruner, J. S., & Jandorf, E. M. (1941). Personality under social catastrophe: Ninety life-histories of the Nazi revolution. Character & Personality: A Quarterly for Psychodiagnostic & Allied Studies, 10, 1-22. Bruner, J. S., & Allport, G. W. (1940). Fifty years of change in American psychology. Psychological Bulletin, 37, 757-776. Bruner, J. S. (1941). The dimensions of propaganda: German short-wave broadcasts to America. Journal of Abnormal & Social Psychology, 36, 311-337. Bruner, J. S. (1943). OWI and the American public. Public Opinion Quarterly, 7, 125-138. Bruner, J. S. (1944). Public opinion and America's foreign policy. American Sociological Review, 9, 50-56. Bruner, J. S. & Goodman, C. C. (1947). Value and need as organizing factors in perception. Journal of Abnormal Social Psychology, 42, 33-44. Available online at the Classics in the History of Psychology archive. Bruner, J. S. & Postman, L. (1947). Tension and tension-release as organizing factors in perception. Journal of Personality, 15, 300-308. Bruner, J. S. & Postman, L. (1949). On the perception of incongruity: A paradigm. Journal of Personality, 18, 206-223. Available online at the Classics in the History of Psychology archive. Bruner, J. S., & Sayre, J. (1941). Shortwave listening in an Italian community. Public Opinion Quarterly, 5, 640-656. Bruner, J. S. (1950). Social psychology and group processes. Annual Review of Psychology, 1, 119-150. Bruner, J. S. (1957). Neural mechanisms in perception. Psychological Review, 64, 340-358. Bruner, J. S. (1957). On perceptual readiness. Psychological Review, 64, 123-152. Bruner, J. S. (1958). A colloquy on the unity of learning. Daedalus, 87, 155-165. Bruner, J. S. (1965). The growth of mind. 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Savoir faire, savoir dire, PUF, Paris 1983 (IV ed.). * e. Alcune traduzioni in italiano Bruner, Jerome S., Autobiografia. Alla ricerca della mente, Armando, Roma 1984. Bruner, Jerome S., Dopo Dewey. Il processo di apprendimento nelle due culture, Armando, Roma 1985. Bruner, Jerome S., Il conoscere. Saggi per la mano sinistra (1964), Armando, Roma 1968, 1994. Bruner, Jerome S., Il linguaggio del bambino. Come il bambino impara ad usare il linguaggio (1983), Armando, Roma 1987. Bruner, Jerome S., Il pensiero. Strategie e categorie, Armando, Roma 1973. Bruner, Jerome S., Il significato dell'educazione, Armando, Roma 1982. Bruner, Jerome S., La mente a piu' dimensioni (1986), Laterza, Roma-Bari 1988, 1993. Bruner, Jerome S., Psicologia della conoscenza, vol. I, Percezione e pensiero, vol. II, Momenti evolutivi, Armando, Roma 1976. Bruner, Jerome S., Prime fasi dello sviluppo cognitivo, Armando, Roma 1985. Bruner, Jerome S., Verso una teoria dell'istruzione (1966), Armando, Roma 1967, 1988. Bruner, Jerome S., A. Jolly, K. Sylva (a cura di), Il gioco. Ruolo e sviluppo del comportamento ludico negli animali e nell'uomo, tomo I, La prospettiva evoluzionistica, tomo II, Il gioco in relazione agli oggetti e agli strumenti, tomo III, Gioco e realta' sociale, tomo IV, Il gioco in un mondo di simboli, Armando, Roma 1981. * f. Alcune traduzioni in portoghese Bruner, Jerome S., O processo da educacao, Edicoes 70, Lisboa, e anche Companhia Editora Nacional, Sao Paulo. Bruner, Jerome S., Para uma teoria da educacao, Relogio D'Agua, Lisboa. Bruner, Jerome S., Uma nova teoria da aprendizagem, Bloch, Rio de Janeiro. * g. Alcune traduzioni in spagnolo Bruner, Jerome S., El Proceso de la Educacion, Uteha, Mexico 1963. Bruner, Jerome S., Investigaciones sobre el Desarrollo Cognitivo, Pablo del Rio, Madrid 1966. Bruner, Jerome S., Hacia una Teoria de la Instruccion, Uteha, Barcelona 1972. Bruner, Jerome S., Accion, Pensamiento y Lenguaje, Alianza, Madrid 1984. Bruner, Jerome S., El Habla del Nino, Paidos, Barcelona 1986. Bruner, Jerome S., Realidad mental y mundos posibles, Gedisa, Barcellona 1988. Bruner, Jerome S., Desarrollo Cognitivo y Educacion, Morata, Madrid 1988. Bruner, Jerome S., La Educacion, Paidos, Barcelona 1988. Bruner, Jerome S., Actos de Significados. Mas alla' de la revolucion cognitiva, Alianza, Madrid 1990. Bruner, Jerome S., La Educacion, Puerta de la Cultura, Aprendizaje-Visor, Madrid 1997. Bruner, Jerome S., La Importancia de la Educacion, Paidos, Barcelona 1988. Bruner, Jerome S., R. Haste, La Elaboracion del Sentido. La construccion del mundo por el nino, Paidos, Barcelona 1990. * h. Alcune opere su Jerome S. Bruner Sersale, C. M., Jerome S. Bruner. Creativita' e struttura nella sua metodologia educativa, Armando, Roma 1978. Ornaghi, V., Groppo, M., "Viaggio attraverso la bibliografia di Jerome Bruner: Dagli anni della formazione alla psicologia culturale", in Archivio di Psicologia, Neurologia e Psichiatria, 59 (2), 1998, pp. 199-244. Shore, B., "Keeping the conversation going: An interview with Jerome Bruner", In Ethos, n. 25, 1997, pp. 7-62. 4. MATERIALI. MARIA LUIGIA CASIERI (A CURA DI): ALCUNE OPERE DI E SU ALEKSANDR ROMANOVIC LURIJA [I materiali bibliografici seguenti sono stati gia' proposti nel notiziario "Educarsi alla pace" nel dicembre 2004. Tutti sono estratti - notevolmente sintetizzandolo - dal vasto repertorio bibliografico incluso come allegato documentario nel quarto volume di Maria Luigia Casieri, Il contributo di Emilia Ferreiro alla comprensione dei processi di apprendimento della lingua scritta, 5 voll., Viterbo 2004. Per la traslitterazione del nome di Lurija abbiamo adottato quella piu' diffusa oggi in Italia: come e' noto la traslitterazione dei nomi dall'alfabeto cirillico a quello latino muta da paese a paese] a. Opere di Aleksandr R. Lurija Lurija, Aleksandr R., Autobiografia. Il farsi della mente, Armando, Roma 1987. Lurija, Aleksandr R., Come lavora il cervello. Introduzione alla neuropsicologia (1973), Il Mulino, Bologna 1977. Lurija, Aleksandr R., Corso di psicologia generale (1975), Editori Riuniti, Roma 1985. Lurija, Aleksandr R., Il bambino ritardato mentale (1960), Zanichelli, Bologna 1987. Lurija, Aleksandr R., Le funzioni corticali superiori dell'uomo (1962), Giunti-Barbera, Firenze 1967. Lurija, Aleksandr R., Linguaggio e comportamento (1959), Editori Riuniti, Roma 1971. Lurija, Aleksandr R., Neuropsicologia della memoria. Disturbi nelle lesioni cerebrali localizzate (1974), Armando, Roma 1981. Lurija, Aleksandr R., Neuropsicologia e neurolinguistica, Editori Riuniti, Roma 1974. Lurija, Aleksandr R., Neuropsicologia del linguaggio grafico (1950), Messaggero, Padova 1984. Lurija, Aleksandr R., Problemi fondamentali di neurolinguistica (1975), Armando, Roma 1978. Lurija, Aleksandr R., Storia sociale dei processi cognitivi (1974), Giunti-Barbera, Firenze 1976. Lurija, Aleksandr R., Una memoria prodigiosa (1968), Editori Riuniti, Roma 1972. Lurija, Aleksandr R., Un mondo perduto e ritrovato (1971), Editori Riuniti, Roma 1973. Lurija, Aleksandr R., Uno sguardo sul passato (1976), Giunti-Barbera, Firenze 1983. Lurija, Aleksandr R., Viaggio nella mente di un uomo che non dimenticava nulla (1965), Armando, Roma 1979. Lurija, Aleksandr R., F. Ya. Yudovich, Linguaggio e sviluppo dei processi mentali nel bambino (1956), Giunti-Barbera, Firenze 1975. * b. Alcune traduzioni in inglese Lurija, Aleksandr R., The nature of human conflicts, Liveright, New York 1932. Lurija, Aleksandr R., The working brain: An introduction to neuropsychology, Basic Books, New York 1973. Lurija, Aleksandr R., The selected writings of A. R. Luria, Sharpe, New York 1978. Lurija, Aleksandr R., The making of mind, Harvard University Press, Cambridge, MA 1979. Lurija, Aleksandr R., "The story of the life of Alexander Romanovich Lurija", in: Forchhammer, H. (a cura di), Luria Lectures. Soviet Contributions of 1990. Copenhagen 1991. * c. Alcune traduzioni in portoghese Lurija, Aleksandr R., A. N. Leont'ev, L. S. Vygotskij et alii, Psicologia e pedagogia, 2 voll., Estampa, Lisbona 1977. Lurija, Aleksandr R., Fundamentos da neuropsicologia, Edusp, Sao Paulo 1981. Lurija, Aleksandr R., F. J. Yudovich, Linguagem e desenvolvimento intelectual da crianca, Artes Medicas, Porto Alegre 1985, 1987. Lurija, Aleksandr R., Pensamento e linguagem: as ultimas conferencias de Luria, Artes Medicas, Porto Alegre 1986. Lurija, Aleksandr R., vari scritti in: Vygotskij, Lev S., A. R. Lurija, A. N. Leont'ev, Linguagem, desenvolvimento e aprendizagem, Icone-Edusp, Sao Paulo 1988. Lurija, Aleksandr R., Desenvolvimento cognitivo: seus fundamentos culturais e sociais, Icone, Sao Paulo 1990. Lurija, Aleksandr R., Curso de psicologia geral, 4 voll., Civilizacao Brasileira, Rio de Janeiro 1991. Lurija, Aleksandr R., A construcao da mente, Icone, Sao Paulo 1992. * d. Alcune traduzioni in spagnolo Lurija, Aleksandr R., Sensacion y Percepcion, Martinez Roca, Barcelona 1975. Lurija, Aleksandr R., El papel del lenguaje en el desarrollo de la conducta, Cartago, Buenos Aires 1979. Lurija, Aleksandr R., Los Procesos Cognitivos, analises sociohistorico, Fontanella, Barcelona 1980. Lurija, Aleksandr R., Lenguaje y comportamiento, Ed. Fundamentos. Madrid 1984. Lurija, Aleksandr R., et alii, Psicologia y Pedagogia, Akal, Madrid 1986. Lurija, Aleksandr R., Desarrollo historico de los procesos cognitivos, Akal Universidad, Madrid 1987. Lurija, Aleksandr R., Conducta verbal, Ed. Trillas, Mexico 1988. Lurija, Aleksandr R., El cerebro en accion, Orbis, Buenos Aires 1988. * e. Alcune traduzioni in tedesco Lurija, Aleksandr R., Die historische Bedingtheit individueller Erkenntnisprozesse, Weinheim 1986. Lurija, Aleksandr R., "Vorlesung, L. S. Wygotskij anlaesslich seines 80. Geburtstages gewidmet (18.11.1976)", in Jantzen, W., Feuser G. (Hrsg.), Jahrbuch fuer Psychopathologie und Psychotherapie, VII, Koeln 1988. Lurija, Aleksandr R., L. Cvetkova, "Neuropsychologie und Probleme des Lernens in der Schule", in Jantzen, W., Feuser G. (Hrsg.), Jahrbuch fuer Psychopathologie und Psychotherapie, IX, Koeln 1989. Lurija, Aleksandr R., Der Mann, dessen Welt in Scherben ging. Zwei neurologische Geschichten, Reinbek 1991. Lurija, Aleksandr R., "Die moderne Psychologie und der dialektische Materialismus", in Jantzen, W., Holodynski, M. (Hrsg.), A. R. Lurija heute. Beitraege zu zentralen Aspekten humanwissenschaftlicher Forschung. Reader zum Symposium "Lurija heute", 27-28 giugno 1992, Universita' di Brema, Bremen 1992. Lurija, Aleksandr R., "Der Rehabilitationsunterricht und seine Bedeutung fuer die Psychologie und Paedagogik", in Jantzen, W., Holodynski, M. (Hrsg.), A. R. Lurija heute. Beitraege zu zentralen Aspekten humanwissenschaftlicher Forschung. Reader zum Symposium "Lurija heute", 27-28 giugno 1992, Universita' di Brema, Bremen 1992. Lurija, Aleksandr R., Romantische Wissenschaft. Forschungen im Grenzbereich von Seele und Gehirn, Reinbek 1993. Lurija, Aleksandr R., Das Gehirn in Aktion. Einfuehrung in die Neuropsychologie, Reinbek 1998. * f. Opere su Aleksandr R. Lurija Chomskaja, E. D., L. S. Cvetkova, B. Zejgarnik (a cura di), A. R. Lurija i sovremennaja psichologija (A. R. Lurija e la psicologia contemporanea), Izdatel'stvo Moskovskogo Universiteta, Mosca 1982. Goldberg, E. (a cura di), Contemporary neuropsychology and the legacy of Lurija, Lawrence Erlbaum Assoc., Hillsdale, N. J., 1990. Mecacci, Luciano, Cervello e storia, Editori Riuniti, Roma 1977. 5. MATERIALI. MARIA LUIGIA CASIERI (A CURA DI): ALCUNE OPERE DI E SU LEV SEMENOVIC VYGOTSKIJ [I materiali bibliografici seguenti sono stati gia' proposti nel notiziario "Educarsi alla pace" nel dicembre 2004. Tutti sono estratti - notevolmente sintetizzandolo - dal vasto repertorio bibliografico incluso come allegato documentario nel quarto volume di Maria Luigia Casieri, Il contributo di Emilia Ferreiro alla comprensione dei processi di apprendimento della lingua scritta, 5 voll., Viterbo 2004. Per la traslitterazione del nome di Vygotskij abbiamo adottato quella piu' diffusa oggi in Italia: come e' noto la traslitterazione dei nomi dall'alfabeto cirillico a quello latino muta da paese a paese] a. Alcune opere di Lev S. Vygotskij in italiano Vygotskij, Lev S., Antologia di scritti, Il Mulino, Bologna 1982. Vygotskij, Lev S., Il processo cognitivo (1926), Boringhieri, Torino 1980. Vygotskij, Lev S., Immaginazione e creativita' nell'eta' infantile (1930), Editori Riuniti, Roma 1972, 1986. Vygotskij, Lev S., La tragedia di Amleto (1915), Editori Riuniti, Roma 1973. Vygotskij, Lev S., Lezioni di psicologia (1932), Editori Riuniti, Roma 1986. Vygotskij, Lev S., Lo sviluppo psichico del bambino (1923-1934), Editori Riuniti, Roma 1973, 1984. Vygotskij, Lev S., Pensiero e linguaggio (1934), Laterza, Roma-Bari 1990, 2003. Vygotskij, Lev S., Psicologia dell'arte (1925), Editori Riuniti, Roma 1972. Vygotskij, Lev S., Storia dello sviluppo delle funzioni psichiche superiori e altri scritti, Giunti-Barbera, Firenze 1974. Vygotskij, Lev S., Aleksandr R. Lurija, La scimmia, l'uomo primitivo, il bambino. Studi sulla storia del comportamento (1930), Giunti, Firenze 1987. * b. Edizione delle opere in russo Vygotskij, Lev S., Sobranie socinenii [Opere scelte], voll. 1-6, Pedagogika, Mosca, 1982-1984. * c. Alcune traduzioni in francese Vygotskij Lev S., Pensee et langage (1934), Messidor-Editions sociales, Paris 1985. Vari saggi di Vygotskij sono in B. Schneuwly, J. P. Bronckart (a cura di), Vygotsky aujourd'hui, Delachaux & Niestle', Neuchatel-Paris 1985. * d. Alcune traduzioni in inglese Vygotskij, Lev S., Collected works, 5 voll., Plenum, New York 1987-1998. Vygotskij, Lev S., Mind in Society, Harvard University Press, Cambridge-London 1978. Vygotskij, Lev S., Thought and Language, Mit Press, Chicago 1962. Vygotskij, Lev S., Aleksandr R. Lurija, Studies on the history of behavior. Ape, primitive, and child (1930), Erlbaum, Hillsdale, NJ, 1993. * e. Alcune traduzioni in portoghese Vygotskij, Lev S., A formacao social da mente, Martins Fontes, Sao Paulo 1984. Vygotskij, Lev S., Pensamento e linguagem, Edicoes Antidoto, Lisbona 1979, Martins Fontes, Sao Paulo 1987. Vygotskij, Lev S., A. R. Lurija, A. N. Leont'ev, Linguagem, desenvolvimento e aprendizagem, Icone-Edusp, Sao Paulo 1988. Vygotskij, Lev S., A. N. Leont'ev, A. R. Lurija, Psicologia e Pedagogia, Estampa, Lisboa 1977. * f. Alcune traduzioni in spagnolo Vygotskij, Lev S., Obras escogidas, tomo I, Visor, Madrid 1991. Vygotskij, Lev S., Obras escogidas, tomo II, Visor, Madrid 1993. Vygotskij, Lev S., Obras escogidas, tomo III, Visor, Madrid 1995. Vygotskij, Lev S., Obras escogidas, tomo IV, Visor, Madrid 1996. Vygotskij, Lev S., Obras escogidas, tomo V, Visor, Madrid 1997. Vygotskij, Lev S., Pensamiento y lenguaje, Lautaro, Buenos Aires 1964. * g. Alcune traduzioni in tedesco Vygotskij, Lev S., Ausgewaehlte Schriften, Bd. 1, Pahl-Rugenstein, Koeln 1985. Vygotskij, Lev S., Ausgewaehlte Schriften, Bd. 2, Pahl-Rugenstein, Koeln 1987. Vygotskij, Lev S., Denken und Sprechen, Fischer, Frankfurt/Main 1972. Vygotskij, Lev S., Die Lehre von den Emotionen. Eine psychologiehistorische Untersuchung, LIT-Verlag, Muenster 1996. Vygotskij, Lev S., Geschichte der hoeheren psychischen Funktionen, Muenster-Hamburg 1992. * h. Alcune opere su Lev S. Vygotskij Mecacci, Luciano (a cura di), Vygotskij, Il Mulino, Bologna 1983. Moll, L. C. (Ed.), Vygotsky and education: Instructional implications of sociohistorical psychology, Cambridge University Press, New York 1990. Newman, F., Holzman, L., Lev Vygotsky, revolutionary scientist, Routledge, London, 1993. Ratner, C., Vygotsky's sociohistorical psychology and its contemporary applications, Plenum, New York 1991. Van der Veer, R., Valsiner, J., Understanding Vygotsky: A quest for synthesis, Blackwell, Cambridge 1991. Van der Veer, R., Valsiner, J., The Vygotsky reader, Blackwell, Cambridge, 1994. Wertsch, J. V., Vygotsky and the social formation of mind, Harvard University Press, Cambridge, Mass., 1985 (tr. sp.: Vygotsky y la formacion social de la mente, Barcellona 1988). 6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 7. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 900 del 15 aprile 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
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