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La nonviolenza e' in cammino. 898
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 898
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 13 Apr 2005 00:46:44 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 898 del 13 aprile 2005 Sommario di questo numero: 1. Un convegno su Primo Mazzolari a cinquant'anni da "Tu non uccidere" 2. Una bibliografia essenziale di e su Primo Mazzolari 3. Maria Luigia Casieri: L'educazione che ama e che libera (parte quinta). Il contesto storico e filosofico 4. Giovanna Providenti: L'azione di Jane Addams 5. Angela Giuffrida: Favorire il cambiamento 6. Un libro su donne nell'islam contro l'integralismo 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento 8. Per saperne di piu' 1. INCONTRI. UN CONVEGNO SU PRIMO MAZZOLARI A CINQUANT'ANNI DA "TU NON UCCIDERE" [Dal sito della Fondazione don Primo Mazzolari (www.fondazionemazzolari.it) riprendiamo la seguente notizia. Ringraziamo per la segnalazione Giorgio Vecchio (per contatti: giorgio.vecchio at libero.it), professore di storia contemporanea presso l'Universita' di Parma e autore di diversi studi sulla storia del pacifismo e dell'obiezione di coscienza. Primo Mazzolari, nato nel 1890 a S. Maria di Boschetto (Cremona), ordinato sacerdote nel 1912, partecipo' alla prima guerra mondiale; parroco tra i poveri, antifascista e uomo della Resistenza, precursore del Concilio Vaticano II; nel 1949 fondo' la rivista "Adesso", svolse un'intensa attivita' di pubblicista e scrittore; e' morto a Cremona nel 1959. E' una delle figure piu' vive della nonviolenza in cammino. Opere di Primo Mazzolari: naturalmente nell'ambito che particolarmente ci interessa e' fondamentale Tu non uccidere, La Lucusta, Vicenza 1955, ora anche Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1991; si veda anche La chiesa, il fascismo e la guerra, Vallecchi, Firenze 1966. Presso La Locusta di Vicenza sono state pubblicate decine di opere di Mazzolari. Vari volumi sono stati pubblicati dalle Edizioni Dehoniane di Bologna. Viaggio in Sicilia e' stato ripubblicato nel 1992 da Sellerio. Opere su Primo Mazzolari: A. Bergamaschi, Mazzolari, un contestatore per tutte le stagioni, Bologna 1969; L. Bedeschi, L'ultima battaglia di don Mazzolari, Morcelliana, Brescia; AA. VV., Don Primo Mazzolari, Servitium, Sotto il Monte (Bg) 1999] Il 15-16 aprile 2005 a Modena, in Palazzo Europa, via Emilia Ovest 101 si terra' il convegno: A cinquant'anni da "Tu non uccidere". Il convegno e' promosso dalla Fondazione don Primo Mazzolari In collaborazione con il Centro Francesco Luigi Ferrari di Modena, con l'adesione della Caritas Italiana. * Venerdi' 15 aprile, ore 17 Saluto del Presidente della Fondazione Mazzolari e del'arcivescovo di Modena. Introduzione al convegno (prof. Giorgio Vecchio, Universita' di Parma). Don Mazzolari dall'interventismo al pacifismo (prof. Guido Formigoni, Universita' Iulm, Milano). Le stagioni del pacifismo cattolico (prof. Alberto Melloni, Universita' di Modena-Reggio). * Sabato 16 aprile, ore 9,30 Guerra e pace nella riflessione teologica della prima meta' del '900: le fonti del pensiero di don Mazzolari (padre Luigi Lorenzetti, Studio teologico S. Antonio di Bologna e Istituto Superiore di Scienze Religiose di Trento). Il mondo cattolico italiano, la guerra e la pace dal Patto Atlantico al Concilio Vaticano II (prof. Paolo Trionfini, Universita' di Parma). Reazioni, recensioni e dibattiti su "Tu non uccidere" (prof. Daniela Saresella, Universita' di Milano). Mazzolari, "Tu non uccidere" e il pacifismo tra anni '50 e '60 (dott. Massimo De Giuseppe, Universita' di Bologna). * Sabato 16 aprile, ore 15 Il significato teologico dell'obiezione di coscienza (padre Aldo Bergamaschi, Universita' di Verona). Al Convegno degli scrittori cattolici nel 1955 (prof. Lorenzo Bedeschi, Universita' di Urbino). Tavola rotonda: Eredita' e attualita' del "pacifismo" di don Mazzolari. Introduce e presiede: Maurilio Guasco. Universita' del Piemonte orientale. Intervengono: mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea; Giorgio Campanini, Universita' di Parma; padre Lorenzo Prezzi, direttore de "Il Regno"; Massimo Toschi, commissario per la pace del presidente della Regione Toscana. 2. MATERIALI. UNA BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE DI E SU PRIMO MAZZOLARI [Dal sito della Fondazione don Primo Mazzolari (www.fondazionemazzolari.it) riprendiamo la seguente nota bibliografica] Opere principali di Primo Mazzolari Tutte le opere indicate con * sono ripubblicate dalle Edizioni Dehoniane Bologna. 1. Pubblicate in vita Il mio parroco. Confidenze di un povero prete di campagna, 1932* La piu' bella avventura. Sulla traccia del "prodigo", 1934* Lettera sulla parrocchia. Invito alla discussione, 1937* Il samaritano. Elevazioni per gli uomini del nostro tempo, 1938* I lontani. Motivi di apostolato avventuroso, 1938* Tra l'argine e il bosco, 1938* La via crucis del povero, 1938* Tempo di credere, 1941* Anch'io voglio bene al Papa, 1942* Dietro la Croce, 1942* Impegno con Cristo, 1943* La Samaritana, 1944* Il compagno Cristo. Vangelo del reduce, 1945* La pieve sull'argine, 1952* Il segno dei chiodi, 1954* La parola che non passa, 1954* Tu non uccidere, 1955 [ora: Edizioni S. Paolo, Cinisello Balsamo] La parrocchia, 1957 [La Locusta, Vicenza] I preti sanno morire, 1958* 2. Pubblicate postume Si tratta per lo piu' di carteggi, antologie, raccolte di suoi discorsi e prediche oppure di scritti apparsi su giornali o in circostanze occasionali. La parola ai poveri, 1960 [La Locusta, Vicenza] Zaccheo, 1960* Della tolleranza, 1961* Della fede, 1961* Viaggio in Sicilia, 1961 [ora: Sellerio, Palermo] Diario di una primavera (1945), 1961* Lettera a una suora, 1962 [La Locusta, Vicenza] Preti cosi', 1966* La chiesa, il fascismo, la guerra, 1966 [Vallecchi, Firenze] Rivoluzione cristiana, 1966* Discorsi, 1968* Lettere al mio parroco, 1974* Quasi una vita. Lettere a Guido Astori (1908-1958), 1974* Obbedientissimo in Cristo. Lettere al vescovo, 1917-1959, 1974 [Edizioni S. Paolo, Cinisello Balsamo] Diario. I -II, 1974-1984 [Nuova edizione: Diario I (1905-1915), II (1916-1926), III A-B (1927-1937), 1997-2000]* Il coraggio del "confronto" e del "dialogo", 1979* La carita' del Papa. Pio XII e la ricostruzione dell'Italia (1943-1953), 1991 [Edizioni S. Paolo, Cinisello Balsamo] Lettere alla Signora Maria [Maria Nardi Traldi], 1994 [Edizioni della Fondazione don Primo Mazzolari] Il Padre Nostro commentato da don Primo Mazzolari, 1996 [Edizioni S. Paolo, Cinisello Balsamo] Ho paura delle mie parole. Scritti ai politici, 2000* Con tutta l'amicizia. Carteggio tra don Primo Mazzolari e Luigi Santucci, 1942-1959 [Edizioni S. Paolo, Cinisello Balsamo] Il giornale "Adesso" e' stato integralmente ripubblicato, in ristampa anastatica dalle Edizioni Dehoniane di Bologna. * Opere su Primo Mazzolari Manca a tutt'oggi una biografia di Mazzolari esauriente e fondata su sicuri criteri scientifici. Un punto di partenza puo', comunque, essere costituto da C. Bello', Primo Mazzolari. Biografia e documenti, Brescia, Queriniana, 1978, a cui si puo' affiancare il piu' agile e piu' recente A. Chiodi, Primo Mazzolari. Un testimone 'in Cristo' con l'anima del profeta, Milano, Centro Ambrosiano, 1998. Anche se sintetico, per la collana in cui e' inserito, il lavoro di insieme da cui non si puo' prescindere e' M. Maraviglia, Primo Mazzolari. Nella storia del Novecento, Roma, Studium, 2001, mentre G. Lupo, Mazzolari oggi, Torino, Sei, 1996, tenta una lettura complessiva della figura in chiave di attualita'. Chi voglia accostarsi alla figura del prete cremonese ha anche a disposizione una serie di saggi di studiosi e testimoni che ne hanno coltivato in vita l'amicizia, preoccupandosi poi di mantenerne viva la memoria. In questo filone, si inseriscono: G. Barra, Mazzolari, un profeta obbediente, Torino, Piero Gribaudi, 1966; G. Astori, Il mio amico don Primo Mazzolari, Vicenza, La Locusta 1971; S. Ravera, Due profili. Pierre Teilhard de Chardin - Primo Mazzolari, Vicenza, La Locusta, 1971; N. Fabbretti, Don Mazzolari, Don Milani. I "disobbedienti", Milano, Bompiani, 1972. Con ambizioni piu' sostenute, si pongono, invece, i lavori di padre Aldo Bergamaschi: Presenza di Mazzolari. Un contestatore per tutte le stagioni, Bologna, Edizioni Dehoniane, 1986, Mazzolari fra storia e Vangelo, Verona, Morelli, 1987, Primo Mazzolari, una voce terapeutica, Verona, Il Segno, 1992. La vicenda mazzolariana e' poi approfondita in volumi che raccolgono gli atti di importanti convegni, come Attualita' di Mazzolari, Atti del Convegno di Studio organizzato dal Comitato Provinciale della Dc di Cremona e dall'Ufficio Centrale della Dc per i problemi della Cultura, Roma, Cinque Lune, 1981; Don Primo Mazzolari. L'uomo, il cristiano, il prete, Atti del Convegno di Sotto il Monte, 20-21 aprile 1985, Milano, Cens, 1986 [ora Sotto il Monte, Servitium, 1999]; Don Primo Mazzolari tra testimonianza e storia, Atti del Convegno di San Pietro in Cariano (Vr), 8-10 ottobre 1993, San Pietro in Cariano (Vr), Il Segno dei Gabrielli Editori, 1994. Non mancano poi gli approfondimenti su aspetti o momenti della vita di Mazzolari, a partire dall'esperienza di "Adesso", rivisitata in A. Bergamaschi, Mazzolari e lo 'scandalo' di Adesso, Torino, Gribaudi, 1967, in L. Bedeschi, L'ultima battaglia di Don Mazzolari. "Adesso" 1949-1959, Brescia, Morcelliana, 1990, e soprattutto in M. Maraviglia, Chiesa e storia in "Adesso" (1949-1959), Bologna, Edizioni Dehoniane, 1991 e G. Campanini - M. Truffelli (a cura di), Mazzolari e "Adesso". Cinquant'anni dopo, Atti del Convegno di Brescia, 9-10 aprile 1999, Brescia, Morcelliana, 2000. Sull'approccio mazzolariano alla politica, si concentra G. Campanini, Don Primo Mazzolari fra religione e politica, Bologna, Edizioni Dehoniane, 1989, mentre sul periodo tra le due guerre mondiali si soffermano gli studi di S. Albertini, Don Primo Mazzolari e il fascismo 1921-1943, Mantova, Litografica Cannetese, 1988, e di F. Molinari, La piu' bella avventura e le sue 'disavventure' 50 anni dopo, supplemento al "Notiziario Mazzolariano", XIV, 1984, n. 3 [1985], entrambi promossi dalla Fondazione don Primo Mazzolari. La rivista "Impegno" presenta poi diversi singoli contributi che ripercorrono esperienze particolari della biografia del parroco cremonese, soprattutto nella raccolta degli atti delle annuali giornate di studio promosse da qualche tempo in qua dalla Fondazione stessa. Rimane ancora in larga misura da approfondire il pensiero teologico mazzolariano. Un serio tentativo in questa direzione e' stato compiuto da G. Sigismondi, La Chiesa: "un focolare che non conosce assenze". Studio del pensiero ecclesiologico di don Primo Mazzolari (1890-1959), Assisi (Pg), Edizioni Porziuncola, 1993, mentre piu' limitato rimane I "christifideles laici" secondo Don Primo Mazzolari, Atti del Convegno di Cremona, 6 ottobre 1990, Cremona, s.n.t., 1991. 3. MATERIALI. MARIA LUIGIA CASIERI: L'EDUCAZIONE CHE AMA E CHE LIBERA (PARTE QUINTA). IL CONTESTO STORICO E FILOSOFICO [I materiali bibliografici seguenti sono stati gia' proposti in piu' fascicoli del notiziario "Educarsi alla pace" nel novembre-dicembre 2004. Tutti sono estratti dalle sezioni bibliografiche contenute in Maria Luigia Casieri, Il contributo di Emilia Ferreiro alla comprensione dei processi di apprendimento della lingua scritta, 5 voll., Viterbo 2004. Maria Luigia Casieri (per contatti: nbawac at tin.it), nata a Portici (Na) nel 1961, insegna nella scuola dell'infanzia ed e' una delle principali animatrici del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo. Ha organizzato a Viterbo insieme ad altri il "Tribunale per i diritti del malato"; assistente sociale, ha svolto un'esperienza in Germania nell'ambito dei servizi di assistenza per gli emigrati italiani; rientrata in Italia si e' impegnata nel settore educativo; per dieci anni ha prestato servizio di volontariato in una casa-famiglia per l'assistenza ai minori; dal 1987 e' insegnante di ruolo nella scuola per l'infanzia; ha preso parte a varie iniziative di pace, di solidarieta', per i diritti; ha tenuto relazioni a convegni e corsi di aggiornamento, e contribuito a varie pubblicazioni. Opere di Maria Luigia Casieri: Il contributo di Emilia Ferreiro alla comprensione dei processi di apprendimento della lingua scritta, Viterbo 2004. Emilia Ferreiro, argentina, docente in Messico, psicolinguista e psicopedagogista illustre, e' una delle piu' grandi studiose viventi del processi di alfabetizzazione; e' di fondamentale importanza il suo contributo sul tema dell'apprendimento della lettura e della scrittura da parte dei bambini. Tra le molte opere di Emilia Ferreiro si veda in primo luogo l'ormai classico volume scritto in collaborazione con Ana Teberosky, La costruzione della lingua scritta nel bambino, Giunti, Firenze 1985. Un suo profilo e' nel n. 790 del 26 dicembre 2004 di questo notiziario] Il contesto storico-sociale e culturale AA. VV., Globalizzazione, esclusione e democrazia in America Latina, La Piccola Editrice, Celleno (Viterbo) 1999. AA. VV., La cultura del Novecento, 3 voll., Mondadori, Milano 1981-1982. AA. VV. (a cura di Rosino Gibellini), La nuova frontiera della teologia in America Latina, Queriniana, Brescia 1975. AA. VV., 1492-1992. 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GIOVANNA PROVIDENTI: L'AZIONE DI JANE ADDAMS [Ringraziamo Giovanna Providenti (per contatti: providen at uniroma3.it) per averci messo a disposizione questo articolo pubblicato nel numero di dicembre 2004 di "Noi donne"; ringraziamo altresi' per la disponibilita' a consentirne la ripubblicazione la direttrice della rivista Tiziana Bartolini, e cogliamo l'occasione per segnalare l'indirizzo della storica testata: e-mail: noi.donne at libero.it; sito: www.noidonne.org Giovanna Providenti e' assegnista di ricerca presso l'Universita' Roma Tre, si occupa di nonviolenza, studi sulla pace e di genere, con particolare attenzione alla prospettiva pedagogica. Ha due figli. Partecipa al Circolo Bateson di Roma. Scrive per la rivista "Noi donne". Ha curato il volume Spostando mattoni a mani nude. Per pensare le differenze, Franco Angeli, Milano 2003, e pubblicato numerosi saggi su rivista e in volume, tra cui: Cristianesimo sociale, democrazia e nonviolenza in Jane Addams, in "Rassegna di Teologia", n. 45, dicembre 2004; Imparare ad amare la madre leggendo romanzi. Riflessioni sul femminile nella formazione, in M. Durst (a cura di), Identita' femminili in formazione. Generazioni e genealogie delle memorie, Franco Angeli, Milano 2005; L'educazione come progetto di pace. Maria Montessori e Jane Addams, in Attualita' di Maria Montessori, Franco Angeli, Milano 2004. Scrive anche racconti e ha in cantiere un libro dal titolo Donne per, sulle figure di Jane Addams, Mirra Alfassa e Maria Montessori] Nel presentare la figura di Jane Addams invito a immaginarla in due momenti cruciali della sua vita: nel 1889 quando fonda il Social Settlement Hull-House, e intorno al 1915 quando la scelta di assumere delle posizioni nette nei confronti della prima guerra mondiale la porta a inimicarsi l'opinione pubblica americana ma anche a imporsi in una dimensione internazionale, fondando la Lega Internazionale Femminile per la Pace e la Liberta' (Wilpf) e ottenendo il Nobel per la pace nel 1931. Nel 1889, a soli ventinove anni, dopo avere a lungo viaggiato per l'Europa, Jane Addams e la sua ex compagna di college Hellen Starr, si insediano in uno dei quartieri industriali piu' poveri e multiculturali di Chicago, trasformando una villa abbandonata in "un posto per gli entusiasmi, un luogo in cui tutti coloro che hanno la passione per la condivisione equa delle gioie e delle opportunita' umane sono presto attratti". Il lavoro svolto da Addams insieme a collaboratrici e collaboratori, che nei piu' di quaranta anni di attivita' si avvicendano nella Casa, e' rivolto, fin dagli inizi, a dare la possibilita' a tutti coloro che sono rimasti "intrappolati in condizioni di estrema poverta' e tagliati fuori dalla cultura", di volgere positivamente la propria vita, divenendo donne e uomini piu' consapevoli delle proprie capacita'. A Hull-House, come Jane Addams ama ribadire, si impara a divenire cittadine/i in grado di partecipare in maniera attiva e sostanziale alla costruzione della democrazia, da lei considerata strettamente vincolata alla costruzione etica della societa', tema a cui e' dedicato il suo primo libro, Democracy and Social Ethics, del 1902. La scuola di democrazia di Hull-House, in cui si impara e si sperimenta la convivenza civile tra persone di diversa appartenenza sociale e culturale, negli anni ospita pensatori e politici di fama internazionale, i quali insegnano ma anche imparano dagli ospiti fissi di Hull-House - donne del popolo, operai, bambini - i saperi della quotidianita'. Una delle iniziative piu' belle di Hull-House e' il Labor Museum, un museo dell'artigianato internazionale allestito da donne e uomini immigrati, che mostravano non solo lo strumento di lavoro, ma anche il modo di adoperarlo, ricamando, tessendo, plasmando o scolpendo dinanzi al loro pubblico: "questa gente cosi' autentica, costretta a incredibili svantaggi solo perche' priva di qualita' superficiali e diffusamente troppo apprezzate, trova nel labor museum una opportunita', almeno per qualche momento, di assumere nella comunita' una posizione a cui sarebbe autorizzata a pieno titolo dalla vita e formazione precedente", scrive Jane Addams in Newer Ideals of Peace del 1907, in cui presenta l'esempio di Hull-House, "culla di liberta'", come una potente risorsa per costruire la pace nel mondo a partire dallo sviluppo personale e culturale di ogni singola persona. Leggiamo ancora in Newer Ideals of Peace: "La storia di un nuovo modo di governare comincia col tentativo di rendere la vita umana e ricca di potenzialita', anche in quei quartieri affollati che manifestano una indubbia tendenza all'imbarbarimento ed alla degenerazione, se le migliori qualita' non vengono nutrite. Piscine pubbliche e palestre, parchi e biblioteche, vanno offerte innanzitutto a coloro che non hanno nemmeno la sicurezza della mera sussistenza, e a loro non sembra per niente strano che debba essere cosi'". * La pace da Jane Addams professata fino allo scoppio della prima guerra mondiale coincide con la prospettiva di una societa' civile forte e unita, intesa come irrinunciabile risorsa politica e culturale, a cui l'esperienza di Hull-House le aveva fatto credere, persuadendola che una corretta politica sociale e alimentare, anche a livello internazionale, avrebbe tenuto lontana la guerra dalla storia: "le piu' sofisticate questioni riguardanti i raggruppamenti nazionali e il controllo territoriale si assesterebbero gradualmente da sole se l'intera questione umana del cibo per le popolazioni affamate fosse impavidamente e drasticamente trattata su di una base internazionale e se la Lega delle Nazioni fosse fondata non sulla base di frammenti di leggi internazionali, ma sulla esigenza condivisa di avere cura dei bisogni umani primari" (The World's Food and World Politics, 1918). Ma ogni ideale di pace rimane infranto in anni di guerra. Per questo Jane Addams, figura carismatica e spirituale, al punto che a Hull-House officiava ai funerali e ai battesimi, ed era da molti considerata una santa, dal 1912 divenuta la donna piu' famosa d'America, per via della sua partecipazione da protagonista femminile alla campagna per l'elezione alla presidenza americana del progressista Theodore Roosevelt, durante la prima guerra mondiale sceglie di intraprendere una campagna che la portera' ad essere additata come "la donna piu' pericolosa d'America". Sceglie di non usare alcuna mezza misura nei confronti della guerra: nessuna guerra, dice, puo' mai essere definita "giusta". "La giustizia tra uomini o tra nazioni puo' essere ottenuta soltanto attraverso la comprensione e la comunione dei sentimenti, e nessun adeguato senso di giustizia, indispensabile per ogni cosa nella moderna civilta', potrebbe essere garantito nella tempesta e pressione di una guerra. Questo non solo perche' la guerra inevitabilmente lascia emergere l'antagonismo piu' primitivo, ma perche' lo spirito del combattimento consuma tutti quegli impulsi umani (quantomeno verso il nemico) che nutrono la volonta' rivolta alla giustizia" (Peace and Bread in Time of War, 1922). * Addams nel 1915 e' una delle protagoniste della Conferenza per la pace indetta a L'Aja dalla suffragista olandese Aletta Jacob e che culminera' nella fondazione del Wilpf e nella realizzazione di una delle imprese pacifiste e nonviolente piu' belle e meno conosciute che si siano verificate nella storia. Tutte e solo donne nel periodo tra aprile e giugno del 1915 attraversano l'Europa in fiamme allo scopo di essere ricevute da capi di Stato e ministri delle nazioni europee, per proporre la costituzione di una commissione di esperti internazionali, convocata dagli stati neutrali, avente lo scopo di fare cessare il conflitto non per armistizio ma per mutuo accordo. Ecco cosa si legge in International Plan for Continuous Mediation without Armistice, il documento approvato alla Conferenza de L'Aja e stilato dalla femminista pacifista Julia Grace Wales: "I membri della commissione dovrebbero avere una funzione scientifica ma non diplomatica; dovrebbero, cioe', essere privati del potere di rappresentare i loro governi. La commissione dovrebbe esplorare le questioni concernenti il presente conflitto, ed alla luce di questo studio iniziare a fare proposte ai paesi belligeranti nello spirito dell'internazionalismo costruttivo. Se il primo sforzo fallisse, essi dovranno ancora consultarsi e deliberare, rivedere le loro iniziali proposte ed offrirne delle nuove, tornando indietro ancora ed ancora, se necessario, nella immutabile persuasione che alla fine potra' essere trovata una qualche proposta che offrira' una base concreta per giungere a tangibili negoziati di pace" (Addams, Balch, Hamilton, Women at The Hague. The International Peace Congress of 1915, 1915). Questa proposta risale a quasi un secolo fa. Potrebbe essere ancora attuale per fermare le guerre di oggi? Forse si' se si vuole provare a guardare eventi e possibili cambiamenti dalla stessa prospettiva culturale "nutrita" da Addams e compagne. Una cultura in cui termini come pace, liberta' e giustizia hanno un potente e preciso significato e non possono che camminare tenendosi strette per mano. 5. RIFLESSIONE. ANGELA GIUFFRIDA: FAVORIRE IL CAMBIAMENTO [Ringraziamo Angela Giuffrida (per contatti: frida43 at inwind.it) per questo testo, estratto dal suo saggio di seguito citato. Angela Giuffrida e' docente di filosofia ed acuta saggista; tra le sue pubblicazioni: Il corpo pensa, Prospettiva edizioni, Roma 2002] E' arrivato il momento anche per le madri di prendere atto che sostenere le dannose illusioni dei figli significa coltivare parimenti la loro "vocazione per la morte" e la ferocia che da millenni insanguina il mondo. L'idoneita' ad appartenere al consorzio civile passa attraverso l'abbandono da parte del maschio della tendenza a reificare gli esseri umani, che tratta alla stregua di mezzi per la soddisfazione dei propri bisogni, nella convinzione di essere in diritto di vantare diritti di vita e di morte sugli altri. Tale convincimento e' profondamente radicato nella psiche maschile e si puo' constatare con grande facilita' perche' opera a tutti i livelli della vita associata, nel privato come nel pubblico, nella cronaca come nella storia. Oggi si conoscono i motivi della difficolta' maschile a riconoscere l'altro e a percepire l'organismo vivente. Tuttavia, una possibilita' per il maschio di allargare il proprio orizzonte mentale e di cominciare a superare la propria asocialita', viene dallo sviluppo di quella meravigliosa capacita' chiamata empatia, che gli permetterebbe di guardare l'altro con occhi diversi, di vederlo come vivente. Ma il tenero fiore dell'empatia cresce solo in un terreno fertile, quello della cura, nel quale le donne sono maestre dato che dell'altro si curano da sempre; agli uomini e' dato di imparare solo se non si pongono da "esperti", come e' loro costume, ma da allievi, da figli, appunto. Per "sopportare" la condizione di figlio e' necessario, pero', che depongano le armi, iniziando una seria riflessione sul fatto che la competizione come regola di vita non e' idonea a promuovere evoluzione culturale ne' tantomeno a risolvere problemi, prova ne sia la resa fallimentare della guerra tra i sessi che non solo non ha permesso agli uomini di acquisire le doti materne, ma li ha addirittura cacciati in una dimensione di ottusa bestialita'. Il franco riconoscimento che con le madri non si puo' competere potra' forse aiutarli a superare la convinzione che la conflittualita' sia il perno di ogni relazione e la sola modalita' di rapportarsi al mondo. Fuori dal confronto competitivo con la donna potranno riconoscere e apprezzare i doni che la natura elargisce loro: prima di tutto la vita, a cui al momento non sembrano attribuire alcun valore, ma anche la capacita' di arricchire il patrimonio genetico della propria specie; e ancora la possibilita' non solo di ricevere piacere ma anche di darne, incrementando la gioia di vivere, e la facolta' di sviluppare altri poteri come quello, ad esempio, di sostenere, insieme alle donne, la vita. Non mi faccio illusioni: il cambiamento di rotta non puo' essere rapido e indolore perche', scaturendo la forma della mente direttamente dalla forma e dall'esperienza del corpo, il sistema corpo/mente rende difficoltosa la modifica dei comportamenti e la possibilita' di esperire forme nuove e diverse di vivere e di relazionarsi agli altri. Ma difficile non equivale a impossibile, e da qualche parte bisogna pur cominciare. L'accettazione di se' e' il presupposto indispensabile per la crescita di qualsiasi individuo e poiche' ci deve essere un cominciamento, e' bene che gli uomini lo cerchino dentro di se', nelle proprie capacita' e potenzialita', non fuori, come sono avvezzi a fare: la costruzione di una nuova identita' non puo' poggiare sul confronto competitivo con la donna. Noi donne, pero', possiamo favorire il cambiamento se smettiamo di fingere che il problema non esiste o di minimizzarlo e di collocarci con loro nello stesso calderone. Siccome sono edificate sulla frode le societa' androcratiche, mentre riconoscono pieno diritto di cittadinanza a bugie, imbrogli e raggiri di ogni tipo, mal sopportano la verita'; piu' numerose e piu' grosse sono le bugie, piu' facilmente sono scambiate per oro colato, mentre le argomentazioni piu' vere hanno ottime possibilita' di non essere credute. Ma ristabilire la verita' si deve, se si vogliono costruire comunita' civili di nome e di fatto, i figli vanno percio' sollecitati ad accettare il principio di realta' e a riconoscere che delle qualita' materne - o almeno di alcune di esse - possono appropriarsi non con impossibili atti predatori, ma attraverso un faticoso esercizio quotidiano: l'evoluzione della mente non e', come la vita, un dono che la madre da' gratuitamente al figlio, comporta invece l'impegno personale ad ingaggiarsi in imprese costruttive, capaci di sviluppare il cervello in modo equilibrato, creando una diversa struttura categoriale. Non bisogna lasciarsi impietosire dal fatto che i giovani maschi sono vittime come noi della brutalita' dei padri, perche', se lasciati a se stessi, sono portati a riprodurla come fanno ormai da millenni. Un atteggiamento compassionevole ottiene il solo risultato di mantenerli nell'inferiorita', sospingendoveli sempre di piu'; viceversa un sostegno forte alla loro crescita puo' venire dallo smantellamento del castello di menzogne che i padri hanno costruito per avallare il loro sistema di potere. Puo' aiutarli la comprensione che il ricorso alla prevaricazione e alla violenza, ben lungi dall'essere sintomo di forza, e' la spia di una sconfinata miseria mentale. * Personalmente ho afferrato l'elementarita' e la pochezza del ragionamento che sta alla base della maggior parte degli omicidi e dello stesso fenomeno della guerra, mentre spiegavo in classe la modernizzazione della Russia avviata dallo zar Pietro, che fece assurgere la Russia al ruolo di grande potenza; per introdurre la riforma dell'esercito basata sulla coscrizione obbligatoria, secondo il modello occidentale, il buon Pietro non trovo' niente di meglio da fare che eliminare con un massacro gli strelizzi, corpo ereditario di guerrieri, che costituiva un impaccio ai suoi progetti. Il ragionamento di Pietro, passato alla storia con l'attributo di grande, suona su per giu' cosi': "Se ho un nemico e lo uccido, non ho piu' un nemico". E' impossibile non avvedersi che un ragionamento cosi' semplicistico puo' scaturire solo da una mente primitiva, mancante di quelle capacita' che impediscono di arrecare danno agli altri, e il fatto che questa rozzezza mentale rappresenti l'humus da cui traggono alimento le scelte di coloro che reggono i destini dell'umanita', la dice lunga sui pericoli che corriamo, lasciando la nostra vita e quella dei nostri figli nelle loro inaffidabili mani. Da poverta' mentale nascono anche le costruzioni socio-economiche maschili, di cui bisogna evidenziare l'intrinseca connotazione mafiosa, dato che sono basate sullo sfruttamento e l'affamamento delle masse; segnatamente l'universale sfruttamento del lavoro femminile, su cui poggiano gli iniqui sistemi sociali degli uomini, non fa che perpetuare la dipendenza dalle donne e sottolineare la loro incapacita' di gestirsi in modo autonomo. La millenaria subordinazione della riproduzione alla produzione, operata dal patriarcato, e' servita a nascondere l'enorme valore economico del lavoro di sussistenza e di cura di cui si fanno carico le donne per amore dei propri familiari, lavoro non considerato elemento costitutivo dei processi di accumulazione della ricchezza sociale; non ha potuto tuttavia rovesciare nel concreto il rapporto esistente tra le due attivita': in effetti la riproduzione e' la piu' alta forma di produzione ed e' prioritaria rispetto ad essa, perche' nessuna produzione e' possibile senza che la donna produca il produttore e ne sostenga la crescita. Non si puo' prescindere dall'apporto delle donne alle comunita' umane, ma gli uomini, anziche' farsi parte attiva nel supportare la vita come sarebbe logico e giusto, occultano con accuratezza il contributo femminile, nello stesso momento in cui ne approfittano largamente. L'operazione mette in luce, come gia' detto, che la tanto decantata indipendenza del maschio e' solo apparente, perche' egli e' portato ad estendere oltre i limiti naturali la condizione di parassita della madre, la quale, proprio per consentirgli di evolversi, deve sottrarsi allo sfruttamento, pretendendo un doppio rispetto: quello che le e' dovuto come persona e quello che le spetta come madre. Assieme al rispetto, deve pretendere la restituzione del maltolto. 6. LIBRI. UN LIBRO SU DONNE NELL'ISLAM CONTRO L'INTEGRALISMO [Da Monica Lanfranco (per contatti: mochena at tn.village.it) riceviamo e diffondiamo. Monica Lanfranco, giornalista professionista, nata a Genova il 19 marzo 1959, vive a Genova; collabora con le testate delle donne "DWpress" e "Il paese delle donne"; ha fondato il trimestrale "Marea"; dirige il semestrale di formazione e cultura "IT - Interpretazioni tendenziose"; dal 1988 al 1994 ha curato l'Agendaottomarzo, libro/agenda che veniva accluso in edicola con il quotidiano "l'Unita'"; collabora con il quotidiano "Liberazione", i mensili "Il Gambero Rosso" e "Cucina e Salute"; e'' socia fondatrice della societa' di formazione Chance. Nel 1988 ha scritto per l'editore PromoA Donne di sport; nel 1994 ha scritto per l'editore Solfanelli Parole per giovani donne - 18 femministe parlano alle ragazze d'oggi, ristampato in due edizioni. Per Solfanelli cura una collana di autrici di fantasy e fantascienza. Ha curato dal 1990 al 1996 l'ufficio stampa per il network europeo di donne "Women in decision making". Nel 1995 ha curato il libro Valvarenna: nonne madri figlie: un matriarcato imperfetto nelle foto di fine secolo (Microarts). Nel 1996 ha scritto con Silvia Neonato, Lotte da orbi: 1970 una rivolta (Erga): si tratta del primo testo di storia sociale e politica scritto anche in braille e disponibile in floppy disk utilizzabile anche dai non vedenti e rintracciabile anche in Internet. Nel 1996 ha scritto Storie di nascita: il segreto della partoriente (La Clessidra). E' stato pubblicato recentemente il suo libro, scritto insieme a Maria G. Di Rienzo, Donne disarmanti, Intra Moenia, Napoli 2003. Cura e conduce corsi di formazione per gruppi di donne strutturati (politici, sindacali, scolastici) sulla storia del movimento delle donne e sulla comunicazione. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza; e' coautrice dell'importante libro: Monica Lanfranco, Maria G. Di Rienzo (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003] E' in libreria il volume a cura di Monica Lanfranco e Maria G. Di Rienzo, Senza velo. Donne nell'Islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005, 150 pagine, 12 euro. Alcuni brani del libro possono essere letti nel sito www.mareaonline.it/lanfranco Che cosa sappiamo del mondo femminile nei paesi di religione musulmana? Quali movimenti per la laicita' e i diritti delle donne esistono nel mondo arabo? Perche' anche i movimenti altermondialisti faticano a criticare il mondo musulmano e arabo per la sua arretratezza in tema di liberta' e parita' tra i sessi? Che caratteristiche ha il movimento femminista nell'Islam, e che punti di contatto ha con la teologia cristiana femminista? In questo libro, unico in Italia, sono per la prima volta riunite le storie delle donne e dei gruppi femminili che lottano per la parita' tra i generi nei paesi islamici, dove spesso dirsi femminista, o semplicemente prendere parola, puo' costare la vita. Riuniti in un agile libro saggi di studiose e interviste a coraggiose esponenti e gruppi di donne appassionate della liberta' femminile: tra loro la premio Nobel Shirin Ebadi, l'attivista Farida Mohammed, la scrittrice Nawal El Saadawi, e tante storie di sconosciute ai media dominanti che, nel cono d'ombra che avvolge quasi sempre la storia delle donne, lottano ogni giorni contro il pregiudizio, la violenza e la discriminazione. Le curatrici, impegnate da anni nei movimenti per un altro mondo possibile, si augurano che le storie e le testimonianze raccolte arrivino al cuore di chi legge e facciano sobbalzare, perche' l'indifferenza e', spesso, la piu' feroce delle prigioni nelle quali si confisca la fiducia nel futuro e delle relazioni umane. Per ulteriori informazioni: tel. 3470883011, e-mail: mochena at village.it 7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 8. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelin k, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 898 del 13 aprile 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
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