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La nonviolenza e' in cammino. 897
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 897
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 12 Apr 2005 01:26:12 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 897 del 12 aprile 2005 Sommario di questo numero: 1. Tre incontri a Milano su ricatti di pace e contratti di guerra 2. Un convegno internazionale a Udine per un'idea di pace 3. Maria Luigia Casieri: L'educazione che ama e che libera (parte quarta). Il contesto psicologico e pedagogico 4. Anna Bravo ricorda Lidia Beccaria Rolfi 5. Giulio Vittorangeli: Un'esperienza complessa tra liberazione e restaurazione 6. Letture: Luigi Accattoli, Islam. Storie italiane di buona convivenza 7. Letture: Gian Antonio Stella, L'orda 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento 9. Per saperne di piu' 1. INCONTRI. TRE INCONTRI A MILANO SU RICATTI DI PACE E CONTRATTI DI GUERRA [Dalla Casa della pace di Milano (per contatti: Casapace at tiscali.it) riceviamo e diffondiamo] Da martedi' 12 aprile alle ore 20,30 presso la Libera Universita' delle Donne, a Milano, si terranno tre incontri con Rosella Prezzo e Maria Nadotti su "Ricatti di pace e contratti di guerra: il visibile e l'invisibile della guerra". La guerra continua a essere tra noi e percorre le nostre vite, anche quando vorremmo dimenticarcene. Continua ad attraversare non solo la nostra societa', ma anche il nostro sentire il tempo presente, le nostre percezioni e rappresentazioni, le nostre coscienze. Da qui nasce la proposta di avviare una riflessione su cosa sia diventata la guerra, partendo da una semplice constatazione: oggi le vittime dei conflitti sono all'80-90 per cento civili. Poiche' le pratiche di guerra corrispondono alle modalita' di funzionamento della societ', interrogare la guerra significa capire meglio in che direzione si stanno muovendo le cosiddette "societa' democratiche". Per questo abbiamo individuato alcuni indicatori di mutamento su cui riflettere: a) la figura del guerriero, nata originariamente come espressione suprema di virilita', e approdata al corpo-macchina del cyborg-warrior, all'interno del quale e' del tutto indifferente che ci sia un corpo maschile o un corpo femminile. Ma poi, dietro l'illusione di una guerra tecnologica e "pulita", questi corpi ri-saltano fuori con tutto il loro carico tangibile di sessualita' e violenza, assumendo e attirando su di se' tutta la forza simbolica. Guerre tecnologiche e corpi arcaici, dunque. b) la sempre piu' stretta interconnessione tra civile e militare. Si parla ormai di "privatizzazione della guerra", nel senso che gli eserciti sono di professionisti e che gli specialisti della guerra sono formati da agenzie private. C'e', tuttavia, anche un altro aspetto, parallelo e complementare, non sufficientemente considerato: e' la guerra come possibilita' di lavoro in tutti quegli ambiti che prima erano assunti in proprio dagli eserciti nazionali e che ora sono in mano ad agenzie private fornitrici di servizi. Vanno dalla logistica al catering, dall'approvvigionamento all'assistenza medica e psicologica, dalla costruzione di strutture smontabili e infrastrutture alla rete informatica, eccetera. In questo per tutti, uomini e donne, c'e' la possibilita' di un lavoro a contratto. La guerra diventa percio' un'opportunita' come un'altra, un mestiere tra i tanti (o i pochi?). Anzi, un'opportunita' in piu', una "liberta'" ulteriore. c) l'immagine della guerra e la guerra delle immagini. Uno degli aspetti che caratterizzano le guerre attuali e' il modo di raccontarle e illustrarle attraverso l'immagine fissa e l'immagine in movimento, la fotografia, la televisione e il cinema. Le guerre contemporanee hanno trasformato l'elemento mediatico in uno strumento bellico e di potere. Potere di mostrare e di non mostrare, di rendere visibile (definendo cio' che tutti vedono e devono vedere) o invisibile (oscurando, censurando, sovra-esponendo o sotto-esponendo, rendendo "reale" o "non-reale"). Potere di mettere tutti/ e noi nella posizione passiva di spettatori-consumatori di guerra, di convertirci in un nuovo fronte interno globale. Nei tre incontri che proponiamo si alterneranno alcune riflessioni a partire dalle questioni indicate e una lettura diretta di immagini fisse e sequenze cinematografiche e televisive. Data degli incontri: martedi' 12, 19 e 26 aprile alle ore 20,30 presso la Libera Universita' delle Donne, corso di Porta Nuova 32, Milano. 2. INCONTRI. UN CONVEGNO INTERNAZIONALE A UDINE PER UN'IDEA DI PACE [Da Francesco Pistolato (per contatti: fpistolato at yahoo.it) riceviamo e diffondiamo] In collaborazione con l'Associazione Biblioteca Austriaca, il Dipartimento di Scienze Storiche e Documentarie dell'Universita' degli Studi di Udine ha organizzato un convegno internazionale dal titolo "Per un'idea di pace", che avra' luogo dalle 14 di mercoledi' 13 aprile, alle 19,30 di venerdi' 15 aprile 2005 presso la Sala Convegni dell'Universita', in via Petracco 8 (Palazzo Antonini), Udine. Il convegno si propone di far luce sull'idea di pace in una prospettiva interdisciplinare, raccogliendo i contributi di storici, giuristi, studiosi di letteratura, pedagogisti ed esperti della cultura della nonviolenza. All'interno del programma sono inserite specifiche tavole rotonde sul diritto internazionale, sul rapporto tra gender e pace, sul ruolo dell'universita' nella costruzione di una cultura di pace. Il convegno ha ottenuto l'Adesione Presidenziale di Carlo Azeglio Ciampi e l'Alto Patronato di Janez Drnovsek, Presidente della Repubblica di Slovenia. Il Ministero dell'Istruzione, dell'Universita' e della Ricerca ha concesso agli insegnanti di tutta Italia che intendano partecipare al convegno quale momento di aggiornamento professionale, l'esonero dal servizio. Lo stesso aprile, nell'atrio di Palazzo Antonini, verra' inaugurata la mostra "Bertha von Suttner: una vita dedicata alla pace", allestita dal Ministero Austriaco degli Esteri nel centenario del conferimento del Premio Nobel per la Pace alla scrittrice austriaca. La mostra restera' aperta fino al 3 maggio 2005. Nella Biblioteca Civica "Vincenzo Joppi" di Udine, invece, saranno esposte pubblicazioni dedicate al tema della pace. Questa seconda mostra documentaria sara' accessibile dall'11 al 30 aprile in Piazza Marconi 8. Queste iniziative si inseriscono in un percorso di cultura di pace che coinvolge le Universita' di Udine, Trieste, Klagenfurt, Maribor e Capodistria, oltre a varie scuole del Friuli Venezia Giulia e della Carinzia, promosso dall'Universita' di Udine e dalla Associazione Biblioteca Austriaca, con la collaborazione e il sostegno, oltre che delle istituzioni citate, anche di varie organizzazioni non governative e associazioni del territorio friulano. Scopo di questo progetto pluriennale e', da una parte, valutare la possibilita' di percorsi di cultura di pace all'interno delle istituzioni universitarie, dall'altra promuovere all'interno delle scuole un processo scientifico di educazione alla pace. Inoltre, in collaborazione con l'Assessorato alla Cultura del Comune di Udine, si intende, per il tramite di iniziative collegate, quali spettacoli e rappresentazioni sul tema, veicolare ai cittadini udinesi, in altra forma, i contenuti e la tensione costruttiva maturati all'interno delle istituzioni formative e di ricerca. Per ulteriori informazioni: Francesco Pistolato, Associazione Biblioteca Austriaca di Udine, via Mantica 3, 33100 Udine, tel. +39-0432-556768, fax: +39-0432-556728, cell. +39-3292777010, e-mail: fpistolato at yahoo.it, sito: www.abaudine.org * Programma dei lavori Mercoledi' 13 aprile Ore 14. Apertura dei lavori del convegno, saluti della autorita'. Ore 15,30. Cultura per la pace. Testimonianze dal mondo dello spettacolo. Ore 16,15. Inaugurazione della mostra su Bertha von Suttner. Le origini della vocazione pacifista di Bertha von Suttner attraverso le sue peregrinazioni da Vienna, a Parigi, al Caucaso. Verdiana Grossi (Ginevra). Ore 17. Pausa Ore 17,30. Esiste ancora un diritto internazionale a cui appellarsi per sanzionare la guerra? Paolo De Stefani (Padova), Francesco Milanese (Udine), Silvo Devetak (Maribor). Moderazione: Maurizio Maresca (Udine). * Giovedi' 14 aprile Ore 9. Pace e guerra nelle relazioni internazionali. Giorgio Petracchi (Udine). Ore 9,45. L'idea della pace e della guerra nella riflessione filosofica. Maurizio Pagano (Trieste). Ore 10,30. Pausa. Ore 11. Die Geschichte der Bewegung fuer den Frieden. Karl Stuhlpfarrer (Klagenfurt). Ore 11,45. L'educazione alla pace nell'insegnamento della storia. Fulvio Salimbeni (Udine). Ore 12,30. Pausa. Ore 14. L'approccio psicopedagogico alla gestione dei conflitti. Daniele Novara (Piacenza). Ore 14,45. La nonviolenza: scienza, arte, etica del conflitto vitale. Enrico Peyretti (Torino). Ore 15,30. I mediatori di pace nei Balcani. Valentina Romita (Udine). Le organizzazioni femminili pacifiste tra le due guerre mondiali. Anna Paola Peratoner (Udine). Ore 16,15. Le donne e la riappacificazione. Spunti dalla storia dell'esodo istriano. Maria Carminati (Udine). Ore 17. Pausa. Ore 17,30. Tavola rotonda: Percorsi di genere verso la pace. Tina Bahovec (Klagenfurt), Verdiana Grossi (Ginevra), Neva Slibar (Lubiana). Moderazione: Mariolina Meiorin (Udine). * Venerdi' 15 aprile Ore 9. Creativita' e sostenibilita' nella relazione educativa: implicazioni di pace. Roberto Albarea (Udine). Ore 9,45. Giochi di pace. Davide Zoletto (Udine). Ore 10,30. Pausa. Ore 11. Friedenserziehung und Friedenspolitik. Werner Wintersteiner (Klagenfurt). Ore 11,45. Economia di pace. Nanni Salio (Torino). Ore 12,30. Pausa. Ore 14. Estetica della pace. Luigi Reitani (Udine). Ore 14,45. Il contributo delle religioni alla trasformazione nonviolenta dei conflitti. Rocco Altieri (Pisa). Ore 15,30. Scienze e pace. Antonino Drago (Pisa). Ore 16,15. Peacebuilding in Kossovo. Alberto L'Abate (Firenze). Ore 17. Pausa. Ore 17,30. Quale ricerca per la pace nell'istituzione universitaria? Antonino Drago (Pisa), Gorazd Bajc (Capodistria), Neva Slibar (Lubiana), Werner Wintersteiner (Klagenfurt), Rocco Altieri (Pisa), Roberto Albarea (Udine). Moderazione: Marisa Michelini (Udine). * Promotori del convegno: Universita' degli Studi di Udine, Dipartimento di Scienze Storiche e Documentarie, in collaborazione con: Associazione Biblioteca Austriaca di Udine. L'iniziativa si svolge con l'Adesione Presidenziale di Carlo Azeglio Ciampi, Presidente della Repubblica Italiana, e sotto l'Alto Patronato di Janez Drnovsek, Presidente della Repubblica di Slovenia. Hanno aderito e contribuito all'iniziativa: Biblioteca Civica "Vincenzo Joppi" di Udine; Comune di Udine, Assessorato alla Cultura; Consorzio Universitario del Friuli; Coordinamento Regionale Enti Locali per la Pace; Donne in Nero di Udine; Forum Austriaco di Cultura di Milano; Messaggero Veneto; Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali; Ministero dell'Istruzione, dell'Universita' e della Ricerca; Provincia di Udine; Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia; Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone. Il convegno si terra' in italiano e in tedesco, con traduzione simultanea. L'ingresso e' libero. Per gli insegnanti il Miur ha concesso l'esenzione dal servizio (nota del Dipartimento per l'Istruzione, Direzione Generale del Personale della Scuola, datata 25 febbraio 2005). 3. MATERIALI. MARIA LUIGIA CASIERI: L'EDUCAZIONE CHE AMA E CHE LIBERA (PARTE QUARTA). IL CONTESTO PSICOLOGICO E PEDAGOGICO [I materiali bibliografici seguenti sono stati gia' proposti in piu' fascicoli del notiziario "Educarsi alla pace" nel novembre-dicembre 2004. Tutti sono estratti dalle sezioni bibliografiche contenute in Maria Luigia Casieri, Il contributo di Emilia Ferreiro alla comprensione dei processi di apprendimento della lingua scritta, 5 voll., Viterbo 2004. Maria Luigia Casieri (per contatti: nbawac at tin.it), nata a Portici (Na) nel 1961, insegna nella scuola dell'infanzia ed e' una delle principali animatrici del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo. Ha organizzato a Viterbo insieme ad altri il "Tribunale per i diritti del malato"; assistente sociale, ha svolto un'esperienza in Germania nell'ambito dei servizi di assistenza per gli emigrati italiani; rientrata in Italia si e' impegnata nel settore educativo; per dieci anni ha prestato servizio di volontariato in una casa-famiglia per l'assistenza ai minori; dal 1987 e' insegnante di ruolo nella scuola per l'infanzia; ha preso parte a varie iniziative di pace, di solidarieta', per i diritti; ha tenuto relazioni a convegni e corsi di aggiornamento, e contribuito a varie pubblicazioni. Opere di Maria Luigia Casieri: Il contributo di Emilia Ferreiro alla comprensione dei processi di apprendimento della lingua scritta, Viterbo 2004. Emilia Ferreiro, argentina, docente in Messico, psicolinguista e psicopedagogista illustre, e' una delle piu' grandi studiose viventi del processi di alfabetizzazione; e' di fondamentale importanza il suo contributo sul tema dell'apprendimento della lettura e della scrittura da parte dei bambini. Tra le molte opere di Emilia Ferreiro si veda in primo luogo l'ormai classico volume scritto in collaborazione con Ana Teberosky, La costruzione della lingua scritta nel bambino, Giunti, Firenze 1985. Un suo profilo e' nel n. 790 del 26 dicembre 2004 di questo notiziario] Il contesto psicologico Adler, Alfred, La psicologia individuale nella scuola. Psicologia dell'educazione. Psicologia del bambino difficile, edizione in unico volume Newton Compton, Roma 1993. Aparo, Angelo, Marco Casonato, Marta Vigorelli, Modelli genetico-evolutivi in psicoanalisi, Il Mulino, Bologna 1989, 1999. Berne, Eric, Analisi transazionale e psicoterapia (1961), Astrolabio, Roma 1971. 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Si occupa di storia delle donne, di deportazione e genocidio, resistenza armata e resistenza civile, cultura dei gruppi non omogenei, storia orale; su questi temi ha anche partecipato a convegni nazionali e internazioneli. Ha fatto parte del comitato scientifico che ha diretto la raccolta delle storie di vita promossa dall'Aned (Associazione nazionale ex-deportati) del Piemonte; fa parte della Societa' italiana delle storiche, e dei comitati scientifici dell'Istituto storico della Resistenza in Piemonte, della Fondazione Alexander Langer e di altre istituzioni culturali. Opere di Anna Bravo: (con Daniele Jalla), La vita offesa, Angeli, Milano 1986; Donne e uomini nelle guerre mondiali, Laterza, Roma-Bari 1991; (con Daniele Jalla), Una misura onesta. Gli scritti di memoria della deportazione dall'Italia, Angeli, Milano 1994; (con Anna Maria Bruzzone), In guerra senza armi. Storie di donne 1940-1945, Laterza, Roma-Bari 1995, 2000; (con Lucetta Scaraffia), Donne del novecento, Liberal Libri, 1999; (con Anna Foa e Lucetta Scaraffia), I fili della memoria. Uomini e donne nella storia, Laterza, Roma-Bari 2000; (con Margherita Pelaja, Alessandra Pescarolo, Lucetta Scaraffia), Storia sociale delle donne nell'Italia contemporanea, Laterza, Roma-Bari 2001; Il fotoromanzo, Il Mulino, Bologna 2003. Lidia Beccaria Rolfi (1925-1996), nata a Mondovi' nel 1925, staffetta partigiana nella Resistenza, nel '44 fu arrestata dai nazifascisti e deportata nel campo di sterminio di Ravensbrueck. Insegnante, testimone, e' deceduta nel 1996. Opere di Lidia Beccaria Rolfi: (con Anna Maria Bruzzone), Le donne di Ravensbrueck, Einaudi, Torino 1978; L'esile filo della memoria, Einaudi, Torino 1996; (con Bruno Maida), Il futuro spezzato, Giuntina, Firenze 1997. Opere su Lidia Beccaria Rolfi: Bruno Maida (a cura di), Un'etica della testimonianza. La memoria della deportazione femminile e Lidia Beccaria Rolfi, Angeli, Milano 1997] "Per rappresentare la dialettica servo-padrone non c'e' bisogno del Lager, per raccontare il Lager non c'e' bisogno di inventare una storia d'amore tra carnefice e vittima" - diceva sempre Lidia Beccaria Rolfi, partigiana piemontese deportata al campo nazista di Ravensbrueck. Alla prima del "Portiere di notte" si era risentita di fronte alla rappresentazione del rapporto fra l'ex deportata Charlotte Rapling e l'ex Ss Dirk Bogarde. Non aveva dimenticato il suo ritorno, quando tanti pensavano che le donne fossero state deportate per lo svago dei soldati tedeschi, esempio estremo del sospetto che circonda sempre la prigionia femminile; e aveva in orrore il repertorio di fantasie sadiche cresciuto rapidamente intorno al binomio SS-prigioniere. Maestra elementare di famiglia contadina, nel 1945 Lidia e' una ragazza ardita e vulnerabile, un'antifascista esistenziale avida di cose fresche e nuove. Ma sui libri di testo rifatti in fretta e furia trova al posto dei balilla una schiera di orfanelli poveri tristi e operosi, al posto delle storie di guerra storie di santi; negli uffici si scontra con i vecchi funzionari del regime. Non entra in nessun partito, frequenta tutte le riunioni politiche, lavora per 100 lire al giorno alla Camera del lavoro. Riprende a insegnare. Al momento di partire per una scuoletta in cima alle Langhe, e' "pronta a violare subito la nuova legge dell'Italia libera" - fraternizzando con i genitori degli allievi, leggendo troppi libri e giornali politici, trascurando le preghiere in classe. In piu' - bella, bionda, minuta, penetranti occhi castani - si trucca e porta i pantaloni, fuma, non va in chiesa, balla alle feste dei coscritti. Per la gente del paese e' una persona cara. Per i benpensanti di campagna e di citta', una strana ragazza che deve aver avuto una strana esperienza in Germania. Presto si accorge che anche tra gli antifascisti di deportazione si sa poco, e quella femminile non interessa proprio. "Deportata? - la apostrofa un comandante della sua zona - le partigiane si fanno uccidere, non si fanno prendere prigioniere". Tempo qualche anno, impara a contrattaccare in vari modi. Insieme ad Anna Maria Bruzzone scrive Le donne di Ravensbrueck, la prima opera analitico-narrativa sulle deportate politiche, uscita nel '78 e all'indomani gia' un classico e un battistrada per altre ricerche; sull'atteggiamento con cui i suoi compagni di partigianato l'accolgono al ritorno da Ravensbrueck, dice parole essenziali: "Quando tu tentavi di raccontare la tua avventura, tiravano sempre fuori l'atto eroico: '... pero' noi!'. I tedeschi li avevano ammazzati loro, i fascisti li avevano fatti fuori loro... e noi eravamo prigionieri..." - dove l'ironia prende di mira, insieme all'autocelebrazione, i valori celebrati: orgoglio militare, enfasi sulla morte, primato del combattente in armi. Per Lidia, a qualificare la resistenza non sono gli strumenti con cui la si pratica. Per quasi trent'anni si dedica a far conoscere la prigionia delle donne e a correggere il clima che l'ha tenuta ai margini. Grande disturbatrice, la battaglia contro fascismo e negazionismi non le impedisce di criticare l'equazione resistenza=lotta armata, che oscura ogni altra forma di opposizione antinazista, a cominciare da quelle attuate in Lager; di strapazzare gli amici deportati per il loro maschilismo; di imporre la presenza femminile nelle sedi piu' restie. Cuore vigile, prende posizione contro i crimini del presente, convinta che compito dei sopravvissuti sia testimoniare il Lager e insieme farsi portavoce di tutti gli oppressi, in primo luogo dei meno ascoltati. Muore nel '96, subito dopo aver pubblicato il racconto del suo ritorno - non una parola sprecata ne' una mancata, nessun eufemismo linguistico e politico: era il suo modo di raccontare, che ha portato in tante scuole, in tante occasioni pubbliche. Lavorava da anni a un libro sull'infanzia sotto il nazismo, dove accanto ai bambini dei ghetti e dei lager dovevano trovare posto gli scolari e scolare tedeschi violentemente socializzati alla guerra e alla riproduzione, i bambini uccisi nella cosiddetta "Operazione Eutanasia", quelli vittime dell'"Operazione Lebensborn". Non riuscira' a completarlo; ma dopo il Lager - diceva - era stata tutta vita regalata. 5. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: UN'ESPERIENZA COMPLESSA TRA LIBERAZIONE E RESTAURAZIONE [Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996; Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio 2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"] Difficile sintetizzare in poche righe un'esperienza estremamente complessa come il pontificato di Wojtyla. Non v'e' dubbio che in tale esperienza convergono elementi molteplici, persino contrastanti. Lasciando anche da parte l'atteggiamento intransigente in materia di divorzio, unioni omosessuali, aborto, ecc. (ma come dimenticare gli effetti catastrofici dell'insegnamento della chiesa cattolica sulla contraccezione, che provoca numerosi decessi in tutta l'Asia, l'Africa e l'America Latina a causa dell'Aids contratto in rapporti sessuali senza protezioni), e soffermandoci sulle posizioni solitamente richiamate come le piu' positive (la sensibilita' per i problemi della pace, la condanna del razzismo, i ripetuti richiami all'immane tragedia della fame e della poverta' nei continenti extraeuropei), queste sono state nella loro efficacia pratica fortemente limitate, se non contraddette, sia dalla palese sottovalutazione del carattere devastante della dominazione economica (e non solo economica) dell'Occidente sul cosiddetto Terzo Mondo, sia dall'appoggio dato, specie in America Latina, a regimi autoritari e violenti che si sono spesso macchiati delle peggiori infamie. * Da piu' parti e' stato sottolineato come il pontificato di Wojtyla si sia caratterizzato per l'impegno per la pace. In effetti e' stato cosi' soprattutto dagli anni novanta: con la prima guerra del Golfo (1991), quando si alza la denuncia coraggiosa nei confronti della guerra "giustiziera" guidata dagli Usa. Di fronte a quelle incursioni di aerei e di carri armati, Giovanni Paolo II prendeva le distanze e nitidamente condannava le stragi: non era quella la giustizia che poteva condurre ad una pace vera e duratura. La pace non si puo' pagare con la morte, con la fame e la malattia dei bambini. Aveva ragione, come i fatti successivi hanno dimostrato e dimostrano. * Precedentemente, gli anni '80 (il tempo della guerra fredda) sono caratterizzati dai suoi viaggi fallimentari in America Latina. Cile, 1987: l'immagine piu' viva di quella visita fu l'apparizione del dittatore Pinochet e del pontefice, insieme alla finestra del palazzo della Moneda. Nicaragua, marzo 1983: il papa rimprovera pubblicamente padre Ernesto Cardenal, che ha accettato di entrare a far parte del governo sandinista (finira' sospeso a divinis); durante la messa zittisce (dopo aver provato ad ignorarle) le madri degli uccisi dai "contras" (i guerriglieri terroristi antisandinisti sostenuti dalla Cia), che invocavano una preghiera per i propri figli. Del resto, nel giugno 1982, aveva scritto ai vescovi del piccolo paese centroamericano, per condannare la "Chiesa popolare", quella dei poveri, collegata alle comunita' di base, che aveva come espressione la teologia della liberazione. Nel 1984 e nel 1986 la Congregazione per la Dottrina della Fede emette due documenti, "Libertatis nuntius" e "Libertatis conscientia", nei quali si condanna la teologia della liberazione. Tutti i programmi di studio delle facolta' e dei seminari cattolici sono rivisitati e riprogrammati contro questa teologia (in particolare) e contro lo spirito della riforma della Chiesa inaugurata con il Concilio Vaticano II (in generale). Cosi' l'Opus Dei, i Legionari di Cristo ed altri movimenti similari assumono una leadership speciale nella Chiesa. Queste organizzazioni, con la loro opzione preferenziale per le elites economiche e politiche del mondo ricco, impongono un modello di cristianita' articolato sulla relazione Chiesa-potere. Intanto, dal Cile al Guatemala, dall'Argentina al Salvador, dal Brasile al Nicaragua, dal Paraguy alla Colombia, una marea di crimini ed un oceano di complici silenzi. Decine, centinaia, migliaia di vittime: preti, suore, catechisti, missionari, sindacalisti, contadini, donne, bambini, vecchi, massacrati prima e dopo l'arcivescovo martire di San Salvador Oscar Arnulfo Romero, in tutta l'America Latina, tranne (ironia della sorte) in Nicaragua durante i dieci anni del governo sandinista. Silenzio totale delle gerarchie cattoliche, salvo la voce dei vescovi del Nicaragua nel denunciare una persecuzione religiosa ed una violazione dei diritti umani, persecuzione inesistenti e violazioni scarsissime (particolarmente se confrontate con gli altri paesi latinoamericani) in quel Paese. La spiegazione e' legata alla lotta condotta da Wojtyla e dalla curia romana contro la teologia della liberazione; una delle teologie piu' significative del Sud del mondo. Il fine era quello di liquidare e togliere legittimita' a quella riflessione liberante. Pur assumendone a volte alcuni aspetti e cercando di integrarli in una concezione che rimane fondamentalmente subordinata agli interessi occidentali, l'intenzione inquisitoriale e' quella di determinare l'afasia di questa voce critica: la scelta preferenziale per i poveri, al fianco dei quali i cristiani devono collocarsi se intendono proclamare le esigenze centrali del Vangelo. La pesante normalizzazione (processi canonici, rimozioni, sospensioni, condanne) porta all'emarginazione dei vescovi che si riconoscevano nella linea di Medellin (1968) e Puebla (1979), i piu' rappresentativi e forti della Chiesa progressiva latinoamericana; allo smantellamento del lavoro pastorale da essi condotto ad opera di successori di linea diametralmente opposta. Cosi' la Chiesa innovatrice e critica e' stata esplicitamente emarginata e condannata da Giovanni Paolo II, le cui molte parole in favore degli umiliati e offesi raramente hanno invitato alla propria liberazione e autogoverno, suonando quasi sempre e quasi solo monito alle autorita' politiche e economiche di essere piu' giuste e clementi. * Il 9 novembre 1989 cade il muro di Berlino, simbolo della caduta dei "socialismi reali" e della fine della guerra fredda. Si impone l'egemonia totale dell'economia di mercato e della globalizzazione neoliberista. Il papa condanna gli aspetti piu' distruttivi e violenti del capitalismo liberista; ma quasi mai una parola per valorizzare i movimenti che dal basso e in autonomia dai potenti puntano a una societa' liberata dallo sfruttamento e dall'oppressione del capitalismo liberista. Possiamo davvero dire che con il pontificato di Giovanni Paolo II per molti aspetti e' sembrata scomparire la riforma del Concilio Vaticano II e ricomparire il modello di Chiesa anteriore costruito dal Concilio di Trento (1545-1563). Un tempo segnato dalla controriforma ecclesiale. Ne' cambia il senso davanti alle cento "deviazioni" dei cristiani rispetto al Vangelo, ammesse da Giovanni Paolo II. L'elenco delle colpe di ieri e' molto lungo (dalla persecuzione antisemita allo sterminio degli indios), e certamente incompleto. Errori del passato, appunto, ma quasi nessuno sembra chiedere conto di quelli del presente che pure sono sotto gli occhi di tutti. E soprattutto del nesso tra le colpe e i drammi di ieri e quelli di oggi. 6. LETTURE. LUIGI ACCATTOLI: ISLAM. STORIE ITALIANE DI BUONA CONVIVENZA Luigi Accattoli, Islam. Storie italiane di buona convivenza, Edizioni Dehoniane Bologna, Bologna 2004, pp. 222, euro 16. Il prestigioso giornalista e saggista in questa ampia inchiesta raccoglie e racconta oltre 150 "storie italiane di buona convivenza" tra persone di religione islamica e persone di altra religione o cultura nel nostro paese. Un libro utile per conoscere attraverso tante storie di vita le mille forme in cui il razzismo viene quotidianamente sconfitto dalla convivenza civile, dalla solidarieta' umana, dal dialogo interculturale, dal riconoscimento reciproco: "esser uomo tra gli umani / io non so piu' dolce cosa", canta una voce in una indimenticabile poesia di Saba. 7. LETTURE. GIAN ANTONIO STELLA: L'ORDA Gian Antonio Stella, L'orda. Quando gli albanesi eravamo noi, Rizzoli, Milano 2002, Superpocket, Milano 2005, pp. 320 (+ 12 pp. di inserto iconografico), euro 4,90. Il noto inviato ed editorialista del "Corriere della Sera" ricostruisce i pregiudizi e le persecuzioni subite dagli emigranti italiani nel corso dell'Ottocento e del Novecento. Per conoscere e per non dimenticare; per non trovarci a riprodurre come scellerati oppressori gli atteggiamenti feroci di cui tanto a lungo noi stessi siamo stati vittime; per contrastare il razzismo con la forza della verita', della solidarieta', della dignita' umana. 8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 897 del 12 aprile 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
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