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La nonviolenza e' in cammino. 896
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 896
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 11 Apr 2005 00:46:28 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 896 dell'11 aprile 2005 Sommario di questo numero: 1. Paolo Candelari: Il Movimento Internazionale della Riconciliazione solidale con Farid Adly 2. Mao Valpiana: Il Movimento Nonviolento solidale con Farid Adly 3. Una conferenza di Farid Adly a Cefalu' 4. Maria Luigia Casieri: L'educazione che ama e che libera (parte terza). Il contesto linguistico e comunicativo 5. Ammu Joseph: Giornaliste scalze 6. Giulio Vittorangeli: L'apartheid globale 7. Silvana Silvestri: Un film su Sophie Scholl 8. Due giorni di speranza per il Nicaragua 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento 10. Per saperne di piu' 1. APPELLI. PAOLO CANDELARI: IL MOVIMENTO INTERNAZIONALE DELLA RICONCILIAZIONE SOLIDALE CON FARID ADLY [Ringraziamo Paolo Candelari (per contatti: paolocand at libero.it) per questo intervento. Paolo Candelari, presidente del Movimento Internazionale della Riconciliazione, e' una delle piu' conosciute e stimate figure della nonviolenza in Italia. Il Movimento Internazionale della Riconciliazione (in sigla: Mir in Italia, Ifor - International Fellowship of Reconciliation - a livello internazionale) e' uno dei principali e piu' autorevoli movimenti nonviolenti. Farid Adly, autorevole giornalista (apprezzato collaboratore del "Corriere della sera", "Il manifesto", Radio popolare di Milano, ed altre notissime testate) e prestigioso militante per i diritti umani, e' direttore dell'agenzia-stampa "Anbamed. Notizie dal Mediterraneo" (per contatti: anbamed at katamail.com); alcuni giorni fa ad Acquedolci, il centro siciliano in cui vive e lavora, ha subito una grave intimidazione mafiosa: e' stato minacciato di morte per impedirgli di svolgere il suo lavoro di inchiesta, documentazione e denuncia, con particolar riferimento alla sua concreta azione in difesa dell'ambiente, della legalita', dei diritti di tutti. Per piu' dettagliate informazioni cfr. anche il n. 890 di questo notiziario; per contatti ed informazioni ulteriori: tel. 3398599708, o anche 0941730053. A tutti i nostri lettori e le nostre lettrici rinnoviamo l'invito a sostenere Farid Adly, a diffondere l'informazione e la sensibilizzazione, ad inviare dichiarazioni di solidarieta' con Farid Adly all'agenzia "Anbamed. Notizie dal Mediterraneo": e-mail: anbamed at katamail.com] Anch'io voglio rispondere all'appello e manifestare la mia solidarieta' a Farid Adly, sicuro di interpretare anche il sentimento di tutti i membri del Movimento Internazionale della Riconciliazione. E' grazie a persone cosi' che si potra' far fronte alla prepotenza di chi conta sull'omerta' per perpetrare le proprie prepotenze. 2. APPELLI. MAO VALPIANA: IL MOVIMENTO NONVIOLENTO SOLIDALE CON FARID ADLY [Rngraziamo Mao Valpiana (per contatti: mao at sis.it) per questo intervento. Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 di questo notiziario. Il Movimento Nonviolento, fondato da Aldo Capitini, e' un fondamentale punto di riferimento per tutte le persone amiche della nonviolenza] Carissimo Farid Adly, leggo delle pesanti intimidazioni che hai ricevuto. Paura e coraggio sono sentimenti che si mescolano. Senti vicino a te, in questi momenti, tutti noi del Movimento Nonviolento. Un forte abbraccio, Mao Valpiana 3. INCONTRI. UNA CONFERENZA DI FARID ADLY A CEFALU' [Dagli amici di "Palermo per la pace" riceviamo e volentieri diffondiamo] Martedi' 12 aprile, con inizio alle ore 17, a Cefalu', via Porta Giudeca 1, per iniziativa del Centro ecumenico "La Palma", si terra' una conferenza di Farid Adly sul tema: "L'Islam e la violenza". Il relatore Farid Adly e' un prestigioso giornalista impegnato per la verita' e i diritti di tutti, operatore di pace e di giustizia, costruttore di dialogo, amico della nonviolenza. Per ulteriori informazioni sull'iniziativa: tel. 0921923953, e-mail: centrolapalma at tiscali.it 4. MATERIALI. MARIA LUIGIA CASIERI: L'EDUCAZIONE CHE AMA E CHE LIBERA (PARTE TERZA). IL CONTESTO LINGUISTICO E COMUNICATIVO [I materiali bibliografici seguenti sono stati gia' proposti in piu' fascicoli del notiziario "Educarsi alla pace" nel novembre-dicembre 2004. Tutti sono estratti dalle sezioni bibliografiche contenute in Maria Luigia Casieri, Il contributo di Emilia Ferreiro alla comprensione dei processi di apprendimento della lingua scritta, 5 voll., Viterbo 2004. Maria Luigia Casieri (per contatti: nbawac at tin.it), nata a Portici (Na) nel 1961, insegna nella scuola dell'infanzia ed e' una delle principali animatrici del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo. Ha organizzato a Viterbo insieme ad altri il "Tribunale per i diritti del malato"; assistente sociale, ha svolto un'esperienza in Germania nell'ambito dei servizi di assistenza per gli emigrati italiani; rientrata in Italia si e' impegnata nel settore educativo; per dieci anni ha prestato servizio di volontariato in una casa-famiglia per l'assistenza ai minori; dal 1987 e' insegnante di ruolo nella scuola per l'infanzia; ha preso parte a varie iniziative di pace, di solidarieta', per i diritti; ha tenuto relazioni a convegni e corsi di aggiornamento, e contribuito a varie pubblicazioni. Opere di Maria Luigia Casieri: Il contributo di Emilia Ferreiro alla comprensione dei processi di apprendimento della lingua scritta, Viterbo 2004. Emilia Ferreiro, argentina, docente in Messico, psicolinguista e psicopedagogista illustre, e' una delle piu' grandi studiose viventi del processi di alfabetizzazione; e' di fondamentale importanza il suo contributo sul tema dell'apprendimento della lettura e della scrittura da parte dei bambini. Tra le molte opere di Emilia Ferreiro si veda in primo luogo l'ormai classico volume scritto in collaborazione con Ana Teberosky, La costruzione della lingua scritta nel bambino, Giunti, Firenze 1985. Un suo profilo e' nel n. 790 del 26 dicembre 2004 di questo notiziario] Il contesto linguistico e comunicativo (e i suoi piu' o meno immediati dintorni) AA. VV., Il linguaggio (1969), Dedalo, Bari 1976. Apel, Karl Otto, L'idea di lingua nella tradizione dell'umanesimo da Dante a Vico (1963), Il Mulino, Bologna 1975. Arnheim, Rudolf, Arte e percezione visiva (1954, 1974), Feltrinelli, Milano 1962, 1997. Auerbach, Erich, Introduzione alla filologia romanza, Einaudi, Torino 1963, 1977. 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Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione la sua traduzione del seguente articolo di Ammu Joseph. Ammu Joseph e' giornalista e scrittrice, vive a Bangalore, India] Chinna Narsamma del villaggio di Pastapur sta in piedi nell'acqua fino alle caviglie, circondata da piante zuppe e marcescenti, per dire alla camera da presa delle coltivazioni danneggiate dalle pesanti piogge, nell'area semiarida dello stato dell'India del sud Andhra Pradesh, dove lei vive. Questo accadde tre anni orsono, ed il suo video passo' sul canale regionale, sul network di proprieta' statale e su una tv privata. Narsamma appartiene ad un gruppo di giornaliste ed editrici che sono spuntate dai margini della societa' indiana per raccontare, negli ultimi sette anni, le condizioni dei poveri villaggi rurali in cui vivono; i loro lavori sono ora famosi con il nome di "media dai piedi scalzi". Nel 1995, la Dichiarazione di Pechino e la Piattaforma d'Azione affermarono l'importanza dei media per l'avanzamento delle donne. Nel 1997, donne di 75 villaggi decisero che avevano la necessita' di esprimere se stesse, di facilitare il dialogo fra le comunita' rurali, di documentare ed analizzare gli eventi e le istanze locali e di indirizzare le informazioni e le idee al mondo esterno. Forse non tutte avevano sentito della Piattaforma di Pechino, ma tutte ne condividevano la logica. Erano convinte che l'accesso ai media avrebbe aiutato loro stesse e le loro comunita'. Un decennio fa, queste donne fronteggiavano una molteplicita' di pericoli: povere, illetterate, contadine delle comunita' Dalit (fuori casta) che tentavano di sopravvivere coltivando la terra in una regione semiarida. L'accesso ai media, anche come ascoltatrici o spettatrici, era assai basso. Circa 5.000 di loro, pero', facevano parte dei "sangham", ovvero dei collettivi di donne dei villaggi, associati alla Deccan Development Society, un'ong con vent'anni di attivita', con sedi a Pastapur e Hyderabad, che lavora con le comunita' rurali svantaggiate socialmente ed economicamente. Sette di queste donne completarono un corso di dieci mesi sulla produzione di video, creato specificatamente per loro. Da allora hanno prodotto piu' di cento filmati i cui soggetti sono quelli delle loro vite e delle loro preoccupazioni: cibo, lavoro, vita sociale e culturale. Oltre a coprire gli eventi e le istanze che interessano o preoccupano le loro comunita' (che, dicono, assai raramente i media riflettono) si esprimono nel dialetto locale, familiare e confortevole per loro ed il loro pubblico, anziche' adottare la versione formale del Telugu, il linguaggio di stato, che viene usato dai media del mainstream. * "C'e' una grande differenza fra i filmati che producete voi e quelli che produciamo noi", ha detto Narsamma ad un gruppo di giornaliste cittadine in visita, all'inizio di quest'anno. La differenza e' mostrata in un cortometraggio, "L'inquadratura Sangham", che racconta la storia di questo gruppo di donne e il loro avvicinarsi alla cinematografia. Esse rifiutano quella che chiamano "inquadratura patel" ("patel" e' un modo in cui vengono chiamati i proprietari terrieri) che fa vedere i soggetti dall'alto, e incarna il punto di vista dei proprietari terrieri, e rifiutano la "inquadratura da schiavi", che fa vedere i soggetti dal basso. Hanno scelto l'"inquadratura sangham": faccia a faccia con il soggetto. "Nei sangham siamo tutte eguali, spiega Chinna Narsamma, Percio' una ripresa a livello dell'occhio la chiamiamo inquadratura sangham". Uno dei loro filmati piu' significativi si intitola: "Perche' i contadini di Warangal sono arrabbiati con il cotone BT?" e narra le infelici esperienze dei contadini dello stato di Andhra Pradesh con il cotone BT, una varieta' geneticamente modificata promossa da un conglomerato internazionale di ditte. Seguendo le esperienze dei lavoratori nei mesi dalla piantagione al raccolto, le donne hanno registrato la loro disperazione quando le piante non sono vissute e non hanno realizzato le iperboliche promesse di crescita. Nella straordinaria sequenza finale, i contadini infuriati giurano che mai piu' toccheranno cotone BT o qualcosa che gli somigli. * Nel 2001, le donne hanno dato vita ad un collettivo rurale indipendente e totalmente femminile, la Community Media Trust, per continuare a produrre e promuovere il loro lavoro. Il collettivo ha base a Pastapur, ma lavora anche alla radio del villaggio di Machnoor, gestita da altre tre donne Dalit. Sebbene abbiano prodotto programmi radiofonici gia' dal 1999, sino ad ora possono solo distribuirli in forma di cassette ai villaggi. Questo perche' le trasmissioni radiofoniche delle comunita' non sono ancora state legalizzate in India. Attualmente il governo restringe le concessioni in questo senso alle istituzioni educative ed un paio di altre categorie in cui i lavori video e radiofonici di queste donne non entrano. La situazione potrebbe cambiare presto. Nel dicembre 2004 la Telecom Regulatory Authority dell'India, che controlla le trasmissioni radiofoniche e televisive, ha raccomandato al governo di fornire licenze alle stazioni radio delle comunita' rurali. Con la radio di Machnoor pronta ad iniziare le trasmissioni, le "reporter scalze" di Pastapur osservano e aspettano. * Per ulteriori informazioni: - "The Sangham Shot": www.maneno.net/pages/sanghamshot.html - Chinna Narsamma: www.maneno.net/pages/narsamma.html 6. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: L'APARTHEID GLOBALE [Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996; Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio 2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"] La nostra democrazia (il cui pilastro e' la Costituzione italiana) e' costata sangue, fatiche, genialita'; e non ci e' stata elargita una volta per tutte, deve essere conquistata giorno dopo giorno, come l'amore; reinventata continuamente, come l'educazione per i figli; e se e' malata, curata come una mano che si e' ferita mentre scriveva una meravigliosa poesia. La democrazia rimane il respiro delle liberta' fondamentali di un popolo; bisogna che non dimentichiamo mai che quel respiro puo' essere ridotto a ben poca cosa da avvelenamenti ideologici le cui tossine sono gia' in circolazione. Perche' la democrazia (come la Costituzione), non e' solo qualcosa di scritto sulla carta, ma appartiene a un sentire comune, a un legame sociale, a un ambiente etico-politico, come patto ed espressione di una comunita' politicamente costituita, di uno spazio pubblico che dovrebbe venire prima degli interessi privati. Quando questo legame sociale subisce uno smarrimento, la democrazia (che di per se' e' cosa fragile) rischia di infrangersi. Pensiamo a quella doppia morsa rappresentata dalla guerra e dal razzismo nei confronti degli immigrati. * Giornalmente assistiamo all'affermarsi di una deriva qualunquista fatta di xenofobia e razzismo. Gli stranieri rappresentano in Italia appena il 2,2% della popolazione (la media europea e' di circa il 5%), eppure si grida all'invasione e alla criminalita'. In questo i nostri mezzi di comunicazione hanno contribuito enormemente con il loro linguaggio. L'espressione piu' ricorrente e' "sbarchi" di clandestini, espressione che rimanda a episodi drammatici della seconda guerra mondiale. Molto usato e' anche il termine "invasione", che fa pensare di doversi difendere da chi arriva sul suolo del nostro paese. Tutto questo ha originato o radicalizzato una serie di paure che hanno portato a un forte isolamento individuale e a un accentuato egoismo, se non addirittura al rifiuto di convivere con la nuova societa' multietnica. In questa logica, gli immigrati vengono fortemente perseguitati come esseri umani ed insieme fortemente sfruttati come forza-lavoro quando servono al profitto, alla concorrenza tra lavoratori e anche al sistema pensionistico. Tanto piu' che gli immigrati pagano tutti i contributi previdenziali, ma pochi di loro avranno la pensione. Stanno partecipano alla costruzione della ricchezza dell'Italia in misura significativa. Sono settecentomila gli extracomunitari che, ogni anno, producono beni per oltre 37.OOO miliardi di lire, pari al 2% del prodotto interno lordo, ovvero di tutta la ricchezza prodotta nel nostro Paese in un anno. Quasi la meta', 315.000, sono lavoratori dipendenti perfettamente in regola con le leggi, mentre il resto, circa 400.000, lavorano in nero (dati Istat). Intanto l'Italia, anno dopo anno, impazzisce per la paura dell'immigrazione e vuole inchiavardare i migranti in solide prigioni, o peggio ancora, gettarli a mare. Poi esistono i cosiddetti "Centri di permanenza temporanea e assistenza", in realta' qualcosa di molto vicino ai campi di concentramento (senza per questo confonderli con i lager nazisti): l'esistenza anche di un solo "centro" in cui la pratica della privazione arbitraria e illegittima della liberta' delle persone diventi la regola, segnala un venir meno dello stato di diritto, fatto che non puo' che inquietarci. Siamo il paese dove il rifiuto dell'altro e la voglia matta di sbatterlo fuori, in un nulla indifferenziato che non ci riguarda, si indirizza verso il "clandestino", sul quale sfogare l'inconfessabile istinto di "via da me l'estraneo, l'inferiore, l'impuro". Albanesi, kurdi, senegalesi, rom, fa lo stesso. "Perche' vengono qui, perche' non lavorano a casa propria, perche' mi rodono qualche metro quadrato di abitazione? Sara' per rubarmi il portafoglio, per infastidirmi agli incroci lavando i vetri, per procurarmi delle figliole a buon mercato (i mascalzoni sfruttano le mie debolezze e virili bisogni!), perche' io paghi lo 0,0002 per cento di tasse in piu'?". Morale: e' meglio odiare i poveri piuttosto che lottare contro l'ingiustizia sociale! * Siamo davanti a un cedimento ai sentimenti di paura dei paesi ricchi verso i paesi poveri - e poveri perche' rapinati dai ricchi -, melmoso e inconfessato fondo della societa' "perbene", che sta determinando fenomeni pericolosi gia' divenuti realta'. Per i fautori della globalizzazione neoliberista i milioni di persone che cercano di penetrare nel "villaggio globale" attraverso le robuste frontiere dell'"apartheid globale" (la definizione e' di Bruno Amoroso, del "Centro Federico Caffe'" dell'Universita' di Roskilde, Danimarca) per trovarvi occasione di lavoro e di sopravvivenza, sono illegali. Per noi sono illegali quel pugno di paesi e persone ricche che hanno deciso di privatizzare con recinti e frontiere pezzi del pianeta di cui si sono impossessati arbitrariamente. Cosi' se l'Occidente non accetta questa sfida di una societa' multietnica e multiculturale, accogliente e rispettosa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, rischia di trasformarsi in una fortezza assediata che difende con la guerra i nostri agiati e spensierati tenori di vita, le nostre ricche "democrazie", basandoli sullo sfruttamento, la poverta', la fame del resto del mondo. 7. MATERIALI. SILVANA SILVESTRI: UN FILM SU SOPHIE SCHOLL [Dal quotidiano "Il manifesto" dell'8 aprile 2005. Silvana Silvestri scrive di cinema sul quotidiano "Il manifesto"; tra le sue opere: (a cura di), Otar Iosseliani, Dino Audino Editore, Roma 1997. Tra il 1942 ed il 1943 un gruppo di studenti ed un professore di Monaco realizzarono e diffusero una serie di sei volantini clandestini antinazisti. I primi quattro volantini si aprivano col titolo "Fogli volanti della Rosa bianca" ed erano diffusi in poche centinaia di copie; gli ultimi due intitolati "Fogli volanti del movimento di Resistenza in Germania" ciclostilati in qualche migliaia di copie. Scoperti, furono condannati a morte e decapitati gli studenti Hans Scholl, Sophie Scholl, Christoph Probst, Willi Graf, Alexander Schmorell ed il professor Kurt Huber. Opere sulla Rosa Bianca: Inge Scholl, La Rosa Bianca, La Nuova Italia, Firenze, 1966, rist. 1978 (scritto dalla sorella di Hans e Sophie Scholl, il volume - la cui traduzione italiana e' parziale - contiene anche i testi dei volantini diffusi clandestinamente dalla Rosa Bianca); Klaus Vielhaber, Hubert Hanisch, Anneliese Knoop-Graf (a cura di), Violenza e coscienza. Willi Graf e la Rosa Bianca, La nuova Europa, Firenze 1978; Paolo Ghezzi, La Rosa Bianca. Un gruppo di resistenza al nazismo in nome della liberta', Paoline, Cinisello Balsamo (Mi) 1993; Romano Guardini, La Rosa Bianca, Morcelliana, Brescia 1994; Paolo Ghezzi, Sophie Scholl e la Rosa Bianca, Morcelliana, Brescia 2003] Il volto serio e appassionato di Julia Jentsch rispecchia gli interrogativi della nuova generazione tedesca che in "Sophie Scholl. Die letzen Tage" ("Sophie Scholl - Gli ultimi giorni", distribuito da settembre dall'Istituto Luce) ha l'occasione di scoprire una pagina di storia a lungo occultata, la straordinaria resistenza dei giovani bavaresi della "Die Weisse Rose" ("la Rosa bianca"), durante il nazismo nel '42 e '43. Con questo film che ha ricevuto a Berlino l'Orso d'argento come miglior regia e migliore interpretazione femminile, gia' visto in Germania da oltre settecentocinquantamila spettatori soprattutto giovani, si apre la sesta edizione del German Film Festival programmato al cinema Quattro Fontane di Roma fino all'11 aprile. Giovanni Spagnoletti direttore artistico del festival nel presentare la manifestazione ha indicato questo film in particolare come una nuova linea di tendenza di qualita', iniziata gia' da qualche anno (un esempio e' stato lo scorso anno "La sposa turca"), come dimostra il livello della rassegna nel suo insieme. La scelta della selezione e' stata fatta seguendo le due linee piu' interessanti, la rilettura dell'epoca del nazismo e le commedie etniche. Ci sara' la migliore commedia in lingua tedesca "Alles auf Zucker" di Dani Levy (sara' distribuita dalla Lady Film) storia di una famiglia ebrea divisa dal Muro per 40 anni che solo la morte della madre costringe a ricongiungersi e, se vogliono l'eredita', a rispettare l'ortodossia. Ci sono poi vari film che hanno partecipato a competizioni internazionali come Aus der Tiefe des raumes, Edelweisspiraten, Kebab Connection, Sommersturm, Touch the sound, candidato come migliore documentario tedesco, film d'apertura del prossimo festival di Salonicco oltre a una vasta rassegna di corti nel programma Next generation. * "Non e' la prima volta che si realizza un film sulla Rosa bianca", dice il regista Marc Rothemund a Roma per presentare i film insieme allo sceneggiatore Fred Breinersdorfer. "La novita' e' che noi abbiamo potuto studiare i verbali del processo e abbiamo costruito il film partendo la' dove si fermavano gli altri, cioe all'arresto di Sophie Scholl e del fratello Hans". I due fratelli guidavano il gruppo di resistenti nonviolenti che a Monaco svolgevano la pericolosa propaganda di condanna al nazismo con la diffusione di volantini (arma tenuta allora nella massima considerazione, se si pensa al mare di carta lanciato dagli alleati nell'Italia meridionale). Furono arrestati il 18 febbraio del '43 e solo quattro giorni dopo fu applicata la condanna a morte per decapitazione, e non furono i soli ad essere arrestati e condannati. Dopo il lungo periodo di rimozione dell'intera epoca del nazismo che solo il nuovo cinema tedesco inizio' a elaborare, oggi i cineasti tornano ad affrontare il tema proibito. "Non mi sento in colpa per quello che e' successo all'epoca, dice Rothemund, ma sono responsabile perche' questi fatti siano ricordati, soprattutto visto che ogni giorno i giornali riportano manifestazioni dei neonazisti in Europa". Puntigliosamente esatto in tutti i particolari, ci sono voluti due anni di ricerche per documentarsi e parlare con i testimoni della storia ancora in vita: "Le parole pronunciate sono documentate almeno al 90%, persino le scene in cui appare il sole a febbraio sono state verificate dai bollettini metereologici dell'epoca, cosi' come l'universita' e il palazzo di giustizia sono i luoghi reali dove si svolsero gli avvenimenti. Noi avevamo i verbali della Gestapo, circa 60 pagine, la compagna di prigionia scrisse una lettera di 14 pagine ai genitori di Sophie dove si raccontano i suoi pochi giorni passati in prigione e gran parte delle scene sono basate su questa lettera. Il personaggio del giudice e' ricostruito su filmati d'epoca, perfino il tempo di 8 secondi necessari all'esecuzione e' stato calcolato esattamente". La ricostruzione di personaggi umani e freddi mette in mostra il piccolo borghese assassino, la normalita' del mostro. Oltre questa ansia di precisione c'e' una grande abilita' degli attori nel provocare l'emozione. "Quando e' stato realizzato l'altro film su questo argomento, negli anni '80, il governo tedesco ha cercato di bloccarlo, poiche' seimila sentenze di morte erano ancora in vigore: solo nell'85 il governo ha riconosciuto di aver sbagliato. Fino agli anni '90 non erano consultabili i verbali". La molla piu' autentica che spinge il film ci sembra essere il parallelismo con l'attualita': oggi si compiono gli stessi delitti contro l'umanita', i fatti sono sotto gli occhi di tutti (sperimentazioni umane, massacri e deportazioni, morte per fame pilotata) ma si preferisce far finta di non sapere come allora. Dice infatti il regista: "Tanti film sull'Africa mi hanno ricordato l'olocausto: ognuno ha dentro di se' il bene e il male, il male non e' un fenomeno solo tedesco". 8. INIZIATIVE. DUE GIORNI DI SPERANZA PER IL NICARAGUA [Da Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) riceviamo e diffondiamo] L'Associazione Italia-Nicaragua in collaborazione con l'Associazione Nuovi Orizzonti Latini, organizza per sabato 16 e giovedi' 21 aprile a Roma due giorni di solidarieta' con il popolo del Nicaragua per la raccolta di fondi in favore dei "bananeros", ex lavoratori delle piantagioni di banane ammalati a causa del pesticida Nemagon, prodotto ed applicato senza nessuna misura di sicurezza dalle multinazionali nordamericane del banano. Gli incassi di entrambe le giornate saranno utilizzati per sostenere le spese mediche dei "bananeros". Sabato 16 aprile, festa con musica degli anni '70-'80, presso il Barcone delle Liberta' (Lungotevere degli artigiani, ingresso dalla pista ciclabile, Roma). Giovedi' 21 aprile, proiezione del film "La canzone di Carla" presso il cinema Caravaggio (via Paisiello 24, Roma), seguira' dibattito sulla situazione passata e attuale del paese. * Il dramma dei "bananeros" nicaraguensi, ovvero, storia del colonialismo mai morto e del neoliberismo suo diretto erede Da ormai quasi cinque anni la situazione dei lavoratori delle banane in Nicaragua ha preso una piega drammatica, sempre piu' morti e sempre piu' abusi provocati dalle multinazionali americane. Tutto ebbe inizio alla fine degli anni '70 quando il pesticida Nemagon venne prodotto dalla Dow Chemical e distribuito in Nicaragua dalla Chiquita e dalla Dole. Nel giro di dieci-venti anni si sono verificati centinaia di tumori, malformazioni congenite e malattie della pelle. Ad oggi sono piu' di 800 le persone decedute. In tutto cio' il governo nicaraguense si e' contraddistinto per l'indifferenza con cui ha trattato questo caso, fino al punto di costringere i campesinos a lunghe ed estenuanti marce di protesta da Chinandega (zona bananiera) a Managua. Nonostante le proteste sempre piu' veementi nessun autorita' si e' mai degnata di rispettare promesse e parole date, fino ad oggi, quando a seguito dell'ennesimo rifiuto, i manifestanti si sono interrati in segno di protesta di fronte al parlamento di Managua. * L'associazione Italia-Nicaragua appoggia questa lotta raccogliendo fondi utilizzati per l'acquisto di medicinali e per praticare gli interventi chirurgici piu' urgenti. Proprio per questo, in collaborazione con l'Associazione Nuovi Orizzonti Latini si e' deciso di dar vita a "Due giorni di speranza per il Nicaragua". Per informazioni: Associazione Italia-Nicaragua, via Petrella n. 18, 01017 Tuscania (Vt), tel. 0761435930, e-mail: g.vittorangeli at wooow.it, sito: www.itanica.org; Associazione Nuovi Orizzonti Latini, tel. 3337548526, e-mail: orizzontilatini at tiscali.it, sito: www.lasalaoscura.com 9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 896 dell'11 aprile 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
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