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La nonviolenza e' in cammino. 859
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 859
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 5 Mar 2005 00:17:04 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 859 del 5 marzo 2005 Sommario di questo numero: 1. Peppe Sini: Nicola Calipari, uno di noi 2. Giuliana e' libera 3. Enrico Peyretti: L'introduzione di "Dov'e' la vittoria?" 4. Per una bibliografia sulla Shoah (parte trentacinquesima) 5. Ida Dominijanni: Quella mediazione 6. Zelie Pollon: Veli e liberta' 7. Un'intervista a Olena Suslova 8. Il ritorno del Criticone: Sull'assenza in Italia di un movimento per la pace 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento 10. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. PEPPE SINI: NICOLA CALIPARI, UNO DI NOI Scrivo queste righe quando ancora giungono drammatiche e confuse le notizie dall'Iraq su quanto e' avvenuto dopo la liberazione di Giuliana Sgrena. "Una di noi" e' stato il motto che in questo mese ha accompagnato l'ansia di tante e tanti per la vita di Giuliana. Uno di noi e' anche il funzionario che le ha salvato due volte la vita, la seconda volta perdendo la propria. Nicola Calipari, uno di noi, ucciso dalla guerra, dalla guerra che e' il trionfo del terrorismo, il piu' grande dei terrorismi, di terrorismo generatrice. Ogni vittima ha il volto di Abele. 2. EDITORIALE. GIULIANA E' LIBERA [Giuliana Sgrena, intellettuale e militante femminista e pacifista tra le piu' prestigiose, e' tra le maggiori conoscitrici italiane dei paesi e delle culture arabe e islamiche; autrice di vari testi di grande importanza (tra cui: a cura di, La schiavitu' del velo, Manifestolibri, Roma 1995, 1999; Kahina contro i califfi, Datanews, Roma 1997; Alla scuola dei taleban, Manifestolibri, Roma 2002; Il fronte Iraq, Manifestolibri, Roma 2004); e' stata inviata del "Manifesto" a Baghdad, sotto le bombe, durante la fase piu' ferocemente stragista della guerra tuttora in corso. A Baghdad e' stata rapita il 4 febbraio 2005; e' stata liberata il 4 marzo. Dal sito del quotidiano "Il manifesto" riprendiamo, con minime modifiche, la seguente scheda: "Nata a Masera, in provincia di Verbania, il 20 dicembre del 1948, Giuliana ha studiato a Milano. Nei primi anni '80 lavora a 'Pace e guerra', la rivista diretta da Michelangelo Notarianni. Al 'Manifesto' dal 1988, ha sempre lavorato nella redazione esteri: appassionata del mondo arabo, conosce bene il Corno d'Africa, il Medioriente e il Maghreb. Ha raccontato la guerra in Afghanistan, e poi le tappe del conflitto in Iraq: era a Baghdad durante i bombardamenti (per questo e' tra le giornaliste nominate 'cavaliere del lavoro'), e ci e' tornata piu' volte dopo, cercando prima di tutto di raccontare la vita quotidiana degli iracheni e documentando con professionalita' le violenze causate dall'occupazione di quel paese. Continua ad affiancare al giornalismo un impegno anche politico: e' tra le fondatrici del movimento per la pace negli anni '80: c'era anche lei a parlare dal palco della prima manifestazione del movimento pacifista"] Giuliana Sgrena e' stata liberata. Quale sconfinata gioia. Florence Aubenas, e l'intero popolo iracheno, ancora no. Quale sconfinata angoscia. Cosi' tanto ancora vi e' da fare, ma una cosa cosi' bella e' pur accaduta. Una si' bella cosa e' accaduta quindi, ma cosi' tanto e' ancora da fare. Orsu'. * Una persona e' stata salvata. Un'altra ha perso la vita. La felicita' per la vita salvata si mescola al dolore per la vita persa. Quante persone dovranno ancora morire? Quanto sangue ancora dovra' scorrere prima che si spezzino tutte le armi, si riconosca che una e' l'umanita'? 3. LIBRI. ENRICO PEYRETTI: L'INTRODUZIONE DI "DOV'E' LA VITTORIA?" [Ringraziamo di cuore Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per averci messo a disposizione l'introduzione del suo recentissimo libro Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005 (per richieste: e-mail: scrivimi at gabriellieditori.it, sito: www.gabriellieditori.it). Enrico Peyretti e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e una recentissima edizione aggiornata e' nei nn. 791-792 di questo notiziario; vari suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org. Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario] Questa e' una raccolta di testi, note, pensieri, sulla vacuita' della vittoria in guerra e nei rapporti quotidiani. Non e' un'antologia sulla guerra, che sarebbe sconfinata, ma soltanto su quell'aspetto della guerra e della rivalita', creduto e spacciato come un successo della vita e della ragione, che e' la pretesa vittoria di uno sull'altro dei due (o piu') contendenti armati e duri. Prendendo di mira la vittoria, vorremmo smascherare l'inganno con cui essa viene fatta apparire un guadagno anche in termini di valori umani, cosi' da far sembrare positiva la guerra e ogni altro conflitto con vinti e vincitori. Perche' attaccare la vittoria? C'e' forse un amore del perdere, dell'esser vittime, o si pensa solo alla rivincita morale del vittimismo, con una orgogliosa voluptas dolendi? Cosi' pensa spesso chi ha fede nella vittoria con ogni mezzo, e disprezza deboli e vinti. Vogliamo forse, denunciando l'inganno della vittoria, proporre una ragione e un diritto senza forza? No. La nonviolenza e' forza. Essenziale e' la distinzione e addirittura l'opposizione tra forza e violenza. Questa chiarificazione decisiva e' un punto della cultura di pace. Detta in sintesi estrema: la forza costruisce, la violenza distrugge (1). Mentre l'opinione pubblica generica, anche di persone colte, pensa che la nonviolenza sia debolezza, cedimento, resa, rinvio totale ad una vittoria nel mondo spirituale consegnando alla violenza la vittoria in questo mondo, invece la nonviolenza attiva e' una forza. C'e' vittoria e vittoria: quella che impone, opprime, impera, e quella che libera insieme gli opposti avversari dalla loro avversione, togliendo la causa del conflitto o trasformando il conflitto in cooperazione costruttiva per entrambi. Nell'opinione dominante, viziata dall'ideologia della violenza, il guadagno del vincitore e' il danno del vinto. Nel pensiero e nella strategia della forza nonviolenta, il guadagno e' condiviso, magari minore, ma senza danni. Veda comunque, il lettore eventuale, anche la conclusione di questo libretto. * Questa raccolta e' stata pubblicata la prima volta, con un titolo diverso, composta ancora di soli trenta testi, nei giorni tragici e vergognosi della prima guerra del Golfo, nostra universale sconfitta, che spezzo' le nuove speranze di pace, nate dal mirabile 1989, anno dei maggiori successi, nell'Europa dell'est, delle lotte nonviolente (vedi "Il foglio. Mensile di alcuni cristiani torinesi", n. 178, anno XXI, n. 2, febbraio 1991, sito: www.ilfoglio.org). Claudio Magris, al quale avevo inviato quelle pagine, mi scriveva il 14 giugno 1991: "Grazie per la sua raccolta di testi sulla vittoria come sconfitta. Lei puo' immaginare con quanto consenso io legga quelle splendide dichiarazioni e testimonianze che Lei ha raccolto; naturalmente si tratta di dichiarazioni che valgono in tutte le direzioni, non soltanto contro il pathos dell'Occidente, ma anche contro quello di segno opposto". Certamente. E' stata poi ripubblicata, estesa a quarantaquattro testi, in un inserto allegato a "Azione nonviolenta", settembre 1998, pp. 9-16 (e-mail: azionenonviolenta at sis.it; sito: www.nonviolenti.org), nell'occasione dell'ottantesimo anniversario della conclusione della prima guerra mondiale, celebrata come "la Vittoria" nella storia e nelle piazze italiane. Scrivevamo allora: "Non si vuole entrare nella discussione storica su quella guerra, ne' sul 'parecchio' che secondo Giolitti si sarebbe ottenuto con la neutralita', ne' sul giudizio di 'inutile strage' dato da Benedetto XV, ne' sull'uso dei fanti come carne da mitraglia fatto da Cadorna, ne' sui processi per disobbedienza e diserzione, ne' sulle decimazioni dei soldati ordinate dagli ufficiali nei reparti indocili. Si vuole soltanto meditare sulla vittoria in guerra, in tutte le guerre". Ora, in un tempo di criminale guerra infinita, di scontro tra opposte barbarie - e non tra civilta', le quali consistono per loro natura nel dialogo, nella parola e nell'ascolto - questa piccola rassegna, molto arricchita, pur restando ovviamente sempre ampliabile senza fine, e' offerta a chi vuole inserirsi nella meditazione degli uomini e donne piu' saggi, attraverso i tempi, sulla vacuita' e falsita' del successo militare omicida, che e' sempre una sconfitta umana. Il titolo attuale riprende, con voluta amara ironia, un verso del nostro roboante e piuttosto ridicolo inno di Mameli, oggi piu' calcistico che nazionale. Appunto, dov'e' mai questa vittoria? Questo vuol dire anche che non c'e' vittoria dove si dice vittoria e che la vittoria e' la' dove non si parla di vittoria. Come accade per ogni cosa vera. Ma allora, perche' chiamare ancora "vittoria" quell'esito migliore dell'azione che non si rassegna all'abisso che la violenza scava tra vincitore e vinto? Rinnovare il significato, o cambiare la parola? Forse e' piu' efficace dare alla stessa parola il senso di successo comune, conseguito insieme, non uno contro l'altro. Ma qui, per ora, siamo ancora alle prese con la vecchia idea di vittoria. Ci occorre liberarci da questa per trovare quella nuova. * L'ordine dei brani e' abbastanza casuale. Sono di ampiezza diseguale, perche' sono di carattere molto vario. Essi sono qui raggruppati per grandi periodi storici, perche' la guerra ha cambiato natura nei tempi, dall'arma manuale alla polvere da sparo, dalle guerre nazionali alle guerre mondiali, fino alla mutazione nucleare degli armamenti che ne evidenziano la definitiva impossibilita' razionale e morale, a causa della negativita' ormai assoluta che la guerra mostra; fino a questo inizio di millennio che esibisce la massima spudoratezza della potenza stolta, la quale ritiene suo diritto la guerra senza limiti di ragione ne' di legge, con un balzo involutivo dallo "stato civile" al selvaggio "stato di natura" delineati dai classici filosofi della politica. Ma la guerra e' solo il frutto piu' oscenamente vistoso dell'antropologia fissata nelle categorie della competizione e della rivalita'. La vera vittoria sulla propria disumanita' arrivera' per gli esseri umani quando si riconosceranno e si tratteranno concretamente da soci e non da rivali. Siamo nel tempo storico in cui l'ideologia del vincere puo' sfociare nell'autodistruzione, suo destino metafisico. La speranza, la volonta' e l'impegno dei piu' umani tra noi, oggi, sono tesi a far si' che si distrugga la superbia dell'impero e della rivalita', e non la vita dell'umanita'. Questo libro viene dato alle stampe nella prossimita' di alcune ricorrenze, nel corso del 2005, che fanno meditare: novant'anni dall'entrata dell'Italia nella prima guerra mondiale; sessant'anni dalla Liberazione italiana dal fascismo, dal nazismo e dalla guerra; sessant'anni anche dalla strage di Hiroshima, il maggiore caso di terrorismo di stato, per gli effetti lunghi oltre quelli immedati; e pure sessant'anni dalla formazione dell'Onu con la Carta che fissava il nuovo diritto internazionale di pace; cinquant'anni dall'appello all'umanita' di Einstein e Russell; trent'anni dalla sconfitta in Vietnam della enorme superiorita' militare Usa. Vergogne da confessare e giuste glorie oggi minacciate, da difendere e far di nuovo fruttificare; memorie che sono appello a cambiare alle radici la cultura dei conflitti umani. Alcuni dei brani qui raccolti mi sono stati forniti da amici, che ringrazio. Prego i lettori di voler continuare, segnalando altri documenti e testimonianze, a disonorare la vittoria militare, per l'onore della nostra unica comune patria umana. * Nota 1. Vedi il mio articolo Distinzione tra forza e violenza pubblicato con differenti titoli su "La voce del popolo", Torino 12 gennaio 2003, e su "Il foglio" n. 298, gennaio 2003 (sito: www.ilfoglio.org) e presente in http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti. Vedi inoltre Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza. Una filosofia della pace, Edizioni Plus, Pisa 2004, almeno alle pagine 18, 37 ss., 45 ss., 122-124, 232, 248, 263, 304. 4. MATERIALI. PER UNA BIBLIOGRAFIA SULLA SHOAH (PARTE TRENTACINQUESIMA) ISAAC BASHEVIS SINGER Nato a Radzymin, nei pressi di Varsavia, nel 1904, da una famiglia di rabbini, emigrato in America nel 1935; scrittore (come il fratello Israel Joshua), e' forse il massimo autore in lingua yiddish del Novecento, premio Nobel per la letteratura nel 1978. E' deceduto a New York nel 1991. Opere di Isaac Bashevis Singer: della sua vasta produzione segnaliamo almeno le stupende raccolte di racconti I due bugiardi, e Gimpel l'idiota, Longanesi, poi Mondadori; e la raccolta delle Storie per bambini, Mondadori. Opere su Isaac Bashevis Singer: Franco Palmieri, Isaac Bashevis Singer, La Nuova Italia, Firenze 1980. ISRAEL JOSHUA SINGER Scrittore in lingua yiddish (Bilgoraj, Polonia 1893 - New York 1944), fratello maggiore di Isaac Bashevis Singer. Opere di Israel Joshua Singer: Yoshe Kalb (1932); I fratelli Ashkenazi (1936); Da un mondo che non c'e' piu' (postuma, 1946). ANDREJ SINJAVSKIJ Nato nel 1925 a Mosca, docente di letteratura russa, scrittore clandestino con lo pseudonimo di Abram Terz, dopo un processo e sei anni di campo di lavoro subiti per la sua attivita' di scrittore "clandestino", nel 1973 e' andato in esilio. Docente alla Sorbona. E' scomparso nel 1997. Opere di Andrej Sinjavskij: ricordiamo almeno Una voce dal coro, Garzanti, Milano; e Ivan lo scemo, Guida, Napoli. FRANCOISE SIRONI Docente di psicologia clinica e di psicopatologia all'Universita' Paris VII, dirige il "Centro di etnopsichiatria Georges Devereux", e' cofondatrice del "Centro Primo Levi" per l'assistenza alle vittime di tortura e violenza collettiva. Opere di Francoise Sironi: Persecutori e vittime, Feltrinelli, Milano 2001. EYAL SIVAN Regista israeliano. Opere di Eyal Sivan: Uno specialista - Ritratto di un criminale moderno, 1999. MAGNE SKODVIN Opere di Magne Skodvin, Resistenza nonviolenta in Norvegia sotto l'occupazione tedesca, Edizioni del Movimento Nonviolento. WOLFGANG SOFSKY Nato a Kaiserlautern in Germania nel 1952, e' docente di sociologia all'universita' di Gottinga. Opere di Wolfgang Sofsky: ha pubblicato in Italia, presso Laterza nel 1995, L'ordine del terrore, una monografia sui campi di concentramento; per Einaudi nel 1998, un Saggio sulla violenza, che raccoglie una serie di lezioni da lui tenute a Gottinga nel 1995; sempre per Einaudi, nel 2001, Il paradiso della crudelta', dodici saggi brevi "sul lato oscuro dell'uomo". ALEKSANDR SOKUROV Regista russo (Irkutsk 1917). Opere di Aleksandr Sokurov: qui segnaliamo particolarmente Moloch (Russia-Germania 1999), e il documentario-conversazione con Aleksandr Solzenicyn. ALEKSANDR SOLZENICYN Nato nel 1918, laureatosi in fisica e matematica, accusato di propaganda antisovietica fu deportato nel Gulag nel 1945, rilasciato nel 1956, divenuto scrittore, nel 1970 ebbe il Premio Nobel per la letteratura, e fu costretto a lasciare l'Urss. Solo in anni recenti e' tornato in Russia. Opere di Aleksandr Solzenicyn: fondamentali sono Arcipelago Gulag (ora disponibile in tre volumi in edizione economica Oscar Mondadori), e Una giornata di Ivan Denisovic (ora disponibile in edizione ultraeconomica presso Newton Compton); cfr. inoltre almeno Il primo cerchio; Divisione cancro (tradotto anche col titolo Reparto C, e come Padiglione cancro); Una candela al vento; Il cervo e la bella del campo; Per il bene della causa (raccolta dei racconti); Agosto 1914; Lenin a Zurigo. Opere su Aleksandr Solzenicyn: un punto di partenza puo' essere Erica Klein, Invito alla lettura di Solzenicyn, Mursia; cfr. anche Olivier Clement, Solzenicyn in Russia, Jaca Book. Notevole la lunga intervista filmata da Aleksandr Sokurov. SUSAN SONTAG Susan Sontag e' stata una prestigiosa intellettuale americana, nata a New York nel 1933, deceduta sul finire del 2004; acutissima interprete e critica dei costumi e dei linguaggi, fortemente impegnata per i diritti civili e la dignita' umana; tra i molti suoi libri segnaliamo alcuni suoi stupendi saggi, come quelli raccolti in Contro l'interpretazione e Stili di volonta' radicale, presso Mondadori; e Malattia come metafora, presso Einaudi; tra i suoi lavori piu' recenti segnaliamo particolarmente il notevole Davanti al dolore degli altri, Mondadori, Milano 2003. PIERRE SORLIN Prestigioso studioso francese. Opere di Pierre Sorlin: L'antisemitismo tedesco, Mursia, Milano 1970. FEDERICA SOSSI Federica Sossi e' docente di filosofia teoretica all'universita' di Bergamo. Tra le sue opere: (a cura di), Pensiero al presente, Cronopio, Napoli 1999; Autobiografie negate. Immigrati nei lager del presente, Manifestolibri, Roma 2002. ZENONE SOVILLA Giornalista d'inchiesta e di approfondimento, promotore nella rete telematica di un giornalismo ad un tempo militante e colto che propone approfondite riflessioni e rigorose ricerche particolarmente valorizzando le esperienze storiche, le acquisizioni teoriche ed analitiche e gli strumenti metodologici ed ermeneutici delle tradizioni culturali libertarie e nonviolente, animatore della casa editrice Nonluoghi (www.nonluoghi.it). GRACCO SPAZIANI Nato nel 1884, avvocato, antimilitarista, antifascista, deportato nel lager di Mauthausen in cui mori' nel febbraio 1945. Opere su Gracco Spaziani: Ortensia Spaziani, Scarpe rotte eppur bisogna andar - ovvero mio padre, mia madre e i fascisti, Casa editrice Mazziana, Verona 1997; cfr. anche il profilo scritto da Mao Valpiana in AA. VV., Le periferie della memoria, Anppia - Movimento Nonviolento, Torino - Verona 1999. MANES SPERBER Scrittore, psicologo, militante politico, difensore della dignita' umana (Zabolotov, Bucovina 1905 - Parigi 1984). Opere di Manes Sperber: Il roveto in cenere; Piu' profondo dell'abisso; La baia perduta; Tutto il passato; Churban; Solo un ponte tra ieri e domani. ART SPIEGELMAN Nato a Stoccolma nel 1948 da genitori ebrei rifugiati che di li' a poco si trasferiscono negli Stati Uniti. Autore di fumetti, premio Pulitzer nel 1992, collaboratore del "New Yorker" e del "New York Times". Opere di Art Spiegelman: Maus, Einaudi, Torino. STEVEN SPIELBERG Regista cinematografico americano, con i proventi del film Schindler's list ha promosso la Shoah Foundation che ha raccolto una mole immensa di videointerviste a sopravvissuti della Shoah e costituisce un contributo fondamentale al salvataggio della memoria delle vittime. Opere di Steven Spielberg: Duel, 1972; Sugarland Express, 1974; Lo squalo, 1975; Incontri ravvicinati del terzo tipo, 1977; 1941: allarme a Hollywood, 1979; I predatori dell'arca perduta, 1980; E. T., 1982; Ai confini della realta', 1983; Indiana Jones e il tempio maledetto, 1984; Il colore viola, 1986; L'impero del sole, 1987; Always - per sempre, 1988; Indiana Jones e l'ultima crociata, 1989; Hook - capitan Uncino, 1992; Jurassic Park, 1993; Schindler's list, 1994; Amistad, 1997; Salvate il soldato Ryan, 1998. Opere su Steven Spielberg: Franco La Polla, Steven Spielberg, Il Castoro cinema, Milano. ALTIERO SPINELLI Nato a Roma nel 1907, antifascista, promotore del federalismo europeo, autore con Enesto Rossi del Manifesto di Ventotene (1941). E' scomparso nel 1986. Opere di Altiero Spinelli: cfr. almeno L'Europa non cade dal cielo; e l'autobiografico Come ho tentato di diventare saggio; Il Mulino, Bologna. BARBARA SPINELLI Barbara Spinelli e' una prestigiosa giornalista e saggista; tra le sue opere segnaliamo particolarmente Il sonno della memoria, Mondadori, Milano 2001. ELISA SPRINGER Testimone e studiosa della Shoah, Elisa Springer (Vienna 1918 - Matera 2004), nata da un famiglia di commercianti ebrei di origine ungherese, catturata dai nazisti a Milano nel 1944 e deportata nei lager di Auschwitz, Bergen-Belsen e Terezin, sopravvissuta e tornata in Italia nell'autunno del 1945, visse poi a Manduria. Opere di Elisa Springer: Il silenzio dei vivi, Marsilio, Venezia 1997; L'eco del silenzio. La Shoah raccontata ai giovani, Marsilio, Venezia 2003. EDITH STEIN Edith Stein, filosofa tedesca, e' nata a Breslavia nel 1891 ed e' deceduta nel lager di Auschwitz nel 1942. Di famiglia ebraica, assistente di Husserl, pensatrice tra le menti piu' brillanti della scuola fenomenologica, abbraccio' il cattolicesimo e nel 1933 entro' nella vita religiosa. I nazisti la deportarono ed assassinarono. Opere di Edith Stein: le opere fondamentali sono Il problema dell'empatia, Franco Angeli (col titolo L'empatia) e Studium; Psicologia e scienze dello spirito, Citta' Nuova; Una ricerca sullo Stato, Citta' Nuova; La fenomenologia di Husserl e la filosofia di san Tommaso d'Aquino, Memorie Domenicane, poi in La ricerca della verita', Citta' Nuova; Introduzione alla filosofia, Citta' Nuova; Essere finito e Essere eterno, Citta' Nuova; Scientia crucis, Postulazione generale dei carmelitani scalzi. Cfr. anche la serie di conferenze raccolte in La donna, Citta' Nuova; e la raccolta di lettere La scelta di Dio, Citta' Nuova, Roma 1974, poi Mondadori, Milano 1997. Opere su Edith Stein: per un sintetico profilo cfr. l'"invito alla lettura" di Angela Ales Bello, Edith Stein, Edizioni S. Paolo, Cinisello Balsamo 1999 (il volumetto contiene un breve profilo, un'antologia di testi, una utile bibliografia di riferimento). Lavori sul pensiero della Stein: Carla Bettinelli, Il pensiero di Edith Stein, Vita e Pensiero, Milano 1976; Luciana Vigone, Introduzione al pensiero filosofico di Edith Stein, Citta' Nuova, Roma 1991; Angela Ales Bello, Edith Stein. La passione per la verita', Edizioni Messaggero di Padova, 1998, 2003; Angela Ales Bello, Edith Stein. Patrona d'Europa, Piemme, Casale Monferrato (Al) 2000. Per la biografia: Edith Stein, Storia di una famiglia ebrea, Citta' Nuova, Roma 1994, 1999; Elio Costantini, Edith Stein. Profilo di una vita vissuta nella ricerca della verita', Libreria Editrice Vaticana, Citta' del Vaticano 1987, 1998; Laura Boella, Annarosa Buttarelli, Per amore di altro. L'empatia a partire da Edith Stein, Raffaello Cortina Editore, Milano 2000. SYBILLE STEINBACHER Storica, insegna all'Universita' di Bochum, autrice di rilevanti studi sui campi di sterminio nazisti. Opere di Sybille Steinbacher: Auschwitz, Einaudi, Torino 2005 JEAN-FRANCOIS STEINER Opere di Jean-Francois Steiner: Treblinka, Mondadori, Milano 1967, 1978 (con una prefazione di Simone de Beauvoir). GEORGE STEINER E' uno dei piu' grandi intellettuali viventi, ed e' un uomo buono, e saggio. Nasce a Parigi nel 1929 da padre di origine ceca (di Lidice) e madre viennese. Nel 1940 la famiglia si stabilisce in America (ha scritto Steiner: "Lasciammo sani e salvi la Francia, dov'ero nato e cresciuto. Sicche' non mi tocco' d'essere la' quando si fece l'appello. Io non stavo nella pubblica piazza con gli altri bambini, quelli con cui ero cresciuto. Ne' vidi mio padre e mia madre scomparire quando le porte del convoglio ferroviario venivano spalancate. Ma in un altro senso sono un sopravvissuto, e non indenne. Se spesso non sono in sintonia con la mia generazione, se cio' che mi assilla e domina la mia vita sentimentale colpisce molti di quelli con cui dovrei essere amico e lavorare in questo mondo come qualcosa di remotamente sinistro e artificioso, e' perche' il cupo mistero di quanto accadde in Europa non e' per me separabile dalla mia stessa identita'. Proprio perche' non ero la', perche' un caso fortunato tolse il mio nome dall'elenco"). Torna poi in Europa. Docente di letteratura comparata (a Ginevra, a Cambridge, a Oxford), saggista finissimo e denso moralista. Le sue opere di riflessione critica sono di una ricchezza, lucidita' e profondita' straordinarie e vivamente le raccomandiamo ai nostri interlocutori. Opere di George Steiner: Tolstoj o Dostoevskij (1959), La morte della tragedia (1961), Linguaggio e silenzio (1967), Dopo Babele (1975), Le Antigoni (1984), Vere presenze (1989), Il correttore (1992), Nessuna passione spenta (1996), Errata (1997), Grammatiche della creazione (2001), La lezine dei maestri (2003), tutti editi in italiano da Garzanti, Milano; cfr. inoltre Nel castello di Barbablu (1971), SE, Milano; La nostalgia dell'assoluto (1974), Bruno Mondadori, Milano; Heidegger (1978), Mondadori, Milano; Il processo di San Cristobal (1981), Rizzoli, Milano. GEORGE STEVENS Regista cinematografico. Opere di George Stevens: Il diario di Anna Frank (Usa, 1959). ALEXANDER STILLE Nato a New York nel 1957, giornalista e saggista. Opere di Alexander Stille: Uno su mille, Mondadori, Milano 1991; Nella terra degli infedeli, Mondadori, Milano 1995. HERMANN STOHR Hermann Stohr, 1898-1940, aderente al Mir, oppositore del nazismo, nel 1939 rifiuto' di arruolarsi, fu condannato a morte e ucciso il 21 giugno 1940. MICHELE LUCIANO STRANIERO Michele L. Straniero (Milano 1936 - Torino 2000), musicologo ed autore, ricercatore e promotore della cultura popolare, scrittore e poeta, e' stato uomo di forte impegno civile. Opere di Michele L. Straniero: tra le molte sue opere segnaliamo almeno: con A. Virgilio Savona, Canti della Resistenza italiana, Rizzoli, Milano 1985. Scritti su Michele L. Straniero: cfr. l'articolo di Cesare Bermani su "Il manifesto" dell'8 dicembre 2000. JEAN-MARIE STRAUB Cineasta francese, autore in collaborazione coln la moglie Daniele Huillet di film imprescindibili. Opere di Daniele Huillet e Jean-Marie Straub: tra i film: Machorka-Muff, 1962-63; Non riconciliati, 1964-65; Lezioni di storia, 1972; Mose' e Aronne, 1974-75; Fortini/Cani, 1976; Dalla nube alla Resistenza, 1978; Rapporti di classe, 1983; Sicilia!, 1998. In volume: Testi cinematografici, Editori Riuniti, Roma 1992. ANNA-VERA SULLAM CALIMANI Docente all'universita' di Venezia. Opere di Anna-Vera Sullam Calimani: segnaliamo particolarmente I nomi dello sterminio, Einaudi, Torino 2001. TERESA SWIEBOCKA Opere di Teresa Swiebocka: (a cura di, con Franciszek Piper), Auschwitz. Il campo nazista della morte, Edizioni del Museo Statale di Auschwitz-Birkenau, 1997. HANS JUERGEN SYBERBERG Regista tedesco, nato nel 1935, autore di opere che fortemente risentono della lezione brechtiana. Opere di Hans Juergen Syberberg: Hitler, un film dalla Germania, Rft-Francia-Gran Bretagna 1977. ISTVAN SZABO Regista cinematografico ungherese, nato a Budapest nel 1938. Opere di Istvan Szabo: segnaliamo particolarmente Mephisto (1981). THOMAS STEPHEN SZASZ Psichiatra e psicoanalista americano, nato a Budapest nel 1920, docente universitario di psichiatria, critico del modello medico della psichiatria, oppositore delle ideologie e delle pratiche autoritarie e repressive. Opere di Thomas Stephen Szasz: tra i suoi libri segnaliamo almeno Il mito della malattia mentale, Il Saggiatore, Milano; I manipolatori della pazzia, Feltrinelli, Milano; L'etica della psicoanalisi, Armando, Roma; Disumanizzazione dell'uomo, Feltrinelli, Milano; Il mito della droga, Feltrinelli, Milano. Suoi interventi sono anche in Franca e Franco Basaglia (a cura di), Crimini di pace, Einaudi, Torino; Laura Forti (a cura di), L'altra pazzia, Feltrinelli, Milano; Luigi Onnis e Giuditta Lo Russo, La ragione degli altri, Savelli, Roma. PETER SZONDI Insigne studioso di estetica, docente di letteratura (Budapest 1929 - Berlino 1971), fu deportato a Bergen-Belsen. Tra le opere di Peter Szondi: Teoria del dramma moderno (1956), Einaudi, Torino 1974. PIERRE-ANDRE' TAGUIEFF Filosofo, politologo e storico delle idee, impegnato contro il razzismo, e' presidente dell'"Observatoire de l'antisemitisme". Opere di Pierre-Andre' Taguieff: in traduzione italiana cfr. La forza del pregiudizio, Il Mulino, Bologna 1994; Il razzismo, Raffaello Cortina Editore, Milano 1999. 5. RIFLESSIONE. IDA DOMINIJANNI: QUELLA MEDIAZIONE [Dal quotidiano "Il manifesto" del primo marzo 2005. Ida Dominijanni, giornalista e saggista, e' una prestigiosa intellettuale femminista] Il sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) sta ripubblicando una serie di documenti femministi degli anni Settanta e Ottanta sull'aborto. Si tratta del femminismo che, tanto per citare il titolo del piu' famoso fra i documenti in questione, sull'aborto "faceva un lavoro politico diverso" da quello dei radicali e di tutto lo schieramento che rivendicava la possibilita' di abortire come un semplice diritto. Il "lavoro politico diverso" consisteva nel mettere a fuoco, prima che l'atto dell'interruzione di gravidanza, la sessualita' femminile e maschile e le contraddizioni che sottostanno alle gravidanze indesiderate; nell'ascoltare il racconto dell'esperienza femminile - e di nuovo: delle sue contraddizioni - sulle gravidanze non accettate e interrotte, con le relative implicazioni e conseguenze psicologiche; nel sottrarre la pratica abortiva al controllo statuale e alle norme, infatti quel femminismo dell'aborto non chiedeva la legalizzazione bensi' la depenalizzazione. Ma non e' tanto su quel lavoro politico che voglio tornare, quanto su una conseguenza valida anche per il dibattito di oggi sulla procreazione assistita e sulla ricerca sulle staminali che Luisa Muraro ne trae in un suo articolo Sulla vita umana, pubblicato sempre nel sito [e riprodotto nel n. 845 di questo foglio]. Da quel lavoro, scrive Muraro, abbiamo tratto "un semplice criterio, e cioe' che la vita umana, vita di un essere senziente ma anche parlante, arriva a questo mondo passando necessariamente attraverso l'accettazione di una donna che la accoglie, la coltiva per consegnarla al resto dell'umanita'". Non siamo ancora nella sfera dei diritti-doveri, che viene dopo, precisa Muraro, e aggiunge: "Il passaggio della libera accettazione di una donna, noi lo abbiamo sentito come un criterio regolatore che esonera da domande del tipo oggi corrente e cosi' fuorvianti, come 'ma l'embrione e' vita umana?'. Questo criterio vale come un principio, perche' piu' a monte c'e' altro, si', ma non si puo' andare a indagare saltando quel passaggio, pena la caduta in quella mostruosita' che la cultura medico-scientifica, lasciata da sola, ha conosciuto e puo' tornare a conoscere". * Questo criterio - che come la stessa Muraro osserva porterebbe a regolare le questioni della procreazione assistita sulla base di una legislazione sobria e di una sapienza delle relazioni solida invece che di una legge pesante e invadente - e' quello che piu' manca nel dibattito sul referendum sulla procreazione assistita che impazza sui giornali. Dibattito in cui le voci maschili sopravanzano largamente quelle femminili, e hanno spesso un suono rigido, anche quando lavorano dalla parte giusta, cioe' contro la legge 40. Ad esempio i due editoriali di ieri della "Stampa" e del "Corriere della sera", firmati rispettivamente da Gian Enrico Rusconi e Giovanni Sartori, argomentano efficacemente alcune ragioni per rifiutare la legge e contrastare i militanti della "difesa della Vita". Rusconi, impugnando gli ultimi risultati delle bioscienze, scrive che il processo della vita si articola in fasi diverse, che giustificano gradi di tutela diversi fra il concepito, l'embrione e il neonato, ai quali non si possono attribuire la stessa compiutezza di vita e gli stessi diritti. Sartori argomenta che la nozione di vita non e' la stessa di vita umana, che la vita umana non comincia col concepimento ma con la coscienza, che una vita futura non e' la stessa cosa di una vita vivente, e che dunque i diritti dell'embrione non possono essere quiparabili a quelli dei nati, e le cellule staminali degli embrioni devono poter essere utilizzate per la cura dei viventi. Tutto condivisibile, comprese le distinzioni fra fede ragione e laicita' che sorreggono i due ragionamenti. Qualcosa pero' manca, in un punto cruciale. Quello della mediazione fra la promessa di vita e la vita, fra l'embrione e la persona, fra il concepito e il neonato. Quella mediazione e' il corpo femminile, il desiderio e le relazioni affettive e sociali che lo muovono a diventare o a non diventare portatore di un'altra vita. Senza di essa, non c'e' vita e anche la piu' sapiente, scientifica e laica risposta al problema di quando la vita comincia resta una risposta sterile. 6. IRAQ. ZELIE POLLON: VELI E LIBERTA' [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione questo articolo di Zelie Pollon pubblicato da "AlterNet" il 25 febbraio 2005. Zelie Pollon e' una giornalista freelance che vive a Santa Fe; si trova in Iraq per la seconda volta] Baghdad, Iraq: Due anni dopo l'invasione del paese, e a due settimane dalle elezioni, Amina ha cominciato ad indossare una sciarpa sulla testa per la prima volta nella sua vita. E' stato suo padre ad insistere. "Non mi piace, e non voglio sentirmi in pericolo. Fino ad ora nessuno mi ha molestata al proposito", dice Amina. E' seduta nel suo ufficio, nel quartiere a predominanza sciita di Khadimiya. Lunghi capelli bruni le fluiscono sulla schiena. Dapprima, questa insegnante di liceo, ventisettenne, ha resistito all'ingiunzione del padre, sostenendo che avrebbe perso il rispetto dei suoi studenti, se avesse mostrato di cedere ai fondamentalisti. Ma l'uomo non si e' convinto: Amina non aveva scelta, le disse, perche' gli estremisti erano troppo potenti per essere sfidati. Ora questa giovane donna sta facendo piani per lasciare il suo paese, e trasferirsi in Europa, dove intende conseguire un'altra laurea. La vita non e' stata sempre cosi' pericolosa, per le donne come Amina. Sotto Saddam Hussein, l'Iraq era un paese laico, dove le donne potevano camminare liberamente per le strade senza veli o scorta maschile, e stare fuori la sera nei caffe'. Sebbene le donne abbiano sofferto come qualunque altro iracheno sotto la tirannia, le leggi bahatiste erano degne di nota per l'uguaglianza di genere. A differenza delle loro simili nel resto del mondo arabo, le donne irachene avevano uguale accesso alle professioni, uguale accesso all'istruzione, e salari uguali a quelli degli uomini. L'invasione statunitense del marzo 2003 ha cambiato tutto. Con la caduta di Saddam, le donne sono diventate un bersaglio sia per i fondamentalisti islamici sia per i soldati americani. Secondo l'ultimo rapporto di Amnesty International, diffuso all'inizio di questa settimana: "Le donne e le bambine in Iraq vivono nel timore della violenza, mentre il conflitto si intensifica e l'insicurezza cresce vertiginosamente". La paura dei gruppi armati, che terrorizza chiunque non si attenga ai loro editti religiosi, ha trasformato molte donne irachene in prigioniere delle loro stesse case. "La mancanza di legalita' e i crescenti omicidi, i rapimenti e gli stupri, che sono seguiti alla caduta del governo di Saddam Hussein, hanno ristretto la liberta' di movimento delle donne, e le loro possibilita' di recarsi a scuola o al lavoro", si legge nel rapporto di Amnesty International. Inoltre, vi e' la minaccia aggiuntiva degli abusi di cui sono accusati i soldati statunitensi: le donne sono state soggette a molestie e violenze sessuali. * Con la vittoria sciita nelle elezioni di gennaio, il futuro delle donne irachene non appare certo piu' brillante. Gli sciiti, che considerano l'ayatollah Ali al-Sistani il loro leader spirituale, sono circa il 60% della popolazione irachena. Il loro trionfo elettorale assicura loro un ruolo dominante nella creazione dell'Iraq del futuro. Sebbene molti sciiti dicano che non vogliono uno stato teocratico, e Sistani si mostri come un moderato, le attiviste per i diritti delle donne, come Yanar Mohammed, sono poco ottimiste: "Il gruppo politico sciita vuole imporre la sharia islamica, e fare in modo che essa cancelli il codice civile che abbiamo avuto per trent'anni. Questo rendera' le donne non cittadine di seconda classe, ma di terza o quarta". Yanar e' una delle leader dell'Organizzazione per la liberta' delle donne in Iraq, alla quale si deve l'apertura del primo rifugio per le donne che scampano agli abusi familiari o ai "delitti d'onore". "In altre parole, al ladro verra' amputata la mano, al criminale tagliata la testa, e le donne saranno lapidate a morte, prosegue Yanar Mohammed, Il divorzio non sara' piu' un diritto, per le donne. Le leggi precedenti proibivano il matrimonio di una donna minore di 18 anni, la legge islamica non impone nessun limite del genere. Una bambina di sei anni potrebbe essere data in moglie ad un uomo di settanta, che tra l'altro e' libero di averne quattro, di mogli. Questa e' una pagina oscura, nella storia del mio paese. Le donne vengono rapite e vendute, ed ora verra' scritto nella Costituzione che esse non detengono eguaglianza di diritti". Yanar Mohammed teme che un gran numero dei seggi riservati alle donne (25) nell'Assemblea nazionale (il parlamento iracheno) verranno occupati da persone scelte dai partiti islamici, che avalleranno gli editti religiosi. Percio', sta tentando di formare una coalizione di donne laiche, fra cui vi sono gia' numerose professioniste e membri di altri partiti. Si incontrano nell'ufficio di Yanar, che si trova in una casetta fuori mano alla periferia di Baghdad. Le porte sono custodite, e l'ingresso e' camuffato: la vita di Yanar e' gia' stata minacciata dai fondamentalisti. * Samira Hillmi, invece, e' una donna sciita di 57 anni, che incontro al mercato completamente coperta da strati di tessuto nero, dalla testa ai piedi. Lei e' velata in nome di Dio, mi dice, ed e' grata a Lui per il recente corso preso dagli eventi: "Le elezioni sono state un'ottima cosa. Finalmente gli sciiti non sono piu' sotto il tallone di Saddam". La prospettiva di vivere in uno stato teocratico come l'Iran non la preoccupa: "Andrebbe bene. Sarebbe cio' di cui abbiamo bisogno per avere sicurezza in Iraq". Come Hillmi, anche molti uomini iracheni non sono spaventati dalla prospettiva del fondamentalismo: "Dubito che verro' forzato ad indossare un abaya", sostiene Esam Pasha, un artista di 29 anni. Pasha ha fiducia di potersi esprimere attraverso l'arte anche in un regime islamico, cosi' come vi riusciva durante la dittatura di Saddam. Inoltre, e' sicuro che gli Usa non permetteranno all'Iraq di diventare uno stato islamico, senza riguardi per la sovranita' irachena. "Donald Rumsfeld ha detto che l'Iraq puo' scegliere qualsiasi sistema politico voglia, basta che non sia islamico o comunista. Questa e' la democrazia che ci e' concessa", conclude sarcastico. Coloro che invece il fondamentalismo lo temono, e che sono anche critici sulla presenza statunitense, dicono che non possono contare su altro per tenere gli estremisti fuori dalla propria vita. "No, gli Usa non possono andarsene, mi dice Amina, I talebani arriverebbero qui in due giorni". 7. UCRAINA. UN'INTERVISTA A OLENA SUSLOVA [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione questa intervista del gennaio 2005 di "Women's Human Rights Net" ad Olena Suslova, presidente della ong ucraina "Women's Information Consultative Center"] - Women's Human Rights Net: Parlaci un po' di te, e del lavoro che fai in Ucraina, e di qual e' la sua rilevanza per i diritti umani delle donne. - Olena Suslova: Mi chiamo Olena Suslova e sono la fondatrice e la presidente del Women's Information Consultative Center (Wicc - Centro informativo e di consulenza per le donne). Registrato nel 1995, il Wicc e' una delle organizzazioni non governative piu' "vecchie" dell'Ucraina. Le nostre due aree principali di attivita' sono l'informazione e l'istruzione. In Ucraina siamo le uniche ad avere una biblioteca di oltre duemila testi su donne, genere e il cosiddetto "terzo settore"; e' una biblioteca aperta ed accessibile, e viene usata da un gran numero di studenti, professionisti, ricercatori, eccetera. In aggiunta al centro, nel 1996 le mie colleghe ed io abbiamo dato inizio al programma "Empowering Education", che oggi e' presente in 16 paesi: Armenia, Azerbaijan, Birmania, Georgia, Indonesia, Kazakistan, Kirghizistan, Laos, Lituania, Moldavia, Mongolia, Russia, Tagikistan, Ucraina, Usa e Uzbekistan. Si tratta di un processo educativo basato sulla giustizia di genere e la nonviolenza, mirato a creare le condizioni per acquisire abilita' organizzative nei gruppi ed apprendere tramite l'esperienza. Per saperne di piu' visitate il nostro sito web, che potete consultare in ucraino, russo e inglese: http://empedu.civicua.org * - Women's Human Rights Net: Quali sono i problemi, emergenti o persistenti, che piu' preoccupano le donne in Ucraina? - Olena Suslova: L'Ucraina non e' differente dal resto del mondo: le stesse tendenze che si mostrano dappertutto si stanno riflettendo nella nostra regione. C'e' una tensione crescente attorno all'istanza delle liberta' civili, che ha immediato impatto sulla liberta' delle donne e sui loro diritti umani. Per esempio, in Uzbekistan, dopo la totale riassegnazione dei fondi internazionali all'inizio del 2004, il governo ha chiesto alle organizzazioni femminili gia' registrate di registrarsi di nuovo, chiedendo che: si registrassero come non femminili, accettassero di essere cancellate, oppure si riconoscessero come gruppi femminili ma sotto la supervisione del Consiglio delle Donne del governo. I trasferimenti bancari furono bloccati, per impedire le attivita' di queste organizzazioni di donne. Sotto i regimi dittatoriali, in Bielorussia e Turkmenistan, le organizzazioni non governative, femminili o no, si incontrano presentandosi sotto altre forme: per esempio, chiamano i seminari "club femminile del te'" (Bielorussia) o inseriscono l'attivismo in programmi di addestramento professionale (Turkmenistan). Questo in termini di diritti politici. Per quanto riguarda i diritti sociali, le istanze fisse per le donne in Ucraina continuano ad essere l'impiego e la poverta'. In Ucraina diciamo: "Le donne continuano ad avere la faccia della miseria". Violenza, traffico di donne e bassa partecipazione femminile alla politica sono le cose che affrontiamo ogni giorno. * - Women's Human Rights Net: Che effetto avranno la nuova atmosfera di responsabilita' civica, e la richiesta di democrazia, sui diritti umani delle donne? - Olena Suslova: Si dice che avere la liberta' significhi non perderla di vista: questo non e' mai stato tanto vero come in Ucraina. La "rivoluzione arancione" ha dato la sveglia ad una nazione, ed ora la societa' civile deve lavorare diligentemente per monitorare i risultati che sono stati ottenuti con tanta fatica. Il movimento delle donne non era al suo meglio, prima, non eravamo unite e non riuscivamo ad influenzare attivamente le strutture governative (ora qualche successo in questo senso lo abbiamo avuto). Adesso le numerose organizzazioni di donne attiviste e di donne professioniste possono mobilitarsi per portare un nuovo sviluppo democratico al paese. L'opportunita' e' di fronte a tutte noi, sta a noi usarla. * - Women's Human Rights Net: In quali modi le politiche ed i programmi del governo considerano le donne, in Ucraina? E come questo governo sara' differente dagli altri? - Olena Suslova: Ha un valore simbolico che, il giorno dopo l'annuncio del nuovo presidente ucraino, il Parlamento abbia discusso per la prima volta la legge sull'eguaglianza di diritti ed opportunita'. E' un buon segno, ma non e' ancora una buona azione. E' difficile al momento speculare su quali saranno i prossimi passi. I discorsi della "rivoluzione arancione" erano ancora pieni di "audacia" e "coraggio": in ucraino, la radice di queste parole e' "uomo", piu' specificatamente e' "virilita'". Le donne hanno partecipato attivamente al processo, ma i loro ruoli sono stati per lo piu' accessori (provveditrici di cibo, di cure, eccetera). Ho collezionato piu' di trenta testimonianze di partecipanti alla "rivoluzione arancione", donne ed uomini, per un progetto di ricerca sulla permeabilita' del processo alla cultura di genere ed alla nonviolenza. Forse questo mio lavoro risultera' interessante anche per i non ucraini: potrebbe fornire intuizioni rispetto ai paesi che si trovano in simili momenti di transizioni, e comunque a chi fa ricerche sulla pace. * - Women's Human Rights Net: Di che tipo di sostegno avete bisogno, che lavoro ritenete appropriato e necessario, da parte della comunita' internazionale per i diritti umani delle donne? - Olena Suslova: Mi prendo l'opportunita', grazie a questa domanda, di ringraziare tutte le sorelle, da tutte le parti del mondo, che ci hanno sostenuto con le loro calde parole e con i loro auguri. In passato non usavo mai la parola "solidarieta'", mi ricordava troppo il governo comunista, ma oggi ho imparato a "decostruirla". Ora penso che la sorellanza globale non sia un termine adatto solo ai grandi eventi internazionali o alle dichiarazioni di principio. Significa praticare il sostegno alle altre. Noi tutte ne abbiamo bisogno, regolarmente. In Ucraina ne abbiamo bisogno, e ne hanno bisogno le nostre sorelle della regione che si trovano in situazioni molto piu' difficili. Un ultimo punto: durante questo periodo di transizione, l'Ucraina e' stata in qualche modo uno spazio vuoto per le organizzazioni di attivisti e per i progetti di aiuto. Vedo che preferiscono occuparsi dei paesi dell'Europa centrale e dell'Europa dell'est. Forse la "dormiente" Ucraina e' poco interessante? Siamo 48 milioni di persone, e vi assicuro che non "dormiamo" piu'. L'Ucraina e' viva e sveglia. 8. DISCUSSIONE. IL RITORNO DEL CRITICONE: SULL'ASSENZA IN ITALIA DI UN MOVIMENTO PER LA PACE [In anni che ormai sembrano remoti il nostro buon amico il Criticone spesso onorava questo foglio delle ruvide sue concioni, chissa' che non decida di ricominciare, almeno io ne sento la mancanza (Giobbe Santabarbara)] In Italia non c'e' un movimento per la pace, ma solo un movimento contro la guerra; ma non essendo questo movimento contro la guerra anche un movimento per la pace esso non riesce neppure ad essere un movimento contro la guerra, e prova ne e' che la guerra continua e che l'Italia di essa e' complice tra i principali, al fianco dei suoi sanguinari protagonisti: gli eserciti terroristi di Bush e Blair, i terroristi del fondamentalismo onnicida e del regime nazista di Saddam Hussein. Perche' in Italia non c'e' un movimento per la pace? Per la piu' semplice delle ragioni, perche' per essere soggetti costruttori di pace occorre fare la scelta della nonviolenza. Invece si e' preferita l'ambiguita', l'ammucchiata con gli squadristi da corteo, il collaborazionismo con i giammai pentiti bombardieri del '99, la subalternita' - fosca, ignobile subalternita' - al governo dell'ammiratore del duce, dell'amico di Craxi tesserato da Gelli, del razzista che canta il Nabucco mentre legifera nuove deportazioni. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita', solo la nonviolenza si oppone alla guerra e al terrorismo. E ai ciarlatani dalle variopinte casacche, ai sadici dalle algide uniformi, a coloro che non hanno ancora capito che una e la stessa e' la lotta contro il maschilismo, l'autoritarismo, il fascismo, la guerra. 9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 859 del 5 marzo 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
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