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La nonviolenza e' in cammino. 858
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 858
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 4 Mar 2005 00:14:58 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 858 del 4 marzo 2005 Sommario di questo numero: 1. Giuliana 2. Benoit Hopquin: Florence 3. Dal Forum sociale mondiale cinque proposte di azione nonviolenta 4. Marina Pignatti Morano: La forza della nonviolenza. Cinque proposte da Porto Alegre 5. Per una bibliografia sulla Shoah (parte trentaquattresima) 6. Lidia Menapace: L'uomo dell'obbedienza 7. Filippo Gentiloni: Don Giussani 8. Severino Vardacampi: Dai loro frutti 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento 10. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. GIULIANA [Giuliana Sgrena, intellettuale e militante femminista e pacifista tra le piu' prestigiose, e' tra le maggiori conoscitrici italiane dei paesi e delle culture arabe e islamiche; autrice di vari testi di grande importanza (tra cui: a cura di, La schiavitu' del velo, Manifestolibri, Roma 1995, 1999; Kahina contro i califfi, Datanews, Roma 1997; Alla scuola dei taleban, Manifestolibri, Roma 2002; Il fronte Iraq, Manifestolibri, Roma 2004); e' stata inviata del "Manifesto" a Baghdad, sotto le bombe, durante la fase piu' ferocemente stragista della guerra tuttora in corso. A Baghdad e' stata rapita il 4 febbraio 2005. Dal sito del quotidiano "Il manifesto" riprendiamo, con minime modifiche, la seguente scheda: "Nata a Masera, in provincia di Verbania, il 20 dicembre del 1948, Giuliana ha studiato a Milano. Nei primi anni '80 lavora a 'Pace e guerra', la rivista diretta da Michelangelo Notarianni. Al 'Manifesto' dal 1988, ha sempre lavorato nella redazione esteri: appassionata del mondo arabo, conosce bene il Corno d'Africa, il Medioriente e il Maghreb. Ha raccontato la guerra in Afghanistan, e poi le tappe del conflitto in Iraq: era a Baghdad durante i bombardamenti (per questo e' tra le giornaliste nominate 'cavaliere del lavoro'), e ci e' tornata piu' volte dopo, cercando prima di tutto di raccontare la vita quotidiana degli iracheni e documentando con professionalita' le violenze causate dall'occupazione di quel paese. Continua ad affiancare al giornalismo un impegno anche politico: e' tra le fondatrici del movimento per la pace negli anni '80: c'era anche lei a parlare dal palco della prima manifestazione del movimento pacifista"] Come tutto e' inadeguato dinanzi al dolore di una persona. Come tutto e' inadeguato dinanzi alla morte, alla guerra, al terrore, al crimine. E come tutto e' necessario quel che la morte, la guerra, il terrore, il crimine, il dolore finanche di una persona contrasta. La nonviolenza e' questo: sollecitudine per ogni persona, opposizione a tutte le uccisioni, a tutte le oppressioni, a tutte le violenze. La nonviolenza e' questo: sapere che tu, proprio tu, hai il potere di mutare i rapporti di forza tra il male e il bene. La nonviolenza e' questo: per quanto e' in tuo potere fa' quel che puoi, fa' quel che devi, per salvare la vita di Giuliana, di Florence, di tutte le persone minacciate e oppresse dalla guerra, dal terrorismo, dal crimine, dall'ingiustizia che semina morte. 2. TESTIMONIANZE. BENOIT HOPQUIN: FLORENCE [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo questo articolo apparso su "Internazionale" del 4-10 febbraio 2005. Benoit Hopquin e' un noto e apprezzato giornalista del prestigioso quotidano "Le Monde". Florence Aubenas e' la giornalista francese del quotidiano "Liberation", da sempre impegnata per la pace e i diritti umani, rapita da settimane in Iraq. Tra le opere di Florence Aubenas: con Miguel Benasayag, Resistere e' creare, Mc editrice, Milano 2004] Queste poche righe valgono una tessera da giornalista: "Apprezziamo la sua attivita' di giornalista e di reporter; il rigore intellettuale e le qualita' di scrittrice. I suoi reportage descrivono un mondo complesso, spesso opaco e a volte violento, e hanno il solo scopo di dire la verita' e fare luce sulla realta'". Il giudizio espresso da alcuni scrittori su Florence Aubenas, l'inviata speciale di "Liberation" scomparsa a Baghdad insieme al suo assistente Hussein Hanun al Saadi, e' il piu' bel complimento che si possa fare a chi per mestiere divulga le notizie. "La consideriamo una dei nostri", aggiunge il testo, sottoscritto da tre premi Nobel per la letteratura (Elfriede Jelinek, Naghib Mahfouz, Wole Soyinka) e da un elenco impressionante di autori (Breyten Breytenbach, David Lodge, Antonio Tabucchi, Hubert Nyssen, Russel Banks, Enrique Vilas-Metas, Sonallah Ibrahim, Gamal Ghitany, eccetera). Dal pomeriggio di mercoledi' 5 gennaio, e dopo aver scritto un articolo di 1.392 parole, Florence Aubenas non ha piu' dato notizie ne' dell'Iraq ne' di se'. Eppure il silenzio non e' il suo forte. La giornalista francese ama parlare e far parlare, vivere e far vivere. I suoi articoli mostrano la sua bravura nell'aprire le virgolette e lasciar scorrere le parole degli interlocutori. Aggiungendo le sue parole con parsimonia e umilta'. "Sa raccontare le cose con molta raffinatezza, senza mai cadere nella caricatura", racconta uno dei suoi amici piu' stretti nella redazione di "Liberation". Florence Aubenas, che compie 44 anni il 6 febbraio, e' partita per Baghdad poco prima di Natale. Si e' portata dietro le bozze di un libro che ha scritto sul processo d'Outreau, un caso francese in cui delle persone sono state accusate ingiustamente di pedofilia. Dalla sua assunzione a "Liberation", nel 1986, la giornalista ha cambiato spesso argomenti e interessi. Da un articolo sull'anniversario dell'introduzione delle ferie pagate a uno spossante reportage sullo Zaire; da un viaggio in Kosovo a un ritratto del movimento femminista delle Chiennes de guarde; da un processo a Jose' Bove' a un soggiorno in Marocco; dalle paure per l'inizio del nuovo millennio all'inquietante ascesa del leader d'estrema destra Joerg Haider in Austria; dalle frivolezze del festival di Cannes al dramma silenzioso delle tribu' hazara in Afghanistan. Aubenas moltiplica i generi e li mescola, ma senza ingarbugliarli. "Florence non cerca di adeguare un avvenimento al suo stile, ma adatta il suo stile all'avvenimento. Ha molti modi di scrivere" commenta uno dei suoi amici a "Le Monde", redazione dove ha lavorato brevemente nel gennaio del 1995. * Intervistatrice eccellente Nata a Ixelles, alla periferia di Bruxelles, da un padre diplomatico presso la Comunita' europea e da una madre insegnante di storia del cinema, Florence vive la sua infanzia in Belgio. Poi si trasferisce nella regione parigina ed entra al Centro di formazione dei giornalisti (Cfj), da cui esce diplomata nel 1984. Esordisce al "Nouvel Economiste" e nel 1986 passa a "Liberation". Entrata come editor, fa la redattrice nelle pagine di societa' e poi di esteri, prima di diventare una grande reporter a suo agio in tutti i settori. Una specie di elettrone libero in questa redazione di cui condivide profondamente la cultura. Dopo i suoi reportage del 1996 e 1997 nella regione dei Grandi laghi, ancora segnata dal genocidio ruandese, conclude: "Abbiamo due occhi di troppo". Ma volente o nolente, lei li tiene aperti. Come continua a tendere l'orecchio, ascoltando la gente, spiando gli scoppi di voce o i mormorii. Registra e restituisce, tirando fuori il meglio dagli esseri umani anche quando e' nascosto. "E' un'intervistatrice eccellente", assicura un collega. "Sa mettersi sullo stesso piano del suo interlocutore, non e' mai arrogante". Il 15 febbraio 1999 pubblica un lungo reportage da un quartiere popolare del bacino di Longwy, intitolato Noi, i bianchi della Zup (Zona a urbanizzazione prioritaria). Ascolta e trascrive senza abbellimenti la disperazione di quei francesi cosiddetti d'origine che si sentono abbandonati dal potere e vivono tra disillusioni, insicurezza e intolleranza nei confronti dell'immigrazione. Tra le righe e' gia' annunciato l'esito del primo turno delle elezioni presidenziali del 21 aprile 2002, con il successo di Jean-Marie Le Pen. Innamorata del Maghreb, Florence Aubenas e' stata spesso in Algeria. Si e' occupata della "sporca guerra" tra il potere centrale e gli islamisti, ha tentato di spiegarne i sottintesi e le ipocrisie. Ha cercato di descrivere una societa' in preda alle convulsioni senza trascurare nessun aspetto, compresi quelli in apparenza piu' insignificanti. "Il caso comincia con un cadavere, come al cinema. Ma questa volta e' il cadavere del cinema stesso, quello algerino", scrive all'inizio di un articolo sull'argomento. * Niente lezioni I suoi amici raccontano l'acuto spirito critico, l'umorismo a volte mordace, che i lettori abituati al suo contegno impeccabile non sospettano nemmeno. Questa professionista riserva gli attacchi piu' feroci a quelli che si ergono a censori dei costumi giornalistici. Abituata a lavorare sul campo, non apprezza i loro rimproveri e, se ne ha l'occasione, glielo fa sapere. Florence Aubenas non ha accettato lezioni per definire i limiti del suo lavoro. Nel 1999 pubblica con Miguel Benasayag La fabrication de l'information: les journalistes et l'ideologie de la communication, una riflessione su un mestiere e sulle sue distorsioni. "Il sistema della stampa non vive nel 'pensiero unico', ma in un mondo unico dove tutti concordano nel trovare un certo avvenimento degno d'interesse e un altro trascurabile", scrive. Eppure, secondo lei, il "desiderio di partecipazione" che caratterizza la societa' giustifica da solo la professione di reporter, di cronista. Davanti agli alunni di una classe, ai membri del circolo Gramsci di Limoges o a una platea riunita dal movimento "Motive'-e-s", accetta di spiegare il suo lavoro, i suoi bisogni e le sue vanita'. Malgrado la professionalita' impeccabile, il giudizio affilato e la capacita' d'introspezione, non vuole diventare un mostro sacro del giornalismo. Florence non tarda mai a rifare i bagagli. "E' un'amante del combattimento, un'avventurosa", spiega un suo amico. Nuotatrice nel tempo libero, instancabile viaggiatrice per lavoro. Va per la prima volta in Iraq nel settembre del 2003, e al ritorno scrive la prefazione di un libro di Sihem Bensedrine, Lettre a' une amie irakienne (disparue). Nel testo sostiene l'esistenza di un punto di vista diverso per riflettere su questo paese e i suoi tormenti. Cita un professore universitario incontrato laggiu': "Se vuole sopravvivere, il debole e' obbligato a capire cosa pensa chi comanda. In compenso, che importa al potente di quello che ha in testa il debole?". Un teorema che lei non smette di voler contraddire, interessandosi ai soldati semplici, ai senza parola e ai clandestini. Nella Baghdad devastata dalla guerra, in un paese diventato epicentro geopolitico, da' quindi la parola ai netturbini della citta', che lavorano per tre dollari al giorno. Lettrice vorace per passione, contemplatrice per mestiere, a volte si impegna in prima persona. Partecipa con l'associazione Africa al lancio di un'universita' popolare a La Courneuve (Seine-Saint-Denis). Non nasconde il suo interesse per le idee no-global in Resistere e' creare, pubblicato nel 2003. Collabora ad "Autodafe'", la prestigiosa rivista del Parlamento internazionale degli scrittori. * Autoironia Ma non e' una che si prende troppo sul serio. Uno dei suoi vicini di computer nella redazione di "Liberation" racconta le sue imitazioni della pepete - eroina di una canzone di Renaud -, quando finge di incipriarsi o di limarsi le unghie mentre fa discorsi stupidi. La sua risata, l'armatura di una persona molto sensibile, risuona nei grandi uffici all'americana della redazione di "Liberation". "Viene al giornale per divertirsi, ha la capacita' di mettere tutto in ridicolo", racconta un collega. Quella risata cosi' comunicativa le serve anche ad ammorbidire la diffidenza dei suoi interlocutori. "Sa essere anche acida", osserva un altro amico. Ma la sua ironia, assicurano i piu' intimi, e' accettata anche perche' molto spesso la rivolge contro di se'. Cosi', in occasione di una festa a Montreuil, si presenta al volante di un'auto prestata, una macchina americana che sembra uscita da una serie poliziesca. Si attira gli applausi ironici dei presenti e accetta tranquillamente le prese in giro. "Per lei tutti gli avvenimenti hanno lo stesso valore", osserva un collega. E meritano lo stesso investimento intellettuale. Cosi', prima che cominci il processo d'Outreau, si da' a un'opera da certosino: si chiude in uno studio per rileggere l'intero fascicolo e riempie un quaderno di appunti che, durante il processo, dividera' con i colleghi meno previdenti. A mezzogiorno si accontenta di un pasto veloce e accetta di abbandonarsi ai piaceri della tavola soltanto la sera, quando il suo articolo e' arrivato in redazione a Parigi. I suoi amici ricordano battute a volte feroci, falsa cattiveria che maschera un'autentica modestia. La giornalista non e' il tipo che parla di se'. "Non racconta le guerre personali", assicura un collega. La relazione sulla sua esperienza in Iraq, che le tocchera' scrivere al ritorno e di cui sara' necessariamente protagonista, non sara' il compito piu' facile della sua carriera. "A che somiglia Baghdad vista dall'interno?", si chiedeva Florence Aubenas nella prefazione al libro sull'Iraq. Ora tutti hanno fretta di leggere la descrizione fatta dalla sua penna. Nel frattempo, sua madre dice di essere "ridotta a un'inerzia dolorosa", e cosi' anche gli amici, che ne tessono le lodi su tutti i giornali. I colleghi preoccupati aspettano con impazienza il momento in cui le loro testimonianze d'affetto, necessariamente maldestre, meno raffinate di quanto saprebbe fare lei, verranno passate al tritatutto della sua ironia. 3. INIZIATIVE. DAL FORUM SOCIALE MONDIALE CINQUE PROPOSTE DI AZIONE NONVIOLENTA [Ringraziamo Rocco Altieri (per contatti: roccoaltieri at interfree.it) per averci inviato questo elenco di proposte di azione nonviolenta emerso dallo specifico incontro sulla nonviolenza del Forum sociale mondiale svoltosi a Porto Alegre il 30 gennaio 2005, e l'articolo seguente di Marina Pignatti Morano] 1. Intervento di forze civili nonviolente in Israele e Palestina Obiettivo della proposta: la creazione di una forza internazionale d'intervento civile nei territori di Israele e Palestina, per sostenere una risoluzione politica del conflitto tramite un'azione di interposizione, dissuasione e mediazione tra le due popolazioni. Azioni dirette a raggiungere l'obiettivo: campagna mondiale di pressione sulle istituzioni nazionali (parlamenti, governi) ed internazionali (Ue, Onu) tramite l'invio di cartoline postali, l'organizzazioni di manifestazioni ecc. per chiedere l'organizzazione ed il finanziamento di questa forza civile d'intervento. Referenti: interventioncivile at free.fr (presente al Forum sociale mondiale: Jean-Marie Muller - Mouvement pour une Alternative Non-Violente) in connessione alla campagna organizzata dal Man in Francia e rivolta all'Unione Europea, vedi sito www.interventioncivile.org * 2. Coalizione di organizzazioni per la promozione di un sistema internazionale di formazione all'azione nonviolenta Obiettivo della proposta: offrire un sistema di formazione efficiente, decentralizzato e su larga scala per l'azione nonviolenta, diretto ad individui, organizzazioni e movimenti sociali che vogliano organizzare e promuovere forze d'intervento non armate e nonviolente per la risoluzione dei conflitti sociali, politici ed internazionali. Azioni dirette a raggiungere l'obiettivo: localizzazione tramite internet e reti di conoscenza delle organizzazioni grandi e piccole che gia' forniscono tali corsi di formazione e che possano essere interessate a partecipare, per invitarle a condividere le loro esperienze, a coordinare i loro corsi e promuoverli congiuntamente. Referenti: info at nonviolentpeaceforce.org (presente al Forum sociale mondiale: David Hartsough - Nonviolent Peaceforce). * 3. Campagna mondiale per ridurre le spese pubbliche dedicate alla difesa armata e trasferirle alla promozione della difesa non armata e nonviolenta, e all'intervento nonviolento nei conflitti Obiettivo della proposta: esercitare pressione sui governi nazionali affinche' sottraggano lo 0,3% del loro bilancio dalla difesa armata e lo trasferiscano alla promozione di una cultura di pace, e all'intervento nonviolento nei conflitti. Sostenendo allo stesso tempo la necessita' che gli Stati assegnino lo 0,7% del proprio bilancio alla cooperazione per lo sviluppo, si intende cosi' giungere all'1% dei bilanci pubblici dedicato alla realizzazione di un ordine internazionale giusto e pacifico. Per avviare questo processo tale richiesta verra' fatta contemporaneamente alle amministrazioni pubbliche locali e regionali, affinche' dedichino l'1% dei propri bilanci alla pace (0,3%) e alla cooperazione con i paesi in via di sviluppo (0,7%). Azioni dirette a raggiungere l'obiettivo: promozione dell'obiezione alle spese militari da parte di tutta la popolazione (ogni famiglia rifiuta di pagare una quota delle proprie tasse e la versa ad organizzazioni o uffici pubblici che lavorano per progetti di pace, denunciando questo atto al Ministero del Tesoro affinche' tale somma venga sottratta al Ministero della Difesa) per dimostrare che i cittadini vogliono che i propri soldi vengano spesi per la risoluzione non armata dei conflitti. Inoltre si intende promuovere un'azione di pressione ed informazione verso parlamentari e politici. Referenti: novacis at novacis.org (presente al Forum sociale mondiale: Marti' Olivella - Nova - Centro para la Innovacion Social) * 4. Nessun omicidio in nome di Dio Obiettivo della proposta: invitare i rappresentanti di tutte le religioni a lavorare congiuntamente per valorizzare le radici nonviolente delle loro fedi e dottrine, ed eliminare ogni giustificazione religiosa alla guerra e alla violenza. Azioni dirette a raggiungere l'obiettivo: contattare il Parlamento Mondiale delle Religioni ed altre grandi organizzazioni ecumeniche per lavorare assieme su questa proposta. Curare la stampa e distribuzione al pubblico piu' ampio, specialmente nelle zone di conflitto interreligioso, di pubblicazioni sugli insegnamenti religiosi e le citazioni da testi sacri che conducano sul sentiero della nonviolenza. Referenti: novasc at ecoweb.co.zw (presente al Forum sociale mondiale: John Stewart - Novasc - Nonviolent Action for Social Change). * 5. Studio di fattibilita' per una campagna mondiale di boicottaggio contro Exxon-Esso-Mobil e Coca-Cola, per lottare contro le guerre del petrolio e gli abusi delle multinazionali Obiettivo della proposta: chiarire se sia possibile lanciare un boicottaggio mondiale con una singola campagna internazionale che ottenga il massimo supporto da parte di tutte le organizzazioni che partecipano al Forum sociale mondiale, campagna che possa essere efficace per fermare le guerre condotte per interessi strategici legati al petrolio, e le politiche anti-ambientaliste e anti-sindacali delle imprese multinazionali. Azioni dirette a raggiungere l'obiettivo: consultazione di tutte le organizzazioni che prendono parte ai forum sociali mondiali e regionali perche' possano appoggiare congiuntamente un'unica campagna di boicottaggio nei prossimi mesi. Se questo processo avesse successo la campagna va organizzata nella pratica utilizzando l'esperienza di tutte le campagne di boicottaggio gia' esistenti. Referenti: ektasreeni at yahoo.co.in (presente al Forum sociale mondiale: Pudussery Sreenivasan - Ekta Parishad). * Prime organizzazioni aderenti: Tavola della Pace e della Cooperazione (Italia); Nonviolent Peaceforce (Ong internazionale composta da 94 organizzazioni); Novasc - Nonviolent Action for Social Change (Zimbabwe); Nova - centro para la Innovacion Social (Catalunya- Espana); Ekta Parishad (India); Asociacion Comunidad Papa Juan XXIII - Proyecto Go'el (Chile); Asociacion Moebius (Argentina); Man - Mouvement pour une Alternative Non-Violente (France); Irnc - Institut de Recerche sur la Resolution Nonviolent des Conflits (France); Secours Catholique (France); Centro Gandhi (Italia); Ipaz - Agencia Internacional pela Paz (Brasil); Service Civil Internacional (Ong internazionale, non aderisce alla proposta n. 5); Peaceworkers (Ong internazionale); Pragati Gramin Vikas Samiti (India); Daulat ram - Bhartiy jan sewa ashram (India); Kapil deo - Dalit action group (India); Women's Organisation for Rural Development (India); Cipfe - centro de investigacion franciscano ecologico (Uruguay); Gandhi Peace Foundation (India); Grameen Vikas Prathisthan (India); Centre for experiencing socio-cultural interaction (India); Sarvodaya Kendram (India); Prathishtan Foundation (India); Mijarc-Carym (Uganda). Referente organizzativo dei proponenti per l'Italia: Martina Pignatti Morano (Centro Gandhi, associazione per la nonviolenza onlus - Pisa), e-mail: pignattimora at unisi.it, tel: +39-3290540808. 4. RIFLESSIONE. MARINA PIGNATTI MORANO: LA FORZA DELLA NONVIOLENZA. CINQUE PROPOSTE DA PORTO ALEGRE [Martina Pignatti Morano (per contatti: pignattimora at unisi.it) del Centro Gandhi di Pisa, e' referente italiana delle proposte per l'azione nonviolenta segnalate in questo articolo e nel documento che precede] Per i veterani dei forum sociali mondiali, l'appuntamento di Porto Alegre era quest'anno l'ennesimo straordinario viaggio alla ri-scoperta dei movimenti, con codici organizzativi collaudati e collaborazioni da consolidare, ma c'e' sempre qualcuno che intraprende quest'avventura per la prima volta e riesce a creare nuovi spazi di dialogo. Cosi' e' stato quest'anno per un gruppo interno alla delegazione italiana, coordinato dalla Tavola della pace e della cooperazione di Pontedera e dal Centro Gandhi di Pisa, che ha voluto cercare sinergie con tutte le organizzazioni che promuovono l'azione nonviolenta contro la guerra e per il cambiamento sociale. Ad un mese dal forum i risultati politici di questo processo si stanno concretizzando in campagne unitarie, ma il primo obiettivo raggiunto e' stato quello di far sentire all'interno del Forum sociale mondiale la voce di chi pianifica le proprie lotte ed i propri obiettivi proprio a partire dalla scelta di mezzi nonviolenti. Le iscrizioni al forum del 2005 andavano compilate identificando la propria iniziativa tramite una parola chiave, da scegliere in una lista di oltre cento voci. Tra queste voci comparivano la parola "pace" come la parola "guerra", compariva "violenza" ma non compariva la parola "nonviolenza". E' infatti diffusa l'idea che la nonviolenza sia semplice rifiuto dell'uso della violenza fisica o psichica, e non una pratica di resistenza attiva all'ingiustizia e all'oppressione. Certamente "un altro mondo e' possibile" qui ed ora se nella nostra resistenza rifiutiamo pratiche violente, escludenti, discriminatorie, ma questa mossa non ci lascia imbelli di fronte all'ingiustizia e anzi non puo' prescindere dalla prima fondamentale scelta che e' quella di resistere, elaborare alternative e, all'occorrenza, disobbedire. Secoli di lotte nonviolente da parte di uomini e donne di diversissime estrazioni sociali, etniche e politiche ci hanno lasciato in eredita' una vasta gamma di strategie concrete per porre freno alla violenza altrui, anche nei casi estremi di lotta contro dittature sanguinarie o contro la colossale potenza economica di aziende multinazionali. Queste strategie sono le stesse che adoperano nelle pratiche quotidiane le migliaia di organizzazioni presenti ai Forum sociali mondiali, ma piu' attenzione alla caratterizzazione nonviolenta delle lotte potrebbe aggiungere qualcosa di importante al movimento. Puo' aiutarci a disegnare le nostre campagne, anche quelle di disobbedienza e obiezione di coscienza, in modo tale da invitare e permettere l'adesione di tutta la popolazione, senza richiedere ruoli privilegiati di piccole avanguardie. Puo' consentirci di comunicare ai piu' un messaggio profondamente radicale senza incorrere nella censura di chi assimila la resistenza attiva alla sovversione violenta. Puo' consentirci di attivare un dialogo proficuo con i nostri avversari politici, i quali percepiranno che attacchiamo le loro politiche, i loro comportamenti e le loro ideologie ma conserviamo speranza nella loro umanita': essi stessi sono vittime della violenza strutturale insita nei sistemi sociali, politici ed economici in cui si muovono. Per sostenere questi argomenti molti attivisti hanno lavorato assieme a Porto Alegre, e da una discussione teorica e filosofica sono passati ben presto all'analisi di lotte concrete che possano testimoniare la forza e l'efficacia della nonviolenza per trasformare i conflitti e costruire la pace. * Dopo una prima conferenza molto partecipata su presupposti e strategie dell'azione nonviolenta nella lotta sociale e politica, venticinque organizzazioni da Europa, India, Africa e Americhe hanno proseguito il dibattito in successivi eventi elaborando cinque proposte d'azione nonviolenta da realizzare su scala mondiale. La prima iniziativa e' una campagna di pressione sulle istituzioni nazionali ed internazionali per chiedere l'invio di forze civili nonviolente in Israele e Palestina, con l'obiettivo di dimostrare che corpi civili di pace possono intervenire efficacemente nei conflitti. Tali forze, soprattutto se riconosciute come corpi ufficiali dell'Unione Europea o delle Nazioni Unite, potrebbero con la loro sola presenza diminuire gli atti di violenza, proteggere la popolazione civile dagli abusi di soldati e combattenti, creare spazi di dialogo per una soluzione politica del conflitto. La campagna di pressione verso Parlamento e Commissione Europea e' coordinata dal francese Mouvement pour une Alternative Non-Violente (Man) e verra' presto lanciata in Italia. La seconda proposta mira a individuare e mettere in rete tutte le organizzazioni che nel mondo offrono formazione all'azione diretta nonviolenta, perche' tramite la condivisione di pratiche ed esperienze si possa migliorare l'efficacia di tali corsi. Si riuscira' cosi' ad indicare ad attivisti e movimenti di ogni paese a quali realta' locali possono fare riferimento se vogliono organizzare e promuovere forze d'intervento non armate e nonviolente per la risoluzione dei conflitti sociali, politici ed internazionali. Proprio a Porto Alegre due rappresentanti della societa' civile irachena, convinti che "la nonviolenza sia l'unica strada percorribile in Iraq per la liberazione" hanno chiesto percorsi di formazione e discussione sulle strategie di lotta nonviolenta. Per non lasciar cadere nel vuoto questi importantissimi segnali, lavorera' sulla rete di formatori l'organizzazione internazionale Nonviolent Peaceforce. Altro progetto da costruire e' una campagna mondiale per la riduzione delle spese pubbliche dedicate alla difesa armata, con la richiesta che le risorse vengano trasferite alla promozione di sistemi di difesa civile non armata e all'intervento nonviolento nei conflitti. L'obiettivo della proposta e' quello di esercitare pressione sui governi nazionali tramite l'obiezione alle spese militari ed altre iniziative, affinche' sottraggano una percentuale del loro bilancio dalla difesa armata e lo trasferiscano alla promozione di una cultura di pace e all'intervento nonviolento nei conflitti. Una diminuzione del budget affidato al Ministero della Difesa potrebbe innanzitutto indurre le istituzioni a non investire in sistemi d'arma puramente offensivi (portaerei, caccia Efa, ecc.) e limitarsi alla detenzione di armi difensive. La proposta, che in Italia intende potenziare la Campagna di obiezione alle spese militari, e' in via di organizzazione a partire dal Centro para la Innovacion Social (Nova) spagnolo. Il quarto progetto e' una campagna diretta ai rappresentanti di tutte le religioni per invitarli a lavorare congiuntamente per far emergere le radici nonviolente delle loro fedi e dottrine, ed eliminare ogni giustificazione religiosa alla guerra e alla violenza. L'associazione Nonviolent Action for Social Change (Novasc) dello Zimbabwe si occupera' della raccolta di adesioni e chiedera' alle grandi organizzazioni ecumeniche di curare la stampa e distribuzione al pubblico piu' ampio, specialmente nelle zone di conflitto interreligioso, di pubblicazioni sugli insegnamenti religiosi e le citazioni da testi sacri che conducano sul sentiero della nonviolenza. Infine la quinta proposta e' uno studio di fattibilita' per una campagna mondiale di boicottaggio della Exxon-Esso-Mobil e Coca-Cola contro le guerre condotte per interessi strategici legati al petrolio e contro le politiche anti-ambientaliste e anti-sindacali delle imprese multinazionali. L'intento e' quello di chiarire se sia possibile lanciare una singola campagna internazionale che ottenga il massimo supporto da parte di tutte le organizzazioni che partecipano al Forum sociale mondiale. Questo processo di consultazione verra' curato dal movimento indiano Ekta Parishad, il quale e' riuscito a far chiudere impianti della Coca Cola che sottraevano l'acqua potabile alla popolazione nel Sud dell'India. Il futuro di questi progetti dipendera' dalla capacita' delle organizzazioni proponenti di mettersi in rete con movimenti e campagne simili gia' esistenti, ma soprattutto dalla capacita' di elaborare e realizzare azioni dirette nonviolente volte a sostenere i cinque obiettivi. La nonviolenza e' antica come le montagne, ma la sua forza va riscoperta e reinventata ogni giorno nelle nostre lotte. 5. MATERIALI. PER UNA BIBLIOGRAFIA SULLA SHOAH (PARTE TRENTAQUATTRESIMA) GITTA SERENY Nata a Vienna da padre ungherese, vive e lavora a Londra collaborando con testate giornalistiche, ha svolto celebri inchieste su terribili vicende. Opere di Gitta Sereny: In quelle tenebre, Adelphi, Milano 1975, 1994; Bambini invisibili, Mondadori, Milano 1986. VICTOR SERGE Nato a Bruxelles nel 1890, partecipo' alla rivoluzione russa, opponendosi poi allo stalinismo. Mori' in Messico nel 1947. Opere di Victor Serge: in italiano tra i libri e gli opuscoli editi in vita: Gli anarchici e l'esperienza della rivoluzione russa, Jaca Book; Lenin 1917, De Donato; L'anno primo della rivoluzione russa, Einaudi; La citta' conquistata, Manifestolibri; Letteratura e rivoluzione, Celuc; La crisi del sistema sovietico, Ottaviano; Da Lenin a Stalin, Savelli; E' mezzanotte nel secolo, Edizioni e/o; Ritratto di Stalin, Erre Emme; tra quelli editi postumi: Il caso Tulaev, Bompiani; Vita e morte di Trotskij, Laterza; La svolta oscura, Celuc; Memorie di un rivoluzionario, La Nuova Italia, poi Mondadori, recentemente ripubblicato dalle Edizioni e/o; Anni spietati, Mondadori; Le lotte di classe in Cina nella rivoluzione del 1927, Samona' e Savelli. Opere su Victor Serge: Vincenzo Sommella, Victor Serge, Prospettiva Edizioni, Roma 1995. FREDIANO SESSI Scrittore, studioso della Shoah. Dalla rete telematica riprendiamo la seguente scheda: "Frediano Sessi e' nato a Mantova nel 1949; narratore, saggista, consulente editoriale e traduttore; i suoi ambiti di indagine privilegiata sono lo studio della Shoah e della Resistenza. Dopo gli studi universitari in Italia e all'estero, ha cominciato la sua collaborazione con riviste di cultura quali 'Il piccolo Hans' e 'Alfabeta'. Comincia nella meta' degli anni Settanta la sua consulenza con l'editore Einaudi, per il quale cura, tra l'altro, traduzioni e saggi sui temi della persecuzione degli ebrei sotto il nazismo. Porta in Italia l'edizione definitiva del Diario di Anna Frank e il monumentale saggio di Hilberg La distruzione degli ebrei d'Europa. Dirige presso Marsilio la collana 'Gli specchi della memoria' e collabora alle pagine culturali del 'Corriere della Sera'. Alcuni dei suoi romanzi per adulti e per ragazzi trattano il tema dell'irruzione della grande storia nelle vite quotidiane di uomini e donne, che cercano di resistere alla violenza e al sopruso. Vincitore del premio Hemingway con il romanzo L'ultimo giorno (1995), sviluppa i suoi interessi narrativi e saggistici nella direzione di una ricerca sugli effetti che la violenza totalitaria ha prodotto sugli uomini e sulle donne che ne sono stati vittime o spettatori indifferenti". Opere di Frediano Sessi: fondamentale lo studio Auschwtz 1940-1945, Rizzoli, Milano 1999; molto utile anche Non dimenticare l'Olocausto, Rizzoli, Milano 2002. Oltre ad aver scritto vari romanzi ed opere per ragazzi, ha curato l'edizione definitiva del Diario di Anna Frank, Il ghetto di Varsavia di Mary Berg, Il libro ritrovato di Simha Guterman, Il diario di David Sierakowiak, La distruzione degli ebrei d'Europa di Raul Hilberg. Altre opere di Frediano Sessi: Il diavolo in chiostro , Elitropia, 1986; Il ragazzo celeste, Marsilio, 1991; Ritorno a Berlino, Marsilio, 1993; L'ultimo giorno, Marsilio, 1995; Alba di nebbia, Marsilio, 1998; Sotto il cielo d'Europa, Einaudi, 1998; Ultima fermata Auschwitz, Einaudi, 1996; Nome di battaglia: Diavolo, Marsilio, 2000; con E. Collotti e R. Sandri, Dizionario della Resistenza, Einaudi, 2000; L'isola di Rab (1941-1943), Mondadori, 2001; con Roberto Merlo, Mantova in volo, Tormena, 2002. GIOVANNI BATTISTA SGUARIO Direttore del Consorzio per la gestione delle biblioteche di Viterbo, studioso della deportazione. Opere di Giovanni Battista Sguario: Viterbo-Auschwitz sola andata. La triste storia di tre ebrei viterbesi, Consorzio gestione biblioteche, Viterbo 1999. GENE SHARP E' nato nell'Ohio (Usa) nel 1928. Ha insegnato in diverse universita' e dirige istituti e programmi di ricerca per le alternative nonviolente nei conflitti e nella difesa. Opere di Gene Sharp: Politica dell'azione nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1985-1997; quest'opera in tre volumi e' un testo di riferimento fondamentale per chiunque operi in situazioni di conflitto e intenda adottare le tecniche della nonviolenza o promuovere la teoria-prassi nonviolenta. Di Sharp in italiano e' disponibile anche Verso un'Europa inconquistabile, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1989. WILLIAM SHIRER Giornalista, saggista e storico americano. Opere di William Shirer: Storia del Terzo Reich, Einaudi, Torino 1990; Mahatma Gandhi, Frassinelli, Milano 1983. CHONE SHMERUK Chone Shmeruk (1921-1997) e' stato uno dei maggiori studiosi di lingua e cultura yiddish del Novecento. Opere di Chone Shmeruk: Breve storia della letteratura yiddish, Voland, Roma 2004. RENATE SIEBERT Renate Siebert, sociologa di origine tedesca, nata a Kassel nel 1942, allieva di Theodor W. Adorno, vive e lavora nell'Italia meridionale, dove insegna Sociologia del mutamento presso l'Universita' di Calabria. Opere di Renate Siebert: oltre a Frantz Fanon e la teoria dei rapporti tra colonialismo e alienazione, Feltrinelli, Milano 1970, e ad Interferenze, Feltrinelli, Milano 1979 (in collaborazione con Laura Balbo), tra le opere recenti segnaliamo: E' femmina pero' e' bella, Rosenberg & Sellier, Torino 1991; Le donne, la mafia, Il Saggiatore, Milano 1994 (poi Est, 1997); La mafia, la morte e il ricordo, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995; Mafia e quotidianita', Il Saggiatore, Milano 1996; Andare ancora al cuore delle ferite, La Tartaruga, Milano 1997 (intervista ad Assia Djebar); Cenerentola non abita piu' qui, Rosenberg & Sellier, Torino 1999; (a cura di), Relazioni pericolose, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000; Il razzismo. Il riconoscimento negato, Carocci, Roma 2003. DARINA SILONE Darina Laracy Silone, indimenticabile e tenerissima lottatrice per la dignita' umana, la verita' e la nonviolenza, e' nata a Dublino il 30 marzo 1917, laureata in letteratura francese alla Sorbona di Parigi, conobbe Silone tra gli esuli antifascisti a Zurigo durante la guerra e ne divenne compagna, interlocutrice e collaboratrice preziosa, e traduttrice in inglese e in francese; dalla fine della guerra viveva a Roma nella casa in cui aveva abitato con Silone fino alla sua scomparsa nel 1978; e' deceduta il 25 luglio 2003; curatrice del lascito siloniano, alle sue cure si deve la pubblicazione postuma dell'ultimo e incompiuto capolavoro siloniano, Severina, presso Mondadori. IGNAZIO SILONE Ignazio Silone, nato come Secondino Tranquilli a Pescina dei Marsi, nel cuore della Marsica, il primo maggio 1900; a quindici anni il terremoto lo lascia orfano. Avviene allora l'incontro con don Orione, cui restera' profondamente legato. Impegnato nel movimento socialista, al congresso di Livorno del 1921 aderisce al Partito Comunista, di cui sara' dirigente nel periodo della clandestinita'. Nel 1931, maturate posizioni antitotalitarie, esce dal partito. Negli anni della guerra dirige il centro estero del Partito Socialista. Dal '49 abbandona la militanza politica di partito e per il futuro sara' - come dira' in un'intervista del '61 - "cristiano senza chiesa e socialista senza partito". Nel 1950 viene fondato il movimento per la liberta' della cultura, Silone fonda e dirige la sezione italiana. Nel 1956 con Nicola Chiaromonte fonda e dirige la rivista "Tempo presente". Scompare il 22 agosto 1978. Strenuamente impegnato per la dignita' ed i diritti degli oppressi, intransigentemente antitotalitario, la sua prima e fondamentale opera letteraria, Fontamara, fu quasi un grido di battaglia per l'antifascismo internazionale e ancora dopo e sempre per generazioni di militanti impegnati per i diritti e la dignita' umana. Le recenti ricerche storiografiche in quanto e quando apportino contributi utili e certi alla conoscenza storica e all'acclaramento della verita' fattuale ed esistenziale, non potranno che essere giovevoli e benvenute: la figura dell'autore di Fontamara che dal travaglio e dal momento (il kairos) della scelta antitotalitaria sempre piu' approfondi' e illimpidi' il suo impegno per la giustizia e la dignita' umana, per la nonmenzogna e la nonviolenza, nulla ne ha da temere nella sua grandezza e umanita'. Opere di Ignazio Silone: un'edizione complessiva e' quella dei Romanzi e saggi, 2 voll., Mondadori, Milano 1998-1999 (cui va aggiunto, edito solo in volume a se', Il fascismo, Mondadori, Milano 2002, 2003); edizioni di singole opere: Fontamara; Il fascismo, le sue origini e il suo sviluppo; Pane e vino (poi: Vino e pane); La scuola dei dittatori; Il seme sotto la neve; Ed egli si nascose; Una manciata di more; Il segreto di Luca; La volpe e le camelie; Uscita di sicurezza; L'avventura di un povero cristiano; Severina; si veda anche il Memoriale dal carcere svizzero. Tutte edite da Mondadori, ad eccezione de: Il fascismo dalla Fondazione Silone (ma ora anche Mondadori), Ed Egli si nascose da Staderini poi da altri editori; Uscita di sicurezza da Vallecchi e poi Longanesi, il Memoriale da Lerici (ma tutti e tre questi ultimi testi ora inclusi nei due volumi mondadoriani dei Romanzi e saggi). Opere su Ignazio Silone: oggi la biografia di riferimento e' quella di Ottorino Gurgo, Francesco de Core, Silone. L'avventura di un uomo libero, Marsilio, Venezia 1998. Tra i saggi su Silone segnaliamo particolarmente: come introduzioni ad uso scolastico: Carlo Annoni, Invito alla lettura di Silone, Mursia, Milano 1974, 1986; Sebastiano Martelli, Salvatore Di Pasqua, Guida alla lettura di Silone; come saggi di autrici che lo conobbero ed hanno quindi anche un valore testimoniale: Luce D'Eramo, Ignazio Silone. Studio biografico critico, Mondadori, Milano 1972; Margherita Pieracci Harwell, Un cristiano senza chiesa, Studium, Roma 1991. 6. RIFLESSIONE. LIDIA MENAPACE: L'UOMO DELL'OBBEDIENZA [Dal quotidiano "Liberazione" del 23 febbraio 2005 riprendiamo il seguente articolo. Lidia Menapace (per contatti: lidiamenapace at aliceposta.it) e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla Resistenza, e' poi impegnata nel movimento cattolico, pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e' tra le voci piu' alte e significative della cultura delle donne, dei movimenti della societa' civile, della nonviolenza in cammino. La maggior parte degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. Il futurismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; L'ermetismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; (a cura di), Per un movimento politico di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001; (con Fausto Bertinotti e Marco Revelli), Nonviolenza, Fazi, Roma 2004. Luigi Giussani, nato a Desio nel 1922, sacerdote cattolico, docente di teologia all'Universita' del Sacro Cuore di Milano, suscitatore del movimento di Gioventu' studentesca e poi di Comunione e liberazione, autore di molti scritti ma soprattutto guida di persone ed esperienze, tra le figure piu' rilevanti della riflessione e dell'impegno ecclesiale degli scorsi decenni (ed insieme motivo e oggetto di accese controversie e divergenti interpretazioni - particolarmente per le fin sciagurate malefatte di strutture e personaggi che al suo insegnamento menavan vanto di richiamarsi), e' recentemente scomparso] Insegnavo alla Cattolica di Milano, quando - accanto alla tradizionale organizzazione degli universitari (Fuci, Federazione universitaria cattolica italiana) di tradizione laica e antifascista (Rosy Bindi viene da li' e io pure ci sono passata) - appariva, con qualche spintone e sberleffo, e senza simpatie reciproche, una nuova sigla che si chiamava Gioventu' studentesca (Gs), senza indicazione di appartenenza religiosa e senza separazione organizzativa tra ragazzi e ragazze (come invece ancora usava nell'Azione Cattolica, che aveva sempre forme separate con separati sacerdoti per ragazzi e ragazze, uomini e donne). Certamente la definizione per sola appartenenza sociale (essere studenti) e l'organizzazione mista di ragazzi e ragazze fu uno dei principali elementi di successo. Avendo i giessini tra gli studenti del mio corso, fui subito informata sul loro "don Gius", che non era un assistente ecclesiastico ed insieme era molto di piu', un autorevole amico, un complice nella risata e nello sport, negli scherzi, insomma una figura di sacerdote molto popolare, generoso, vicino, che capiva il presente e lo viveva come la sua avventura esistenziale di fede. Negli studi era un grande vantaggio avere i Gs. Tenevo corsi con qualche, per allora, novita' pedagogica e della ricerca, nel senso che vi erano esercitazioni preparate e discusse in aula dagli studenti e dalle studentesse e di conseguenza anche esami di gruppo ecc. Avere i Gs come segreteria del corso voleva dire dormire sonni tranquilli. Erano di una abilita' e precisione organizzativa solidissima, non sgarravano una volta. Ora: si sa che i cattolici sono sempre stati molto organizzati e che uno dei reciproci motivi di ammirazione ed emulazione tra cattollci e comunisti era per l'appunto l'organizzazione, ma i Gs avevano la palma. Erano molto mescolati con tutti e tutte e aperti alle avventure del pensiero e della ricerca piu' coraggiose: e questo era il primo insegnamento di Giussani. Mi ricordo che chiedevano lezioni supplementari (erano un po' esagerati, come don Giussani stesso, che di tutti i sacri testi credo amasse molto il terribile detto "Guai ai tiepidi, vi vomitero' dalla mia bocca") e insomma tutto erano tranne che tiepidi. E nei corsi supplementari proponevano di leggere Gramsci, gli scrittori del neorealismo e proprio niente di pio o di allineato o rassicurante. La spinta di Giussani era al rischio, la prudenza e' una virtu' che Cristo ha esercitato in sommo grado fino a finire in croce sfidando i potenti, questo era il modo con cui parlava delle virtu'. Insomma era un affascinante lettore del presente, senza rete, si direbbe oggi. Tutto questo salto' con il Sessantotto: Gs entro' generosamente e coraggiosamente nel movimento, ma a un certo punto, per un richiamo di Giussani e una successiva discussione interna, si spacco' in due e si ritrasse. Da allora, trasformatasi in Comunione e Liberazione, assunse atteggiamenti sempre molto giustamente spregiudicati, ma piu' tipicamente integralisti (come si diceva allora per indicare il fenomeno che oggi chiamiamo fondamentalismo: una sorta di orgogliosa idea di autosufficenza che dalla fede traligna volentieri alla societa', all'economia, alla politica). Insomma Giussani e' stato un importantissimo uomo di fede, con una influenza forse anche superiore a cio' che credeva (era frequente in lui il cenno alle cose impreviste, a cio' che non ci si aspetta), con una fede intrepida e capace di misurarsi - fino a un certo punto. E' questo che rimane di lui, credo, e non sarebbe male ricordarlo, di la' dalle immaginette edificanti che gli avrebbero fatto un po' ribrezzo. Il punto da cui si ritraeva era l'obbedienza alla chiesa: il grande discrimine tra lui e don Milani o padre Balducci era che per lui l'obbedienza era una virtu'. Cio' che ci spetta di analizzare e' il fenomeno crescente dell'integrismo religioso che cominciato in Europa nella sua forma piu' alta e colta e sottile con la rivista "Esprit" e con Mounier e Maritain, ebbe in Italia importanti interpreti in Dossetti e La Pira e ando' alle conseguenze estreme con Giussani. Non abbiamo ancora mai risolto la questione di come si concilia (o non si concilia) una opzione di fede con una opzione totalmente laica: i pasticci intermedi sono invece molti: religione invece di fede, tolleranza invece di laicita'. Ancora tutto davanti a noi da chiarire: e' una bella sfida. 7. RIFLESSIONE. FILIPPO GENTILONI: DON GIUSSANI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 23 febbraio 2005. Filippo Gentiloni, scrittore e giornalista, ha partecipato attivamente al movimento delle comunita' cristiane di base; tra le sue opere segnaliamo particolarmente Abramo contro Ulisse, Claudiana, Torino 1984] La morte di don Giussani ci fa riflettere su una lunga parabola del cattolicesimo italiano e non solo. Almeno cinquanta anni, mezzo secolo. Una storia che lui e la sua Comunione e liberazione sembrano avere compendiato, con le sue luci e le sue ombre. Forti le une e le altre. Cielle, una sorta di '68 del cattolicesimo. Erano, infatti, gli anni del postconcilio. Anni vitali, soprattutto giovani. La chiesa cattolica sembrava riacquistare una buona dose di entusiasmo. La Comunione e liberazione di don Giussani sembrava raccogliere e rilanciare quell'entusiasmo. Recuperando alcuni ricchi filoni di pensiero cattolico che nella prima meta' del secolo erano apparsi dimenticati. Non tanto una dottrina, dunque, ma una persona, quella del Cristo. La fede non tanto come adesione piu' o meno dottrinale a un credo, ma come incontro personale con il Cristo. Su questo incontro insisteva don Giussani. Molti giovani lo seguivano anche perche' questa "personalizzazione" della fede cristiana incrociava una cultura che stava uscendo, anche se a fatica, dai meandri e dalle pastoie di un intellettualismo erede dalla cultura borghese dei secoli precedenti e ormai stantio. L'"esperienza" cristiana si sostituiva cosi' alle ingarbugliate pastoie della politica democristiana. In Cielle i giovani trovavano una fede a misura dei loro sogni, delle loro aspettative e soprattutto del loro impegno sociale. Un successo incredibile, dalla Gioventa' Studentesca dei licei di Milano alle gioventu' di tutto il mondo. Il cattolicesimo sembrava incontrare una nuova stagione, appunto un suo '68. Inevitabili le difficolta', gli scontri piu' o meno espliciti. L'antico associazionismo classico temeva di venire spodestato, superato: lo scontro con l'Azione Cattolica e' andato avanti fino ai primi anni del nuovo secolo. Ma la stessa gerarchia ecclesiastica ha avuto l'impressione che si trattasse di una sorta di "chiesa nella chiesa": lo temeva lo stesso Montini, prima da arcivescovo di Milano, poi da papa Paolo VI. A dare ragione a don Giussani, invece, ha pensato Karol Wojtyla, favorevole, anche per temperamento, ad un cristianesimo che non sta ad aspettare ma che affronta con giovanile entusiasmo il mondo laico e che i muri cerca di abbatterli, non soltanto quelli di Berlino. Entusiasmo: ecco l'espressione piu' giusta per fotografare il cristianesimo di don Gius, come dicono i suoi. L'entusiasmo di chi non soltanto e' sicuro di essere dalla parte della ragione, ma anche di chi e' sicuro di proporre le soluzioni giuste. Che, appunto, non sono un codice ma una persona. Sulla spinta di don Giussani e di Cielle, molti altri movimenti sono nati e hanno assunto nel cattolicesimo un ruolo sempre piu' importante. Basti pensare, fra molti altri, a due casi diversissimi fra di loro ma quanto mai centrali nel panorama del cristianesimo mondiale, da una parte i Focolarini, dall'altra Sant'Egidio. "Comunita'", come si suol dire, nelle quali i vincoli di appartenenza si stringono al punto di mettere quasi in ombra l'appartenenza alla chiesa universale. Bandiere, identita' che possono far dimenticare o sottovalutare quella del battesimo. Una storia che e' tipica del cattolicesimo di questi anni e che ha innegabilmente contribuito alla sua forza e alla cui origine non e' difficile individuare proprio l'intuizione di don Giussani. Ma oggi i tempi sono cambiati: dominano le perplessita' e le incertezze. Gli entusiasmi e le sicurezze del '68 appaiono lontani. 8. RIFLESSIONE. SEVERINO VARDACAMPI: DAI LORO FRUTTI [Severino Vardacampi e' uno dei principali collaboratori di questo foglio] Confesso il mio pregiudizio e la mia ignoranza. Ho letto tardi, poco e male gli scritti di don Giussani. Non lo lessi quando ero giovane, non lo lessi nella mia maturita', lo ho letto solo adesso che mi sento ormai un povero vecchierello sopravvissuto a stagioni ed esperienze cui pure dedicai non picciola parte delle forze mie. I pochi libri di Giussani che ho letto credo siano solo un minimo riverbero della persona, che certo dovette avere un fascino grande e forte una fede. Ho conosciuto altre persone che poco o nulla hanno voluto scrivere, o che molto hanno scritto ma nei loro scritti poco o nulla hanno deposto di quel che piu' valeva tra i doni che recavano, ed erano anime magne. Molte sue pagine mi lasciano freddo, molte non di rado mi trovano in profondo dissenso; ma non mancano di quelle che amo, che amo rileggere, ove sento un vento che respira, che soffia, che vibra, che fischia e che grida, e trascina. Da quelle pagine intuisco un'anima grande. * Ho combattuto contro taluni suoi eredi e sodali, li combatto ancora. Li ho combattuti perche' li ho percepiti complici del sistema di potere contro cui non solo ogni bennato ingegno, non solo ogni anima non vile, ma ogni ragionevole persona combattere deve. Erano i complici di Andreotti e della politica collusa con pratiche e patti scellerati, poteri criminali, e turpitudini finanche innominabili; erano i complici degli affari loschi dello squalo Sbardella, erano i complici di mille e mille malefatte, di mille e mille malaffari. Che si siano sovente di poi arruolati nelle truppe berlusconiane, dalla banda del piduista in carriera schierandosi, nulla di piu' ovvio. * Ma nulla del mio pensiero omettere volendo, aggiungero' anche che non solo non mi piace l'agire degli allievi di successo per quanto hanno poi fatto, non mi piace neppure l'argomentare del padre fondatore di Cielle. Non mi piace quella fede tetragona e catafratta che trovo in intima contraddizione con cio' che del cristianesimo piu' mi commuove: quel messaggio di amore incondizionato che e' l'antitesi assoluta di chi erige pire e accende roghi. In non pochi adepti di Cielle, come del resto non solo in non pochi loro correligionari ma anche altresi' in adepti - che so - dei partiti comunisti passati e presenti, ho sovente sentito una disponibilita' a negare il diritto di esistere all'altro nella sua assoluta alterita', la pretesa di essere il tutto fuori di cui il nulla solo residua; truce disponibilita', demente pretesa, di una totalitaria ideologia e pratica figlia, che mi fa temere per la mia stessa esistenza di povero eretico iscrittosi fin dall'adolescenza, forse per aver letto troppo presto Leopardi e Cervantes, i tragici greci e Marx, a quel "partito dei perplessi" di cui diceva Norberto Bobbio, che e' ancor oggi il mio. 9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 858 del 4 marzo 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
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