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La nonviolenza e' in cammino. 844
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 844
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 18 Feb 2005 00:14:26 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 844 del 18 febbraio 2005 Sommario di questo numero: 1. Sergio Paronetto: Giuliana 2. Voci per Giuliana 3. Dacia Maraini: Ti aspettiamo, Giuliana 4. Per una bibliografia sulla Shoah (parte ventiquattresima) 5. Lea Melandri: La misoginia anche a sinistra 6. Marina Forti intervista Shahla Lahiji 7. Pax Christi di Verona: Una manifestazione blasfema e necrofila 8. Letture: Cesare Segre: La letteratura italiana del Novecento 9. Letture: Chone Shmeruk, Breve storia della letteratura yiddish 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento 11. Per saperne di piu' 1. TESTIMONIANZE. SERGIO PARONETTO: GIULIANA [Ringraziamo Sergio Paronetto (per contatti: paxchristi_paronetto at yahoo.com) per questo testo. Sergio Paronetto insegna presso l'Istituto Tecnico "Luigi Einaudi" di Verona dove coordina alcune attivita' di educazione alla pace e ai diritti umani. Tra il 1971 e il 1973 e' in Ecuador a svolgere il servizio civile alternativo del militare con un gruppo di volontari di Cooperazione internazionale (Coopi). L'obiezione di coscienza al servizio militare gli viene suggerita dalla testimonianza di Primo Mazzolari, di Lorenzo Milani e di Martin Luther King. In Ecuador opera prima nella selva amazzonica presso gli indigeni shuar e poi sulla Cordigliera assieme al vescovo degli idios (quechua) Leonidas Proano con cui collabora in programmi di alfabetizzazione secondo il metodo del pedagogista Paulo Freire. Negli anni '80 e' consigliere comunale a Verona, agisce nel Comitato veronese per la pace e il disarmo e in gruppi promotori delle assemblee in Arena suscitate dall'Appello dei Beati i costruttori di pace. In esse incontra o reincontra Alessandro Zanotelli, Tonino Bello, Ernesto Balducci, David Maria Turoldo, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Perez Esquivel, Beyers Naude' e tanti testimoni di pace. Negli anni '90 aderisce a Pax Christi (che aveva gia' conosciuto negli anni Sessanta) del cui Consiglio nazionale fa parte. E' membro del Gruppo per il pluralismo e il dialogo e, ultimamente, del Sinodo diocesano di Verona. Opere di Sergio Paronetto, La nonviolenza dei volti. Forza di liberazione, Editrice Monti, Saronno (Va) 2004. Giuliana Sgrena, intellettuale e militante femminista e pacifista tra le piu' prestigiose, e' tra le maggiori conoscitrici italiane dei paesi e delle culture arabe e islamiche; autrice di vari testi di grande importanza (tra cui: a cura di, La schiavitu' del velo, Manifestolibri, Roma 1995, 1999; Kahina contro i califfi, Datanews, Roma 1997; Alla scuola dei taleban, Manifestolibri, Roma 2002; Il fronte Iraq, Manifestolibri, Roma 2004); e' stata inviata del "Manifesto" a Baghdad, sotto le bombe, durante la fase piu' ferocemente stragista della guerra tuttora in corso. A Baghdad e' stata rapita il 4 febbraio 2005. Dal sito del quotidiano "Il manifesto" riprendiamo, con minime modifiche, la seguente scheda: "Nata a Masera, in provincia di Verbania, il 20 dicembre del 1948, Giuliana ha studiato a Milano. Nei primi anni '80 lavora a 'Pace e guerra', la rivista diretta da Michelangelo Notarianni. Al 'Manifesto' dal 1988, ha sempre lavorato nella redazione esteri: appassionata del mondo arabo, conosce bene il Corno d'Africa, il Medioriente e il Maghreb. Ha raccontato la guerra in Afghanistan, e poi le tappe del conflitto in Iraq: era a Baghdad durante i bombardamenti (per questo e' tra le giornaliste nominate 'cavaliere del lavoro'), e ci e' tornata piu' volte dopo, cercando prima di tutto di raccontare la vita quotidiana degli iracheni e documentando con professionalita' le violenze causate dall'occupazione di quel paese. Continua ad affiancare al giornalismo un impegno anche politico: e' tra le fondatrici del movimento per la pace negli anni '80: c'era anche lei a parlare dal palco della prima manifestazione del movimento pacifista"] E' liberta' il mio amore, cercata sempre mai raggiunta, e fame di bellezza che consuma: coraggio Giuliana, colomba fragile e forte, tenerezza nostra. 2. TESTIMONIANZE. VOCI PER GIULIANA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 15 e del 16 febbraio riprendiamo alcuni dei molti messaggi di solidarieta' li' pubblicati] Carissimi, sono tanti, troppi, questi giorni di attesa. Preghiamo perche' Giuliana sia liberata al piu' presto e perche' questa prova terribile non fiacchi la sua resistenza e non distrugga i suoi sogni. Siamo vicine a tutti voi con affetto e gratitudine. Arrivederci al 19. Le suore domenicane (Unione S. Tommaso) di due comunita' presenti a Firenze e Livorno * Anch'io saro' con voi il 19 a Roma. La nostra collega ed amica non merita di essere presa in ostaggio in Iraq ma portata sul palmo della mano, come ha detto il portavoce del Consiglio degli Ulema musulmani di Baghdad. Per tutto questo sara' sempre piu' netto l'isolamento politico e umano di chi ha osato prendere in ostaggio Giuliana. Il mio augurio e' quello di poter festeggiare sabato a Roma con Giuliana. Un abbraccio. Farid Adly, direttore dell'agenzia Anbamed * Esprimiamo la nostra grande preoccupazione per il sequestro in Iraq della giornalista italiana Giuliana Sgrena. Questa donna ha un percorso nel giornalismo impegnato ed e' con il popolo iracheno contro la guerra, la violenza e l'occupazione. Uniamo la nostra voce alla richiesta della sua liberazione e del rispetto per la sua vita e per la sua integrita' fisica. Estela Carlotto, presidentessa delle "Abuelas de Plaza de Mayo", Argentina * Sperando che per quella data Giuliana Sgrena sia di nuovo libera in Italia, aderisco alla manifestazione del 19 febbraio, mosso dalla stima che mi lega a una giornalista che ha costruito le sue qualita' professionali con intelligenza e tenacia, e sempre con la voglia di capire e la capacita' di coinvolgersi che sono proprie dei veri testimoni della realta'. Nando dalla Chiesa 3. RIFLESSIONE. DACIA MARAINI: TI ASPETTIAMO, GIULIANA [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo questo articolo apparso sul "Corriere della sera" dell'11 febbraio 2005. Dacia Maraini, nata a Firenze nel 1936, scrittrice, intellettuale femminista, e' una delle figure piu' prestigiose della cultura democratica italiana. Opere di Dacia Maraini: L'eta' del malessere (1963); Crudelta' all'aria aperta (1966); Memorie di una ladra (1973); Donne mie (1974); Fare teatro (1974); Donne in guerra (1975); (con Piera Degli Esposti), Storia di Piera (1980); Isolina (1985); La lunga vita di Marianna Ucria (1990); Bagheria (1993)] "L' informazione si e' militarizzata... Ribellarsi a questi schemi e' rischioso ma e' un rischio che bisogna correre per fare informazione. Florence Aubenas ha sempre corso il rischio di informare: in Ruanda, Kosovo, Algeria, Afghanistan e Iraq. Anche per questo ci sentiamo al suo fianco". Parole di Giuliana Sgrena, riportate da una puntuale e intelligente agenzia, la "Dwpress", che trovo ogni mattina nella mia posta elettronica. E di questo li ringrazio. Si parla tanto di Giuliana Sgrena, ma si conosce poco di lei. Molti non sanno che ha cominciato scrivendo per la rivista "Guerra e pace", fondata fra le fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta. Che lavora alla redazione esteri de "Il manifesto" dal 1988. Che e' stata la prima giornalista italiana a seguire le drammatiche cronache dall'Algeria in mano ai radicali islamici. Che e' stata fra i primi a recarsi in Afghanistan quando a Kabul c'era ancora il regime dei Talebani. Che conosce a fondo il mondo islamico e in particolare la vita delle donne e del dominio esercitato su di loro dalle componenti oscurantiste dell'Islam militante. Che era a Bagdad durante i bombardamenti e vi e' tornata piu' volte, cercando innanzitutto di raccontare la vita quotidiana degli iracheni, documentando con professionalita' le violenze causate dall'occupazione di quel paese. Che e' fra le fondatrici del movimento per la pace dagli anni '80. Che fa parte di Controparola, gruppo di giornaliste e scrittrici che si batte da anni per i diritti delle donne. Che ha scritto diversi libri fra i quali: Alla scuola dei talebani, La schiavitu' del velo, Kahuina contro i califfi, Il fronte Iraq. "I giornalisti sono ostaggio di tutti gli effetti perversi provocati dall'occupazione militare e dalla privatizzazione della guerra. L'ostilita' degli iracheni verso l'occupazione si e' ampliata fino a coinvolgere tutti gli stranieri. Del resto quando si spaccia un intervento militare come missione di pace non si puo' pretendere che dall'altra parte si facciano distinzioni sottili". Anche queste sono parole di Giuliana. Aggiungo che Giuliana e' una persona generosa e vera, nel senso che non ha mai fatto vanto del suo coraggio e delle sue verita'. Una persona schiva che fa il suo lavoro con passione e fino in fondo. Conosceva i rischi che correva, e non li sottovalutava, come sostiene qualcuno. Le sue parole che minimizzavano i pericoli, erano li' per rassicurare non per esprimere incoscienza. Il coraggio non consiste, come spiega bene Stendhal, nel non avere paura - nel qual caso si tratta di pura incoscienza - ma nel conoscere e nell'affrontare questa paura, quando ci sembra necessario. Per Giuliana, fare campagna contro la guerra, vuol dire andare a informarsi e raccontare il conflitto, nel centro del suo occhio perverso, senza sottrarsi a nessuno dei rischi che questo comporta. Raccogliere dal vivo le testimonianze di chi la guerra la subisce, senza potere dire il suo parere. Dare spazio alle voci degli esclusi, dei deboli. E' quello che ha fatto, con consapevolezza e forza d'animo. E noi dobbiamo esserle grate. Soprattutto noi donne, che siamo cosi' spesso mortificate dalle immagini di corpi femminili asserviti, acconciati passivamente per una improbabile mistificante seduzione, divisi e messi in vetrina. Giuliana ci ricorda che esistono, anche se ben nascoste, donne che pensano, che prendono decisioni, che partono alla volta di terre sconosciute, per dare testimonianza dei troppi silenzi complici e interessati, senza chiedere nulla e tutto rischiando per fare conoscere il vero. Ti aspettiamo, Giuliana. 4. MATERIALI. PER UNA BIBLIOGRAFIA SULLA SHOAH (PARTE VENTIQUATTRESIMA) AGOSTINO PIRELLA Agostino Pirella, psichiatra, docente universitario, e' uno dei grandi protagonisti dell'esperienza del movimento di psichiatria democratica, per assistere le persone sofferenti rispettandone dignita' e diritti e promuovendone liberta' ed autonomia in una solidariata' autentica e in un reciproco riconoscimento di umanita', in un impegno insieme di lotta alle istituzioni denegatrici della dignita' umana, e di costruzione di alternative terapeutiche efficaci, umanizzanti e liberanti; con Basaglia fin da Gorizia, animatore dell'esperienza di Arezzo, tra i fondatori di Psichiatria democratica. Contributi di Agostino Pirella sono in molte opere collettive rappresentative delle esperienze della psichiatria democratica. GIOVANNI PIRELLI Intellettuale democratico italiano (1918-1973). Opere di Giovanni Pirelli: con Piero Malvezzi ha curato per l'editore Einaudi le raccolte delle Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana, e delle Lettere dei condannati a morte della Resistenza europea; ha curato anche, sempre per Einaudi, l'edizione delle Opere scelte di Frantz Fanon (su Fanon ha anche pubblicato un breve profilo, riedito recentemente in Alessandro Aruffo, Giovanni Pirelli, Fanon, Erre Emme Edizioni, Roma 1994). VALENTINA PISANTY Nata a Milano nel 1969, studiosa di semiotica, lavora presso l'Universita' di Bologna. Opere di Valentina Pisanty: segnaliamo particolarmente L'irritante questione delle camere a gas. Logica del negazionismo, Bompiani, Milano 1998. FRANCESCO PISTOLATO Studioso, docente, lavora all'Universita' di Udine; e' tra i promotori di un programma di cultura di pace all'interno delle universita' e delle scuole della macroregione Alpe Adria, comprendente il Friuli-Venezia Giulia, la Carinzia e la Slovenia. E' impegnato dell'Associazione Biblioteca Austriaca di Udine, che ha realizzato una mostra fotografica itinerante sulla Resistenza, gia' esposta in vari luoghi, tra cui la Risiera di S. Sabba di Trieste, e che e a fine 2005 andra' nella Gedenkstaette des Deutschen Widerstands di Berlino, ed e' visitabile in rete nel sito: www.abaudine.org/virtunascosta/virtu.htm ROMAN POLANSKI Regista cinematografico polacco. Opere di Roman Polanski: segnaliamo particolarmente La caduta degli angeli (1959), La morte e la fanciulla (1994), e Il pianista (2002). Opere su Roman Polanski: Stefano Rulli, Flavio De Bernardinis, Roman Polanski, Il castoro cinema, Milano. GABRIELLA POLI Nata a Torino, impegnata nella Resistenza, giornalista e scrittrice. Opere di Gabriella Poli: (con Giorgio Calcagno), Echi di una voce perduta. Incontri, interviste e conversazioni con Primo Levi, Mursia, Milano 1992. LEON POLIAKOV Nato a Leningrado nel 1910, vissuto in Francia dal 1920, e' scomparso nel 1997. Prese parte alla Resistenza; successivamente fondo' il "Centro di documentazione ebraica contemporanea", e prese parte come esperto al processo di Norimberga contro i criminali nazisti. E' stato direttore di ricerche al Cnrs. Tra i massimi storici contemporanei, autore di fondamentali opere sull'antisemitismo e sul nazismo e lo sterminio degli ebrei, i suoi lavori costituiscono un fondamentale punto di riferimento per la cultura democratica. Tra le opere di Leon Poliakov: Il nazismo e lo sterminio degli ebrei, Einaudi, Torino 1955, 1971; Dall'antisionismo all'antisemitismo, La Nuova Italia, Firenze 1971; Storia dell'antisemitismo, 4 voll., La Nuova Italia, Firenze 1974, 1990. GEORGES POLITZER Di origine ungherese (era nato in Transilvania nel 1903), si trasferisce a Parigi dal 1921; filosofo e psicologo marxista, militante comunista, eroe della Resistenza, e' assassinato dai nazisti nel 1942. ANTONY POLONSKY Nato in Sud Africa da genitori emigrati dalla Polonia, impegnato contro il razzismo, fondatore della prestigiosa rivista di studi ebraico-polacchi "Polin", e' considerato il maggior studioso di lingua inglese dell'ebraismo polacco, e' un importante promotore della conoscenza della cultura yiddish e tra i principali animatori negli ultimi decenni del rinnovato incontro e dialogo tra cultura ebraica e cultura polacca. GIULIANO PONTARA Giuliano Pontara, illustre filosofo, e' uno dei massimi studiosi della nonviolenza a livello internazionale; riproduciamo di seguito una breve notizia biografica gia' apparsa in passato su questo notiziario (e nuovamente ringraziamo di tutto cuore Giuliano Pontara per avercela messa a disposizione): "Giuliano Pontara e' nato a Cles (Trento) il 7 settembre 1932. In seguito a forti dubbi sulla eticita' del servizio militare, alla fine del 1952 lascia l'Italia per la Svezia dove poi ha sempre vissuto. Ha insegnato Filosofia pratica per oltre trent'anni all'Istituto di filosofia dell'Universita' di Stoccolma. E' in pensione dal 1997. Negli ultimi quindici anni Pontara ha anche insegnato come professore a contratto in varie universita' italiane tra cui Torino, Siena, Cagliari, Padova, Bologna, Imperia, Trento. Pontara e' uno dei fondatori della International University of Peoples' Institutions for Peace (Iupip) - Universita' Internazionale delle Istituzioni dei Popoli per la Pace (Unip), con sede a Rovereto (Tn), e dal '94 e' coordinatore del Comitato scientifico della stessa e direttore dei corsi [si e' ora dimesso, insieme all'intero comitato scientifico - ndr]. Dirige per le Edizioni Gruppo Abele la collana "Alternative", una serie di agili libri sui grandi temi della pace. E' membro del Tribunale permanente dei popoli fondato da Lelio Basso e in tale qualita' e' stato membro della giuria nelle sessioni del Tribunale sulla violazione dei diritti in Tibet (Strasburgo 1992), sul diritto di asilo in Europa (Berlino 1994), e sui crimini di guerra nella ex Jugoslavia (sessioni di Berna 1995, come presidente della giuria, e sessione di Barcellona 1996). Pontara ha pubblicato libri e saggi su una molteplicita' di temi di etica pratica e teorica, metaetica e filosofia politica. E' stato uno dei primi ad introdurre in Italia la "Peace Research" e la conoscenza sistematica del pensiero etico-politico del Mahatma Gandhi. Ha pubblicato in italiano, inglese e svedese, ed alcuni dei suoi lavori sono stati tradotti in spagnolo e francese. Tra i suoi lavori figurano: Etik, politik, revolution: en inledning och ett stallningstagande (Etica, politica, rivoluzione: una introduzione e una presa di posizione), in G. Pontara (a cura di), Etik, Politik, Revolution, Bo Cavefors Forlag, Staffanstorp 1971, 2 voll., vol. I, pp. 11-70; Se il fine giustifichi i mezzi, Il Mulino, Bologna 1974; The Concept of Violence, Journal of Peace Research , XV, 1, 1978, pp. 19-32; Neocontrattualismo, socialismo e giustizia internazionale, in N. Bobbio, G. Pontara, S. Veca, Crisi della democrazia e neocontrattualismo, Editori Riuniti, Roma 1984, pp. 55-102; tr. spagnola, Crisis de la democracia, Ariel, Barcelona 1985; Utilitaristerna, in Samhallsvetenskapens klassiker, a cura di M. Bertilsson, B. Hansson, Studentlitteratur, Lund 1988, pp. 100-144; International Charity or International Justice?, in Democracy State and Justice, ed. by. D. Sainsbury, Almqvist & Wiksell International, Stockholm 1988, pp. 179-93; Filosofia pratica, Il Saggiatore, Milano 1988; Antigone o Creonte. Etica e politica nell'era atomica, Editori Riuniti, Roma 1990; Etica e generazioni future, Laterza, Bari 1995; tr. spagnola, Etica y generationes futuras, Ariel, Barcelona 1996; La personalita' nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996; Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996; Breviario per un'etica quotidiana, Pratiche, Milano 1998; Il pragmatico e il persuaso, Il Ponte, LIV, n. 10, ottobre 1998, pp. 35-49. E' autore delle voci Gandhismo, Nonviolenza, Pace (ricerca scientifica sulla), Utilitarismo, in Dizionario di politica, seconda edizione, Utet, Torino 1983, 1990 (poi anche Tea, Milano 1990, 1992). E' pure autore delle voci Gandhi, Non-violence, Violence, in Dictionnaire de philosophie morale, Presses Universitaires de France, Paris 1996, seconda edizione 1998. Per Einaudi Pontara ha curato una vasta silloge di scritti di Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, nuova edizione, Torino 1996, cui ha premesso un ampio studio su Il pensiero etico-politico di Gandhi, pp. IX-CLXI". Una piu' ampia bibliografia degli scritti di Giuliano Pontara (che comprende circa cento titoli) puo' essere letta nel n. 380 del 10 ottobre 2002 di questo notiziario. CLOTILDE PONTECORVO Clotilde Pontecorvo e' docente all'Universita' "La Sapienza" di Roma. Tra le opere di Clotilde Pontecorvo: Una scuola per i bambini, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1990; (a cura di), La condivisione della conoscenza, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1993; (a cura di), Un curricolo per la continuita' educativa dai quattro agli otto anni, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1989, 1990; (a cura di), Writing development. An interdisciplinary view, John Benjamins, Amsterdam 1997; con Anna Maria Ajello, Cristina Zucchermaglio, Discutendo si impara, La Nuova Italia Scientifica, Roma 1991, Carocci, Roma 1999; con Maurizio Pontecorvo, Psicologia dell'educazione. Conoscere a scuola, Il Mulino, Bologna 1986; con Luigia Fuse' (a cura di), Il curricolo: prospettive teoriche e problemi operativi, Loescher, Torino 1981, 1990; con Gastone Tassinari, Luigia Camaioni (a cura di), Continuita' educativa dai quattro agli otto anni, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1990; con Anna Maria Ajello, Cristina Zucchermaglio (a cura di), I contesti sociali dell'apprendimento. Acquisire conoscenze a scuola, nel lavoro, nella vita quotidiana, Led Edizioni, Milano 1995; con Margherita Orsolini, B. Burge, L. Resnick (eds), Children's early text construction, Hillsdale, NJ 1996; con E. Ferreiro, N. Moreira, I. Garcia Hidalgo, Cappuccetto Rosso impara a scrivere. Studi comparativi in tre lingue romanze, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1996; (a cura di) Writing Development. An interdisciplinary view, John Benjamins Publishinh Company, Amsterdam 1997; con A. Fasulo, Come si dice? Linguaggio e apprendimento in famiglia e a scuola, Carocci editore, Roma 1999; (a cura di), Manuale di psicologia dell'educazione, Il Mulino, Bologna 1999 GILLO PONTECORVO Regista cinematografico italiano. Opere di Gillo Pontecorvo: film fondamentali sono Kapo' (1960) e La battaglia di Algeri (1966); molto interessante anche Queimada (1969). Opere su Gillo Pontecorvo: Massimo Ghirelli, Gillo Pontecorvo, Il castoro cinema, Milano. KARL R. POPPER Nato a Vienna nel 1902 e deceduto a Londra nel 1994, filosofo della scienza e pensatore politico liberale. Fino a una decina d'anni fa era di moda essere pro o contro il Popper "politico" sulla base di uno schieramento a priori: la destra liberale con Popper, la sinistra socialista contro. Poi la catastrofe intellettuale di tanta parte della sinistra ha portato ad una generale esaltazione acritica del filosofo. Noi pensiamo invece che taluni suoi limiti restino; che le sue posizioni non debbano essere contraffatte e quando siano incondivisibili allora vadano criticate con chiarezza; ma che alcune sue opere e tesi costituiscano un contributo di indubbia utilita' per tutte le persone impegnate per la pace, la democrazia, la dignita' umana. Opere di Karl R. Popper: con riferimento alla riflessione politica popperiana segnaliamo particolarmente La societa' aperta e i suoi nemici, Armando, Roma; Congetture e confutazioni, Il Mulino, Bologna (ed in questa raccolta di saggi soprattutto i seguenti: L'opinione pubblica e i principi liberali; Utopia e violenza; La storia del nostro tempo: visione di un ottimista); Miseria dello storicismo, Feltrinelli, Milano. Cfr. anche La lezione di questo secolo, Marsilio, Venezia 1992, 1994 (libro-intervista con due saggi in appendice); tra i suoi ultimi interventi cfr. Una patente per fare tv, in Popper, Condry, Cattiva maestra televisione, Reset, Milano 1994. Ovviamente il Popper pensatore politico non e' separabile dal Popper filosofo della scienza e metodologo, di cui cfr. in particolare la fondamentale Logica della scoperta scientifica, Einaudi, Torino. Una recente raccolta di saggi e' Tutta la vita e' risolvere problemi, Rcs, Milano 2001, Fabbri, Milano 2004. Opere su Karl R. Popper: segnaliamo una buona antologia scolastica di testi popperiani, a cura di Dario Antiseri, Logica della ricerca e societa' aperta, La Scuola, Brescia; tra le monografie sul Popper pensatore politico cfr. Girolamo Cotroneo, Popper e la societa' aperta, Sugarco, Milano 1981; due buone introduzioni al Popper filosofo della scienza sono Arcangelo Rossi, Popper e la filosofia della scienza, Sansoni, Firenze 1975, e Luciano Dottarelli, Popper e il "gioco della scienza", Erre emme, Roma 1992. ALESSANDRO PORTELLI Studioso della cultura americana e della cultura popolare, docente universitario, saggista, storico, militante della sinistra critica, per la pace e i diritti. Opere di Alessandro Portelli: qui segnaliamo particolarmente L'ordine e' gia' stato eseguito, Donzelli, Roma 1999. PIER PAOLO PORTINARO Nato a Torino nel 1953, allievo di Norberto Bobbio, studioso di filosofia politica, docente universitario a Freiburg i. B., Mainz, Torino. Ha curato l'edizione italiana di opere di Guenther Anders, Hannah Arendt, Hans Jonas. Opere di Pier Paolo Portinaro: La crisi dello "jus publicum europaeum". Saggio su Carl Schmitt, Comunita', Milano 1982; Il terzo. Una figura del politico, Angeli, Milano 1986; Max Weber. La democrazia come problema e la burocrazia come destino, Angeli, Milano 1987; La rondine, il topo e il castoro. Apologia del realismo politico, Marsilio, Venezia 1993; Interesse nazionale e interesse globale, Angeli, Milano 1996; Stato, Il Mulino, Bologna 1999; Il realismo politico, Laterza, Roma-Bari 1999; Il principio disperazione. Tre studi su Guenther Anders, Bollati Boringhieri, Torino 2003; (a cura di), I concetti del male, Einaudi, Torino 2002; con J. Luther e G. Zagrebelsky, Il futuro della Costituzione, Einaudi, Torino 1996. NICOS POULANTZAS Nato in Grecia nel 1936, rifugiato in Francia come perseguitato politico, docente universitario di sociologia a Parigi, muore suicida nel 1979. Opere di Nicos Poulantzas: Fascismo e dittatura, Jaca Book, Milano 1971; Potere politico e classi sociali, Editori Riuniti, Roma 1971, 1975; Classi sociali e capitalismo oggi, Etas Kompass, Milano 1975; La crise des dictatures, Maspero, Paris 1975; Il potere nella societa' contemporanea, Editori Riuniti, Roma 1979. JEAN-CLAUDE PRESSAC Nato nel 1944, farmacista di professione, studioso delle tecnologie dello sterminio di massa nei campi di concentramento nazisti. Opere di Jean-Claude Pressac: Le macchine dello sterminio, Feltrinelli, Milano 1994. GIORGIO PRESSBURGER Scrittore e regista teatrale e cinematografico italiano di origine ungherese (Budapest 1937), fratello gemello di Nicola. Opere di Giorgio Pressburger: segnaliamo perticolarmente Storie dell'ottavo distretto (1986), e L'elefante verde (1988), scritti insieme al fratello Nicola. NICOLA PRESSBURGER Nato nel 1937 e deceduto nel 1985, fratello gemello di Giorgio, insieme hanno scritto Storie dell'ottavo distretto (1986), e L'elefante verde (1988). JACOB PRESSER Nato ad Amsterdam nel 1899, storico, scrittore, perseguitato e costretto alla clandestinita', studioso della Shoah, e' deceduto nel 1970. Opere di Jacob Presser: La notte dei Girondini, Adelphi, Milano 1976, 1997 (traduzione e prefazione di Primo Levi). MICAELA PROCACCIA Micaela Procaccia, studiosa e ricercatrice, lavora all'Archivio centrale dello stato ed ha collaborato al lavoro di indicizzazione delle interviste ai sopravvissuti italiani della Shoah presso la "Shoah Foundation" di Los Angeles. GRATTAN PUXON Segretario generale del World Romani Congress. Opere di Grattan Puxon: con Donald Kenrick, Il destino degli zingari, Rizzoli, Milano 1975. WOLFGANG QUATEMBER Nato nel 1961, direttore del Sito memoriale e del Museo della storia contemporanea di Ebensee. GUIDO QUAZZA Storico (nato a Genova nel 1922, figlio dello storico Romolo Quazza), prese parte alla Resistenza, docente universitario, presidente dell'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia. Opere di Guido Quazza: del suo lavoro storiografico cfr. almeno La Resistenza italiana (1966); ma cfr. anche la testimonianza del suo impegno per e con gli studenti nel libro Piani di studio (1970). STEFAN QUERL Nato nel 1974, pubblicista e animatore di incontri tra i giovani tedeschi e israeliani ad Arad e Yad Vaschem, ha lavorato a vari progetti educativi per la memoria della Shoah. SERGIO QUINZIO Pensatore, biblista, saggista; nato ad Alassio nel 1927, morto a Roma nel 1996. Opere di Sergio Quinzio: in volume segnaliamo Diario profetico; Religione e futuro; Giudizio sulla storia; Cristianesimo dell'inizio e della fine; Che cosa ha veramente detto Teilhard de Chardin; La dimensione del nostro tempo; Laicita' e verita' religiosa. La religione nella scuola; Un commento alla Bibbia; Monoteismo ed Ebraismo (con Piero Stefani); L'impossibile morte dell'intellettuale; La fede sepolta; Dalla gola del leone; L'incoronazione; La filosofia della Bibbia (a cura di); Silenzio di Dio; La croce e il nulla; La speranza nell'apocalisse; Domande sulla santita'; Le radici ebraiche del moderno; La sconfitta di Dio; Incertezze e provocazioni; I vangeli della domenica; Mysterium iniquitatis. Segnaliamo inoltre l'intervista a cura di Leo Lestigi, La tenerezza di Dio; la raccolta delle Lettere agli amici di Montebello; la raccolta di scritti inediti L'esilio e la gloria (scritti inediti 1969-1996). Opere su Sergio Quinzio: segnaliamo il fascicolo monografico di "Bailamme" n. 20 del dicembre 1996, Sergio Quinzio in memoriam; il fascicolo contiene studi, documenti ed una eccellente bibliografia (alle pp. 275-301). Segnaliamo anche il fascicolo di "Humanitas", n. 1, 1999, monografico su: Sergio Quinzio: le domande della fede. MIKLOS RADNOTI Poeta ungherese, nato nel 1909, assassinato dai nazisti nel 1944. Opere di Miklos Radnoti: in italiano una raccolta di versi di Radnoti in edizione economica e' Ero fiore sono diventato radice, Fahrenheit 451, Roma 1995. CARLO LUDOVICO RAGGHIANTI Nato a Lucca nel 1910, deceduto a Firenze nel 1987, teorico, critico e storico dell'arte, gia' collaboratore della "Critica" di Benedetto Croce, fondo' nel 1935 "Critica d'arte"; tra i maggiori rappresentanti dell'antifascismo e della Resistenza, fu tra i fondatori del Partito d'Azione e fece parte del governo Parri. Opere di Carlo Ludovico Ragghianti: della sua vastissima produzione cfr. almeno il Profilo della critica d'arte in Italia; Arti della visione; Disegno della liberazione italiana. Per un avvio alla conoscenza segnaliamo una recente antologia di scritti critici di Ragghianti: (a cura della Fondazione Ragghianti), Un uomo, un universo, Le lettere, Firenze 2001. 5. RIFLESSIONE. LEA MELANDRI: LA MISOGINIA ANCHE A SINISTRA [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo il seguente articolo apparso sul quotidiano "Liberazione" del 27 gennaio 2005. Lea Melandri, nata nel 1941, acutissima intellettuale, fine saggista, redattrice della rivista "L'erba voglio" (1971-1975), direttrice della rivista "Lapis", e' impegnata nel movimento femminista e nella riflessione teorica delle donne. Opere di Lea Melandri: segnaliamo particolarmente L'infamia originaria, L'erba voglio, Milano 1977, poi Manifestolibri, Roma 1997. Cfr. anche Come nasce il sogno d'amore, Rizzoli, Milano 1988; Lo strabismo della memoria, La Tartaruga, Milano 1991; La mappa del cuore, Rubbettino, Soveria Mannelli 1992; Migliaia di foglietti, Moby Dick 1996] Il dominio maschile, pur avendo alle spalle una storia millenaria, resta ancora oggi un'"evidenza invisibile". Il fatto che il rapporto uomo-donna sia stato posto in secoli vicini a noi come "questione femminile", e quindi come emancipazione o difesa del "sesso debole" e "svantaggiato", non sembra aver scalfito piu' di tanto la "neutralita'" dietro cui continua a celarsi il sesso che ha avuto in mano le sorti della specie umana, sotto qualunque cielo. L'idea che le donne appartengano a uno di quei gruppi sociali che, come direbbe Berlusconi, "sono rimasti indietro", e vanno percio' aiutati, sollecitati, responsabilizzati, e' purtroppo piu' trasversale di quanto si creda ai partiti e ai movimenti politici. Lo dimostra platealmente il fatto che non c'e' sinistra, moderata o radicale, che quando nomina le donne (ed e' gia' eccezionale che vengano nominate), non le collochi nel triste corteo dei diseredati e dei bisognosi, vittime o parenti poveri verso cui indirizzare la solidarieta', o tra quei nuovi "soggetti" che potrebbero, come fecondo integratore di energie, ridare fiato a una politica diventata sempre piu' sterile. Se negli anni '70 erano seconde solo agli studenti e ai disoccupati, oggi la sequenza si e' riempita di innumerevoli "miserie umane", per cui e' del tutto casuale se compaiono dopo i migranti, gli anziani, i portatori di handicap. C'e' anche chi, nominando la variegata composizione delle "violenze", che uomini esercitano su altri uomini, ignora del tutto le statistiche che riportano i dati crescenti della violenza sulle donne. * Da questo punto di vista, non hanno fatto eccezione le due assemblee, promosse a Roma il 15 e il 16 gennaio 2005, dalla "sinistra radicale", dove gli unici riferimenti nel merito di queste tematiche sono stati quelli di Lidia Menapace, costretta penosamente a ricordare che "non c'e' solo la contraddizione capitale lavoro, ma anche uomo-donna", e di Rossana Rossanda che ha rimarcato l'indisponibilita' delle femministe a entrare attivamente in una politica da loro considerata "maschile". Dell'"autoesclusione" delle donne dalla scena politica si e' parlato anche alla trasmissione "L'infedele" (La7, sabato 22 gennaio 2005), ma in quel caso era il politologo Panebianco a sostenere candidamente che le donne sono gia' contente e realizzate nelle professioni, quasi che la loro "estraneita'" alla politica fosse un dato naturale. E' un miracolo che in questi tempi di spericolato biologismo, insieme al "gene" della gelosia e della timidezza, non sia stato ancora trovato quello che definisce le attitudini femminili. Nelle metafore politiche correnti va di moda, da un po' di tempo, dire che "bisogna fare un passo indietro", oppure, al contrario "uno avanti". Stando a questa accreditata deambulazione, propongo allora di farne uno "a lato", e di provare a uscire dall'insopportabile e inutile rimando tra esclusione e autoestraniamento. * L'intuizione per cui il movimento delle donne degli anni '70 si puo' a ragione considerare uno di quei rivolgimenti profondi della coscienza storica che accadono raramente - come le "scoperte" di Marx sul rapporto capitale e lavoro, di Freud sul rapporto inconscio e coscienza - e' stata quella di spostare l'analisi del sessismo dal versante sociale al terreno tradizionalmente piu' lontano dalla politica: storia personale, corpo, sessualita'. E' scavando in quelle "acque insondate", che hanno continuato a scorrere minacciose sotto la polis, che si e' fatto evidente come l'estensione del dominio maschile vada ben oltre la divisione sessuale del lavoro e il confinamento della donna nella sfera domestica. Maschile e' la visione del mondo - incorporata sia nel "vissuto" del singolo che nei saperi, linguaggi e istituzioni della vita pubblica - che ha definito che cosa e' "maschile" e "femminile", dettato gerarchie di potere e configurazioni simboliche. La stessa sorte - insignificanza storica ed esaltazione immaginativa - e' toccata a tutto cio' che col femminile e' stato identificato: sessualita', sentimenti, cura della vita, infanzia, dolore, morte, cioe' esperienze essenziali degli esseri umani che hanno subito una "messa al bando", di cui i linguaggi e le istituzioni sociali non potevano non portare il segno. In primis, la politica che, posta al vertice del controllo e del dettato normativo sulla vita, ha creduto di potersi spogliare del mondo caotico e imprevedibile dell'esperienza soggettiva, mettendo confini tra pubblico e privato, tra il cittadino e l'individuo, quelle barriere che oggi stanno cadendo sotto i colpi del mercato e dell'industria dello spettacolo, ma anche di un processo di allargamento democratico, di individualizzazione e di ripensamento del rapporto vita e politica. Come disse Rossana Rossanda gia' piu' di venti anni fa (Le altre, Feltrinelli, Milano 1989) la cultura delle donne non e' "una miniera da cui attingere per arricchire una civilta' che finora l'aveva ignorata", ma "una critica vera, e percio' unilaterale, antagonista, negatrice della cultura altra. Non la completa, la mette in causa. Non si tratta di allargare le maglie della citta'". * Questo percorso all'indietro, questa rivisitazione di una storia segnata dal dominio, ma anche dai sogni, dai desideri e dalle paure dell'uomo, dagli adattamenti e dalle resistenze delle donne, e' un compito che non puo' non impegnare entrambi i sessi. Come nell'amore, l'incontro in una prospettiva nuova di impegno politico, ha bisogno che ci si muova incontro, da una parte e dall'altra. E qualcuno, rompendo un separatismo che sta diventando grottesco, ha cominciato a farlo. In un articolo, pubblicato sull'ultimo numero della rivista "Pedagogika" (n. 6, dicembre 2004), Gli uomini, il desiderio e la crisi della politica, scrive Marco Deriu: "Nell'arena politica si affacciano soggetti 'neutri' e razionali che si attribuiscono il compito di dirigere o trasformare il mondo. Queste persone immaginano probabilmente di trovarsi di fronte a un mondo esterno, una brutta scenografia che esiste 'la' fuori' e su cui credono di poter intervenire, cambiandola e modificandola in base ai propri giudizi e calcoli. Invano si cercherebbe nei discorsi degli uomini politici uno sprazzo di consapevolezza riflessiva che riconosca il legame tra se' e il mondo, tra la propria esistenza e l'esistenza di altri esseri... In altre parole quello che ci manca piu' do ogni altra cosa non e' un nuovo progetto politico, o una nuova formazione. Ci manca invece una politica che sia il riflesso di un desiderio autentico e radicale di vivere, di vivere insieme con gli altri. Da questo punto di vista, oltre al dualismo tra privato e pubblico e all'opposizione tra se' e mondo, la politica maschile si fonda su un'opposizione tra politica e passioni esistenziali". 6. RIFLESSIONE. MARINA FORTI INTERVISTA SHAHLA LAHIJI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 13 febbraio 2005. Marina Forti, giornalista particolarmente attenta ai temi dell'ambiente, dei diritti umani, del sud del mondo, della globalizzazione, scrive per il quotidiano "Il manifesto" sempre acuti articoli e reportages sui temi dell'ecologia globale e delle lotte delle persone e dei popoli del sud del mondo per sopravvivere e far sopravvivere il mondo e l'umanita' intera. Opere di Marina Forti: La signora di Narmada. Le lotte degli sfollati ambientali nel Sud del mondo, Feltrinelli, Milano 2004. Shahla Lahiji, prestigiosa intellettuale iraniana, dirige la casa editrice Roshangara che spazia dalla letteratura ai women's studies] Da piu' di vent'anni Shahla Lahiji, una bella treccia a incorniciare il viso sotto un foulard nero, dirige la casa editrice Roshangaran, che spazia dalla letteratura ai women's studies: e pubblicare libri in Iran significa avere a che fare direttamente con il potere, la censura, il limite tra cio' che e' ammesso o proibito. Nel suo ufficio di Tehran, ben allineati sugli scaffali, romanzi di giovani scrittrici iraniane, pieces di teatro, scritti sul cinema, e poi sociologia, storie di lotte sociali, scritti sui diritti delle donne. E un grande album illustrato, un'antologia sulla liberta' di stampa in Iran: riproduce testate di giornale, locandine di film, copertine di magazines che sono stati chiusi, uno dopo l'altro, finche' nell'album resta una grande pagina nera. Shahla Lahiji ha sperimentato di persona questo limite quando ha partecipato a una conferenza internazionale, a Berlino, sul futuro delle riforme sociali e politiche in Iran: era la primavera del 2000, era una di diciannove oratori venuti dall'Iran - persone impegnate come l'avvocata Mehranguiz Kar, nota per la sua difesa della legalita' democratica e dei diritti umani. Al ritorno a Teheran, tutti sono stati arrestati. Lahiji e Kar hanno trascorso alcuni mesi nel carcere di Evin, a Teheran, e sono state infine condannate per attentato alla sicurezza dello stato e "propaganda contro il sistema islamico". E' in quel periodo che dodici giornali sono stati chiusi in un sol giorno: e' la pagina nera dell'antologia bene in mostra nel suo ufficio, in un piccolo appartamento di Teheran. "Hanno cercato in tutti i modi di ridurci al silenzio", sorride: la stampa e l'editoria vivono in liberta' vigilata, testate aprono e chiudono, i libri aspettano mesi o anni un visto della censura. Noi pero', dice Lahiji, "abbiamo imparato a crescere tra le pieghe del potere". Cosa intende? "Per esempio, il fatto che una giovane regista sia riuscita a parlare d'amore in un film senza farselo bocciare dalla censura. Mostrando i piedi della protagonista che si muovono al ritmo della musica riuscendo cosi' a trasmettere l'emozione dell'innamoramento". Insomma, la societa' iraniana, e le donne in primo luogo, hanno imparato a dire cio' che non e' dicibile in modo esplicito ("e pero', che fatica!"). * - Marina Forti: Solo pochi anni fa il settimanale Zanan, vicino alla sua casa editrice, ha pubblicato un'intervista che ha fatto storia: il neoeletto presidente della repubblica Mohammad Khatami parlava di "societa' civile" e sosteneva che le donne hanno un ruolo protagonista nella societa'. Era il 1997 e sembrava l'avvio di una nuova epoca. - Shahla Lahiji: Era un momento di speranza, e' vero. Per la prima volta nella storia della nostra democrazia i cittadini hanno scoperto di avere un potere: avevano votato per qualcuno che stava fuori dai giochi e l'avevano eletto. Khatami non aveva dalla sua gli apparati di comunicazione o la tv. Pero' era diverso dagli altri, parlava di societa' civile, liberta'. Non ha mai precisato cosa intendesse dire, ma non importa: gli iraniani hanno visto un barlume di cambiamento e l'hanno votato. Per me, la speranza non stava in Khatami, ma in questa grande forza popolare. Quello che e' successo dopo e' la conseguenza: lo stato ha temuto il potere espresso dal voto popolare e in questi otto anni ha fatto di tutto per annientarlo. Hanno picchiato studenti, arrestato giovani per la strada, chiuso giornali, censurato scrittori. Quando hanno capito che il presidente non reagiva, sono andati ancora piu' pesante. I riformisti? Hanno badato piu' alla lotta di potere che a mantenere la promessa fatta alla societa' civile. Khatami e' un'ottima persona, colto, gentile: solo, forse non era un buon presidente. - Marina Forti: L'esperienza delle riforme ormai e' chiusa, un anno fa il parlamento e' tornato in mano a una maggioranza conservatrice e lo stesso presidente Khatami e' alla fine del suo mandato. Ma di quella grande speranza resta qualcosa? - Shahla Lahiji: Resta molto. La posizione delle donne e' un buon indicatore: sono entrate in scena ottime scrittrici, registe, autrici di teatro, avvocate. I cambiamenti culturali richiedono tempo, certo, ma ormai sono innescati e vanno ben oltre le grandi citta'. Tra i giovani, ad esempio, le relazioni tradizionali tra donne e uomini cambiano. Penso a un documentario girato in una zona rurale assai arretrata: c'e' una donna di appena 24 anni di nome Zahra, di mestiere ripara motociclette e le guida. In Iran e' malvisto che una donna si metta a cavallo di una moto, anzi e' vietato: lei pero' va in moto e nessuno trova da ridire. E' anche la levatrice del villaggio, tutti si fidano di lei al punto che l'anno scorso e' stata eletta nel consiglio municipale. E' soltanto un esempio: e pero' il 65 per cento degli iscritti alle universita' iraniane sono ragazze, il futuro di questo paese dipendera' molto da loro. Le donne sono il simbolo del cambiamento nella societa'. - Marina Forti: Qual era la sua occupazione prima di diventare editrice? - Shahla Lahiji: Prima della rivoluzione, da studentessa, scrivevo per qualche settimanale o per la radio. Ma la censura era forte, ai tempi dello scia'. La rivoluzione ha aperto tante speranze di liberta', anche se presto sono crollate. Spesso mi sento ricordare che prima della rivoluzione islamica le iraniane erano emancipate, ed e' vero: ma solo l'elite vicina al potere. La rivoluzione ha cambiato la vita delle donne. Prima, le ha coinvolte. Poi le ha rinchiuse in mille limitazioni: hanno abbassato l'eta' del matrimonio, abolito il diritto a divorziare - i mariti pero' possono ripudiare la moglie. Hanno bandito le donne dalla magistratura e da molte professioni. Molte impiegate sono state rimandate a casa perche' non tenevano un "buon comportamento" islamico. Sono stati tempi bui. Poi pero' gli eventi hanno spinto le donne a reagire. E dopo la lunga guerra con l'Iraq, alla fine degli anni '80, le donne sono riemerse con forza. La generazione che aveva dovuto subire il chador ha trovato nuove vie d'uscita, ad esempio nel gran numero di associazioni indipendenti nate negli anni Novanta: quasi sempre gli attivisti sono donne. Una piccola pattuglia di deputate ha portato in parlamento battaglie sul divorzio e l'affido dei figli, o contro il matrimonio delle bambine. Ora trovi donne nelle professioni, nel cinema, nella letteratura: e hanno fatto tutto da sole. - Marina Forti: Quando ha fondato la casa editrice? - Shahla Lahiji: Ho cominciato nell'83. Pensavo che uno dei problemi dell'Iran fosse il silenzio degli intellettuali. Quando vengono commessi degli errori, intellettuali e politici hanno una responsabilita'. In quei primi anni Ottanta, quando le speranze di liberta' della rivoluzione sono crollate, questo silenzio ha pesato. Ci sono voluti vent'anni perche' gli iraniani tornassero a sentire che questa societa' gli appartiene. Anche per questo penso che Khatami sia imperdonabile per aver deluso tante speranze. - Marina Forti: Sta parlando dei giovani iraniani? - Shahla Lahiji: Loro non hanno colpe, ne' responsabilita', ne' ideologie. Non sono idealisti come noi che avevamo fatto la rivoluzione. Reagiscono alla situazione. Capita di vedere ragazze con il rossetto nero e ragazzi con il gel nei capelli alle processioni religiose: magari i miliziani li picchiano, ma loro restano li'. E poi si buttano sui nuovi mezzi di comunicazione, su internet. Non sono isolati, hanno connessioni con il mondo: e' per questo che lo stato cerca di filtrare i siti web. Hai l'impressione che l'intera gioventu' iraniana stia aspettando qualcosa. E qualcosa accadra': una rivoluzione sociale pacifica. Accadra' attraverso le parole, i romanzi, il teatro, il cinema. Certo, e' una fatica, ma e' qui, all'interno dell'Iran, che avverra' il cambiamento: nessuno ha fiducia nei gruppi di esuli che lanciano messaggi dall'estero. Anzi: se ci fosse un attacco esterno, io andrei subito a difendere il mio paese: nessuno vuole una "democrazia" importata. Glielo ripeto, i cambiamenti culturali sono lenti, ma ormai sono inarrestabili. * Shahla Lahiji indica l'ultimo scaffale, i titoli piu' recenti. Ecco una raccolta di scritti di Shirin Ebadi: "L'abbiamo titolato Non e' successo nulla di importante: e' cosi' che il presidente Khatami ha commentato il suo premio Nobel". 7. RAZZISMO. PAX CHRISTI DI VERONA: UNA MANIFESTAZIONE BLASFEMA E NECROFILA [Da Sergio Paronetto (per contatti: paxchristi_paronetto at yahoo.com) riceviamo e diffondiamo questo documento del movimento nonviolento cattolico "Pax Christi" di Verona] Dopo la manifestazione necrofila piena di insulti, volgarita' e auspici di morte, promossa dalla Lega Nord a Verona domenica 13 febbraio 2005, Pax Christi di Verona, operante nel Sinodo diocesano e nei Cantieri del dialogo, - esprime il suo dolore per il diffondersi di un linguaggio rozzo, razzista e violento, espressione di degrado civile e foriero di "scontri di civilta'"; - dichiara solidarieta' sia ai magistrati che stanno facendo il loro lavoro cercando di difendere l'indipendenza della Magistratura, uno dei cardini dello stato di diritto (una cosa e' criticare sentenze, altra cosa insultare o augurare la morte), sia a tutte le persone insultate (nomadi o "popolazioni levantine e mediterranee") nostri fratelli in Cristo e in umanita' (una cosa e' deplorare episodi illegali, altra cosa e' screditare in blocco un popolo o un gruppo di persone fomentando l'intolleranza); - ritiene inaccettabili manifestazioni cosi' contrarie ai principi della Costituzione, simili piu' a un raduno del Ku Klux Klan che a un incontro di partito (chi parla come il ministro Calderoli non dovrebbe essere ministro della Repubblica italiana); - considera pericolosa ogni forma di assuefazione o di indifferenza verso episodi come quello di domenica; - invita, quindi, le comunita' cristiane a prendere pubblicamente le distanze da persone, gruppi o partiti che, invocando la "Padania bianca e cristiana", insultano il nome di Gesu' Cristo, e che, brandendo il Crocifisso di legno, alimentano una campagna di odio e di esclusione verso i Crocifissi di carne. L'offesa piu' grave che si possa fare al Crocifisso, segno reale di nonviolenza, e' di usarlo come emblema di parte e di bestemmiarlo come molla o ingrediente di uno "scontro di civilta'" per giustificare violenze e guerre; - intende operare perche' si diffondano luoghi e momenti di dialogo e si manifestino concreti segni di perdono e di riconciliazione in nome di Cristo "nostra pace", novita' di vita e profezia di fraternita', ma anche in nome della piu' laica umanita', della piu' profonda civilta' e dello spirito della Costituzione italiana. 8. LETTURE. CESARE SEGRE: LA LETTERATURA ITALIANA DEL NOVECENTO Cesare Segre: La letteratura italiana del Novecento, Laterza, Roma-Bari 1996, 2004, pp. XII + 128, euro 6,50. Un profilo agile ma acutissimo di uno dei maestri della teoria, della critica e della storiografia letteraria, ma anche e anzitutto della riflessione morale. 9. LETTURE. CHONE SHMERUK: BREVE STORIA DELLA LETTERATURA YIDDISH Chone Shmeruk, Breve storia della letteratura yiddish, Voland, Roma 2004, pp. 192, euro 14. Un libro che vivamente raccomandiamo di uno dei piu' illustri studiosi della lingua e della cultura yiddish. Per richieste alla casa editrice: e-mail: volandedizioni at yahoo.it, sito: www.voland.it 10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 11. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 844 del 18 febbraio 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
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