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La nonviolenza e' in cammino. 833
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 833
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 7 Feb 2005 00:26:14 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 833 del 7 febbraio 2005 Sommario di questo numero: 1. Luciana Castellina: Giuliana 2. Unione delle comunita' ed organizzazioni islamiche in Italia: Appello per la liberazione di Giuliana Sgrena 3. Pubblicata la seconda edizione ampliata de "La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo biografico di Danilo Dolci" di Giuseppe Barone 4. Per una bibliografia sulla Shoah (parte tredicesima) 5. Richard Pearsall: Lillian Willoughby 6. Rosangela Pesenti: Il G8 di Genova, un ricordo 7. Amina Donatella Salina: recuperare la pratica della nonviolenza 8. Per Fernaldo Di Giammatteo 9. Una lettera aperta ai vescovi, ai credenti, ai cittadini 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento 11. Per saperne di piu' 1. TESTIMONIANZE. LUCIANA CASTELLINA: GIULIANA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 5 febbraio 2005. Luciana Castellina, militante politica, promotrice dell'esperienza del "Manifesto", piu' volte parlamentare italiana ed europea, e' tra le figure piu' significative dell'impegno pacifista in Europa. La gran parte degli scritti di Luciana Castellina, testi di intervento politico e di giornalismo militante, e' dispersa in giornali e riviste, atti di convegni, dibattiti parlamentari; in volume segnaliamo particolarmente: Che c'e' in Amerika?, Bertani, Verona; e il recente (a cura di), Il cammino dei movimenti, Intra Moenia, Napoli. Giuliana Sgrena, intellettuale e militante femminista e pacifista tra le piu' prestigiose, e' tra le maggiori conoscitrici italiane dei paesi e delle culture arabe e islamiche; autrice di vari testi di grande importanza (tra cui: a cura di, La schiavitu' del velo, Manifestolibri, Roma; Kahina contro i califfi, Datanews, Roma; Alla scuola dei taleban, Manifestolibri, Roma); e' stata inviata del "Manifesto" a Baghdad, sotto le bombe, durante la fase piu' ferocemente stragista della guerra tuttora in corso. A Baghdad e' stata rapita il 4 febbraio 2005. Dal sito del quotidiano "Il manifesto" riprendiamo, con minime modifiche, la seguente scheda: "Nata a Masera, in provincia di Verbania, il 20 dicembre del 1948, Giuliana ha studiato a Milano. Nei primi anni '80 lavora a 'Pace e guerra', la rivista diretta da Michelangelo Notarianni. Al 'Manifesto' dal 1988, ha sempre lavorato nella redazione esteri: appassionata del mondo arabo, conosce bene il Corno d'Africa, il Medioriente e il Maghreb. Ha raccontato la guerra in Afghanistan, e poi le tappe del conflitto in Iraq: era a Baghdad durante i bombardamenti (per questo e' tra le giornaliste nominate 'cavaliere del lavoro'), e ci e' tornata piu' volte dopo, cercando prima di tutto di raccontare la vita quotidiana degli iracheni e documentando con professionalita' le violenze causate dall'occupazione di quel paese. Continua ad affiancare al giornalismo un impegno anche politico: e' tra le fondatrici del movimento per la pace negli anni '80: c'era anche lei a parlare dal palco della prima manifestazione del movimento pacifista"] Scrivendo di Giuliana non so se la prima definizione che devo darne sia "giornalista" o "pacifista", perche' e' ambedue le cose e forse il suo giornalismo e' cosi' importante perche' lei gli ha dato la sua anima di militante del movimento della pace. Raccontando dei paesi in guerra dove e' stata ha sempre cercato infatti di dar voce a chi non aveva ne' armi ne' potere, alla gente che sempre diventa vittima dei "danni collaterali" della guerra: delle bombe come della fame, della sete, di una condizione di esistenza disperante. Proprio per questo, alle donne soprattutto. Che e' sempre andata a trovare, nei quartieri piu' lontani, quale che fosse lo stato del conflitto. Quando l'Iraq fu aggredito, nel marzo del 2003, e alcuni di noi dettero vita per una decina di giorni a una trasmissione televisiva quasi corsara - No War tv - era a Giuliana che telefonavamo per avere una testimonianza in diretta: e lei rispondeva, mentre gia' piovevano i missili, calma come sempre, e ci descriveva la gente di Bagdad, con la quale stava. Ad occuparsi del mondo ha cominciato presto, Giuliana: nel Movimento Studentesco di Milano, il piu' forte d'Italia, che poi divenne Movimento dei lavoratori per il socialismo e quindi conflui' nel Pdup. Per "Compagne e compagni - La Sinistra", il giornaletto dell'organizzazione, ha scritto in particolare della Spagna post franchista, quindi di cose estere piu' generali, fino ad entrare a far parte della redazione di una pubblicazione piu' importante: il mensile e poi settimanale "Pace e guerra", diretto da Claudio Napoleoni, Stefano Rodota', e dalla sottoscritta (poi anche da Michelangelo Notarianni), un tentativo di aggregare sinistra socialista e comunista, ortodossa e non. Per "Pace e guerra", dove animava la sezione internazionale assieme ad un altro ex militante del Movimento studentesco diventato piuttosto famoso, Paolo Gentiloni, Giuliana ha seguito ogni passo del movimento pacifista italiano rinato in quegli anni nella lotta contro l'installazione dei missili Pershing e Cruise, cosi' come degli SS20 sovietici per "Un'Europa senza missili dal Portogallo agli Urali". Era lo slogan di allora. Anche in quella fase, quando era alle sue prime armi di professionista, Giuliana non ha mai separato la pratica del mestiere da quella politica: a Comiso non si limitava a scrivere, sedeva con tutti gli altri dinanzi alla base del Magliocco, nei cordoni umani attaccati dalla polizia coi manganelli che cercavano di aprire il varco alle nuove armi. Poi al "Manifesto", la maturita' professionale, l'occasione di conoscere molto mondo, sempre quello sofferente delle guerre e delle opressioni: il Corno d'Africa, il Maghreb, il Medio Oriente, l'Afghanistan, dove va e torna molte volte. * In Iraq la sua presenza e' ininterrotta, c'era stata gia' in occasione di Tempesta nel deserto, c'e' torntata poi con "Un ponte per...", la Ong per cui lavorano le due Simone. Quando esplode lo scandalo di Abu Ghraib Giuliana racconta il calvario di Mithal, una donna detenuta per 80 giorni nel carcere delle torture. L'intervista di Mithal termina con queste parole: "Gli Stati uniti hanno occupato il nostro paese, abbiamo diritto di difenderci. La resistenza e' autodifesa". La Resistenza: Giuliana e' la prima a parlarne, ma mai attraverso le dichiarazioni di gruppi organizzati, sempre attraverso la voce della gente, delle donne. E racconta di Falluja, di come e perche' sia diventata un simbolo di un'opposizione capillare, istintiva, poco organizzata. "Alcuni sostengono che questa resistenza sia opera degli ex sostenitori di Saddam - scrive Giuliana - e che Falluja sia una roccaforte dell'ex dittatore. I nostri interlocutori negano". Sono proprio questi reportages che descrivono la societa' civile irachena, che parlano di quello che solo pochi giornalisti vedono e dicono, che hanno reso unici i servizi giornalistici di Giuliana. Tanto che "Die Zeit", il prestigioso settimanale tedesco nella cui direzione siede Helmut Schmit, le aveva chiesto di collaborare. Era diventata un'autrice stabile e l'ultima telefonata l'ha avuta proprio con il capo servizi esteri di quel giornale. "Il suo - dicono da Amburgo - e' uno sguardo essenziale sul paese". Giuliana ha scritto molti libri. Il suo ultimo libro, Fronte Iraq, e' uscito per le edizioni de "Il manifesto" l'anno scorso. E sta per uscire la sua ristampa aggiornata. Aspettiamo il ritorno di Giuliana per una terza edizione aggiornatissima. 2. APPELLI: UNIONE DELLE COMUNITA' ED ORGANIZZAZIONI ISLAMICHE IN ITALIA: APPELLO PER LA LIBERAZIONE DI GIULIANA GRENA [Il Consiglio direttivo dell'Unione delle comunita' ed organizzazioni islamiche in Italia appena ha appreso del rapimento di Giuliana Sgrena in Iraq ha diramato il seguente comunicato, che riprendiamo dal sito del quotidiano "Il manifesto" (www.ilmanifesto.it)] Chiediamo l'immediata liberazione di Giuliana Sgrena, la giornalista del "Manifesto" impegnata da mesi e mesi nel difficilissimo lavoro di copertura delle tragiche vicende irachene bloccata e portata via da uomini armati nel quartiere di Baghdad. Come gia' avvenne per Simona Pari e Simona Torretta siamo certi del suo ruolo di testimone sincero degli avvenimenti e della sua assoluta estraneita' rispetto alla guerra e all'occupazione e pertanto ne chiediamo l'immediata e incondizionata liberazione. Coloro i quali hanno in mano Giuliana Sgrena sappiano che la sua liberazione e' un atto dovuto alla legge e alla consuetudine islamica, agli interessi del popolo iracheno e alla causa dell'Islam nel mondo. 3. LIBRI. PUBBLICATA LA SECONDA EDIZIONE AMPLIATA DE "LA FORZA DELLA NONVIOLENZA. BIBLIOGRAFIA E PROFILO BIOGRAFICO DI DANILO DOLCI" DI GIUSEPPE BARONE [Riceviamo e volentieri diffondiamo la seguente scheda editoriale. Vivamente raccomandiamo la lettura di questo utilissimo libro] Giuseppe Barone, La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo biografico di Danilo Dolci, seconda edizione ampliata, Dante & Descartes, Napoli 2004, pp. 184, 12 euro. Per quanti volessero approfondire la conoscenza dell'opera di Danilo Dolci, e' da poco disponibile in libreria la nuova edizione ampliata de La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo biografico di Danilo Dolci di Giuseppe Barone, pubblicato dalla casa editrice napoletana Dante & Descartes (e-mail: info at dantedescartes.it). Il libro si apre con un'alta testimonianza civile di Norberto Bobbio, un intenso ricordo di Mario Luzi e un puntuale profilo biografico. Tre belle fotografie di Enzo Sellerio ci riconducono a una Sicilia che in buona misura non esiste piu'. La sezione dedicata agli scritti di Danilo Dolci censisce 268 titoli (85 comparsi in volume e 183 su quotidiani e periodici) e 20 interviste, mentre 896 voci compongono la parte riservata agli scritti su Dolci (volumi monografici, atti di convegni e seminari, numeri speciali di riviste, articoli e saggi). Accanto al puntuale elenco delle opere, si sviluppa un ampio percorso di lettura attraverso un'antologia essenziale dall'opera di Dolci e una breve rassegna di giudizi, con testimonianze di Aldo Capitini, Carlo Levi, Francesco Renda, Gianni Rodari, Bruno Zevi, Norberto Bobbio, Cesare Zavattini, Mario Luzi, Italo Calvino, Erich Fromm, Andrea Zanzotto, Ervin Laszlo e altri. Se ne ricava un itinerario non costituito solo da libri. "La poesia", ha infatti scritto Cesare Zavattini, "e' in atto gia' nei fatti e nella vita di Danilo. E' il solo della nostra generazione che ha saputo ridurre al minimo la terra di nessuno esistente tra la vita e la letteratura". Una nota sulla presenza di Dolci e della sua opera in internet completa il volume. Frutto di anni di ricerca, questo libro - completamente rivisto e notevolmente ampliato rispetto alla prima edizione del 2000 - tenta di colmare almeno in parte una grave lacuna nella ricostruzione del percorso di una delle figure piu' significative del panorama intellettuale italiano del dopoguerra e si propone di documentare una delle pagine piu' notevoli nella storia della teoria e della prassi della nonviolenza del XX secolo. 4. MATERIALI. PER UNA BIBLIOGRAFIA SULLA SHOAH (PARTE TREDICESIMA) PRIMO LEVI Primo Levi e' nato a Torino nel 1919, e qui e' tragicamente scomparso nel 1987. Chimico, partigiano, deportato nel lager di Auschwitz, sopravvissuto, fu per il resto della sua vita uno dei piu' grandi testimoni della dignita' umana ed un costante ammonitore a non dimenticare l'orrore dei campi di sterminio. Le sue opere e la sua lezione costituiscono uno dei punti piu' alti dell'impegno civile in difesa dell'umanita'. Opere di Primo Levi: fondamentali sono Se questo e' un uomo, La tregua, Il sistema periodico, La ricerca delle radici, L'altrui mestiere, I sommersi e i salvati, tutti presso Einaudi; presso Garzanti sono state pubblicate le poesie di Ad ora incerta; sempre presso Einaudi nel 1997 e' apparso un volume di Conversazioni e interviste. Altri libri: Storie naturali, Vizio di forma, La chiave a stella, Lilit, Se non ora, quando?, tutti presso Einaudi; ed Il fabbricante di specchi, edito da "La Stampa". Ora l'intera opera di Primo Levi (e una vastissima selezione di pagine sparse) e' raccolta nei due volumi delle Opere, Einaudi, Torino 1997, a cura di Marco Belpoliti. Opere su Primo Levi: AA. VV., Primo Levi: il presente del passato, Angeli, Milano 1991; AA. VV., Primo Levi: la dignita' dell'uomo, Cittadella, Assisi 1994; Marco Belpoliti, Primo Levi, Bruno Mondadori, Milano 1998; Massimo Dini, Stefano Jesurum, Primo Levi: le opere e i giorni, Rizzoli, Milano 1992; Ernesto Ferrero (a cura di), Primo Levi: un'antologia della critica, Einaudi, Torino 1997; Giuseppe Grassano, Primo Levi, La Nuova Italia, Firenze 1981; Gabriella Poli, Giorgio Calcagno, Echi di una voce perduta, Mursia, Milano 1992; Claudio Toscani, Come leggere "Se questo e' un uomo" di Primo Levi, Mursia, Milano 1990; Fiora Vincenti, Invito alla lettura di Primo Levi, Mursia, Milano 1976. CLARA LEVI COEN Illustre pensatrice, saggista, docente, membro della Societa' Filosofica Italiana, insigne studiosa dell'opera di Martin Buber (col quale ebbe anche una lunga amicizia). Opere di Clara Levi Coen: Martin Buber, Edizioni Cultura della Pace, S. Domenico di Fiesole (FI) 1991. STEFANO LEVI DELLA TORRE Prestigioso intellettuale italiano, Stefano Levi Della Torre (Torino, 1942), pittore e saggista, vive a Milano e insegna alla facolta' di architettura del Politecnico. Opere di Stefano Levi Della Torre: Mosaico. Attualita' e inattualita' degli ebrei, Rosenberg & Sellier, 1994; Essere fuori luogo. Il dilemma ebraico tra diaspora e ritorno, Donzelli, 1995; Errare e perseverare. Ambiguita' di un Giubileo, Donzelli, 2001; L'infinito e la siepe. Metafisica e laicita' in Giacomo Leopardi, Morcelliana, 2003; Zone di turbolenza. Intrecci, somiglianze, conflitti, Feltrinelli, 2003. GIORGIO LEVI DELLA VIDA Giorgio Levi Della Vida (Venezia 1886 - Roma 1967), illustre studioso e cattedratico, fu uno dei dodici docenti universitari che rifiutarono il giuramento di fedeltà al fascismo. E' stato uno dei piu' grandi semitisti ed islamisti del Novecento; fu professore a Napoli, a Torino e a Roma, dal 1916 al 1931, quando fu dimesso per aver rifiutato il giuramento di fedelta' al fascismo; insegno' poi a Princeton, quando, nel 1938, fu costretto a lasciare l'Italia. E' autore di una vastissima bibliografia. Opere su Giorgio Levi Della Vida: qui segnaliamo particolarmente Giorgio Boatti, Preferirei di no, Einaudi, Torino 2001. RITA LEVI MONTALCINI Illustre scienziata italiana, premio Nobel per la medicina nel 1986, senatrice a vita. Opere di Rita Levi Montalcini: Il messaggio nervoso, Rizzoli, Milano 1975; Elogio dell'imperfezione, Garzanti, Milano 1987; Sclerosi multipla in Italia: aspetti e problemi, Aism, 1989; Ngf: apertura di una nuova frontiera nella neurobiologia, Roma-Napoli, 1989; Il tuo futuro, Garzanti, Milano 1993; Per i settanta anni della Enciclopedia italiana, 1925-1995, Istituto della Enciclopedia italiana, 1995; Senz'olio contro vento, Baldini & Castoldi, Milano 1996; L'asso nella manica a brandelli, Baldini & Castoldi, Milano 1998; La galassia mente, Baldini & Castoldi, Milano 1999; Cantico di una vita, Raffaello Cortina Editore, Milano 2000. EMMANUEL LEVINAS Levinas e' nato a Kaunas in Lituania il 30 dicembre 1905 ovvero il 12 gennaio 1906 (per la nota discrasia tra i calendari giuliano e gregoriano). "La Bibbia ebraica fin dalla piu' giovane eta' in Lituania, Puskin e Tolstoj, la rivoluzione russa del '17 vissuta a undici anni in Ucraina. Dal 1923, l'Universita' di Strasburgo, in cui insegnavano allora Charles Blondel, Halbwachs, Pradines, Carteron e, più tardi, Gueroult. L'amicizia di Maurice Blanchot e, attraverso i maestri che erano stati adolescenti al tempo dell'affaire Dreyfus, la visione, abbagliante per un nuovo venuto, di un popolo che eguaglia l'umanita' e d'una nazione cui ci si può legare nello spirito e nel cuore tanto fortemente che per le radici. Soggiorno nel 1928-1929 a Friburgo e iniziazione alla fenomenologia gia' cominciata un anno prima con Jean Hering. Alla Sorbona, Leon Brunschvicg. L'avanguardia filosofica alle serate del sabato da Gabriel Marcel. L'affinamento intellettuale - e anti-intellettualistico - di Jean Wahl e la sua generosa amicizia ritrovata dopo una lunga prigionia in Germania; dal 1947 conferenze regolari al Collegio filosofico che Wahl aveva fondato e di cui era animatore. Direzione della centenaria Scuola Normale Israelita Orientale, luogo di formazione dei maestri di francese per le scuole dell'Alleanza Israelita Universale del Bacino Mediterraneo. Comunita' di vita quotidiana con il dottor Henri Nerson, frequentazione di M. Chouchani, maestro prestigioso - e impietoso - di esegesi e di Talmud. Conferenze annuali, dal 1957, sui testi talmudici, ai Colloqui degli intellettuali ebrei di Francia. Tesi di dottorato in lettere nel 1961. Docenza all'Universita' di Poitiers, poi dal 1967 all'Universita' di Parigi-Nanterre, e dal 1973 alla Sorbona. Questa disparato inventario e' una biografia. Essa e' dominata dal presentimento e dal ricordo dell'orrore nazista (...)" (Levinas, Signature, in Difficile liberte'). E' scomparso a Parigi il 25 dicembre 1995. Tra i massimi filosofi contemporanei, la sua riflessione etica particolarmente sul tema dell'altro e' di decisiva importanza. Opere di Emmanuel Levinas: segnaliamo in particolare En decouvrant l'existence avec Husserl et Heidegger (tr. it. Cortina); Totalite' et infini (tr. it. Jaca Book); Difficile liberte' (tr. it. parziale, La Scuola); Quatre lectures talmudiques (tr. it. Il Melangolo); Humanisme de l'autre homme; Autrement qu'etre ou au-dela' de l'essence (tr. it. Jaca Book); Noms propres (tr. it. Marietti); De Dieu qui vient a' l'idee (tr. it. Jaca Book); Ethique et infini (tr. it. Citta' Nuova); Transcendance et intelligibilite' (tr. it. Marietti); Entre-nous (tr. it. Jaca Book). Per una rapida introduzione e' adatta la conversazione con Philippe Nemo stampata col titolo Ethique et infini. Opere su Emmanuel Levinas: Per la bibliografia: Roger Burggraeve, Emmanuel Levinas. Une bibliographie premiere et secondaire (1929-1985), Peeters, Leuven 1986. Monografie: S. Petrosino, La verita' nomade, Jaca Book, Milano 1980; G. Mura, Emmanuel Levinas, ermeneutica e separazione, Città Nuova, Roma 1982; E. Baccarini, Levinas. Soggettivita' e infinito, Studium, Roma 1985; S. Malka, Leggere Levinas, Queriniana, Brescia 1986; Battista Borsato, L'alterita' come etica, EDB, Bologna 1995; Giovanni Ferretti, La filosofia di Levinas, Rosenberg & Sellier, Torino 1996; Gianluca De Gennaro, Emmanuel Levinas profeta della modernita', Edizioni Lavoro, Roma 2001. Tra i saggi, ovviamente non si puo' non fare riferimento ai vari di Maurice Blanchot e di Jacques Derrida (di quest'ultimo cfr. il grande saggio su Levinas, Violence et metaphysique, in L'ecriture et la difference, Editions du Seuil, Parigi 1967). In francese cfr. anche Marie-Anne Lescourret, Emmanuel Levinas, Flammarion; François Poirie', Emmanuel Levinas, Babel. Per la biografia: Salomon Malka: Emmanuel Levinas. La vita e la traccia, JacaBook, Milano 2003. 5. ESPERIENZE. RICHARD PEARSALL: LILLIAN WILLOUGHBY [Dalla mailing list del Movimento internazionale della riconciliazione (per contatti: e-mail: mir-riconciliazione at yahoogroups.com, sito: www.riconciliazione.it) riprendiamo il seguente articolo di di Richard Pearsall, pubblicato giovedi' 21 ottobre 2004 dal "Courier-Post" di Camden, New Jersey (la traduzione e' di Maria G. Di Rienzo)] Lillian Willoughby, una quacchera di Deptford che compira' 90 anni il prossimo gennaio, e' andata in prigione mercoledi' per aver protestato contro la guerra in Iraq. Poco prima di mezzogiorno, Willoughby si e' alzata dalla sua sedia a rotelle, ha dato al marito George, sessantaquattrenne, un bacio e un abbraccio, ed e' scomparsa all'interno del centro di detenzione federale. Con lei c'erano cinque altri pacifisti, inclusa una giovane coppia di Camden, Cassie Haw, 22 anni, e suo marito Chris, di 23. Tutti sono stati condannati per aver ostruito l'ingresso del palazzo federale a Philadelphia il 20 marzo 2003, il giorno in cui gli Usa hanno invaso l'Iraq. Di fronte alla scelta di pagare una multa di 250 dollari o di scontare da una settimana a sei mesi di detenzione, i sei hanno tutti scelto la prigionia. "Non intendo sostenere la guerra in alcun modo", ha detto Willoughby mercoledi'. Parlando ad un gruppo di cinquanta sostenitori che si erano riuniti a poca distanza dal centro di detenzione, Willoughby ha detto che la nonviolenza non e' una cosa che accade per caso: "Dovete impararla, ha detto, dovete allenarvi per il cambiamento, che si tratti di avere a che fare con la violenza di strada o con quella fra nazioni". Marion Brown, di 59 anni, una delle persone che andranno in prigione con Willoughby pochi minuti piu' tardi, ricorda di aver detto al giudice che avrebbe pagato la multa se "mi date assicurazione che la userete per provvedere acqua pulita da bere per i bambini dell'Iraq, o per diminuire il peso delle tasse che i nostri nipoti stanno pagando e pagheranno per questa guerra". "Mi ha risposto di no, dice Marion Brown, Ha detto che io non ero nella posizione di poter negoziare". Willoughby, nativa dello Iowa, che e' stata attiva nelle campagne contro le guerre e per i diritti civili sin dall'inizio della seconda guerra mondiale, dice che non e' preoccupata dalla carcerazione, anche se la sua sentenza e' di sei mesi. Sa che stara' in isolamento, con una sola ora a disposizione per uscire dalla sua cella. "Faro' un po' di esercizi yoga, preghero' e scrivero' qualcosa sulle mie esperienze in quel posto", ha detto. I sostenitori, per la maggior parte quaccheri ed attivisti di lunga data contro le guerre, sono venuti per tutti i condannati, ma principalmente per lei: "Non sono mai stata tanto fotografata in vita mia" ha esclamato, mentre se ne stava seduta sulla sedia a rotelle, ma apparendo in perfetta salute. Un giovane Marine di Philadelphia e' venuto apposta per parlare con lei: "Volevo ringraziarla per star resistendo a questa guerra", ha detto il Caporale Lance Cpl. Elliot Ruiz, 19 anni, che ha passato cinque mesi e mezzo in Iraq, fino a quando e' stato ferito vicino a Tikrit, nel momento in cui un'automobile ha infranto il posto di blocco a cui lui era di guardia. "Mi ha aperto completamente il retro della gamba", racconta Ruiz, che sull'impeccabile uniforme blu porta due serie di decorazioni, compreso un Purple Heart. I sostenitori camminano per due isolati accompagnando i futuri detenuti. "Non celebro il mio ingresso in prigione, ha detto loro Chris Haw, Ne' vi e' in me odio per quelli che ci stanno incarcerando. Io celebro l'amore. Non si puo' stare a guardare mentre c'e' una guerra, e smettere di agire". Lillian Willoughby racconta di un libretto intitolato "52 storie di nonviolenza che hanno avuto successo": lei e gli altri lo hanno lasciato nell'aula di tribunale in cui sono stati condannati: "Ci sono abilita' da imparare, ha insistito, Informatevi. Praticate la nonviolenza". Bob Smith, presidente della Brandywine Peace Community, ha organizzato il gruppo per la camminata fino al centro di detenzione. Willoughby guidava il corteo, con la carrozzella spinta dal ventunenne John Thompson. Mentre i sei entravano nell'edificio, Sylvia Metzler, sessantasettenne, che ha passato una settimana nella stessa prigione per il medesimo reato, ha predetto che Lillian Willoughby "fara' del bene alle guardie carcerarie", la maggioranza delle quali sono veterani. "In primo luogo, c'e' la sua eta'. E' difficile guardare quelle mani storte dall'artrite ed avere cattivi sentimenti. E poi, quando Lillian parla lo fa con tanta competenza e tanto amore che li travolgera' tutti". 6. MEMORIA. ROSANGELA PESENTI: IL G8 DI GENOVA, UN RICORDO [Ringraziamo Rosangela Pesenti (per contatti: rosangela_pesenti at libero.it) per averci messo a disposizione questi suoi ricordi del G8 di Genova. Rosangela Pesenti e' una delle figure piu' autorevoli e prestigiose del movimento delle donne in Italia] Il giorno dopo. Una stanchezza cupa che intride le ossa e i pensieri, al telefono i concitati resoconti di chi era da un'altra parte e ha vissuto lo stesso panico, i compunti e ipocriti commenti televisivi, un residuo di bruciore agli occhi e difficolta' di respiro, traccia e sogno di una giornata frammentata in attimi lunghissimi ed ore brevi, avvertiamo l'inesorabile sfasatura dell'alfabeto con cui si misurano le parole come se il respiro non riconoscesse il passo consueto. Partenza presto, la sveglia puntata alle cinque viene preceduta dal rumore in cucina: Giordano sistema i panini nello zaino impaziente di incontrare gli amici come se si trattasse di un appuntamento solenne e collettivo con la storia. Sorrido con indulgenza mentre mi vesto senza fretta, respingo i pensieri che girano intorno alla tragedia del giorno prima, mi preparo per la manifestazione come per una gita estiva, saremo in tanti, penso, e non puo' succedere nulla, sarebbe un'enormita'. Riempio il tempo laccando le unghie dei piedi e metto le ciabatte estive invece delle scarpe che avevo preparato, rinuncio anche alla camicia per una canottiera che il sole mi lascera' incisa addosso come il segno bruciante della giornata. All'inizio il sapore e' quello di una gita scolastica perche' il piazzale e' pieno di ragazzini e ragazzine, con gli adulti c'e' l'emozione di una rimpatriata. Dalla Malpensata partono dodici pullmann, anche Giordano e' con la Fiom ma non sul mio stesso pullman per fortuna e io mi godo il viaggio con Anna e i suoi racconti d'Africa. L'arrivo e' sul mare e ci avviamo lungo il marciapiede come per una passeggiata. Facciamo una sosta alla chiesa di Boccadasse dove mi aspettano gli amici genovesi per aggiornarmi sulle vicende dell'intera settimana. Anna decide di restare a pregare perche' il tragitto della manifestazione le sembra troppo lungo per le sue forze. Ci diamo appuntamento per il ritorno. Incontro due amiche che non vedevo da tempo, anche loro hanno i figli da qualche parte. Sole a picco, mangio quasi tutto quello che ho portato per alleggerire lo zaino mentre cerchiamo il gruppo della Fiom dove trovo anche Giordano con i suoi amici. La partenza e' un'ora prima del previsto perche' siamo gia' tanti, trecentomila ci dicono, e in effetti non riusciamo a trovare la testa del corteo. Si cammina lenti sul lungomare, chiacchieriamo, metto il cappello e la crema solare, andiamo su e giu' rallegrate dalla moltitudine di questa generazione di figli e figlie, da questo inatteso essere insieme, godiamo dei colori, dei cartelli, col senso di una materna fierezza che ci distrae dalla realta', ci sediamo a riposare. Poi l'attesa si fa lunga, le persone avanzano disordinate, qualcuno corre avanti e indietro col viso preoccupato, invita a fare i cordoni perche' ci sono scontri piu' avanti, ma pochi lo ascoltano. La sua voce ci riscuote, riporta di colpo esperienze lontane, ci alziamo, scrutiamo il fumo dei lacrimogeni, prendiamo le mani di chi e' vicino, ci leghiamo per le braccia e la catena si forma veloce mentre acceleriamo il passo. Di colpo siamo alla curva che ci portera' verso l'interno della citta', le ragazze accanto a noi legano una sciarpa sul viso, anch'io prendo un fazzoletto e me lo lego al collo con un filo d'inquietudine, poi diventa smarrimento. Mi chiedo dove sia Giordano mentre ci invitano a correre veloci, tengo il cappello nella mano con cui stringo l'amica per non perderlo (poi in una micrososta lo infilero' nello zaino). Scorrono veloci immagini che non ho il tempo di guardare, ragazzi che scappano, polizia con i manganelli alzati. Correte, correte: siamo di colpo nell'ombra della strada cittadina, ciechi dopo il sole del lungomare e mi prende l'angoscia di essere in trappola, di non poter tornare indietro. E sara' cosi' infatti, ma la trappola sara' il lungomare per l'ultimo spezzone di corteo che verra' separato da noi. Anna, uscita serena dalla preghiera di Boccadasse, vedra' i ragazzini rincorsi e picchiati a sangue, nascosta in ginocchio in una rientranza del marciapiede, ma lo sapro il giorno dopo, al telefono, perche' non riusciremo a tornare sul lungomare per l'appuntamento del ritorno. Mi sforzo di credere all'uomo sul palco che fornisce informazioni rassicuranti e indicazioni sulla meta. Indica la strada in cui dobbiamo svoltare, ma non ricordo se l'abbiamo fatto. Di colpo la strada era un varco aperto ad un agguato. L'ho pensato con questo nome mentre la polizia avanzava incurante delle nostre braccia alzate al grido "nonviolenza". Quando arrivano i lacrimogeni la fuga e' disordinata e pericolosa. Gli occhi bruciano, l'acqua versata di mano in mano per proteggerli, ci teniamo strette noi tre per la paura di essere schiacciate dalla massa in fuga. Voglio tornare indietro, un desiderio potente e irrazionale a cui le mie compagne per fortuna si oppongono. Invece bisogna andare avanti, non staccarsi dal corteo, stare all'interno, mentre vorrei correre rasente i muri dei giardini deserti in cerca di protezione. Ci incoraggiamo a vicenda, non siamo tra sconosciuti, ma a tratti il panico riprende tutti mentre i lacrimogeni incalzano. Alterniamo corse disordinate alla ricerca di un passo cadenzato, un ritmo comune che dia solidita' al cordone delle nostre braccia legate. Attraversiamo una lunghissima galleria incolumi, ci abbracciamo commossi, le case non sono piu' mute e minacciose, qui c'e' gente alle finestre che applaude, incoraggia, butta secchi d'acqua per rinfrescarci. Ci sentiamo al sicuro, rallentiamo il passo, saliamo su una gradinata per avere una visuale piu' ampia e di colpo dalla galleria esce fumo e la gente riprende a correre gridando. Sono stanca di questa fuga, la paura per Giordano mi stringe lo stomaco. Anche noi riprendiamo a correre. La meta e' una piazza troppo piccola nella quale ci invitano a non sostare per consentire l'arrivo degli altri, ci danno indicazioni per un'altro posto, ci avviamo senza capire, camminiamo per forza d'inerzia con gruppi ciondolanti come noi. Ci affidiamo alla cartina e poi alla corrente di persone che s'infila in una specie di largo corridoio tra due edifici ciechi, lo stadio e il carcere scopriremo poi, ci porta in un vasto piazzale dove i pullman in sosta sono una confortante inaspettata apparizione. Vicino al nostro, Giordano e i suoi amici dormono sdraiati per terra e la mia tensione si scioglie ridendo. E' finita. Un compagno ci accompagna in fondo ad una stradina laterale dove c'e' un bar, i ragazzi si accalcano sulla porta intorno al barista che distribuisce acqua e ghiaccioli, a noi, di evidente maturita', consente di entrare per andare al gabinetto. Dentro ci sono quasi solo donne e un'intimita' che non ha bisogno di parole. Quando usciamo c'incamminiamo lentamente succhiando il ghiacciolo come bambine felici. Di colpo un'esplosione alle spalle sembra capovolgere il cuore, odore di fumo, grida, la polizia con le visiere abbassate, davanti a noi alcuni ragazzi rovesciano due cassonetti, mi sento di nuovo in trappola in questa strada blindata e di colpo deserta. Ci mettiamo a correre, ci siamo prese istintivamente la mano e riusciamo a sgusciare tra un cassonetto e il muro, come nei film, penso, prima che il varco si chiuda e siamo in salvo vicino al pullman. Giordano mi sta cercando preoccupato e al cellulare Francesco mi chiede se e' vero che c'e' uno scontro al piazzale dei pullman, alla radio parlano di una chiara provocazione della polizia. E' vero, ero li', come li', si' a mangiare un ghiacciolo, come un ghiacciolo, e' tutto assurdo, impossibile spiegare a chi e' lontano e non riesce a tranquillizzarsi. Gli autisti preoccupati vogliono partire immediatamente, mancano molte persone all'appello e li convinciamo a restare. Il mio pullman sara' l'ultimo a partire dal piazzale deserto quando sapremo che anche l'ultimo dei nostri quattordici passeggeri bloccati sul lungomare e' stato raccolto. Anna e' con loro, mi comunica un compagno. Mi addormento di colpo, mi sveglio all'autogrill, scendo per andare in bagno, risalgo come un automa, tolgo le ciabatte nuove che hanno avuto il loro battesimo di fuoco, ho freddo, mi metto un paio di calze, lo scialle sulle gambe e mi addormento di nuovo. Nel sogno si mescolano brandelli della giornata ai volti di giovani donne incontrate: in quale corso ho conosciuto la ragazza bruna che mi ha presentato agli altri come la sua formatrice? In quale punto del corteo mi ha chiamata l'educatrice con il sorriso smagliante sotto la zazzera bruna e chi e' la giornalista che mi presenta a sua sorella che a sua volta dice di aver seguito una mia lezione? Per un giorno il tempo si e' fermato e dilatato rimescolando la mia storia. A casa metto i piedi a bagno con gocce d'olio balsamico, un regalo di mia madre che non ho mai usato ed ora sento acuta la sua assenza, aspetto che torni Giordano guardando gli ultimi telegiornali perche' l'ansia non mi abbandona anche se lo so ormai al sicuro con gli amici. Appena arriva mi stendo sul letto e piango di rabbia. Come nel 1973, a gennaio, quando la polizia ha ucciso Roberto Franceschi alla mia prima manifestazione. Memorie pesanti e ognuno porta la sua parte, da solo. 7. RIFLESSIONE. AMINA DONATELLA SALINA: RECUPERARE LA PRATICA DELLA NONVIOLENZA [Dal sito di "Mosaico di pace" (http://italy.peacelink.org/mosaico) riprendiamo questo intervento del 6 aprile 2004 di Amina Donatella Salina, sociologa, esponente della comunita' islamica romana] Per la seconda volta in pochi anni un gruppo di intellettuali palestinesi propongono di uscire dalla spirale di violenza innestata dalla strategia dei kamikaze, attraverso il recupero della pratica della nonviolenza. Il primo appello era stato lanciato durante la seconda Intifada da una serie di personalita' dell'area moderata palestinese tra cui il rettore dell'Universita' araba di Gerusalemme, dr. Sari Nusseibeh. Centinaia di persone aderirono all'appello proprio mentre in Israele i pacifisti e la sinistra israeliana cercavano di uscire dalla logica della guerra e della rappresaglia. Un'importante opera per la pace veniva svolta dai sostenitori, palestinesi e israeliani, della costruzione di due Stati per due popoli. Intellettuali israeliani e palestinesi criticavano la politica guerrafondaia della destra israeliana cominciando a mettere in forse il fatto che la vittoria dell'uno dovesse coincidere con la sconfitta dell'altro. Esistono infatti molteplici associazioni e progetti di pace che vedono il lavoro comune di israeliani e palestinesi. Il secondo appello, di pochi giorni fa, e' stato lanciato da Hisham Abu Lafi e firmato da una sessantina di importanti personalita' politiche e culturali palestinesi. Chiedono il ripudio assoluto del terrorismo e della violenza e una politica di interposizione da parte dell'Unione Europea tra i due contendenti. Questa volta la situazione e' per il popolo palestinese veramente disperata. la Cisgiordania e la striscia di Gaza sono ormai diventate Hamasland mentre la politica di Sharon spinge all'annientamento dello stesso popolo palestinese. Arafat e l'autorita' palestinese appaiono isolati dal punto di vista internazionale e privi di qualsiasi autorita' reale sulle masse. La corruzione di settori dell'Olp e' un fatto come e' un fatto la disgraziata politica di Hamas che punta sull'uso del terrorismo e sullo scontro militare. Un cocktail esplosivo che aumenta i rischi di instabilita' della regione senza preparare in alcun modo una possibile alternativa. La militarizzazione dell'Intifada ha portato alla crescita della violenza da entrambe le parti, mentre migliaia di civili palestinesi soffrono la fame, la miseria, la disoccupazione. I territori occupati sono una prigione a cielo aperto. L'odio accumulato per anni e anni rende impossibile qualsiasi fenomeno di riconciliazione tra i due popoli nemici e separati. Proprio per questo e' necessario, oggi, recuperare la pratica della nonviolenza e della riconciliazione tra tutti gli amanti della pace. Palestinesi ma anche israeliani che vogliano riconoscere ai palestinesi stessi il diritto di abitare la loro terra, e alla Palestina intera la pace, una pace duratura e stabile. La stessa pace che hanno invocato per anni le donne in nero di tutto il mondo. * Dal punto di vista islamico non c'e' nulla nel Corano o nella tradizione che proibisca l'uso di strategie nonviolente. Gandhi stesso lotto' per l'indipendenza dell'India avendo al suo fianco sia musulmani che indu'. Il Mahatma aveva un grande rispetto per i musulmani e per il Corano, non ostacolo' mai l'Islam in se' e non appoggio' mai il nazionalismo indu' ma si fece portavoce di una visione di grande rispetto e grande tolleranza per tutti. Si oppose fortemente all'uso della violenza su base religiosa. Aveva ragione poiche' in effetti e' vietato per i musulmani l'uso della violenza a fini offensivi. Non solo, ma proprio lavorando con Gandhi, un musulmano, Abdul Giaffar Khan, fondo' una confraternita, i "servi di Allah", che lavoravano tra le persone povere e diseredate favorendo la pace e combattendo una vera e propria "jihad nonviolenta" contro l'odio e per la riconciliazione tra musulmani e non musulmani. * In Palestina esistono moltissime persone sinceramente pacifiste. Ma esiste anche un problema di leadership corrotte o estremiste che devono tornarsene a casa. o cambiare strategie. Proprio per questo come musulmani moderati dobbiamo capire che e' necessario che in Palestina nasca una nuova leadership di persone oneste, democratiche e nemiche del terrorismo. L'abbandono del terrorismo aprirebbe alla resistenza palestinese un periodo di ripresa dal punto di vista dell'immagine grandemente offesa dalla strategia di Hamas. Nessuno piu' potrebbe associare il popolo palestinese al terrorismo. Inoltre cio' depotenzierebbe il terrorismo fondamentalista e quello laico, aprirebbe la questione della democratizzazione della classe dirigente palestinese e sconfiggerebbe la strategia di Sharon. Infatti la destra israeliana punta a un innalzamento della tensione dal punto di vista militare poiche' cio' giustificherebbe ancora una volta la repressione del popolo palestinese e l'estensione delle occupazioni dei coloni. Inoltre la sinistra israeliana potrebbe liberamente riaprire la discussione sulla possibilita' di costruire due Stati per due popoli. La sinistra europea ha proposto l'ammissione di Israele e soprattutto della Palestina come candidati dell'Unione Europea. Cio' permetterebbe alla Palestina di poter vendere i propri prodotti all'estero e di poter ricostruirsi dal punto di vista economico oltre che statale. E' chiaro che dietro ai tentativi di interventismo umanitario dell'Unione Europea ci sono anche interessi economici. Tuttavia sarebbe l'unico modo per mettere Sharon in condizione di non nuocere e permettere la costruzione e il riconoscimento internazionale dello Stato palestinese come una entita' dotata di sovranita' effettiva e di una economia vitale. A partire da cio' si dovrebbe depotenziare il terrorismo. Tra l'altro esiste, come e' documentato da Amnesty, anche un problema di violazioni massicce dei diritti umani e democratici da parte del governo di Sharon nei territori ai danni della popolazione civile. L'interposizione di forze di pace Onu o di osservatori internazionali non permetterebbe piu' a Sharon di poter fare il comodo suo lontano dai riflettori e permetterebbe di documentare ampiamente le reali condizioni dei profughi palestinesi. 8. LUTTI. PER FERNALDO DI GIAMMATTEO [E' morto qualche giorno fa a Bologna Fernaldo Di Giammatteo, giornalista, critico e storico del cinema. Da una nota d'agenzia riportiamo il seguente profilo: "Nato a Torino il 15 novembre 1922, aveva cominciato la carriera giornalistica, nell'immediato dopoguerra, alla "Gazzetta del Popolo", per poi passare a "La Stampa". Trasferitosi a Roma alla meta' degli anni '50, fondo' e diresse il Filmlexicon degli autori e delle opere. Fu tra i primi a portare il cinema in televisione, medium allora ai primordi in Italia, curando tra l'altro i programmi Ritratto d'attore e Cinelandia. Fu vicepresidente del Centro sperimentale di cinematografia dal 1968 al 1974 (presidenza di Roberto Rossellini) - periodo durante il quale diresse la serie monografica della rivista "Bianco e Nero" - e per due volte membro della commissione di selezione della Mostra del cinema di Venezia, durante la gestione di Luigi Chiarini. Nel 1974 fondo' la collana di monografie Il Castoro cinema, dirigendola fino al 2000. Negli anni '80 fu direttore della Mediateca regionale toscana. Nell'anno accademico 2001-02 aveva tenuto il corso di Teoria e Tecnica del linguaggio cinematografico presso l'Universita' di Modena e Reggio Emilia. Dirigeva, dal 2002, la collana Il cinema e le idee. Collaboratore, anche in anni recenti, della radio e della televisione, aveva realizzato tra l'altro, nel 1999, 14 puntate sul linguaggio cinematografico per Rai Educational. Tra le opere di Fernaldo Di Giammatteo, si ricordano 'La terza eta' del cinema (1985), il Nuovo dizionario universale del cinema (4 volumi, 1994-96), Lo sguardo inquieto (1994, una storia del cinema italiano dal 1940 al '50), Milestones - I trenta film che hanno segnato la storia del cinema (1998), Che cos'e' il cinema (2003). Aveva appena pubblicato (dicembre 2004) un Dizionario dei capolavori del cinema, scritto con Cristina Bragaglia"] La scomparsa di Fernaldo Di Giammatteo e' un dolore grande. Tutte le persone che in Italia hanno amato il cinema come grande avventura conoscitiva, come esperienza che ha allargato l'area della coscienza, dell'opera di Fernaldo Di Giammatteo si sono nutrite, e massime di quell'intrapresa che sono i volumetti del Castoro cinema, la benemerita collana di monografie che ha alfabetizzato al vedere quanti prima sapevano solo leggere. 9. APPELLI. UNA LETTERA APERTA AI VESCOVI, AI CREDENTI, AI CITTADINI [Da molte persone amiche abbiamo ricevuto il seguente appello che volentieri diffondiamo, esso e' disponibile anche nel sito www.peacelink.it, cui ci si puo' collegare per adesioni e per ulteriori informazioni] La quotidianita' dei migranti e i fatti che continuano ad accadere nei Centri di permanenza temporanea (il sigla: Cpt) sono sempre piu' drammatici. Nei giorni scorsi gettandosi da una finestra, quella dell'ospedale di Lamezia Terme, si e' tolto la vita Said Zugoui, di nazionalita' marocchina e padre di due figli, pur di non tornare a vivere nell'inferno del Cpt dove era internato prima del ricovero. Al "Regina pacis" di San Foca, provincia di Lecce, sempre alcuni giorni fa l'ennesimo tentativo di fuga e' finito ancora una volta nel sangue. Da una finestra simile a quella dove pochi mesi prima si e' gettato un giovane moldavo rimanendo a vita senza l'uso delle gambe, hanno tentato la fuga altri migranti. Il risultato e' stato lo stesso di sempre: repressione poliziesca e arresto di chi non voleva farsi nuovamente internare. Il direttore del Cpt ha partecipato come sempre negli ultimi anni alle fasi di repressione e, come in molte altre occasioni, e' stato ferito leggermente (quattro giorni di prognosi). Sono solo gli ultimi drammatici episodi, altri ne sono accaduti e ne accadranno in altri Centri di permanenza temporanea di cui e' gia' stata annunciata la proliferazione. Tutto mentre continuano gli sbarchi, le espulsioni e il calpestio dei diritti civili, talvolta anche di chi ha un regolare permesso di soggiorno. A stare a fianco dei migranti, ci si accorge che la situazione peggiora sempre piu' di giorno in giorno nel silenzio generale e tra l'agire dissennato di chi divide gli esseri umani con logiche e prassi che nulla hanno a che fare con la comprensione e la solidarieta'. Per questo rivolgiamo in primo luogo ai nostri vescovi, ma anche ai credenti e comunque a tutti i cittadini e alle istituzioni italiane, questo appello in forma di lettera aperta che continuera' a raccogliere adesioni e che nei prossimi mesi speriamo sara' accompagnato da molte altre iniziative. * La lettera inizia con una citazione dal messaggio di Giovanni Paolo II, dello scorso anno, in occasione della novantesima Giornata mondiale del migrante e del rifugiato:" Nessuno resti insensibile dinanzi alle condizioni in cui versano schiere di migranti. Nei campi dove vengono accolti sperimentano talora gravi restrizioni...". Stiamo assistendo negli ultimi anni in questo Paese ad una gestione disumana delle politiche sull'emigrazione, puntate quasi esclusivamente sulla repressione, sull'esclusione e sull'espulsione dei migranti in fuga da guerre e carestie. Cio' influisce pesantemente, oltre che ovviamente sui diritti civili e religiosi degli stessi migranti, sul sentire dell'opinione pubblica condizionata anche da come i media e l'informazione trattano l'argomento: troppo spesso con accezioni negative, con notizie che enfatizzano (a volte anche erroneamente) fatti di cronaca nera in cui sono coinvolti stranieri. O addirittura nascondendo o minimizzando vicende anche gravissime di cui sono loro stessi ad essere vittime (pensiamo allo sfruttamento nel mondo del lavoro, agli internamenti nei "Centri di permanenza temporanea", al caso del Cpt "Regina pacis" - retto ancora oggi dalla Curia leccese - inquietante e drammatico esempio di contro-testimonianza, dove sino ad oggi sono stati rinchiusi oltre 70.000 migranti). E' proprio per l'esistenza di questi centri, per l'agire di chi li gestisce e per le direttive del governo italiano che impongono la nascita di un nuovo "Centro di permanenza temporanea" in ogni regione, che ci appelliamo a Voi affinche' vi esprimiate in piena coerenza con il Vangelo e con le parole accorate del nostro Pontefice. Per questo vi chiediamo: - un netto rifiuto della logica repressiva che incrementa razzismo e xenofobia e affronta la questione immigrazione quasi esclusivamente come un problema di ordine pubblico; - un netto rifiuto dei "Centri di permanenza temporanea" dove, molto spesso in assenza dei piu' elementari diritti umani, vengono internati con la forza e per 60 giorni i migranti che non hanno commesso alcun reato, solo perche' considerati irregolari in attesa d'espulsione; - un deciso invito per stampa e televisioni al rispetto, nell'informazione locale e nazionale, della dignita' e delle identita' etniche e religiose dei migranti. Lo stesso invito al ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu e al governo in carica a rivedere decisioni che hanno il sapore di censure preventive, come quella di impedire ai giornalisti l'accesso nei "Cpt"; - un severo monito verso chi ancora oggi permette la gestione del Cpt "Regina pacis", ne prevede la "riconversione" in "Centro di identificazione per rifugiati" o chissa' che altro nascondendosi dietro ai dettami di leggi disumane e dietro a regolamenti di attuazione che "non garantiscono i diritti dei richiedenti asilo" (come ha gia' dichiarato la Caritas italiana); verso chi continua a incamerare denaro sulla pelle dei migranti internati (decine e decine di tentativi di fuga repressi con la forza e gesti disperati di autolesionismo; un giovane moldavo rimasto senza l'uso delle gambe nel tentativo di scappare; le denunce di 17 internati sulle gravissime violenze che hanno messo sotto processo l'intero staff del "Regina pacis"); verso chi non ha mai pensato neppure di sospendere dalla direzione del Cpt, almeno sino a quando la giustizia terrena avra' fatto il suo corso, il direttore dello stesso (sotto processo oltre che per le gravi violenze fisiche e morali denunciate nel novembre del 2002, anche con la precedente accusa di essersi appropriato di fondi destinati all'accoglienza degli immigrati). * Primi firmatari: don Angelo Cassano (parroco a Bari), don Alessandro Santoro (parroco a Firenze), padre Michele Stragapede (Comboniani di Bari), don Albino Bizzotto (Beati i costruttori di pace, Padova), padre Giorgio Poletti, padre Claudio Gasbarro, padre Franco Nascimbene (Comboniani di Castel Volturno), don Luciano Saccaglia (parroco a Parma), don Andrea Gallo (Comunita' San Benedetto, Genova), padre Cosimo Spadavecchia (Comboniani di Messina). 10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 11. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 833 del 7 febbraio 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
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