La nonviolenza e' in cammino. 792



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 792 del 28 dicembre 2004

Sommario di questo numero:
1. Subito
2. Enrico Peyretti: Difesa senza guerra (parte seconda)
3. Emily Dickinson: La parola
4. Nanni Salio: La donna che piantava gli alberi
5. Libreria delle donne di Milano: Sostegno al progetto dell'associazione
burkinabe' "Talents de femmes"
6. Paolo Bergamaschi: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'...
7. Vandana Shiva: Una realta'
8. Giulio Girardi: L'amicizia liberatrice e il movimento delle ragazze e
ragazzi della strada
9. Letture: Amnesty International, L'Italia e i diritti umani
10. Letture: Antonino Drago, Atti di vita interiore
11. Letture: Antonio Mazzei, Il lavoro dell'intelligence e la questione
degli archivi
12. Riletture: Clotilde Pontecorvo (a cura di), La condivisione della
conoscenza
13. Riletture: Clotilde Pontecorvo, Anna Maria Ajello, Cristina
Zucchermaglio, Discutendo si impara
14. Riletture: Clotilde Pontecorvo, Maurizio Pontecorvo, Psicologia
dell'educazione. Conoscere a scuola
15. La "Carta" del Movimento Nonviolento
16. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. SUBITO
Occorre soccorrere subito le vittime del maremoto.
Molte istituzioni e organizzazioni umanitarie sono gia' al lavoro.
Ognuna e ognuno di noi dia una mano come puo'.

2. MATERIALI. ENRICO PEYRETTI: DIFESA SENZA GUERRA. BIBLIOGRAFIA STORICA
DELLE LOTTE NONARMATE E NONVIOLENTE (PARTE SECONDA)
[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per averci
messo a disposizione il piu' recente aggiornamento, del 14 novembre 2004,
della sua fondamentale bibliografia ragionata sulle lotte nonarmate e
nonviolente. Pubblichiamo oggi la parte seconda e conclusiva; la parte prima
abbiamo pubblicato nel notiziario di ieri. Enrico Peyretti e' uno dei
principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi
della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza. Tra le sue opere: (a
cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei
giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella,
Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; vari suoi
interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org. Una piu'
ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731
del 15 novembre 2003 di questo notiziario]

Parte seconda. Opere sulla Resistenza al nazifascismo
Si vedano anche i riferimenti alla Resistenza compresi nelle opere elencate
nella prima parte di questa bibliografia.
* 1. Le prime ricerche in Italia sulle forme nonarmate di resistenza europea
tra il 1940 e il 1945, compaiono in quella piu' ampia serie di scritti
storici, teorici, strategici, che sono i Quaderni della Difesa Popolare
Nonviolenta, pubblicati fin dal 1978 a cura di IPRI (Italian Peace Research
Institute), LOC (Lega Obiettori di Coscienza), MIR (Movimento Internazionale
della Riconciliazione), con la collaborazione di altro volontariato
culturale di pace, in parte ripubblicati come Quaderni di Azione Nonviolenta
(la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964), e
poi, dal 1990 circa, pubblicati dalla Editrice La Meridiana, di Molfetta,
del Movimento Pax Christi. Sono ormai usciti quasi trenta titoli, tutti in
veste grafica molto semplice. I quaderni che documentano i casi storici piu'
chiari nel periodo qui considerato sono:
- n. 1, M. Skodvin, Resistenza nonviolenta in Norvegia sotto l'occupazione
tedesca, Napoli 1978 e Perugia 1979. Gli insegnanti norvegesi compatti si
oppongono al programma del governo collaborazionista Quisling di
nazificazione della scuola e lo frustrano completamente. Il governo deve
ricondurli dalla deportazione e ammettere la sconfitta.
-  n. 3, J. Bennet, La resistenza contro l'occupazione tedesca in Danimarca,
Napoli 1978 e Perugia 1979. Oltre il 90% dei 7.000 ebrei danesi furono
salvati dai connazionali grazie ad un'azione compatta e organizzata.
- n. 10, S. Piziali, Resistenza non armata nella bergamasca, 1943-1945,
Padova 1984.
-  n. 18, R. Barbiero, Resistenza nonviolenta a Forli', Molfetta 1992.
* 2. Jacques Semelin, Senz'armi di fronte a Hitler. La resistenza civile in
Europa 1939-1943, Sonda, Torino-Milano 1993 (Payot, Paris 1989). Il lavoro
si limita al periodo 1939-1943 allo scopo di illustrare le sole forme di
lotta nonarmata autonome dalla lotta armata, e non quelle successive,
combinate con questa. Studiando le forme sociali della resistenza nonarmata
al nazismo in tutti i paesi occupati e nella stessa Germania, ne realizza la
raccolta storica finora piu' ampia. L'edizione italiana contiene anche due
appendici, una di Stefano Piziali, Commento bibliografico. La resistenza
nonarmata in Italia (pp. 227-234) e una mia (che successivamente ho molto
riveduto e corretto in un testo inedito), Un caso italiano: lo sciopero come
strumento di lotta (pp. 235-240), con un contributo di Sergio Albesano,
sugli scioperi operai del '43 e '44 in Italia, trascurati da Semelin.
* 3. Il Centro Studi Difesa Civile (via della Cellulosa 112, 00166 Roma,
tel. 0661550768) ha organizzato alcuni convegni di cui gli atti sono
pubblicati e disponibili:
- La lotta nonarmata nella Resistenza, Roma, ottobre 1993, (contributi di
Giannini, Parisella, Drago, Zerbino, Albesano, Vaccaro, Marescotti ed
altri);
- La Resistenza nonarmata, Roma, novembre 1994, patrocinato dal Comitato
nazionale per il cinquantennale della Resistenza e della guerra di
liberazione  (contributi di Zerbino, Giannini, Parisella, Drago, Semelin,
Klinkhammer, Peyretti, L'Abate, Menapace, Giuntella, ed altri). Atti
pubblicati in La Resistenza nonarmata, a cura di G. Giannini, Sinnos, Roma
1995.
- L'opposizione popolare al fascismo, Roma, ottobre 1995. Atti pubblicati
con lo stesso titolo, a cura di G. Giannini, Edizioni Qualevita, Torre dei
Nolfi (Aq) 1996.
- Sull'esperienza di resistenza non armata all'occupazione e ai soprusi
dell'esercito tedesco, da parte di centinaia di persone nella tenuta Tor
Mancina, a 30 km da Roma, dal settembre 1943 al giugno 1944, e' possibile
leggere la testimonianza, di cui possiedo il testo, resa dal cav. Paolo
Sabbetta (e-mail: paolosabbetta at libero.it).
4. G. Giannini, La resistenza nonarmata nella lotta al nazifascismo, in
"Bozze 94", n.2/1994, pp. 77-84.
5. Jean-Marie Muller, Desobeir a' Vichy, La resistance civile de
fonctionnaires de police, Presses Universitaires de Nancy, 1994. Nella
collaborazione data ai nazisti dalla polizia francese della Francia occupata
nel perseguitare gli ebrei, ci furono significative disobbedienze.
6. Nell'aprile 1995 ho presentato gli studi disponibili a quella data in una
relazione su La resistenza civile nelle ricerche storiche, pubblicata in
Fascismo - Resistenza - Letteratura. Percorsi storico-letterari del
Novecento italiano, Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, I Quaderni
del Museo n. 2, Torino, febbraio 1997, pp. 61-87.
* 7. Anna Bravo e Anna Maria Bruzzone, In guerra senza armi. Storie di donne
1943-1945, Laterza 1995. Sono 125 interviste su diversi aspetti
dell'opposizione delle donne alla guerra, p. es. il "maternage" di massa, la
pieta' per i morti anche nemici, e sulla violenza di genere della guerra
sulle donne. Il libro - introdotto da un ampio saggio critico di Anna Bravo,
Donne, guerra, memoria - mostra la vasta realta' della resistenza senz'armi
attuata dalle donne e contribuisce a individuare un'immagine della difesa
che supera la guerra, e della cittadinanza svincolata dalla figura del
cittadino in armi. Questo libro ha portato ad un autorevole mutamento nella
considerazione della resistenza civile da parte di uno storico quale Claudio
Pavone. Infatti, e' interessante notare come Pavone, autore dell'importante
e ampio volume Una guerra civile. Saggio storico sulla moralita' nella
Resistenza (Bollati Boringhieri, Torino 1991), nel quale non si dimostrava
sensibile alla ricerca sulla Resistenza non armata (tanto che trascurava del
tutto la figura di Aldo Capitini, che da lungo tempo aveva combattuto il
fascismo con insolita profondita' di motivi, ma senza mai prendere le armi;
e, attraverso una citazione di una testimone ebrea, presentava un'idea del
tutto inadeguata della nonviolenza come una posizione "metastorica" e
irresponsabile; cfr. ivi, p. 414), introducendo invece, nel 1995, il numero
della rivista "Il Ponte" dedicato al cinquantesimo anniversario della
Resistenza, si soffermi sul saggio di Anna Bravo contenuto nel fascicolo
(corrispondente all'introduzione al libro In guerra senza armi), per
rilevare il "valore euristico" del concetto di resistenza civile ivi
proposto, che e' - scrive Pavone - "qualcosa di piu' ampio" della cosiddetta
resistenza passiva, ma - come dice appunto Anna Bravo - una "pratica di
lotta" con mezzi diversi dalle armi (I percorsi di questo speciale, articolo
introduttivo del fascicolo de "Il Ponte", n.1/1995, dedicato a Resistenza.
Gli attori, le identita', i bilanci storiografici, p. 13.). Il concetto di
resistenza civile vale dunque a superare la tendenza, rilevata da Claudio
Dellavalle nello stesso fascicolo, ad adottare "il criterio militare come
criterio prevalente" (ivi, p. 12). Pavone scrive ancora: "La Resistenza
civile rimane una forma di Resistenza. I suoi confini con l'esercizio della
violenza, anche di quella piu' palesemente difensiva, non sono sempre
sicuri. Sicura e' invece la sua distanza da quella "zona grigia" in cui si
ritrovano coloro che i resistenti bollavano come "attesisti"" (ivi, p. 13).
(Vedi anche, sotto, il n. 16 e il n. 12 della prima parte di questa
bibliografia).
* 8. Sul vasto e significativo fenomeno del coraggioso e determinante
rifiuto di collaborazione con la Repubblica Sociale Italiana da parte di
centinaia di migliaia di militari italiani internati in Germania dopo l'8
settembre 1943:
- AA. VV., I militari italiani internati dai tedeschi dopo l'8 settembre
1943 (atti del convegno 14-15 novembre 1985), Giunti, Firenze 1986.
- Resistenza senz'armi. Un capitolo di storia italiana dal 1943 al 1945
(dalle testimonianze dei militari toscani internati nei lager nazisti),
prefazione di Leonetto Amadei, Le Monnier, Firenze 1988.
- Orlando Lecchini, Per non chinare la testa. Un Lunigianese nei lager
nazisti, Edizioni "Il Corriere Apuano", Pontremoli 1988.
- AA. VV., Fra sterminio e sfruttamento (atti del convegno 23-24 maggio
1991), Le Lettere, Firenze 1992.
- Gerhard Schreiber, I militari italiani internati nei campi di
concentramento del Terzo Reich 1943-1945, a cura dell'Ufficio Storico dello
Stato Maggiore dell'esercito, 1992.
- Luigi Collo, La resistenza disarmata, Introduzione di Nuto Revelli,
Marsilio, Venezia 1995.
- Giampiero Carocci, Il campo degli ufficiali, Giunti, Firenze 1995.
- Alessandro Natta, L'altra Resistenza. I militari italiani internati in
Germania, Einaudi, Torino 1997.
* 9. Sulla Resistenza di cittadini tedeschi al nazismo, in Germania o nei
territori assoggettati al Terzo Reich, si trovano nelle biblioteche 10-20
titoli, in gran parte sull'attentato del 20 luglio 1944. L'Istituto
Piemontese per la Storia della Resistenza conserva circa  80 titoli di cui
32 in tedesco, 3 in francese, 2 in inglese, 4 pubblicazioni promosse dal
Consiglio Regionale Piemontese. Ho raccolto gli aspetti civili e nonviolenti
che si possono rintracciare entro la realta' limitata e prevalentemente
militare della resistenza interna al nazismo, nella relazione La Resistenza
antinazista in Germania, tenuta  nel corso di aggiornamento per docenti
"Nonviolenza nella storia. Casi di resistenze civili nel Novecento" (vedi
sopra, prima parte, n. 39). Da questo lavoro traggo le indicazioni che
rientrano nella presente bibliografia.
- Jacques Semelin, Senz'armi di fronte a Hitler, La Resistenza civile in
Europa, 1939-1943, Sonda, Torino-Milano 1993 (1989), pp. 120-129, 171-172.
- Uno degli episodi piu' significativi di resistenza nonviolenta efficace da
parte di cittadini tedeschi, donne in questo caso, contro la persecuzione
razzista, e' quello della Rosenstrasse, a Berlino nel 1943, riferito in
alcuni libri. L'opera fondamentale e' quella di Nathan Stoltzfus, Resistance
of the Heart: intermarriage and the Rosenstrasse protest in Nazi Germany,
pubblicato nel 1996 (traduzione francese: La Resistance des coeurs, Phoebus,
2002). Posso indicare anche Gernot Jochheim, Frauenprotest in der
Rosenstrasse. Gebt uns unsere Maenner wieder, Rasch und Roehring, Berlin
1993 (Protesta delle donne nella via delle Rose. Restituiteci i nostri
mariti). In italiano: Nina Schroeder, Le donne che sconfissero Hitler,
Pratiche editrice, Milano 2001 (Hitlers unbeugsame Gegnerinnen, Wilhelm
Heyne Verlag GmbH & Co. KG, Munchen 1997). Rosenstrasse e' la via di Berlino
in cui alcune migliaia di donne tedesche sostarono per protesta per sei
giorni, nel marzo 1943, davanti all'edificio dell'organizzazione
assistenziale ebraica, trasformato in prigione, costringendo infine Goebbels
e Hitler, per timore che la protesta civile si estendesse, a liberare i
1.700-2.000 uomini ebrei, mariti o parenti delle donne, arrestati e
destinati alla deportazione, alcuni dei quali gia' internati in lager. Sullo
stesso fatto la regista Margarethe von Trotta ha presentato nel settembre
2003 al Festival di Venezia il film Rosenstrasse. Dice la regista: "Il fatto
dimostra che in quel periodo si poteva davvero agire contro il nazismo se si
fosse stati piu' coraggiosi" ("La Stampa", 7 settembre 2003). Il film e'
andato in programmazione in Italia (almeno a Torino) il 27 gennaio 2004,
giornata della memoria della Shoah, ma subito ha sorpreso le persone attente
perche' il fatto risolutivo sembra nel film non la resistenza delle donne,
ma la concessione dolorosa di favori sessuali da parte di una delle mogli,
di famiglia altolocata, a Goebbels. Lo storico della Freie Universitaet di
Berlino, Ekkehart Krippendorff, mi informa il 31 gennaio che in Germania
c'e' una forte polemica, fino dallo scorso autunno, per questa concessione
della regista ad aspetti pruriginosi, riducendo la realta' storica dal
politico al personale privato. Il direttore del "Zentrum fuer
Antisemitismusforschung" della Technische Universitaet, Wolfgang Benz ha
scritto un articolo molto aspro contro il film e ha fatto riferimento a
un'analisi molto approfondita sul caso fatta dal suo istituto che
contraddice l'interpretazione sentimentale. Anche Jacques Semelin, il
principale storico europeo delle lotte nonviolente, mi informa il 14
febbraio che l'unica fonte storica valida e' il libro di Stoltzfus e che, a
giudizio degli storici tedeschi, il film presenta una versione fantasiosa
(fantaisiste) e non storica, dei fatti. Cio' nonostante che, almeno
nell'edizione italiana, all'inizio del film compaia una dichiarazione sulla
storicita' dei fatti. Storicita' fondamentale che c'e', ma nella vicenda
come e' narrata nel film, e' falsata nel punto essenziale (vedi il mensile
torinese "il foglio", n. 311, aprile 2004, p. 7). Anna Maria Bruzzone,
autrice di indagini di storia orale, dopo una ricerca, conferma questo
giudizio.
- Enzo Collotti, La Germania nazista, (dalla Repubblica di Weimar al crollo
del Reich hitleriano), Einaudi, Torino 1962, pp. 273-305.  Dello stesso
autore vedi anche l'articolo Per una storia dell'opposizione antinazista in
Germania, in "Rivista storica del socialismo", gennaio-aprile 1961, pp.
105-137, che contiene piu' ampie referenze bibliografiche.
- Giorgio Vaccarino, Storia della Resistenza in Europa, 1938-1945,
Feltrinelli, Milano 1981, parte prima, pp. 17-152.
- La "parola nuda come arma di resistenza" (come dice Julian Aicher, in "Il
Margine", Trento, n. 8/1998) fino a pagare con la vita, fu il mezzo d'azione
dei fratelli Hans e Sophie Scholl e dei loro compagni d'azione
nell'Universita' di Monaco, su cui vedi Paolo Ghezzi, La Rosa Bianca,
Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1994. Il libro di Ghezzi contiene una
bibliografia di 53 titoli, dalla quale segnalo Inge Scholl, Die Weisse Rose,
Fischer Taschenbuch Verlag, Frankfurt am Main 1982, edizione italiana non
integrale La Rosa Bianca, a cura di Carlo Francovich, La Nuova Italia,
Firenze 1978, quarta edizione. Una profonda riflessione su questa esperienza
e' il libro di Romano Guardini, La Rosa Bianca, Morcelliana, Brescia 1994
(scritti del 1946 e 1958). Il testo intero dei sei volantini scritti e
diffusi dal gruppo di studenti resistenti e' in Paolo Ghezzi, Noi non
taceremo. Le parole della Rosa Bianca, Morcelliana, Brescia 1997. Merita una
visita il Museo della Rosa Bianca presso l'Universita' di Monaco, dove si
possono incontrare testimoni ancora viventi e vedere documenti.
- La limpida grande figura di Franz Jaegerstaetter, contadino austriaco che,
sostenuto solo dalla comprensione della moglie, rifiuto' per ragioni morali
e religiose il servizio militare sotto il nazismo e fu decapitato il 9
agosto 1943, e' illustrata in due libri in lingua italiana, usciti a grande
distanza di tempo: Gordon Zahn, Il testimone solitario. Vita e morte di
Franz Jaegerstaetter, Gribaudi, Torino 1968; Erna Putz, Franz
Jaegerstaetter, Un contadino contro Hitler, Editrice Berti, Piacenza 2000.
Il secondo libro (da me recensito in "Il Margine", n. 6/2002) e' piu'
preciso del primo nella documentazione. Il 9 agosto 2003 si e' tenuto un
grande incontro a St Radegund, nel giorno stesso del sessantesimo
anniversario della morte di Jaegerstaetter, con sosta anche a Bolzano per
Josef Mayr-Nusser e a Monaco per i giovani della Rosa Bianca: vedi il mio
resoconto Pellegrinaggio ai martiri anti-nazismo, nel mensile torinese "il
foglio", n. 305, ottobre 2003, p. 4. (Vedi sotto, rivista "Humanitas").
- Francesco Comina, Non giuro a Hitler, La testimonianza di Josef
Mayr-Nusser, San Paolo, Milano 2000. Altoatesino, fervente cattolico,
arruolato d'autorita' nelle SS dopo l'8 settembre 1943, Mayr-Nusser  si
rifiuto' di giurare a Hitler par ragioni di fede, come Jaegerstaetter.
Dapprima internato in manicomio, muore di sfinimento durante il viaggio
verso Dachau. Comina documenta la lucidita' del suo precoce giudizio morale
e poltico sul nazismo. Di Mayr-Nusser ha scritto anche Isabella Bossi
Fedrigotti sul "Corriere della Sera", 2 febbraio 2002, p. 29.
- Sui resistenti, ribelli e disertori nell'esercito nazista ho raccolto dei
fatti e dei dati in Quelli dell'ultima ora, uscito, come parte di una piu'
ampia relazione tenuta per l'Iprase di Trento nell'aprile 2000, nel volume
Maestri e scolari di nonviolenza, a cura di Claudio Tugnoli, Franco Angeli,
Milano 2000, pp. 243-256.
- Ho raccolto parecchi casi di boicottaggio personale della Shoah, compiuto
anche da molti cittadini tedeschi, in uno scritto inedito intitolato Molti
Schindler: dunque si poteva resistere al nazismo.
- Sulla probabile obiezione degli scienziati tedeschi alla costruzione della
bomba atomica: Leandro Castellani, La grande paura, Storia dell'escalation
nucleare, Prefazione di Carlo Bernardini, ERI, Torino 1984, pp. 96-106;
Thomas Powers, La storia segreta dell'atomica tedesca, Mondadori, Milano
1994 (1993), pp. 503-509.
- Sul problema di coscienza relativo all'uccidere Hitler, cfr. la mia
recensione del libro di Peter Hoffmann, Tedeschi contro il nazismo. La
Resistenza in Germania, Il Mulino, Bologna 1994 (1988), pubblicata  in
"Servitium", n. 102, novembre-dicembre 1995, fascicolo "Resistenza al male",
pp. 117 e 119-120.
- Documenti di alta resistenza morale, che ricordano in qualche momento gli
atti dei martiri cristiani sotto l'impero romano, sono: Helmuth James von
Moltke, Futuro e resistenza (dalle lettere degli anni 1926-1945),
Morcelliana, Brescia 1985; Dietrich Bonhoeffer, Dieci anni dopo. Un bilancio
sul limitare del 1943, in Resistenza e resa. Lettere e scritti dal carcere,
Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1989, pp. 59-74.
- La rivista bimestrale Humanitas (sito: www.morcelliana.com; e-mail:
redazione at morcelliana.it), anno LVIII, n. 5, settembre-ottobre 2003, dedica
il fascicolo a Figure della resistenza al nazismo. La prefazione e' stesa da
Wolfgang Huber, figlio di Kurt, il professore ispiratore dei giovani della
Rosa Bianca (vedi sopra). Segue, pubblicata integralmente per la prima
volta, l'autodifesa di Kurt Huber nel processo che lo condanno' a morte,
coraggiosa e franca sfida al totalitarismo nazista e allo stesso feroce
presidente del tribunale, Freisler. Tra altre figure della rivolta morale
contro la violenza del potere, un articolo di Anselmo Palini illustra la
vicenda di Franz Ja'gersta'tter con alcuni documenti in piu' anche rispetto
al libro di Erna Putz (vedi sopra).
- Aggiungo qualche riferimento (1998) in Germania sulla Resistenza
antinazista:
1) DRAFD, Deutsche in der Resistance, in den Streitkraeften der
Antihitlerkoalition und der Bewegung Freies Detschland (Tedeschi nella
Resistenza, nelle forze armate della coalizione antihitleriana, nel
movimento Libera Germania). Telefono sede centrale di Berlino:
0049/30/5098852. Contatto diretto con un partigiano del DRAFD: Peter
Gingold, Reichsforststrasse 3, D-60528 Frankfurt, tel 0049/69/672631.
2) Bundesvereinigung Opfer der NS Militaerjustiz (Associazione vittime dei
tribunali militari nazisti), Freidrich Humbert Strasse 116, D-28758 Bremen,
tel. 0049/421/622073, fax: 621422. Contatto diretto con il presidente Ludwig
Baumann, Aumunder Flur 3, D-28757 Bremen, tel. 0049/421/665724.
3) Antikriegsmuseum, Friedensbibliotek (Museo antiguerra, Biblioteca della
pace), Bartolomaeuskirche, Friedensstrasse 1, D-10249 Berlin, tel
0049/30/5081207.
4) Mahn- und Gedenkstaette fuer die Opfer der Nationalsozialistischen
Gewaltherrschaft (ammonimento e memoria per le vittime del dominio nazista),
Moehlenstrasse 29, D-40591 Duesseldorf. Catalogo di 202 pagine Verfolgung
und Widerstand in Duesseldorf 1933-1945, (Persecuzione e Resistenza a
Duesseldorf, 1933-1945), Duesseldorf 1990.
* 10. Ermes Ferraro, La Resistenza napoletana e le Quattro Giornate, in Una
strategia di pace: la difesa popolare nonviolenta, cit. (nella prima sezione
al n. 16), pp. 89-95. Secondo l'ordine di Hitler, l'esercito dei guastatori
doveva lasciare "cenere e fango" al posto della citta'. Una popolazione in
gran parte femminile, quasi senza armi, inflisse all'esercito tedesco
"l'unica sconfitta popolare da esso subita nel mondo" (A. Drago, Una nuova
interpretazione della Resistenza italiana secondo categorie storiche
nonviolente, dattiloscritto).
11. Lotte nonviolente nella storia, materiale preparato per un volume non
uscito, come proposta di lavoro rivolta a insegnanti e studenti. Contiene
una parte metodologica generale e una parte storica limitata al periodo
della Resistenza al nazifascismo, in diversi paesi europei, compresa la
Germania. Il lavoro contiene molte ulteriori indicazioni bibliografiche che
allungherebbero di molto il presente elenco. Esso e' stato compiuto da un
gruppo di ricerca del Centro Studi e Documentazione "Domenico Sereno Regis"
di Torino.
12. Un episodio tipico, tra i molti sconosciuti, di resistenza senz'armi e'
narrato bervemente in Neera Fallaci, Vita del prete Lorenzo Milani. Dalla
parte dell'ultimo. Prefazione di David Maria Turoldo, Bur, Milano 1993
(1974), p. 219, nota 13. Nel piccolo villaggio di Acone, nel Mugello
fiorentino fu creato uno dei maggiori centri di smistamento e di raccolta
dei prigionieri alleati fuggiti dai vari campi di concentramento. Poveri
contadini analfabeti, inermi che aiutavano altri inermi per puro spirito
evangelico, furono la base di questa azione animata dal pievano e da una
organizzazione clandestina del Partito d'Azione.
* 13. Antonio Parisella, Sopravvivere liberi. Riflessioni sulla storia della
Resistenza a cinquant'anni dalla Liberazione, Gangemi editore, Roma 1997,
pp. 160. L'Autore, in questa raccolta di saggi, valorizza la lotta
nonarmata, definita "una scoperta del Cinquantenario" (v. sopra, n. 7),
partita dalla cultura nonviolenta e finalmente entrata sotto l'attenzione
degli storici. Parisella mostra come la lotta per la sopravvivenza fisica e
ideale, lungi dall'essere "attendismo", e' componente essenziale e basilare
della Resistenza al nazifascismo come di ogni lotta di resistenza. La
liberazione e' il compimento della sopravvivenza, e questa e' l'inizio della
liberazione. Parisella cita Collotti e Klinkhammer: "Quando la resistenza
civile assume forme collettive puo' avere una forza anche superiore a quella
di un gesto armato". Si ricava l'immagine della resistenza nonarmata come un
cerchio molto ampio, che comprende mille forme e modi autonomi, entro il
quale sta il cerchio minore, per quanto importante, della resistenza armata;
immagine che rovescia quella tradizionale tutta e solo armista.
14. Bianca Ballesio, La guerra di Kira, La resistenza civile nel Canavese,
prefazione di Ersilia Perona, L'Angolo Manzoni ed., Torino, 1999.
* 15. Lidia Menapace, Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001, pp. 90.
L'autrice racconta, in base alla propria esperienza partigiana, che nella
Resistenza si poteva fare obiezione di coscienza all'uso delle armi, insomma
che la vicenda fu molto piu' ricca di quanto la tradizione della
storiografia italiana (molto politico-militare e poco sociale e popolare) ci
abbia trasmesso.
* 16. Anna Maria Bruzzone e Rachele Farina, La Resistenza taciuta. Dodici
vite di partigiane piemontesi, Bollati Boringhieri, Torino settembre 2003,
pp. 312. Anna Maria Bruzzone e' autrice di vari libri sulla Resistenza e la
Shoah. Questa edizione di La Resistenza taciuta, dopo la prima del 1976,
apprezzatissima e da lungo tempo esaurita, compare in forma nuova e bella,
arricchita da una intelligente prefazione di Anna Bravo (coautrice, con Anna
Maria Bruzzone, di In guerra senza armi; si veda il n. 7 della seconda parte
di questa bibliografia). Queste opere d'inchiesta e testimonianza sulla
partecipazione delle donne, effettiva ma per lo piu' disarmata, alla lotta
di Resistenza, hanno promosso tra gli storici l'individuazione e il
riconoscimento, dapprima gravemente mancato, del fatto e del concetto di
resistenza nonarmata e nonviolenta, concetto "di valore euristico" (Claudio
Pavone, "Il Ponte", n. 1/1995), realta' ben diversa dalla resistenza
passiva. Chi lavora per la trasformazione nonviolenta della gestione dei
conflitti acuti, e cioe' per l'eliminazione del disumano infelice giudizio
delle armi nelle contese umane, trova in questi lavori storici, che danno il
giusto riconoscimento al contributo delle donne alla civilizzazione umana,
motivo di profonda gratitudine e ammirazione per l'insegnamento prezioso che
da essi ci viene.
17. Silverio Corvisieri, La villeggiatura di Mussolini. Il confino da
Bocchini a Berlusconi, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2004. Il titolo allude
all'espressione ultrabenevola con cui Berlusconi ha qualificato le condanne
degli antifascisti al confino. Il libro racconta, tra l'altro, di un
ambulante deportato in quanto autore di una canzone in cui si chiedeva a
sant'Antonio la grazia di non fare scoppiare la guerra, di rivolte al
confino, tra cui quella contro l'imposizione del saluto romano, e di
scioperi della fame. I confinati seppero organizzare una vera e propria
resistenza, scrissero manifesti profetici, progettarono riviste, rischiarono
e accumularono anni e anni di carcere o di confino aggiuntivo, ma senza
piegarsi. In genere i cittadini delle isole e dei duecentosessantadue
paesini scelti dal fascismo come luoghi di morte civile vollero loro bene e
li protessero.
(Fine. La prima parte e' apparsa nel notiziario di ieri)

3. MAESTRE. EMILY DICKINSON: LA PAROLA
[Da Emily Dickinson, Poesie, Guanda, Parma 1975, Bompiani, Milano 1978, vol.
II, p. 347 (traduzione di Guido Errante). Emily Dickinson (Amherst,
Massachusetts, 1830-1886) e' una delle piu' grandi voci poetiche che
l'umanita' abbia avuto; molte le edizioni delle sue poesie disponibili in
italiano con testo a fronte (tra cui una integrale, diretta da Marisa
Bulgheroni, apparsa nei Meridiani Mondadori alcuni anni fa); per un
accostamento alla sua figura e alla sua opera: Barbara Lanati, Vita di Emily
Dickinson. L'alfabeto dell'estasi, Feltrinelli, Milano 1998, 2000; Marisa
Bulgheroni, Nei sobborghi di un segreto. Vita di Emily Dickinson, Mondadori,
Milano 2002]

Una parola e' morta
Quando e' detta -
C'e' chi dice cosi'.
Io dico invece
Ch'essa comincia a vivere
Proprio quel giorno.

4. RIFLESSIONE. NANNI SALIO: LA DONNA CHE PIANTAVA GLI ALBERI
[Ringraziamo Nanni Salio (per contatti: regis at arpnet.it) per averci messo a
disposizione questo suo articolo apparso sulla bella rivista educativa
"Ecole" di dicembre. Giovanni (Nanni) Salio, torinese, nato nel 1943,
ricercatore nella facolta' di Fisica dell'Universita' di Torino, segretario
dell'Ipri (Italian Peace Research Institute), si occupa da alcuni decenni di
ricerca, educazione e azione per la pace, ed e' tra le voci piu' autorevoli
della cultura nonviolenta in Italia; e' il fondatore e l'attuale presidente
del Centro studi "Domenico Sereno Regis", dotato di ricca biblioteca ed
emeroteca specializzate su pace, ambiente, sviluppo (sede: via Garibaldi 13,
10122 Torino, tel. +39.011532824 - 011549005, fax: +39.0115158000, e-mail:
regis at arpnet.it, sito: www.cssr-pas.org). Opere di Giovanni Salio: Difesa
armata o difesa popolare nonviolenta?, Movimento Nonviolento, II edizione
riveduta, Perugia 1983; Ipri (a cura di Giovanni Salio), Se vuoi la pace
educa alla pace, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1983; con Antonino Drago,
Scienza e guerra: i fisici contro la guerra nucleare, Edizioni Gruppo Abele,
Torino 1984; Le centrali nucleari e la bomba, Edizioni Gruppo Abele, Torino
1984; Progetto di educazione alla pace, Edizioni Gruppo Abele, Torino
1985-1991; Ipri (introduzione e cura di Giovanni Salio), I movimenti per la
pace, vol. I. Le ragioni e il futuro,  vol. II. Gli attori principali, vol.
III. Una prospettiva mondiale, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1986-1989; Le
guerre del Golfo e le ragioni della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele,
Torino 1991; con altri, Domenico Sereno Regis, Satyagraha, Torino 1994; Il
potere della nonviolenza: dal crollo del muro di Berlino al nuovo disordine
mondiale, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1995; Elementi di economia
nonviolenta, Movimento Nonviolento, Verona 2001; con D. Filippone, G.
Martignetti, S. Procopio, Internet per l'ambiente, Utet, Torino 2001]

Talvolta, poeti, scrittori e scienziati riescono ad anticipare la realta'
con visioni che a qualcuno possono semplicisticamente apparire utopiche. E'
il caso di Jean Giono, autore, tra l'altro, del famoso racconto L'uomo che
piantava gli alberi (Salani, Milano 1996; Edizioni Angolo Manzoni, Milano
2003), bellissima fiaba ecologica che dovrebbe comparire in tutte le
biblioteche scolastiche ed essere oggetto di attenta lettura e commento da
parte di insegnanti e studenti.
Ma non sempre i sogni rimangono chiusi solo nelle pagine di un bel libro:
possono concretizzarsi inaspettatamente perche' c'e' chi e' capace di
passare dalle parole, dalle buone intenzioni, ai fatti concreti. Con il
recentissimo premio Nobel per la pace assegnato a Wangari Maathai, donna,
ecologista e africana, anche le persone piu' distratte e meno informate sono
costrette a prendere atto che il sogno si e' concretizzato, da parecchio
tempo, in una donna che piantava gli alberi.
Sin dagli anni '70, Maathai inizio' la sua lotta che si proponeva molteplici
obiettivi: impedire la distruzione delle foreste pluviali equatoriali del
Kenya e il conseguente processo di desertificazione; contribuire in tal modo
a creare pozzi di assorbimento dell'anidride carbonica e ridurne gli effetti
sul cambiamento climatico globale; riequilibrare il ciclo dell'acqua;
evitare il dissesto idrogeologico sulle colline e le montagne; salvare molte
specie animali che vivono nella foresta.
Ma il suo impegno non si e' limitato solo alle questioni ecologiche ed e'
stato rivolto alle donne, soprattutto le piu' povere, con una intuizione
semplice e geniale: insegnare loro a piantare alberi e coltivare piccoli
orti per rendersi indipendenti dal punto di vista energetico (legna da
ardere) e alimentare, contribuendo al tempo stesso al risanamento ecologico.
Nel 1977 fonda il Green Belt Movement, costituito prevalentemente da donne,
che in trent'anni di attivita' riuscira' a piantare circa 30 milioni di
alberi e diventera' punto di riferimento di altre iniziative simili in vari
paesi africani.
Fautrice di una politica di autentica sostenibilita', si trovera' sovente a
lottare duramente contro il governo e contro le varie forme di maschilismo
che opprimono le donne, in Africa come negli altri continenti. Si scontrera'
con l'allora presidente-dittatore keniota, verra' picchiata brutalmente e
incarcerata. Ma, come nelle storie a lieto fine, riuscira', con la sua
tenacia e la sua indomita forza morale, a farsi eleggere deputata in
parlamento, sbaragliando letteralmente gli avversari, tra il tripudio delle
donne che danzeranno in strada per notti intere, pazze di gioia per questo
straordinario risultato, che infine culminera' nell'attuale incarico di
ministra aggiunta all'ambiente.
*
"Piantare alberi, per piantare i semi della pace". Questo potrebbe essere lo
slogan con cui riassumere il lavoro di Maathai: un messaggio che dovremmo
raccogliere ovunque, anche noi, per rendere piu' vivibili le nostre citta' e
le nostre campagne e tutelare le zone montane dal dissesto idrogeologico.
Quando ci incontriamo per strada, quando vediamo un amico o un'amica dopo
molto tempo, non dovremmo solo chiedere "come stai?", ma aggiungere: "come
stanno gli alberi dalle tue parti?". Se stanno bene, vuol dire che siamo
sulla buona strada, altrimenti dobbiamo preoccuparci.
Altri sogni si sono concretizzati nei luoghi piu' impensati del nostro
fragile pianeta. Oltre all'uomo e alla donna che piantavano e piantano
alberi, esiste nella sperduta e inospitale selva della Colombia, un intero
villaggio che pianta gli alberi: non a decine o centinaia, neppure a
migliaia, come avviene nelle cerimonie formali promosse dalle istituzioni
(le "feste degli alberi"), ma a milioni, tanto da aver ricostituito interi
boschi la' dove non cresceva nulla.
Gaviotas (gabbiano) e' il nome di questo straordinario esperimento lanciato
da Paolo Lugari di un "villaggio per reinventare il mondo", per dimostrare
che e' realmente possibile coniugare tecnologia e sostenibilita' (cfr. il
sito www.friendsofgaviotas.org). Il villaggio conta poco piu' di 200
persone. Da tre decenni, contadini, scienziati, artisti, tecnici hanno
lottato per costruire un'oasi di sostenibilita' e di immaginazione creativa
in un'area martoriata dal terrore politico della guerriglia e degli
squadroni della morte. Praticano una agricoltura rigorosamente biologica e
utilizzano fonti energetiche solari ed eoliche su piccola scala. Ogni
famiglia dispone di un alloggio, di pasti comuni e di servizi scolastici
gratuiti. Non ci sono armi, polizia, prigioni, ne' autorita' amministrative,
e le Nazioni Unite ne hanno riconosciuto ufficialmente lo straordinario
valore.
In un'altra illuminante storia, sono nuovamente le donne le principali
protagoniste, questa volta in difesa degli alberi gia' esistenti. Sono i
Chipko, "coloro che abbracciano gli alberi", un  movimento nonviolento di
ispirazione gandhiana sorto negli anni '70 sulle montagne himalayane
dell'India del nord che lotta contro il disboscamento e per difendere le
foreste, principale fonte di sostentamento per le popolazioni locali. La
loro consapevolezza ecologica si esprime durante la lotta con il canto:
"Abbraccia i nostri alberi
salvali dall'abbattimento.
La proprieta' delle nostre colline
salvala dal saccheggio".
Questi sono esempi concreti di come donne e uomini potrebbero essere
altrettanto efficaci in altri campi oltre la distruzione. Se una donna sola
e' riuscita a fare tutto cio' allora, nonostante tutto, la condizione umana
non e' disperata.

5. INIZIATIVE. LIBRERIA DELLE DONNE DI MILANO: SOSTEGNO AL PROGETTO
DELL'ASSOCIAZIONE BURKINABE' "TALENTS DE FEMMES"
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it)
riprendiamo questa notizia e questo appello a sostegno del progetto
dell'Associazione "Talents de femmes" per la formazione di giovani
scrittrici burkinabe']

Alcune di noi della Libreria delle Donne di Milano sono entrate in contatto
con "Talents de femmes" attraverso Odile Sankara, che e' nel gruppo
fondatore di questa associazione.
Odile Sankara e' un'artista burkinabe' di teatro e di cinema. La sua
specialita' e' la narrazione: raccoglie le storie del suo paese, il Burkina
Faso, e le sceglie per raccontarle in francese - lingua ufficiale per via
della colonizzazione - ma con lo stile tradizionale africano,
accompagnandole con il canto e la danza. Lei e la sua associazione fanno
teatro come presa di coscienza femminile e valorizzazione della donna
artista. Sankara e' un cognome famoso nel suo paese e in tutta l'Africa: suo
fratello Thomas Sankara e' stato l'amato presidente del Burkina dal 1983 al
1987, anno in cui e' stato ucciso. A lui si deve il cambio del nome, da Alto
Volta a "Paese degli uomini onesti", cosi' all'incirca si possono tradurre
le parole Burkina Faso. Proprio a quegli anni si deve il risveglio culturale
che tuttora anima questo paese tra i piu' poveri dell'Africa.
Nel '92 assieme alle sue compagne Marceline Compaore' e Leontine Ouedrago,
Odile ha fondato l'associazione "Talents de femmes". Ha sede a Ouagadougou,
capitale del Burkina, e attualmente raggruppa una ventina tra insegnanti,
letterate, coreografe, attrici, formatrici e assistenti culturali. Vogliono
promuovere il talento femminile in ogni ambito delle arti e dello spettacolo
e far emergere la parola femminile come apporto delle donne alla cultura del
Burkina. L'associazione in questi anni ha realizzato spettacoli, promosso
discussioni, organizzato festival.
*
Quando abbiamo conosciuto Odile era molto appassionata a un'idea appena nata
e che aveva bisogno di sostegno anche finanziario: il "Progetto per
sostenere la formazione letteraria delle ragazze delle scuole superiori",
con l'obiettivo di interessare le ragazze alla scrittura e contribuire
all'emergere di giovani scrittrici nel Burkina Faso. Proprio quest'ultimo
progetto e' quello che piu' ci ha parlato di una strada di liberta'
femminile cercata per se' e per le giovani attraverso il saper parlare di
cio' che si vive, di cio' che si sa o si desidera, pur in mezzo a
difficolta' e problemi di cui Odile e' ben consapevole.
Per questa ragione abbiamo cercato sostegno al suo progetto proponendolo per
il premio Grazia Zerman, premio creato da un lascito di un'amica della
Libreria delle Donne di Milano morta precocemente. Cosi' nel 2004 si e'
potuta realizzare la prima edizione del concorso letterario "Voix de
Femme-Grazia Zerman", e vi hanno partecipato piu' di 200 ragazze burkinabe'
delle scuola medie superiori di diverse zone del Burkina Faso. Due dei
racconti premiati, di Christine Sayore' e Lenglengue Saibata, sono
pubblicati in Diritti in gioco, a cura di Michela Bianchi, libro appena
uscito rivolto alle scuole, edito da MC editrice in collaborazione con la
Fondazione Franceschi.
Si tratta ora di assicurare continuita' a un progetto che, proprio per gli
scopi che si prefigge, non puo' esaurirsi in un'unica edizione. Per questo
occorrono finanziamenti capaci di garantire il suo estendersi e
approfondirsi su piu' anni, in modo tale da accompagnare la formazione di
giovani talenti letterari burkinabe'.
Per quest'anno vogliamo offrire almeno 5.000 euro, per ora ne abbiamo 3.300.
Invia il tuo contributo.
Conto Corrente Postale n. 58609603, intestato a Cosentino Vita e Rinaldi
Maria, causale "Per il Burkina".

6. STRUMENTI. PAOLO BERGAMASCHI: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA"
PERCHE'...
[Ringraziamo Paolo Bergamaschi (per contatti: pbergamaschi at europarl.eu.int)
per questo intervento. Paolo Bergamaschi e' impegnato nel Movimento
Nonviolento, esperto di politiche della difesa, e' consigliere della
Commissione affari esteri del Parlamento europeo. "Azione nonviolenta" e' la
rivista mensile del Movimento Nonviolento fondata da Aldo Capitini nel 1964,
e costituisce un punto di riferimento per tutte le persone amiche della
nonviolenza. La sede della redazione e' in via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803, fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito:
www.nonviolenti.org; l'abbonamento annuo e' di 25 euro da versare sul conto
corrente postale n. 10250363, oppure tramite bonifico bancario o assegno al
conto corrente bancario n. 18745455 presso BancoPosta, succursale 7, agenzia
di Piazza Bacanal, Verona, ABI 07601, CAB 11700, intestato ad "Azione
nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona, specificando nella causale:
abbonamento ad "Azione nonviolenta"]

Il conflitto iracheno ha prodotto un enorme e variegato movimento contro la
guerra, la scommessa e' quella di riuscire a trasformarlo in un vero
movimento per la pace.
"Azione nonviolenta" e' un insostituibile punto di riferimento per coloro
che cercano di costruire una pace stabile e duratura che vada oltre le
ragioni spesso opportunistiche e mutevoli di una politica che si limita alla
"non-guerra" dimenticando o trascurando sia le cause della violenza che i
processi di riconciliazione.

7. MAESTRE. VANDANA SHIVA: UNA REALTA'
[Da Vandana Shiva, Le guerre dell'acqua, Feltrinelli, Milano 2003, 2004, p.
39. Vandana Shiva, scienziata e filosofa indiana, direttrice di importanti
istituti di ricerca e docente nelle istituzioni universitarie delle Nazioni
Unite, impegnata non solo come studiosa ma anche come militante nella difesa
dell'ambiente e delle culture native, e' oggi tra i principali punti di
riferimento dei movimenti ecologisti, femministi, di liberazione dei popoli,
di opposizione a modelli di sviluppo oppressivi e distruttivi, e di denuncia
di operazioni e programmi scientifico-industriali dagli esiti
pericolosissimi. Tra le opere di Vandana Shiva: Sopravvivere allo sviluppo,
Isedi, Torino 1990; Monocolture della mente, Bollati Boringhieri, Torino
1995; Biopirateria, Cuen, Napoli 1999, 2001; Vacche sacre e mucche pazze,
DeriveApprodi, Roma 2001; Terra madre, Utet, Torino 2002 (edizione riveduta
di Sopravvivere allo sviluppo); Il mondo sotto brevetto, Feltrinelli, Milano
2002. Le guerre dell'acqua, Feltrinelli, Milano 2003]

Le comunita' autogovernate non sono solo un fatto storico: sono una realta'
contemporanea.

8. ESPERIENZE. GIULIO GIRARDI: L'AMICIZIA LIBERATRICE E IL MOVIMENTO DELLE
RAGAZZE E RAGAZZI DELLA STRADA
[Ringraziamo Gerad Lutte (per contatti: gerardlutte at tin.it) per averci
inviato questo testo di Giulio Girardi, accompagnato dalle seguente parole:
"Care amiche ed amici, per l'anno nuovo vi mando con gioia riflessioni che
ha scritto Giulio Girardi per le ragazze e ragazzi di strada, un testo
breve, ma denso e profondo, che ci aiuta ad orientare la nostra vita. Un
forte abbraccio, Gerardo". Giulio Girardi e' nato al Cairo nel 1926,
filosofo e teologo della liberazione, durante il Concilio Vaticano II
partecipo' alla stesura dello schema XIII; membro del Tribunale permanente
dei popoli, particolarmente impegnato nella solidarieta' con i popoli
dell'America Latina. Opere di Giulio Girardi: presso la Cittadella sono
usciti: Marxismo e cristianesimo, Credenti e non credenti per un mondo
nuovo, Cristianesimo, liberazione umana, lotta di classe, Educare: per quale
societa'?, Il capitalismo contro la speranza, Cristiani per il socialismo:
perche'?; presso Borla sono usciti: Sandinismo, marxismo, cristianesimo: la
confluenza, (a cura di) Le rose non sono borghesi, La tunica lacerata, Fede
cristiana e materialismo storico, Dalla dipendenza alla pratica della
liberta', Il popolo prende la parola (con J. M. Vigil), La Conquista
dell'America, Gli esclusi costruiranno la nuova storia?, Cuba dopo il crollo
del comunismo; presso le Edizioni Associate: Rivoluzione popolare e
occupazione del tempio; presso le Edizioni cultura della pace: Il tempio
condanna il vangelo; presso Anterem: Riscoprire Gandhi; presso le Edizioni
Punto Rosso, Resistenza e alternativa. Gerard Lutte, di origine belga, da
molti anni in Italia, docente universitario di psicologia dell'età
evolutiva, ha partecipato a Roma alla vita e alle lotte degli abitanti di
una borgata di baraccati e di un quartiere popolare e ad un lavoro sociale
con i giovani piu' emarginati; collabora con movimenti di solidarieta' ed
esperienze di accoglienza; ha promosso iniziative mirate e concrete di
solidarieta' internazionale dal basso e di auto-aiuto, con particolar
riferimento alla situazione centroamericana, di impegno di liberazione con i
giovani e soprattutto le bambine e i bambini di strada. Tra le opere di
Gerard Lutte: Quando gli adolescenti sono adulti. I giovani in Nicaragua,
Edizioni Gruppo Abele, Torino 1984; Sopprimere l'adolescenza?, Edizioni
Gruppo Abele, Torino 1984; Psicologia degli adolescenti e dei giovani, Il
Mulino, Bologna 1987; Dalla religione al vangelo, Kappa, Roma 1989;
Cinquantanove ragazze e ragazzi di strada con G. L., Principesse e sognatori
nelle strade in Guatemala, Kappa, Roma 1994 (ne e' stata successivamente
pubblicata una seconda edizione aggiornata). Il sito della Rete di amicizia
con le ragazze e ragazzi di strada, che contiene testimonianze, ricerche,
libri, bollettini e centinaia di foto, sezioni francese, italiana, spagnola
ed inglese, e' www.reteamicizia.net]

L'amicizia liberatrice e' l'ispiratrice e la radice del nostro movimento.
Non si puo' cogliere la ricchezza del movimento se non si scopre la
fecondita' dell'amicizia liberatrice. Perche' il movimento si definisce
appunto come una rete di amicizie, come una rete di persone che hanno
fiducia le une nelle altre, e non solo nelle altre, ma anche in se stesse.
Perche' non puo' amare gli altri o le altre chi non ama se stesso. La
fiducia in noi stessi o noi stesse e' la prima sorpresa che ci riserva il
movimento; e' un'esperienza che forse non abbiamo vissuto ne' in famiglia
ne' nella strada.
L'amicizia liberatrice e' una bussola che ci orienta nell'esplorazione del
senso della nostra vita, che ci ispira nel rispondere ad alcune domande
importanti, come appunto "in cosa consiste il senso della mia vita? e'
prevalere sulle altre persone o crescere in comunione con esse?" I1
movimento come rete di persone che hanno fiducia le une nelle altre
riconosce a tutte, anche alle piu' umili, la capacita' di autogovernarsi.
Si tratta allora di una democrazia che si fonda su una rete di amicizie
liberatici. Queste amicizie fanno del movimento un luogo di educazione mutua
in  cui si pratica l'educazione liberatrice dove tutte e tutti sono
educatrici e educatori; dove si formano combattenti e sognatori di un mondo
nuovo.
L'amicizia liberatrice e' una esperienza che ci orienta a vivere la nostra
relazione con Dio come Padre e Madre, la nostra relazione con Cristo il
quale ci ha lasciato detto nel suo testamento che non ci considera servi ma
amici ed eredi.

9. LETTURE. AMNESTY INTERNATIONAL: L'ITALIA E I DIRITTI UMANI
Amnesty International, L'Italia e i diritti umani, Edizioni Gruppo Abele,
Torino 2004, pp. 32, euro 3. Un rapporto sintetico la cui lettura vivamente
raccomandiamo. Per ulteriori informazioni e per contattare Amnesty
International si veda il sito: www.amnesty.it

10. LETTURE. ANTONINO DRAGO: ATTI DI VITA INTERIORE
Antonino Drago, Atti di vita interiore ovvero l'approfondimento nonviolento
del nostro patrimonio di fede, Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq)
1997, pp. 128, lire 15.000. Un libro intenso e appassionato di una delle
figure piu' conosciute e stimate della nonviolenza in Italia. Per richieste
alla casa editrice: Edizioni Qualevita, via Buonconsiglio 2, 67030 Torre dei
Nolfi (Aq), tel. 0864460006, e-mail: qualevita3 at tele2.it, sito:
www.peacelink.it/users/qualevita

11. LETTURE. ANTONIO MAZZEI: IL LAVORO DELL'INTELLIGENCE E LA QUESTIONE
DEGLI ARCHIVI
Antonio Mazzei, Il lavoro dell'intelligence e la questione degli archivi,
estratto da "Per aspera ad veritatem", anno X, n. 28, gennaio-aprile 2004,
pp. 127-151. Un breve saggio di grande interesse che offre una ricognizione
introduttiva puntuale e documentata (come e' nello stile dell'autore,
apprezzato storico e saggista) sul vasto campo di questioni posto dalla
gestione, dalla conservazione e dall'uso degli archivi dei servizi segreti.

12. RILETTURE. CLOTILDE PONTECORVO (A CURA DI): LA CONDIVISIONE DELLA
CONOSCENZA
Clotilde Pontecorvo (a cura di), La condivisione della conoscenza, La Nuova
Italia, Scandicci (Fi) 1993, pp. VIII + 502, lire 46.000. Il volume
raccoglie i contributi di studiosi italiani e stranieri presentati a un
convegno svoltosi a Roma nel dicembre del 1990. Il filo conduttore di questo
volume - scrive la curatrice a p. 3 - "non e' dato soltanto dal considerare
il contesto sociale come un fattore essenziale nello sviluppo e
nell'acquisizione di conoscenza, ma anche dall'assumere che il soggetto,
bambino e adulto, e' fin dalle sue origini partecipante ad attivita' comuni,
culturalmente mediate".

13. RILETTURE. CLOTILDE PONTECORVO, ANNA MARIA AJELLO, CRISTINA
ZUCCHERMAGLIO: DISCUTENDO SI IMPARA
Clotilde Pontecorvo, Anna Maria Ajello, Cristina Zucchermaglio, Discutendo
si impara. Interazione sociale e conoscenza a scuola, La Nuova Italia
Scientifica, Roma 1991, Carocci (nuova denominazione della medesima casa
editrice), Roma 1999, pp. 266, euro 26,34. Un utile volume, cui hanno
collaborato anche Marina Pascucci Formisano, Hilda Girardet e Margherita
Orsolini.

14. RILETTURE. CLOTILDE PONTECORVO, MAURIZIO PONTECORVO: PSICOLOGIA
DELL'EDUCAZIONE. CONOSCERE A SCUOLA
Clotilde Pontecorvo, Maurizio Pontecorvo, Psicologia dell'educazione.
Conoscere a scuola, Il Mulino, Bologna 1986, pp. 446. Una monografia
introduttiva di notevole qualita'.

15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

16. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, sudest at iol.it,
paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 792 del 28 dicembre 2004

Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe

Per non riceverlo piu':
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe

In alternativa e' possibile andare sulla pagina web
http://web.peacelink.it/mailing_admin.html
quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su
"subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).