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La nonviolenza e' in cammino. 792
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 792
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 28 Dec 2004 00:15:44 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 792 del 28 dicembre 2004 Sommario di questo numero: 1. Subito 2. Enrico Peyretti: Difesa senza guerra (parte seconda) 3. Emily Dickinson: La parola 4. Nanni Salio: La donna che piantava gli alberi 5. Libreria delle donne di Milano: Sostegno al progetto dell'associazione burkinabe' "Talents de femmes" 6. Paolo Bergamaschi: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'... 7. Vandana Shiva: Una realta' 8. Giulio Girardi: L'amicizia liberatrice e il movimento delle ragazze e ragazzi della strada 9. Letture: Amnesty International, L'Italia e i diritti umani 10. Letture: Antonino Drago, Atti di vita interiore 11. Letture: Antonio Mazzei, Il lavoro dell'intelligence e la questione degli archivi 12. Riletture: Clotilde Pontecorvo (a cura di), La condivisione della conoscenza 13. Riletture: Clotilde Pontecorvo, Anna Maria Ajello, Cristina Zucchermaglio, Discutendo si impara 14. Riletture: Clotilde Pontecorvo, Maurizio Pontecorvo, Psicologia dell'educazione. Conoscere a scuola 15. La "Carta" del Movimento Nonviolento 16. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. SUBITO Occorre soccorrere subito le vittime del maremoto. Molte istituzioni e organizzazioni umanitarie sono gia' al lavoro. Ognuna e ognuno di noi dia una mano come puo'. 2. MATERIALI. ENRICO PEYRETTI: DIFESA SENZA GUERRA. BIBLIOGRAFIA STORICA DELLE LOTTE NONARMATE E NONVIOLENTE (PARTE SECONDA) [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per averci messo a disposizione il piu' recente aggiornamento, del 14 novembre 2004, della sua fondamentale bibliografia ragionata sulle lotte nonarmate e nonviolente. Pubblichiamo oggi la parte seconda e conclusiva; la parte prima abbiamo pubblicato nel notiziario di ieri. Enrico Peyretti e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; vari suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org. Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario] Parte seconda. Opere sulla Resistenza al nazifascismo Si vedano anche i riferimenti alla Resistenza compresi nelle opere elencate nella prima parte di questa bibliografia. * 1. Le prime ricerche in Italia sulle forme nonarmate di resistenza europea tra il 1940 e il 1945, compaiono in quella piu' ampia serie di scritti storici, teorici, strategici, che sono i Quaderni della Difesa Popolare Nonviolenta, pubblicati fin dal 1978 a cura di IPRI (Italian Peace Research Institute), LOC (Lega Obiettori di Coscienza), MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), con la collaborazione di altro volontariato culturale di pace, in parte ripubblicati come Quaderni di Azione Nonviolenta (la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964), e poi, dal 1990 circa, pubblicati dalla Editrice La Meridiana, di Molfetta, del Movimento Pax Christi. Sono ormai usciti quasi trenta titoli, tutti in veste grafica molto semplice. I quaderni che documentano i casi storici piu' chiari nel periodo qui considerato sono: - n. 1, M. Skodvin, Resistenza nonviolenta in Norvegia sotto l'occupazione tedesca, Napoli 1978 e Perugia 1979. Gli insegnanti norvegesi compatti si oppongono al programma del governo collaborazionista Quisling di nazificazione della scuola e lo frustrano completamente. Il governo deve ricondurli dalla deportazione e ammettere la sconfitta. - n. 3, J. Bennet, La resistenza contro l'occupazione tedesca in Danimarca, Napoli 1978 e Perugia 1979. Oltre il 90% dei 7.000 ebrei danesi furono salvati dai connazionali grazie ad un'azione compatta e organizzata. - n. 10, S. Piziali, Resistenza non armata nella bergamasca, 1943-1945, Padova 1984. - n. 18, R. Barbiero, Resistenza nonviolenta a Forli', Molfetta 1992. * 2. Jacques Semelin, Senz'armi di fronte a Hitler. La resistenza civile in Europa 1939-1943, Sonda, Torino-Milano 1993 (Payot, Paris 1989). Il lavoro si limita al periodo 1939-1943 allo scopo di illustrare le sole forme di lotta nonarmata autonome dalla lotta armata, e non quelle successive, combinate con questa. Studiando le forme sociali della resistenza nonarmata al nazismo in tutti i paesi occupati e nella stessa Germania, ne realizza la raccolta storica finora piu' ampia. L'edizione italiana contiene anche due appendici, una di Stefano Piziali, Commento bibliografico. La resistenza nonarmata in Italia (pp. 227-234) e una mia (che successivamente ho molto riveduto e corretto in un testo inedito), Un caso italiano: lo sciopero come strumento di lotta (pp. 235-240), con un contributo di Sergio Albesano, sugli scioperi operai del '43 e '44 in Italia, trascurati da Semelin. * 3. Il Centro Studi Difesa Civile (via della Cellulosa 112, 00166 Roma, tel. 0661550768) ha organizzato alcuni convegni di cui gli atti sono pubblicati e disponibili: - La lotta nonarmata nella Resistenza, Roma, ottobre 1993, (contributi di Giannini, Parisella, Drago, Zerbino, Albesano, Vaccaro, Marescotti ed altri); - La Resistenza nonarmata, Roma, novembre 1994, patrocinato dal Comitato nazionale per il cinquantennale della Resistenza e della guerra di liberazione (contributi di Zerbino, Giannini, Parisella, Drago, Semelin, Klinkhammer, Peyretti, L'Abate, Menapace, Giuntella, ed altri). Atti pubblicati in La Resistenza nonarmata, a cura di G. Giannini, Sinnos, Roma 1995. - L'opposizione popolare al fascismo, Roma, ottobre 1995. Atti pubblicati con lo stesso titolo, a cura di G. Giannini, Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 1996. - Sull'esperienza di resistenza non armata all'occupazione e ai soprusi dell'esercito tedesco, da parte di centinaia di persone nella tenuta Tor Mancina, a 30 km da Roma, dal settembre 1943 al giugno 1944, e' possibile leggere la testimonianza, di cui possiedo il testo, resa dal cav. Paolo Sabbetta (e-mail: paolosabbetta at libero.it). 4. G. Giannini, La resistenza nonarmata nella lotta al nazifascismo, in "Bozze 94", n.2/1994, pp. 77-84. 5. Jean-Marie Muller, Desobeir a' Vichy, La resistance civile de fonctionnaires de police, Presses Universitaires de Nancy, 1994. Nella collaborazione data ai nazisti dalla polizia francese della Francia occupata nel perseguitare gli ebrei, ci furono significative disobbedienze. 6. Nell'aprile 1995 ho presentato gli studi disponibili a quella data in una relazione su La resistenza civile nelle ricerche storiche, pubblicata in Fascismo - Resistenza - Letteratura. Percorsi storico-letterari del Novecento italiano, Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, I Quaderni del Museo n. 2, Torino, febbraio 1997, pp. 61-87. * 7. Anna Bravo e Anna Maria Bruzzone, In guerra senza armi. Storie di donne 1943-1945, Laterza 1995. Sono 125 interviste su diversi aspetti dell'opposizione delle donne alla guerra, p. es. il "maternage" di massa, la pieta' per i morti anche nemici, e sulla violenza di genere della guerra sulle donne. Il libro - introdotto da un ampio saggio critico di Anna Bravo, Donne, guerra, memoria - mostra la vasta realta' della resistenza senz'armi attuata dalle donne e contribuisce a individuare un'immagine della difesa che supera la guerra, e della cittadinanza svincolata dalla figura del cittadino in armi. Questo libro ha portato ad un autorevole mutamento nella considerazione della resistenza civile da parte di uno storico quale Claudio Pavone. Infatti, e' interessante notare come Pavone, autore dell'importante e ampio volume Una guerra civile. Saggio storico sulla moralita' nella Resistenza (Bollati Boringhieri, Torino 1991), nel quale non si dimostrava sensibile alla ricerca sulla Resistenza non armata (tanto che trascurava del tutto la figura di Aldo Capitini, che da lungo tempo aveva combattuto il fascismo con insolita profondita' di motivi, ma senza mai prendere le armi; e, attraverso una citazione di una testimone ebrea, presentava un'idea del tutto inadeguata della nonviolenza come una posizione "metastorica" e irresponsabile; cfr. ivi, p. 414), introducendo invece, nel 1995, il numero della rivista "Il Ponte" dedicato al cinquantesimo anniversario della Resistenza, si soffermi sul saggio di Anna Bravo contenuto nel fascicolo (corrispondente all'introduzione al libro In guerra senza armi), per rilevare il "valore euristico" del concetto di resistenza civile ivi proposto, che e' - scrive Pavone - "qualcosa di piu' ampio" della cosiddetta resistenza passiva, ma - come dice appunto Anna Bravo - una "pratica di lotta" con mezzi diversi dalle armi (I percorsi di questo speciale, articolo introduttivo del fascicolo de "Il Ponte", n.1/1995, dedicato a Resistenza. Gli attori, le identita', i bilanci storiografici, p. 13.). Il concetto di resistenza civile vale dunque a superare la tendenza, rilevata da Claudio Dellavalle nello stesso fascicolo, ad adottare "il criterio militare come criterio prevalente" (ivi, p. 12). Pavone scrive ancora: "La Resistenza civile rimane una forma di Resistenza. I suoi confini con l'esercizio della violenza, anche di quella piu' palesemente difensiva, non sono sempre sicuri. Sicura e' invece la sua distanza da quella "zona grigia" in cui si ritrovano coloro che i resistenti bollavano come "attesisti"" (ivi, p. 13). (Vedi anche, sotto, il n. 16 e il n. 12 della prima parte di questa bibliografia). * 8. Sul vasto e significativo fenomeno del coraggioso e determinante rifiuto di collaborazione con la Repubblica Sociale Italiana da parte di centinaia di migliaia di militari italiani internati in Germania dopo l'8 settembre 1943: - AA. VV., I militari italiani internati dai tedeschi dopo l'8 settembre 1943 (atti del convegno 14-15 novembre 1985), Giunti, Firenze 1986. - Resistenza senz'armi. Un capitolo di storia italiana dal 1943 al 1945 (dalle testimonianze dei militari toscani internati nei lager nazisti), prefazione di Leonetto Amadei, Le Monnier, Firenze 1988. - Orlando Lecchini, Per non chinare la testa. Un Lunigianese nei lager nazisti, Edizioni "Il Corriere Apuano", Pontremoli 1988. - AA. VV., Fra sterminio e sfruttamento (atti del convegno 23-24 maggio 1991), Le Lettere, Firenze 1992. - Gerhard Schreiber, I militari italiani internati nei campi di concentramento del Terzo Reich 1943-1945, a cura dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'esercito, 1992. - Luigi Collo, La resistenza disarmata, Introduzione di Nuto Revelli, Marsilio, Venezia 1995. - Giampiero Carocci, Il campo degli ufficiali, Giunti, Firenze 1995. - Alessandro Natta, L'altra Resistenza. I militari italiani internati in Germania, Einaudi, Torino 1997. * 9. Sulla Resistenza di cittadini tedeschi al nazismo, in Germania o nei territori assoggettati al Terzo Reich, si trovano nelle biblioteche 10-20 titoli, in gran parte sull'attentato del 20 luglio 1944. L'Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza conserva circa 80 titoli di cui 32 in tedesco, 3 in francese, 2 in inglese, 4 pubblicazioni promosse dal Consiglio Regionale Piemontese. Ho raccolto gli aspetti civili e nonviolenti che si possono rintracciare entro la realta' limitata e prevalentemente militare della resistenza interna al nazismo, nella relazione La Resistenza antinazista in Germania, tenuta nel corso di aggiornamento per docenti "Nonviolenza nella storia. Casi di resistenze civili nel Novecento" (vedi sopra, prima parte, n. 39). Da questo lavoro traggo le indicazioni che rientrano nella presente bibliografia. - Jacques Semelin, Senz'armi di fronte a Hitler, La Resistenza civile in Europa, 1939-1943, Sonda, Torino-Milano 1993 (1989), pp. 120-129, 171-172. - Uno degli episodi piu' significativi di resistenza nonviolenta efficace da parte di cittadini tedeschi, donne in questo caso, contro la persecuzione razzista, e' quello della Rosenstrasse, a Berlino nel 1943, riferito in alcuni libri. L'opera fondamentale e' quella di Nathan Stoltzfus, Resistance of the Heart: intermarriage and the Rosenstrasse protest in Nazi Germany, pubblicato nel 1996 (traduzione francese: La Resistance des coeurs, Phoebus, 2002). Posso indicare anche Gernot Jochheim, Frauenprotest in der Rosenstrasse. Gebt uns unsere Maenner wieder, Rasch und Roehring, Berlin 1993 (Protesta delle donne nella via delle Rose. Restituiteci i nostri mariti). In italiano: Nina Schroeder, Le donne che sconfissero Hitler, Pratiche editrice, Milano 2001 (Hitlers unbeugsame Gegnerinnen, Wilhelm Heyne Verlag GmbH & Co. KG, Munchen 1997). Rosenstrasse e' la via di Berlino in cui alcune migliaia di donne tedesche sostarono per protesta per sei giorni, nel marzo 1943, davanti all'edificio dell'organizzazione assistenziale ebraica, trasformato in prigione, costringendo infine Goebbels e Hitler, per timore che la protesta civile si estendesse, a liberare i 1.700-2.000 uomini ebrei, mariti o parenti delle donne, arrestati e destinati alla deportazione, alcuni dei quali gia' internati in lager. Sullo stesso fatto la regista Margarethe von Trotta ha presentato nel settembre 2003 al Festival di Venezia il film Rosenstrasse. Dice la regista: "Il fatto dimostra che in quel periodo si poteva davvero agire contro il nazismo se si fosse stati piu' coraggiosi" ("La Stampa", 7 settembre 2003). Il film e' andato in programmazione in Italia (almeno a Torino) il 27 gennaio 2004, giornata della memoria della Shoah, ma subito ha sorpreso le persone attente perche' il fatto risolutivo sembra nel film non la resistenza delle donne, ma la concessione dolorosa di favori sessuali da parte di una delle mogli, di famiglia altolocata, a Goebbels. Lo storico della Freie Universitaet di Berlino, Ekkehart Krippendorff, mi informa il 31 gennaio che in Germania c'e' una forte polemica, fino dallo scorso autunno, per questa concessione della regista ad aspetti pruriginosi, riducendo la realta' storica dal politico al personale privato. Il direttore del "Zentrum fuer Antisemitismusforschung" della Technische Universitaet, Wolfgang Benz ha scritto un articolo molto aspro contro il film e ha fatto riferimento a un'analisi molto approfondita sul caso fatta dal suo istituto che contraddice l'interpretazione sentimentale. Anche Jacques Semelin, il principale storico europeo delle lotte nonviolente, mi informa il 14 febbraio che l'unica fonte storica valida e' il libro di Stoltzfus e che, a giudizio degli storici tedeschi, il film presenta una versione fantasiosa (fantaisiste) e non storica, dei fatti. Cio' nonostante che, almeno nell'edizione italiana, all'inizio del film compaia una dichiarazione sulla storicita' dei fatti. Storicita' fondamentale che c'e', ma nella vicenda come e' narrata nel film, e' falsata nel punto essenziale (vedi il mensile torinese "il foglio", n. 311, aprile 2004, p. 7). Anna Maria Bruzzone, autrice di indagini di storia orale, dopo una ricerca, conferma questo giudizio. - Enzo Collotti, La Germania nazista, (dalla Repubblica di Weimar al crollo del Reich hitleriano), Einaudi, Torino 1962, pp. 273-305. Dello stesso autore vedi anche l'articolo Per una storia dell'opposizione antinazista in Germania, in "Rivista storica del socialismo", gennaio-aprile 1961, pp. 105-137, che contiene piu' ampie referenze bibliografiche. - Giorgio Vaccarino, Storia della Resistenza in Europa, 1938-1945, Feltrinelli, Milano 1981, parte prima, pp. 17-152. - La "parola nuda come arma di resistenza" (come dice Julian Aicher, in "Il Margine", Trento, n. 8/1998) fino a pagare con la vita, fu il mezzo d'azione dei fratelli Hans e Sophie Scholl e dei loro compagni d'azione nell'Universita' di Monaco, su cui vedi Paolo Ghezzi, La Rosa Bianca, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1994. Il libro di Ghezzi contiene una bibliografia di 53 titoli, dalla quale segnalo Inge Scholl, Die Weisse Rose, Fischer Taschenbuch Verlag, Frankfurt am Main 1982, edizione italiana non integrale La Rosa Bianca, a cura di Carlo Francovich, La Nuova Italia, Firenze 1978, quarta edizione. Una profonda riflessione su questa esperienza e' il libro di Romano Guardini, La Rosa Bianca, Morcelliana, Brescia 1994 (scritti del 1946 e 1958). Il testo intero dei sei volantini scritti e diffusi dal gruppo di studenti resistenti e' in Paolo Ghezzi, Noi non taceremo. Le parole della Rosa Bianca, Morcelliana, Brescia 1997. Merita una visita il Museo della Rosa Bianca presso l'Universita' di Monaco, dove si possono incontrare testimoni ancora viventi e vedere documenti. - La limpida grande figura di Franz Jaegerstaetter, contadino austriaco che, sostenuto solo dalla comprensione della moglie, rifiuto' per ragioni morali e religiose il servizio militare sotto il nazismo e fu decapitato il 9 agosto 1943, e' illustrata in due libri in lingua italiana, usciti a grande distanza di tempo: Gordon Zahn, Il testimone solitario. Vita e morte di Franz Jaegerstaetter, Gribaudi, Torino 1968; Erna Putz, Franz Jaegerstaetter, Un contadino contro Hitler, Editrice Berti, Piacenza 2000. Il secondo libro (da me recensito in "Il Margine", n. 6/2002) e' piu' preciso del primo nella documentazione. Il 9 agosto 2003 si e' tenuto un grande incontro a St Radegund, nel giorno stesso del sessantesimo anniversario della morte di Jaegerstaetter, con sosta anche a Bolzano per Josef Mayr-Nusser e a Monaco per i giovani della Rosa Bianca: vedi il mio resoconto Pellegrinaggio ai martiri anti-nazismo, nel mensile torinese "il foglio", n. 305, ottobre 2003, p. 4. (Vedi sotto, rivista "Humanitas"). - Francesco Comina, Non giuro a Hitler, La testimonianza di Josef Mayr-Nusser, San Paolo, Milano 2000. Altoatesino, fervente cattolico, arruolato d'autorita' nelle SS dopo l'8 settembre 1943, Mayr-Nusser si rifiuto' di giurare a Hitler par ragioni di fede, come Jaegerstaetter. Dapprima internato in manicomio, muore di sfinimento durante il viaggio verso Dachau. Comina documenta la lucidita' del suo precoce giudizio morale e poltico sul nazismo. Di Mayr-Nusser ha scritto anche Isabella Bossi Fedrigotti sul "Corriere della Sera", 2 febbraio 2002, p. 29. - Sui resistenti, ribelli e disertori nell'esercito nazista ho raccolto dei fatti e dei dati in Quelli dell'ultima ora, uscito, come parte di una piu' ampia relazione tenuta per l'Iprase di Trento nell'aprile 2000, nel volume Maestri e scolari di nonviolenza, a cura di Claudio Tugnoli, Franco Angeli, Milano 2000, pp. 243-256. - Ho raccolto parecchi casi di boicottaggio personale della Shoah, compiuto anche da molti cittadini tedeschi, in uno scritto inedito intitolato Molti Schindler: dunque si poteva resistere al nazismo. - Sulla probabile obiezione degli scienziati tedeschi alla costruzione della bomba atomica: Leandro Castellani, La grande paura, Storia dell'escalation nucleare, Prefazione di Carlo Bernardini, ERI, Torino 1984, pp. 96-106; Thomas Powers, La storia segreta dell'atomica tedesca, Mondadori, Milano 1994 (1993), pp. 503-509. - Sul problema di coscienza relativo all'uccidere Hitler, cfr. la mia recensione del libro di Peter Hoffmann, Tedeschi contro il nazismo. La Resistenza in Germania, Il Mulino, Bologna 1994 (1988), pubblicata in "Servitium", n. 102, novembre-dicembre 1995, fascicolo "Resistenza al male", pp. 117 e 119-120. - Documenti di alta resistenza morale, che ricordano in qualche momento gli atti dei martiri cristiani sotto l'impero romano, sono: Helmuth James von Moltke, Futuro e resistenza (dalle lettere degli anni 1926-1945), Morcelliana, Brescia 1985; Dietrich Bonhoeffer, Dieci anni dopo. Un bilancio sul limitare del 1943, in Resistenza e resa. Lettere e scritti dal carcere, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1989, pp. 59-74. - La rivista bimestrale Humanitas (sito: www.morcelliana.com; e-mail: redazione at morcelliana.it), anno LVIII, n. 5, settembre-ottobre 2003, dedica il fascicolo a Figure della resistenza al nazismo. La prefazione e' stesa da Wolfgang Huber, figlio di Kurt, il professore ispiratore dei giovani della Rosa Bianca (vedi sopra). Segue, pubblicata integralmente per la prima volta, l'autodifesa di Kurt Huber nel processo che lo condanno' a morte, coraggiosa e franca sfida al totalitarismo nazista e allo stesso feroce presidente del tribunale, Freisler. Tra altre figure della rivolta morale contro la violenza del potere, un articolo di Anselmo Palini illustra la vicenda di Franz Ja'gersta'tter con alcuni documenti in piu' anche rispetto al libro di Erna Putz (vedi sopra). - Aggiungo qualche riferimento (1998) in Germania sulla Resistenza antinazista: 1) DRAFD, Deutsche in der Resistance, in den Streitkraeften der Antihitlerkoalition und der Bewegung Freies Detschland (Tedeschi nella Resistenza, nelle forze armate della coalizione antihitleriana, nel movimento Libera Germania). Telefono sede centrale di Berlino: 0049/30/5098852. Contatto diretto con un partigiano del DRAFD: Peter Gingold, Reichsforststrasse 3, D-60528 Frankfurt, tel 0049/69/672631. 2) Bundesvereinigung Opfer der NS Militaerjustiz (Associazione vittime dei tribunali militari nazisti), Freidrich Humbert Strasse 116, D-28758 Bremen, tel. 0049/421/622073, fax: 621422. Contatto diretto con il presidente Ludwig Baumann, Aumunder Flur 3, D-28757 Bremen, tel. 0049/421/665724. 3) Antikriegsmuseum, Friedensbibliotek (Museo antiguerra, Biblioteca della pace), Bartolomaeuskirche, Friedensstrasse 1, D-10249 Berlin, tel 0049/30/5081207. 4) Mahn- und Gedenkstaette fuer die Opfer der Nationalsozialistischen Gewaltherrschaft (ammonimento e memoria per le vittime del dominio nazista), Moehlenstrasse 29, D-40591 Duesseldorf. Catalogo di 202 pagine Verfolgung und Widerstand in Duesseldorf 1933-1945, (Persecuzione e Resistenza a Duesseldorf, 1933-1945), Duesseldorf 1990. * 10. Ermes Ferraro, La Resistenza napoletana e le Quattro Giornate, in Una strategia di pace: la difesa popolare nonviolenta, cit. (nella prima sezione al n. 16), pp. 89-95. Secondo l'ordine di Hitler, l'esercito dei guastatori doveva lasciare "cenere e fango" al posto della citta'. Una popolazione in gran parte femminile, quasi senza armi, inflisse all'esercito tedesco "l'unica sconfitta popolare da esso subita nel mondo" (A. Drago, Una nuova interpretazione della Resistenza italiana secondo categorie storiche nonviolente, dattiloscritto). 11. Lotte nonviolente nella storia, materiale preparato per un volume non uscito, come proposta di lavoro rivolta a insegnanti e studenti. Contiene una parte metodologica generale e una parte storica limitata al periodo della Resistenza al nazifascismo, in diversi paesi europei, compresa la Germania. Il lavoro contiene molte ulteriori indicazioni bibliografiche che allungherebbero di molto il presente elenco. Esso e' stato compiuto da un gruppo di ricerca del Centro Studi e Documentazione "Domenico Sereno Regis" di Torino. 12. Un episodio tipico, tra i molti sconosciuti, di resistenza senz'armi e' narrato bervemente in Neera Fallaci, Vita del prete Lorenzo Milani. Dalla parte dell'ultimo. Prefazione di David Maria Turoldo, Bur, Milano 1993 (1974), p. 219, nota 13. Nel piccolo villaggio di Acone, nel Mugello fiorentino fu creato uno dei maggiori centri di smistamento e di raccolta dei prigionieri alleati fuggiti dai vari campi di concentramento. Poveri contadini analfabeti, inermi che aiutavano altri inermi per puro spirito evangelico, furono la base di questa azione animata dal pievano e da una organizzazione clandestina del Partito d'Azione. * 13. Antonio Parisella, Sopravvivere liberi. Riflessioni sulla storia della Resistenza a cinquant'anni dalla Liberazione, Gangemi editore, Roma 1997, pp. 160. L'Autore, in questa raccolta di saggi, valorizza la lotta nonarmata, definita "una scoperta del Cinquantenario" (v. sopra, n. 7), partita dalla cultura nonviolenta e finalmente entrata sotto l'attenzione degli storici. Parisella mostra come la lotta per la sopravvivenza fisica e ideale, lungi dall'essere "attendismo", e' componente essenziale e basilare della Resistenza al nazifascismo come di ogni lotta di resistenza. La liberazione e' il compimento della sopravvivenza, e questa e' l'inizio della liberazione. Parisella cita Collotti e Klinkhammer: "Quando la resistenza civile assume forme collettive puo' avere una forza anche superiore a quella di un gesto armato". Si ricava l'immagine della resistenza nonarmata come un cerchio molto ampio, che comprende mille forme e modi autonomi, entro il quale sta il cerchio minore, per quanto importante, della resistenza armata; immagine che rovescia quella tradizionale tutta e solo armista. 14. Bianca Ballesio, La guerra di Kira, La resistenza civile nel Canavese, prefazione di Ersilia Perona, L'Angolo Manzoni ed., Torino, 1999. * 15. Lidia Menapace, Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001, pp. 90. L'autrice racconta, in base alla propria esperienza partigiana, che nella Resistenza si poteva fare obiezione di coscienza all'uso delle armi, insomma che la vicenda fu molto piu' ricca di quanto la tradizione della storiografia italiana (molto politico-militare e poco sociale e popolare) ci abbia trasmesso. * 16. Anna Maria Bruzzone e Rachele Farina, La Resistenza taciuta. Dodici vite di partigiane piemontesi, Bollati Boringhieri, Torino settembre 2003, pp. 312. Anna Maria Bruzzone e' autrice di vari libri sulla Resistenza e la Shoah. Questa edizione di La Resistenza taciuta, dopo la prima del 1976, apprezzatissima e da lungo tempo esaurita, compare in forma nuova e bella, arricchita da una intelligente prefazione di Anna Bravo (coautrice, con Anna Maria Bruzzone, di In guerra senza armi; si veda il n. 7 della seconda parte di questa bibliografia). Queste opere d'inchiesta e testimonianza sulla partecipazione delle donne, effettiva ma per lo piu' disarmata, alla lotta di Resistenza, hanno promosso tra gli storici l'individuazione e il riconoscimento, dapprima gravemente mancato, del fatto e del concetto di resistenza nonarmata e nonviolenta, concetto "di valore euristico" (Claudio Pavone, "Il Ponte", n. 1/1995), realta' ben diversa dalla resistenza passiva. Chi lavora per la trasformazione nonviolenta della gestione dei conflitti acuti, e cioe' per l'eliminazione del disumano infelice giudizio delle armi nelle contese umane, trova in questi lavori storici, che danno il giusto riconoscimento al contributo delle donne alla civilizzazione umana, motivo di profonda gratitudine e ammirazione per l'insegnamento prezioso che da essi ci viene. 17. Silverio Corvisieri, La villeggiatura di Mussolini. Il confino da Bocchini a Berlusconi, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2004. Il titolo allude all'espressione ultrabenevola con cui Berlusconi ha qualificato le condanne degli antifascisti al confino. Il libro racconta, tra l'altro, di un ambulante deportato in quanto autore di una canzone in cui si chiedeva a sant'Antonio la grazia di non fare scoppiare la guerra, di rivolte al confino, tra cui quella contro l'imposizione del saluto romano, e di scioperi della fame. I confinati seppero organizzare una vera e propria resistenza, scrissero manifesti profetici, progettarono riviste, rischiarono e accumularono anni e anni di carcere o di confino aggiuntivo, ma senza piegarsi. In genere i cittadini delle isole e dei duecentosessantadue paesini scelti dal fascismo come luoghi di morte civile vollero loro bene e li protessero. (Fine. La prima parte e' apparsa nel notiziario di ieri) 3. MAESTRE. EMILY DICKINSON: LA PAROLA [Da Emily Dickinson, Poesie, Guanda, Parma 1975, Bompiani, Milano 1978, vol. II, p. 347 (traduzione di Guido Errante). Emily Dickinson (Amherst, Massachusetts, 1830-1886) e' una delle piu' grandi voci poetiche che l'umanita' abbia avuto; molte le edizioni delle sue poesie disponibili in italiano con testo a fronte (tra cui una integrale, diretta da Marisa Bulgheroni, apparsa nei Meridiani Mondadori alcuni anni fa); per un accostamento alla sua figura e alla sua opera: Barbara Lanati, Vita di Emily Dickinson. L'alfabeto dell'estasi, Feltrinelli, Milano 1998, 2000; Marisa Bulgheroni, Nei sobborghi di un segreto. Vita di Emily Dickinson, Mondadori, Milano 2002] Una parola e' morta Quando e' detta - C'e' chi dice cosi'. Io dico invece Ch'essa comincia a vivere Proprio quel giorno. 4. RIFLESSIONE. NANNI SALIO: LA DONNA CHE PIANTAVA GLI ALBERI [Ringraziamo Nanni Salio (per contatti: regis at arpnet.it) per averci messo a disposizione questo suo articolo apparso sulla bella rivista educativa "Ecole" di dicembre. Giovanni (Nanni) Salio, torinese, nato nel 1943, ricercatore nella facolta' di Fisica dell'Universita' di Torino, segretario dell'Ipri (Italian Peace Research Institute), si occupa da alcuni decenni di ricerca, educazione e azione per la pace, ed e' tra le voci piu' autorevoli della cultura nonviolenta in Italia; e' il fondatore e l'attuale presidente del Centro studi "Domenico Sereno Regis", dotato di ricca biblioteca ed emeroteca specializzate su pace, ambiente, sviluppo (sede: via Garibaldi 13, 10122 Torino, tel. +39.011532824 - 011549005, fax: +39.0115158000, e-mail: regis at arpnet.it, sito: www.cssr-pas.org). Opere di Giovanni Salio: Difesa armata o difesa popolare nonviolenta?, Movimento Nonviolento, II edizione riveduta, Perugia 1983; Ipri (a cura di Giovanni Salio), Se vuoi la pace educa alla pace, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1983; con Antonino Drago, Scienza e guerra: i fisici contro la guerra nucleare, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1984; Le centrali nucleari e la bomba, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1984; Progetto di educazione alla pace, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1985-1991; Ipri (introduzione e cura di Giovanni Salio), I movimenti per la pace, vol. I. Le ragioni e il futuro, vol. II. Gli attori principali, vol. III. Una prospettiva mondiale, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1986-1989; Le guerre del Golfo e le ragioni della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1991; con altri, Domenico Sereno Regis, Satyagraha, Torino 1994; Il potere della nonviolenza: dal crollo del muro di Berlino al nuovo disordine mondiale, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1995; Elementi di economia nonviolenta, Movimento Nonviolento, Verona 2001; con D. Filippone, G. Martignetti, S. Procopio, Internet per l'ambiente, Utet, Torino 2001] Talvolta, poeti, scrittori e scienziati riescono ad anticipare la realta' con visioni che a qualcuno possono semplicisticamente apparire utopiche. E' il caso di Jean Giono, autore, tra l'altro, del famoso racconto L'uomo che piantava gli alberi (Salani, Milano 1996; Edizioni Angolo Manzoni, Milano 2003), bellissima fiaba ecologica che dovrebbe comparire in tutte le biblioteche scolastiche ed essere oggetto di attenta lettura e commento da parte di insegnanti e studenti. Ma non sempre i sogni rimangono chiusi solo nelle pagine di un bel libro: possono concretizzarsi inaspettatamente perche' c'e' chi e' capace di passare dalle parole, dalle buone intenzioni, ai fatti concreti. Con il recentissimo premio Nobel per la pace assegnato a Wangari Maathai, donna, ecologista e africana, anche le persone piu' distratte e meno informate sono costrette a prendere atto che il sogno si e' concretizzato, da parecchio tempo, in una donna che piantava gli alberi. Sin dagli anni '70, Maathai inizio' la sua lotta che si proponeva molteplici obiettivi: impedire la distruzione delle foreste pluviali equatoriali del Kenya e il conseguente processo di desertificazione; contribuire in tal modo a creare pozzi di assorbimento dell'anidride carbonica e ridurne gli effetti sul cambiamento climatico globale; riequilibrare il ciclo dell'acqua; evitare il dissesto idrogeologico sulle colline e le montagne; salvare molte specie animali che vivono nella foresta. Ma il suo impegno non si e' limitato solo alle questioni ecologiche ed e' stato rivolto alle donne, soprattutto le piu' povere, con una intuizione semplice e geniale: insegnare loro a piantare alberi e coltivare piccoli orti per rendersi indipendenti dal punto di vista energetico (legna da ardere) e alimentare, contribuendo al tempo stesso al risanamento ecologico. Nel 1977 fonda il Green Belt Movement, costituito prevalentemente da donne, che in trent'anni di attivita' riuscira' a piantare circa 30 milioni di alberi e diventera' punto di riferimento di altre iniziative simili in vari paesi africani. Fautrice di una politica di autentica sostenibilita', si trovera' sovente a lottare duramente contro il governo e contro le varie forme di maschilismo che opprimono le donne, in Africa come negli altri continenti. Si scontrera' con l'allora presidente-dittatore keniota, verra' picchiata brutalmente e incarcerata. Ma, come nelle storie a lieto fine, riuscira', con la sua tenacia e la sua indomita forza morale, a farsi eleggere deputata in parlamento, sbaragliando letteralmente gli avversari, tra il tripudio delle donne che danzeranno in strada per notti intere, pazze di gioia per questo straordinario risultato, che infine culminera' nell'attuale incarico di ministra aggiunta all'ambiente. * "Piantare alberi, per piantare i semi della pace". Questo potrebbe essere lo slogan con cui riassumere il lavoro di Maathai: un messaggio che dovremmo raccogliere ovunque, anche noi, per rendere piu' vivibili le nostre citta' e le nostre campagne e tutelare le zone montane dal dissesto idrogeologico. Quando ci incontriamo per strada, quando vediamo un amico o un'amica dopo molto tempo, non dovremmo solo chiedere "come stai?", ma aggiungere: "come stanno gli alberi dalle tue parti?". Se stanno bene, vuol dire che siamo sulla buona strada, altrimenti dobbiamo preoccuparci. Altri sogni si sono concretizzati nei luoghi piu' impensati del nostro fragile pianeta. Oltre all'uomo e alla donna che piantavano e piantano alberi, esiste nella sperduta e inospitale selva della Colombia, un intero villaggio che pianta gli alberi: non a decine o centinaia, neppure a migliaia, come avviene nelle cerimonie formali promosse dalle istituzioni (le "feste degli alberi"), ma a milioni, tanto da aver ricostituito interi boschi la' dove non cresceva nulla. Gaviotas (gabbiano) e' il nome di questo straordinario esperimento lanciato da Paolo Lugari di un "villaggio per reinventare il mondo", per dimostrare che e' realmente possibile coniugare tecnologia e sostenibilita' (cfr. il sito www.friendsofgaviotas.org). Il villaggio conta poco piu' di 200 persone. Da tre decenni, contadini, scienziati, artisti, tecnici hanno lottato per costruire un'oasi di sostenibilita' e di immaginazione creativa in un'area martoriata dal terrore politico della guerriglia e degli squadroni della morte. Praticano una agricoltura rigorosamente biologica e utilizzano fonti energetiche solari ed eoliche su piccola scala. Ogni famiglia dispone di un alloggio, di pasti comuni e di servizi scolastici gratuiti. Non ci sono armi, polizia, prigioni, ne' autorita' amministrative, e le Nazioni Unite ne hanno riconosciuto ufficialmente lo straordinario valore. In un'altra illuminante storia, sono nuovamente le donne le principali protagoniste, questa volta in difesa degli alberi gia' esistenti. Sono i Chipko, "coloro che abbracciano gli alberi", un movimento nonviolento di ispirazione gandhiana sorto negli anni '70 sulle montagne himalayane dell'India del nord che lotta contro il disboscamento e per difendere le foreste, principale fonte di sostentamento per le popolazioni locali. La loro consapevolezza ecologica si esprime durante la lotta con il canto: "Abbraccia i nostri alberi salvali dall'abbattimento. La proprieta' delle nostre colline salvala dal saccheggio". Questi sono esempi concreti di come donne e uomini potrebbero essere altrettanto efficaci in altri campi oltre la distruzione. Se una donna sola e' riuscita a fare tutto cio' allora, nonostante tutto, la condizione umana non e' disperata. 5. INIZIATIVE. LIBRERIA DELLE DONNE DI MILANO: SOSTEGNO AL PROGETTO DELL'ASSOCIAZIONE BURKINABE' "TALENTS DE FEMMES" [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo questa notizia e questo appello a sostegno del progetto dell'Associazione "Talents de femmes" per la formazione di giovani scrittrici burkinabe'] Alcune di noi della Libreria delle Donne di Milano sono entrate in contatto con "Talents de femmes" attraverso Odile Sankara, che e' nel gruppo fondatore di questa associazione. Odile Sankara e' un'artista burkinabe' di teatro e di cinema. La sua specialita' e' la narrazione: raccoglie le storie del suo paese, il Burkina Faso, e le sceglie per raccontarle in francese - lingua ufficiale per via della colonizzazione - ma con lo stile tradizionale africano, accompagnandole con il canto e la danza. Lei e la sua associazione fanno teatro come presa di coscienza femminile e valorizzazione della donna artista. Sankara e' un cognome famoso nel suo paese e in tutta l'Africa: suo fratello Thomas Sankara e' stato l'amato presidente del Burkina dal 1983 al 1987, anno in cui e' stato ucciso. A lui si deve il cambio del nome, da Alto Volta a "Paese degli uomini onesti", cosi' all'incirca si possono tradurre le parole Burkina Faso. Proprio a quegli anni si deve il risveglio culturale che tuttora anima questo paese tra i piu' poveri dell'Africa. Nel '92 assieme alle sue compagne Marceline Compaore' e Leontine Ouedrago, Odile ha fondato l'associazione "Talents de femmes". Ha sede a Ouagadougou, capitale del Burkina, e attualmente raggruppa una ventina tra insegnanti, letterate, coreografe, attrici, formatrici e assistenti culturali. Vogliono promuovere il talento femminile in ogni ambito delle arti e dello spettacolo e far emergere la parola femminile come apporto delle donne alla cultura del Burkina. L'associazione in questi anni ha realizzato spettacoli, promosso discussioni, organizzato festival. * Quando abbiamo conosciuto Odile era molto appassionata a un'idea appena nata e che aveva bisogno di sostegno anche finanziario: il "Progetto per sostenere la formazione letteraria delle ragazze delle scuole superiori", con l'obiettivo di interessare le ragazze alla scrittura e contribuire all'emergere di giovani scrittrici nel Burkina Faso. Proprio quest'ultimo progetto e' quello che piu' ci ha parlato di una strada di liberta' femminile cercata per se' e per le giovani attraverso il saper parlare di cio' che si vive, di cio' che si sa o si desidera, pur in mezzo a difficolta' e problemi di cui Odile e' ben consapevole. Per questa ragione abbiamo cercato sostegno al suo progetto proponendolo per il premio Grazia Zerman, premio creato da un lascito di un'amica della Libreria delle Donne di Milano morta precocemente. Cosi' nel 2004 si e' potuta realizzare la prima edizione del concorso letterario "Voix de Femme-Grazia Zerman", e vi hanno partecipato piu' di 200 ragazze burkinabe' delle scuola medie superiori di diverse zone del Burkina Faso. Due dei racconti premiati, di Christine Sayore' e Lenglengue Saibata, sono pubblicati in Diritti in gioco, a cura di Michela Bianchi, libro appena uscito rivolto alle scuole, edito da MC editrice in collaborazione con la Fondazione Franceschi. Si tratta ora di assicurare continuita' a un progetto che, proprio per gli scopi che si prefigge, non puo' esaurirsi in un'unica edizione. Per questo occorrono finanziamenti capaci di garantire il suo estendersi e approfondirsi su piu' anni, in modo tale da accompagnare la formazione di giovani talenti letterari burkinabe'. Per quest'anno vogliamo offrire almeno 5.000 euro, per ora ne abbiamo 3.300. Invia il tuo contributo. Conto Corrente Postale n. 58609603, intestato a Cosentino Vita e Rinaldi Maria, causale "Per il Burkina". 6. STRUMENTI. PAOLO BERGAMASCHI: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA" PERCHE'... [Ringraziamo Paolo Bergamaschi (per contatti: pbergamaschi at europarl.eu.int) per questo intervento. Paolo Bergamaschi e' impegnato nel Movimento Nonviolento, esperto di politiche della difesa, e' consigliere della Commissione affari esteri del Parlamento europeo. "Azione nonviolenta" e' la rivista mensile del Movimento Nonviolento fondata da Aldo Capitini nel 1964, e costituisce un punto di riferimento per tutte le persone amiche della nonviolenza. La sede della redazione e' in via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org; l'abbonamento annuo e' di 25 euro da versare sul conto corrente postale n. 10250363, oppure tramite bonifico bancario o assegno al conto corrente bancario n. 18745455 presso BancoPosta, succursale 7, agenzia di Piazza Bacanal, Verona, ABI 07601, CAB 11700, intestato ad "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona, specificando nella causale: abbonamento ad "Azione nonviolenta"] Il conflitto iracheno ha prodotto un enorme e variegato movimento contro la guerra, la scommessa e' quella di riuscire a trasformarlo in un vero movimento per la pace. "Azione nonviolenta" e' un insostituibile punto di riferimento per coloro che cercano di costruire una pace stabile e duratura che vada oltre le ragioni spesso opportunistiche e mutevoli di una politica che si limita alla "non-guerra" dimenticando o trascurando sia le cause della violenza che i processi di riconciliazione. 7. MAESTRE. VANDANA SHIVA: UNA REALTA' [Da Vandana Shiva, Le guerre dell'acqua, Feltrinelli, Milano 2003, 2004, p. 39. Vandana Shiva, scienziata e filosofa indiana, direttrice di importanti istituti di ricerca e docente nelle istituzioni universitarie delle Nazioni Unite, impegnata non solo come studiosa ma anche come militante nella difesa dell'ambiente e delle culture native, e' oggi tra i principali punti di riferimento dei movimenti ecologisti, femministi, di liberazione dei popoli, di opposizione a modelli di sviluppo oppressivi e distruttivi, e di denuncia di operazioni e programmi scientifico-industriali dagli esiti pericolosissimi. Tra le opere di Vandana Shiva: Sopravvivere allo sviluppo, Isedi, Torino 1990; Monocolture della mente, Bollati Boringhieri, Torino 1995; Biopirateria, Cuen, Napoli 1999, 2001; Vacche sacre e mucche pazze, DeriveApprodi, Roma 2001; Terra madre, Utet, Torino 2002 (edizione riveduta di Sopravvivere allo sviluppo); Il mondo sotto brevetto, Feltrinelli, Milano 2002. Le guerre dell'acqua, Feltrinelli, Milano 2003] Le comunita' autogovernate non sono solo un fatto storico: sono una realta' contemporanea. 8. ESPERIENZE. GIULIO GIRARDI: L'AMICIZIA LIBERATRICE E IL MOVIMENTO DELLE RAGAZZE E RAGAZZI DELLA STRADA [Ringraziamo Gerad Lutte (per contatti: gerardlutte at tin.it) per averci inviato questo testo di Giulio Girardi, accompagnato dalle seguente parole: "Care amiche ed amici, per l'anno nuovo vi mando con gioia riflessioni che ha scritto Giulio Girardi per le ragazze e ragazzi di strada, un testo breve, ma denso e profondo, che ci aiuta ad orientare la nostra vita. Un forte abbraccio, Gerardo". Giulio Girardi e' nato al Cairo nel 1926, filosofo e teologo della liberazione, durante il Concilio Vaticano II partecipo' alla stesura dello schema XIII; membro del Tribunale permanente dei popoli, particolarmente impegnato nella solidarieta' con i popoli dell'America Latina. Opere di Giulio Girardi: presso la Cittadella sono usciti: Marxismo e cristianesimo, Credenti e non credenti per un mondo nuovo, Cristianesimo, liberazione umana, lotta di classe, Educare: per quale societa'?, Il capitalismo contro la speranza, Cristiani per il socialismo: perche'?; presso Borla sono usciti: Sandinismo, marxismo, cristianesimo: la confluenza, (a cura di) Le rose non sono borghesi, La tunica lacerata, Fede cristiana e materialismo storico, Dalla dipendenza alla pratica della liberta', Il popolo prende la parola (con J. M. Vigil), La Conquista dell'America, Gli esclusi costruiranno la nuova storia?, Cuba dopo il crollo del comunismo; presso le Edizioni Associate: Rivoluzione popolare e occupazione del tempio; presso le Edizioni cultura della pace: Il tempio condanna il vangelo; presso Anterem: Riscoprire Gandhi; presso le Edizioni Punto Rosso, Resistenza e alternativa. Gerard Lutte, di origine belga, da molti anni in Italia, docente universitario di psicologia dell'età evolutiva, ha partecipato a Roma alla vita e alle lotte degli abitanti di una borgata di baraccati e di un quartiere popolare e ad un lavoro sociale con i giovani piu' emarginati; collabora con movimenti di solidarieta' ed esperienze di accoglienza; ha promosso iniziative mirate e concrete di solidarieta' internazionale dal basso e di auto-aiuto, con particolar riferimento alla situazione centroamericana, di impegno di liberazione con i giovani e soprattutto le bambine e i bambini di strada. Tra le opere di Gerard Lutte: Quando gli adolescenti sono adulti. I giovani in Nicaragua, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1984; Sopprimere l'adolescenza?, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1984; Psicologia degli adolescenti e dei giovani, Il Mulino, Bologna 1987; Dalla religione al vangelo, Kappa, Roma 1989; Cinquantanove ragazze e ragazzi di strada con G. L., Principesse e sognatori nelle strade in Guatemala, Kappa, Roma 1994 (ne e' stata successivamente pubblicata una seconda edizione aggiornata). Il sito della Rete di amicizia con le ragazze e ragazzi di strada, che contiene testimonianze, ricerche, libri, bollettini e centinaia di foto, sezioni francese, italiana, spagnola ed inglese, e' www.reteamicizia.net] L'amicizia liberatrice e' l'ispiratrice e la radice del nostro movimento. Non si puo' cogliere la ricchezza del movimento se non si scopre la fecondita' dell'amicizia liberatrice. Perche' il movimento si definisce appunto come una rete di amicizie, come una rete di persone che hanno fiducia le une nelle altre, e non solo nelle altre, ma anche in se stesse. Perche' non puo' amare gli altri o le altre chi non ama se stesso. La fiducia in noi stessi o noi stesse e' la prima sorpresa che ci riserva il movimento; e' un'esperienza che forse non abbiamo vissuto ne' in famiglia ne' nella strada. L'amicizia liberatrice e' una bussola che ci orienta nell'esplorazione del senso della nostra vita, che ci ispira nel rispondere ad alcune domande importanti, come appunto "in cosa consiste il senso della mia vita? e' prevalere sulle altre persone o crescere in comunione con esse?" I1 movimento come rete di persone che hanno fiducia le une nelle altre riconosce a tutte, anche alle piu' umili, la capacita' di autogovernarsi. Si tratta allora di una democrazia che si fonda su una rete di amicizie liberatici. Queste amicizie fanno del movimento un luogo di educazione mutua in cui si pratica l'educazione liberatrice dove tutte e tutti sono educatrici e educatori; dove si formano combattenti e sognatori di un mondo nuovo. L'amicizia liberatrice e' una esperienza che ci orienta a vivere la nostra relazione con Dio come Padre e Madre, la nostra relazione con Cristo il quale ci ha lasciato detto nel suo testamento che non ci considera servi ma amici ed eredi. 9. LETTURE. AMNESTY INTERNATIONAL: L'ITALIA E I DIRITTI UMANI Amnesty International, L'Italia e i diritti umani, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2004, pp. 32, euro 3. Un rapporto sintetico la cui lettura vivamente raccomandiamo. Per ulteriori informazioni e per contattare Amnesty International si veda il sito: www.amnesty.it 10. LETTURE. ANTONINO DRAGO: ATTI DI VITA INTERIORE Antonino Drago, Atti di vita interiore ovvero l'approfondimento nonviolento del nostro patrimonio di fede, Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 1997, pp. 128, lire 15.000. Un libro intenso e appassionato di una delle figure piu' conosciute e stimate della nonviolenza in Italia. Per richieste alla casa editrice: Edizioni Qualevita, via Buonconsiglio 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. 0864460006, e-mail: qualevita3 at tele2.it, sito: www.peacelink.it/users/qualevita 11. LETTURE. ANTONIO MAZZEI: IL LAVORO DELL'INTELLIGENCE E LA QUESTIONE DEGLI ARCHIVI Antonio Mazzei, Il lavoro dell'intelligence e la questione degli archivi, estratto da "Per aspera ad veritatem", anno X, n. 28, gennaio-aprile 2004, pp. 127-151. Un breve saggio di grande interesse che offre una ricognizione introduttiva puntuale e documentata (come e' nello stile dell'autore, apprezzato storico e saggista) sul vasto campo di questioni posto dalla gestione, dalla conservazione e dall'uso degli archivi dei servizi segreti. 12. RILETTURE. CLOTILDE PONTECORVO (A CURA DI): LA CONDIVISIONE DELLA CONOSCENZA Clotilde Pontecorvo (a cura di), La condivisione della conoscenza, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1993, pp. VIII + 502, lire 46.000. Il volume raccoglie i contributi di studiosi italiani e stranieri presentati a un convegno svoltosi a Roma nel dicembre del 1990. Il filo conduttore di questo volume - scrive la curatrice a p. 3 - "non e' dato soltanto dal considerare il contesto sociale come un fattore essenziale nello sviluppo e nell'acquisizione di conoscenza, ma anche dall'assumere che il soggetto, bambino e adulto, e' fin dalle sue origini partecipante ad attivita' comuni, culturalmente mediate". 13. RILETTURE. CLOTILDE PONTECORVO, ANNA MARIA AJELLO, CRISTINA ZUCCHERMAGLIO: DISCUTENDO SI IMPARA Clotilde Pontecorvo, Anna Maria Ajello, Cristina Zucchermaglio, Discutendo si impara. Interazione sociale e conoscenza a scuola, La Nuova Italia Scientifica, Roma 1991, Carocci (nuova denominazione della medesima casa editrice), Roma 1999, pp. 266, euro 26,34. Un utile volume, cui hanno collaborato anche Marina Pascucci Formisano, Hilda Girardet e Margherita Orsolini. 14. RILETTURE. CLOTILDE PONTECORVO, MAURIZIO PONTECORVO: PSICOLOGIA DELL'EDUCAZIONE. CONOSCERE A SCUOLA Clotilde Pontecorvo, Maurizio Pontecorvo, Psicologia dell'educazione. Conoscere a scuola, Il Mulino, Bologna 1986, pp. 446. Una monografia introduttiva di notevole qualita'. 15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 16. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 792 del 28 dicembre 2004 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
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