[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]
2) per i diritti degli immigrati a Caserta: cronaca delle ultime iniziative
- Subject: 2) per i diritti degli immigrati a Caserta: cronaca delle ultime iniziative
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti@peacelink.it>
- Date: Mon, 23 Jun 2003 23:56:59 +0200
Il Fatto
Il giorno 4 giugno 2003 la comunità dei Missionari Comboniani impegnata
nel mondo degli immigrati di Castel Volturno decise di compiere un gesto
pubblico a Caserta per richiamare l’attenzione delle autorità su ciò che
stava accadendo durante l’operazione “Alto impatto”.
Alle 11 del mattino P. Claudio, Fr. Nicola, P. Franco e P. Giorgio
giunsero in piazza Vanvitelli.
Due di loro si avvicinarono alla finestra che si trova a metà tra le
porte d’ingresso della prefettura e della questura, aprirono le loro
borse, ne estrassero due lunghe e grosse catene e le attaccarono con dei
lucchetti alle inferriate della finestra ed alle loro caviglie. Gli altri
due confratelli portarono dei cartelli che spiegavano i motivi del gesto
e subito fecero delle foto per documentare il fatto prima di un eventuale
intervento della polizia.
Subito accorsero le autorità della questura a cui furono spiegati i
motivi del gesto.
La presenza dei missionari davanti alla Prefettura-Questura di Caserta
subito richiamò l’interesse di molte persone che in vari modi
solidarizzarono con loro.
Giunsero i Padri Sacramentini, le Suore Orsoline ed i giovani del Centro
Sociale ex canapificio che si unirono costantemente al presidio. Mons.
Raffaele Nogaro, Vescovo di Caserta durante tutto il tempo della
manifestazione l’ ha appoggiata facendosi anche presente per una visita
duo volte al giorno. Un gruppo di donne si incaricò di non far mai
mancare cibo e bevande agli incatenati ed ai loro collaboratori; altri
procurarono un gazebo e dei materassi per la notte. Molti si avvicinarono
durante il giorno dando sostegno, solidarietà e offrendo servizi
vari.
Ogni sera celebravano l’Eucaristia legati, in piazza, con un centinaio di
persone che partecipavano. Dopo la Messa gli incatenati guidavano una
processione davanti alla Questura- Prefettura trascinando le catene
legate ai piedi e portando una grande croce con la quale si fermavano in
preghiera davanti alle porte dell’edificio.
La mattina di sabato 7 giugno alle ore 4:15 una trentina di persone delle
forze dell’ordine è intervenuta tagliando i lucchetti ed ha obbligato i
missionari che stavano dormendo incatenati ad allontanarsi dalla
Prefettura- Questura.
Alle 9 del mattino dello stesso giorno il presidio riprese la sua
attività con i missionari incatenati ad un albero della stessa piazza
Vanvitelli. Lì continuò fino al 13 giugno chiedendo:
1. Che l’operazione
“Alto impatto” rivedesse il suo metodo in modo da colpire i criminali e
non gli innocenti.
2. Che fosse aperto un
tavolo di concertazione tra le autorità dello stato e le associazioni che
operano sul territorio di Castel Volturno, per approfondirne la realtà e
prendere delle iniziative positive nei confronti degli immigrati.
3. Che si mettesse in
discussione la legge Bossi/Fini perché non rispetta la dignità della
persona.
Da molte parti d’Italia giunsero visite, telefonate, fax, lettere
d’appoggio e di solidarietà.
Quando l’iniziativa dell’assessore Buffardi alle politiche sociali della
regione Campania promosse il tavolo di concertazione che era stato
richiesto, i missionari decisero di togliersi le catene e di passare ad
una seconda fase d’azione promovendo l’invio al Ministro dell’Interno
Pisanu di quarantamila cartoline di sostegno all’iniziativa e proponendo
un incontro di riflessione e preghiera davanti alle prefetture dei
capoluoghi di provincia di tutta Italia con i simboli della croce e della
catena che ricordano la realtà degli immigrati.
Così il 13 giugno alle ore 11 del mattino con una conferenza stampa i
missionari dichiararono conclusa questa prima fase del loro
intervento.
Le Motivazioni
Cosa ha spinto noi Missionari Comboniani ad incatenarci alle finestre
della Prefettura-Questura di Caserta?
Nel mese di maggio è giunta da Roma la notizia di una speciale operazione
di polizia che sarebbe stata realizzata nelle province di Napoli e
Caserta. L’operazione, dal nome “Alto impatto”, prevedeva l’invio di 1500
agenti delle forze del ordine per sgominare la malavita così radicata in
queste terre.
Il sindaco di Castel Volturno durante un incontro con il questore di
Caserta chiese l’invio di un grosso numero di queste forze per attaccare
i criminali che a Castel Volturno diceva sono
soprattutto, immigrati e neri.
Verso la metà di maggio quelle forze arrivarono e cominciarono a
setacciare la zona.
Si dedicarono soprattutto a passare casa per casa gli appartamenti dei
neri cercando dicevano droga armi e sfruttatori di
prostitute.
Tutti sappiamo che a Castel Volturno esistono degli immigrati che si
dedicano allo spaccio della droga e allo sfruttamento della
prostituzione. Il problema è che quasi tutti loro, avendo soldi, sono
riusciti nel corso delle varie sanatorie a comprarsi un contratto di
lavoro e quindi ad ottenere un permesso di soggiorno.
Così, davanti alla polizia che si presentava alla loro porta, esibendo il
loro documento, se proprio non gli trovavano un chilo di cocaina in mano,
venivano lasciati tranquilli.
Erano invece perseguiti quei tanti africani che non hanno niente a
che vedere con la criminalità, che si guadagnano con difficoltà la vita
vendendo fazzolettini, pulendo un giardino, lavando piatti o coltivando
una serra e che hanno l’unica colpa di non essere ancora riusciti ad
ottenere un permesso di soggiorno.
Non sono clandestini perché vogliono esserlo ma perché lo stato non
permette loro di uscire dalla clandestinità!
In molti casi, quando non rispondevano alla polizia che bussava alla
porta, questa veniva forzata e gli africani trovati senza permesso di
soggiorno erano arrestati.
Alcuni sono stati portati al campo di detenzione temporanea di Ponte
Galeria vicino a Roma in attesa di un aereo che li rimpatriasse.
Altri invece furono lasciati liberi ma con un ordine scritto di lasciare
il paese entro 5 giorni.
Per un immigrato che fa fatica a sopravvivere è impossibile trovare in
così pochi giorni i soldi per comprarsi il biglietto per il
rimpatrio.
Così è stata ad esempio la storia di Sandra, quarantenne nigeriana
affetta da AIDS in uno stadio terminale. La donna quasi non sta in piedi
ed è seguita dal medico con una terapia giornaliera.
Viene fermata senza permesso di soggiorno e come fosse una pericolosa
criminale viene arrestata e portata a Ponte Galeria dove viene lasciata
alcuni giorni senza le medicine di cui aveva bisogno. Solo l’intervento
del medico e dell’ avvocato permette di riportarla a Castel Volturno per
riprendere la sua cura. Dopo una settimana viene arrestata di nuovo e le
viene dato l’ordine di lasciare il paese entro 5 giorni…
Oggi oltre ad essere in fin di vita è considerata una criminale da
arrestare.
Così tutti loro passano dallo stato di clandestini a quello di
criminali perché disobbedienti ad un ordine ricevuto dalla
polizia.
Criminalizzati, se fermati di nuovo sono incarcerati per un periodo da
sei mesi ad un anno e poi rimpatriati a forza.
Tutto questo solo per la mancanza di un pezzo di carta con firma e timbri
che non possiedono perché l’Italia non vuole darglielo!
“Facciamo tutto secondo la legge” ci dicono le forze dell’ordine. E
purtroppo e vero. E’ l’iniqua legge Bossi/Fini che prevede questo
trattamento agli immigrati.
Ed è contro quella legge e la sua applicazione a Castel Volturno che
abbiamo voluto manifestare la nostra in conformità.
Non siamo d’accordo che si continui a guardare agli immigrati solo come
una minaccia, come dei potenziali criminali, come persone pericolose di
cui deve occuparsi la polizia.
Criminali ce ne sono anche tanti tra gli italiani nella nostra zona ed in
genere sono loro che gestiscono la criminalità immigrata, la favoriscono
e ci guadagnano sopra: quando la polizia si occuperà di loro?
Ci piacerebbe che si cominciasse a scoprire gli immigrati come una
risorsa per l’Italia, come una ricchezza di cui il paese ha bisogno, come
esseri umani da aiutare ad integrarsi tra noi.
Per accendere i riflettori su tutte queste cose siamo andati ad
incatenarci a Caserta.
I Missionari Comboniani
E Cristo uscì fuori dal Tempio…
Tra le tante cose che si possono raccontare dell’esperienza che i
Missionari Comboniani di Castel Volturno hanno avuto a Caserta, in Piazza
vanvitelli, c’è anche questa.
Anni fa un libro titolava il proprio contenuto così: Cristo fuori le
mura.
Per tutti noi abituati a “vederlo” questo Cristo sempre solo in
chiesa, fu difficile capire, anche se avremmo dovuto ricordare che è
fuori le mura che Cristo è stato crocifisso.
La nostra manifestazione davanti alla Questura-Prefettura di Caserta
non è stata contro nessuno ma per qualcuno ( e questo lo ha capito
anche l’autorità civile che noi ringraziamo per il rispetto avuto nei
nostri confronti) A tale nostra manifestazione abbiamo voluto di
proposito dare un taglio ecclesiale, nella Chiesa come nella nostra
comunità il punto centrale resta la celebrazione della S.Messa. La
celebrazione della S.Messa si è svolta ogni giorno, prima davanti alla
Questura e poi nei giardini pubblici. Essa è stata sempre concelebrata e
presieduta volta per volta da celebranti diversi. Ogni volta ai piedi
della croce che I Giovani di Azione Cattolica di Caserta hanno voluto
portarci abbiamo rinnovato il nostro impegno per i poveri.
Noi missionari, abituati alla celebrazione della S.Messa davanti a folle
come a numeri ridotti, sotto il sole cocente (che a Caserta non è
mancato), o nelle grandi chiese o sotto un albero, in Piazza Vanvitelli
ci siamo trovati a nostro agio.
La mensa-altare veniva preparata dalla gente improvvisandosi tutti
sacrestani. Non sono mancati i fiori. Le sedie come l’elettricità, con
molta disponibilità venivano offerte dai bar vicini o dall’edicola. Le
Suore Orsoline tra le varie cose provvedevano ai canti. Le catene,
protagoniste del momento, non potevano mancare come segno nella Messa ma
è impegno attuale da sciogliere per i poveri.
Ogni volta un centinaio di persone ha partecipato alla S.Messa e molti si
sono anche comunicati.
Anche I poliziotti in borghese non hanno fatto alcuna difficoltà a capire
che nell’omelia non c’era alcun incitamento alla guerra santa. A
conclusione finale di ogni celebrazione c’è sempre stato un ulteriore
segno: la processione con le candele accese o con la croce sulla quale
c’era la stola rossa segno del martirio e la catena. Ci siamo recati
davanti alla Questura-Prefettura per dire solo pace e diritti umani per
tutti in nome di Dio. Abbiamo notato che al passaggio della croce I
poliziotti si facevano il segno della croce. E’ di fronte a questo segno
che noi tutti ricordiamo le parole del Papa:” Non abbiate paura di
aprire le porte a Cristo”.
Padre
Claudio Gasbarro
13 giugno: inizia la seconda fase.
Il giorno 13 giugno alle ore 11.00 i Missionari Comboniani e le
altre forze presenti nel presidio in Piazza Vanvitelli da nove giorni
hanno tenuto una conferenza stampa per spiegare i motivi che li avevano
portati a decidere di togliersi le catene e di iniziare una seconda fase
di “azione ecclesiale non violenta” a favore degli immigrati. Riportiamo
di seguito il testo con cui l’agenzia MISNA di Roma ha presentato la
suddetta conferenza stampa.
Non più incatenati I Missionari di Castel Volturno
“ Abbiamo deciso di toglierci le catene perché siamo riusciti a
raggiungere alcuni obiettivi, tra cui la costituzione di un ‘tavolo di
concertazione’ a cui parteciperanno le istituzioni e le forze sociali,
promosso dall’assessore regionale alle politiche sociali con delega
all’immigrazione, Adriana Buffardi”. Lo hanno detto alla MISNA I
Missionari Comboniani Giorgio Poletti e Franco Nascimbene, prima di
partecipare ad una conferenza-stampa in una sala attigua alla chiesa di
Montevergine, dopo aver lasciato il presidio in atto dal 4 giugno a
Piazza Vanvitelli prima davanti allo storico palazzo che ospita Questura
e Prefettura e poi nei giardini pubblici dall’altra parte della
strada.
“La prima seduta del tavolo si terrà il 17 giugno, per elaborare il
progetto capace di dare risposte alle esigenze sia degli italiani sia
degli immigrati” ha aggiunto Padre Poletti. Scopo dell’iniziativa era
richiamare l’attenzione sui problemi dei numerosi onesti immigrati di
origine africana, privi di precedenti penali, che vivono e lavorano
nell’area di Castel Volturno, alcuni dei quali sono finiti a quanto pare
inconsapevolmente coinvolti in alcuni aspetti di una massiccia operazione
di Polizia recentemente attuata nell’area del Litorale Domitiano, poco
prima dell’area metropolitana di Napoli contro droga e prostituzione.
“Siamo ora in una fase diversa che potremmo definire di
sensibilizzazione” ha sottolineato Padre Poletti, incontrando i
giornalisti insieme a coloro che più li hanno sostenuti nell’iniziativa
(Padri Sacramentini, Suore Orsoline, Giovani del Centro Sociale
excanapificio). “Al tavolo di concertazione ci sembra
indispensabile hanno aggiunto I sacerdoti - la presenza di un
esponente del governo nazionale e di immigrati rappresentativi della
realtà locale, nella scia dell’adesione al nostro gesto già manifestata
da molte associazioni e numerosi gruppi sia ecclesiali sia laici.” Per I
prossimi giorni I due missionari hanno indicato l’opportunità di una
vigilanza costante sulla serietà e concretezza dei risultati del tavolo
di concertazione, l’invio di un documento proposta al mondo della Chiesa
affinché aderisca all’iniziativa in corso e la spedizione al Ministro
dell’Interno di cartoline di adesione alle proposte avanzate in questi
giorni. Il Ministro dovrebbe presto riceverne a migliaia da singoli e da
associazioni. A tutti gli italiani viene quindi rivolto un invito a
recarsi venerdì 27 giugno, festa del Sacro Cuore, alle 19.00 davanti alle
Prefetture delle città per un momento d’incontro e di preghiera.
Potrebbe anche essere ripreso da parte dei gruppi di Caserta il presidio
quotidiano di solidarietà in Piazza Vanvitelli.
Agenzia
MISNA
Il Tavolo di Concertazione
Il giorno 17 giugno alle ore 10.00 del mattino si è tenuto il “tavolo
di concertazione” organizzato dall’Assessore alla Regione Campania.
Adriana Buffardi.
Durante quest’incontro il Sindaco di Castel Volturno, giunto con mezz’ora
di ritardo ha presentato la sua posizione:
- - rifiuto ad
ogni tipo di intervento positivo nel territorio di Castel Volturno a
favore degli immigrati,
- appoggio
pieno all’operazione “Alto Impatto”,
- accusa ai
presenti di avere interessi nascosti e di essere responsabili della
criminalità sul Litorale Domitio.
Dopo aver espresso la sua opinione il Sindaco Scalzone ha abbandonato il
Tavolo mostrando la sua indisponibilità ad ogni forma di collaborazione
con le altre Autorità e con le Associazioni presenti.
Presentiamo di seguito il comunicato stampa preparato dall’assessore
Buffardi al termine della riunione.
Su convocazione dell’Assessora all’immigrazione della Regione Campania,
Adriana Buffardi, presso la sede dell’Assessorato al Centro Direzionale
di Napoli, si è riunito un Tavolo di confronto sulla vicenda di Castel
Volturno, dove I Padri Comboniani sono da giorni mobilitati per
richiamare l’attenzione sull’inasprimento delle difficoltà incontrate
dagli immigrati sul territorio.
Alla riunione erano presenti il Prefetto di Caserta Carlo Schilardi, il
Questore Vincenzo Roca, il Sindaco Antonio Scalzone, rappresentanti della
Provincia di Caserta, di Comuni, ASL, Associazioni di Volontariato,
Centri di Accoglienza e Sindacati. I Padri Comboniani Giorgio Poletti e
Franco Nascimbene che all’annuncio della convocazione in Regione dopo 9
giorni avevano tolto il presidio nei giardini antistanti la Prefettura di
Caserta, hanno letto - insieme a Suor Rita - un documento programmatico,
con la premessa del riconoscimento dell’immigrato come “persona titolare
di diritti”.
I Missionari Comboniani hanno annunciato l’invio di 40.000 cartoline di
solidarietà all’iniziativa al Ministro dell’Interno e una nuova
manifestazione (momento di preghiera con croce e catene) il prossimo 27
giugno a Caserta e in varie altre città italiane.
E’ seguito il dibattito intorno alle proposte formulate nel documento e
cioè:
-
decentramento territoriale degli uffici per stranieri almeno nelle due
aree del Litorale Domitio e dell’Agro Aversano,
- centri di
ascolto e di orientamento per immigrati,
- promozione
della conoscenza linguistica,
- informazione
sulla normativa e sulle procedure burocratiche,
- osservatorio
provinciale,
- progetti
lavorativi per gli immigrati,
- controllo e
verifiche della Regione Campania sui progetti,
- attenzione ai
richiedenti asilo,
- centri di
aggregazione e partecipazione alla vita sociale e politica.
L’Assessora Buffardi, pur riconoscendo tra I punti in discussione
l’importanza della “sicurezza sociale” sostenuta dal Sindaco di Castel
Volturno, ha precisato che l’incontro voluto dalla Regione è nato per
costruire e dare una risposta complessiva ai problemi, con reciprocità di
interessi sia per i cittadini residenti da tempo sia per i nuovi
cittadini immigrati”. “Questa è una sede per costruire percorsi e non si
può scindere il problema della sicurezza dalle iniziative per
l’integrazione sociale degli stranieri”.
Da qui la proposta regionale, a margine della scelta di continuare I
confronti in sede provinciale in vista di una soluzione definitiva
(un”progetto speciale” per Castel Volturno, sollecitato da molti
degli intervenuti), di mettere in campo miniprogetti e non solo
risorse nei settori dell’istruzione e della formazione, anche come
possibilità di influenzare processi di crescita culturale tra i
residenti. Concludendo i lavori il Prefetto Schilardi ha ringraziato la
regione per l’opera di mediazione nei confronti di un “problema
gigantesco” e sottolineato il ruolo dei volontari. Il Prefetto ha infine
comunicato i numeri della sanatoria in provincia di Caserta: 6000
convocati su 14.800 domande, 4.500 contratti già stilati con possibilità
di chiudere le pratiche entro ottobre, mentre sono 483 gli immigrati che
hanno ottenuto il riconoscimento di rifugiati politici.
…………………….
Noi Missionari Comboniani ringraziamo l’attuazione dell’Assessore
Buffardi durante il Tavolo. Ci sembrano insufficienti ed evasive le
risposte date dal Prefetto: chiediamo maggiore apertura e
disponibilità da parte sua nei prossimi incontri previsti a
Caserta.
“ Operazione Licantropo” blitz notturno
Davanti alla Questura due padri comboniani si incatenano: mai vista
una cosa del genere a Caserta. Non so ma forse neanche in Italia.
Inermi, padre Giorgio e padre Franco, sono riusciti però a suscitare da
subito tanta confusione dentro la Questura; ammirazione, solidarietà e
sostegno tra la gente più sensibile.
La forza della loro azione di protesta è quella dello Spirito Evangelico:
quella che viene da dentro che è libera, non attaccabile, che scombina,
spiazza, interroga, infastidisce… soprattutto l’immagine del “
Palazzo”.
Questore e compagn…ia fin dall’inizio sono molto seccati. Tuttavia
sembravano interessati al dialogo, alla comprensione del problema, tant’è
che passavano ore ed ore a parlare con i giovani dei centri che sostavano
a vegliare i padri mentre dormivano.
Curioso però: lo facevano preferibilmente di notte: un segno premonitore.
E una, e due…alla terza niente: non si vedono ma c’è un movimento strano.
Mimma e Fabio temono qualcosa. Il portone della questura è ancora aperto
e sono le tre di notte. E’ notte fonda, fa caldo. Giorgio, Nicola e
Pierangelo tentano di dormire ma non c’è tempo: devono svegliarsi,
è l’ora del blitz!
Alle quattro arriva “l’ordine” nel vero senso della parola! In un lampo
un’esagerazione di polizia, vigili del fuoco, Digos, tutti trasformati in
lupo notturno, si avventano sulla preda, tagliano le catene e fanno
piazza pulita. “ il lupo perde il pelo ma non il vizio”. Diceva il
profeta Isaia “ il lupo e l’agnello dimoreranno insieme (cfr. Is.11).
Questa utopia il potere non la comprende: l’inerme, il povero,
l’indifeso, l’immigrato senza dignità di cui sono voce i comboniani dà
troppo fastidio, interroga troppo… troppo faticoso mettersi in dialogo
sul serio: meglio eliminare…di notte: così il problema, se non si vede,
non c’è!
Mimma
Beati voi poveri perché vostro è il Regno di Dio.
Poche parole, forti, pure senza tempo accompagnano l’iniziativa di due
padri Comboniani che hanno visto la speranza dei diseredati di Castel
Volturno infrangersi sulle strade deserte e violente della Domiziana. Due
padri Comboniani impegnati da sempre a fianco degli emarginati, dei
rifugiati, dei senza voce, dai milioni di persone che sono costrette a
scappare dai loro paesi impoveriti da secoli di sfruttamento, da decenni
di guerre taciute. Sempre a fianco degli sfruttati dalla camorra
imperante, degli abbandonati dalle istituzioni, delle persone umiliate
dalle persone distratte che quotidianamente ci sfiorano, non curanti di
tutto un mondo nuovo che in silenzio si affaccia alle nostre porte
“civilizzate”. Un gesto estremo ha portato questi nuovi missionari nel
nostro paese, ad incatenarsi alle finestre sbarrate della prefettura e
della questura di Caserta, simboli del potere, simboli dello stato,
troppo spesso assente, sotto il sole, alla luce di una luna
pallida, di fronte ad una città incurante di ciò che accadeva, incurante
del sudore di migliaia di lavoratori che producono ricchezza, che
puliscono le nostre case, che coltivano la nostra terra senza
diritti senza dignità, che muoiono senza nome se non quello di
“clandestino”. Incatenati con le catene e la croce, di nuovo
simboli. Le catene e la croce accompagnano padre Giorgio e padre Franco
in questa battaglia per scuotere le coscienze, per portare un bagliore di
speranza, la catena e la croce Simboli della nuova schiavitù, simboli
della passione, simboli dell’impegno sociale. Un gesto coraggioso che
pochi avrebbero fatto ma che chiede di essere ascoltato e supportato da
chi crede della dignità e nei diritti dell’uomo.
Per supportare l’iniziativa dei Missionari Comboniani di Castel Volturno,
per il rispetto della dignità e dei diritti degli immigrati
Richiedi e spedisci le loro cartoline a
Signor Ministro dell’Interno
GIUSEPPE PISANU
Ministero degli Interni, Piazzale Viminale 00184 ROMA.
per informazioni:
tel-fax 0823-851390 e-mail
combonianicastelvolturno@hotmail.com
Luca Fratepietro
La Catena
Grande protagonista la catena!
Una catena nuova, lucida, forte, pesante.
Per nove giorni è stata la compagna della mia vita.
Per tre giorni mi ha immobilizzato
alle fredde sbarre di una finestra
sotto un sole che intontiva.
Per altri sei giorni mi ha legato
all’ombra di un albero di fronte alla questura.
Ora la portavo al piede, ora sul ginocchio,
ora mi stringeva la vita, ora pendeva dalla spalla.
L’ avevo quando la gente passava
e si fermava a chiacchierare,
la portavo all’ora di pranzo,
la caricavo durante la messa,
la trascinavo nella processione serotina
davanti alla questura,
mi accompagnava nel buio della notte.
La gente la guardava e pensava…
A un’ Africana che passava
è scappata una lacrima:
quali sofferenze le avrà ricordato?
Quando facevo due passi
il suo “tra tra tra” sul selciato
portava alla mente
film di guerre crudeli,
ricordi di carceri inumane,
fantasmi di schiavitù lontane,
di schiavitù d’oggi,
d’ immigrati schiavi.
Non era la mia catena
era solo una catena mia
ma catena di chi ha lasciato il suo paese
e di chi ha attraversato il deserto a piedi,
catena di chi non può mettere i documenti in regola
e di chi non trova casa ne lavoro,
catena di chi è schiava della prostituzione
e di chi è disprezzato perché è nero,
catena di chi ha sempre il fiato della polizia sul collo
e di chi è solo e grida:
“Voglio vivere”
E quel grido lo fa suo la catena
trascinata sul selciato
ripetendo nella sua lingua:
“Tra Tra Tra”: “Voglio vivere!”.
P. Franco