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3) le proposte dei missionari comboniani sull'immigrazione
- Subject: 3) le proposte dei missionari comboniani sull'immigrazione
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti@peacelink.it>
- Date: Tue, 24 Jun 2003 00:12:37 +0200
Documento dei Missionari Comboniani
sui diritti degli immigrati
Alle Rev. Ece.ze i Vescovi
Ai Superiori/e Generali e Provinciali di Ordini e Congregazioni
Alle singole Comunità Religiose
Ai Direttori delle Caritas Diocesane
Sottoponiamo
alla Sua attenzione l’allegata lettera che contiamo di inviare alle
più alte cariche istituzionali dello Stato per chiedere un loro
intervento per un applicazione delle leggi relative
all’immigrazione. Applicazione ispirata al rispetto dei diritti
umani che in questi momenti sono gravemente negati ad un numero elevato
di migranti. Il magistero di S.S Giovanni Paolo secondo appare esemplare
e chiaro sul tema della emigrazione. È nostra responsabilità di
sacerdoti, religiosi e religiose rendere evidenti le applicazioni
concrete di quei principi che totalmente condividiamo.
È questo dunque l’unico motivo che ci spinge ad agire per sostenere la
causa dei tanti migranti che patiscono sofferenze e disagi che potrebbero
facilmente essere evitati.
La tutela e la promozione della famiglia dei migranti, la possibilità di
poter esercitare li diritto d’asilo sono tra le richieste che intendiamo
indirizzare alle più alte cariche istituzionali dello Satto perché
possano impegnare parlamento ed esecutivo ad organizzare gli opportuni
interventi.
Vogliamo sperare nella sua adesione e nella condivisione di questo
impegno del quale avvertiamo l’urgenza pastorale.
Le
chiediamo l’attenzione e l’adesione al documento allegato:
- - inviando
un fax o un e-mail presso l’ufficio pastorale giovanile di Caserta
- allo 0823-214554;
cpg@casertagiovani.org ;
- - proponendo
un gesto significativo di comunione e di solidarietà visibile il giorno
27 giugno p.v. (Festa del Sacro Cuore), organizzando alle 19:00 davanti
alle Prefetture d’Italia un incontro di preghiera e di riflessione,
portando la Croce e la catena, simboli delle tante forme di schiavitù che
ancora oggi vivono tanti nostri fratelli e sorelle immigrati.
Con stima
I Missionari Comboniani
- “Per la Chiesa il messaggio sociale del Vangelo non
- deve essere considerato una teoria, ma prima di tutto
- un fondamento e una motivazione per l’azione”
- (Giovanni Paolo II, Centesimus annus,57)
Al Presidente della Repubblica
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato
Al Presidente della Corte Costituzionale
Noi, comunità di Missionari Comboniani ( p.Giorgio, p.Franco, p.Claudio e
fratel Nicola), da anni presenti a Castel Volturno (CE), territorio che
soffre contraddizioni e problematiche enormi senza vedere una prospettiva
per il futuro, dal giorno 4 giugno 2003 siamo incatenati all’inferriata
del Palazzo della Prefettura e della Questura di Caserta (poi rimossi
forzatamente dalla polizia ci siamo spostati sul marciapiede di fronte
allo stesso Palazzo) come gesto di protesta e di denuncia, ma soprattutto
di proposta, che nasce dalle modalità con cui l’operazione denominata
“Alto impatto” viene condotta, ormai da alcune settimane, nella Provincia
e in particolare a Castel Volturno.
Tale operazione è condotta dalle forze dell’ordine le quali stanno
rastrellando la zona nel tentativo di colpire, ‘così dicono’ ,
spacciatori e trafficanti di ragazze prostituite. Di fatto vengono
colpiti, in particolare africani/e, che non sono nel giro della malavita
ma che hanno la sola “colpa” di non avere ancora ottenuto il permesso di
soggiorno. Di questi fatti, noi Missionari Comboniani, siamo
testimoni.
La nostra iniziativa ha trovato immediato appoggio e stretta
collaborazione da parte della comunità religiosa dei padri Sacramentini,
delle Suore Orsoline del S. Cuore di Maria Comunità Rut, presenti
nella Diocesi di Caserta e di sacerdoti diocesani oltre al consenso
partecipativo di varie associazioni ecclesiali e laiche.
Da tener presente, tra l’altro, l’assurdo della legge Bossi-Fini che
trasforma un illecito amministrativo (la condizione di irregolarità) in
reato penale, con tutte le conseguenze sul piano della repressione e
della sanzione che ciò comporta. Infatti la nuova procedura di
allontanamento nei confronti di immigrati “clandestini” prevede
l’espulsione con accompagnamento immediato; e qualora non sia possibile
trattenere lo straniero presso un centro di permanenza o siano decorsi i
termini il Questore ordina di lasciare il territorio dello Stato entro 5
giorni. La mancata ottemperanza dell’ordine, senza giustificato
motivo, comporta l’arresto da sei mesi a un anno. Si è introdotto, così,
un infallibile meccanismo di “criminalizzazione”: se la condizione di
clandestinità non costituisce, di per sé, reato, il mancato
allontanamento spontaneo dallo Stato, fa scattare l’ipotesi di reato. Nei
fatti, sempre più frequentemente, l’amministrazione non tenta neppure di
allontanare lo straniero: preferisce lasciarlo uscire “libero” dalla
Questura, sapendo che, nel tempo di soli 5 giorni, è destinato a
commettere un reato (ovvero la permanenza illegale in Italia). A quel
punto, non si procederà più per rintracciare un clandestino bensì per
catturare un criminale.
Il papa Giovanni Paolo II ci ricordava, appena pochi anni fa, come il
“migrante irregolare si presenta come quel forestiero nel quale
Gesù chiede di essere riconosciuto. Accoglierlo ed essere ospitali è
dovere di ospitalità e fedeltà alla propria identità di cristiani”
(Giovanni Paolo II, Le migrazioni presentano un duplice volto, 5
Messaggio per la giornata mondiale del migrante 25.7.1995).
Proprio ed esclusivamente in nome di questa fedeltà, che è
giustizia e carità, noi Missionari Comboniani insieme a
religiosi e religiose appartenenti ad altre congregazioni non
possiamo non osservare le condizioni di estrema precarietà, di sofferenza
e di emergenza in cui versano tanti nostri fratelli e sorelle immigrati.
Si tratta di una condizione che è il risultato di un rifiuto egoistico
che, in nome dell’appartenenza nazionale, o del possesso di un
particolare passaporto, discrimina gli esseri umani. Come osservava
ancora Giovanni Paolo II, in occasione del Giubileo del migrante:
“Purtroppo, non mancano tuttora nel mondo atteggiamenti di chiusura e
perfino di rifiuto, dovuti a ingiustificate paure e al ripiegamento sui
propri interessi. Si tratta di discriminazioni non compatibili con
l’appartenenza a Cristo e alla Chiesa” (G.P. II, Omelia per il
Giubileo del Migrante, 2.6.2000).
Pertanto, non possiamo più tacere davanti alla moltitudine di non
garantiti che sperimenta ogni giorno di più le conseguenze di leggi
ingiuste e le applicazioni restrittive e inumane di quelle stesse
leggi.
Nessuno di noi si può ritenere estraneo rispetto a questi fratelli e
sorelle immigrati secondo quanto ci suggeriva il Concilio Vaticano II:
- “non possiamo invocare Dio come Padre di tutti, se ci rifiutiamo
di comportarci da fratelli verso alcuni uomini creati a immagine di
Dio” (Nostra aetate 5).
E’ di questo nostro comportamento da autentici fratelli che il mondo
ha assoluto bisogno ed è per questo motivo che ci sentiamo personalmente
interpellati ad intervenire.
Occorre contribuire a superare le mistificazioni e le paure che rendono
la realtà dell’immigrazione un problema, addirittura esclusivamente un
problema di ordine pubblico da affrontare con la forza della repressione.
L’emigrazione deve essere invece riconosciuta come occasione di ricchezza
e di Grazia, vero segno dei tempi, del nostro tempo presente. Senza però
dimenticare che l’emigrazione è anche la conseguenza dell’ingiustizia
planetaria della pessima distribuzione dei beni della terra. Oggi le
merci e il denaro sono liberi di circolare ma non le persone. E’
quell’ingiustizia che condanna a morte i cittadini dei Paesi impoveriti
spingendoli forzosamente a partire in condizioni di gravissimo rischio
personale.
Noi, firmatari del presente documento, senza far venire meno il servizio
di assistenza e talvolta di supplenza delle istituzioni nella accoglienza
dei migranti, comprendiamo che questo servizio non è assolutamente
sufficiente e che è nostro compito “risvegliare e mobilitare le
coscienze” con scelte coraggiose che implichino impegni strutturali di
giustizia sociale direttamente ispirati al Vangelo.
Infatti, la Chiesa Madre e Maestra ci indica che: “Nella Chiesa
nessuno è straniero, e la Chiesa non è straniera a nessun uomo e in
nessun luogo” (Giovanni Paolo II, Le Migrazioni presentano
un duplice volto 5, Messaggio per la giornata mondiale del migrante,
25.07.1995).
Nessuno può quindi sentirsi estraneo o può sottrarsi a questa
responsabilità che l’ora presente rende
urgente e gravissima.
Per questi motivi chiediamo l’impegno da parte degli organi competenti su
questi punti che riteniamo irrinunciabili per la tutela della dignità
umana dei migranti titolari di diritti in quanto persone.
- 1. Il
reale e concreto potenziamento degli uffici per stranieri di tutti
gli organi competenti (Prefettura e Questura) a fronte dell’ingente
numero di pratiche da affrontare attraverso:
- ú il
decentramento territoriale degli uffici nelle aree maggiormente
interessate dalla presenza di immigrati;
ú l’ampliamento
dell’organico e l’impiego di personale specializzato (mediatori
culturali);
ú una
gestione migliore e più umana delle file e degli appuntamenti attraverso
l’utilizzo delle tecnologie al fine di evitare inutili ed
estenuanti attese.
- 2. Garantire
i diritti legati alla famiglia:
- ú unità
del nucleo familiare: favorendo la semplificazione ed accelerazione delle
procedure di ricongiungimento familiare ed in particolare superando
l’ostacolo dell’autentica dei documenti attestanti i rapporti di
parentela, unicamente da parte delle autorità consolari italiane, del
paese di origine del richiedente;
ú estensione
della tutela della maternità;
ú tutela
dell’unità familiare.
- 3. Diritto
di Asilo. Attraverso una riforma complessiva recependo la normativa
internazionale e il dettato costituzionale garantendo di fatto
l’esercizio del diritto d’asilo. L’uso spropositato dei C.P.T. (Centri di
permanenza temporanei), l’impossibilità di fatto di opporre ricorso in
caso di esito negativo della richiesta e la conseguente espulsione
immediata del richiedente sono un caso unico nella legislazione europea.
- 4. Procedure
di regolarizzazione. Viste le centinaia di migliaia di lavoratori
stranieri in attesa di convocazione da parte delle Prefetture, e
prevedendo ancora tempi lunghi per il completamento dell’esame delle
pratiche è necessario:
- ú prevedere
un permesso temporaneo di rientro nel paese di origine di fronte a
situazioni di particolare gravità quali lutti, malattie di familiari,
ecc;
ú prevedere
la possibilità di dar corso al rapporto di lavoro in caso di subentro di
un nuovo datore di lavoro;
ú vedere
tutelato il diritto del lavoratore ad ottenere un permesso di soggiorno
per ricerca di una nuova occupazione rispetto a situazioni di truffa
perpetuate dal datore di lavoro.
- 5. Politiche
di integrazione. È necessario richiamare le Amministrazioni Locali ad
attuare vere e proprie politiche di integrazione e non semplicemente
singoli interventi a partire dalla conoscenza quantitativa e qualitativa
del fenomeno, dallo sviluppo di servizi di accoglienza, dei servizi
sanitari, degli alloggi, collaborando col volontariato e
l’associazionismo che da anni, soli, sul campo hanno maturato esperienza.
Senza un impegno serio e responsabile da parte delle istituzioni locali
non riusciremo mai a realizzare la società multiculturale fondata sul
rispetto delle diversità e sulla partecipazione di tutti i cittadini alla
vita democratica.
Si chiede ai Vescovi, sacerdoti, Congregazioni e singole Comunità
religiose l’adesione:
- inviando un fax o un’e-mail presso l’Ufficio Pastorale Giovanile di
Caserta allo 0823-214554; cpg@casertagiovani.org
- proponendo un gesto significativo di comunione e di solidarietà
visibile il giorno 27 giugno p.v. (Festa del Sacro Cuore), organizzando
alle 19.00 davanti alle Prefetture d’Italia un incontro di preghiera e di
riflessione ,portando la croce e la catena, simboli delle tante forme di
schiavitù che ancora oggi vivono tanti nostri fratelli e sorelle
immigrati.
Caserta, 11-giugno-2003
Alcune proposte da discutere al Tavolo di
Concertazione
La complessità dei problemi che interessano il litorale Domitio in
particolare la fascia costiera che va da Pozzuoli a Mondragone, pone la
necessità di elaborare un progetto di sviluppo che prenda in
considerazione i vari aspetti della vita sociale. Noi non vogliamo
entrare nel merito e cercare di dare una risposta a tutti questi
problemi, ci focalizziamo sul tema immigrazione e territorio. La
realtà dell’immigrazione non può essere slegata dal contesto
sociale. I vari aspetti del progetto di sviluppo toccano vari
settori:
§
La gestione della sanità
§ La
gestione delle infrastrutture per i servizi ai cittadini nel
futuro.
§ La
ricostruzione edilizia (nuovo porto S. Bartolomeo)
§ La
possibilità di accedere all’istruzione superiore.
§ La
gestione della nettezza urbana
§ I
trasporti per via mare e per terra.
§ La
gestione delle acque, la bonifica dei Regi Lagni.
§ Il
rapporto tra sviluppo turistico alberghiero del litorale e entroterra
agricolo e zootecnico.
L’estrema povertà e carenza di infrastrutture della realtà attuale apre
grandi possibilità a coloro che in futuro gestiranno questi settori.
Dall’altra parte tutta l’area rivela alcuni problemi:
1. La mancanza di un’ identità geografica. Il comune di Castel Volturno
in particolare è formato da numerosi agglomerati urbani e periferici
senza una identità e una coesione geografica: vedi ad esempio la distanza
tra i vari agglomerati e la distanza tra centro storico e la Domitiana
che si estende per 27 Km lungo il litorale.
2. La mancanza di una identità culturale tra i vari agglomerati esistono
notevoli differenze culturali vedi ad esempio Mazzafarro ed
Ischitella , Centro Storico Castel Volturo e Pineta Mare.
La mancanza di un progetto di istruzione superiore.
3. La mancanza di un progetto di sviluppo che prenda in considerazione i
vari aspetti della realtà. Il progetto attuale di sviluppo proposto
prevede solo ampliamenti di strutture e nuova cementificazione che
anticipa un nuovo abuso edilizio. Non si è mai pensato ad un progetto di
sviluppo culturale che faccia degli abitanti di Castel Volturno dei
cittadini. Il progetto del futuro è solo cemento. queste brevi note fanno
intravedere la complessità dei problemi e come Castel Volturno sia un
grande scacchiere dove diverse forze e lobby cercano di gestire il futuro
sviluppo.
Un progetto di sviluppo del territorio di Castel Volturno, che con
serietà intenda affrontare il degrado e l’emarginazione, non può non
prevedere politiche ed azioni finalizzate a ricostruire il tessuto
sociale e culturale favorendo la partecipazione democratica di tutti alla
vita locale.
Immigrazione e territorio
A Castel Volturno, come in molte altre aree della Provincia di
Caserta e d’Italia, la presenza stabile di immigrati è un fenomeno ormai
consolidato. La composizione della comunità locale, in questi anni, ha
subito importanti cambiamenti orientandosi verso una realtà multietnica,
ma di questo le Istituzioni locali sembrano non accorgersene, continuando
a guardare all’immigrazione come un problema: da limitare, da combattere,
da reprimere. Tale atteggiamento sta producendo sul territorio l’acuirsi
di conflitti e di tensioni sociali che poi trovano come unica risposta
operazioni di polizia come “Alto impatto”. La legge Bossi-Fini sta
trasformando l’immigrato senza documenti in un criminale: quando viene
arrestato riceve un ordine di uscire dal paese entro 5 giorni.
Difficilmente nella sua situazione economica è in grado di pagarsi il
viaggio di ritorno per cui rimane in Italia e, se viene arrestato una
seconda volta (e questo succede spesso) viene considerato un criminale da
mettere in carcere per un periodo da sei a dodici mesi e poi è
rimpatriato forzatamente.
E’ indispensabile stravolgere completamente questa logica, assumendo come
presupposto di qualunque intervento alcuni principi
fondamentali:
- I
cittadini immigrati che vivono a Castel Volturno sono parte integrante
del territorio, fanno cioè parte a pieno titolo della comunità locale con
le proprie specificità e peculiarità culturali, religiose, sociali.
- Bisogna
favorire e sostenere forme di aggregazione, socializzazione e
rappresentanza degli immigrati promuovendo la capacità di auto
organizzazione in associazioni che si facciano portavoce delle istanze e
dei bisogni delle comunità presenti sul territorio.
- Le
istituzioni locali devono riconoscere gli immigrati e le loro
associazioni come nuovi interlocutori nelle politiche di sviluppo e
crescita del territorio. Devono nella programmazione delle politiche
locali prevedere interventi a favore di tali fasce della
popolazione.
Si tratta di affermare in pieno il diritto ad un cittadinanza locale
degli immigrati. Perché ciò nei fatti possa realizzarsi è necessario
combattere la precarietà di cui oggi si caratterizza la vita degli
immigrati. Il sostegno all’inserimento lavorativo, alla ricerca di una
abitazione, al ricongiungimento familiare, la promozione delle culture
dei paesi di origine, sono alcuni dei momenti principali attraverso i
quali si concretizza la lotta all’emarginazione.
Creare e garantire l’accesso al sistema di protezione sociale (servizi
sociali, sanitari, istruzione, formazione, ecc.) ed in generale al
sistema di servizi offerti dalla pubblica amministrazione è condizione
necessaria per favorire l’inserimento nel contesto locale.
Gli immigrati sono nuovi cittadini e non forza lavoro usa e getta.
Sono persone che hanno riposto tutte le loro speranze per un futuro
migliore nell’emigrazione. Gli immigrati sono la nuova ricchezza della
nostra società, la nuova sfida sociale culturale che ci proietta verso
una nuova civiltà basata sulla persona e sul rispetto della diversità
basata non più sullo jus sanguinis ma sul diritto di tutti a partecipare
democraticamente alla vita locale.
Alcune proposte concrete
L’attuale quadro normativo per gli stranieri, purtroppo, si muove in
direzioni diametralmente opposte a quanto fin qui affermato. La legge
Bossi Fini rafforza e crea le condizioni perché l’immigrato sia relegato
ai margini della società. L’immigrato come “macchina da lavoro” e non
come persona titolare di diritti che ogni paese civile dovrebbe
riconoscere e far rispettare. Una moderna schiavitù funzionale alle
economie.
Pur riconoscendo e sostenendo la battaglia a livello nazionale di
rivedere l’impianto normativo per gli stranieri alcuni iniziative sul
piano locale possono essere intraprese nell’immediato.
E’ necessario superare la logica assistenziale nella gestione delle
politiche spesso rivolte a sostenere più le organizzazioni ed enti che a
mettere in campo azioni efficaci rispetto ai bisogni manifestati dagli
immigrati.
Decentramento territoriale degli uffici per gli stranieri: Farsi
carico, in collaborazione con la Prefettura e la Questura, dell’apertura
di uffici periferici dello Sportello Unico per L’immigrazione almeno
nelle due aree della Provincia (litorale domitio e agro aversano)
maggiormente interessate dalla presenza di cittadini stranieri. I centri
direttamente gestiti dalla Regione devono assicurare la reale fruibilità
da parte degli immigrati allo Sportello Unico garantendo il diritto
all’informazione, alla trasparenza ed al rispetto dei tempi previsti per
lo svolgimento delle pratiche. I servizi offerti dovranno prevedere oltre
al personale delle Amministrazioni coinvolte anche figure professionali
specifiche come mediatori culturali. Infine i centri di servizio potranno
essere un importante punto di riferimento anche per le associazioni di
volontariato operanti sul territorio.
Centri d’ascolto e di orientamento per immigrati: il trauma
dell’allontanamento dagli affetti familiari, dal contesto di origine,
insieme alla estrema precarietà e marginalità delle condizioni di vita
degli immigrati genera una permanente condizione di disagio psicologico e
sociale. Guardare allo straniero come persona significa prima di tutto
maturare una capacità di ascolto ed una capacità di orientamento verso i
servizi socio sanitari esistenti.
Promuovere la conoscenza linguistica: l’alfabetizzazione
rappresenta una pre condizione per affermare i principi di cittadinanza
attiva. Senza comunicazione, capacità di comprensione viene meno la
possibilità di relazionarsi con il territorio, di costruire legami
interpersonali, di accedere ai servizi della p.a.
Informazione sulla normativa e sulle procedure burocratiche:
favorire la piena conoscenza del sistema di diritti e di doveri definiti
dalla norma, delle procedure burocratiche e degli strumenti di
semplificazione nel rapporto con la p.a. La complessità della normativa
la continua proliferazione di leggi, circolari spesso poco chiare e di
difficile applicazione da parte della stessa p.a. o come in molti casi la
scarsa conoscenza da parte stessa della p.a. sono il primo passo per
promuovere la legalità ed il rispetto dei diritti.
Osservatorio Provinciale: è impensabile ritenere di avviare e
programmare politiche a favore dell’inserimento degli immigrati senza una
reale conoscenza degli aspetti quantitativi e qualitativi della presenza
degli stranieri. Il rischio in parte già in atto è che si continui a
compiere interventi e progetti in modo schizofrenico senza una coerenza
complessiva. E’ necessario costruire un sistema di monitoraggio e di
lettura dei bisogni sul quale basare e valutare l’efficacia degli
interventi e delle iniziative promosse.
Progetti lavorativi: il cambio di prospettiva nel confronto degli
immigrati deve prevedere meno investimenti nella repressione e più
investimenti nella creazione di occasioni di lavoro tenendo in
considerazione le capacità professionali degli immigrati, autentica
risorsa per il paese.
Controllo Regionale: La Regione Campania verifichi periodicamente
la reale utilizzazione dei fondi stanziati al servizio del mondo
dell’immigrazione.
I Richiedenti Asilo: La presenza sul territorio provinciale ed in
particolare sul litorale domitio di alcune centinaia di richiedenti asilo
si configura come una vera e propria emergenza umanitaria. Basti pensare
che queste persone in fuga dai paesi di origine, prive di qualunque bene
personale, dopo essere giunte in Italia ed aver trascorso, nel gran parte
dei casi, un periodo nei Centri di Permanenza Temporanea vengono rimesse
in libertà ed in attesa che la richiesta venga esaminata dalla apposita
Commissione Territoriale (inesistente a Caserta) non possono ne lavorare,
ne affittare una casa trovandosi in una situazione di limbo sotto il
profilo giuridico che quasi ne nega la presenza sul territorio. E
nell’attesa dove dormono, cosa mangiano, dove vanno queste persone in
assenza di adeguate misure di assistenza ed accoglienza.
Centri di aggregazione e partecipazione alla vita sociale: La
necessità di spazi sociali e culturali dove gli immigrati possano
incontrarsi, stabilire relazioni sociali, sperimentare forme di auto
organizzazione e di rappresentanza è il primo passo per affermare il
diritto di cittadinanza e di partecipazione alla vita locale. Tali luoghi
oltre a promuovere e tutelare l’identità culturale degli stranieri
rappresentano una importante opportunità di conoscenza e di promozione
delle culture di origine per tutta la comunità locale. La vera ricchezza
di una società multietnica è nella diversità.
Perché le considerazioni sin qui svolte e le proposte presentate assumano
da subito una validità concreta e fattiva per il territorio di Castel
Volturno chiediamo alla Regione ed alle altre Istituzioni presenti a
questo incontro di convocare un tavolo tecnico in grado di sviluppare, in
breve tempo, le linee d’azione necessarie ad avviare quel processo di
risanamento sociale e culturale dell’intero territorio che finalmente
riconosca tutti gli abitanti di Castel Volturno, italiani e stranieri,
come cittadini liberi e protagonisti del proprio futuro.
Il Tavolo di Concertazione deve proporsi delle scadenze programmatiche
nella realizzazione dei progetti e verificarne la sua attuazione.