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Report da Amman #26
di Rosarita Catani
da Shafa Badran
(Amman)
Giordania
REPORT N. 26
LE FORZE D'OCCUPAZIONE NEGANO A 1.000 IRACHENI IL RITORNO IN PATRIA
DUBAI, 5 MAGGIO 2003 A circa 1000 iracheni, che si trovavano negli Stati
del Golfo, prima dell’invasione Americana e Britannica, è stato negato il
loro diritto di ritornare in Patria poiché non esistente l’amministrazione
civile.
A Dubai erano più di mille gli iracheni con le loro famiglie fermi al Porto
di Rashid, per chiedere l’imbarco sulla nave che li avrebbe dovuti portare
a casa.
Gli iracheni hanno protestato quando si sono visti negare da due compagnie
marittime al porto d’Umm Qasr, controllate dalle forze britanniche, con il
pretesto che non vi è amministrazione e sicurezza per loro, il ritorno in
patria.
Gli iracheni aspettavano al porto da circa due settimane. Per queste
tragiche circostanze che l’autorità UAE ha ottemperato ad alleviare le loro
sofferenze badando a fornire materiale, assistenza ai bambini e tende per
donne e bambini.
Amer Hafez, un cittadino iracheno, racconta che lui è venuto con la sua
famiglia negli Emirati Arabi Uniti dopo suo fratello, che risiedeva lì, ha
ottenuto per lui un visto per visitare lo Stato del Golfo. Poi, quando ha
deciso di ritornare a casa l’occupazione Anglo-americana gli ha negato il
suo legittimo diritto.
“Ho letto un avviso di una compagnia marittima che stava organizzando un
viaggio per l’Iraq dal porto d’Umm Qasr ed io speravo di ritornare a casa,
ho anche finito i miei soldi. Gli Emirati Arabi hanno dei prezzi molto alti”
“Sto aspettando questo momento, il viaggio non è stato fatto. Mi reco alla
compagnia ogni giorno e loro mi dicono di aspettare”. “Che cosa farò con
una moglie e quattro bambini?” “Mio fratello non ci può ospitare”.
Suliman Rashid Hussein, racconta che adesso dorme in porto dopo aver
dormito alcune notti nella moschea di Dubai.
“Non abbiamo nessuno che ci aiuta. Possiamo solo ritornare in Patria. Siamo
fuggiti dagli attacchi, l’occupazione insiste nel cacciarci dall’Iraq.
Questa è una grand’umiliazione per tutti.”
“Noi non aspettiamo altro che questa Guerra finisce, vogliamo semplicemente
ritornare a casa. Sto aspettando un posto su una nave per rivedere l’Iraq,
qui sto vivendo sulla strada da più di due settimane, perché le truppe
inglesi non permettono alle navi commerciali di entrare nel porto d’Umm Qasr”
Mohamed Sabah, afferma di essere stato sia al consolato americano sia a
quello britannico in Dubai per avere spiegazioni in merito, la risposta è
stata che non entrano nel porto d’Umm Qasr le navi commerciali.
“E’ questa quella che chiamano liberazione?” Urla Adel Nafie. “Noi siamo
partiti dall’Iraq durante l’era di Saddam Hussein, che dicono sia un
dittatore. Loro dichiarano di averci liberato, noi non siamo ancora in
grado di ritornare nelle nostre case e di fare ritorno in Patria”.
“Ho provato ad entrare in Iraq via Giordania, ma è fallito il tentativo di
attraversare il confine Giordano per l’Iraq. Non spero ora di ritornare
attraverso gli Emirati Arabi. Tutti gli Stati hanno chiuso i confini sulla
nostra faccia, nessuno osa confrontarsi con le forze d’occupazione”.
Lo stesso carattere di questa tragedia è accaduto nello Stato di Bahrain,
dove famiglie irachene hanno esortato la Luna Rossa di Bahraini,
l’organizzazione dei diritti umani ed il ministero degli Esteri per
facilitare il loro ritorno in Patria.
Il quotidiano Al-Ayam ha intervistato un iracheno che visitava Bahrain
prima della Guerra e dice che “Voleva far ritorno a casa prima della crisi.
Ma, la sua crisi è stata complicata giacché a lui ed alla sua famiglia è
stato negato il ritorno all’Iraq via Damasco o Amman”.
Lui ha preso contatto con due ambasciate arabe per ottenere un visto,
ancora gli hanno detto di aspettare finché le cose non saranno più chiare.
Maged Al-Hakim, del consolato siriano in Bahrain, racconta” I cittadini
arabi non hanno bisogno del visto per entrare in Siria, ma le cose sono
differenti per gli iracheni, poiché adesso gli stessi sono sotto
occupazione ed il loro permesso deve avere la loro approvazione”.
Lui afferma che la Siria ha avuto delle pressioni e quindi I consolati
hanno avuto dirette istruzioni da Damasco che ogni iracheno deve avere un
permesso prima di entrare nel territorio siriano.
REPORT 27
IL RE ABDULLAH DI GIORDANIA INCONTRA PACHACHI
AMMAN (JT) — Il Re Abdullah di Giordania ha incontrato oggi ad Amman Adnan
Pachachi, per parlare del futuro dell’Iraq.
Il Re Abdullah, evince la necessità del popolo iracheno di far uscire le
forze di coalizione “in questa fase così critica per restaurare la pace e
la stabilità e costruire il futuro dell’Iraq”.
E’ essenziale, dice il Re, accelerare gli eventi affinché s’instauri un
Governo iracheno che rappresenti gli iracheni. Il Re Abdullah, inoltre,
dichiara la disponibilità della Giordania a supportare il diritto del
popolo iracheno ad una loro indipendenza che determini il loro futuro e la
natura del loro Governo.
Pachachi — il solo mussulmano sunnita proposto per ricoprire una veste nel
concilio, gli altri sono tutti shiiti, come la maggior parte della
popolazione irachena e curda incontrerà a Bagdad altri cinque membri del
corpo.
Nello stesso giorno, ma in separata sede, il Re ha avuto un incontro con il
Ministro degli Esteri Bulgaro Solomon Passy per discutere degli accordi
bilaterali del processo di Pace in Medio Oriente e la situazione in Iraq.
Sono anche arrivati ad Amman stamattina il Ministro degli affari Esteri
austriaco, Benita Ferrero-Waldner ed il Ministro degli Esteri Sloveno
Dimitrij Rupel, i quali hanno avuto un incontro con il Ministro degli
Esteri Giordano Marwan Muasher, sia per discutere sui rapporti bilaterali
tra i tre paesi che della situazione in Medio Oriente.
da Shafa Badran
(Amman)
Giordania
[Nota: Rosarita Catani e' una reporter indipendente che invia i suoi
resoconti da Amman, Giordania, raccontando da un punto di osservazione
privilegiato cosa accade in Iraq e in medio oriente. I suoi report -
pubblicati regolarmente sul sito www.peacelink.it - sono utilizzabili
liberamente previa citazione della fonte e dell'autrice].