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Report da Amman #23




di Rosarita Catani
da Shafa Badran
(Amman)
Giordania

REPORT N. 23

SOLDATI ISRAELIANI UCCIDONO UN GIORNALISTA INGLESE.

3 MAGGIO 2003

GAZA CITY ­ Le forze di occupazione israeliane sparano ad un giornalista ­ 
freelance ­ della televisione britannica mentre stava filmando la 
demolizione da parte degli israeliani, di alcune  case dei palestinesi, a 
sud della città di Rafah nella striscia di Gaza.

James Miller, che stava lavorando per il network americano HBO, era caduto 
all’indietro, racconta, Ali Moussa, direttore dell’ospedale di Rafah, 
vicino al confine egiziano.

“ Noi eravamo vicino all’area e filmavamo, ma non potevano avvicinarci 
perchè un tank israeliano era a circa 100 metri da noi”, Abdel-Rahman 
Abdullah,un giornalista indipendente del quotidiano Palestinian, che ha 
visto l’incidente.

"Noi eravamo ben visibili alle truppe israeliane, con la nostra bandiera 
bianca ed il marchio TV sui nostri vestiti, tuttavia, le truppe israeliane 
hanno aperto il fuoco colpendo a morte James Miller”.

Le truppe israeliane, in ogni modo, dichiarano che dovevano rispondere al 
fuoco nemico per questo hanno aperto il fuoco.

Abdullah, asserisce che quel giorno non vi erano stati scontri a fuoco.

"Noi, abbiamo persino chiamato le truppe israeliane che erano all’interno 
del carroarmato ed abbiamo ascoltato una loro conversazione all’intero 
dello stesso, prima che essi aprissero il fuoco”.

Un testimone oculare dice che il giornalista stava filmando un documentario 
sulle armi usate dagli israeliani per la demolizione delle case palestinesi 
a Rafah, quando il tank israeliano ha aperto il fuoco.

Un uomo, che dichiara di essere anch’esso un giornalista britannico e si 
identifica solo con Dan, dice che la vittima ed altri due colleghi stavano 
simultaneamente filmando e sventolando una bandiera bianca, camminando in 
direzione del tank, quando, quest’ultimo ha aperto il fuoco.

In un altro dipartimento, le autorità israeliane stanno provvedendo 
all’espulsione di pacifisti stranieri.



REPORT N. 22

NEL PIANO DI PACE ISRAELIANO I PALESTINESI SARANNO TRASFERITI IN GIORDANIA

3 MAGGIO 2003








GERUSALEMME- La Giordania potrebbe essere la nuova Patria dei Palestinesi 
secondo un piano Israeliano rivelato oggi 3 maggio.

Il Ministro del Turismo israeliano Benny Elon, partito la scorsa notte per 
gli Stati Uniti, ha presentato il piano ufficiale agli USA. Il piano è 
basato sulla naturalizzazione dei palestinesi in Giordania e che uno Stato 
palestinese, nello spirito della visione del presidente statunitense G. 
Bush, nutrirà il terrorismo e che la Giordania è la Palestina.

Il piano venuto fuori tre giorni prima della “roadmap”, che prevedeva la 
creazione di uno Stato palestinese nel 2005, nel West Bank e nella striscia 
di Gaza come risoluzione finale del conflitto Israele Palestinese.

Elon, conosciuto per le sue relazioni con fondamendalisti e cristiani 
evangelici, cercherà di convincere Washington che l’Autorità Palestinese 
sarà smantellata e che la sovranità d’Israele si dovrà ampliare dal fiume 
Giordano al Mar mediterraneo, come dice la carta.

I cinque punti del piano.

Ammettendo che si è opposto alla visione del presidente Bush, chiedendo ai 
palestinesi ed allo stato israeliano d’esistente sullo stesso suolo, Eilon 
chiarisce che la sua soluzione è anche la formula di due popoli due stati, 
affermando che la Giordania adempie il criterio di uno stato Palestinese.

Amman ha immediatamente replicato respingendo le richieste dei membri del 
Governo d’Ariel Sharon.

Il piano d’Elon consiste in sei punti; il primo dei quali è lo 
smantellamento dell’Autorità Palestinese per quello che rappresenta 
“un’entità senza futuro e senza la sua esistenza prevediamo la fine della 
disputa”.

Il secondo punto chiede che Israele possa usare I suoi militari e suoi 
poteri politici per distruggere “tutte le infrastrutture terroristiche 
palestinesi”, stracciare I campi profughi e deportare I cosi detti gruppi 
terroristici.

Come terzo punto, Israele, Stati Uniti e la comunità internazionale, 
“riconosceranno la Giordania come l’unico legittimo rappresentante del 
popolo palestinese, e che la Giordania garantirà per tutti gli arabi del 
West Bank e della Striscia di Gaza ed altri palestinesi che si voglia”.

La comunità internazionale, garantirà il ritorno dei rifugiati in 
Giordania. Per questo si prevede di dare una parte dei compensi dei 
su-bcontratti nella ricostruzione dell’Iraq alle compagnie giordane.

“Dopo che. Israele e la Giordania-Palestina dichiareranno la fine della 
disputa e stabiliranno una cooperativa relazione, ed insieme avvieranno per 
la normalizzazione tra Israele e gli Stati Arabi”.





REPORT 21

GLI IRACHENI INVANDO L’HOTEL DEI MEDIA CHIEDENDO LAVORO.

3 MAGGIO 2003

BAGHDAD, "Niente soldi, niente lavoro, niente elettricità. Che cosa volete 
fare qui?”. Un iracheno esasperato urla queste parole in faccia ai soldati 
americani dinanzi all’Hotel Palestine.

Circa duecento iracheni, hanno invaso il centro della città, innalzando i 
loro striscioni, fino a raggiungere l’Hotel Palestine.

"Le persone vogliono molte cose, soldi, lavoro, petrolio per le loro 
macchine e vogliono anche una guida a capo del governo, vogliono sapere 
cosa devono fare”, afferma Ghanem Yussef.

“Le persone in questo paese sono molto povere, non hanno niente e gli 
americani cosa stanno facendo? Chiede un uomo di 40 anni.

Ogni giorno, dozzine d’iracheni fanno la coda dinanzi all’Hotel Palestine 
per vedere se gli ufficiali americani, hanno bisogno di un operaio 
nell’applicazione del lavoro. Ora, scaricano tutta la loro frustrazione.

"Questo è caos. Loro ci promettono lavoro e soldi. Dov’è il Governo? Dove 
sono i leaders?” Grida un uomo dal mezzo della folla rivolto ai soldati.

Alcuni dei dimostranti, poi, si siedono sulle scale fuori dell’entrata 
dell’Hotel per continuare la loro protesta.

“Questo non è il luogo dove indirizzare le vostre faccende”, dice un 
soldato americano agli iracheni. “E dove allora?” chiede un uomo. “Io non 
lo so” ammette il soldato.

In una città dove il rumore occupa il posto delle informazioni reali e dove 
gli annunci ufficiali si ripetono contraddicendosi, qui I dimostranti 
vogliono risposte.

"Noi siamo venuti a chiedere quale lavoro è in programma. Ci pagheranno 20 
dollari. Perché queste bugie? Perché questo caos?” chiede Hamid Abbas. Why 
these lies? Why such chaos?" Hamid Abbas, un inserviente del ministero del 
Petrolio.

Alcune persone assoldano qualche lavoratore per circa 250 dinari (circa 10 
cent) dinanzi all’Hotel.

"Gli iracheni stanno vendendo queste nuova forma di lavorare, ma poi non 
conosci la piega che avrà. Qualche volta senti che uno, nei bassi fondi è 
stato fato fuori”, racconta disgustato.

Una vecchia signora mostra la sua carta della pensione: “Io non ho visto 
niente per due mesi. Perché? Perché?” chiede ai giornalisti.

Washington, continua a ripetere che prenderà adeguate misure per 
ricostruire il paese e restaurare l’ordine ed i servizi pubblici.

"Io non capisco cosa vogliono fare” confessa Ibrahim, un insegnante 
d’inglese che dice di stare aspettando in vano da circa due settimane una 
risposta alla sua richiesta di lavoro come traduttore.

“Il future è nero. Se non formano un governo al più presto, la situazione 
si deteriorerà in breve tempo” afferma Ibrahim puntando l’occhio sulla folla.

“ Io non capisco. Gli americani invadono l’Iraq in due settimane senza 
sapere poi cosa fare. Non capisci cosa è cambiato. Non si sa se si stava 
meglio con il governo iracheno o adesso con gli americani” dichiara uno 
studente.

"Bush promette di liberare l’Iraq e dopo non ci da niente. Saddam per lo 
meno ci dava I nostri salari” afferma un altro studente.

In un altro dipartimento, Ramiro Lopez da Silva, il capo di una missione 
dell’UN a Bagdad, ha dichiarato che esiste nella regione un disastro 
umanitario.

Molte persone sono senza cibo, senza acqua e vivono nella povertà assoluta.

Lopes da Silva, nel suo rapporto ha dichiarato che per lo meno I due terzi 
della popolazione irachena è senza cibo e che la malnutrizione è lampante.

Molte persone bevono acqua non potabile che provoca delle infezioni, 
specialmente nel sud, dove non vi è elettricità. Gli ospedali, nonostante 
l’occupazione americana, sono lo stesso senza equipaggiamenti e medicine.

Il presidente Bush, nonostante tutto ciò, insiste nel dichiarare che 
“l’Iraq può essere un esempio di pace, prosperità e libertà dell’intero 
Medio Oriente".

(fine.)










[Nota: Rosarita Catani e' una reporter indipendente che invia i suoi 
resoconti da Amman, Giordania, raccontando da un punto di osservazione 
privilegiato cosa accade in Iraq e in medio oriente. I suoi report - 
pubblicati regolarmente sul sito www.peacelink.it -  sono utilizzabili 
liberamente previa citazione della fonte e dell'autrice].