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Report da Amman #14
REPORT N. 14
25 APRILE 2003
I soldati americani fermano Quattro iracheni sospetti. Gli legano le mani
dietro la schiena prima di spingerli per terra sulla strada.
I soldati dicono con sdegno "Ali Baba. Haram" in lingua araba riferendosi
alla famosa storia d'Ali Baba ed i quaranta ladroni. La frase pero'
tradotta e' una grave offesa.
Uno degli iracheni, il suo nome e' Ziad, di vent'anni, parla con il
giornalista: "Io ed un mio amico eravamo nel parco per cercare suo fratello
piu' piccolo"
Non e' la prima volta che i soldati americani offendono gli iracheni.
Quando passano per le strade subito dicono: "Ali Baba, Ali Baba."
"Ziad mostra tutta la sua rabbia per l'umiliazione subita dai soldati
americani. "Un giorno li cerco e gli buttero' addosso una granata".
Il capo dell'ufficio degli affari pubblici americano, il Colonnello Rick
Thomas, dice: certamente a nessuno piace questo tipo d'incidenti, ma
dobbiamo finire le nostre operazioni"
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26 APRILE 2003
AMMAN - GIORDANIA - HOTEL OCEAN.
Incontro con la delegazione dell'Associazione di Volontariato e
Solidarieta' "AIUTIAMOLI A VIVERE" di ritorno da Bagdad.
L'Associazione "Aiutiamoli a Vivere" svolge la sua attivita' nel campo del
Volontariato e della Solidarieta', in particolare e' impegnata in azioni di
Pace tra i paesi in conflitto e a creare situazioni e condizioni di
confronto culturale intese come pietre miliari per la fondazione di basi
solide e durature della pace e della convivenza civile.
Facevano parte della delegazione, oltre al direttore dell'Associazione
Tusio De Iuliis, anche Don Vitaliano, il parroco di Sant'Angelo a Scala, un
piccolo paesino in provincia d'Avellino, uno dei preti piu' conosciuti in
Italia non solo per il suo impegno pacifista, ma anche per le sue battaglie
di ricostruzione nei paesi terremotati, per la solidarieta' e l'impegno
civile. Eduino Ugolini, poeta, che ha partecipato a moltissime iniziative
per la pace ed il Dott. Marino Andolina, pediatra, noto per il suo impegno
come medico in Bosnia.
L'incontro con i membri della delegazione e' stato breve ma intenso.
Tusio De Iuliis, ha il viso stanco. Racconta che durante la notte ha
sentito degli spari. "La sparatoria e' continuata per due o tre ore".
"Stamattina ci sono state delle forti esplosioni. Il nostro Albergo e'
tremato. Due o tre sono state molto forti. Altre esplosioni ci sono state
in periferia. Non si capiva bene da che parte venivano e cosa era successo.
Ci sono stati anche dei combattimenti". Tusio, continuera' la sua opera di
collaborazione con l'Iraq. Intanto, ha fatto pervenire in Iraq una
tonnellata di medicinali e materiale di sala operatoria.
Alla domanda: "Qual e' stata la tua impressione entrando in Iraq" Don
Vitaliano risponde:
"Sinceramente e' stata una grossa delusione. Con tutti i ragionamenti che
possiamo fare sulla guerra, molti di noi ponevano fiducia nella resistenza
irachena". Io, personalmente, speravo che questa guerra non si facesse,
pero', una volta fatta, mi auspicavo piu' resistenza, cosi' invece
significhera' che l'america comandera' il mondo.
In Iraq vedevo una popolazione che sta vivendo questa situazione in maniera
tranquilla. Le persone che salutano gli americani ci sono.
Gli americani sono molto tranquilli, non si aspettano nessuna reazione da
parte delle persone.
L'Iraq, in ogni modo e' un paese in ginocchio, non solo per l'embargo. Il
regime di Saddam si e' servito dell'embargo per imbrogliare la gente.
Durante il periodo dell'embargo ha fatto delle opere grandiose. Quindi i
soldi c'erano ........" "Siamo stati anche a Karbala. In citta' come
Garbala dal momento in cui e' gestita da religiosi vedi che c'e' una
situazione migliore rispetto a Bagdad. Una persona che viene da fuori, di
prima vista, preferirebbe vivere a Garbala piuttosto che a Bagdad. Tengono
la citta' pulita, mantengono la sicurezza dei cittadini e cosi'
via......solo che tutto questo desta preoccupazione. La preoccupazione, non
solo del mondo cattolico, e' rafforzata dal fatto che si possa instaurare
un regime religioso sulla scia di quell'iraniano. E questo e' molto
preoccupante. Saddam Hussein, anche se un dittatore, in ogni caso, e'
riuscito a mantenere uno Stato laico."
Per quanto concerne gli aiuti umanitari, Don Vitaliano, rileva tutto il suo
sdegno per quello che potrebbe diventare solo un grosso business, e come
gia' dichiarato in altre interviste dice: "Dobbiamo impegnarci, in modo da
non far finire questo lavoro in mano ai comandi militari. In Italia,
dobbiamo lavorare soprattutto su questo".
Il dott. Marino Andolina, pediatra, noto per il suo impegno soprattutto nei
paesi del Kossovo, dichiara:
"Abbiamo fatto visita agli Ospedali, che sono ancora in una situazione
disastrosa. Sono senza medicine, senza attrezzature. I medici iracheni,
nella tragedia, ridono del progetto italiano.
Gli italiani hanno progettato l'allestimento di un ospedale da campo a
Bagdad, dove lavoreranno medici italiani, magari il tendone lo faranno
proprio di fronte ad un ospedale la cui struttura e' molto solida e fa
invidia a moltissimi ospedali italiani.
In Iraq, non c'e' bisogno di questo. Bisogna attrezzare gli ospedali gia'
esistenti e far lavorare i medici iracheni che sono molto bravi.
I medici italiani non sono esperti in questo campo. Ci sono alcune malattie
orientali che non si conoscono in Italia, non sono neanche molto esperti in
ferite da arma da fuoco.
Un ospedale da campo, farebbe l'effetto di un baraccone da circo in questa
situazione. Inoltre, con la scusa dell'Ospedale da campo, verrebbero in
Iraq anche i Carabinieri. A mio avviso, questo significa, che se un
iracheno,spara ad un americano, il carabiniere italiano si sente in dovere
di rispondere al fuoco e quindi uccidere, con la scusa di difendere i
volontari.
Io, poi, non capisco perche' dell'Ospedale se ne deve occupare il Ministero
degli Esteri?
Noi, dobbiamo lavorare soprattutto su questo. Evitare che si attui il
progetto italiano.
Dobbiamo attrezzare le strutture ospedaliere gia' esistenti in Iraq, in
modo da poter permettere ai medici iracheni di continuare il loro lavoro."
Don Vitaliano, annuncia, che ha gia' provveduto ad inviare al Ministero
della Sanita' una lettera e dichiara (come si evince da un'articolo apparso
anche sul manifesto)
Non credo nel progetto faraonico d'allestimento di un ospedale da campo da
parte dell'Italia a Baghdad perche' i medici iracheni non chiedono questo e
nessuno si e' preoccupato di sentirli. Credo che dalle piccole cose, dai
progetti fattibili, dal volontariato possa realizzarsi un futuro di
speranza per l'Iraq. Occorre che il movimento dei movimenti agisca per
garantire una propria presenza in Iraq.
[Nota: Rosarita Catani e' una reporter indipendente che invia i suoi
resoconti da Amman, Giordania, raccontando da un punto di osservazione
privilegiato cosa accade in Iraq e in medio oriente. I suoi report -
pubblicati regolarmente sul sito www.peacelink.it - sono utilizzabili
liberamente previa citazione della fonte e dell'autrice].