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voci di pace
VATICAN CITY 18/3/2003 0:00
PENSIERO DEL GIORNO
"Io appartengo a quella generazione che ha vissuto la seconda Guerra
Mondiale ed è sopravvissuta. Ho il dovere di dire a tutti i giovani, a
quelli più giovani di me, che non hanno avuto questa esperienza: Mai più la
guerra!" . (Giovanni Paolo II)
IRAQ 18/3/2003 0:48
VOCI PER LA PACE
La voce quasi soffocata, il cuore gonfio e gli occhi rossi del ministro
britannico Robin Cook, primo dimissionario del gabinetto di Tony Blair,
sono sembrati i primi forti segnali del modo in cui il mondo sta già
reagendo, prima ancora che il presidente degli Stati Uniti George W. Bush
abbia parlato, alla sola ipotesi di un ultimatum all’Iraq. Un ultimatum
che, come dicono le notizie in arrivo dagli Usa, potrebbe essere di 72 ore,
ma anche di 48 soltanto e perfino di appena 24. Non è mai troppo presto e
non è mai neanche troppo tardi per far sentire qualsiasi voce, grande o
piccola che sia, contro la guerra. La MISNA comincia qui a proporvi le
prime: le troverete in ordine sparso lungo tutto il notiziario, proprio
mentre più roche si levano le voci della guerra. Davide contro Golia?
Probabilmente sì. Internet è la nostra fionda. (La redazione)
IRAQ 18/3/2003 1:38
VOCI PER LA PACE: ASIA, CARDINALE SIN
È una "guerra senza alcuna giustificazione morale" quella che potrebbero
sferrare da un momento all’altro gli Stati Uniti e la Gran Bretagna contro
l’Iraq. Lo ha detto l’arcivescovo di Manila, cardinale Jaime Sin,
attraverso un’esortazione pastorale diffusa in queste ore dall’arcidiocesi
della capitale ed intitolata "Per la formazione di una via cristiana alla
pace". Il porporato ha aggiunto che la guerra ‘preventiva’ a Baghdad,
condotta da Washington senza il sostegno delle Nazioni Unite, sarebbe un
conflitto moralmente ingiusto e ha poi indicato le tre ‘azioni di pace’ da
compiere nel periodo di Quaresima: preghiera, sacrifici e solidarietà con i
poveri. "Il nostro impegno sia essere costruttori di pace!", ha concluso
l’arcivescovo. Il portavoce dell’arcidiocesi di Manila, monsignor Socrates
Villegas, ha specificato che l’esortazione pastorale è parte dello sforzo
profuso in questi mesi dalla Chiesa locale per spiegare cos'è la guerra e
quando può essere giustificata. Per i fedeli è tempo di saperne di più sui
conflitti, in modo da essere preparati per reagire nel modo più giusto e
concreto.
IRAQ 18/3/2003 1:12
VOCI PER LA PACE: LA RETE CARITAS
“Chiediamo ai nostri fratelli e sorelle, in ogni parte del mondo, di unirsi
a noi in preghiera e fare il possibile per evitare la catastrofe
incombente, affinché una pace giusta possa prevalere in Iraq, in Palestina
e in tutto il mondo”. Da Gerusalemme sale una preghiera ecumenica per la
pace, che si affianca alla voce inascoltata del Papa e di milioni e milioni
di persone di ogni credo, religione, razza e età. La Caritas Gerusalemme
invia anche un delegato ad Amman, in Giordania, per mettere a punto un
piano di emergenza. La rete Caritas infatti continua a credere nella forza
della preghiera e moltiplica sforzi e appelli per evitare la guerra in
Iraq, ma, al tempo stesso, con un piano d’urgenza di 736.000 euro, cerca di
aiutare le Caritas locali ad operare efficacemente in caso di conflitto
armato. A partire dal ’92, le iniziative di Caritas Italiana a sostegno
dell’azione della Confrérie de la Charité - Caritas Iraq, un’organizzazione
con circa 80 operatori e una quindicina di centri sparsi in tutto il Paese,
hanno consentito di fornire aiuto alimentare a 10 mila famiglie e 20 mila
bambini, acqua potabile a 300 mila persone e assistenza medica a 6 mila
soggetti vulnerabili. A causa della crisi in atto Caritas Iraq ha
trasferito le sue strutture operative ad Amman e, grazie al sostegno della
rete internazionale Caritas, ha avviato interventi in vista dell’imminente
attacco, che rischia di causare decine di migliaia di morti, tra una
popolazione già provata dall'embargo, e dipendente per i due terzi dalle
distribuzioni di viveri. In particolare ha curato la formazione ‘ad hoc’ di
400 medici e volontari, ha attrezzato 87 chiese come rifugi e centri di
protezione per i civili, ha provveduto all’acquisto di beni di prima
necessità, attrezzature sanitarie e per la depurazione delle acque,
medicinali salvavita per 40 centri sanitari. Ognuno di questi centri -
inserito nel piano di protezione civile della Mezzaluna rossa irachena -
fungerà da punto di collegamento con gli ospedali locali. Va inoltre tenuto
conto che sarà imponente sarà il flusso di profughi che a centinaia di
migliaia si riverseranno sui Paesi limitrofi. Ecco perché la rete Caritas
li sta sostenendo nell’elaborazione di piani d’emergenza. La Siria già
ospita circa 40.000 rifugiati iracheni, e si sta preparando ad uno sforzo
ulteriore. Caritas Giordania ha già costituito una buona rete di volontari
pronti ad essere mobilitati in caso di bisogno. Secondo le previsioni, il
Libano non dovrebbe essere interessato da grossi flussi di rifugiati.
Tuttavia potrebbe drammaticamente crescere la tensione lungo il confine con
Israele, come cinque anni fa, con la conseguente fuga delle persone che
vivono nel sud del Libano verso il nord del paese. In Iran, dove si prevede
un flusso tra 258.000 e 900.000 rifugiati, si sta predisponendo un grande
piano d’emergenza che coinvolge la chiesa e le autorità locali, le
organizzazioni locali ed internazionali. In Turchia la Caritas, con la
Mezza Luna Rossa, sta predisponendo interventi d’urgenza, in accordo con le
autorità locali, per operare nei campi profughi in allestimento al confine
con l’Iraq.
IRAQ 18/3/2003 2:38
VOCI PER LA PACE: DIRETTORE MISNA
In queste drammatiche ore, ogni retta coscienza – poco importa se musulmana
o cristiana - sta pregando perché la decisione di attaccare l'Iraq venga
accantonata dal governo di Washington. Il tempo, dobbiamo ammetterlo, è
tiranno e appare scandito da un cinico conto alla rovescia che solo un
miracolo potrebbe arrestare. La macchina bellica, messa a punto dal
presidente George W. Bush, è pronta per la mattanza con l’avallo degli
alleati: i primi ministri britannico Tony Blair e spagnolo José Maria Aznar
i quali domenica alle Azzorre hanno decretato una guerra a tutti i costi,
nonostante nel Consiglio di sicurezza dell'Onu prevalga la convinzione che
il disarmo dell'Iraq possa essere ottenuto con mezzi pacifici. Ormai siamo
di fronte ad una ‘Super Potenza’ affetta dalla sindrome dell’onnipotenza,
malgrado la Carta dell'Onu e il diritto internazionale non avallino un
attacco unilaterale contro un Paese sovrano e a un popolo già tanto
martoriato da un feroce e decennale embargo. Vengono alla mente le parole
‘forti’ proferite dal Santo Padre a braccio durante la tradizionale
preghiera domenicale dell’Angelus: " Io appartengo a quella generazione che
ha vissuto la seconda Guerra Mondiale ed è sopravvissuta. Ho il dovere di
dire a tutti i giovani, a quelli più giovani di me, che non hanno avuto
questa esperienza: ‘Mai più la guerra!’, come disse Paolo VI nella sua
prima visita alle Nazioni Unite. Dobbiamo fare tutto il possibile! Sappiamo
bene che non è possibile la pace ad ogni costo. Ma sappiamo tutti quanto è
grande questa responsabilità. E quindi preghiera e penitenza!". I cronisti
della Casa Bianca descrivono il presidente Bush come un uomo molto
religioso al punto da pregare a testa basta e occhi chiusi prima di ogni
riunione con i suoi strettissimi collaboratori. Non sappiamo a quale
divinità s’appelli, visti i risultati della sua politica internazionale.
Certamente, stando sempre alla Scrittura, un dio che benedice le ‘guerre
preventive’ non ha nulla a che vedere col Nazareno di cui parlano
copiosamente i Vangeli. Se Bush fosse davvero ‘cristiano’ avrebbe compreso
che la pace autentica e duratura, come ha detto il Papa "non è solo il
frutto di pur necessari accordi politici e intese fra individui e popoli,
ma è dono di Dio a quanti si sottomettono a Lui e accettano con umiltà e
gratitudine la luce del suo Amore". Per carità, Saddam Hussein è un
criminale, ma per le sue malefatte non può pagare gente innocente,
soprattutto donne, vecchi e bambini. Nel frattempo, i servizi
d'informazione occidentali avvertono che la guerra potrebbe moltiplicare le
azioni terroristiche, fomentando le occasioni di reclutamento nei circoli
estremistici del mondo islamico. A questo punto non resta che levare al
Cielo una lamentazione, nella consapevolezza che il presidente degli Stati
Uniti d’America sta andando contro tutti, mettendo a repentaglio la pace
mondiale. Una responsabilità della quale dovrà rispondere un giorno di
fronte al 'Vero Dio', in compagnia del suo nemico giurato di Baghdad. (di
Giulio Albanese)
IRAQ 18/3/2003 1:29
VOCI PER LA PACE: I FRANCESCANI
“Alle 24 guerre già in corso se ne sta aggiungendo un'altra ancora più
sconvolgente per l'intera umanità”, scrive il ministro generale dei
francescani, frati minori (Ofm) padre Giacomo Bini. “Tanta gente di buona
volontà, di ogni estrazione e religione, vuole dissociarsi dai propositi di
morte che offendono Dio e l'uomo – prosegue il religioso -. Dicono basta
alla guerra, basta alla violenza, basta alla sopraffazione ingiusta e ad
ogni forma di terrorismo, basta al desiderio sfrenato di potere, basta alle
ingiustizie sociali e agli squilibri sociali che stanno all'origine di ogni
discordia e divisione. Noi francescani non possiamo restare in silenzio, ai
margini di questo movimento per la vita. San Francesco ci chiede di essere
operatori di pace là dove viviamo. (…) Non possiamo abbandonarci ad una
sterile rassegnazione: l'esempio ammirevole del Santo Padre, Giovanni Paolo
II, deve spronarci ad usare tutti i mezzi possibili per costruire pace e
riconciliazione. Fratelli e sorelle, come francescani siamo chiamati a
ridiventare profeti di pace, uomini e donne che sanno intravedere e
percorrere insieme alle altre persone sentieri di pace; che sanno porre
gesti fraterni di riconciliazione e comunione; coraggiosi testimoni di
amore, perché il Dio della pace non ci ha abbandonato, e ogni seme di
fraternità gettato nel campo del mondo porterà senza dubbio i suoi frutti.
Profeti di pace che, con sapienza evangelica, sanno vivere e annunciare la
speranza cristiana che si fonda sulla fedeltà di Dio nei confronti
dell'uomo, nonostante i tempi critici e difficili che stiamo vivendo.
Dobbiamo tenere gli occhi fissi sulla misericordia del Padre, della quale
siamo tutti debitori. Come profeti, e come francescani, siamo chiamati a
vivere e proclamare con semplicità evangelica questa misericordia del Padre
nei confronti di tutti, “malvagi e buoni, giusti e ingiusti” (cfr. Mt
5,45). Solo così potremo evitare ogni forma di fondamentalismo, di
terrorismo, di minaccia o di vendetta, che si nutrono sempre di una visione
parziale e riduttiva della vita, con il rischio di diffondere attorno a noi
terrore, guerra e morte. La Vergine della pace interceda per noi. Dio
nostro Padre, Tu vedi questa nostra terra insanguinata da tante guerre e
provata da tante sofferenze; una volta ancora, più che nel passato, le
vittime dell'odio sono civili innocenti, donne e bambini. Ti presentiamo
questo dolore come sacrificio che uniamo a quello del Tuo Figlio sulla
Croce per la redenzione di questo mondo. Signore, ti chiediamo il dono
della pace: fa' di tutti noi strumenti della tua pace!”.
IRAQ 18/3/2003 2:31
VOCI PER LA PACE: NO ALLE MENZOGNE DI GUERRA
‘Mediawatch’, un osservatorio contro le ‘menzogne di guerra’ concepito e
realizzato da esponenti della società civile, ha cominciato ad operare in
Internet. È in pratica una ‘commissione di vigilanza popolare’, che
documenterà i casi in cui l'informazione bellica si trasforma in
propaganda. L'iniziativa parte da un gruppo di siti e riviste di
informazione indipendente: Altreconomia, Azione Nonviolenta, Buone Nuove,
Guerre & Pace, Information Guerrilla, Informazione senza frontiere,
PeaceLink, Terre di Mezzo, Unimondo, Vita, Volontari per lo sviluppo.
All'indirizzo http://www.peacelink.it/mediawatch parte la raccolta delle
‘bufale’ e delle faziosità.
IRAQ 18/3/2003 2:16
VOCI PER LA PACE: OSSERVATORE ROMANO
“È un amaro, difficile conto alla rovescia quello che ogni retta coscienza
sta effettuando in queste ore, oscillando tra un'ostinata speranza di pace
e il timore che la guerra s'imponga comunque”. Lo scrive nell’edizione
odierna l’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede. “La decisione
del Governo statunitense di attaccare l'Iraq (…), sembra infatti
ineluttabile – prosegue l’articolo - nonostante la contrarietà
dell'opinione pubblica di ogni Paese - compresi quelli i cui leader si sono
riuniti alle Azzorre -, nonostante che nel Consiglio di sicurezza dell'Onu
prevalga la convinzione che il disarmo dell'Iraq possa essere ottenuto con
mezzi pacifici, nonostante che niente nella Carta dell'Onu e nel diritto
internazionale avalli un attacco unilaterale ad un Paese sovrano e a un
popolo già tanto martoriato”. Da parte sua, “il Governo iracheno minaccia
anzi di allargare il conflitto a tutto il mondo e sostiene che migliaia di
‘martiri’ sono pronti a immolarsi contro l'invasore e i suoi alleati”,
ricorda ancora il notista vaticano, concludendo che “del resto, gli stessi
servizi d'informazione occidentali, oltre all'elementare buon senso,
avvertono che la guerra moltiplicherebbe le azioni terroristiche e che sia
Al Qaeda sia altri gruppi avrebbero più occasioni di reclutamento”.
IRAQ 18/3/2003 0:56
VOCI PER LA PACE: PARLINO LE BANDIERE
“Le bandiere restino ai balconi in caso di guerra!”. Lo ha chiesto nelle
ultime ore la Campagna ‘Pace da tutti i balconi!’, quando sembra già
iniziato il drammatico conto alla rovescia per il via all’attacco
unilaterale contro l’Iraq. “Il nostro impegno per scongiurare la guerra
continua regolarmente – spiega in una nota il coordinamento della Campagna
– e siamo costantemente sollecitati dall’estero a inviare piccoli e grandi
quantitativi di bandiere, soprattutto da Germania, Svizzera, Austria, Gran
Bretagna, Olanda, Spagna, Stati Uniti, Francia, Australia e Canada. Quello
di esporre la bandiera della pace è un gesto che evidentemente anche fuori
dall’Italia è visto come un segnale forte del ‘no’ alla guerra da parte
della gente comune”. “Il palazzo del Parlamento europeo di Strasburgo è
pieno di bandiere della pace, pendono dalle finestre di parlamentari, messe
da molti assistenti”, ha ricordato l’europarlamentare Luisa Morgantini. Gli
organizzatori della Campagna ‘Pace da tutti i balconi!’ segnalano anche che
un ‘no’ alla guerra arriva dalla città vittima degli attentanti dell’11
settembre. “Il Consiglio Municipale di New York, la città vittima degli
attentati dell'11 settembre 2001 – riportano - ha votato mercoledì una
risoluzione contro un'eventuale guerra. La votazione sulla risoluzione,
terminata con 31 voti a favore e 17 contrari, è arrivata dopo mesi di
dibattiti. New York non è comunque la prima città americana che si oppone
apertamente ad un'azione militare in Iraq. Dal settembre 2002 risoluzioni
in questa direzione sono state approvate a Los Angeles, Chicago, Portland e
Milwaukee”.
IRAQ 18/3/2003 1:56
VOCI PER LA PACE: AMERICA LATINA
Voci contrarie alla guerra continuano a giungere in queste ore da diverse
personalità politiche e diplomatiche latinoamericane. Javier Pérez de
Cuéllar, già segretario generale delle Nazioni Unite, oggi ambasciatore di
Lima a Parigi, ritiene che il conflitto contro l’Iraq è “privo di
legalità”. “C’è da sperare – aggiunge Pérez de Cuellar – che questa guerra
sia più breve possibile, arrechi il minor danno minore alla popolazione
irachena e non abbia conseguenze gravi per la comunità internazionale”.
Ricardo Lagos, presidente del Cile – membro non permanente del Consiglio di
sicurezza – riconosce “con dolore” che esistono ormai scarse possibilità di
evitare il conflitto, ma ribadisce che il suo governo lotterà “fino
all’ultimo momento” per trovare una soluzione pacifica alla crisi. La
candidata alle presidenziali argentine per ‘Alternativa per una Repubblica
di eguali’ (Ari) Elisa Carrió scuote l’opinione pubblica nazionale
affermando che “l’Argentina non può restare neutrale” ed esorta la
popolazione a “resistere pacificamente all’imperialismo”. “Di fronte a
quello che sta accadendo nel mondo non c’è altra scelta: o ci allineiamo
con George W. Bush e andiamo in guerra come vuole (l’ex presidente
argentino, n.d.r.) Carlos Menem, o ci uniamo alla voce per la pace che
viene dall’America Latina”.
IRAQ 17/3/2003 17:33
COMUNICATO DELLA PRESIDENZA DELLA CEI
Facendo eco alle parole del Santo Padre, la Presidenza della Conferenza
Episcopale Italiana (Cei), in questa ora grave, chiede ai Responsabili
politici dell’Iraq di collaborare in maniera piena e immediata con la
comunità internazionale, al fine di eliminare ogni motivo di intervento
armato. Chiede parimenti a tutti i Paesi membri delle Nazioni Unite di non
ricorrere all’uso della forza finché non sia esaurita ogni possibilità di
soluzione pacifica, secondo i principi della stessa Carta dell’Onu. Chiede
inoltre al Governo italiano un rinnovato impegno in questa direzione.
Domanda in particolare ai credenti, consapevoli che la pace è anzitutto
dono di Dio, di insistere nella preghiera e nella penitenza per implorare
questo dono, di inestimabile valore per il presente e per il futuro della
famiglia umana.