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La nonviolenza e' in cammino. 522
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Numero 522 del primo marzo 2003
Sommario di questo numero:
1. Raffaella Premier: un appello per Tayseer Khaled
2. Ileana Montini: nonviolenza contro censura
3. Lidia Menapace: storia e coscienza
4. Giancarla Codrignani: un'osservazione, anzi due
5. Enrico Peyretti, parole forti e false
6. Un'esercitazione sulle "cinque cose da fare contro la guerra"
7. Maria G. Di Rienzo, suggerimenti per dialogare con tranquillita'
8. Tiziana Valpiana, un'interrogazione al minsitro dell'interno
9. Mel Duncan, azioni urgenti per la pace
10. Un digiuno gandhiano per il disarmo a New York
11. Assemblea nazionale dei Berretti Bianchi
12. Aperto il sito dell'Osservatorio permanente sulle armi leggere
13. Riviste: "Limes", La strana guerra
14. Riviste: "I quaderni di micromega", No alla guerra di Bush!
15. Letture: Milan Rai, Iraq. Dieci ragioni contro la guerra
16. Ristampe: Cesare Cases, Confessioni di un ottuagenario
17. Riletture: Daniel Bovet, Manlio Dinucci, Tempesta del deserto
18. Riletture: Manlio Dinucci, Hyperwar
19. Riletture: Rodolfo Ragionieri, Il Golfo delle guerre
20. La "Carta" del Movimento Nonviolento
21. Per saperne di piu'
1. APPELLI. RAFFAELLA PREMIER: UN APPELLO PER TAYSEER KHALED
[Dai familiari di Tayseer Khaled (per contatti: tel. 0471913789, 3383863790,
3890716297, e-mail fabianodeh@libero.it) riceviamo e diffondiamo, invitando
i nostri interlocutori ad esprimere solidarieta']
Io, Premier Raffaella, insieme ai miei figli Nadia, Murad e Fabian Odeh e a
tutta la mia famiglia, chiedo al Presidente della Repubblica, al Presidente
del governo italiano, ai Presidenti della Camera e del Senato, di
intervenire per la liberazione di Tayseer Khaled (Odeh) arrestato a
Nablus-Palestina il 16 febbraio 2003 da unita' speciali dell'esercito
Israeliano.
Sono una cittadina italiana, vivo a Bolzano, dove lavoro, sono infermiera
professionale, e una parte della mia vita l'ho vissuta insieme a Tayseer
Khaled (Odeh), membro del Comitato Esecutivo dell'Olp con mansioni
esclusivamente politiche. Con lui ho vissuto la tragedia dei palestinesi nei
campi profughi in Libano, Giordania e Siria.
Nadia Fabian e Murad sono i nostri figli, sono cittadini italiani e studenti
universitari qui in Italia.
Testimonio che quest'uomo e' una persona disponibile al dialogo, aperta a
tutte le forze politiche e sempre contraria a metodi terroristici che
danneggiano la causa palestinese.
Il suo sogno e' sempre stato uno stato palestinese democratico dove tutti,
indipendentemente dalle loro convinzioni religiose, possano vivere insieme
con gli stessi diritti.
C'e' da chiedersi come mai siano arrestate proprio le persone piu' aperte al
dialogo, forse per impedire in ogni modo la soluzione del conflitto
israelo-palestinese.
Il padre dei miei figli e' stato arrestato da unita' speciali israeliane il
16 febbraio 2003 alle ore 14 e solo il 23 febbraio 2003 ha potuto parlare
con il suo avvocato Raed Mahamid, palestinese di nazionalita' israeliana.
Da lui abbiamo saputo ieri, 25 febbraio 2003, che al momento del suo arresto
e' stato colpito, volutamente, violentemente e brutalmente alla colonna
vertebrale con il calcio di un fucile da un soldato israeliano.
Tayseer si trova sotto interrogatorio in un carcere, a Betehtekva vicino a
Tel Aviv, ammanettato ventiquattro ore su ventiquattro. Sappiamo che e'
stato appeso per ore con le mani legate, rinchiuso in una cella molto umida,
fredda e buia di due metri per tre metri insieme con un altro detenuto,
senza luce e senza aria per costringerlo a confessare colpe non commesse.
Esprimo insieme ai miei figli e alla mia famiglia paura e preoccupazione per
la sorte di Tayseer Khaled (Odeh), aggravata dal suo stato di salute.
Infatti, ha compiuto in gennaio 62 anni e soffre di due ulcere duodenali, di
una sindrome autoimmune per la quale e' soggetto a piccole lesioni continue
molto dolorose alle mucose e alla pelle, inoltre ha dei problemi alle
articolazioni e necessita quotidianamente di farmaci di cui ora non puo'
disporre.
Non c'e' nessun capo d'accusa e la genericita' delle sue imputazioni e le
condizioni della sua prigionia sono un'aperta violazione sia degli accordi
di Oslo (secondo i quali ha diritto all'immunita' diplomatica), sia delle
Convenzioni di Ginevra secondo le quali non si puo' arrestare e imprigionare
persone trasferendole nello stato occupante come appunto nel caso di Tayseer
Khaled, sia dei diritti morali e civili di ogni persona.
Poiche' Tayseer Khaled (Odeh) e' padre di tre cittadini Italiani chiediamo
che il Ministro degli Esteri per conto del governo Italiano e tutte le forze
politiche si interessino al caso e intervengano per garantire la sua
incolumita' fisica e morale nonche' la sua immediata scarcerazione.
Grati delle vostra attenzione porgiamo distinti saluti.
Raffaella Premier, con i figli Fabian Murad e Nadia Odeh e le famiglie dei
miei parenti.
Per contattarci: Raffaella Premier, via Bari 32/b/3, 39100 Bolzano, tel.
0471913789, 3383863790, 3890716297, e-mail fabianodeh@libero.it
2. EDITORIALE. ILEANA MONTINI: NONVIOLENZA CONTRO CENSURA
[Ringraziamo Ileana Montini (per contatti: ileana.montini@tin.it) per questo
intervento. Ileana Montini, prestigiosa intellettuale femminista, gia'
insegnante, e' psicologa e psicoterapeuta. Nata nel 1940 a Pola da genitori
romagnoli, studi a Ravenna e all'Universita' di Urbino, presso la prima
scuola di giornalismo in Italia e poi sociologia; giornalista per
"L'Avvenire d'Italia" diretto da Raniero La Valle; di forte impegno
politico, morale, intellettuale; ha collaborato a, e fatto parte di, varie
redazioni di periodici: della rivista di ricerca e studio del Movimento
Femminile DC, insieme a Tina Anselmi, a Lidia Menapace, a Rosa Russo
Jervolino, a Paola Gaiotti; di "Per la lotta" del Circolo "Jacques Maritain"
di Rimini; della "Nuova Ecologia"; della redazione della rivista "Jesus
Charitas" della "famiglia dei piccoli fratelli e delle piccole sorelle"
insieme a fratel Carlo Carretto; del quotidiano "Il manifesto"; ha
collaborato anche, tra l'altro, con la rivista "Testimonianze" diretta da
padre Ernesto Balducci, a riviste femministe come "Reti", "Lapis", e alla
rivista di pedagogia "Ecole"; attualmente collabora al "Paese delle donne".
Ha partecipato al dissenso cattolico nelle Comunita' di Base; e preso parte
ad alcune delle piu' nitide esperienze di impegno non solo genericamente
politico ma gramscianamente intellettuale e morale della sinistra critica in
Italia. Il suo primo libro e' stato La bambola rotta. Famiglia, chiesa,
scuola nella formazione delle identita' maschile e femminile (Bertani,
Verona 1975), cui ha fatto seguito Parlare con Dacia Maraini (Bertani,
Verona). Nel 1978 e' uscito, presso Ottaviano, Comunione e liberazione nella
cultura della disperazione. Nel 1992, edito dal Cite lombardo, e' uscito un
libro che racconta un'esperienza per la prevenzione dei drop-out di cui ha
redatto il progetto e curato la supervisione delle operatrici: titolo: "...
ho qualche cosa anch'io di bello: affezionatrice di ogni cosa". Recentemente
ha scritto la prefazione del libro di Nicoletta Crocella, Attraverso il
silenzio (Stelle cadenti, Bassano (Vt) 2002) che racconta l'esperienza del
Laboratorio psicopedagogico delle differenze di Brescia, luogo di formazione
psicopedagogica delle insegnanti e delle donne che operano nelle relazioni
d'aiuto, laboratorio nato a Brescia da un progetto di Ileana Montini e con
alcune donne alla fine degli anni ottanta, preceduto dalla fondazione,
insieme ad altre donne, della "Universita' delle donne Simone de Beauvoir".
Su Ileana Montini, la sua opera, la sua pratica, la sua riflessione, hanno
scritto pagine intense e illuminanti, anche di calda amicizia, Lidia
Menapace e Rossana Rossanda]
Leggo l'editoriale di Mao Valpiana "Azioni nonviolente con un se' e con un
ma" sul notiziario di ieri, e mi vengono pensieri un po' complicati che
vorrei esporre.
Alcuni giorni fa "La Repubblica" ha pubblicato un articolo che informava
sulle censura praticata nei notiziari della Rai. L'articolista avvertiva che
e' in corso di preparazione un libro bianco dei giornalisti radiotelevisivi
pieno zeppo di esempi di come procede questa censura.
Per esempio c'e' l'ordine categorico di evitare di usare la parola
pacifisti, meglio limitarsi a nominarli come disobbedienti. Si sa, in un
paese cattolico la parola disobbediente fa un certo effetto negativo. Tanto
che per fare disobbedienza legittimata si tira sempre in ballo il libro di
un prete, don Milani.
Bisogna evitare di riprendere le abitazioni dove, via via sempre piu' in
aumento al nord, vengono esposte le bandiere della pace.
Non ultimo il racconto di come sia stata smantellata all'ultimo momento la
troupe che doveva seguire in diretta la grande manifestazione del 15
febbraio a Roma.
E' questa della censura, una forma di violenza perche' riduce, taglia,
manipola in una parola la realta'.
Sara' bene, allora, prima di stracciarsi le vesti, nominarla la parola
censura nella sua interezza, in quanto strumento che tutti coloro che hanno
un qualche potere sanno e vogliono usare.
Se ora la manipolazione della realta' ci raggiunge a scandalizza e' perche'
la nostra sensibilita' e' opposta.
Ma certamente censura ci sara' stata anche sotto il governo del
centrosinistra. La censura viene applicata anche nei giornali di sinistra,
per esempio. Compresa l'estrema sinistra.
Credo che un agire nonviolento dovrebbe sempre tenere presente la
complessita', evitando le semplificazioni manichee.
A questo punto vorrei riprendere, appunto, l'editoriale di Mao Valpiana:
"Chiarisco subito che dal punto di vista nonviolento le azioni di blocco dei
treni o di altri mezzi che trasportano armi o strumenti militari, sono
legittime purche' realizzate con metodi rigorosamente nonviolenti (cioe'
escludendo in modo assoluto qualsiasi gesto di violenza e offese rivolte ad
altre persone); la disobbedienza civile nonviolenta, che viola la legge alla
luce del sole e ne accetta serenamente le conseguenze, e' una tecnica
nonviolenta che ci e' stata insegnata da Gandhi, il quale l'ha applicata su
larga scala".
Le azioni di blocco dei tremi o di altri mezzi che trasportano armi sono,
dunque, legittime se si escludono anche i gesti di violenza e offesa ad
altre persone.
A questo punto ritorno alla censura radiotelevisiva.
La censura si esercita anche quando si riprendono e intervistano certi
personaggi al posti di altri.
Mi e' toccato di vedere in tv intervistati certi leader uomini presenti alle
manifestazioni contro il transito delle armi, che hanno una tale gestualita'
autoritaria e violenta e che si esprimono nel tipico gergo che ben
conosciamo dei politici di professione.
Sono dei capi e dei capetti come tutti gli altri, da destra a sinistra,
perche' come tutti gli altri prima di loro non sanno fare spazio anche alle
donne, che forse un'altra gestualita' potrebbero assumere.
Non si chiedono, e' evidente, se non e' il caso di spingere avanti una
portavoce donna, tanto per dare l'idea che l'universo e' fatto degli uni e
degli altri e che questo e' un buon inizio di nonviolenza.
L'immagine che comunicano agli addetti ai lavori (gli psicologi) e' che sono
personalita' narcisistiche e in quanto tali, portate a eliminare volentieri
chi si contrappone sulla loro strada. Anche su questo e su altro ai potrebbe
aprire una riflessione a tutto tondo.
3. EDITORIALE. LIDIA MENAPACE: STORIA E COSCIENZA
[Ringraziamo Lidia Menapace (per contatti: llidiamenapace@virgilio.it) per
questo intervento. Lidia Menapace e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla
Resistenza, e' poi impegnata nel movimento cattolico, pubblica
amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e' tra
le voci piu' alte e significative della cultura delle donne, dei movimenti
della societa' civile, della nonviolenza in cammino. La maggior parte degli
scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa in quotidiani e
riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. (a
cura di), Per un movimento politico di liberazione della donna, Bertani,
Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia
politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in
collaborazione con Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra
indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo
accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna,
Milano 2001]
Qualcuno (magari la zia suora) avvisi Berlusconi che il motto latino da lui
spesso citato: "si vis pacen para bellum", se vuoi la pace prepara la
guerra, fu mutato un po' di anni fa in "si vis pacem para pacem", se vuoi la
pace prepara la pace, da un famoso discorso di papa Paolo VI all'assemblea
delle Nazioni Unite.
A Casini e Follini che ostentano spesso, come Buttiglione, il loro
cattolicesimo, e su questa base dichiarano che azioni dirette nonviolente
come blocchi stradali o ferroviari sono violenza e illegalita' e contro la
pace, che Gesu' Cristo violo' spesso leggi solennissime vigenti al suo
tempo: guari' di sabato; parlo' con una donna "nemica", frequento' donne di
malaffare e beoni; addirittura caccio' a frustate dal tempio coloro che vi
facevano mercato.
A Boselli conviene ricordare che se il movimento operaio non avesse fatto
lotte anche illegali per conquistare i diritti di associazione e di
cittadinanza, il sindacato non sarebbe mai nato.
Dal cristianesimo in poi esiste una nozione che si chiama primato della
coscienza: si studia persino a catechismo e dal messaggio cristiano e'
passata anche tra i laici. La coscienza e' l'ultimo giudice dell'azione.
Per i cristiani e' la coscienza retta e informata: ma non so che cosa ancora
vogliono i credenti dal papa a proposito dell'illuminazione delle coscienze.
L'azione diretta nonviolenta contiene scioperi, manifestazioni,
occupazioni,ecc.: anni fa il vescovo di Ivrea, mons. Bettazzi, che poi e'
stato anche per molti anni presidente internazionale di Pax Christi, blocco'
insieme agli operai dell'Olivetti l'autostrada per Torino.
Adesso che ministri cominciano a dire che gli scioperi sono inutili,
l'art.18 non si estende, anzi, le pensioni e' meglio che siano sostituite da
assicurazioni ecc. ecc. e' ora e tempo che si affermi su tutta la linea la
liceita' morale, anzi la doverosita' etica di lottare contro decisioni
"legali" ma ingiuste.
I ferrovieri che rifiutano di trasportare ordigni di morte, i portuali che
non li caricheranno sulle navi operano per quella giustizia, ottenuta con
mezzi pacifici, che e' necessaria per costruire la pace.
4. EDITORIALE. GIANCARLA CODRIGNANI: UN'OSSERVAZIONE, ANZI DUE
[Ringraziamo Giancarla Codrignani (per contatti: giancodri@libero.it) per
questo intervento. Giancarla Codrignani, presidente della Loc (Lega degli
obiettori di coscienza al servizio militare), gia' parlamentare, saggista,
impegnata nei movimenti di liberazione, di solidarieta' e per la pace, e'
tra le figure piu' rappresentative della cultura e dell'impegno per la pace
e la nonviolenza. Tra le opere di Giancarla Codrignani: L'odissea intorno ai
telai, Thema, Bologna 1989; Amerindiana, Terra Nuova, Roma 1992; Ecuba e le
altre, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994]
1) Sono ben lieta dell'impegno di tanti, singoli e gruppi, sulla
nonviolenza.
Mi sembra giusto cercare tutti i modi pedagogici per sollecitare non solo la
sensibilita', ma anche le capacita' di agire in conformita' a quanto
pensiamo.
Tuttavia vorrei chiedere a qualcuno bravo in nuovi mezzi di comunicazione,
di studiare qualche programma che utilizzi meglio le e-mail e internet.
Conosco il manuale di Walker, ma dal 1982 i cambiamenti sono stati tanti e i
ciclostili sono sostituiti quanto meno dalle fotocopiatrici.
Molto della diffusione dei materiali, delle lettere pubbliche o delle
invasioni di e-mail istituzionali viene fatto on-line. Io non sono la piu'
adatta per scarsa capacita', ma credo che bisogna almeno seguire le tecniche
che ci giovano.
2) Sono anche contenta delle iniziative di denuncia e dei contributi
giuridici: ho salutato con interesse (e amicizia antica) il contributo di
Canestrini; sarebbe bene che altri specialisti dessero il loro contributo (e
anche che qualcuno prevedesse il sostegno a eventuali processi).
5. EDITORIALE. ENRICO PEYRETTI: PAROLE FORTI E FALSE
[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: peyretti@tiscalinet.it) per
questo intervento. Enrico Peyretti e' uno dei principali collaboratori di
questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno
di pace e di nonviolenza. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non
uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il
Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la
guerra, Beppe Grande, Torino 1999. E' diffusa attraverso la rete telematica
(ed abbiamo recentemente ripresentato in questo notiziario) la sua
fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica
delle lotte nonarmate e nonviolente]
Possibile che il piccolo debba correggere il grande? E' possibile, ed anche
necessario, sebbene resti da chiarire in base a quale metro uno e' ritenuto
piccolo ed uno grande. Certo, uno ha l'altoparlante e l'altro no.
Ecco, questa e' la differenza: non tra la verita' delle ragioni dell'uno e
dell'altro, ma sulla potenza di emissione della loro voce. Dunque, una
differenza secondarissima, per chi ha orecchi per intendere.
Andiamo dunque a vedere la verita' delle ragioni.
*
Il capo di uno stato le cui sorti ci stanno a cuore e ci coinvolgono dice:
"La pace va difesa anche con le armi".
Egli dovrebbe sapere, come ogni piccolo sa bene, che le armi possono al
massimo, e non sempre, ottenere vittoria militare, a prezzo di uccisioni
ingiuste in entrambi i campi. C'e' qualcosa al mondo che valga questo
prezzo? Ci sono certamente valori che valgono il prezzo del mio sangue, ma
nessuna cosa vale il prezzo del sangue altrui, assolutamente intoccabile.
E nessuna causa, benche' giusta, permette a qualcuno di comandare ad altri
di ammazzare e di farsi ammazzare.
E poi, ottenuta - se riescono a fare piu' violenza dell'avversario - la
vittoria, che cosa hanno ottenuto le armi? Ogni vittoria delle armi divide,
percio' non e' pace. Ogni vittoria delle armi chiama e genera rivincita,
vendetta, percio' non e' pace, non e' serena e sicura convivenza.
Quelle parole cosi' importanti sono false.
*
Come puo' una persona in alta posizione, scelta ad esercitare grandi
responsabilita', non capire cio' che un piccolo capisce bene? Come puo' dire
parole tanto vuote di verita' e piene di inganno?
Il capo del governo di un paese le cui sorti ci stanno a cuore e ci
coinvolgono dice: "Se l'imperatore deve far guerra da solo, senza l'avallo
dell'organizzazione di tutti i popoli, questa organizzazione e' finita, e'
dissolta".
Dunque, se il prepotente viola le regole che impegnano tutti, queste regole
non esistono piu'. Cosi' ragiona quel capo di governo, che a tutto pensa -
specialmente a farsi vassallo del prepotente - meno che alla verita' delle
parole, e, di conseguenza, alla giustizia delle decisioni che prende. A
quest'uomo troppi, ingannati dal gioco delle tre carte, che e' la sua
abilita' precipua, hanno affidato il compito di guidare secondo giustizia un
paese a noi tutti caro.
Come puo' un imbroglione, nelle parole e nelle azioni, essere lasciato un
giorno di piu' a decidere le cose di tutti, la res-publica?
Puo', perche' i soci che lo sostengono, se non ritrovano presto la coscienza
umana e civile, sono suoi complici nell'imbrogliare il paese.
*
Ogni riferimento alla realta' e' voluto, e riguarda precisamente
dichiarazioni politiche ripetute piu' volte dai media, come fanno con la
pubblicita' - ma anche come bisogna ben fare coi segnali d'allarme - nei
giorni 27 e 28 febbraio 2003.
6. FORMAZIONE. UN'ESERCITAZIONE SULLE "CINQUE COSE DA FARE CONTRO LA GUERRA"
Di seguito descriviamo, e riportiamo gli esiti, di un'esercitazione condotta
nell'ambito di attivita' di accostamento alla nonviolenza e di educazione
alla pace.
Lo schema di base, che abbiamo modificato e adattato in alcuni punti, e'
quello tipico di una nota esercitazione al metodo del consenso ed alla
sperimentazione di forme di discussione maggiormente partecipative e
creative rispetto a quelle assembleari classiche.
a) Si propone a tutti i partecipanti all'incontro (ciascuno munito di carta
e penna) di scrivere ciascuno, nel modo semplice e sintetico, "le cinque
cose da fare contro la guerra";
b) dopo che tutti hanno scritto cinque idee nella forma piu' succinta e piu'
chiara possibile, si invitano i partecipanti a riunirsi in coppie, e ad ogni
coppia si chiede di ricavare da quanto hanno scritto cinque sole proposte su
cui ambedue i componenti raggiungano il consenso (possono essere recuperate
proposte gia' scritte, oppure se ne possono elaborare di nuove che
sviluppino o sintetizzino quanto gia' scritto, e in ogni caso le cinque
proposte risultanti dovranno aver soddisfatto le obiezioni di entrambi i
componenti della coppia, poiche' le cinque proposte conclusive devono avere
il pieno consenso di entrambi);
c) conclusa questa fase si invita ogni coppia a riunirsi con un'altra coppia
e formare una quadriglia, e insieme, con lo stesso metodo, devono arrivare a
sole cinque proposte su cui vi sia ancora una volta il consenso di tutti;
d) conclusa questa fase, si riuniscono una quadriglia con un'altra e ancora
una volta si deve arrivare a cinque sole proposte;
e) e cosi' via finche' si giunge a formare due soli gruppi che comprendano
la meta' di tutti i presenti, ed ogni "semiassemblea" deve arrivare a cinque
sole proposte;
f) infine si ricompone l'intera assemblea e ancora una volta, e finalmente,
si rileggono le dieci proposte risultanti dai due gruppi, e si arriva a
sintetizzarle in cinque sole proposte.
Ovviamente non e' detto che il numero dei partecipanti coincida con la
progressione 1, 2, 4, 8, 16, 32; se necessario si effettueranno via via
degli aggiustamenti includendo nei gruppi principali anche singoli (nel
primo passaggio: se i partecipanti all'esercitazione sono in numero dispari
un gruppo - e uno solo - puo' essere di tre invece che di due persone,
quindi una terna invece che una coppia) e membri di altri gruppi che
verranno cosi' scomposti e accorpati nei gruppi principali (dal secondo
passaggio fino al penultimo), cosicche' in alcune fasi della discussione
potra' accadere ad un gruppo di dover trovare la sintesi in cinque proposte
non di dieci ma di quindici proposte precedenti.
*
L'esercitazione e' di solito di grande efficacia: consente a tutti di
esprimersi e di discutere approfonditamente; consente di esplorare obiezioni
e contraddizioni ma anche conflitti latenti e difficolta' nelle relazioni
interpersonali e nelle modalita' comunicative; consente di sperimentare la
costruzione del consenso in modo creativo e gratificante; talvolta da' luogo
a risultati notevoli ed inaspettati.
Ovviamente richiede tempo, disponibilita' all'ascolto, attenzione e
benevolenza reciproca: tutte cose necessarie a chi vuole accostarsi alla
nonviolenza e prepararsi all'azione diretta nonviolenta.
Un suggerimento pratico: e' opportuno chiedere a tutti i partecipanti di
scrivere ciascuno volta a volta sul proprio foglio (che deve essere grande,
meglio se un insieme di fogli) le cinque proposte risultanti via via dal
lavoro del proprio gruppo, affinche' ognuno possa ricostruire sinotticamente
il suo personale percorso dalle sue personali cinque proposte iniziali alle
cinque proposte finali condivise da tutti.
Naturalmente l'esercitazione ha innanzitutto un significato e un valore
metodologico, di sperimentazione del metodo del consenso e di percezione
delle difficolta' che si incontrano nei processi decisionali anche su scala
ridotta ed in situazioni assai favorevoli ad un'efficace interazione. Ma
essa ha anche un valore nel merito: ai partecipanti l'esercitazione e'
proposta come assunzione personale di responsabilita' anche nell'indicare
seriamente delle iniziative concretamente praticabili e per le quali si sia
disposti ad agire.
*
A titolo di esempio si riportano qui i risultati di questa esercitazione
come svoltasi in un incontro di formazione alla nonviolenza svotosi ad
Amelia nel pomeriggio del 23 febbraio 2003 (ad Amelia un gruppo di persone
dell'Umbria e del Lazio impegnate in varie iniziative di pace e di
solidarieta' si riunisce periodicamente dal dicembre del 2001 in un percorso
di approfondimento e di accostamento alla nonviolenza); e quelli della
medesima esercitazione svolta a Tuscania presso una classe dell'Istituto
professionale (Ipsia) il 25 febbraio 2003 (in un lasso di tempo di due ore).
In tutti e due i casi il tempo e' stato insufficiente a concludere l'ultima
fase, quella in cui dalla ricomposizione rispettivamente dell'intera
assemblea e dell'intera classe scolastica si arriva alle ultime cinque
definitive proposte.
*
Dieci proposte da Amelia
a) primo gruppo (meta' assemblea):
1. blocco dei trasporti di armi;
2. sciopero generale europeo e mondiale il giorno della votazione Onu;
3. presidi in tutte le citta' che coinvolgano tutte le componenti [si
intende sociali, della popolazione - e' stato chiarito nel corso dell'inizio
di discussione in plenaria] con il loro linguaggio;
4. boicottaggio mirato delle multinazionali coinvolte;
5. iniziative di opposizione in ambito informatico contro la guerra [questa
formulazione e' una ridefinizione di quella elaborata dal gruppo, a seguito
dell'inizio di discussione in plenaria].
b) secondo gruppo (l'altra meta' assemblea):
1. sciopero generale [si intende nel momento in cui la guerra iniziasse,
sciopero generale che deve continuare ad oltranza - e' stato chiarito nel
corso dell'inizio di discussione in plenaria];
2. boicottaggio delle imprese che contribuiscono ad alimentare la macchina
bellica;
3. essere presenti e portare aiuti umanitari alla popolazione del territorio
minacciato, "non soldati, ma armi";
4. Non perdere e non far perdere la fiducia che la guerra possa essere
impedita, anche attraverso il superamento dei conflitti personali amandoci
di piu', tramite gesti e azioni, il dialogo e la preghiera;
5. azioni dirette nonviolente per bloccare la macchina bellica.
Come ricordato sopra non vi e' stato il tempo di portare a conclusione la
discussione in plenaria (l'esercitazione e' stata interrotta in relazione
alla necessita' di molti di tornare a casa) e quindi non si e' arrivati alla
sintesi in cinque proposte finali.
*
Dieci proposte da Tuscania
a) primo gruppo (meta' classe):
1. indagare la verita' e renderla pubblica;
2. denuncia penale di chi viola l'art. 11 della Costituzione;
3. discutere le problematiche ed accettare le proprie responsabilita';
4. rendersi disponibili praticamente per azioni e manifestazioni di pace e
di volontariato;
5. imparare a provare pieta', a riconoscere la sofferenza degli altri, ed
incoraggiare un'alleanza globale.
b) secondo gruppo (l'altra meta' classe):
1. sciopero generale;
2. manifestazioni pubbliche;
3. appello al papa;
4. cercare di fermare l'afflusso delle esportazioni e importazioni delle
armi;
5. denuncia di chi viola la Costituzione.
Come ricordato sopra, anche in questo caso non vi e' stato il tempo di
portare a conclusione la discussione in plenaria (l'esercitazione e' stata
interrotta alla conclusione della seconda ora di lezione) e quindi non si e'
arrivati alla sintesi in cinque proposte finali.
*
In guisa di appendice e a titolo di esempio si riportano anche le cinque
proposte elaborate in un'altra classe - sempre dell'Ipsia di Tuscania - da
una delle due meta' della classe (in questa classe al termine di due ore di
lezione dedicate all'argomento si e' riusciti ad arrivare solo alla
penultima fase dell'esercitazione e quindi disponiamo materialmente soltanto
dell'esito del lavoro di meta' classe, che comunque vogliamo proporre qui):
1. far capire a chi comanda ed e' in grado di fermare la guerra che la pace
e' un valore assoluto, che la maggior parte del popolo e' contraria alla
guerra, e che la Costituzione della Repubblica Italiana "ripudia la guerra";
2. manifestare nelle citta' informando e sensibilizzando le persone;
3. sostenere l'intervento del papa;
4. impedire con la nonviolenza la partenza di ogni arma da combattimento;
5. compiere gesti di pace, con la preghiera, la testimonianza, la
solidarieta'.
*
Come seconda appendice segnaliamo che in un'altra classe della stessa scuola
la stessa proposta ha dato luogo a un lavoro per gruppi di costruzione del
consenso intorno all'opportunita' o meno di effettuare questa esercitazione:
l'intero tempo dell'esercitazione (in questo caso era una sola ora di
lezione) e' stato utilizzato per raggiungere il consenso sulla proposta di
fare questa esercitazione; il fatto che non si sia raggiunto altro risultato
che quello di decidersi per il si' non inganni: e' stata un'ora di dialogo
intensissimo e fecondissimo, per molti dei partecipanti una prima vera
occasione di accostamento alla nonviolenza.
*
Come appendice terza ed ultima segnaliamo che il proponente l'esercitazione
propone da anni, come e' noto, le seguenti cinque cose da fare contro la
guerra:
1. contrastare concretamente la macchina bellica con l'azione diretta
nonviolenta;
2. una campagna di dsobbedienza civile di massa contro i poteri golpisti e
stragisti che decidessero e avallassero la guerra in flagrante violazione
della legalita' costituzionale e del diritto internazionale;
3. lo sciopero generale ad oltranza contro la guerra;
4. una campagna di denunce penali nei confronti dei golpisti e stragisti che
promuovono, avallano, preparano, eseguono o comunque cooperano alla guerra
illegale e criminale;
5. l'accostamento e la formazione alla nonviolenza come scelta e passo
preliminare indispensabile per potersi impegnare per la pace, poiche' solo
la nonviolenza puo' contrastare la guerra in modo limpido e intransigente,
solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
7. FORMAZIONE. MARIA G. DI RIENZO: SUGGERIMENTI PER DIALOGARE CON
TRANQUILLITA'
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59@libero.it) per
questo testo predisposto per incontri di formazione. Maria G. Di Rienzo e'
una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa
intellettuale femminista, saggista, giornalista, regista teatrale e
commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne
italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di
Sidney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di
Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per
la pace e la nonviolenza]
a) Rallentate l'azione.
Molte discussioni escono dal seminato velocemente e con facilita'. Prima di
rispondere respirate profondamente, contate fino a dieci, datevi il tempo di
pensare. Scusatevi un attimo e uscite per qualche minuto dalla stanza, se
sentite di avere il bisogno di essere soli per riacquistare la calma;
*
b) Ascoltate attentamente.
Non interrompete. Mantenere il contatto con lo sguardo, annuire, sono modi
per mostrare che state ascoltando. Aiuta anche ribadire con le vostre parole
cio' che l'altra persona vi sta dicendo.
*
c) Date all'altra persona il beneficio del dubbio.
In un conflitto ogni parte ha sentimenti ed emozioni, ogni parte ha un punto
di vista. Potete non essere d'accordo con cio' che l'altra persona vi sta
dicendo, ma cercate di capire da dove vengono le sue convinzioni. Ponete
domande "aperte", tese ad ottenere informazioni su come l'altra persona vede
le cose.
*
d) Date riconoscimento ai sentimenti dell'altra persona.
Quando la gente si accorge di essere ascoltata veramente, in generale
diventa meno arrabbiata e piu' disposta ad ascoltare. Frasi come: "Capisco
che sei arrabbiata/o" o "Hai dei sentimenti molto forti su questa cosa"
tendono a disperdere la rabbia e ad aprire una strada comunicativa.
*
e) Dite le vostre ragioni con forza, ma non con asprezza.
Esprimete i vostri bisogni e il vostro punto di vista, i vostri sentimenti.
Usate frasi il cui soggetto sia "io", piuttosto che "tu". Colpevolizzare,
minacciare, alzare la voce sono i sistemi con cui la comunicazione si blocca
ed il conflitto peggiora.
*
f) Tentate di vedere il conflitto come un problema da risolvere, piuttosto
che come una battaglia da vincere.
Attaccate il problema, non l'altra persona. Se potete, evitate il
contenzioso su chi ha ragione e chi ha torto. Chiedetevi piuttosto: "Di cosa
ho bisogno? Di cosa hanno bisogno queste altre persone? C'e' un modo in cui
tutti possiamo avere cio' che vogliamo?" (Non desidero ingannarvi: spesso
non c'e', ma vale la pena provare).
*
g) Se una soluzione in cui tutti vincono non e' possibile, vedete se
riuscite ad ottenere un compromesso, in cui ciascuna parte ottiene qualcosa
e rinuncia a qualcosa: un compromesso e' sempre molto meglio di una
violenza.
*
h) Se vi sembra di non arrivare da nessuna parte, chiedete l'aiuto di un
facilitatore.
Naturalmente, l'altra parte in causa dev'essere d'accordo sia sul fatto che
avete bisogno di aiuto, sia sulla persona che agira' la facilitazione.
*
i) Un conflitto agito bene puo' condurre ad una crescita personale e a
relazioni migliori.
Cercate di vedere il conflitto come un'opportunita' in questo senso.
Ascoltare altri punti di vista puo' portarci nuove idee e migliora la nostra
conoscenza di noi stessi e delle altre persone.
8. PARLAMENTO. TIZIANA VALPIANA: UN'INTERROGAZIONE AL MINISTRO DELL'INTERNO
[Ringraziamo Tiziana Valpiana (per contatti: pres_valpiana@camera.it) per
averci inviato il testo di questa sua interrogazione parlamentare presentata
in data 24 febbraio 2003. Tiziana Valpiana e' parlamentare, da sempre
impegnata per la pace e i diritti umani]
Al Ministro dell'interno
Per sapere
*
- premesso che:
- come in molte stazioni e lungo vie ferroviarie italiane, anche un gruppo
di pacifiste e di pacifisti di Verona, il giorno sabato 22 febbraio 2003,
saputo del passaggio per la stazione di San Martino Buon Albergo (Verona)
verso le ore 15 di un treno carico di armi e mezzi militari statunitensi
diretto alla base americana di Camp Darby, ha scelto di manifestare la
propria opposizione alla guerra in modo deciso tentando di opporsi al
traffico della morte con i propri corpi;
- questo tipo di manifestazioni assolutamente nonviolente di resistenza
passiva hanno lo scopo di dimostrare contro la violazione dell'articolo 11
della nostra Costituzione, che ripudia la guerra quale forma di risoluzione
delle controversie internazionali e non consente quindi ad alcun cittadino
italiano di avallare con il proprio comportamento scelte anticostituzionali
come consentire che armi e mezzi militari stranieri attraversino il nostro
paese, usando ferrovie e strade italiane per arrivare a distruggere altri
Paesi;
- per questo molti cittadini italiani rispettosi del dettato costituzionale
scelgono di sdraiarsi sui binari per tentare almeno di rallentare i treni
della morte;
- cosi' come ovunque, anche la manifestazione di San Martino si e' svolta
pacificamente, ma ha incontrato una reazione spropositata da parte delle
forze dell'ordine, guidate da un dirigente della Digos, che non si sono
limitate a sollevare di peso i manifestanti, ma hanno colpito alcuni di loro
con calci, pugni, strattonato le persone per i capelli, per le orecchie,
buttandoli a terra rovinosamente, sopra i binari;
- invece che limitarsi a sollevare di peso e togliere dai binari la ventina
di manifestanti che avevano scelto un atteggiamento di resistenza passiva,
si e' assistito ad un'assurda reazione delle forze dell'ordine, tra le quali
si e' distinto un funzionario..., il quale per primo ha iniziato a malmenare
i manifestanti invece di garantire azioni nei limiti della legalita';
- tre manifestanti, colpiti dal suddetto, sono finiti al pronto soccorso per
medicarsi ferite e contusioni (ricevendo il primo 10 giorni di prognosi con
collare per 8 giorni, il secondo 10 giorni di prognosi per botte e
distorsioni varie ad una gamba, il terzo qualche medicazione per ferite
lacerocontuse e 5 giorni di prognosi);
- su questo grave fatto si stanno raccogliendo elementi per far partire una
denuncia;
- altri manifestanti sono stati strattonati ripetutamente e molto
villanamente senza alcun altro motivo se non quello di essere nella stazione
o lungo i binari portando cartelli e bandiere inneggianti alla pace -:
*
quale giudizio dia del comportamento gratuitamente violento descritto e
riportato ampiamente dai quotidiani locali e nazionali;
se intenda valutare la posizione di quei componenti delle forze dell'ordine
che si sono lasciati andare a violenze gratuite contro cittadini inermi;
quali disposizioni intenda impartire alle forze dell'ordine che anche nei
prossimi giorni saranno sicuramente impegnate a togliere dai binari i
cittadini che non sono disposti a lasciar passare senza protestare in modo
nonviolento i treni della morte, pacificamente cercando di bloccare questa
assurda corsa alla guerra, nella speranza di veder prevalere la ragione e la
Costituzione sugli interessi economici.
9. INIZIATIVE. MEL DUNCAN: AZIONI URGENTI PER LA PACE
[Dal sito del Movimento Nonviolento (www.nonviolenti.org) riprendiamo questo
intervento di Mel Duncan, "executive director" di Nonviolent Peaceforce (per
contatti: 801 Front Avenue, St. Paul, MN 55103, Usa, tel. 6514870800, fax
6514891335, e-mail: Mel@nonviolentpeaceforce.org, sito:
www.nonviolentpeaceforce.org]
Cari amici e sostenitori di "Nonviolent Peaceforce",
solitamente non facciamo propaganda ad appelli per azioni di massa, ma
riteniamo in questa occasione che ripetute azioni pacifiste dal basso sparse
in tutto il mondo possano fermare l'attacco all'Iraq programmato dagli Stati
Uniti e dalla Gran Bretagna. La marcia pacifista mondiale della scorsa
settimana dimostra chiaramente che stiamo entrando in una nuova fase della
costruzione della pace dove svolge un ruolo importante l'iniziativa
popolare.
Vi preghiamo di prendere in considerazione una o piu' delle seguenti
iniziative e di continuare ad organizzare, organizzare, organizzare.
1. Ela Gandhi dal Sudafrica propone alle donne di tutto il mondo di unirsi.
Tutte le donne, madri, nonne, vedove, sorelle, zie, nipoti, fidanzate ed
amiche chiedono la fine della guerra nel mondo e della violenza senza senso.
Invitano fratelli, mariti, padri, nonni, zii e nipoti a non impegnarsi in
questa guerra insensata all'Iraq perche' dobbiamo ricordarci della nostra
umanita'.
Appello per l'azione: il primo marzo ritroviamoci unite per un'ora, dalle 11
alle 12 (vostra ora locale), e non contribuiamo all'economia (nessuna spesa,
nessun rifornimento di benzina, etc). Ovunque voi siate, in ufficio, a casa,
in un parcheggio, cominciate a marciare fino alle 12 quando ci fermeremo
tutte e pregheremo per la pace, abbassando la testa, inginocchiandoci o
facendo cio' che solitamente facciamo per pregare, per cinque minuti. Con la
nostra unione cominceremo a creare un mondo di pace per i nostri bambini e
per le generazioni future.
2. Rivolgetevi al vostro Ministero degli Esteri e chiedete che il vostro
paese non intervenga in questo imminente attacco, chiedete inoltre che
questo messaggio sia trasmesso alla delegazione del vostro paese alle
Nazioni Unite.
3. Unitevi alla marcia virtuale su Washington promossa dal gruppo Moveon.
Andate sul sito del gruppo http://www.moveon.org/winwithoutwar/ e firmate
per chiamare la Casa Bianca ed il Senato degli Stati Uniti. Riceverete nella
vostra casella e-mail un messaggio con l'orario esatto in cui chiamare. Se
chiamate da fuori gli Stati Uniti per la Casa Bianca digitate il numero
0012024561111.
Resistete e create.
10. INIZIATIVE. UN DIGIUNO GANDHIANO PER IL DISARMO A NEW YORK
[Dal sito del Movimento Nonviolento (www.nonviolenti.org) riprendiamo questo
intervento]
Davanti alla gravita' delle decisioni per la pace che saranno prese nei
giorni a venire, al termine di un digiuna a sola acqua di tipo gandhiano
che dieci tra noi hanno compiuto dal 16 al 22 febbraio 2003, e che certi tra
noi prolungano, noi pensiamo importante dire a tutti quelli che partecipano
a delle decisioni politiche:
- Per diminuire la tensione tra due gruppi o nazioni in conflitto, non e' la
potenza materiale che puo' essere utile, ma solo una fiducia crescente tra
gli oppositori o nemici puo' disarmare l'altro.
- Nessuno puo' sperare che l'altro disarmi, se non mostra altrettanto
desiderio di disarmare.
Davanti all'Iraq e a tutti i paesi che cercano di raggiungere o hanno
acquisito delle armi di distruzione di massa, i paesi cosiddetti occidentali
dei quali gli Usa sono i piu' rappresentativi, devono fare un primo gesto.
Se essi dichiarassero alla comunita' internazionale tutte le armi di
distruzione di massa che possiedono, allora aprirebbero la via a questa
fiducia.
- Solo le persone e i paesi che si disarmano possono sperare che gli altri
lo facciano allo stesso modo. E' questo che il Mahatma Gandhi, Martin Luther
King Jr, Lanza del Vasto, San Suu Kyi, Cesar Chavez ci hanno insegnato.
Noi domandiamo subito ai paesi occidentali di fare un gesto, anche modesto,
nel senso della trasparenza sulle loro armi. Essi allora mostrerebbero la
loro vera potenza morale.
Gli autori dell'appello alla coscienza e e del digiuno a New York davanti
all'Onu: J. B. Libouban, responsabile della comunita' gandhiana dell'Arca,
Francia; Alain Richard, francescano, Francia; Mario Gonzalez, responsabile
dell'Arca, Spagna; Antonino Drago, professore alle Universita' di Napoli e
Pisa, Arca, Italia; Ali Reid, quacchero, Gran Bretagna; Theo Doellgast,
Arca, Germania; Kate de la Mare, quacchera, Arca, Gran Bretagna; Francois
Verlet, Francia; Valerie Muzetti, Francia; Louis Campana, Arca, Francia.
11. INCONTRI. ASSEMBLEA NAZIONALE DEI BERRETTI BIANCHI
[Da Silvano Tartarini (per contatti: bebitartari@bcc.tin.it) riceviamo e
diffondiamo. I Berretti Bianchi sono una delle principali associazioni
nonviolente italiane; per contatti: e-mail: bebitartari@bcc.tin.it; sito:
www.peacelink.it/users/berrettibianchi, indirizzo postale: via F. Carrara
209, 55042 Forte dei Marmi (LU), tel. 0584756758, fax 0584735682, cell.
03357660623]
Si svolgera' a Pietrasanta il 22-23 marzo 2003 l'assemblea nazionale dei
Berretti Bianchi, presso la Casa diocesana di spiritualita' "La Rocca", via
della Rocca 10, Pietrasanta (Lucca). Per informazioni: tel. 0584793093 e
0584793094.
*
Programma dei lavori:
Sabato mattina, inizio lavori ore 9,30, fine lavori ore 13.
- Insediamento della presidenza
- introduzione ai lavori del presidente Alberto L'Abate
- contributi dei rappresentanti istituzionali e delle ong invitate
- formazione dei gruppi di lavoro per il pomeriggio
- ore 13 pausa pranzo.
*
Sabato pomeriggio, inizio lavori ore 15, fine lavori ore 19,30.
- Gruppi di lavoro su "Interventi in zona di conflitto" e su "Azioni dirette
nonviolente"
Su " Interventi in zona di conflitto" si ipotizzano piu' gruppi di lavoro
per zone (Palestina, iraq, Balcani, Africa); su " Azioni dirette
nonviolente" e' previsto un unico gruppo di lavoro.
Sono previsti dei facilitatori per ogni gruppo.
Il lavoro dei gruppi e' previsto dalle ore 15 alle ore 17,30.
- dalle 17,30 alle 18,30 relazioni dei gruppi in assemblea
- dalle 18,30 alle 19,30 dibattito in assemblea.
Dopo cena e' prevista una proiezione inerente ai Corpi Civili di Pace.
*
Domenica mattina: inizio lavori ore 9, chiusura prevista ore 12,30.
- Breve relazione sul bilancio consuntivo e preventivo del tesoriere Fabio
Giunti e approvazione bilanci
- breve relazione del responsabile tesseramento Paolo Bollini
- breve relazione del segretario Silvano Tartarini
- riflessioni in assemblea sul percorso dei Corpi Civili di Pace
- presentazione e votazione mozioni finali
- elezione cariche sociali.
12. INIZIATIVE. APERTO IL SITO DELL'OSSERVATORIO PERMANENTE SULLE ARMI
LEGGERE
[Dagli amici dell'Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere (per contatti:
info@opalbrescia.it) riceviamo e diffondiamo]
Abbiamo aperto IL sito www.opalbrescia.it (tuttora in costruzione) per
fornire informazioni a tutte le associazioni, enti e organizzazioni
interessati a partecipare alla assemblea costitutiva dell'Osservatorio
Permanente sulle Armi Leggere (Opal) che avverra' il prossimo 28 marzo (Casa
delle associazioni di Brescia, ore 20,30).
L'iniziativa e' promossa dai rappresentanti della Consulta della Pace del
Comune di Brescia, dalla Commissione Giustizia e Pace della Diocesi di
Brescia, il Gruppo Armi e Disarmo dell'Universita Cattolica, il Brescia
Social Forum, lo Csam - Centro saveriano di animazione missionaria, i
Missionari Comboniani, Pax Christi e la Rete di Lilliput. Giunti al termine
di un articolato percorso di approfondimento e ricerca presentiamo i
risultati del lavoro preliminare:
1. Lettera di presentazione di Opal e invito all'adesione;
2. Bozza del Manifesto-base;
3. Bozza dello Statuto giuridico;
4. Bozza dell'Atto Costitutivo.
Invitiamo tutte le realta' impegnate a vario titolo a favore della pace,
della giustizia, della promozione dei diritti umani e della costruzione di
un ordine mondiale fondato su eque relazioni solidali, a manifestare la
propria disponibilita' ad aderire al progetto "Opal" che prevede, il
prossimo 28 marzo, l'assemblea costitutiva dell'Osservatorio stesso (Casa
delle associazioni, Brescia, ore 20,30).
Per informazioni e per segnalare la partecipazione del proprio
ente-associazione all'assemblea costitutiva: info@opalbrescia.it
13. RIVISTE. LIMES": LA STRANA GUERRA
"Limes", n. 1 del 2003, La strana guerra, pp. 304, euro 12. Come sempre
molti e diversificati i punti di vista ospitati nel piu' noto periodico
italiano di geopolitica (e dispiace che manchi praticamente del tutto il
punto di vista della riflessione nonviolenta).
14. RIVISTE. "I QUADENI DI MICROMEGA": NO ALLA GUERRA DI BUSH!
"I quaderni di Micromega", suppl. al n. 1/2003 di "Micromega", No alla
guerra di Bush!, pp. 80, euro 4. Una raccolta di interventi, alcuni
piuttosto interessanti; manca quasi del tutto il punto di vista della
nonviolenza, e su ventuno interventi ve ne e' uno solo di una donna (Adriana
Cavarero, che propone una riflessione a partire da Virginia Woolf e dalla
figura di Antigone).
15. LETTURE. MILAN RAI: IRAQ. DIECI RAGIONI CONTRO LA GUERRA
Milan Rai, Iraq. Dieci ragioni contro la guerra, Einaudi, Torino 2003, pp.
XXXII + 262, euro 14. Un libro di un autorevole studioso e militante
pacifista, che e' utile leggere; con introduzione di Noam Chomsky. Forse un
po' troppo dipendente da fonti giornalistiche (e tutte le fonti
giornalistiche sono poco affidabili e possono indurre a eccessi di
semplificazione, superficialita' ed ingenuita' che il lettore ragionevole
deve saper cogliere da se').
16. RISTAMPE. CESARE CASES: CONFESSIONI DI UN OTTUAGENARIO
Cesare Cases, Confessioni di un ottuagenario, Donzelli, Roma 2003, pp. 208,
euro 10,80. Nuova edizione del libro del 2000 accresciuta di un capitolo.
Leggere Cesare Cases e' una delle gioie della vita.
17. RILETTURE. DANIEL BOVET, MANLIO DINUCCI: TEMPESTA DEL DESERTO
Daniel Bovet, Manlio Dinucci, Tempesta del deserto, Edizioni cultura della
pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1991, pp. 208, lire 20.000. Una
riflessione scritta durante la guerra del Golfo del 1991; Daniel Bove,
illustre scienziato pacifista, ha ricevuto il premio Nobel per la medicina;
Manlio Dinucci e' un noto giornalista e saggista. Con una presentazione di
Ernesto Balducci.
18. RILETTURE. MANLIO DINUCCI: HYPERWAR
Manlio Dinucci, Hyperwar, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di
Fiesole (Fi) 1991, pp. 224, lire 20.000. Un'analisi della guerra del Golfo e
dei suoi esiti, pubblicata alla fine del '91. Con una presentazione di
Pierluigi Onorato.
19. RILETTURE. RODOLFO RAGIONIERI: IL GOLFO DELLE GUERRE
Rodolfo Ragionieri, Il Golfo delle guerre, Edizioni cultura della pace, S.
Domenico di Fiesole (Fi) 1991, pp. 272, lire 18.000. Un'analisi contestuale
degli eventi nell'area del Golfo dalla rivoluzione iraniana del 1979 alla
guerra del 1991.
20. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.
21. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben@libero.it;
angelaebeppe@libero.it; mir@peacelink.it, sudest@iol.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info@peacelink.it
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac@tin.it
Numero 522 del primo marzo 2003