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Cari Amici,

siamo stati in silenzio alcuni giorni, perché non ci sono state notizie
sensazionali da far circolare. Non vogliamo, comunque, essere schiavi di
una scadenza temporale, ma la nostra unica ambizione è quella di far
circolare scritti o notizie che valgano la pena di essere letti, per
aiutarci a riflettere sulle nostre vite.

Ettore Masina, giornalista di grande esperienza, con questa riflessione è,
secondo noi, un profeta laico dei nostri giorni, un uomo che, attraverso i
suoi occhi, aiuta a decifrare la nostra società con tutte le sue
contraddizioni.

Ogni mese ci invia una Lettera. Noi ve la giriamo e attraverso le sue
parole vorremmo augurarvi un Natale sereno, lontano dai consumismi che
questa ricorrenza ha ereditato con il tempo.

Aiutate Lettera.



LETTERA 85
27 Novembre 2002



1. Fiumi

Novembre, mese di fiumi. Fiumi che escono dagli argini, trascinano sulle
coltivazioni tronchi d'alberi e pietre e automobili e il fango velenoso
delle fabbriche allagate. Fiumi che sbrecciano la terra, si ingrossano sui
pendii delle montagne traendone frane rovinose, travolgono povere case che
sembravano meravigliose a chi se le era costruite con sacrifici annosi,
talvolta con le proprie mani.. Fiumi ingrossati in poche ore da una pioggia
cattiva, diluviale, che infierisce come mai aveva fatto nei secoli scorsi;
agitati da venti di una brutalità che non conoscevamo; e gli scienziati
convocati dagli ormai inguardabili telegiornali, a dire che le cose sono
cambiate, che volete farci? adesso è così, dobbiamo abituarci a questa
nuova violenza degli elementi: quasi che un'orrenda fatalità o un dio
malvagio avesse deciso di rendere il mondo più difficile da abitare,
corrose le stagioni, piante che fioriscono ai margini dell'inverno e nevi
improvvise a primavera inoltrata, e trombe d'aria dove non se n'erano mai
viste. E i nostri politici a improvvisare stati di emergenza, provvedimenti
economici, che arrivano con mostruosi ritardi e dei quali si arricchiscono
spesso le mafie locali. Continuando a cementificare, dovunque. E nessuno (o
quasi) ad alzare la voce per dire: non è un creatore impazzito a violentare
la Terra, a sfigurarla, siamo noi uomini: i criminali (criminali o
criminalmente inetti)' che ci governano senza voler guardare il futuro,
consegnandolo senza rimorsi a un industrialismo selvaggio che ha occhi
soltanto per i listini di borsa; senza neppure tentare di opporsi al potere
imperiale che dice "Non rompeteci le scatole: sugli inquinamenti
industriali, sullo sfacelo planetario fate gli accordi che volete, noi non
li firmiamo - e se li abbiamo firmati li rinneghiamo".

Sulle rive di quei fiumi noi piccoli, in silenzio, impauriti, solo a tratti
incolleriti, ma incapaci di strapparci alle speranze di qualche misero'
tornaconto individuale che fu alla base del nostro voto alle elezioni.

***

Fiumi umani, rossi di bandiere e di collera. Martedì scorso sono stato a
lungo a contemplare il corteo dei metalmeccanici,venuti a Roma per dire no
alla distruzione del loro futuro. Chi ha detto che gli operai non ci sono
più? Martedì erano tanti e compatti a sfilare per le vie della Capitale.
Che lunga storia portavano con loro: di diritti negati, conquistati,
nuovamente posti in pericolo; e, sempre, la condanna a incerti domani.
Quelli della FIAT, poi, sono i "figli di un dio minore" nella vicenda di
una grande impresa, una azienda gonfiata a dismisura dalle scelte politiche
che hanno privilegiato in Italia i trasporti su gomma (e su asfalto e
cemento); un'industria ai cui margini, negli anni d'oro, un'oligarchia di
super-azionisti si divideva "interessi" pari al monte-salari di centinaia
di migliaia di lavoratori. Adesso che i nodi sono venuti al pettine e
l'insipienza dei padroni e dei dirigenti è esplosa in una' crisi durissima,
quei guadagni, che portarono la dinastia degli Agnelli sempre più su nella
classifica mondiale dei Ricchi, sembrano evaporati, il piano dell'azienda
(e dei padroni) è cassa integrazione a zero ore, nerissime nubi
sull'avvenire dei dipendenti e, una volta di più, come sempre nei momenti
difficili, il ricatto allo Stato: "Noi non possiamo fare altro".

***

Lunghi rivoli neri o grigio-scuro di parlamentari che scendono
dall'emiciclo di Montecitorio a brucare devotamente la mano del Vecchio
Pontefice venuto a visitare il parlamento italiano, con buona pace della
laicità dello Stato. Inchini e sorrisi da pubblici peccatori, per usare una
terminologia cara al Vaticano; da razzisti e da gente pronta a portare
l'Italia in guerra, per dirla in maniera più schietta. Naturalmente in
questo parlamento, come in quelli di tutti i tempi della democrazia
italiana, non mancano persone "per bene"; ma anche loro, come tutti noi,
avrebbero avuto bisogno (più che mai in questi giorni) di un profeta: e
hanno incontrato soltanto un rispettabile moralista di buon senso. Le due
parole-chiave del nostro tempo ("razzismo", per l'appunto; e "guerra") non
sono state pronunziate: eppure sono i massimi peccati sociali, quelli di
cui il parlamento può rendersi (e già la maggioranza si è resa; e
nuovamente' sta per rendersi) colpevole. Ma ci si poteva davvero attendere
una profezia? Quello che è entrato nell'aula di Montecitorio doveva essere
considerato, secondo il cerimoniale, un Capo di Stato (neppure di uno Stato
democratico, per la verità) non un apostolo. Bastava quell'orribile
bandiera bianco e gialla con la tiara e le chiavi incrociate posta sul
balcone della Camera per comprendere che ciò che si celebrava era un
incontro di VIP, non di coscienze.

Chissà dove si è fermato Cristo, quel giorno. Io ho risentito nel mio
cuore, con una nostalgia che quasi mi faceva piangere, la voce di Paolo VI
nel Palazzo di Vetro, a New York, anno 1966, levarsi come un grido davanti
all'assemblea dei popoli: "Mai più la guerra, mai più!".

***

Rigagnoli di fogna che fuoriescono dalle condotte. Leggi prostituite ad
personam per garantire impunità a potenti che si ritengono intoccabili. Un
presidente del Consiglio che, chiamato a testimoniare in un processo per
mafia, si avvale della facoltà di non rispondere, cioè si rifiuta di
aiutare i giudici nel loro lavoro. Vere e proprie minacce, in
continuazione, ai magistrati che pronunziano sentenze sgradite al Cavaliere
e al suo squadrone..

E "il caso Andreotti". Presunto innocente sino a condanna definitiva,
naturalmente. Terribili le imputazioni, gravissima la condanna, tanto più
per un vecchio. Ma, senza attendere di leggere le ragioni della sentenza,
ecco scattare un processo di beatificazione dell'uomo che per mezzo secolo
sedette sulle poltrone più importanti dei governi italiani. Fa sapere di
essere' turbato Carlo Azeglio Ciampi (che pure è il presidente del
Consiglio superiore della magistratura e, almeno lui, dovrebbe mantenersi
sereno e silenzioso davanti alle sentenze dei giudici) mandano soavi
messaggi di solidarietà il cardinale Ruini e i vescovi italiani. Il Polo
delle libertà osanna l'uomo che, per la verità, non aderì mai alle lusinghe
berlusco-finiane e lo esibisce come un povero ottuagenario crocifisso della
furia iconoclasta, anzi sadica, dei giudici "rossi". Nell'opinione pubblica
prevale lo sbalordimento: la maggior parte dei cittadini credeva (è un
sondaggio di cinque anni fa) che Andreotti non sarebbe mai stato condannato
perché troppo potente. La realtà evapora nel timore reverenziale, quasi si
trattasse di un'offesa gratuita a un Benemerito della Nazione: come se
Andreotti non fosse stato per cinquant'anni un genio del clientelismo, un
monopolista del potere e, peggio ancora, un amico senza remore e senza
pentimenti di gente come Salvo Lima, Ciarrapico, Sbardella, i Caltagirone,
Vitalone, Lo Prete. (E quasi non fosse lui che ha portato l'Italia nella
guerra del Golfo, alla faccia della nostra Costituzione).

***

Fiume di acque limpide e colorate, di canzoni e di amicizie antiche che si
aprono in cerchie sempre più vaste. Popolo che si rifiuta di stare sulle
rive dei fiumi del consumismo e del potere; che non canta per i Signori che
credono di possedere il mondo ma neppure tiene le cetre appese ai salici:
la musica l'adopra come sfida e come speranza. Popolo di ragazzi che
cercano maestri e non temono di udire parole scomode. Popolo di anziani che
preferiscono ascoltare piuttosto che elargire discorsi che comincino con le
parole "Ai miei tempiŠ". Popolo di minoranze abramitiche, come le chiamava
Helder Camara, per dire che non hanno paura di lasciare le terre note della
vecchia storia e del sistema "consolidato", per affrontare un cammino verso
la Terra nuova della giustizia fraterna. Popolo di uomini, donne, ragazzi e
anche bambini. come sarebbe piaciuto a Turoldo, penso, a Balducci, a Tonino
Bello, a La Pira, a Dossetti, a CapitiniŠ Firenze conquistata da una gioia
di vivere il cui spettacolo dev'essere stato atroce condanna per quella
Fallaci, avvelenata da un odio primordiale, da un delirio di narcisismo.
Popolo di credenti, magari senza saperlo, nel vangelo di giustizia e di
liberazione. ma popolo al quale si sono negati i vescovi, anche quello di
Firenze; e si sono negate, per mondanissima prudenza, le "Sentinelle del
mattino": Azione cattolica, ACLI, Movimento scautistico. Drammatiche
occasioni mancate per una Chiesa che non riesce a convertirsi al capitolo
XXV del vangelo di Marco, vv.31-46 neppure nei giorni in cui lo proclama
dagli altari.

Fiume in cui entrare, tutti noi che vogliamo deporre per sempre le
tentazioni dell'odio, del superfluo, della disperazione. Per costruire
insieme - nella certezza che un altro mondo è possibile - il no alle guerre
e paci che siano feste di giustizia per i poveri.

2. I bambini argentini

Al mio appello per la fame dei bambini argentini (di questa atroce
situazione hanno poi parlato a lungo i quotidiani) hanno risposto tre
persone. In conseguenza la raccolta (Coniugi Faccin, Luciana' Amato,
Coniugi Masina) è per il momento di Euro 650, che saranno consegnate alle
Abuelas de Plaza de Mayo in occasione di una prossima venuta a Roma di
"Lita" Boitano e di Estela Carlotto.

3. Una donna

E' morta a Roma Marisa Musu, 77 anni, partigiana a 19, una donna di
grandissimo coraggio: che non vuol dire follìa né incapacità di cogliere la
realtà, vuol dire capacità di vincere la paura. Mi raccontò una volta che
un' nazista l'aveva fermata mentre portava una borsa della spesa piena di
bombe a mano: "Mi domandò che cosa ci fosse dentro; e con orrore io sentii
la mia voce dichiarare: Bomben. Hai capito? Glielo dicevo pure in tedesco.
Ma non smisi di sorridere e quel sorriso mi salvò:' il tedesco mi diede una
pacca sulla spalla. "Va, va|".

Marisa sorrideva con un riso da ragazza anche negli ultimi tempi in cui
sapeva di avere un futuro cortissimo, divorato da un cancro. Aveva fondato
in anni ormai lontani il Coordinamento Genitori Democratici, che ebbe un
ruolo fondamentale nella "tenuta" costituzionale della scuola pubblica, e
continuava ad occuparsi di bambini. Giornalista, scrittrice e militante
politica, avendo affrontato di persona, avendo visto con i suoi occhi, "più
spaventata che mai", gli orrori dell'occupazione israeliana, aveva fondato
una piccola associazione per l'aiuto ai bambini palestinesi feriti o
mutilati dalla violenza dei soldati di Sharon. Ne sfogliava le fotografie
come se fossero state di figli cari. Credo che pensò di essere già un po'
morta quando non potè più andare, con la sua paura e il suo' coraggio fra
gli ulivi abbattuti, i mandorli schiantati dai tanks,. le case sventrate di
quella terra santa; a deporre col suo sorriso semi di inesauste speranze.

4.I libri

Tutte le amiche e gli amici di LETTERA portano in cuore il ricordo senza
sbiadimenti di Ernesto Balducci, che ci insegnò a leggere la presenza del
Cristo nella storia. La ricchezza della sua vita e del suo pensiero hanno
trovato adesso una prima (e ammirevole) "sistemazione" in un libro' di
Bruna Bocchini' Camaiani: "Ernesto Balducci. La Chiesa e la modernità",
editori Laterza, Euro 24,00.' Bruna ha fatto parte della cerchia intima
delle amicizie di Balducci e tuttavia ne racconta la storia da quella
scienziata che è, senza cedere a sentimentalismi ma con la penetrazione
intuitiva che l'affetto le concede: storica della Chiesa moderna e
contemporanea e responsabile dell'Archivio della Fondazione Balducci, si è
mossa con sicurezza in una miniera che si annunzia di enorme ricchezza.

***

Ho letto con crescenti commozione e ammirazione il romanzo di Abraham B.
Yehoshua: "Un divorzio tardivo", Einaudi, Euro 9,04. E' la storia dolorosa
dello sfascio di una famiglia israeliana, lambita dalle onde della follìa e
della perversione, in città' (Gerusalemme, Haifa e Tel Aviv) in cui la
tragedia palestinese non è neppure avvertita come lontano orizzonte. (Ma
Yehoshua è uno dei grandi scrittori israeliani che ha sfidato il crudele
editto di Sharon, andando per un giorno a raccogliere le ulive nei
territori occupati).

Un abbraccio affettuoso dal vostro

Ettore Masina



LETTERA viene inviata a chiunque me ne faccia richiesta. Il mio indirizzo
è: via Cinigiano 13, 00139 Roma, tel. (06) 810.22.16. Un contributo alle
spese di fotocopiatura' e postali è assai gradito. In questo momento il
bilancio è in rossoŠ I versamenti possono essere effettuati sul ccp
49249006 intestato a Luca Lo Cascio, via Leone Magno 56, 00167 Roma.



LETTERA può essere liberamente riprodotta in tutto o in parte. Sarò
riconoscente a chi, facendolo, vorrà darmene notizia.



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