[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]

situazione di leyla zana e del popolo curdo



To: <Undisclosed-Recipient:;@mail.olografix.org>
Subject: situazione di leyla zana e del popolo curdo


Care amiche, cari amici,



vi scrivo per aggiornarvi sulla campagna per la scarcerazione di Leyla Zana 
e dei suoi colleghi parlamentari, in carcere dal marzo 1994, e condannati 
l'8 dicembre dello stesso anno a 15 anni di reclusione dalla Corte di 
Sicurezza di Stato d'Ankara. Nonostante la Corte Europea dei Diritti 
dell'Uomo abbia emesso una sentenza nel luglio del 2001 chiedendo la 
revisione del  processo o la scarcerazione dei deputati, e nonostante la 
stessa richiesta sia stata ribadita dal Consiglio d'Europa per ben due 
volte, la detenzione dura da 8 anni.



Le vecchie autorita' di governo della Turchia, con cavilli giuridici e 
ribadendo la validita' delle condanne, hanno sistematicamente rifiutato di 
muoversi come richiesto dal Consiglio d'Europa.

Oggi pero' ci troviamo di fronte ad una nuova situazione politica: i 
partiti di matrice kemalista, oppure apertamente fascista, sono stati 
spazzati via dal voto del 2 novembre scorso, e l'affermazione di una 
formazione islamista moderata apre forse nuovi spazi in direzione di una 
maggior democrazia.



In questo periodo ci siamo adoperati per far approvare nei vari consigli 
regionali, provinciali e comunali mozioni a favore della scarcerazione di 
Leyla Zana e dei deputati curdi.

Sette sono le regioni dove e' gia' stata approvata la mozione, otto le 
province e dieci i comuni.

Ho ragione di credere che, di fronte a un caso come questo di palese 
violazione delle norme europee, nessuna forza politica puo' tirarsi 
indietro, tanto e' vero che quattro delle sette regioni in cui e' stata 
votata la mozione sono sotto la guida del Polo (Piemonte, Friuli Venezia 
Giulia, Lombardia e Lazio). E che queste mozioni non siano inutili, lo 
dimostra il fatto che l'Ambasciatore della Turchia a Roma si e' affrettato 
a rispondere con una lettera ai vari consigli che hanno approvato la 
mozione, spiegando come per la legge turca Leyla Zana sia una pericolosa 
terrorista. Alleghiamo, per vostra informazione, la lettera che 
l'Ambasciatore turco ha spedito ai vari consigli e la pronta risposta 
dell'europarlamentare  Luigi Vinci.



Questo nuovo scenario politico che si e' delineato in Turchia, non deve 
pero' farci sottovalutare la problematica curda, che la prossima guerra 
all'Iraq renderebbe ancora piu' drammatica



A questo proposito vi segnalo l'uscita di un bellissimo video  "KURDISTAN . 
LA PATRIA NEGATA"  realizzato dalla Associazione  "Verso il 
Kurdistan-Onlus"  c/o CGIL - Via Cavour 27 
Alessandria  versoilkurdistan@libero.it .

Il video,molto ben fatto, descrive la situazione della gente nel Kurdistan 
turco e  puo' essere utilizzato per introdurre dibattiti sulla questione curda.



Il video e' diviso in tre parti.  Prima parte: KURDISTAN La patria negata. 
Si svolge nel marzo 2002, duecento osservatori europei , in maggioranza 
italiani hanno partecipato in alcune citta'  del Kurdistan turco, soggette 
a leggi  di emergenza e piu' esposte alla repressione, alla 
celebrazione  del Newrotz, l'antico capodanno kurdo del 21 marzo...

Seconda parte: LA TERRA E LE ACQUE  Siamo nell'alta Mesopotamia, antico 
giardino dell'Eden, attraversata dai grandi fiumi  biblici il Tigri e 
l'Eufrate: e' qui che il governo turco sta realizzando un faraonico piano 
idro-geologico noto come  "progetto GAP"...

Terza parte: HASANKEYF: La citta' millenaria  Immagini di una citta'  la 
cui storia affonda le sue radici in una delle piu' antiche civilta' del 
pianeta...



                                                                                                             Silvana 
Barbieri




----------------------------------------------------------------------------
ASSOCIAZIONE CULTURALE PUNTO ROSSO puntorosso@puntorosso.it
FORUM MONDIALE DELLE ALTERNATIVE fma@puntorosso.it
LUP - LIBERA UNIVERSITA' POPOLARE lup@puntorosso.it
EDIZIONI PUNTO ROSSO edizioni@puntorosso.it
VIA MORIGI 8 - 20123 MILANO - ITALIA
TEL. 02-874324/72016642
FAX 02-875045
www.puntorosso.it


ALLEGATI:

risposta Luigi all'ambasciatore turco.doc
lettera ambasciatore turco.doc

--------------------------



Luigi Vinci
parlamentare europeo

A proposito della "Nota esplicativa sulla situazione di Leyla Zana e di 
altri ex-parlamentari del Partito Democratico (DEP)", emessa in data 10 
giugno 2002, a firma dell'Ambasciatore della Turchia in Italia Sig. Necati 
Utkan


A tutt'oggi, nonostante i recenti emendamenti costituzionali, che 
consentono ai cittadini della Turchia di esprimersi anche in lingue diverse 
dal turco, migliaia di persone sono represse - sono arrestate, torturate, 
condannate, espulse da scuole e universita', licenziate - per il fatto di 
esprimersi in curdo e di rivendicare che la norma costituzionale in 
questione sia rispettata dalle Autorita' di governo, militari, di polizia e 
giudiziarie. Infatti a tutt'oggi, sia nel Codice penale, sia nella 
mentalita' di gran parte delle Autorita' turche, esprimersi in curdo e 
rivendicare il diritto di farlo equivale ad agire per il "separatismo" del 
Sud-est turco. Ci sono a riguardo di questi abusi centinaia di 
testimonianze indipendenti: come per esempio delle Associazioni turche per 
i diritti umani, o di Amnesty International - alla quale a tutt'oggi e' 
impedito di operare legalmente in Turchia.

E all'On. Leyla Zana e ai suoi colleghi del DEP accadde esattamente questo: 
che pronunciarono in lingua curda il loro giuramento di fedelta' allo Stato 
turco, all'atto del loro insediamento di parlamentari, e assieme al 
giuramento si espressero per la pacificazione dei rapporti tra turchi e 
curdi sulla base del riconoscimento dei diritti culturali dei curdi: cio' 
che basto' a far muovere contro di loro l'accusa di separatismo.

Poiche', tuttavia, l'accusa di separatismo per essersi espressi in tal modo 
nel Parlamento turco era irreggibile dinanzi all'opinione pubblica 
mondiale, e ai Parlamenti e ai Governi dell'Europa occidentale, ben al 
corrente della realta' delle cose, e in particolare del carattere del tutto 
pacifico e legale dell'azione del DEP e dei suoi esponenti, verso la fine 
del processo si penso' bene di aggiungere quelle accuse di terrorismo, che 
la lettera dell'esimio Ambasciatore Utkan cosi' accuratamente elenca.

Questi i fatti.

Ai quali si puo' aggiungere:

- che il Consiglio d'Europa ha piu' volte sollecitato alla Turchia, a 
seguito delle numerosissime condanne che essa ha subito da parte del 
Tribunale di Strasburgo per la violazione nei processi di natura politica 
di diritti umani e politici fondamentali, di provvedere alle modifiche 
necessarie dei suoi codici e delle sue procedure, inoltre di ricostituire 
le condizioni nelle quali quanti sono stati ingiustamente condannati erano 
prima della condanna e, qualora la Turchia desiderasse rifare i processi, 
di produrre le norme per cio' necessarie

- che il Tribunale di Strasburgo non ha tra i suoi compiti di produrre 
"prove" che entrino nel merito di una condanna, ma semplicemente di 
stabilire se essa e' stata emessa violando o meno i diritti dell'imputato o 
su una base probatoria adeguata

- che in ogni caso il tribunale di Strasburgo, condannando anche a questo 
proposito la Turchia, ha stabilito che lo scioglimento del DEP - il Partito 
di Leyla Zana - per "separatismo" avvenne senza uno straccio decente di 
prova, ed anzi che ogni elemento di fatto indicava che il DEP agiva nel 
quadro della legalita' e con mezzi assolutamente pacifici e parlamentari

- che se dal 1999 nel Tribunale turco per la Sicurezza Nazionale non c'e' 
piu' il giudice militare, questa e' un'ammissione implicita della 
tendenziosita' di questo Tribunale prima del 1999, dunque quando l'On. 
Leyla Zana e i suoi colleghi furono condannati e il DEP fu sciolto

- che la Turchia e' firmataria dei Trattati costitutivi del Consiglio 
d'Europa e che di esso fa parte, e che norma del diritto internazionale e' 
quella i Trattati che si firmano di rispettarli, invece, come fa l'esimio 
Ambasciatore, per conto del suo Governo, di produrre cavilli giuridici per 
violarli nel merito e nella sostanza

- che in Turchia - come in qualsiasi altro Paese - sono molte le vie 
giuridiche inappuntabili che consentono un provvedimento di liberta' a 
favore di una persona condannata e incarcerata, e che in Turchia - come in 
qualsiasi altro Paese - e' questione di volonta' politica o meno

- che non e' vero che non esista Paese appartenente al Consiglio d'Europa 
condannato dal Tribunale di Strasburgo che non abbia ottemperato alle 
indicazioni della sentenza di condanna: per esempio la Francia, condannata 
per un processo in cui erano stati violati i diritti dell'imputato, un 
immigrato, e nel cui ordinamento non c'erano norme che consentivano il 
rifacimento del processo, poiche' la sentenza era passata in giudicato, ha 
rapidamente prodotto questo tipo di norme

- che stando a dichiarazioni da me direttamente raccolte presso i legali 
che l'assistono le condizioni dell'incarcerazione dell'On. Leyla Zana non 
consentono ad essa le cure necessarie - l'On. Leyla Zana e' affetta da una 
grave forma di osteoporosi e necessita di cure non solo farmacologiche ma 
anche motorie, e sono precisamente queste che non le e' possibile effettuare

- infine che non meraviglia che i cittadini turchi di lingua curda non 
perseguano "tendenze separatiste", ancorche' ne continui la brutale 
repressione: i Partiti curdi, tanto quelli illegali che quelli legali, 
ancorche', come HADEP, sottoposti attualmente ad un procedimento sotto 
l'accusa, tanto per cambiare, di separatismo, sono invece per 
l'affermazione dei diritti culturali curdi nel quadro della Turchia cosi' 
com'essa e' attualmente, ed anzi non chiedono neppure l'autonomia delle 
province del Sud-est

- e che neppure meraviglia la "diminuzione delle attivita' terroristiche", 
cioe' delle azioni militari da parte del PKK, nel Sud-est della Turchia: 
avendo questo Partito deciso tre anni fa di sospendere le proprie attivita' 
militari; che meraviglia invece, o forse non meraviglia affatto, che da 
parte delle Forze Armate della Turchia continuino le attivita' militari 
contro i militanti di questo Partito rifugiati nel Nord dell'Irak, 
attraverso incursioni, bombardamenti di villaggi e di campi profughi e 
l'occupazione ormai stabile di territorio irakeno.

Vorrei in ultimo segnalare, soprattutto all'esimio Ambasciatore, che tra le 
ragioni per le quali un dialogo prosegue tra Unione Europea e Turchia a 
proposito dell'entrata della Turchia non stanno certamente le posizioni e 
gli atteggiamenti dei quali egli fornisce un buon campionario nella sua 
lettera, bensi' l'attivita' assidua, della quale, in quanto parlamentare, 
sono diretto testimone, presso le Istituzioni dell'Unione Europea da parte 
dei Partiti curdi, legali e illegali, appunto favorevole a quest'entrata, 
nell'auspicio che essa aiuti la Turchia ad un incremento sostanziale di 
quella civilta' interna, che il suo establishment politico e militare ha 
sino ad oggi pertinacemente negato. E' solo per questo, per esempio, che il 
sottoscritto, ma con lui molti colleghi, ha cambiato negli ultimi due anni 
la sua posizione sull'entrata della Turchia nell'Unione Europea, alla quale 
sino a prima si era opposto, credo con fondatissime ragioni.

Vorrei anche sottolineare l'immenso atto di responsabilita' e di 
moderazione che questo significa, da parte dei Partiti curdi. Il diritto 
all'autodeterminazione di una popolazione viene prima, nello stesso diritto 
internazionale, di qualsiasi considerazione circa l'opportunita' o il 
desiderio che un confine statale non venga alterato, quando questa 
popolazione sia oggetto di una dura oppressione, in particolare non ne 
vengano riconosciuti i piu' elementari e basilari diritti, tra i quali 
quello di esprimersi nella propria lingua. Mentre e' solo segno di barbarie 
politica e giuridica la pretesa che la rivendicazione dei propri diritti 
culturali sia "separatismo".

E, piu' in generale, e' pure segno di barbarie politica e giuridica che una 
popolazione o un Partito di questa popolazione vengano repressi per il 
fatto di rivendicare l'autodeterminazione. Non che attualmente questo 
avvenga nel Sud-est della Turchia. Tuttavia cio' che solo potrebbero essere 
legittimamente represse sarebbero attivita' di tipo eversivo-militare. 
Valga l'esempio di quelle regioni in Paesi membri dell'Unione Europea dove 
sono minoranze, parte dei cui Partiti rivendicano l'autodeterminazione e, 
attraverso essa, la costituzione di nuovi Stati, come i Paesi Baschi o la 
Corsica: qui Spagna e Francia non reprimono affatto la richiesta di 
autodeterminazione, bensi' il fatto che alcune organizzazioni tentino di 
promuoverla attraverso azioni terroristiche.


Milano, 29 luglio 2002


--------------------



                                             TRADUZIONE NON UFFICIALE





LETTERA DELL'AMBASCIATORE TURCO A ROMA

                                                                                                                     Roma, 
10 giugno 2002


Egregi Signori,

in vista della mozione presentata per la liberazione di Leyla Zana ed altri 
ex-parlamentari dell'ex Partito Democratico (DEP) che sembra essere una 
serie di iniziative fuorvianti, desidero trasmettere in allegato alla 
presente una nota esplicativa per chiarire il caso che li riguarda.

Mi auguro che potrete dedicare parte del Vs. prezioso tempo per esaminare 
la suddetta nota affinche' possiate avere un quadro completo e migliore 
della situazione. Inoltre, in questo contesto, gradiremmo che queste 
informazioni vengano fatte circolare fra tutti i membri del Consiglio 
Regionale.

Distinti saluti



                                                                                                         Necati 
Utkan

                                                TRADUZIONE NON UFFICIALE


NOTA ESPLICATIVA  SULLA SITUAZIONE DI LEYLA ZANA E 
DI  ALTRI  EX-PARLAMENTARI DEL PARTITO DEMOCRATICO (DEP)

L'interpretazione diffusa in ambito internazionale per la quale Leyla Zana 
e' stata condannata per avere espresso pacificamente le sue opinioni 
politiche e' errata. Leyla Zana e' in prigione per avere perseguito 
attivita' illegali ed avere sostenuto il terrorismo.
Durante le elezioni generali del 20 ottobre 1991 Leyla Zana fu eletta alla 
Grande Assemblea Nazionale Turca quale candidata del Partito  Sociale 
Democratico (SHP) della localita' elettorale di Diyarbakir. Successivamente 
e' diventata membro del Partito Democratico (DEP)
Il 2 marzo 1994 a Leyla Zana fu tolta l'immunita' parlamentare dalla Grande 
Assemblea Generale Turca ed in seguito il 17 marzo 1994 fu arrestata.
I capi d'accusa contro Leyla Zana includono:

? avere frequentato i campi di addestramento armato dell'organizzazione 
terroristica PKK nella Valle di Bekaa in Libano

? aver preso contatti quattro volte con le famiglie piu' in vista della 
Provincia di Sanhurfa chiedendo loro sostegno nella suddetta regione   per 
le attivita' del PKK

? avere preso contatti due volte con le famiglie piu' in vista della 
Provincia di Van facendo loro pressione affinche' si unissero al PKK per 
collaborare alla fondazione del "Kurdistan"

? aver consegnato all'organizzazione terroristica PKK Ali Dursun, il quale 
era stato rapito per le sue posizioni contro il PKK e portato a casa di lei

? I discorsi del 18 e 20 ottobre e del 23 dicembre 1993 che sostenevano il 
separatismo facendo uso di mezzi violenti.
Queste accuse sono molto gravi. Si dovrebbe riconoscere che la legge non 
ammette eccezioni nonostante le conseguenze politiche.
Il giorno 8 dicembre 1994 Leyla Zana fu condannata dalla Corte di Sicurezza 
di Stato d'Ankara a 15 anni di prigione in base all'articolo 168/2 del 
Codice Penale turco per appartenenza ad un'organizzazione armata illegale. 
La condanna  fu confermata dalla Corte d'Appello il 26 ottobre 1995.
Il 17 gennaio 1996 Leyla Zana e gli ex-parlamentari del Partito Democratico 
(DEP), il quale fu dissolto dalla Corte Costituzionale, hanno presentato 
una domanda alla Commissione Europea per i Diritti Umani rivendicando che 
durante il processo al quale erano stati sottoposti  dalle autorita' 
nazionali  con l'accusa di essere membri di un'organizzazione terroristica, 
le disposizioni della Convenzione Europea per i Diritti Umani erano state 
violate.
In data 30 aprile 1999 la Commissione Europea per i Diritti Umani concluse 
che la Convenzione era stata violata in quanto le accuse contro le persone 
suindicate erano state modificate durante l'ultima fase del processo. 
Inoltre, agli imputati non fu concessa un'ulteriore opportunita' per 
difendersi contro le accuse e la Corte di Sicurezza Nazionale, presso la 
quale sono stati giustiziati, non costituiva un tribunale indipendente ed 
imparziale in quanto durante i procedimenti giudiziari un giudice militare 
era stato presente.
Finalmente la Commissione ha trasmesso la domanda alla Corte Europea per i 
Diritti Umani (CEDU).
Il 17 luglio 2001 la CEDU ha adottato le conclusioni emesse dalla 
Commissione con parere favorevole. La CEDU trovo' che l'articolo 6 della 
Convenzione, il quale garantisce il "diritto ad un giusto processo" fu 
violato e pertanto sentenzio' il Governo turco al pagamento di 25.000 
dollari USA per danni non pecuniari ad ogni richiedente e 10.000 dollari 
USA per i costi e le spese complessive.
A seguito della decisione della CEDU che il "diritto ad un giusto processo" 
era stato violato, alcune richieste sono sorte per liberare o sottoporre 
alla riapertura di un processo i richiedenti ex-membri del DEP che ora sono 
in prigione.
Tuttavia sarebbe necessario tenere a mente i fatti di seguito indicati:

? i richiedenti non sono stati imprigionati per un crimine connesso alla 
liberta' di espressione definito dalla legge ma per essere membri di 
un'organizzazione illegale. In merito a cio', la CEDU ha stabilito che 
esiste soltanto la violazione al "diritto ad un giusto processo". Ne' la 
Commissione ne' la CEDU hanno considerato necessario riesaminare gli 
articoli inerenti alla liberta' di espressione, di organizzarsi in 
assemblee, associazioni o la proibizione di discriminazioni per verificare 
se erano stati violati come dichiarato dai richiedenti.

? Nell'ambito della decisione di violazione del "diritto ad un giusto 
processo" emessa dal CEDU inerente all'articolo 6 della Convenzione, non e' 
necessario rilasciare i richiedenti. Inoltre, non esistono alcuni esempi 
che altre autorita' nazionali, a seguito delle decisioni della CEDU, hanno 
liberato automaticamente i detenuti senza prima effettuare i necessari 
emendamenti nel proprio sistema giudiziario. Pertanto, le dichiarazioni che 
i richiedenti dovrebbero essere rilasciati sono irrilevanti e chiaramente 
infondati e malintenzionati nell'ambito della legge.

? In Turchia le riaperture dei processi per casi relativi ad azioni 
criminali sono regolate dall'articolo 327 del Codice di Procedura Penale. 
Tuttavia, le decisioni della CEDU nelle quali si stabilisca che la Turchia 
ha violato la convenzione non sono considerate come "fatti nuovi" o "prove 
nuove" affinche' venga dato inizio alla riapertura di un processo relativo 
all'articolo qui indicato.

? A seguito degli emendamenti alla Costituzione ed alla Legge sulle Corti 
di Sicurezza Nazionali del 1999, venne stabilito che la presenza di un 
giudice militare nella Corte di Sicurezza Nazionale non venisse piu' ammessa.
Attualmente, Leyla Zana si trova nella Casa di Reclusione di Ankara dove 
finira' di scontare la sua condanna. Lei riceve regolarmente le necessarie 
cure e attenzioni mediche.
A seguito della diminuzione significativa delle attivita' terroristiche, il 
Governo della Turchia ha intensificato i propri sforzi mirati al 
miglioramento della situazione socio-economica nel sud-est della Turchia. 
Gli sforzi compiuti in tal senso costituiscono un elemento importante 
nell'ambito del Programma Nazionale per l'Adozione dell'Acquis dell'Unione 
Europea. In questo contesto la nostra forza principale deriva dal fermo 
rifiuto da parte dei nostri cittadini di origine curda di perseguire 
tendenze separatiste.