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Dateci una querela penale
Fonte: http://www.ilbarbieredellasera.com/article.php?sid=4760
28.10.2002
Dateci una querela penale
di Shampoo
Travaglio, Barbacetto e soci chiedono a Berlusconi di non fare causa civile
bensì penale e di piantarla con queste querele miliardarie
Ieri, al Rizzoli store di Roma è approdato -fa sapere l'ufficio stampa
degli Editori Riuniti- “il tour di Mani pulite”.
Ma quella di ieri era la solita solfa: autori in libreria con un pacco di
copie da firmare.
La parte sostanziosa del "tour" avviene invece oggi con una conferenza
stampa. Anzi, no, con un appello. O meglio, un decisivo appello. E’ quello
che viene lanciato dalla sede della Fnsi di Roma.
Anzi, rilanciato perché già presentato –sempre a Roma– il 14 settembre
durante la manifestazione dei girotondisti ma passato allora sotto
silenzio. <BR<
L’appello riguarda 50 milioni di euro che la Fininvest e il premier hanno
chiesto come risarcimento a Marco Travaglio, Elvio Veltri, Gianni
Barbacetto e Mario Portanova.
Cinquanta milioni di euro di risarcimento della presunta diffamazione
contenuta nei libri Le toghe rosse, l’Odore dei soldi e nello speciale
Berlusconeide che il settimanale Diario mandò in edicola il 30 marzo
dell’anno scorso.
Travaglio, Veltri, Barbacetto e Portanova –sostenuti dai loro editori,
Alessandro Dalai (Baldini&Castaldi) e da Luca Formenton (il Diario),
insieme al padrone di casa, Paolo Serventi Longhi– si rivolgono
direttamente al premier Silvio Berlusconi.
“Silvio Berlusconi –scrivono i querelati– e l’uomo più ricco e potente
d’Italia. E se davvero avesse a cuore la verità e la sua onorabilità,
sporgerebbe querela in sede penale, anche contro i numerosi organi
d’informazione internazionali, che hanno commentato le vicende contenute
nei libri e contro le case editrici che li hanno tradotti all’estero,
chiedendo una sentenza di merito a lui favorevole: incaricando cioè un
pubblico ministero di indagare sull'attendibilità dei libri contestati e
affidando a un giudice terzo la sentenza definitiva.
Invece, prescindendo dal merito, chiede subito i danni.
Vuole i soldi, tanti soldi, da privati cittadini che mai hanno visto e mai
vedranno la somma richiesta e che rischiano, perciò, la rovina per tutta la
vita.
E da tre piccole case editrici che, se dovessero perdere una sola di queste
cause, sarebbero costrette a chiudere i battenti.
Quando in politica il galateo contava qualcosa, chi assumeva incarichi
istituzionali si affrettava a chiudere le sue liti private, rimetteva le
querele, rinunciava alle cause in corso per poter svolgere un ruolo super
partes e dedicarsi soltanto agli interessi generali.
Non è più così. Ma questa non è una lite privata. È una questione di
libertà e di democrazia, che riguarda tutti.
Senza un forte intervento di chiunque possa interrompere questa spirale
perversa, nessuno in Italia oserà più disturbare il manovratore scrivendo e
pubblicando libri e articoli scomodi per il potere. E noi cittadini saremmo
(ancor) meno informati e meno liberi”.
Fin qui il testo diretto al presidente del Consiglio e che anche noi
rilanciamo. Appello sottoscritto, tra l'altro, da Altan, Corrado Augias,
Giulietto Chiesa, Antonio Caponnetto, Sergio Cofferati, Vincenzo Consolo,
Ferdinando Cordova, Carmine Donzelli, Paolo Flores d’Arcais, Dario Fo, Iaia
Forte, Beppe Giulietti, Nanni Moretti, Moni Ovadia, Nicola Piovani,
Francesco Pardi, Valentino Parlato, Marcelle Padovani, Franca Rame, Paolo
Rumiz, Sandro Ruotolo, Giorgio Santelli, Michele Santoro, Paolo Serventi
Longhi, Paolo Sylos Labini.