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La nonviolenza e' in cammino. 354




LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO



Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di 
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it



Numero 354 del 14 settembre 2002



Sommario di questo numero:

1. Giobbe Santabarbara, necessita' della nonviolenza

2. Ida Dominijanni intervista Rosi Braidotti: Dopo le torri, il corpo che resta

3. Alcune riviste

4. Letture: Associazione Pace e dintorni, Violenza, zero in condotta

5. Letture: Giulietto Chiesa, La guerra infinita

6. Letture: Dennis Dalton, Gandhi, il Mahatma. Il potere della nonviolenza

7. Letture: Heinrich Boell Foundation, The Jo'burg-Memo

8. Letture: Enzo Mazzi, Ernesto Balducci e il dissenso creativo

9. Letture: Edoardo Martinelli, Pedagogia dell'aderenza

10. Letture: Edward W. Said, Fine del processo di pace

11. Letture: Frediano Sessi, Non dimenticare l'Olocausto

12. Letture: Tiziano Terzani, Lettere contro la guerra

13. Tzvetan Todorov, esseri umani e programmi politici

14. Frances Amelia Yates, un'esperienza

15. Un appello "Fuori la guerra dalla storia, fuori l'Europa dalla guerra"

16. Il "C.O.S. in rete" di settembre

17. Un corso di educazione alla pace tenutosi a Gubbio

18. La "Carta" del Movimento Nonviolento

19. Per saperne di piu'



1. RIFLESSIONE. GIOBBE SANTABARBARA: NECESSITA' DELLA NONVIOLENZA

[Come e' noto ai lettori Giobbe Santabarbara esprime, con la sgradevole 
rudezza che gli e' abituale, il punto di vista del "Centro di ricerca per 
la pace" di Viterbo]

Opporsi alla guerra senza fare la scelta della nonviolenza e' opporsi alla 
guerra a meta', e quindi a meta' esserne complici. E dunque un'opposizione 
alla guerra che non faccia la scelta meditata ed impegnativa della 
nonviolenza non e' un'opposizione vera, ma una finzione, una macabra ipocrisia.

Ma l'opposizione nonviolenta alla guerra per essere tale deve essere 
attiva, poiche' la nonviolenza e' lotta contro la violenza, o non e'. E 
deve essere intransigente, poiche' non si puo' transigere sul principio che 
tutti gli esseri umani in quanto tali hanno il diritto di vivere, ed 
essendo la guerra nella sua sostanza null'altro che omicidio di massa, ne 
consegue che vi e' una incompatibilita' assoluta tra il fondamentale dei 
diritti umani, il diritto a vivere, e la guerra.

Ne consegue altresi' che se occorre un ripudio integrale della guerra per 
affermare il fondamentale dei diritti propri di ogni essere umano, occorre 
altresi' un ripudio integrale degli strumenti atti alla guerra: le armi e 
gli eserciti.

E dunque l'opposizione alla guerra deve essere altresi' opposizione alle 
armi e agli eserciti tutti.

E poiche' vi e' un legame evidente tra armi e fame, tra ingiustizie 
strutturali e regimi e poteri che si reggono e dominano con la violenza, ne 
consegue anche che la scelta della nonviolenza e' necessaria non solo per 
opporsi alla guerra ma per costruire relazioni tra gli esseri umani fondate 
su un'economia di giustizia, la difesa della biosfera, la concreta 
affermazione dei diritti umani per tutti.

E poiche' una civile convivenza e' possibile solo in un orizzonte inclusivo 
dell'umanita' intera, la democrazia si invera nell'incontro e nella 
condivisione, e il riconoscimento di umanita' ha come sua condizione la 
reciprocita', ne discende che la scelta della nonviolenza e' necessaria 
anche nella lotta per la democrazia e l'uguaglianza di diritti.

E detto tutto cio' una duplice domanda: una opposizione democratica che non 
fa propria la nonviolenza e' una vera opposizione? E' veramente 
democratica? E un movimento che si dichiara contro la guerra e pacifista, e 
che non fa propria la nonviolenza, puo' veramente contrastare la guerra? E 
puo' veramente contribuire a costruire la pace? Ci sia lecito dubitarne.



2. RIFLESSIONE. IDA DOMINIJANNI INTERVISTA ROSI BRAIDOTTI: DOPO LE TORRI, 
IL CORPO CHE RESTA

[Questa conversazione tra le due intellettuali femministe e' apparsa sul 
quotidiano "Il manifesto" del 13 settembre 2002. Ida Dominijanni e' 
giornalista, Rosi Braidotti insegna all'Universita' di Utrecht]

All'indomani dell'assassinio di Pym Fortuyn in Olanda, Rosi Braidotti - 
docente di women's studies all'universita' di Utrecht, origini italiane, 
formazione filosofica francese, frequentazione del femminismo europeo e 
americano - mi aveva detto in un'intervista sul "manifesto" che molto di 
quello che stava accadendo in Olanda aveva a che fare con gli effetti 
dell'11 settembre. Con Rosi, che e' anche un'amica, per ripensare l'anno 
che e' trascorso ci sono angolature peculiari, segnate da un percorso 
femminista per molti tratti comune. Pero' parto anche con lei da una 
domanda analoga a quella che ho posto nei giorni scorsi agli altri.

Ida Dominijanni: L'anniversario dell'11 settembre, come scrive Susan 
Sontag, ha riciclato parole e immagini di un anno fa, svuotandole di 
significato. Un anno dopo, a te sembra svuotato di significato anche 
l'evento in se'?

Rosi Braidotti: Ne abbiamo discusso qui all'universita' di Utrecht, dove 
alcune studentesse, soprattutto di colore, sostengono che se c'e' un 11 
settembre da commemorare e' quello del golpe cileno del `73. Non sono le 
uniche, del resto, a ricordare polemicamente quella data a confronto con 
quella del 2001: e' un indice della memoria "d'opposizione", chiamiamola 
cosi' se non vogliamo definirla antiamericana, che sta montando da varie 
parti. Quanto a me, penso che l'11 settembre, quello del 2001 intendo, e' 
stato certo un grosso trauma per l'Occidente e per il mondo intero, ma a 
rigor di termini filosofici non lo definirei un evento. Almeno se per 
evento intendiamo qualcosa che spezza la sequenza lineare della logica del 
capitalismo. Il crollo delle Torri, al contrario, sta tutto dentro questa 
logica, che come ci hanno insegnato Deleuze e Guattari e' la logica della 
catastrofe annunciata. Gli attentati terroristi, come i disastri ecologici, 
sono tutte catastrofi annunciate: e il capitalismo non punta a evitarle, ma 
solo a trarne il massimo profitto. La commodification, lo svuotamento della 
catastrofe e' la regola del funzionamento spettrale dell'economia 
capitalistica, dice giustamente Derrida: pensa solo a tutti quelli che 
sull'11 settembre hanno speculato in borsa. Che il crollo delle Torri sia 
un disastro capitato al cuore dell'Impero, rende solo piu' evidente questa 
regola e questa logica, e ovviamente ci colpisce piu' di altri "ordinari" 
disastri che capitano ovunque, e di fronte ai quali o ci rassegniamo, come 
con l'Aids, o ci bendiamo gli occhi: mentre un anno dopo torniamo a 
guardare in tv le immagini del crollo delle Torri, abbiamo gia' dimenticato 
quelle di poche settimane fa di Praga sommersa dall'acqua.

I. D.: A proposito di immagini. L'immaginario e' stato sempre nella cabina 
di regia, nella vicenda dell'11 settembre. Come ha scritto Baudrillard, le 
immagini hanno preso in ostaggio l'evento: ne hanno deciso, e continuano a 
deciderne, la percezione e il senso. Oggi il cinema - penso ovviamente a 
"11 settembre 2001" - ci mette di fronte a una sua percezione planetaria e 
articolata, ma per un anno l'icona televisiva dello schianto ha fissato la 
nostra attenzione sul cielo sopra Manhattan; e tutt'ora, a rivederla, 
continua a fare un grande effetto. Forse perche' col clash delle Torri ha 
fatto improvvisamente irruzione nella realta' quello che l'immaginario 
aveva anticipato? Il corpo-cyborg, l'uomo-macchina, l'uccello-Ufo... che 
cosa hanno suggerito, a una come te che lavora sul tema delle metamorfosi 
del corpo e dell'umano in questo inizio di millennio?

R. B.: Non c'e' dubbio, quell'irruzione e' stata per i piu' un grande 
shock. Per quelle come noi che hanno lavorato sul rapporto fra corpo e 
potere, una dolorosa conferma. Anche su questo piano nell'11 settembre non 
vedo una rottura, ma solo il punto acuto di una linea di tendenza 
riconoscibile anche altrove. Il corpo cyborg del kamikaze ci impressiona 
tanto solo perche' non sappiamo riconoscere figure simili nella nostra 
esperienza quotidiana. Tutti i nostri corpi sono traumatizzati dall'impatto 
con l'attuale forma del capitalismo: lo stress fa dei luoghi di lavoro 
luoghi patogeni, i clandestini muoiono di terrore a bordo delle carrette 
che li trasportano, il corpo femminile si smostra fra silicone, anoressia e 
bulimia, ci sono trafficanti di droga che ingoiano chili di cocaina per 
portarla a destinazione e ogni tanto esplodono... Siamo tutti corpi cyborg, 
corpi vettori, corpi che si schiantano. Il suicide-bomber fa parte di 
questa mutazione. In fondo, se ci pensi bene, c'e' una linea che collega il 
kamikaze e Schumacher... Parlare del corpo-bomba del terrorista e tacere di 
tutto il resto a me pare ipocrita. In questo senso, l'irruzione nella 
nostra realta' di quei due aerei e di quei diciannove kamikaze avrebbe 
potuto e dovuto portare a una riflessione del rapporto fra corpo e potere. 
Anche in questo campo, invece, ha aperto una spaventosa regressione.

I. D.: Cambiamo campo. Qualche mese fa hai associato agli effetti dell'11 
settembre anche la regressione politica e sociale che vedevi dietro i 
risultati delle elezioni olandesi. Tu sei convinta che l'11 settembre sia 
rimbalzato cosi' fortemente nel Vecchio Continente?

R. B.: Beh, dall'Olanda s'e' visto benissimo. Il riflesso securitario e' 
stato molto forte e ha provocato un altrettanto forte riflesso identitario 
che sta cambiando il profilo della societa'. Il paese delle identita' 
multiple, del meticciato etnico, della tolleranza e del multiculturalismo, 
passato al setaccio della paura, ha cambiato faccia. Per darti l'idea: si 
parla per la prima volta di scorte armate per i politici in un paese in cui 
finora il primo ministro andava in bicicletta. La lista Fortuyn si sta 
rapidamente disintegrando, ma il fenomeno Fortuyn ha portato in auge un 
nuovo tipo di middle class: gay bianchi metropolitani, apparentemente 
trasgressivi e in realta' molto integrati, che rivendicano spudoratamente 
una "olandesita'" post-tollerante e capitalista. Adesso stanno chiudendo le 
discoteche gay perche' non ce n'e' piu' bisogno: la linea trasgressiva 
disegnata sulla sessualita' si dissolve, mentre si consolida la linea 
razzista disegnata sulla differenza etnica.

I. D.: Fermati un attimo. Tutto il pensiero postmodernista, e tu per prima, 
aveva scommesso sulle identita' sociali plurime, mobili, nomadi, per 
contrastare le coazioni identitarie del politico. L'11 settembre dissolve 
questo progetto? O questo progetto rimane utile per contrastare la retorica 
dell'identita' - "noi" contro "loro", l'Occidente contro l'Islam, il Bene 
contro il Male - con cui la politica americana ha risposto al trauma? La 
struttura materiale postcoloniale e multiculturale di societa' come quella 
americana o olandese dovrebbe fungere da antidoto contro i richiami 
patriottici e nazionalisti. A meno che quel progetto non fosse arrivato a 
un punto morto, producendo una nuova segmentazione, piu' che una 
fluidificazione, di quelle societa'.

R. B.: Io punto ancora su quel progetto. Su tutte le soggettivita' nomadi e 
diasporiche che si possono coalizzare contro le identita' fisse e la 
retorica nazionalista e razzista. Pero' quel progetto va continuamente 
aggiornato. Nei paesi multiculturali come gli Stati Uniti o l'Olanda, si 
stanno producendo nuove stratificazioni culturali e di classe: il 
multiculturalismo disegna linee a zig-zag, non una cartografia di figure a 
tutto tondo, in cui emergono contraddizioni inedite. Per dirne una, mi 
racconta Angela Davis che in alcune realta' americane la borghesia nera e' 
diventata piu' intollerante di quella bianca: sono i paradossi 
dell'assimilazione e dell'emancipazione. Queste societa' sono multietniche 
e multicolorate, ma sono anche pienamente occidentalizzate, e chi le abita, 
quale che sia la sua origine, oggi rivendica l'identita' e i valori 
occidentali contro i "barbari" che vengono dall'Oriente incivile e 
dispotico. Questi processi sono andati piu' in la' di come lo stesso 
pensiero postcoloniale, femminismo compreso, li aveva descritti o 
ipotizzati: perche' le nuove gerarchie imperiali generano nuovi flussi, 
nuove frammentazioni, nuove contraddizioni - tutt'altro che hegeliane e 
alquanto schizofreniche, come ben rappresentava "Documenta" di quest'anno a 
Kassel.

I. D.: A quel progetto tu hai ancorato negli ultimi anni anche la tua 
convinzione europeista, intendendo l'Europa come una costruzione 
postnazionale e l'identita' europea come un'identita' cosmopolita e aperta, 
idealmente connessa alla figura della diaspora ebraica. L'esatto contrario, 
in breve, dell'Europa-fortezza. Dopo l'11 settembre, anche la costruzione 
europea si e' arrestata. E la diaspora ebraica tace di fronte 
all'arroccamento identitario di Israele...

R. B.: Lo so bene, le probabilita' che "l'Europa minore", come la chiama 
Bifo, proceda sono basse. Ma non bisogna recedere: l'Europa e' il nostro 
orizzonte necessario. E la genealogia ebraica europea resta un punto di 
riferimento storico, anche se in questo momento la diaspora ebraica e' 
cosi' sulla difensiva che perfino alcune femministe ebree americane fanno 
il tifo per la guerra... Oltretutto, lavorare sulla costruzione europea e' 
una mossa politica di scostamento da quella sinistra che quando avevamo 
vent'anni "saltava" l'Europa in nome dell'internazionalismo o del 
terzomondismo, dimenticando che e' sempre su cio' che e' piu' prossimo che 
bisogna lavorare. Il risultato e' che oggi la sinistra europea non si sa 
dove stia: rischiamo di diventare l'ultima stelletta della bandiera 
americana. Guarda le giovani generazioni di femministe, conoscono tutte il 
femminismo americano e ignorano quello europeo.

I. D.: Lo so bene, passano dalla California per arrivare a Roma o a Milano. 
Sul femminismo dopo l'11 settembre, bisognera' fare il punto. Un anno fa, 
negli Stati Uniti c'erano femministe che credevano alla guerra di 
liberazione delle donne afghane, in nome dell'universalismo dei diritti. Ma 
c'erano anche quelle che analizzavano le segrete simmetrie fra il 
patriarcato dei talebani e i rigurgiti di patriarcato e di fondamentalismo 
sessista in occidente. Io, con le amiche italiane con cui lavoro, 
preferisco analizzare quello che sta succedendo nella chiave opposta della 
fine del patriarcato: un'implosione drammatica che fa molti danni, ma 
un'implosione. Tu che cosa vedi?

R. B.: Vedo una galoppante virilizzazione dello spazio pubblico: Dio patria 
e famiglia, guerra indefinita contro il terrorismo e microguerre 
quotidiane, mascolinita' gay femminilizzate che cannibalizzano quello che 
noi abbiamo detto, genealogie femministe che si frammentano nella nuova 
frammentazione delle societa' occidentali di cui abbiamo parlato.

I. D.: Solo questo? Dovremmo discuterne, non sarei d'accordo. C'e' questo, 
ma c'e' anche molta distanza femminile - attiva, non indifferente - da 
tutto questo. La regressione del discorso politico, della retorica 
identitaria, degli appelli alle armi non trova molti consensi fra le donne, 
e nelle societa' occidentali le donne non sono piu' una parte marginale 
della sfera pubblica, come sai meglio di me. E poi, in termini simbolici, 
lo schianto degli aerei sulle Torri e' stato visibilmente una catastrofe 
del fallocentrismo... non credi che abbia anche liberato parola e energia 
femminile?

R. B.: Ora che mi ci fai pensare: li' per li' io ho sentito solo che si 
metteva in atto la logica della catastrofe che ti dicevo all'inizio. 
Passato quel momento, ho avvertito che si stava anche aprendo qualcosa. Che 
stavamo passando per un punto di non ritorno, che accelerava l'urgenza di 
fare quello che dobbiamo fare, almeno noi che non siamo precipitate nella 
depressione e nella paranoia. E infatti le mie studentesse dicono che tutto 
s'e' rimesso in moto. In fondo anche questa e' una funzione della 
catastrofe, liberare energie. Da questo punto di vista, l'11 settembre del 
2001 forse conta piu' di quello cileno.



3. STRUMENTI. ALCUNE RIVISTE

- "A. rivista anarchica", mensile, c. p. 17120, 20170 Milano, tel. 
022896627, e-mail: arivista@tin.it, sito: anarca-bolo.ch/a-rivista

- "Amici dei lebbrosi", mensile dell'Associazione italiana amici di Raoul 
Follereau, via Borselli 4-6, 40135 Bologna, tel. 051433402, e-mail: 
info@aifo.it, sito: www.aifo.it

- "Azione nonviolenta", rivista mensile fondata da Aldo Capitini nel 1964, 
via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, e-mail: 
azionenonviolenta@sis.it, sito: www.nonviolenti.org

- "Cem Mondialita'", mensile di educazione interculturale, via Piamarta 9, 
25121 Brescia, tel. 0303772780, e-mail: cemmondialita@saveriani.bs.it, 
sito: www.saveriani.bs.it/cem

- "Critica liberale", esce dieci volte l'anno, via d'Ascanio 23, 00186 
Roma, e-mail: info@criticaliberale.it, sito: www.criticaliberale.it

- "Fondazione internazionale Lelio Basso", trimestrale edito dalla 
Fondazione internazionale Lelio Basso per il diritto e la liberazione dei 
popoli, via della dogana vecchia 5, 00186 Roma, tel. 0668801468, e-mail: 
filb@iol.it, sito: www.grisnet.it/filb

- "Il foglio", mensile di alcuni cristiani torinesi, c/o coordinamento 
comitati di quartiere, via Assietta 13/A, 10128 Torino, e-mail: 
antonello.ronca@libero.it, sito: www.ilfoglio.org

- "Keshet. Vita e cultura ebraica", rivista edita dall'omonima 
associazione, via San Gimignano 10, 20146 Milano, tel. 024150800, e-mail: 
keshet@libero.it

- "L'incontro", periodico indipendente, via Consolata 11, 10122 Torino, 
tel. 0115212000, e-mail: linc@marte.aerre.it

- "Madrugada", rivista trimestrale dell'associazione Macondo per l'incontro 
e la comunicazione tra i popoli, via Romanelle 123, 36020 Pove del Grappa 
(Vi), tel. 0424808407, e-mail: posta@macondo.it, sito: www.macondo.it

- "Messaggero cappuccino", bimestrale d'informazione dei cappuccini 
bolognesi-romagnoli, via Villa Clelia 16, 40026 Imola (Bo), tel. 054240265, 
e-mail: fraticappuccini@imolanet.com, sito: www.imolanet.com/fraticappuccini

- "Nigrizia", mensile dell'Africa e del mondo nero, vicolo Pozzo 1, 37129 
Verona, tel. 045596238, e-mail: redazione@nigrizia.it, sito: www.nigrizia.it

- "Qualevita", bimestrale di riflessione e informazione nonviolenta, via 
Buonconsiglio 2, 67030, Torre dei Nolfi (Aq), tel. 086446448, e-mail: 
sudest@iol.it

- "Quelli che solidarieta'", bollettino bimestrale del circolo di Viterbo 
dell'associazione Italia-Nicaragua, c/o Giulio Vittorangeli, via Petrella 
18, 01017 Tuscania (Vt), tel. 0761435930, e-mail: 
giulio.vittorangeli@tin.it, sito: www.itanica.org

- "Solidarieta'", periodico del movimento omonimo, via Belenzani 58, 
Trento, tel. 0461983626, e-mail: sol.tn@tin.it



4. LETTURE. ASSOCIAZIONE PACE E DINTORNI: VIOLENZA, ZERO IN CONDOTTA

Associazione Pace e dintorni, Violenza, zero in condotta, La Meridiana, 
Molfetta 2002, pp. 180, euro 15,50. Utilie manuale per educare alla pace in 
una prospettiva nonviolenta realizzato dall'Associazione "Pace e dintorni" 
di Milano, contattabile presso la Casa per la pace, via Marco D'Agrate 11, 
20139 Milano, e-mail: pacedintorni@pacedintorni.it, sito: 
www.pacedintorni.it; per contattare la casa editrice (una delle più attive 
e prestigiose dell'area nonviolenta): La Meridiana, via Giuseppe Di 
Vittorio 7, 70056 Molfetta (Ba), tel. 0803346971, sito: www.lameridiana.it



5. LETTURE. GIULIETTO CHIESA: LA GUERRA INFINITA

Giulietto Chiesa, La guerra infinita, Feltrinelli, Milano 2002, pp. 180, 
euro 9. Una pungente analisi della situazione internazionale attuale, con 
vari interessanti spunti di riflessione.



6. LETTURE. DENNIS DALTON: GANDHI, IL MAHATMA. IL POTERE DELLA NONVIOLENZA

Dennis Dalton, Gandhi, il Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig, 
Genova 1998, pp. 320, lire 39.000. Una recente monografia (l'edizione 
originale e' del 1993 presso la Columbia University Press) di notevole 
interesse; l'autore, docente di scienze politiche, è un attento studioso di 
Gandhi.



7. LETTURE. HEINRICH BOELL FOUNDATION: THE JO'BURG-MEMO

Heinrich Boell Foundation, The Jo'burg-Memo, Emi, Bologna 2002, pp. 128, 
euro 7. Un gruppo di ricercatori coordinati da Wolfgang Sachs ha steso in 
vista del vertice di Johannesburg questo utile memorandum che contiene 
precise analisi e proposte (ovviamente disattese dai potenti del pianeta). 
Da leggere.



8. LETTURE. ENZO MAZZI: ERNESTO BALDUCCI E IL DISSENSO CREATIVO

Enzo Mazzi, Ernesto Balducci e il dissenso creativo, Manifestolibri, Roma 
2002, pp. 198, euro 10. Nella prima meta' del libro sono raccolti alcuni 
scritti di Mazzi su Balducci, nella seconda vari interventi di Balducci 
(perlopiu' trascrizioni di relazioni e dibattiti). Una appassionante 
occasione per interloquire con due maestri di nonviolenza.



9. LETTURE. EDOARDO MARTINELLI: PEDAGOGIA DELL'ADERENZA

Edoardo Martinelli, Pedagogia dell'aderenza, Polaris, Vicchio di Mugello 
(Fi) 2002, pp. 126. L'autore, uno degli allievi della scuola di Barbiana 
che testimonia e prosegue l'impegno di don Milani, in questo bel libro ne 
rievoca la figura e la lezione, e presenta la sua proposta educativa come 
"pedagogia dell'aderenza", prassi di solidarieta' e di liberazione. Il 
libro puo' essere richiesto alla casa editrice Polaris, via Giuseppe Di 
Vittorio 14/16, 50039 Vicchio di Mugello (Fi), tel. 0558497488, e-mail: 
info@polaris-ed.com, sito: www.polaris-ed.com



10. LETTURE. EDWARD W. SAID: FINE DEL PROCESSO DI PACE

Edward W. Said, Fine del processo di pace,Feltrinelli, Milano 2002, pp. 
286, euro 20. Una raccolta di interventi giornalistici dal 1995 al gennaio 
2002 del grande intellettuale palestinese.



11. LETTURE. FREDIANO SESSI: NON DIMENTICARE L'OLOCAUSTO

Frediano Sessi, Non dimenticare l'Olocausto, Rizzoli, Milano 2002, pp. 14 + 
430, euro 9,90. Un utile repertorio di materiali sull'antisemitismo e la 
Shoah curato da uno degli studiosi piu' impegnati nella memoria delle vittime.



12. LETTURE. TIZIANO TERZANI: LETTERE CONTRO LA GUERRA

Tiziano Terzani, Lettere contro la guerra, Longanesi, Milano 2002, pp. 196, 
euro 10. Una testimonianza di grande intensita' e lucidita' del prestigioso 
giornalista. Una lettura necessaria.



13. MAESTRI. TZVETAN TODOROV: ESSERI UMANI E PROGRAMMI POLITICI

[Il brano seguente e' estratto da Tzvetan Todorov, Una tragedia vissuta. 
Scene di guerra civile, Garzanti, Milano 1995, p. 149.

Tzvetan Todorov e' nato a Sofia nel 1939, si e' trasferito a Parigi dal 
1963. Muovendo da studi linguistici e letterari è andato sempre più 
lavorando su temi antropologici e di storia della cultura e su decisive 
questioni morali. Tra le sue opere segnaliamo come particolarmente 
rilevanti per una cultura della pace e della dignita' umana almeno le 
seguenti: La conquista dell'America; Noi e gli altri; Di fronte 
all'estremo; Una tragedia vissuta; Le morali della storia; Il giardino 
imperfetto; Memoria del male, tentazione del bene (raccomandiamo 
particolarmente quest'ultimo lavoro)]

E' che per loro gli esseri umani, la loro vita, la loro dignita' sono 
superiori ai programmi politici, quali che siano; agiscono come avvocati di 
quelli che hanno bisogno di aiuto, intercedono per le vittime potenziali. 
Questo non dispensa dalla necessita' di avere un programma, ma vi apporta 
un complemento necessario senza il quale ogni politica rischia di diventare 
disumana.



14. MAESTRE. FRANCES AMELIA YATES: UN'ESPERIENZA

[Questo ricordo d'infanzia abbiamo estratto dai "Frammenti autobiografici" 
della grande studiosa, alla p. 178 della raccolta di suoi saggi Giordano 
Bruno e la cultura europea del Rinascimento.

Frances Amelia Yates nata nel 1899 e deceduta nel 1981, figura di rilievo 
del Warburg Institute e dell'Universita' di Londra, studiosa del 
Rinascimento europeo, ha dato dei contributi profondamente innovativi e 
fecondi alla conoscenza e comprensione di temi ed aspetti della cultura 
europea precedentemente sovente assai fraintesi e trascurati dagli 
studiosi. In traduzione italiana sono disponibili i seguenti volumi della 
Yates: Giordano Bruno e la tradizione ermetica, Laterza, Bari 1969, 1992; 
L’arte della memoria, Einaudi, Torino 1972, 1993; L’Illuminismo dei 
Rosa-Croce, Einaudi, Torino 1976; Astrea. L’idea di Impero nel Cinquecento, 
Einaudi, Torino 1978, 2001; Gli ultimi dranni di Shakespeare, Einaudi, 
Torino 1979; Cabbala e occultismo nell’età elisabettiana, Einaudi, Torino 
1982, 2002; Giordano Bruno e la cultura europea del Rinascimento, Laterza, 
Roma-Bari 1988, 1995 (raccolta di saggi estratti dai tre volumi dei 
Collected Essays, comprensiva anche dei Frammenti autobiografici). Una 
bibliografia delle opere della grande studiosa è in Eadem, Giordano Bruno e 
la cultura europea del Rinascimento cit.]

Io ero in giardino ed era piovuto; in cielo apparve un arcobaleno.



15. DOCUMENTI. UN APPELLO: "FUORI LA GUERRA DALLA STORIA, FUORI L'EUROPA 
DALLA GUERRA"

[Da Monica Lanfranco (e-mail: mochena@village.it) riceviamo e diffondiamo]

Nel 1991 la prima guerra del Golfo ruppe brutalmente e con prepotenza una 
lunga generosa ma ingenua fiducia nella pace, che era maturata nei decenni 
precedenti attraverso le lotte contro il nucleare, per la pace e per il 
disarmo. La risposta fu debole anche perche' lo sconcerto seguito alla 
caduta del muro di Berlino e allo sfacelo dell'impero sovietico lasciava 
gran parte del popolo di sinistra in grande difficolta' teorica e pratica.

Allora in Italia fu presa l'iniziativa - da parte del movimento femminista 
romano - di indire una manifestazione mista (mai prima organizzata dalle 
donne), per chiamare alla protesta tutta la popolazione civile, come 
soggetto destinato ad essere vittima delle guerre.

Respingevamo l'evento al grido: "Fuori la guerra dalla storia". 
Alla  manifestazione aderirono numerose associazioni (Arci, Acli, Assopace, 
Donne in nero, Udi) e la Fiom.

Quello slogan e' ancora alla base della nostra riflessione sulla guerra e 
contro il militarismo, la distruzione di ogni forma di diritto 
internazionale, la messa fuori gioco di qualsiasi istanza internazionale di 
regolazione dei rapporti fra stati come le Nazioni Unite private di ogni 
efficacia.

Lo rilanciamo in occasione di nuovi preparativi  di aggressione verso il 
provatissimo popolo irakeno e del tentativo di rendere la guerra 
permanente. Oggi lo rilanciamo cosi': "Fuori la guerra dalla storia, fuori 
l'Europa dalla guerra".

Noi chiediamo che i governi europei e le istituzioni politiche 
rappresentative d'Europa  dicano no a Bush e non si lascino trascinare in 
avventure barbare inique e costosissime da ogni punto di vista, che 
peggiorano le condizioni di vita delle popolazioni, estendono miseria fame 
sete malattie orfanezza migrazioni coatte ecc.

Chiediamo che di fronte alle richieste del governo di appoggiare Bush i e 
le parlamentari italiane dicano chiaramente no e legittimino e appoggino 
tutte le iniziative volte a rendere impossibile la partecipazione alla guerra.

Alla guerra ingiusta e' doveroso disobbedire sottrarsi non aderire non 
appoggiarla. Il nostro disegno e progetto di una Europa neutrale ha come 
primo passo il rifiuto verso qualsiasi avventura militare.

L'Europa ha problemi gravi di stabilita' politica economica sociale e del 
territorio, devastato da un modello di sviluppo insostenibile, una politica 
economica comune alle  prime prove, una moneta ancora priva di identita' 
propria, succube della politica monetaria del dollaro. Un certo 
aggravamento delle condizioni di vita e una minore equita' sociale sono 
gia' evidenti in conseguenza della scelta di politiche liberiste da parte 
di molti governi europei: se a cio' si aggiunge una grave carenza di 
equita' nella trattazione dei movimenti migratori da questo e altri 
continenti, una produzione squilibrata verso il militare e sempre maggiori 
restrizioni delle politiche sociali come scuola pensioni sanita' servizi 
sociali trasporti pubblici ambiente, ci si rende conto che solo una attiva 
ed espansiva politica europea che sceglie la pace e ripudia la guerra, che 
propone soluzioni politiche e non militari per le questioni e i conflitti 
esistenti puo' tenerci lontani e lontane da una rovinosa corsa verso la 
distruzione del pianeta.

Noi lanciamo, come Convenzione permanente di donne contro le guerre, 
assieme a tutte le realta' collettive e le persone singole che vorranno 
unirsi a noi, una campagna: "Italia difendi l'art. 11 della  Costituzione, 
Europa resta fuori dalle avventure militari aggressive e di offesa agli 
altri popoli. Il terrorismo non si supera con la guerra, gli squilibri con 
la guerra si aggravano, l'imbarbarimento delle relazioni tra stati popoli 
culture religioni generi e persone e' insieme causa e conseguenza della 
guerra. Una politica attiva di pace e' necessaria".

Noi appoggiamo tutte le iniziative volte a sottrarre l'Italia a una 
qualsiasi partecipazione, fino alla propaganda per la diserzione, il 
diritto di dire di no anche se si e' militari volontari, l'obiezione alla 
progettazione costruzione vendita di armi.

Le firme si raccolgono alla e-mail mochena@village.it e l'elenco delle 
firme e' sul sito www.marea.it

Invitano a firmare: Lidia Menapace, Imma Barbarossa, Monica Lanfranco, 
Giusi Di Rienzo, Monica Di Sisto, Stefania Olivieri, Giuseppina Manera, 
Marida Bolognesi, Michela Giovannini, Luigi Pirelli, Nadia De Luzio, Catti 
Cifatte, Sonia Masi, Michela Vittori, Giuseppina Aquino, Domenico Gallo, 
Francesca Moccagatta, Enrico Peyretti, Alessandra Malatesta, Giuseppe 
Reitano, Lanfranco Caminiti, Giovanna Capelli, Elvira Federici; 
Francesca  la Forgia, Anna Maria Caserini, Chiara Cavallaro, Sancia 
Gaetani, Romano Costa, Simonetta Ferruzza, Caterina Costa, Margherita 
Gaetani, Giulia Manili, Francesca Manili, Angelo Baracca, redazione di 
"Femmis", Massimiliano Pilati, Emma Buonvino, Mercedes Grimaldi, Beatrice 
Cioni, Susanna Cattini, Stefania Ventura, Anna Rota, Valeria Savoca, 
Carmela Ieroianni, Lisa Clark, Giorgio Stern, Elio Pagani, Patrizia 
Viglino, Giovanni Sarubbi, Edvino Ugolini, Luigi Carrano, Giovanni Acquati, 
Maurizio Zavaglia, Vincenzo Mallozzi, Claudia Melli, Maremma Social Forum, 
Pilar Castel, Giuliana Gentili, Antonella Cammardella, Baroncia Simone, 
Claudio Berlengiero, Manuel Berlengiero, Cristina Aicardi, Paola Manduca, 
Mariagrazia Campari, Bruna Ricca, Nella Ginatempo, Gruppo di lavoro 
Bastaguerraroma del Romasocialforum, Marisa Fiumano', Emanuela Barbieri, 
Maria Patrelli Campagnano, Sergio Colombo, Simonetta Jucker,  Stefano 
Longagnani, Floriana Lipparini, Armando Gnisci, Aine Cavallini, Mariella e 
Andrea Antonini, Angelo Fanelli, Beppe Pavan, Carla Galetto, Velca Fanelli, 
Anna Donati, Annamaria Caserini, Centro Donna di Grosseto, Assunta 
Signorelli, Sara Michieletto, Zeno Puccioni, Beppe Scali, Andrea Trobbiani, 
Maria Chiara Giunti, Grabriela Dino Cresta, Pia Covre, Carla Corso, Daniela 
Mannu, Paolo Corazza, Elena Del Grosso, Giuseppina Catalano, L'associazione 
Iemanja', Rosa Calderazzi, Marta Ghezzi.

Le adesioni possono essere inviate a mochena@village.it.



16. INFORMAZIONE. IL "C.O.S. IN RETE" DI SETTEMBRE

[Dall'Associazione nazionale Amici di Aldo Capitini (e-mail: 
capitini@tiscalinet.it) che cura l'eccellente sito dedicato all'apostolo 
della nonviolenza in Italia, riceviamo e diffondiamo]

Vi segnaliamo nell'ultimo aggiornamento di settembre 2002 del "C.O.S. in 
rete" (www.cosinrete.it) una selezione critica di alcuni riferimenti 
trovati sulla stampa italiana ai temi capitiniani: nonviolenza, difesa 
della pace, partecipazione al potere di tutti, controllo dal basso, 
religione aperta, educazione aperta, antifascismo, tra cui: Neve' Shalom; 
La fiaccola degli anni bui; Erbivendoli e taxisti; La grande strizza; 
Veline e cacciatori; Se in Brasile vince la sinistra; Le magliette del Che; 
Genova non sara' Ustica; La tomba dei movimenti; Casomai; La grande presa 
per i fondelli; Gli errori correggibili dei medici; ecc., piu' scritti di e 
su Capitini utili secondo noi alla riflessione attuale sugli stessi temi. 
Ricordiamo che sui temi capitiniani sopra citati la partecipazione al 
"C.O.S. in rete" e' libera e aperta a tutti.



17. DOCUMENTAZIONE: UN CORSO DI EDUCAZIONE ALLA PACE TENUTOSI A GUBBIO

[Il testo seguente e' un estratto dalla relazione conclusiva del corso di 
educazione alla pace svoltosi presso l'Istituto Tecnico Industriale 
Sperimentale di Gubbio nell'anno scolastico 2001-2002]

0. Premessa

La presente relazione è stata discussa ed approvata dai partecipanti al 
corso di educazione alla pace svoltosi presso l'ITIS di Gubbio nell'anno 
scolastico 2001-2002; essa è insieme un prodotto e una verifica del corso; 
alla sua stesura hanno collaborato tutti i partecipanti (ovviamente quelli 
presenti agli incontri in cui è stata discussa) ed è stata approvata con il 
metodo del consenso (ovvero tenendo conto del parere di tutti).

La presente relazione conclusiva costituisce non solo una valutazione del 
corso da parte di tutti i partecipanti, ma anche una autovalutazione dei 
partecipanti stessi. Invece di essere il solo coordinatore a valutare 
tutti, si è scelto - coerentemente con il programma e il metodo del corso - 
che tutti insieme si valutasse sia lo svolgimento del corso, sia la 
partecipazione di tutti e di ognuno, sia gli esiti di questa esperienza.

La scelta dell'autovalutazione da parte dei partecipanti costituisce la 
messa in pratica di uno dei caratteri salienti del corso stesso: 
l'esercizio della capacità di giudizio e la conseguente assunzione di 
responsabilità.

*

1. Descrizione del corso

Si è svolto tra marzo e maggio 2002 presso l’Istituto Tecnico Industriale 
Sperimentale di Gubbio un corso di studi sul tema dell'educazione alla 
pace. Il corso tenutosi quest'anno ha fatto seguito alla positiva 
esperienza dell'analogo corso svoltosi durante lo scorso anno scolastico.

Come già lo scorso anno l'iniziativa del corso di educazione alla pace è 
stata promossa dal movimento pacifista eugubino "Gubbio per la pace" ed è 
stata accolta dall'istituto scolastico ed inserita nel piano dell'offerta 
formativa (P. O. F.). Il corso è stato coordinato dal responsabile del 
"Centro di ricerca per la pace" di Viterbo. Per gli studenti la 
partecipazione al corso ha avuto valore ai fini dell'attribuzione del 
credito formativo.

Il corso ha avuto luogo tra il 18 marzo e il 30 maggio articolandosi in 8 
incontri pomeridiani dalle ore 14 alle ore 16,30; nella predisposizione del 
programma si è tenuto conto delle indicazioni contenute nella relazione 
conclusiva dell'analogo corso svoltosi lo scorso anno scolastico.

1. 1. Programma e obiettivi

Rinviando al testo integrale del programma del 31 gennaio 2002 riportato in 
appendice al punto 7. 1. di questa relazione per una descrizione 
esauriente, qui basterà ricapitolare brevemente l'articolazione, la 
metodologia e le finalità del corso:

a) quanto all'articolazione, si proponeva di richiamare l'attenzione dei 
partecipanti su alcuni aspetti salienti delle principali problematiche 
affrontate dalla peace-research e della cultura della pace; a tal fine si è 
fatto particolar riferimento a testimonianze significative e a vicende 
storiche esemplari;

b) quanto alla metodologia, si proponeva di sperimentare un approccio 
seminariale e cooperativo, centrato non solo sulla trasmissione di 
conoscenze ma soprattutto sulla pratica della ricerca e del dibattito; 
ovvero sulla sperimentazione diretta di modalità relazionali, di studio, di 
esercitazione, di confronto e di sostegno reciproco che fossero coerenti 
con una cultura e una prassi della pace, della dignità umana, della 
responsabilità, della solidarietà; a tal fine si è dato ampio spazio alle 
esercitazioni, al lavoro di gruppo, alla libera discussione, all'invito ad 
esprimere le proprie opinioni ed a confrontarle in un clima di rispetto e 
fiducia e di eguaglianza tra tutti; è stato purtroppo insufficiente il 
tempo dedicato al dibattito;

c) quanto alle finalità, si proponeva di sviluppare capacità critiche e 
disponibilità al confronto sui temi sottoposti alla riflessione e alla 
discussione, puntando a promuovere insieme sia l'autonomia personale e 
l'autostima che il rispetto per l'altro e la solidarietà umana; a tal fine 
si sono sperimentate modalità di studio sicuramente impegnative ma insieme 
non autoritarie ed anzi miranti a valorizzare la partecipazione diretta e 
le qualità di ognuno.

1. 2. Incontri effettuati ed attività svolte

Il corso si è articolato in 8 incontri; di seguito indichiamo le date e le 
principali attività svolte nei singoli incontri.

18 marzo 2002, I incontro: presentazione del corso; discussione del programma.

4 aprile 2002, II incontro: analisi della situazione mediorientale e delle 
radici del conflitto attuale; riflessione sulla comunicazione, sul 
linguaggio, sul discorso orale e sul testo scritto.

11 aprile 2002, III incontro: esercitazione: gioco delle iniziali; 
riflessione sulla shoah; lettura di testi di Primo Levi; riflessione sulla 
scrittura giornalistica; esercitazione: scrittura di un comunicato stampa; 
esercitazione: gioco degli inni; riflessione sui pregiudizi; presentazione 
di Lorenzo Milani.

17 aprile 2002, IV incontro: lettura di parte degli atti del processo di 
don Lorenzo Milani, L'obbedienza non è più una virtù; esercitazione: gioco 
delle cinque parole; riflessione sulla pace; riflessione sul metodo del 
consenso; avvio della discussione sui criteri per l'attribuzione del 
credito formativo.

2 maggio 2002, V incontro: discussione per gruppi sui criteri per 
l'attribuzione del credito formativo; riflessione sulle regole della 
convivenza, sulla codificazione giuridica, sui diritti umani; riflessione 
sulla legislazione italiana con particolar riferimento alla Costituzione; 
riflessione sui diritti umani in Italia con riferimento a recenti vicende 
di violazione di essi; riflessione sulla voce, la respirazione, 
l'intonazione, la lettura ad alta voce; lettura di testi di Bertolt Brecht; 
esercitazione: scrittura di testi poetici con la tecnica surrealista del 
"cadavere squisito".

9 maggio 2002, VI incontro: presentazione della storia e del significato 
della marcia per la pace Perugia-Assisi e della figura, la riflessione e 
l'azione di Aldo Capitini; presentazione, discussione ed approvazione del 
questionario e della traccia che verranno utilizzati per la stesura della 
relazione conclusiva del corso; esercitazione: il dilemma di Sancho Panza; 
riflessione su giustizia e responsabilità; presentazione della nonviolenza.

21 maggio, VII incontro: prosecuzione della presentazione delle 
caratteristiche della nonviolenza; presentazione delle caratteristiche 
delle tecniche nonviolente di deliberazione e di azione; esame dei 
questionari; lavoro sulla relazione conclusiva del corso; discussione, 
decisione ed approvazione unanime dell'attribuzione del credito formativo.

30 maggio, VIII incontro: segnalazione dell'incontro a Gubbio con una 
pacifista israeliana e una pacifista palestinese; presentazione di Ingeborg 
Bachmann  e lettura di un suo testo; presentazione di Ernesto Balducci e 
lettura di un suo testo; presentazione di Emmanuel Lévinas; presentazione 
di Hans Jonas; presentazione di Bartolomé de Las Casas e lettura di un suo 
testo; riflessione sulla Conquista dell'America e sulle implicazioni per 
l'economia mondiale di quell'evento; riflessione sulla storia recente 
dell'America Latina; lettura di un brano dalle Tesi sull'età atomica di 
Günther Anders; esame ed approvazione definitiva della relazione conclusiva.

1. 3. Il metodo di lavoro adottato

Come già nell'esperienza dello scorso anno scolastico, coerentemente con 
gli obiettivi che ci si era proposti il metodo di lavoro è stato 
caratterizzato da alcuni aspetti salienti che così riassumiamo:

- non lezione frontale ma approccio seminariale (e disposizione nello 
spazio che evidenziasse l'eguaglianza dei partecipanti, tutti seduti 
intorno ad un unico tavolo di lavoro);

- il rispetto reciproco; la partecipazione attiva; l'attenzione agli 
aspetti comunicativi e relazionali;

- le esercitazioni; il lavoro di gruppo; il dibattito (coi limiti di tempo 
già segnalati); il verbale dei singoli incontri redatto a rotazione dai 
diversi partecipanti.

1. 4. Alcuni dati

1. 4. 1. Dati sulla partecipazione (...)

1. 4. 2. Materiali di studio utilizzati

Durante il corso sono stati diffusi ai partecipanti i seguenti materiali di 
studio:

- Alcuni materiali di e su Hannah Arendt (estratti da "La nonviolenza è in 
cammino");

- Günther Anders, Tesi sull'età atomica, Centro di ricerca per la pace, 
Viterbo 2001;

- Ingeborg Bachmann, Alle Tage / Tutti i giorni (testo originale in tedesco 
e traduzione in italiano);

- Ernesto Balducci, Alcuni pensieri di pace;

- Bertolt Brecht, poesie varie estratte da Poesie di Svendborg, Einaudi, 
Torino;

- Hans Jonas, Sull'orlo dell'abisso (intervista a "Der Spiegel"), estratta 
da Id., Sull'orlo dell'abisso, Einaudi, Torino 2000;

- "La nonviolenza è in cammino" n. 84 dell'8 gennaio 2001 (recante anche il 
testo di Anders sopra citato);

- "La nonviolenza è in cammino" n. 145 del 10 marzo 2001 (recante anche il 
testo di Enrico Peyretti di seguito citato);

- Bartolomé de Las Casas, estratti dalla Brevissima relazione della 
distruzione delle Indie;

- Emmanuel Lévinas, estratti da Ethique et infini, Fayard, Paris 1982 
(testo originale in francese);

- Materiali per una cultura della pace e della dignità umana: Giuliano 
Pontara, le ragioni della nonviolenza, Centro di ricerca per la pace, 
Viterbo 2000;

- Lorenzo Milani, L'obbedienza non è più una virtù, Edizioni del Movimento 
Nonviolento, Perugia 1983;

- Per un accostamento alle opere e alla testimonianza di Primo Levi, Centro 
di ricerca per la pace, Viterbo 1990 (con allegato in appendice: Peppe 
Sini, Primo Levi undici anni dopo, Centro di ricerca per la pace, Viterbo 
1998);

- Enrico Peyretti, Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte 
nonarmate e nonviolente, Centro di ricerca per la pace, Viterbo 2001;

- Poesie scritte col metodo surrealista del "Cadavere squisito";

- Progetto di corso di educazione alla pace, del 31 gennaio 2002;

- Proposta di canovaccio per la relazione conclusiva;

- Proposta di questionario per l'autovalutazione;

- Schede sulla nonviolenza estratte da Alberto L'Abate (a cura di), 
Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha, Torino 1985;

- Peppe Sini, La nonviolenza contro la guerra, Centro di ricerca per la 
pace, Viterbo 2000;

In occasioni specifiche sono stati diffusi anche altri materiali 
informativi, tra cui ad esempio il programma della marcia per la pace 
Perugia-Assisi; il depliant del corso di laurea in "Scienze per la pace" 
dell'Università di Pisa; l'invito all'incontro pubblico a Gubbio con le 
pacifiste Ruth Hiller e Rania Hammad.

*

2. Giudizio sul corso

Il giudizio condiviso è stato che il corso è stato interessante ed utile.

Per tutti i partecipanti il corso è stato occasione di prima conoscenza o 
di significativo approfondimento di almeno alcuni dei temi trattati. 
Condiviso è stato anche l'apprezzamento per gli approfondimenti sui temi 
della comunicazione, del linguaggio, della scrittura.

Vi è stato altresì un notevole apprezzamento per il metodo di lavoro 
adottato nel corso.

*

3. Attribuzione del credito formativo

3. 1. Criteri per l'attribuzione

Dopo una discussione approfondita svoltasi nell'arco di più incontri, si è 
deciso unanimemente che il credito formativo previsto per gli studenti 
partecipanti al corso venisse attribuito sulla base dei seguenti criteri:

a) partecipazione ad un numero adeguato di incontri;

b) effettuazione di un numero adeguato di letture;

c) partecipazione ad un numero adeguato di esercitazioni.

Si è ritenuto inoltre di non attribuire giudizi individuali differenziati, 
facendo prevalere anche in sede di attribuzione del credito il criterio 
della solidarietà e della cooperazione che è stato alla base 
dell'esperienza del corso, anziché il criterio dell'individualismo e della 
competizione.

3. 2. Studenti partecipanti cui è stato attribuito il credito formativo (...)

4. Osservazioni e proposte

Non si sono riscontrati aspetti negativi nel corso.

Cose migliorabili: dedicare più tempo al dibattito.

Cose particolarmente apprezzate: le esercitazioni ed alcune letture 
effettuate; l'uguaglianza tra i partecipanti.

Diversi partecipanti hanno segnalato che temevano il corso potesse essere 
piuttosto noioso, mentre si è rivelato più interessante di quanto si 
aspettassero.

*

5. Se sia bene riproporre questa esperienza in futuro

E' stato espresso un ampio consenso all'idea che il corso venga riproposto 
il prossimo anno scolastico.

E' stata altresì segnalata l'opportunità che esso inizi prima così da non 
sovrapporsi alla fase finale dell'anno scolastico già gremita di impegni di 
studio e verifica; che esso si articoli in più incontri così da avere più 
tempo a disposizione; e che si aggiunga più tempo da dedicare all'attività 
di dibattito.

*

6. Ringraziamenti (...)

7. Allegati

Sommario degli allegati:

7. 1. Programma del corso

7. 2. Proposta di questionario per l'autovalutazione

7. 3. Proposta di canovaccio per la relazione conclusiva

7. 4. Modulo di attestato di attribuzione del credito formativo

7. 5. Poesie scritte dai partecipanti al corso nell'incotnro del 2 maggio 2002

7. 6. Notizie biobibliografiche su alcuni autori e alcune autrici cui si è 
fatto riferimento durante il corso

(...)



18. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale 
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale 
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae 
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo 
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova 
il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, 
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di 
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza 
geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e 
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e 
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio 
comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell’ambiente naturale, che sono 
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e 
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell’uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto 
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, 
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, 
l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la 
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione 
di organi di governo paralleli.



19. PER SAPERNE DI PIU'

* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org 
; per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta@sis.it

* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della 
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in 
Italia: http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben@libero.it 
; angelaebeppe@libero.it ; mir@peacelink.it

* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista 
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati 
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per 
contatti: info@peacelink.it



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO



Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di 
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it



Numero 354 del 14 settembre 2002