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Odio la guerra. Fuori la guerra dalla storia
Stanno soffiando sempre più forti i maledetti folli
venti di guerra. Obiettivo annunciato: Iraq.
Oggi il Presidente Berlusconi ha chiarito dalla sua
bella villa al mare che "l'amicizia e la riconoscenza"
che il nostro paese nutre verso gli Usa non possono
che vederci accanto agli americani. Gli americani, si
sa, "agiranno con motivazioni fondate".
Queste parole sono un inaccettabile e strampalato
salto logico: il nostro bellissimo e strano Paese è
una democrazia, una repubblica indipendente ed
autonoma, non un satellite degli Usa.
Qualsiasi santo debito che possiamo avere nei
confronti dei potenti della terra non intacca la
sovranità assoluta che uno Stato ha in quanto tale.
Non Le dispiaccia se Le rammento, caro Presidente, che
l'Italia non solo è una repubblica ma che addirittura
"l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa
alla libertà degli altri popoli e come mezzo di
risoluzione delle controversie internazionali".
Ricorda l'art. 11 della nostra Costituzione? Quello
che il nostro Parlamento ha violato quando ha votato a
favore dell'intervento dell'esercito italiano in
Afghanistan.
Le guerre sante, come Lei ben sa, non esistono, sono
ontologicamente impossibili.
Ogni guerra è un maledetto crimine contro l'umanità,
un atto di terrorismo.
Sì, un vigliacco atto di terrorismo, visto che oltre
l'85% delle vittime delle guerre sono civili. E quasi
il 30% sono bambini.
Questa è la guerra, quella sporca, quella vera, quella
che viene censurata dai "bernacca dei botti"(1) che ci
raccontano favole sulla cosiddetta guerra chirurgica.
Se Le interessa sapere cosa è davvero la guerra, lo
vada a chiedere a chi ci mette le mani dentro. A chi
si ostina a voler ricucire gambe e intestini, a chi
con bisturi e cocciuto amore verso la vita combatte la
sua battaglia contro la guerra, ogni santo giorno.
Per esempio, potrebbe chiedere a quel medico confuso
che si dannava per raggiungere Kabul mentre tutti
scappavano, compreso personale diplomatico e Ong.
Penso che il Dott. Gino Strada La ospiterebbe
volentieri in uno dei suoi ospedali sparsi in terre
martoriate, dove Lei potrebbe mettere alla prova le
Sue convinzioni di guerra guardando negli occhi un
bambino che muore e un padre che continua a stringere
quelle scarpine...
La sfido, Presidente: vada a vedere le vittime della
guerra che anche Lei e il nostro Parlamento avete
voluto.
Vada Presidente, Le torneranno in mente le parole di
Terzani: "Non so cosa fare. Cerco dentro di me delle
giustificazioni, delle parole da dire......Poi penso
... e mi rendo conto che ... mi toccherà ancora
vedere, in questo ospedale o altrove, le vittime delle
mie bombe, delle mie pallottole. E mi vergogno
davvero" (2).
Proverà come si trema durante la guerra.
"Non ho visto giustizia, in questi mesi, nè pietà, non
ho visto ragione nè umanità (...) Sarò sempre contro
la guerra, perchè non sarei capace di vivere pensando
a te in mezzo all'orrore" (3)
Ci ripensi Presidente, e venga con noi pacifisti alla
Marcia per la Pace di Assisi.
Venga e gridi con noi "fuori la guerra dalla storia,
fuori l'Italia dalla guerra".
Buona pace a tutti, buona pace a Lei Presidente.
(1) Gino Strada, "Buskashì", p. 147.
(2) Tiziano Terzani, "Lettere contro la guerra", p.
96.
(3) Gino Strada, cit., p. 169.
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