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Carta.org: un pomeriggio di follia?
È stato davvero "un pomeriggio di follia, rancore e
furia cieca", come ha scritto il Corriere della Sera
del giorno dopo. Le facce di quelli che erano venuti a
Roma per la riunione del gruppo di lavoro sul Forum
sociale europeo, domenica pomeriggio, nell''aula che
gli studenti dell''Accademia di Belle Arti, che la
occupano, avevano offerto perché il seminario potesse
proseguire, non erano arrabbiate. Erano preoccupate,
deluse, addolorate. Una sessantina di persone che
avevano dovuto abbandonate il Rialtoccupato, centro
sociale romano sede di una fitta rete di associazioni
e di riunioni ininterrotte, sotto il lancio di monete,
sassi, bottigliette. Sotto la protezione della polizia
[che, in questo caso, ha fatto il suo mestiere di
garantire i diritti democratici, sebbene a malincuore,
visto che qualche agente non ha resistito alla
tentazionedi insultare Vittorio Agnoletto]. E due
compagni mancavano all''appello: Marco Bersani, di
Attac, e Giovanna Cavallo, della Rete No Global di
Napoli e portavoce del Tavolo dei migranti, erano in
ospedale, sotto osservazione, colpiti rispettivamente
da un pugno e da una sassata.
Il seminario, dedicato al programma del Fse, era
cominciato, la mattina, come previsto. Interventi di
Rossana Rossanda, Luigi Ferrajoli, Isidoro Mortellaro,
Lidia Menapace e Annamaria Rivera. Breve discussione
su come proseguire nel pomeriggio e poi tutti a
cercare qualcosa da mangiare. Il Rialtoccupato si
trova a due passi dal Portico d''Ottavia, il cuore
dell''antico quartiere ebraico. Proprio lì Agnoletto,
insieme a Ferrajoli e altri, va a sedersi a un
ristorante all''aperto. Qualche minuto, e qualcuno lo
riconosce, quindi insulti, "nazista". Vittorio si
sposta all''interno, il gruppo di esagitati aumenta, si
cerca di discutere con loro, inutilmente, perché chi è
contro Sharon è solo, appunto, un "nazista". Le urla
crescono. Arriva una volante della polizia. Un
compagno ebreo ci dice che è meglio andar via, e così
si fa.
Si torna al Rialtoccupato, dove si riprende il
seminario. Ma l''atmosfera diventa via via più
surreale. Fuori si sentono urla crescenti. Chi va a
cercare di abbassare la temperatura, si sente
rispondere: "Dateci Agnoletto". Dopo un paio d''ore, si
decide di lasciare il centro sociale, di evitare
ulteriori problemi, gli studenti delle Belle Arti
offrono la loro aula. Fuori, la polizia e i
carabinieri sono plotoni, con caschi e scudi. Si esce
"protetti" da un corridoio formato da agenti e da
compagni, ma questo non impedisce i lanci di oggetti e
un paio di agguati, da parte della piccola folla [una
sessantina], che agita bandiere israeliane.
Il seguito è un penoso tentativo, da parte di qualche
membro autorevole della comunità ebraica, di buttare
fumo e di nascondere il fatto puro e semplice: una
pacifica riunione è stata aggredita, e infine
impedita, da un gruppo di intolleranti e violenti,
senza alcuna altra "provocazione" che non sia
l''opinione che si ha sul conflitto in Israele .
Riccardo Pacifici, ad esempio, mente ai giornali
dicendo che Agnoletto aveva portato con sé un
fotografo e che, ai primi insulti, ha replicato con
frasi antisemite. Qualche telegiornale parla di
"rissa". Ma, in generale, i giornali dell''indomani,
lunedì, erano più che altro imbarazzati.
Resta il problema, lungamente discusso nel finale di
giornata: se il clima di guerra che c''è in
Israele-Palestina viene esportato, cancellando ogni
possibilità di dialogo, come si affronta, questo? Con
quali parole o gesti?
da www.carta.org