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Pubblicita' scaccianotizia



La pubblicità scaccianotizia
di B. Perini (Manifesto, Italia del 6/06/2002)

Trasaformare i quotidiani in mega-spot senza tragedie; lo esige 
l’inserzionista Publitalia contro il governo? Non esageriamo: basterebbe 
defiscalizzare anche la pubblicità, «per avviare la ripresa del settore» e 
cominciare a «ripulire» i contenuti dei media
MILANO Un patto di ferro tra imprenditori, grande distribuzione e media per 
uscire dal lungo tunnel della crisi, incrementare i consumi degli italiani, 
ripulire i giornali da brutte notizie e accrescere cosi gli investimenti 
pubblicitari. La proposta indecente arriva dal presidente dell’Upa (Utenti 
Pubblicità Associati), Giulio Malgara. Una progetto che se mai venisse 
realizzato trasformerebbe i giornali in un grande spot pubblicitario o 
peggio in un collage di redazionali. A quel punto ci mancherebbe soltanto 
il suggello del presidente del consiglio, grande esperto di pubblicità, e 
il gioco sarebbe fatto. La proposta, in realtà, nasconde un disagio 
palpabile che si respira nell’universo pubblicità. All’assemblea annuale 
dell’Upa che si tiene a Milano al centro congressi Cariplo, ci sono i 
grandi nomi della pubblicità, i titolari delle più importanti 
concessionarie e alcuni esponenti dell’imprenditoria italiana; ma nessuno 
di loro vuole dare le cifre top secret sull’andamento del mercato 
pubblicitario negli ultimi mesi del 2001 e nei primi mesi del 2002. Un 
brutto segno, il sintomo, mormorano nei corridoi quelli che se ne 
intendono, che le cose vanno peggio del previsto. Giuliano Adreani, 
amministratore delegato di Publitalia, si lancia in una previsione 
ottimistica: «Fino al mese di aprile le cose andavano piuttosto male. A 
maggio ci dovrebbe essere una piccola ripresa, lenta, lentissima, che 
potrebbe poi accelerare alla fine dell’anno». E’ possibile fare qualche 
cifra sulle ipotesi di ripresa? «Di cifre prerirei non farne», dice 
Adreani, che pure con Publitalia controlla il 65% del mercato 
pubblicitario. Giulio Malgara, a margine dell’assemblea, è ancora più 
categorico: «Non darò numeri fino a quando non ci sarà visibilità. Oggi 
vedo solo nebbia. In questa situazione il nostro compito non è fare 
previsioni, ma chiedere a ognuno di fare la propria parte. Il governo, ad 
esempio, dovrebbe fare una grande campagna per alimentare la ripresa dei 
consumi. Con l’inno di Mameli non si fanno i soldi. Se quei quattrini 
fossero stati spesi per rilanciare la pubblicità...».

Nella sua relazione introduttiva Giulio Malgara, forse involontariamente, 
lancia qualche frecciata anche alla politica economica del governo guidato 
da Silvio Berlusconi, considerato da sempre un «collega». Malgara se la 
prende in primo luogo con il fisco: «L’abbassamento della pressione fiscale 
a tutt’oggi non è ancora operante... Nel luglio del 2001, dopo la vittoria 
elettorale del centrodestra, il 68% degli italiani ha risposto manifestando 
fiducia nel futuro. Oggi questa fiducia sta lentamente allentandosi e la 
percentuale degli ottimisti è stata rilevata nello scorso mese di maggio al 
58 per cento. Questa discesa è da attribuire al fatto che la gente non vede 
la ripresa come molto vicina. Noi chiediamo al governo - dirà più tardi lo 
stesso Malgara - di defiscalizzare la pubblicità. Ci hanno assicurato che 
prenderanno in considerazione la nostra richiesta ma fino a questo 
momento...». Il presidente dell’Upa se la prende anche con i media che, pur 
essendo «alleati naturali dei pubblicitari», ogni tanto dovrebbero fare un 
po’ di repulisti delle notizie negative: «C’è il pericolo che le notizie 
sui fatti negativi assumano tanta enfasi e occupino tanti spazi da oscurare 
o deformare la fisionomia reale del paese, con la conseguenza di 
incrementare progressivamente la dose di inquietudine e di timore, senza 
d’altro canto si provveda a somministrare le necessarie dosi di ottimismo e 
di fiducia».