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Afghanistan: ancora una guerra per il petrolio / 2
da Affari e Finanza di Repubblica!
http://www.repubblica.it/supplementi/af/2001/10/15/primopiano/010magdi.html
lunedi 15 Ottobre 2001
Intrighi di palazzo e "guerre sante"
DIETRO IL CONFLITTO
MAGDI ALLAM
E se non fosse una Guerra santa per aspirare al Paradiso di Allah ma una
guerra per il petrolio per conquistare il potere economico e politico?
Mentre l'opinione pubblica è catturata dai tragici eventi in Afghanistan,
dietro alle quinte dei palazzi del potere l'attenzione è invece concentrata
in due aree limitrofe: il Mar Caspio e il Caucaso a nordovest e il Golfo
Persico a sudovest. Il bombardamento dell'Afghanistan più che il futuro
politico di questo misero paese, da sempre ingovernabile per il suo
smembramento etnicoconfessionale e per gli eterni appetiti dei paesi
limitrofi, determinerà il futuro energetico dell'Occidente. Mentre la
regione del Golfo ospita nel sottosuolo i due terzi delle riserve mondiali
di greggio oltre a immense riserve di gas naturale, il Caspio emerge come
la nuova frontiera energetica, specie per le riserve di gas naturale
stimate tra i 200 e i 600 miliardi di metri cubi. Chi controlla queste
regioni controlla il mercato energetico e condiziona t!
utta l'economia mondiale.
La storia della guerra del petrolio che si cela da un lato dietro a una
guerra santa contro l'America e dall'altro dietro a una guerra globale
contro il terrorismo, ha come protagonisti l'uomo più ricercato della
Terra, Osama Bin Laden, e il presidente americano George Bush. E' una
storia che inizia negli anni 70, quando Mohammad Bin Laden, il patriarca
della numerosa famiglia di 11 mogli e 54 figli, muore in uno strano
incidente aereo negli Stati Uniti, lasciando un patrimonio di 3,5 miliardi
di dollari accumulato grazie all'amizia personale con il re Abdulaziz Al
Saud, fondatore del Regno saudita. La storia ha un altro capitolo
misterioso quando nel 1988 il primogenito Salem Bin Laden, che ha ereditato
dal padre la conduzione dell'impresa, muore anch'egli in un oscuro
incidente aereo in Texas dove stava trattando affari con Bush padre, che
proprio quell'anno diventerà presidente. Salem era amico personale di re
Fahd ed era in stretti rapporti con gli ambienti petroliferi a!
mericani, compresa la famiglia Bush. Aveva già svolto per conto suo una
mediazione tra gli Usa e l'Iran. I Bin Laden sono convinti che Salem sia
stato ucciso e che non sia stato un incidente. La storia dei Bin Laden,
della famiglia reale saudita e degli Usa prosegue in Afghanistan. Il
giovane Osama diventa il referente e il comandante dei mujahidin, i
combattenti islamici, che a decine di migliaia accorrono dai paesi arabi
per combattere i sovietici. Osama investe soldi propri, ottiene
finanziamenti da re Fahd e utilizza armi e consiglieri militari americani
messi a disposizione dalla Cia. Il suo referente nella famiglia reale è il
principe Turki, per un ventennio capo dei servizi segreti fino al suo
siluramento lo scorso 31 agosto, undici giorni prima dell'offensiva
terroristica contro l'America. Sembra che il principe Turki sia uscito di
scena sotto la pressione degli Usa che non gradivano il suo legame con
Osama. Ci si chiede se Turki sapesse dei piani terroristici di Bi!
n Laden: il dubbio è a@tatorikamikaze era saudita.
Turki è stato sostituito dal principe Nawaf bin Abdulaziz Al Saud, legato
al principe ereditario Abdallah, noto per le sue simpatie nazionaliste
arabe e per le sue critiche agli Usa. Due mesi fa ha declinato un invito
rivoltogli da Bush a recarsi ufficialmente alla Casa Bianca. Ma torniamo
alla pista che lega Bin Laden e l'America al petrolio. Quando nel settembre
1996 i Taliban riescono a conquistare Kabul e ad imporre il loro potere sul
90% del territorio dell'Afghanistan, tutto ciò si è potuto realizzare
grazie alle armi e agli uomini giunti dal Pakistan, ai soldi offerti da Bin
Laden e dall'Arabia Saudita, nonché alla benedizione degli Usa. Un
sodalizio che si celebra all'insegna del controllo dell'oro nero e del
contenimento dell'Iran degli ayatollah. La conferma si ebbe con la nascita
di un consorzio internazionale per costruire un gasdotto che dal
Turkmenistan, attraverso l'Afghanistan, sarebbe sfociato in Pakistan con il
costo astronomico di 4,5 miliardi di dollari. !
Del consorzio, con alla testa la società petrolifera americana Unocal,
facevano parte società petrolifere italiane, inglesi, norvegesi, olandesi,
francesi e belghe, in aggiunta alla saudita Delta Oil, alla pachistana
Crescent Group e alla russa Gazprom. Il requisito fondamentale per un
simile investimento era la garanzia di un Afghanistan pacificato e stabile.
Ma i Taliban non sono riusciti a estendere il loro potere sull'insieme del
paese e a imporre l'ordine necessario alla sicurezza dell'oleodotto. Nel
1998 la Unocal decise di ritirarsi dal consorzio. Significativamente
proprio nel giugno 1998 Bin Laden chiarì per la prima volta, durante
l'annuncio della fondazione del Fronte internazionale islamico per la
Guerra santa contro gli ebrei e i crociati, che il suo obiettivo era la
cacciata degli americani dalla penisola arabica. La guerra per il petrolio
continua. Nel video mandato in onda dalla televisione Al Jazeera il 7
ottobre scorso Bin Laden, in una sorta di testamento politico, ha detto:
"Giuro nel nome di Dio Onnipotente che l'America non conoscerà la sicurezza
fino a quando non la vivremo concretamente in Palestina e fino a quando non
usciranno tutte le forze infedeli dalla terra di Mohammad". Lo scopo di Bin
Laden è inequivocabile: prendere il potere politico ed economico nella più
ricca e vitale regione petrolifera del m!
ondo.
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