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"Può l'America aiutare a condurre il mondo verso la pace e la giustizia?"



Lettera aperta al Presidente Bush da un ex-sergente dei marines (apparsa
come pagina "pubblicitaria" - pagata con le donazioni raccolte
dall'organizzazione Veterans for Peace*) sul New York Times di martedì 9
ottobre:

"Può l'America aiutare a condurre il mondo verso la pace e la giustizia?"

Al Presidente George W. Bush
Casa Bianca
Washington, DC
13 settembre 2001

Caro signor Presidente:

    sono un ex-sergente dei marines che ha servito bene il suo paese ed è
stato congedato con onore nel 1970. Non ho mai scritto una lettera del
genere e spero che in qualche modo riuscirà ad arrivarle attraverso i
filtri burocratici.

Come ogni altro americano, sono sconvolto dalla morte e dalla distruzione
di cui siamo stati testimoni l'11 settembre. Abbiamo sofferto un attacco
orribile e troppi di noi hanno sofferto e sono morti.
Rattristato e disgustato dalla carneficina, so che anche lei sta soffrendo
con le vittime e le loro famiglie.
Posso sentire la sua rabbia e la sua frustrazione come il suo desiderio di
una rappresaglia attiva.
Lo capisco bene. E' una reazione naturale e giustificabile a un tale odioso
atto criminale.

Tuttavia vorrei consigliarle di procedere con cautela. Un errore da parte
nostra potrebbe allargare facilmente la spirale della violenza.

Signor Presidente, lei ha oggi una opportunità storica per dimostrare che
gli Stati Uniti sono più che una potenza economica e militare da temere.
Può mostrare al mondo che gli Stati Uniti sono anche un paese civilizzato
nel quale si può aver fiducia perché segue la legge, guidato dalla saggezza
e dalla compassione.

Le chedo di usare tutti i mezzi legali a sua disposizione per scoprire chi
ha perpetrato questo crimine orribile e per assicurarli alla giustizia di
fronte al tribunale appropriato. Che trovino davvero la giustizia che il
mondo attende e di cui ha bisogno.

Ma la prego: non lasci che una sola vita innocente - americana, israeliana,
palestinese, afgana o altra -vada perduta. Troppo spesso le nostre armi
hanno spezzato vite innocenti. L'eufemismo militare è "danni collaterali",
ma in realtà si tratta di omicidio se non di assassinio diretto.
Quale diritto possiamo rivendicare che ci consenta di spezzare altre vite
innocenti? Non è anche questa una forma di terrorismo? Dobbiamo abbassarci
al livello di quelli che hanno fatto l'attacco al World Trade Center o
dobbiamo restare in piedi?

Lei ha scelto di descrivere questo come un atto di malvagità. Ho paura che
l'uso di un tale linguaggio infiammerà solo la situazione e inciterà una
mentalità da linciaggio. Ciò di cui abbiamo bisogno è compassione e mente
fredda per raggiungere i nostri veri obiettivi: pace, prosperità e
democrazia per tutti i popoli. Ci guidi, signor Presidente, con dignità e
saggezza. Non assecondi le parti primitive del nostro essere. Mostri al
mondo che lei è un leader con la forza e il coraggio per cercare la
comprensione e il ripristino della giustizia, come ha fatto Nelson Mandela
in Sudafrica.

Piuttosto che caratterizzare l'attacco come un atto di malvagità, io lo
vedo come un terribile ultimo atto da parte di persone che credevano di non
avere altro modo per farsi sentire. E' cruciale che noi vediamo non solo la
loro volontà di usare una violenza atroce, ma che riconosciamo la
disperazione che li ha spinti a sacrificare altri e se stessi.

Come ex-marine, so cosa significa essere disposti a sacrificare la propria
vita per una causa in cui si crede veramente. Mentre vedo queste persone
come deviate in modo orribile, piene di odio e disperate, non credo che
siano codarde o malvagie.

Se loro si considerano come Davide che combatte contro Golia per
distruggere il suo modo di vivere, certamente non dobbiamo essere
d'accordo. Ma dobbiamo capirli se speriamo di raggiungere una pace duratura
e di evitare un mondo chiuso e privo dei diritti e delle libertà che ci
stanno a cuore.

Alcuni mesi fa, abbiamo visto sulle riviste alcune fotografie di un bambino
palestinese ripiegato fra le braccia del padre. Finito, innocente, in mezzo
a una battaglia di fuoco, il bimbo è morto ferito dalle pallottole e il
padre non si è potuto muovere per salvarlo.
Essendo lei stesso un padre, può immaginare l'angoscia, mentre, inchiodato
e impotente, sentiva la vita sfuggire dal figlio?
Queste immagini e sensazioni insopportabili spingono le persone ai gesti
disperati di cui siamo stati testimoni l'11 settembre a New York e a
Washington.

Questo momento di crisi profonda è anche un momento di immensa opportunità.
La prego di spingere il nostro mondo lontano dalla violenza e dalla
sofferenza e verso la pace, la libertà e il benessere per tutti.
Che le voci della disperazione vengano ascoltate. Che i perpetratori
compaiano davanti a un tribunale.
Mostriamo loro che crediamo davvero in una giustizia per tutti.
Non commettiamo l'errore che abbiamo fatto di recente a Durban, ma
piuttosto portiamo tutte le voci intorno al tavolo, anche se urlano e
dicono cose che non vogliamo sentire.

Siamo davvero una superpotenza, troppo abituata a parlare e che si aspetta
che gli altri ascoltino.
Mostriamo al mondo che siamo anche abbastanza forti da imparare ad ascoltare.
Prego perché lei non attacchi precipitosamente con la violenza. Che Dio
possa darle la saggezza di trovare l'opportunità per la pace che c'è in
questa orribile tragedia.
Spero che gli storici guarderanno indietro e applaudiranno una grandezza di
spirito e un modo di ragionare a mente fredda che ha portato il nostro
mondo globalizzato più vicino alla giustizia e alla democrazia per tutti.

Con rispetto,

Greg Nees


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* Veterans for Peace (VFP) è una organizzazione americana, fondata nel 1985
da ex-militari, che si propone di lavorare per l'abolizione della guerra.
Ne fanno parte veterani di tutte le guerre, da quella civile spagnola alla
guerra del Golfo.
All'epoca della guerra del Golfo essa contava 3.400 membri, distribuiti in
86 gruppi locali in tutti gli Stati Uniti.

Ha numerose affiliazioni internazionali in El Salvador, Russia, Canada,
Giappone, Guatemala, Vietnam, Olanda, Chiapas, Francia, Gran Bretagna,
Cuba, Nicaragua, Vieques (Portorico), e molti altri paesi.

E' membro della Coalizione per la messa al bando della vendita e
dell'impiego delle mine anti-uomo.

Fra le sue numerose attività, un progetto in Iraq, per il ripristino di
alcune centrali di potabilizzazione delle acque nella zona di Bassora.

Il loro sito è: http://www.veteransforpeace.org
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