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Il racconto di uno del blocco nero
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Date sent: Sun, 22 Jul 2001 18:09:33 +0200
From: inside@acme.org
To: tacticalmedia@squat.net
Subject: [tacticalmedialist] Dentro il Black Bloc
In queste giornate di Genova ho sentito affermazioni di compagni fortemente
influenzate dalla stampa ufficiale su cio' che e' stato e ha fatto il Black
Bloc a Genova nelle giornate del 20 e del 21 luglio.
Ho partecipato a questo spezzone di corteo e credo sia utile sfatare alcuni
luoghi comuni, almeno per farsi' che non vengano fatte analisi basate su
miti o leggende:
- sono tutti poliziotti
- non sono anarchici
- la polizia gli lascia fare cio' che vogliono
- si sono fatti scudo degli altri manifestanti
- sono 200 persone
- sono estranei alla protesta antiglobalizzazione
- e' violenza per la violenza
Per la giornata del 20 il grosso del blocco si e' ritrovato a Piazza Paolo
da Novi (la piazza dove erano anche i Cobas/Network) ed aveva radunato
qualche migliaio di componenti.
Era la *giornata dell'attacco alla zona rossa*, e che nella manifestazione
del giorno prima non era successo niente (!) anche se anche li c'era un
numeroso spezzone anarchico.
Il gruppo ha iniziato a procurarsi "strumenti" dal pavimento della piazza o
cose simili poi e' partito seguendo il corteo di Cobas/Network che e' parso
chiaro volesse smarcarsi dai Blacks.
Sono subito iniziate le azioni dirette simboliche contro la proprietà
privata e le multinazionali.
Rotte le vetrine delle banche, delle immobiliari e qualche auto di lusso.
Sono stati fatti continui blocchi con cassonetti per impedire l'attacco
della polizia che dopo un fittissimo lancio di lacrimogeni ha raggiunto il
corteo nella piazza con la scalinata e lo ha diviso.
Da li in poi il Black Bloc, con tanto di banda musicale ha proseguito da
solo per Brignole verso Marassi con la stessa tecnica di meticoloso blocco
della strada dietro di se per evitare l'arrivo della polizia alle spalle e
puntando in direzione opposta a dove si vedevano schieramenti di polizia,
ma preferendo le azioni verso le banche e simili allo scontro frontale.
Poi c'e' stato l'attacco ai carabinieri che presidiavano il carcere di
Marassi, qualche carica e controcarica e poi la fuga dei carabinieri
soverchiati dai 2/3.000 che attaccavano.
E' stato attaccato per circa mezz'ora il portone del carcere con sassi e
molotov, ma questo non ha ceduto.
Poi consultando le cartine (riguardo al mito della perfetta conoscenza di
Genova) si e' risalito un vicolo/scalinata che avrebbe finalmente potuto
far puntare sulla zona rossa, slogan che veniva scandito in italiano con i
piu' vari accenti internazionali... ZZoona rRRoSa!!
Dopo poco ci si e' trovati da dietro una stradina nella piazza dove c'era
anche Lilliput. In questo punto, probabilmente perche' non si era fatto il
lavoro di barricata fatto in precedenza, dato che si arrivava dalle scale
di Marassi, la polizia e' arrivata dopo pochi minuti (aveva finalmente
strada libera), la gente del blocco aveva mollato un po' scoprendosi etc.
facendo una pausa, come ce ne erano state diverse prima.
E' arrivato prima l'elicottero, che e' stato accolto con un razzo di
seganlazione, coreografico ma poco efficace, e poi con blindati e
lacrimogeni che hanno investito tutto e tutti quindi una volta vinta la
resistenza con i lacrimogeni, la carica che si e' abbattuta anche sui
pacifisti che erano in quella piazza ed erano rimasti fermi con le mani
alzate, ma alla polizia non e' bastato e ha menato parecchio anche i
pacifisti, come ho visto fare alla polizia da sempre. Una loro specialita'
e' massacrare i non violenti che si siedono a terra, ovviamente a Genova
abbiamo visto che in questi giorni i celerini hanno dato "il meglio" del
loro repertorio.
E' stata mostrata la vera faccia dei G8 e di Berlusconi e del suo governo
fascista.
Riguardo ai luoghi comuni:
sono tutti poliziotti:
per quanto sicuramente e' possibile che ci sia stato qualche agente
infiltrato/camuffato, in questa come in tutte le altri componenti dei
cortei, non credo che cio' possa determinare o influenzare le azioni del
Black Bloc, insomma non serve infiltrare un poliziotto per spaccare una
banca, perche' tutti erano li per colpire la proprieta' privata e le banche
come loro massimo simbolo. Se qualche agente c'era, era li forse a cercare
di capire chi arrestare in seguito. Voglio dire che azioni contro le banche
e le multi sarebbero state fatte comunque e sono state fatte con una forza
enorme alla partenza del corteo, poi con piu' tranquillita' piu' avanti.
Probabilmente se ci sono state provocazioni inconsulte verso altri
manifestanti si puo' essere trattato di agenti camuffati. Ma io parlo del
blocco che ho seguito e non ci sono state azioni verso altri manifestanti
che ho potuto vedere, anzi nel quartiere Marassi il blocco e' stato accolto
con simpatia dalla gente del quartiere per niente initmorita da qualche
vetrina di banca che saltava, avendo ben chiaro di quale violenza ppuo'
essere portatrice una banca.
non sono anarchici:
una frequentazione del vastissimo movimento anarchico internazionale e'
sufficiente a capire che tipo di movimenti si stanno sviluppando in alcuni
paesi europei, newgli USA e non solo dove questa componente e' fortemente
presente, molto piu' che in Italia. Comunque, slogan, scritte, intenti e
obiettivi colpiti non lasciano dubbi anche a chi non frequenta movimenti,
movimenti giovanili etc.
la polizia gli lascia fare cio' che vogliono:
lo scontro frontale con la polizia non e' l'obiettivo del BB, lo sono
invece le proprieta' delle multi e delle banche. Usa una tattica di
autodifesa e non ha interesse allo scontro frontale. Per questo altre
componenti delle azioni dirette di sabato che hanno cercato di passare
frontalmente sulla polizia senza materiali offensivi subiscono violenze
feroci da parte della polizia che dove sa di non rischiare risposte
offensive colpisce con ferocia.
si sono fatti scudo degli altri manifestanti:
se quello che e' casualmente successo arrivando nella Piazza dove era
Lilliput e' farsi scudo...?! Non e' certo una scelta deliberata. Con
centinaia di migliaia di persone a tentare di attaccare la zona rossa in
citta' spesso i cortei dei vari gruppi si sono incrociati, alleati in
attacchi etc. era comunque una giornata internazionale e bisogna ragionare
nei termini di migliaia di persone provenieti da tutto il mondo che non
ragionano come il militante tipico della sinistra italiana, che sa tutto
quello che hanno deciso di fare gli altri.
sono 200 persone:
nella giornata del 20 questa componente era di migliaia di persone con una
fortissima componente (molto maggioritaria) internazionale.
Nella mitologia dei giornali tutti i gruppi che si sono scontrati con la
polizia in tutte le parti della citta' di qualsiasi orientamento politico,
gruppo, pratica sono stati etichettati come anarchici del Black Bloc.
Evidentemente c'era un blocco nero ben definito che si e' mosso in una
direzione ed era facilmente identificabile anche dai tamburi, e decine di
piccoli gruppi di altro tipo che hanno fronteggiato e risposto alla
violenza della polizia in molti punti della citta' che erano molto eterogenei.
sono estranei alla protesta antiglobalizzazione:
sono continue ovunque le iniziative antiglobal di questo movimento,
iniziative di "propaganda" ed iniziative di azione diretta, ma e' un
movimento radicale e separato, non c'e' sicuramente un rapporto con entita'
come il GSF che si rapporta con le istituzioni e ha un concetto di violenza
contro le cose equivalente alla mentalita' capitalista, nel senso che la
proprieta' privata delle multinazionali assassine e' sacra e inviolabile e
che bisogna comportarsi bene per ottenere voti etc.
Noi non votiamo, ma in prima persona dimostriamo anche simbolicamente cosa
e' da distruggere, chi sta distruggendo il pianeta.
e' violenza per la violenza:
paradossalmente il Black Bloc evitando lo scontro frontale con la polizia
per quanto possibile evita anche il contatto violento.
I veri violenti sono quelli che si preparano per i summit accumulando
candelotti di gas lacrimogeno, proiettili di plastica e pepper spray.
Quelli che promulgano leggi e misure che mettono per la strada centinaia di
migliaia di persone in povertà, quelli che permettono alle multinazionali
farmaceutiche di fare miliardi sulle malattie, causando la morte di milioni
di persone, quelli che stanno brevettando la vita, creando la dipendenza e
la fame. In una parola, quelli che mettono i loro profitti avanti alle
nostre vite. Questi sono quelli di cui dobbiamo avere paura, non degli
anarchici.
Non mi voglio soffermare sul delirio anti blacks che dai media ufficiali ha
sconfinato tra i militanti di divere organizzazioni tra quelle che erano
nei giorni scorsi a Genova e che ha portato all'aggressione a gente vestita
in nero da parte di persone (non violente?) o addiruttura all'ostilita'
verso chi vestiva nero in qualche campeggio... appunto delirio fomentato
dai miti dei media.
Da ieri chiunque non abbia un atteggiamento completamente passivo e'
diventato "del black bloc", prima eravamo autonomi, poi leoncavallini, poi
dei centri sociali, poi squatters, ora black bloc/tute nere(riflettiamoci).
Per quanto riguarda il corteo del 21/7 tutti i manifestanti hanno potuto
sperimentare le cariche a freddo e senza nessuna provocazione, lancio di
lacrimogeni addosso a gente completamente pacifica, spezzoni di decine di
migliaia di persone inermi inseguite e pestate senza una causa che non
fosse altra che gli ordini superiori ed il loro dissenso al G8... la colpa
di essere a Genova... fino alla ciliegina sulla torta, il blitz nel media
center ed il massacro nella scuola di fronte al media center senza alcuna
provocazione o giustificazione con la scusa di cercare l'arsenale del Black
Bloc... che e' la strada.
Per tutto il resto il giorno prima era stato ucciso un compagno se c'e'
stato qualche attacco e' stato fatto sempre poco
Per chi ha interesse a comprendere ulteriormente...
Un individualita' del BB
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Comunicato di una sezione del Blocco Nero [Black Bloc] del 30.11.99 [N30] a
Seattle
Il 30 novembre, diversi gruppi di individui uniti nel black bloc [blocco
nero/spezzone nero] hanno attaccato molteplici obiettivi sedi di
multinazionali nel centro di Seattle. Tra queste c’erano (tanto per citarne
alcune): Fidelity Investment (azionista di maggioranza della Occidental
Petroleum, che vuole eliminare la tribu' degli U'wa in Colombia [per
estrarre dai loro territori]) Bank of America, US Bancorp, Key Bank e
Washington Mutual Bank (istituzioni finanziarie chiave nella espansione
della repressione globale operata dalle multinazionali) Old Navy, Banana
Republic e GAP (come societa' di proprieta' della famiglia Fisher, sono
responsabili e simbolo della distruzione delle foreste del Northwest e
sfruttatori dei lavoratori del terzo mondo con paghe miserabili) NikeTown e
Levi's (i cui prodotti hanno prezzi altissimi e sono prodotti in condizioni
di semi-schiavitu' nel sud del mondo) McDonald's (paghe bassissime,
spacciatore di cibo spazzatura, responsabile della distruzione delle
foreste tropicali, per la distruzione del suolo e per l'uccisione di
milioni e milioni di animali) Starbucks (venditore di una sostanza, il
caffè, che provoca assuefazione, viene prodotto in fattorie dove i
contadini, con paghe al di sotto del livello di poverta', nella produzione
sono forzati a distruggere le loro foreste locali) Warner Bros.
(monopolista dei media) Planet Hollywood (per essere Planet Hollywood)
Questa azione e' durata per oltre 5 ore ed e' consistita nello sfondamento
delle porte, delle vetrine, di tutte le vetrate e nella devastazione delle
lussuose facciate dei megastore delle multi e delle sedi delle aziende o
delle banche. Fionde, distributori automatici dei giornali, bidoni della
spazzatura, mazze ferrate, martelli, piedi di porco sono stati usati
strategicamente per distruggere le proprieta' delle corporation e per poter
entrare... (uno dei tre Niketown ed uno degli Starbucks attaccati sono
anche stati saccheggiati). In piu' sono anche state usate palle di vernice,
uova con dentro soluzioni corrosive per il vetro e bombolette di vernice spray.
Il blocco nero e' stato un raggruppamento, organizzato per intelligenza
individuale, di gruppi di affinita' ed individualita' che hanno girato per
il centro di Seattle spinti per un verso da una "significativa" e
vulnerabile vetrina di negozio e per un altro dalla vista di un
raggruppamento di polizia. Diversamente dalla gran parte degli attivisti
che sono stati gassati con spray irritante e con i lacrimogeni e contro i
quali sono stati sparati in piu' occasioni proiettili di plastica, la
maggior parte di noi del blocco ha evitato feriti pesanti rimanendo
costantemente in movimento, cercando di evitare lo scontro frontale con la
polizia. Stavamo stretti [cordonati] ed ognuno guardava le spalle
dell'altro. Quelli attaccati dai federali sono sfuggiti all'arresto grazie
alla velocita' di reazione ed alla organizzazione del membri del black
bloc. Il senso di solidarieta' e' stato imponente.
LA POLIZIA PACIFISTA [The Peace Police]
Sfortunatamente, la presenza e la persistenza della "peace police" e' stata
abbastanza di disturbo. In almeno 6 diverse occasioni, i cosiddetti
attivisti "non violenti" hanno aggredito fisicamente chi stava attaccando
le proprieta' delle multi. Alcuni sono anche andati cosi' oltre da mettersi
davanti al Niketown super store e ostacolare e far andare via il black
bloc. Infatti, questi sedicenti "peace-keepers" [portatori di pace] hanno
posto a gran rischio gli individui del black bloc, piu' dei noti, violenti
ed in uniforme "peace-keepers" spediti dallo stato (anche agenti in
borghese hanno sfruttato la copertura dei pacifisti per cercare di prendere
quelli che erano impegnati nella distruzione delle proprieta' delle multi).
REAZIONE AL BLACK BLOC
La reazione alle attivita' del black bloc hanno evidenziato alcune delle
contraddizioni e dell'oppressione interna che si vivono gli "attivisti
non-violenti". A parte l'ovvia ipocrisia di quelli che fanno violenza
contro chi e' a volto coperto e vestito di nero (molti dei quali sono stati
aggrediti malgrado il fatto che non siano mai stati coinvolti nelle
attivita' di distruzione di proprieta'), questo e' il razzismo degli
attivisti privilegiati che possono permettersi di ignorare la violenza
perpetrata contro la maggior parte della societa' e della natura in nome
del diritto di proprieta' privata. Lo sfondamento delle vetrine ha
coinvolto e ispirato gran parte della comunita' sfruttata e oppressa di
Seattle piu' di quanto ogni altro pupazzo gigante o costume da tartaruga
marina avessero mai potuto fare (non per disprezzare l'efficacia dei metodi
utilizzati dagli altri gruppi).
DIECI LEGGENDE SUL BLACK BLOC
Qui c'e' qualcosa per sfatare le voci che sono circolati riguardo al black
bloc del 30 novembre:
1. "Sono tutti un gruppo di anarchici di Eugene." Mentre alcuni possono in
effetti essere anarchici di Eugene, Oregon, noi arriviamo da tutti gli
Stati Uniti, anche da Seattle. In ogni caso molti di noi sono consapevoli
dei problemi locali di Seattle (per esempio la recente occupazione del
centro fatta dai rivenditori delle piu' infami compagnie multinazionali).
2. "Sono tutti seguaci di John Zerzan." Un sacco di chiacchiere sono
circolate sul fatto che noi siamo tutti seguaci di John Zerzan, un autore
anarco-primitivista di Eugene che ha sostenuto l'azione di distruzione di
proprieta' delle multi. Mentre alcuni di noi possono apprezzare i suoi
scritti e le sue analisi, lui non e' in nessun caso il nostro leader,
direttamente, indirettamente, filosoficamente o altro.
3. "Lo squat occupato per il NO2WTO a Seattle e' il quartier generale degli
anarchici che hanno distrutto le proprieta' il 30 novembre." In realta', la
maggior parte delle persone all' "Autonomous Zone" squat sono persone di
Seattle che hanno passato gran parte del loro tempo sin dalla sua apertura
il 28.11 nello squat. Mentre ci si puo' conoscere gli uni con gli altri, i
due gruppi non corrispondono e comunque in nessun caso lo squat puo' essere
considerata la base delle persone che hanno fatto l'azione di distruzione
delle proprieta'.
4. "Il blac block ha innalzato la tensione il 30.11 facendo si che si
arrivasse a sparare lacrimogeni e gas irritanti anche contro i manifestanti
non violenti." Per rispondere a questo, possiamo solo notare che lo sparare
i lacrimogeni, il gassare la gente col pepper spray, lo sparare i
proiettili di gomma e' tutto iniziato molto prima che il black bloc
iniziasse la distruzione di proprieta'. In piu' dobbiamo opporci alla
tendenza a stabilire reazioni di causa effetto tra la repressione della
polizia e diverse forme di protesta, che queste prevedano o meno la
distruzione di proprieta'. La polizia ha il compito di difendere la
minoranza dei ricchi e l'accusa di violenza non puo' essere sempre
addossata contro chi prova a reclamare i propri diritti.
5. Dall'altro verso: "Hanno agito in risposta alla repressione della
polizia." Mentre cio' puo' in qualche modo sembrare una piu' positiva
rappresentazione del black bloc, e' comunque, senza meno, falsa. Noi
rifiutiamo il fatto di essere male interpretati ossia di aver agito solo
per reazione. Anche se per alcuni la logica del black bloc potrebbe non
avere senso, e' comunque in ogni caso una logica PER e non contro.
[pro-active logic]
6. "Sono solo una massa di ragazzi, adolescenti, incazzati." A parte il
fatto che e' falso nascondere tutto dietro logiche sessiste e di spregio
per i giovani. La distruzione di proprieta' non e' stata un rilascio di
furia, o una botta di testosterone, o un branco di teppisti macho. Nemmeno
per attaccare e far infuriare i reazionari. E' stato specificatamente e
strategicamente colpire con l'azione diretta gli interessi delle
multinazionali.
7. "Volevano solo combattere." Questo e' semplicemente assurdo, e
convenientemente trascura l'aggressivita' della "peace police" nello
scontrarsi contro di noi. Di tutti i gruppi coinvolti nell'azione diretta,
il black bloc e' stato forse il meno interessato a scontrarsi con
l'autorita' e noi non avevamo sicuramente nessun interesse nello scontrarci
contro altri attivisti anti-WTO (malgrado alcuni non siano d'accordo con
questa tattica).
8. "Sono una massa teppistica caotica, disorganizzata ed opportunista."
Molti di noi potrebbero sicuramente passare dei giorni argomentando sul
significato di "caotico", ma certamente non siamo disorganizzati.
L'organizzazione e' stata fluida e dinamica, ma era totale e dura. Per
quanto riguarda l'accusa di opportunismo, e' difficile immaginare chi delle
migliaia di partecipanti non ha preso l'opportunita' creata a Seattle per
portare avanti i propri obiettivi, la propria agenda. La domanda diventa
allora abbiamo partecipato alla creazione di questa opportunita', e molti
di noi certamente lo hanno fatto (che ci porta al prossimo mito):
9. "Non conoscono la questione" oppure "non sono attivisti che hanno
lavorato su questo." Sebbene noi possiamo non essere attivisti
professionisti [sindacalisti, lobbisti] noi tutti abbiamo lavorato per mesi
per essere qui a Seattle. Molti di noi hanno lavorato per questo nelle
proprie citta' ed altri sono venuti a Seattle mesi prima per organizzare
questo. Per certo siamo responsabili di molte centinaia di persone che sono
scese in piazza il 30 novembre a Seattle, dei quali solo una piccola
minoranza ha avuto a che fare con il black bloc. La maggior parte di noi
sta studiando gli effetti dell'economia globale, dell'ingegneria genetica,
estrazione di risorse, trasporti, condizioni di lavoro, eliminazione
dell'autonomia dei popoli indigeni, diritti degli animali e degli umani ed
abbiamo fatto iniziative su queste questioni per anni. Non siamo ne poco
informati ne inesperti.
10. "Gli anarchici a volto coperto sono antidemocratici e "pericolosi"
perche' nascondono la loro identita'." Fronteggiamola! (a volto coperto o
meno) comunque quella in cui viviamo non e' una democrazia. Se questa
settimana [di gas, botte, coprifuoco e no protest zone] non lo avesse
esemplificato abbastanza, lasciateci ricordarvi che viviamo in uno stato di
polizia. La gente ci dice che se davvero siamo convinti di essere nel
giusto, di aver ragione ebbene non dovremmo nasconderci dietro
passamontagna e fazzoletti. "La verita' prevarra' " e' l'affermazione che
ci viene fatta. Sebbene questo sia un giusto e nobile obiettivo, non
funziona con la realta' di oggi. Quelli che pongono problemi o minacce
significative all'assetto del Capitale e dello Stato sono perseguitati.
Alcuni pacifisti ci potrebbero dire di accettare questa persecuzione con
buono spirito. Altri potrebbero dirci che e' un sacrificio che merita
grande rispetto. Non siamo ne cosi' burberi ne sentiamo di avere il
privilegio di subire la repressione come un sacrificio: la repressione e'
per noi giornaliera ed inevitabile e facciamo tesoro della nostra poca
liberta'. Accettare l'incarcerazione come una forma di
"sacrificio/martirio/privilegio" tradisce il godere di una buona quantita'
di privilegi del "primo mondo" in chi lo afferma. Noi sentiamo che un
attacco alla proprieta' privata sia necessario se vogliamo ricostruire un
mondo che sia vivibile, salutare e felice per chiunque. E questo a dispetto
del fatto gli abnormi diritti della proprieta' privata in questo paese
trasformano qualsiasi danneggiamento della proprieta' privata in un crimine
che prevede subito 250 dollari di multa.
MOTIVAZIONI DEL BLACK BLOC
L'intento principale di questo comunicato era quello di disperdere l'alone
di mistero che ha circondato il Black Bloc, e renderne le motivazioni piu'
trasparenti [comprensibili], fino a che le nostre maschere sul viso non lo
permetteranno.
RIGUARDO ALLA VIOLENZA CONTRO LA PROPRIETA'
Noi riaffermiamo che la distruzione di proprieta' non e' un'azione
violenta, a meno che non ci perda la vita qualcuno o qualcuno ne abbia
danno (fisico). Secondo questa definizione la proprieta' privata --
specialmente la proprieta' privata delle multinazionali [chiaro] -- e' in
se stessa infinitamente piu' violenta di ogni azione rivolta contro di
essa. La proprieta' privata va distinta dalla proprieta' personale. La
seconda riguarda l'utilizzo mentre la prima riguarda il commercio. Il
principio basilare riguardo alla proprieta' personale e' che ognuno ha cio'
di cui ha bisogno. Il principio che invece sottende il concetto di
proprieta' privata e' che alcuni di noi hanno qualcosa che qualcun'altro
vuole o di cui ha bisogno.
In una societa' che si fonda sui diritti della proprieta' privata, quelli
che sono capaci di accumulare molti beni di cui gli altri hanno bisogno o
desiderio hanno un grande potere. Per estensione, hanno un ancor piu'
grande potere quanto piu' riescono a far percepire agli altri di dover
desiderare o di aver bisogno di determinati beni, solitamente
nell'interesse di aumentare i loro profitti. Portare avanti il "libero
mercato" vuol dire far arrivare questo processo alle sue logiche
conclusioni: una rete di poche industrie monopoliste con un controllo
completo sulle vite di tutti noi. Portare avanti un "mercato giusto/equo"
vuol dire aspirare a vedere questo processo mitigato dalle leggi dei
governi, ossia imporre degli standard umanitari di base. Da anarchici
rifiutiamo entrambe le posizioni. La proprieta' privata -- e quindi il
capitalismo -- sono intrinsecamente violenti ed oppressivi e non possono
essere riformati o mitigati.
Se il potere di ognuno di noi e' concentrato nelle mani di poche
corporazioni o impegnato nel creare un apparato di regole che possano
mitigare gli effetti del disastro da esse provocato, nessuno puo' essere
poi cosi' libero o cosi' potente come potrebbe invece esserlo in una
societa' non gerarchica. Quando rompiamo una vetrina, noi aspiriamo a
distruggere la sottile maschera di leggittimita' che circonda i diritti
della proprieta' privata.
Nello stesso modo, noi aborriamo quel tipo di relazioni sociali violente e
distruttive di cui sono oramai impregnate tutte le cose che ci circondano.
Con il "distruggere" la proprieta' privata, noi ne convertiamo il suo
limitato valore e ne espandiamo il valore d'uso. Una vetrata di un
megastore diventa una fessura attraverso la quale passa una ventata di aria
fresca nell'atmosfera oppressiva di un ipermercato (almeno fino a quando la
polizia non decide di sparare i lacrimogeni vicino la barricata che blocca
la strada). Un distributore automatico di giornali diventa un attrezzo per
creare questa fessura, o per fare una piccola barricata per richiedere
spazio pubblico libero [...]. Un cassonetto diventa un ostacolo
all'avanzata di un plotone di sbirri antisommossa ed una fonte di luce e di
calore. La facciata di un palazzo diventa una bacheca per messaggi per
registrare illuminanti idee per un mondo migliore.
Dopo il 30 novembre (N30) molte persone non guarderanno piu' una vetrina o
un martello allo stesso modo. Gli usi potenziali dell'intero arredo urbano
sono enormemente aumentati. Il numero delle vetrine infrante impallidisce
di fronte al numero dei tabu' infranti, tabu' che ci vengono imposti
dall'egemonia delle corporazioni per farci stare buoni e non farci pensare
a tutte le violenze perpetrate in nome della proprieta' privata ed a tutte
le potenzialita' di una societa' senza di loro.
Le vetrine rotte possono essere chiuse con tavole (con ancora altro spreco
delle nostre foreste) ed eventualmente sostituite, ma l'infrangimento
dell'accettazione passiva speriamo che persista per molto tempo a venire.
Contro il capitale - contro lo stato
the ACME Collective
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Disclaimer: queste osservazioni ed analisi rappresentano solo
quello che esprime l'ACME Collective e non rappresentano il resto
del black bloc o chi era in piazza il N30 o chiunque altro che si
e' dato da fare per distruggere le proprieta' delle multi quel
giorno.
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