"Troppe torture nelle carceri". Medici Senza Frontiere sospende le proprie attività in Libia



Il 31 gennaio l’organizzazione indipendente 'Medici Senza Frontiere', che forniva assistenza sanitaria ai prigionieri del carcere libico di Misurata, a 200 km dalla capitale Tripoli, ha deciso di sospendere l’attività, dopo aver scoperto le atroci torture ai danni di detenuti accusati di aver appoggiato Gheddafi durante il conflitto.

 Il 3 gennaio 14 detenuti con ematomi e fratture agli arti inferiori e superiori sono stati portati alle strutture di Mfs. Secondo la richiesta dei militari, i feriti dovevano essere “stabilizzati” per essere poi in grado di continuare gli “interrogatori”.

Nonostante il netto rifiuto da parte dell’ organizzazione di prendere parte sia pure indirettamente a queste pratiche barbare e la richiesta agli organi competenti di sicurezza libica di far sospendere immediatamente ogni attività di tortura, in tutto il mese sono arrivate al centro ospedaliero 114 persone sottoposte a sevizie reiterate. Msf, che è presente dall’aprile 2011 in Libia, si è vista costretta a interrompere le cure nei confronti dei prigionieri di Misurata pur assicurando che continuerà ad assistere la popolazione con un progetto di assistenza psicologica.

La notizia segue di pochi giorni la condanna fatta, in un documento del 26 gennaio, da Amnesty International, che denunciava le sevizie nelle carceri di Misurata, Gheyran e Tripoli. I detenuti hanno dichiarato ai delegati di Amnesty di essere stati picchiati per ore con bastoni, cavi di plastica , fruste e sbarre di metallo, fino all’utilizzo della corrente elettrica. Sembra che questo trattamento abbia portato alla morte di diversi prigionieri. Amnesty chiede l’ interruzione immediata delle pratiche, con la condanna dei responsabili e la presenza di assistenza legale ai detenuti. Denuncia immediata da parte del Comitato Nazionale Transitorio che ha dichiarato che aprirà subito un’inchiesta per chiarire cause e responsabilità.

La comunità internazionale, nella persona di Cathrine Ashton, responsabile Ue della politica estera, si dichiara "fortemente preoccupata e chiede indagini approfondite”. Sembra comunque che il Ctn libico non riesca a mantenere il controllo delle frange più estreme delle milizie di liberazione che cedono ad una forma primitiva di vendetta e di rivalsa nei confronti dei rappresentanti del vecchio regime. Nella Libia del dopo Gheddafi, della primavera araba, di internet e dei giovani che chiedono le libertà dei fratelli europei, queste denuncie suonano come un pericoloso campanello di allarme nell’ evoluzione del processo di modernizzazione a cui i paesi arabi si stanno lentamente avviando.

LIVIO ROTONDO
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