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La nonviolenza e' in cammino. 769
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 769
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 29 Dec 2003 22:56:16 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 769 del 29 dicembre 2003 Sommario di questo numero: 1. Lisa Clark: un seminario sulla nonviolenza il 17 gennaio a Mumbai 2. "Via dogana", una rivista che pensa 3. Nanni Salio: la nonviolenza, varco e talpa della storia 4. Julia Kristeva: lo straniero 5. Emmanuel Levinas: il volto e la guarigione 6. Anna Maria Merlo: lo stato e la laicita', in Francia 7. Ida Dominijanni: il velo della repubblica 8. Giuliana Sgrena: la schiavitu' del velo 9. Enrico Peyretti: "Padre, perche' non parli?" 10. Riviste: "Segno" n. 250 11. Letture: Luciano Violante, Un mondo asimmetrico 12. Riedizioni: Franco Cardini (a cura di), La paura e l'arroganza 13. Riletture: Petr Alekseevic Kropotkin, Memorie di un rivoluzionario 14. Riletture: Martin Malia, Alle origini del socialismo russo 15. Riletture: Otto Ruehle, Il coraggio dell'utopia 16. Riletture: Seneca, Tutti gli scritti in prosa 17. Riletture: Tommaso, Il male 18. La "Carta" del Movimento Nonviolento 19. Per saperne di piu' 1. INCONTRI. LISA CLARK: UN SEMINARIO SULLA NONVIOLENZA IL 17 GENNAIO A MUMBAI [Dalla mailing list del gruppo di lavoro tematico sulla nonviolenza della Rete di Lilliput (per contatti: glt-nonviolenza at liste.retelilliput.org) riprendiamo questo comunicato diffuso da Lisa Clark sull seminario sulla nonviolenza che si terra' nell'ambito del Forum sociale mondiale a Mumbai, in india, il 17 gennaio 2004. Lisa Clark (per contatti: lisa.clark at libero.it), amica della nonviolenza, e' impegnata nell'esperienza dei "Beati i costruttori di pace" e della "Rete di Llliput", ed ha preso parte a molte iniziative di formazione e di intervento nonviolento. Mentre esprimiamo pieno apprezzamento per questa iniziativa dobbiamo rilevare come nel suo programma si proponga ancora una visione riduttiva e strumentale della nonviolenza: proporre la nonviolenza come "strategia" e' gia' qualcosa, ma ancora e' troppo poco; occorre che non solo le persone ma anche le strutture che alla nonviolenza si accostano illimpidiscano la propria riflessione e la propria prassi, escano da ambiguita' e subalternita' persistenti e non piu' ammissibili; l'incontro di Mumbai potra' costituire un utile contributo in tale direzione, ma finche' si continuera' a pensare che la nonviolenza sia solo una strategia, che certo e' gia' un passo avanti rispetto al concepirla come mero repertorio di tecniche o come astratta enunciazione retorica, evidentemente non si e' ancora colto l'essenziale e l'aggettante della prassi e dell'appello di Simone Weil e di Virginia Woolf, di Mohandas Gandhi e di Aldo Capitini, di Hannah Arendt e di Vandana Shiva (p. s.)] Solo due giorni fa abbiamo saputo dagli organizzatori del Forum Sociale Mondiale che l'incontro/seminario che abbiamo iscritto ha trovato posto nel programma. Invitiamo tutte/i a condividere opinioni, critiche costruttive, suggerire interventi, e soprattutto a far circolare la notizia per favorire la partecipazione. Un saluto di pace, Lisa Clark, "Beati i costruttori di pace" * 17 gennaio (non sappiamo ancora ora e luogo): seminario su "Interposizione nonviolenta nei conflitti armati". Promosso insieme da varie realta' impegnate in un percorso di pace sulle strade della nonviolenza: Beati i costruttori di pace, Operazione Colomba della Comunita' Papa Giovanni XXIII; Kathy Kelly e Milan Rai, Voices in the Wilderness, Uk/Usa; Jean Dreze, Gulf Peace Team, India. Sono gia' stati invitati a partecipare il vescovo Samuel Ruiz, Sicsal "Oscar Romero", Messico; John Stewart, Nonviolent Peaceforce, Zimbabwe; Achin Vanaik, Committee for Nuclear Disarmament and Peace, India; Colleen Kelly, September 11 Families for Peaceful Tomorrows; Peretz Kidron, Yesh Gvul; Izzat Abdul-Hadi, Bisan Center, Ramallah; Parents' Circle, Gerusalemme; Claudio Martini, Regione Toscana. E' nostra intenzione estendere l'invito a partecipare a quei movimenti sociali che, pur non adottando la nonviolenza come strategia dominante, hanno ultimamente dimostrato molto interesse per le analisi e le prospettive della nonviolenza. Nel mondo esiste un grande numero di esperienze nonviolente in situazioni di conflitto anche armato. Non ci accontentiamo di farne una mappa, vorremmo approfondirne il senso. Per una proposta che acquisti uno spessore globale... Quali sono le risorse e i limiti della nonviolenza nell'attuale situazione globale? La nonviolenza e' una strategia, non una panacea. Non discuterne apertamente, in trasparenza, e' una negazione della nonviolenza. * Gli obiettivi del seminario sono due: 1. Negli anni ci sono state tante esperienze, in tanti paesi diversi, di interposizione nonviolenta di vari tipi; tutti trarremmo gran beneficio da uno scambio di racconti, di idee, e potremmo porre le basi per la costruzione di reti piu' ampie ed azioni comuni per il futuro. 2. Il contesto del Social Forum Mondiale puo' offrirci la possibilita' di comunicare con uno spettro molto ampio di gruppi, movimenti ed individui impegnati per la pace e la giustizia, per scambiare con loro idee sull'analisi e l'azione nonviolente. Con chi gia' condivide l'analisi nonviolenta, sara' interessante esaminare le esperienze gia' fatte o ancora in corso: - interposizione nonviolenta prima di un conflitto annunciato; la funzione preventiva dell'interposizione civile; la diplomazia popolare; l'intervento politico; favorire lo sviluppo di una resistenza nonviolenta; - interposizione nonviolenta durante un conflitto armato; gesti ed atti di testimonianza; intercessione tra le parti; fermare la violenza con la propria presenza; interventi politici tesi a fermare la violenza; - interposizione nonviolenta facendo monitoraggio del rispetto dei diritti umani; la funzione di osservatori, di protezione delle vittime; - interposizione nonviolenta dopo un cessate il fuoco; farsi ponte tra le parti; favorire il dialogo; promuovere progetti di verita' e riconciliazione. * Insieme ad altri gruppi e movimenti impegnati in lotte per la giustizia e la pace, sara' interessante discutere le seguenti tematiche: - oggi la nonviolenza e' l'unica strategia che ci permetta di spezzare il circolo vizioso di "violenza contro violenza", l'unico modo di offrire un'alternativa all'attuale ordinamento mondiale, politico, economico e sociale... e l'Iraq ce lo dimostra ogni giorno che passa; - eppure, non possiamo far finta di non vedere il fatto che questa crescente spirale di violenza sta convincendo un numero sempre maggiore di settori di opinione pubblica della necessita' di rispondere con la violenza (in altre parole, la nostra comunicazione nonviolenta sta perdendo consensi, anziche' guadagnarne); - dobbiamo inoltre avere il coraggio di affrontare tutte le guerre, non solo quelle che riempiono le prime pagine e rientrano facilmente nelle nostre analisi dello scenario internazionale; - all'interno dei movimenti sociali, la nonviolenza troppo spesso viene considerata esclusivamente come argomento di dibattito teorico/ideologico o al limite solo pratica di manifestazione simbolica, e non invece accettato come strategia, come piano d'azione globale. 2. SEGNALAZIONI. "VIA DOGANA", UNA RIVISTA CHE PENSA [Dalla Libreria delle donne di Milano (per contatti: e-mail: info at libreriadelledonne.it, sito: www.libreriadelledonne.it) riceviamo e diffondiamo] Come l'anno scorso, la "redazione carnale" del sito della Libreria delle donne di Milano invita a fare l'abbonamento a "Via Dogana", rivista di pratica politica della Libreria delle donne. Lo facciamo anche quest'anno, convinte come siamo della qualita' di questa rivista, che va letta e sostenuta. Gli argomenti dello scorso anno restano buoni: "Via Dogana" lavora per aprire l'orizzonte con la narrazione delle esperienze di donne e anche di uomini, perche' possa prendere forza un agire politico altro. Infatti, se viene a mancare la narrazione della pratica di donne si ricade nel ciclo della ripetizione, in cui la realta' vissuta e pensata di donne e di uomini viene sostituita da sistemi e teorie. "Via Dogana" cerca di offrirci e di offrirvi la possibilita' di esserci con nuove parole e azioni, per superare lo smarrimento del nostro tempo. Aggiungiamo quello che ci suggerisce la rivista: abbonarsi e' il segno piu' tangibile e apprezzato di affetto per una rivista. * L'abbonamento annuale costa 25 euro in Italia (Europa 30 euro, resto del mondo 35 euro). Modalita' di pagamento: 1. bollettino postale: Circolo cooperativo delle donne Sibilla Aleramo, via santa Caterina 8, 46100 Mantova - c/c postale 26601203; 2. bonifico bancario: Cariverona Agenzia 1, Corso Vittorio Emanuele, Mantova, Italia, codice: IT 3150635511500 - cc. n. 10647537 intestato a Circolo cooperativo delle donne Sibilla Aleramo. L'abbonamento decorre con l'anno solare: verranno quindi inviati tutti i numeri del 2004, anche eventuali arretrati. Per informazioni o altre segnalazioni: abbonamenti at libreriadelledonne.it oppure telefonate allo 0270006265 il sabato dalle 10 alle 13,30. 3. EDITORIALE. NANNI SALIO: LA NONVIOLENZA, VARCO E TALPA DELLA STORIA [Ringraziamo Nanni Salio (per contatti: regis at arpnet.it) per averci messo a disposizione questo suo intervento gia' apparso sulla "Rivista del volontariato" n. 12 del dicembre 2003, fascicolo monografico su "Facciamo la pace" (per contatti: e-mail: edit.rivista at fivol.it, sito: www.rivistadelvolontariato.it), di cui riportiamo ampi stralci. Nanni Salio, torinese, segretario dell'Ipri (Italian Peace Research Institute), si occupa da diversi anni di ricerca, educazione e azione per la pace, ed e' tra le voci piu' autorevoli della nonviolenza in Italia. Opere di Giovanni Salio: Difesa armata o difesa popolare nonviolenta?, Movimento Nonviolento, Perugia; Scienza e guerra (con Antonino Drago), Edizioni Gruppo Abele, Torino 1982; Ipri, Se vuoi la pace educa alla pace, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1983; Le centrali nucleari e la bomba, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1984; Ipri, I movimenti per la pace, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1986-1989; Progetto di educazione alla pace, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1985-1991; Le guerre del Golfo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1991; Il potere della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1995; Elementi di economia nonviolenta, Movimento Nonviolento, Verona 2001. Per contatti: Centro Studi "Domenico Sereno Regis", via Garibaldi 13, 10122 Torino, tel. 011532824, fax: 0115158000, e-mail: regis at arpnet.it, sito: www.arpnet.it/regis] In uno scritto intitolato "Pellegrinaggio alla nonviolenza" Martin Luther King scriveva: "Prima di aver letto Gandhi, ero dell'opinione che l'etica di Gesu' fosse efficace solo nelle relazioni individuali. La filosofia del 'porgere l'altra guancia' e dell''ama i tuoi nemici' era valida solo, pensavo, quando gli individui erano in conflitto con altri individui; quando dei gruppi e delle nazioni erano in conflitto, era necessario un approccio piu' realistico. Ma dopo aver letto Gandhi, ho capito che errore avevo commesso". Che cosa vuol dire "aver letto Gandhi", e oggi, quarant'anni dopo, quali altri autori dobbiamo aver letto per convincerci dell'efficacia e dell'importanza di "scegliere la nonviolenza"? Quando si sente dire, anche all'interno di una generica area pseudo-pacifista, che "in certi casi ci vuole", sottinteso la violenza, mi chiedo quale sia il grado di conoscenza che coloro che fanno queste affermazioni hanno della nonviolenza attiva. Hanno letto Politica dell'azione nonviolenta di Gene Sharp (tre volumi, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1986-1997)? Conoscono qualcuno dei molti lavori di Johan Galtung o di Giuliano Pontara? Forse la loro cultura si e andata formando sui classici della rivoluzione armata (dal mitico Che a Marcos) e alcuni epigoni parlano di disobbedienza senza distinguere tra disobbedienza civile, azione nonviolenta e disobbedienza incivile, tra satyagraha e altre forme di lotta che con la nonviolenza attiva hanno poco a che fare. * Si sente di solito dire che di fronte a un avversario violento e determinato la nonviolenza e' inefficace. Ma se scegliamo di rispondere con la violenza, con la lotta armata, con la guerra, dobbiamo essere consapevoli delle "leggi della violenza". Per sconfiggere il violento, occorre essere piu' forte, usare la violenza in maniera piu' intensa ed efficace. Cosi' e' stato nella seconda guerra mondiale: i bombardamenti su Dresda, Tokyo, Hiroshima e Nagasaki sono stati molto piu' violenti di quelli dei nazisti. Sono stati crimini di guerra contro popolazioni civili, ma nessuno e' stato condannato per quei crimini. La logica della violenza e' spietata: non e' vero che si puo' "umanizzare la guerra", come invano hanno tentato in molti, con norme di diritto internazionale. Il diritto diventa "carta straccia" di fronte alla legge del piu' forte, come ci insegnano oggi gli Usa, ieri Hitler e domani qualcun altro... * I casi storici dai quali imparare come funziona la "dinamica dell'azione nonviolenta" analizzata da Sharp e dagli altri autori citati sono talmente tanti che stupisce l'ignoranza collettiva che grava su di noi e su quasi tutto il movimento per la pace. Non c'e' solo l'India di Gandhi, ma anche il Sudafrica di Mandela e Tutu, gli Usa di Martin Luther King, il 1989 di Gorbaciov, Havel e dei movimenti del dissenso nei paesi dell'Est, le Filippine di Aquino, la resistenza antinazista della Rosa Bianca (ricordata nel recente film di Margarethe von Trotta), la resistenza della popolazione danese e degli insegnanti norvegesi, il leggendario leader musulmano Badshah Khan, le numerose generazioni di obiettori di coscienza, non ultimi i refusnik israeliani, le molte Rachel Corrie degli anni '90 che hanno scoperto e praticato l'interposizione nonviolenta, e cosi' via. * Che cos'e' che manca allora? La nostra determinazione e il nostro coraggio, la nostra preparazione e la nostra formazione, al di la' del "bla bla" delle molte parole e della retorica della pace generica, buona per tutti gli usi. Manca la capacita' di individuare un programma minimo, preciso, centrato su obiettivi praticabili, non generici, che contribuiscano a smontare le molte macchine da guerra. Per essere espliciti: credete negli eserciti e nella difesa armata? In caso affermativo, dovete accettarne le conseguenze: spesa militare crescente, industrie belliche, corsa agli armamenti, e poi... guerre. In alternativa, dovete promuovere il transarmo verso la difesa popolare nonviolenta. Questo vuol dire: eliminazione di tutte le armi offensive (che sono una categoria piu' ampia di quelle di distruzione di massa e comprendono bombardieri a lunga gittata, portaerei, ecc.) per realizzare solo una difesa difensiva e nel contempo costruire, finanziandoli, i corpi civili di pace, le forze di intervento nonviolento, sulla falsariga di quanto esiste gia' oggi embrionalmente. Si deve "mettere mano al portafoglio" e ridurre di anno in anno la spesa militare per destinare quei fondi all'alternativa nonviolenta. Tutto il resto e' pura retorica e happening: un susseguirsi di convegni, marce, dichiarazioni, documenti, carte costituzionali, che in un batter d'occhio vengono annullate quando il potere del complesso militare-indistriale-scientifico-corporativo lo decide. * Ma gli scettici, ovviamente non demordono e dicono: "Siamo sicuri che funzionera'?". La risposta onesta e': "No, non siamo sicuri, come non siamo sicuri di niente, neppure che funzionera' la violenza". Cio' di cui siamo piuttosto sicuri e' che la strada imboccata e' un vicolo cieco, che ci sta portando in un baratro di cui non si vede il fondo. Non c'e' bisogno di scomodare Guenther Anders (L'uomo e' antiquato, due volumi, Bollati Boringhieri, Torino 2003) per ricordare che l'attuale livello di distruttivita' delle armi di sterminio di massa e' tale da non prospettare alcun futuro per l'umanita'. Ne' c'e' bisogno di richiamare le tesi di Bill Joy ( "Perche' il futuro non ha bisogno di noi" http://www.tmcrew.org/eco/nanotecnologia/billjoy.htm) per descrivere un futuro ancora piu' apocalittico, quando le nuove tecnologie (robotica, biotecnologie e nanotecnologie) consentiranno di costruire armi ben piu' sofisticate e distruttive, che faranno impallidire le pur temibili nbc. Allo scettico di turno si puo' dire che tutto questo non basta. Occorre anche un "programma costruttivo" che modifichi in profondita' il modello di sviluppo economico, il nostro stile di vita, la nostra cultura. Gandhi, Capitini, Lanza del Vasto e gli altri maestri della nonviolenza hanno tracciato il cammino. Non e' completo, ma sufficientemente chiaro e ci riguarda tutti: dalle culture religiose, chiamate a rifondarsi sulla nonviolenza, a quelle laiche chiamate ad abbandonare lo sterile approccio del realismo politico; dalle filosofie e antropologie negative chiamate a scoprire filosofie e antropologie positive, alle tecnoscienze chiamate a elaborare visioni e concezioni autenticamente sostenibili per tutti gli esseri viventi; dalle manifestazioni artistiche cosi' spesso chiuse in forme espressive nichiliste di esaltazione della violenza, ai media che da strumento di propaganda devono diventare agenti educativi che disseminino le "buone notizie". * Come ripetono da tempo le amiche e gli amici del Movimento Nonviolento, "la nonviolenza e' il varco della storia", se vogliamo che una storia ci sia, piu' degna di essere vissuta di quella del secolo scorso e del presente. 4. MAESTRE. JULIA KRISTEVA: LO STRANIERO [Da Julia Kristeva, Etrangers a' nous memes, Fayard 1988, Gallimard 1998, p. 284 (pagina in cui la Kristeva fa riferimento a uno dei grandi acquisti gnoseologici e morali - e quindi anche politici - apportati dalla psicoanalisi all'autocoscienza dell'umanita'). Julia Kristeva e' nata a Sofia in Bulgaria nel 1941, si trasferisce a Parigi nel 1965; studi di linguistica con Benveniste; intensa collaborazione con Sollers e la rivista "Tel Quel"; impegnata nel movimento delle donne, psicoanalista, ha dedicato una particolare attenzione alla pratica della scrittura ed alla figura della madre; e' docente all'Universita' di Paris VII. Opere di Julia Kristeva: tra quelle tradotte in italiano segnaliamo particolarmente: Semeiotike', Feltrinelli, Milano; Donne cinesi, Feltrinelli, Milano; La rivoluzione del linguaggio poetico, Marsilio, Venezia; In principio era l'amore, Il Mulino, Bologna; Sole nero, Feltrinelli, Milano; Stranieri a se stessi, Feltrinelli, Milano; I samurai, Einaudi, Torino. In francese: presso Seuil: Semeiotike', 1969, 1978; La revolution du langage poetique, 1974, 1985; (AA. VV.), La traversee des signes, 1975; Polylogue, 1977; (AA. VV.), Folle verite', 1979; Pouvoirs de l'horreur, 1980, 1983; Le langage, cet inconnu, 1969, 1981; presso Fayard: Etrangers a nous-memes, 1988; Les samourais, 1990; Le vieil homme et les loups, 1991; Les nouvelles maladies de l'ame, 1993; Possessions, 1996; Sens et non-sens de la revolte, 1996; La revolte intime, 1997; presso Gallimard, Soleil noir, 1987; Le temps sensible, 1994; presso Denoel: Histoires d'amour, 1983; presso Mouton, Le texte du roman, 1970; presso le Editions des femmes, Des Chinoises, 1974; presso Hachette: Au commencement etait l'amour, 1985. Il termine francese "etranger", come e' noto, puo' essere tradotto sia con "straniero" che con "estraneo"] Lo straniero e' in me, dunque noi siamo tutti degli stranieri. Se io sono straniero, non ci sono stranieri. 5. MAESTRI. EMMANUEL LEVINAS: IL VOLTO E LA GUARIGIONE [Da Emmanuel Levinas, Totalita' e infinito, Jaca Book, Milano 1980, 1995, p. 202. Emmanuel Levinas e' nato a Kaunas in Lituania il 30 dicembre 1905 ovvero il 12 gennaio 1906 (per la nota discrasia tra i calendari giuliano e gregoriano). "La Bibbia ebraica fin dalla piu' giovane eta' in Lituania, Puskin e Tolstoj, la rivoluzione russa del '17 vissuta a undici anni in Ucraina. Dal 1923, l'Universita' di Strasburgo, in cui insegnavano allora Charles Blondel, Halbwachs, Pradines, Carteron e, piu' tardi, Gueroult. L'amicizia di Maurice Blanchot e, attraverso i maestri che erano stati adolescenti al tempo dell'affaire Dreyfus, la visione, abbagliante per un nuovo venuto, di un popolo che eguaglia l'umanita' e d'una nazione cui ci si puo' legare nello spirito e nel cuore tanto fortemente che per le radici. Soggiorno nel 1928-1929 a Friburgo e iniziazione alla fenomenologia gia' cominciata un anno prima con Jean Hering. Alla Sorbona, Leon Brunschvicg. L'avanguardia filosofica alle serate del sabato da Gabriel Marcel. L'affinamento intellettuale - e anti-intellettualistico - di Jean Wahl e la sua generosa amicizia ritrovata dopo una lunga prigionia in Germania; dal 1947 conferenze regolari al Collegio filosofico che Wahl aveva fondato e di cui era animatore. Direzione della centenaria Scuola Normale Israelita Orientale, luogo di formazione dei maestri di francese per le scuole dell'Alleanza Israelita Universale del Bacino Mediterraneo. Comunita' di vita quotidiana con il dottor Henri Nerson, frequentazione di M. Chouchani, maestro prestigioso - e impietoso - di esegesi e di Talmud. Conferenze annuali, dal 1957, sui testi talmudici, ai Colloqui degli intellettuali ebrei di Francia. Tesi di dottorato in lettere nel 1961. Docenza all'Universita' di Poitiers, poi dal 1967 all'Universita' di Parigi-Nanterre, e dal 1973 alla Sorbona. Questa disparato inventario e' una biografia. Essa e' dominata dal presentimento e dal ricordo dell'orrore nazista..." (Levinas, Signature, in Difficile liberte'). E' scomparso a Parigi il 25 dicembre 1995. Tra i massimi filosofi contemporanei, la sua riflessione etica, particolarmente sul tema dell'altro, del volto, della responsabilita', e' di decisiva importanza. Opere di Emmanuel Levinas: segnaliamo in particolare En decouvrant l'existence avec Husserl et Heidegger (tr. it. Cortina); Totalite' et infini (tr. it. Jaca Book); Difficile liberte' (tr. it. parziale, La Scuola); Quatre lectures talmudiques (tr. it. Il Melangolo); Humanisme de l'autre homme; Autrement qu'etre ou au-dela' de l'essence (tr. it. Jaca Book); Noms propres (tr. it. Marietti); De Dieu qui vient a' l'idee (tr. it. Jaca Book); Ethique et infini (tr. it. Citta' Nuova); Transcendance et intelligibilite' (tr. it. Marietti); Entre-nous (tr. it. Jaca Book). Per una rapida introduzione e' adatta la conversazione con Philippe Nemo stampata col titolo Ethique et infini. Opere su Emmanuel Levinas: Per la bibliografia: Roger Burggraeve, Emmanuel Levinas. Une bibliographie premiere et secondaire (1929-1985), Peeters, Leuven 1986. Monografie: S. Petrosino, La verita' nomade, Jaca Book, Milano 1980; G. Mura, Emmanuel Levinas, ermeneutica e separazione, Citta' Nuova, Roma 1982; E. Baccarini, Levinas. Soggettivita' e infinito, Studium, Roma 1985; S. Malka, Leggere Levinas, Queriniana, Brescia 1986; Battista Borsato, L'alterita' come etica, Edb, Bologna 1995; Giovanni Ferretti, La filosofia di Levinas, Rosenberg & Sellier, Torino 1996; Gianluca De Gennaro, Emmanuel Levinas profeta della modernita', Edizioni Lavoro, Roma 2001; Francesca Salvarezza, Emmanuel Levinas, Bruno Mondadori, Milano 2003. Tra i saggi, ovviamente non si puo' non fare riferimento ai vari di Maurice Blanchot e di Jacques Derrida (di quest'ultimo cfr. il grande saggio su Levinas, Violence et metaphysique, in L'ecriture et la difference, Editions du Seuil, Parigi 1967). In francese cfr. anche Marie-Anne Lescourret, Emmanuel Levinas, Flammarion, 1994, 1996; Francois Poirie', Emmanuel Levinas, La manufacture, 1987, Babel - Actes Sud, Arles 1996] Ma l'Altro, assolutamente altro - Altri - non limita la liberta' del Medesimo. Chiamandola alla responsabilita', la instaura e la giustifica. La relazione con l'altro in quanto volto guarisce dall'allergia. 6. DIRITTI E LEGGI. ANNA MARIA MERLO: LO STATO E LA LAICITA', IN FRANCIA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 18 dicembre 2003. Anna Maria Merlo e' corrispondente da Parigi del quotidiano] Due leggi per difendere la laicita', cioe' la neutralita', "una delle grandi conquiste della repubblica" - una per la scuola, l'altra per gli ospedali - e per ribadire che "il grado di civilta' di una societa' si misura prima di tutto sul posto che vi occupano le donne". Un Osservatorio per l'integrazione, un'autorita' indipendente insediata all'inizio del prossimo anno per lottare contro ogni forma di discriminazione. Jacques Chirac, in un discorso solenne di 35 minuti pronunciato ieri pomeriggio nei saloni dell'Eliseo di fronte a 400 invitati, ha tratto le conclusioni di una lunga polemica, sulla base delle conclusioni della Commissione sull'applicazione della laicita', presieduta da Bernard Stasi. "La scuola pubblica restera' laica" ha affermato Chirac, e ci sara' una legge, che dovra' gia' essere in vigore per il prossimo anno scolastico, che proibira' con chiarezza "abiti o segni che manifestano in modo appariscente l'appartenenza religiosa". E ha specificato che segni appariscenti "significano quei segni che portano a farsi notare e riconoscere immediatamente attraverso l'appartenenza religiosa": si tratta del "velo islamico, qualunque sia il nome che gli viene dato, la kippa o una croce di dimensioni manifestamente eccessive" che "non hanno posto all'interno delle scuole pubbliche". Invece, "i segni discreti, per esempio una croce, una stella di David o una mano di Fatima resteranno naturalmente possibili". Un'altra legge riguardera' gli ospedali, dove con sorpresa la commissione Stasi ha rilevato numerosi esempi di discriminazione, che mettono a rischio la vita delle persone: "Nulla puo' giustificare che un paziente, per principio, rifiuti di farsi curare da un medico dell'altro sesso. Bisognera' che una legge venga a consacrare questa regola per tutti i malati che si rivolgono al servizio pubblico". Chirac non ha invece accettato la proposta, fatta dalla Commissione Stasi, di introdurre due nuovi giorni di vacanza nel calendario scolastico, in occasione del Kippur e dell'Aid-el-Kebir. Ci sono gia' troppe vacanze, ha spiegato, questo "creerebbe pesanti difficolta' ai genitori che lavorano in quei giorni". Invece, "come e' gia' negli usi, nessun allievo dovra' scusarsi per un'assenza giustificata da una grande festa religiosa, come quella del Kippur o dell'Aid-el-Kabir, a condizione che l'istituto ne sia stato preventivamente informato". In quei giorni, l'Educazione nazionale dara' istruzione agli insegnanti di non organizzare "compiti in classe importanti o esami". Chirac ha legato strettamente la necessita' delle due leggi, per ribadire di fatto quello che gia' esiste (c'e' una circolare che precisa la proibizione di "segni ostentatori", ma che ha dato adito a interpretazioni diverse), con la questione femminile: Chirac si e' dichiarato "vigilante e intransigente di fronte alle minacce di un ritorno indietro" sui diritti delle donne - la questione del velo riguarda prima di tutto questo aspetto - in una societa', ha ammesso il presidente, "che ha ancora molti progressi da fare" su questo fronte. Ha promesso che si impegnera' personalmente nelle prossime settimane a favore "dell'eguaglianza professionale tra donne e uomini". "Lo proclamo molto solennemente - ha detto - La repubblica si opporra' a tutto cio' che separa, a tutto cio' che pone barriere, a tutto cio' che esclude. La regola e' la societa' mista". E ci vogliono "regole elementari per il vivere assieme". Gli imprenditori saranno autorizzati a decidere cio' che e' lecito nel vestiario "per ragioni di sicurezza o di contatto con il pubblico". Chirac, viste le polemiche dei religiosi - che ieri hanno criticato in coro l'intervento presidenziale - ha spiegato che una legge per la scuola non significa stigmatizzare nessuno. Ha proposto, come suggerito dalla Commissione Stasi, di "sviluppare l'insegnamento del fatto religioso" a scuola (che non significa l'ora di religione, ma un corso fatto dai professori di storia), per favorire "la reciproca comprensione". L'Osservatorio sull'integrazione, per lottare contro "le discriminazioni di cui sono vittime i giovani di famiglia immigrata" dovrebbe permettere di lottare contro questa piaga. * Il 68% dei francesi, in un sondaggio pubblicato ieri, e' favorevole a una legge. Le reazioni al discorso di Chirac sono generalmente favorevoli. Alcuni, tra cui per esempio l'ex ministro Jack Lang, trovano che Chirac non sia andato abbastanza lontano ("Cosa significa appariscente? Dov'e' la frontiera?"). Altri, che sono ostili alle legge, come per esempio il portavoce dei Verdi Gilles Lemaire, hanno insistito sul fatto che "e' una legge di circostanza, che stigmatizza i musulmani, che esacerbera' i problemi invece di risolverli". Per Marie George Buffet, segretaria del Pcf, non c'e' sufficiente impegno per combattere l'origine del comunitarismo, a cominciare dalla discriminazione sul lavoro, ma la definizione del vivere assieme nella laicita' (neutralita') la soddisfa. Le prime reazioni da parte dei religiosi musulmani vanno da Dalil Boubakeur, rettore della moschea di Parigi, che era contrario alla legge, che ha comunque affermato che "i musulmani si conformeranno alla legge" al mufti' di Marsiglia, che era favorevole alle legge e che afferma che finalmente i musulmani potranno sentirsi "trattati come gli altri". 'Ritengo che la maggioranza della comunita' islamica la pensi come me", ha aggiunto. E un sondaggio dice che il 53% dei musulmani di Francia sono favorevoli alla legge. Boubakeur, che e' presidente del Consiglio francese del culto musulmano, ha lanciato un appello "alla saggezza, alla calma e alla serenita'". Il gran rabbino di Francia, Joseph Sitruk, si dice "globalmente molto soddisfatto" e sottolinea che Chirac ha affermato "delle verita' di primaria importanza" sulla convivenza: "Abbiamo capito che non bisogna confondere laicita' e laicismo". Anche i vescovi cattolici sono contenti. Per Stanislas Lalanne, segretario generale dell'episcopato, "la concezione che ha evocato della laicita' appare una laicita' di dialogo, aperta e non di battaglia". Anche Fadela Amara, presidente dell'associazione di ragazze di banlieue "Ni putes ni soumises" e' "soddisfatta". Il presidente "ha riassunto i valori e i principi che esistono da molto tempo - ha detto - Li ha riaffermati con forza". Il primo ministro Jean-Pierre Rarrafin ha promesso che "fara' in fretta" a legiferare. Estremamente critica, invece, Marine Le Pen (la figlia di Jean-Marie Le Pen e probabile nuovo leader dell'estrema destra): lo stato e' debole, ha detto, se no non avrebbe avuto bisogno di legiferare. 7. RIFLESSIONE. IDA DOMINIJANNI: IL VELO DELLA REPUBBLICA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 18 dicembre 2003. Ida Dominijanni (per contatti: idomini at ilmanifesto.it), giornalista e saggista, e' una prestigiosa intellettuale femminista] "La laicita' e' inscritta nella nostra tradizione. Sta al cuore della nostra identita' repubblicana. Non si tratta di rifondarla, ne' di modificarne i profili. Si tratta di farla vivere restando fedeli ai valori della Repubblica... La laicita' e' un pilastro della nostra Costituzione. Non tollereremo che, coprendosi dietro la liberta' religiosa, si contestino le leggi e i principi della Repubblica". Jacques Chirac usa toni e parole solenni, di quelli che si riservano ai momenti in cui e' in gioco la tradizione dell'Ottantonove, per motivare la sua richiesta al parlamento della legge contro l'uso "ostentato" di simboli religiosi nelle scuole, negli ospedali e in tutta la pubblica amministrazione. E tanto piu' suonano alti, solenni e pieni di senso delle istituzioni questi toni in un paese come il nostro, dove il parlamento ha appena votato a grande maggioranza una legge come quella sulla procreazione assistita che della laicita' dello stato e' una cruda smentita. C'e' di che sentirsi rassicurati. Ma c'e' davvero? Il presidente francese ha un nemico bene identificato, "le rivendicazioni identitarie o comunitarie sempre piu' esacerbate che rischiano di sfociare nel ripiegamento su se stessi, nell'egoismo e perfino nell'intolleranza". Sono rischi ben noti in Francia come in tutti gli altri paesi alle prese con l'immigrazione postcoloniale, o dovunque la globalizzazione abbia gia' presentato il conto dei durissimi conflitti culturali, etnici e religiosi che la sua antropologia meticciata porta con se', facendo saltare le regole nazionali della cittadinanza e mettendo a dura prova i principi dell'universalismo. L'interesse del caso, tuttavia, sta nel fatto che stavolta e' chiamata a rispondere la nazione che di quei principi incarna l'origine; e infatti e' ad essi che Chirac ricorre, opponendo alle derive comunitariste e identitarie la tradizione dell'integrazione, dell'uguaglianza, della tolleranza, della "lotta senza quartiere" al razzismo, alla xenofobia, all'antisemitismo. Cittadinanza e universalismo, encore; e la laicita' come bandiera contro "tutto cio' che separa", garanzia di neutralita' di uno spazio pubblico in cui la "societa' mista" possa incontrarsi senza barriere. Funzionera'? Nulla lo garantisce, perche' in Francia come altrove non siamo alla prima generazione di immigrati, e nelle banlieu le sirene dell'integrazione e dell'assimilazione non funzionano piu' come un tempo. Un velo, una kippa o una croce possono significare molte piu' cose, sovrapposte e contraddittorie, di una fede religiosa o di una sottomissione ad arcaiche regole comunitarie: conflitti di classe e di sesso contro una cittadinanza svuotata, rivendicazioni di diversita' contro un'eguaglianza truccata, riscritture soggettive libere di antichi segni di oppressione. E per ciascuna di queste linee di frattura e di conflitto, l'identita' della Repubblica francese che Chirac impugna, e piu' in generale l'identita' occidentale, non e' la soluzione: e' il problema. Non abbiamo ricette pronte per i problemi che l'antropologia del mondo globale ci pone. Altre soluzioni altrove sperimentate mostrano anch'esse la corda: il multiculturalismo americano, con e senza melting pot, ha scontato i suoi limiti nell'11 settembre, quello olandese nell'assassinio di Fortuyn. Piu' che sulla pluralita' e la molteplicita' Chirac torna a puntare sul cemento unitario della Repubblica e dello Stato. E' un'altra differenza strategica fra le due sponde dell'Atlantico, non meno cruciale di altre nella competizione fra il modello europeo e quello americano, dentro la crisi comune del modello occidentale. 8. RIFLESSIONE. GIULIANA SGRENA: LA SCHIAVITU' DEL VELO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 18 dicembre 2003. Giuliana Sgrena (per contatti: gisgrena at libero.it), intellettuale e militante femminista e pacifista tra le piu' prestigiose, e' tra le maggiori conoscitrici italiane dei paesi e delle culture arabe e islamiche; autrice di vari testi di grande importanza (tra cui: a cura di, La schiavitu' del velo, Manifestolibri, Roma; Kahina contro i califfi, Datanews, Roma; Alla scuola dei taleban, Manifestolibri, Roma); e' stata inviata del "Manifesto" a Baghdad, sotto le bombe, durante la fase piu' ferocemente stragista della guerra tuttora in corso, ed e' stata nuovamente in Iraq nei giorni scorsi] Gli algerini e altri musulmani sono emigrati in Francia da decenni, molte delle ragazze che rivendicano oggi il diritto di portare il velo sono nate in Francia, a volte anche le loro madri. La questione del velo e' scoppiata, per la prima volta, una quindicina di anni fa. Perche'? Una coincidenza suggerisce una risposta: la rivendicazione del velo e' apparsa in Francia, e non solo, dopo l'apparizione e l'affermazione dell'islamismo radicale. La questione quindi piu' che religioso-culturale e' politica. Qualcuno parla di tradizione - ma anche le nostre nonne portavano il fazzoletto e noi no - qualcun altro la nobilita chiamandola questione identitataria e a farlo sono soprattutto i maschi, che dettano legge a proposito. Ma perche' i maschi devono costruire la loro identita' sul corpo delle donne? Non c'e' infatti dubbio che il velo simbolicamente rappresenta il controllo del maschio sulla sessualita' della donna: il fazzoletto - l'hijab, il niqab, il burqa, a seconda delle versioni - viene imposto alla donna in eta' fertile - dopo la prima mestruazione - ed e' esentata dal portarlo solo quando si trova in presenza di maschi con i quali un eventuale rapporto sessuale sarebbe incestuoso. Non solo. L'identita' del maschio si basa sull'onore e sulla virilita': l'onore dell'uomo (non solo il marito, ma anche il padre o il fratello) si costruisce sul pudore della donna, per questo il suo corpo deve essere nascosto, invisibile - si dice ipocritamente "protetto". Qualcuno obietta: ma se invece e' la donna, autonomamente, a scegliere di portare il velo? Avevo rivolto la stessa domanda a un'amica algerina, che non ha avuto dubbi: "Come si puo' parlare di liberta' di scelta quando una donna e' considerata un essere inferiore?". 9. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: "PADRE, PERCHE' NON PARLI?" [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: peyretti at tiscali.it) per questo intervento. Enrico Peyretti e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, di cui abbiamo pubblicato il piu' recente aggiornamento nei numeri 714-715 di questo foglio, ricerca una cui edizione a stampa - ma il lavoro e' stato appunto successivamente aggiornato - e' in Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace, Annuario della pace. Italia / maggio 2000 - giugno 2001, Asterios, Trieste 2001; vari suoi interventi sono anche nei siti: www.arpnet.it/regis, www.ilfoglio.org. Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario] "Padre, perche' non parli?". Con questo titolo esplicito, riferito al silenzio "pesante" di quasi tutti i vescovi italiani di fronte al "disvalore" del berlusconismo - "piaga che ferisce la nostra democrazia", "pericolosa deriva italiana", "eclissi della legalita'" - il bel mensile di "Famiglia Cristiana", "Jesus", nel numero di novembre, pubblica un dossier di dodici pagine. Intervengono con chiarezza diciassette tra vescovi (Bettazzi, Bregantini, Dho, Sanguinetti), preti, teologi, intellettuali, a commento della lettera aperta di Franco Monaco, rappresentativo parlamentare della Margherita, scritta ai vescovi italiani per incitarli a rompere il silenzio in difesa dei "valori umani e cristiani non negoziabili", che la "religione del mercato" offende. "La Chiesa finisce col chiedere alla politica non di realizzare il bene comune ma quello della istituzione ecclesiastica", scrive Angelo Bertani. Il teologo Giacomo Canobbio parla di "realpolitik dei pastori". E Giuseppe Mattai, teologo della pace, conclude "cercando profezia". Se i pastori hanno la bocca tappata (da che cosa? da chi?) parlano i liberi cristiani, e la parola da dire e' detta. Chi ha orecchie per intendere? 10. RIVISTE: "SEGNO" N. 250 Il n. 250 del novembre-dicembre 2003 della bella rivista palermitana "Segno" (per contatti: rivistasegno at libero.it) reca gli atti, come sempre di straordinaria ricchezza, della nona settimana alfonsiana svoltasi a Palermo il 20-28 novembre 2003 sul tema "L'ultima speranza di Dio". Con interventi di Nino Fasullo, Domenico Jervolino, Giovanni Ruffino, Michele Perriera, Cataldo Naro, Luigi Tine', Massimo Cacciari, Bruno Forte, Emilia D'Antuono, Alfio Mastropaolo, Guglielmo Epifani, Giuseppe Silvestri, Giovanni Ferro', Salvatore Ferlita, Salvatore Nicosia, Francisco Lage, Costantino Visconti, Claudia Mazzucato, Giorgio Palumbo, Gherardo Colombo, Antonio Di Masi, Francesco Chiovaro, Luigi Bonanate, Raniero La Valle. 11. LETTURE. LUCIANO VIOLANTE: UN MONDO ASIMMETRICO Luciano Violante, Un mondo asimmetrico. Europa, Stati Uniti, Islam, Einaudi, Torino 2003, pp. VI + 170, euro 14. Decisamente da leggere questo nuovo utile libro di Luciano Violante, sebbene in alcuni punti discutibile e fin incondivisibile; in altri campi l'autore ha dato contributi incomparabilmente piu' rilevanti (ad esempio con Non e' la piovra, il saggio del '94 che ci sembra essere ancora un utilissimo strumento di lavoro). 12. RIEDIZIONI. FRANCO CARDINI (A CURA DI): LA PAURA E L'ARROGANZA Franco Cardini (a cura di), La paura e l'arroganza, Laterza, Roma-Bari 2002, 2003, pp. XL + 208, euro 7,50. A cura dello storico del Medioevo docente all'ateneo fiorentino, una utile raccolta di interventi di autori di assai diversificate posizioni politiche e collocazioni culturali sulla situazione del mondo dopo l'11 settembre 2001 e la guerra afghana; il libro raccoglie voci "accomunate dal desiderio di passare 'al di la' dello specchio' dei luoghi comuni, della propaganda, d'un certo semplicismo ottimistico che fa credere che tutto quel che viene dal nostro Occidente sia buono e tutto quel ch'e' buono sia occidentale... voci che in un modo o nell'altro esprimono - e suscitano - dubbi riguardo all'opinione 'vulgata' che sia cioe' in corso una guerra tra le forze del Bene e l'Asse del Male, e che le une e l'altro siano ben distinguibili e coerentemente opposti fra loro". Con testi (talora assai acuti e talora anche assai discutibili e fin decisamente inaccettabili) di Franco Cardini, Marco Tarchi, Giannozzo Pucci, Ugo Barlozzetti, Alessandro Bedini, Massimo Fini, Alain de Benoist, Eric J. Hobsbawm, Noam Chomsky, Michael Mandel, Michel Chossudovsky, V. K. Shashikumar, Mahmood Mamdani, Jamil Barakat, Tariq Ali, e alcuni documenti. 13. RILETTURE. PETR ALEKSEEVIC KROPOTKIN: MEMORIE DI UN RIVOLUZIONARIO Petr Alekseevic Kropotkin, Memorie di un rivoluzionario, Feltrinelli, Milano 1952, 1969, pp. XVIII + 370. Non solo un documento, ma una testimonianza, e un appello. 14. RILETTURE. MARTIN MALIA: ALLE ORIGINI DEL SOCIALISMO RUSSO Martin Malia, Alle origini del socialismo russo, Il Mulino, Bologna 1972, pp. 638. Una bella monografia su Aleksandr Herzen. 15. RILETTURE. OTTO RUEHLE: IL CORAGGIO DELL'UTOPIA Otto Ruehle, Il coraggio dell'utopia, Guaraldi, Rimini 1972, pp. 268. Un appassionato studio del grande intellettuale e militante socialista tedesco (1874-1943), straordinaria figura di rivoluzionario antiautoritario e antimiltarista che meriterebbe uno studio approfondito. 16. RILETTURE. SENECA: TUTTI GLI SCRITTI IN PROSA Seneca, Tutti gli scritti in prosa. Dialoghi, trattati e lettere, Rusconi, Milano 1994, pp. CLXX + 1.494, lire 69.000. A cura di Giovanni Reale, uno specchio e un farmaco, ma anche uno sprone, e ancora, soave, una musica amica. 17. RILETTURE. TOMMASO: IL MALE Tommaso, Il male, Rusconi, Milano 1999, pp. 1.440, lire 49.000. Egregiamente curato da Fernando Fiorentino, con testo a fronte, uno dei capolavori di Tommaso d'Aquino. 18. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 19. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: luciano.benini at tin.it, angelaebeppe at libero.it, mir at peacelink.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it Numero 769 del 29 dicembre 2003
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