La nonviolenza e' in cammino. 769



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 769 del 29 dicembre 2003

Sommario di questo numero:
1. Lisa Clark: un seminario sulla nonviolenza il 17 gennaio a Mumbai
2. "Via dogana", una rivista che pensa
3. Nanni Salio: la nonviolenza, varco e talpa della storia
4. Julia Kristeva: lo straniero
5. Emmanuel Levinas: il volto e la guarigione
6. Anna Maria Merlo: lo stato e la laicita', in Francia
7. Ida Dominijanni: il velo della repubblica
8. Giuliana Sgrena: la schiavitu' del velo
9. Enrico Peyretti: "Padre, perche' non parli?"
10. Riviste: "Segno" n. 250
11. Letture: Luciano Violante, Un mondo asimmetrico
12. Riedizioni:  Franco Cardini (a cura di), La paura e l'arroganza
13. Riletture: Petr Alekseevic Kropotkin, Memorie di un rivoluzionario
14. Riletture: Martin Malia, Alle origini del socialismo russo
15. Riletture: Otto Ruehle, Il coraggio dell'utopia
16. Riletture: Seneca, Tutti gli scritti in prosa
17. Riletture: Tommaso, Il male
18. La "Carta" del Movimento Nonviolento
19. Per saperne di piu'

1. INCONTRI. LISA CLARK: UN SEMINARIO SULLA NONVIOLENZA IL 17 GENNAIO A
MUMBAI
[Dalla mailing list del gruppo di lavoro tematico sulla nonviolenza della
Rete di Lilliput (per contatti: glt-nonviolenza at liste.retelilliput.org)
riprendiamo questo comunicato diffuso da Lisa Clark sull seminario sulla
nonviolenza che si terra' nell'ambito del Forum sociale mondiale a Mumbai,
in india, il 17 gennaio 2004. Lisa Clark (per contatti:
lisa.clark at libero.it), amica della nonviolenza, e' impegnata nell'esperienza
dei "Beati i costruttori di pace" e della "Rete di Llliput", ed ha preso
parte a molte iniziative di formazione e di intervento nonviolento. Mentre
esprimiamo pieno apprezzamento per questa iniziativa dobbiamo rilevare come
nel suo programma si proponga ancora una visione riduttiva e strumentale
della nonviolenza: proporre la nonviolenza come "strategia" e' gia'
qualcosa, ma ancora e' troppo poco; occorre che non solo le persone ma anche
le strutture che alla nonviolenza si accostano illimpidiscano la propria
riflessione e la propria prassi, escano da ambiguita' e subalternita'
persistenti e non piu' ammissibili; l'incontro di Mumbai potra' costituire
un utile contributo in tale direzione, ma finche' si continuera' a pensare
che la nonviolenza sia solo una strategia, che certo e' gia' un passo avanti
rispetto al concepirla come mero repertorio di tecniche o come astratta
enunciazione retorica, evidentemente non si e' ancora colto l'essenziale e
l'aggettante della prassi e dell'appello di Simone Weil e di Virginia Woolf,
di Mohandas Gandhi e di Aldo Capitini, di Hannah Arendt e di Vandana Shiva
(p. s.)]

Solo due giorni fa abbiamo saputo dagli organizzatori del Forum Sociale
Mondiale che l'incontro/seminario che abbiamo iscritto ha trovato posto nel
programma. Invitiamo tutte/i a condividere opinioni, critiche costruttive,
suggerire interventi, e soprattutto a far circolare la notizia per favorire
la partecipazione.
Un saluto di pace,
Lisa Clark, "Beati i costruttori di pace"
*
17 gennaio (non sappiamo ancora ora e luogo): seminario su "Interposizione
nonviolenta nei conflitti armati".
Promosso insieme da varie realta' impegnate in un percorso di pace sulle
strade della nonviolenza: Beati i costruttori di pace, Operazione Colomba
della Comunita' Papa Giovanni XXIII; Kathy Kelly e Milan Rai, Voices in the
Wilderness, Uk/Usa; Jean Dreze, Gulf Peace Team, India.
Sono gia' stati invitati a partecipare il vescovo Samuel Ruiz, Sicsal "Oscar
Romero", Messico; John Stewart, Nonviolent Peaceforce, Zimbabwe; Achin
Vanaik, Committee for Nuclear Disarmament and Peace, India; Colleen Kelly,
September 11 Families for Peaceful Tomorrows; Peretz Kidron, Yesh Gvul;
Izzat Abdul-Hadi, Bisan Center, Ramallah; Parents' Circle, Gerusalemme;
Claudio Martini, Regione Toscana.
E' nostra intenzione estendere l'invito a partecipare a quei movimenti
sociali che, pur non adottando la nonviolenza come strategia dominante,
hanno ultimamente dimostrato molto interesse per le analisi e le prospettive
della nonviolenza.
Nel mondo esiste un grande numero di esperienze nonviolente in situazioni di
conflitto anche armato. Non ci accontentiamo di farne una mappa, vorremmo
approfondirne il senso. Per una proposta che acquisti uno spessore
globale... Quali sono le risorse e i limiti della nonviolenza nell'attuale
situazione globale? La nonviolenza e' una strategia, non una panacea. Non
discuterne apertamente, in trasparenza, e' una negazione della nonviolenza.
*
Gli obiettivi del seminario sono due:
1. Negli anni ci sono state tante esperienze, in tanti paesi diversi, di
interposizione nonviolenta di vari tipi; tutti trarremmo gran beneficio da
uno scambio di racconti, di idee, e potremmo porre le basi per la
costruzione di reti piu' ampie ed azioni comuni per il futuro.
2. Il contesto del Social Forum Mondiale puo' offrirci la possibilita' di
comunicare con uno spettro molto ampio di gruppi, movimenti ed individui
impegnati per la pace e la giustizia, per scambiare con loro idee
sull'analisi e l'azione nonviolente.
Con chi gia' condivide l'analisi nonviolenta, sara' interessante esaminare
le esperienze gia' fatte o ancora in corso:
- interposizione nonviolenta prima di un conflitto annunciato; la funzione
preventiva dell'interposizione civile; la diplomazia popolare; l'intervento
politico; favorire lo sviluppo di una resistenza nonviolenta;
- interposizione nonviolenta durante un conflitto armato; gesti ed atti di
testimonianza; intercessione tra le parti; fermare la violenza con la
propria presenza; interventi politici tesi a fermare la violenza;
- interposizione nonviolenta facendo monitoraggio del rispetto dei diritti
umani; la funzione di osservatori, di protezione delle vittime;
- interposizione nonviolenta dopo un cessate il fuoco; farsi ponte tra le
parti; favorire il dialogo; promuovere progetti di verita' e
riconciliazione.
*
Insieme ad altri gruppi e movimenti impegnati in lotte per la giustizia e la
pace, sara' interessante discutere le seguenti tematiche:
- oggi la nonviolenza e' l'unica strategia che ci permetta di spezzare il
circolo vizioso di "violenza contro violenza", l'unico modo di offrire
un'alternativa all'attuale ordinamento mondiale, politico, economico e
sociale... e l'Iraq ce lo dimostra ogni giorno che passa;
- eppure, non possiamo far finta di non vedere il fatto che questa crescente
spirale di violenza sta convincendo un numero sempre maggiore di settori di
opinione pubblica della necessita' di rispondere con la violenza (in altre
parole, la nostra comunicazione nonviolenta sta perdendo consensi, anziche'
guadagnarne);
- dobbiamo inoltre avere il coraggio di affrontare tutte le guerre, non solo
quelle che riempiono le prime pagine e rientrano facilmente nelle nostre
analisi dello scenario internazionale;
- all'interno dei movimenti sociali, la nonviolenza troppo spesso viene
considerata esclusivamente come argomento di dibattito teorico/ideologico o
al limite solo pratica di manifestazione simbolica, e non invece accettato
come strategia, come piano d'azione globale.

2. SEGNALAZIONI. "VIA DOGANA", UNA RIVISTA CHE PENSA
[Dalla Libreria delle donne di Milano (per contatti: e-mail:
info at libreriadelledonne.it, sito: www.libreriadelledonne.it) riceviamo e
diffondiamo]

Come l'anno scorso, la "redazione carnale" del sito della Libreria delle
donne di Milano invita a fare l'abbonamento a "Via Dogana", rivista di
pratica politica della Libreria delle donne.
Lo facciamo anche quest'anno, convinte come siamo della qualita' di questa
rivista, che va letta e sostenuta.
Gli argomenti dello scorso anno restano buoni: "Via Dogana" lavora per
aprire l'orizzonte con la narrazione delle esperienze di donne e anche di
uomini, perche' possa prendere forza un agire politico altro. Infatti, se
viene a mancare la narrazione della pratica di donne si ricade nel ciclo
della ripetizione, in cui la realta' vissuta e pensata di donne e di uomini
viene sostituita da sistemi e teorie. "Via Dogana" cerca di offrirci e di
offrirvi la possibilita' di esserci con nuove parole e azioni, per superare
lo smarrimento del nostro tempo.
Aggiungiamo quello che ci suggerisce la rivista: abbonarsi e' il segno piu'
tangibile e apprezzato di affetto per una rivista.
*
L'abbonamento annuale costa 25 euro in Italia (Europa 30 euro, resto del
mondo 35 euro).
Modalita' di pagamento:
1. bollettino postale: Circolo cooperativo delle donne Sibilla Aleramo, via
santa Caterina 8, 46100 Mantova - c/c postale 26601203;
2. bonifico bancario: Cariverona Agenzia 1, Corso Vittorio Emanuele,
Mantova, Italia, codice: IT 3150635511500 -  cc. n. 10647537 intestato a
Circolo cooperativo delle donne Sibilla Aleramo.
L'abbonamento decorre con l'anno solare: verranno quindi inviati tutti i
numeri del 2004, anche eventuali arretrati.
Per informazioni o altre segnalazioni: abbonamenti at libreriadelledonne.it
oppure telefonate allo 0270006265 il sabato dalle 10 alle 13,30.

3. EDITORIALE. NANNI SALIO: LA NONVIOLENZA, VARCO E TALPA DELLA STORIA
[Ringraziamo Nanni Salio (per contatti: regis at arpnet.it) per averci messo a
disposizione questo suo intervento gia' apparso sulla "Rivista del
volontariato" n. 12 del dicembre 2003, fascicolo monografico su "Facciamo la
pace" (per contatti: e-mail: edit.rivista at fivol.it, sito:
www.rivistadelvolontariato.it), di cui riportiamo ampi stralci. Nanni Salio,
torinese, segretario dell'Ipri (Italian Peace Research Institute), si occupa
da diversi anni di ricerca, educazione e azione per la pace, ed e' tra le
voci piu' autorevoli della nonviolenza in Italia. Opere di Giovanni Salio:
Difesa armata o difesa popolare nonviolenta?, Movimento Nonviolento,
Perugia; Scienza e guerra (con Antonino Drago), Edizioni Gruppo Abele,
Torino 1982; Ipri, Se vuoi la pace educa alla pace, Edizioni Gruppo Abele,
Torino 1983; Le centrali nucleari e la bomba, Edizioni Gruppo Abele, Torino
1984; Ipri, I movimenti per la pace, Edizioni Gruppo Abele, Torino
1986-1989; Progetto di educazione alla pace, Edizioni Gruppo Abele, Torino
1985-1991; Le guerre del Golfo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1991; Il
potere della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1995; Elementi di
economia nonviolenta, Movimento Nonviolento, Verona 2001. Per contatti:
Centro Studi "Domenico Sereno Regis", via Garibaldi 13, 10122 Torino, tel.
011532824, fax: 0115158000, e-mail: regis at arpnet.it, sito:
www.arpnet.it/regis]

In uno scritto intitolato "Pellegrinaggio alla nonviolenza" Martin Luther
King scriveva: "Prima di aver letto Gandhi, ero dell'opinione che l'etica di
Gesu' fosse efficace solo nelle relazioni individuali. La filosofia del
'porgere l'altra guancia' e dell''ama i tuoi nemici' era valida solo,
pensavo, quando gli individui erano in conflitto con altri individui; quando
dei gruppi e delle nazioni erano in conflitto, era necessario un approccio
piu' realistico. Ma dopo aver letto Gandhi, ho capito che errore avevo
commesso".
Che cosa vuol dire "aver letto Gandhi", e oggi, quarant'anni dopo, quali
altri autori dobbiamo aver letto per convincerci dell'efficacia e
dell'importanza di "scegliere la nonviolenza"?
Quando si sente dire, anche all'interno di una generica area
pseudo-pacifista, che "in certi casi ci vuole", sottinteso la violenza, mi
chiedo quale sia il grado di conoscenza che coloro che fanno queste
affermazioni hanno della nonviolenza attiva. Hanno letto Politica
dell'azione nonviolenta di Gene Sharp (tre volumi, Edizioni Gruppo Abele,
Torino 1986-1997)? Conoscono qualcuno dei molti lavori di Johan Galtung o di
Giuliano Pontara? Forse la loro cultura si e andata formando sui classici
della rivoluzione armata (dal mitico Che a Marcos) e alcuni epigoni parlano
di disobbedienza senza distinguere tra disobbedienza civile, azione
nonviolenta e disobbedienza incivile, tra satyagraha e altre forme di lotta
che con la nonviolenza attiva hanno poco a che fare.
*
Si sente di solito dire che di fronte a un avversario violento e determinato
la nonviolenza e' inefficace.
Ma se scegliamo di rispondere con la violenza, con la lotta armata, con la
guerra, dobbiamo essere consapevoli delle "leggi della violenza". Per
sconfiggere il violento, occorre essere piu' forte, usare la violenza in
maniera piu' intensa ed efficace. Cosi' e' stato nella seconda guerra
mondiale: i bombardamenti su Dresda, Tokyo, Hiroshima e Nagasaki sono stati
molto piu' violenti di quelli dei nazisti. Sono stati crimini di guerra
contro popolazioni civili, ma nessuno e' stato condannato per quei crimini.
La logica della violenza e' spietata: non e' vero che si puo' "umanizzare la
guerra", come invano hanno tentato in molti, con norme di diritto
internazionale. Il diritto diventa "carta straccia" di fronte alla legge del
piu' forte, come ci insegnano oggi gli Usa, ieri Hitler e domani qualcun
altro...
*
I casi storici dai quali imparare come funziona la "dinamica dell'azione
nonviolenta" analizzata da Sharp e dagli altri autori citati sono talmente
tanti che stupisce l'ignoranza collettiva che grava su di noi e su quasi
tutto il movimento per la pace.
Non c'e' solo l'India di Gandhi, ma anche il Sudafrica di Mandela e Tutu,
gli Usa di Martin Luther King, il 1989 di Gorbaciov, Havel e dei movimenti
del dissenso nei paesi dell'Est, le Filippine di Aquino, la resistenza
antinazista della Rosa Bianca (ricordata nel recente film di Margarethe von
Trotta), la resistenza della popolazione danese e degli insegnanti
norvegesi, il leggendario leader musulmano Badshah Khan, le numerose
generazioni di obiettori di coscienza, non ultimi i refusnik israeliani, le
molte Rachel Corrie degli anni '90 che hanno scoperto e praticato
l'interposizione nonviolenta, e cosi' via.
*
Che cos'e' che manca allora? La nostra determinazione e il nostro coraggio,
la nostra preparazione e la nostra formazione, al di la' del "bla bla" delle
molte parole e della retorica della pace generica, buona per tutti gli usi.
Manca la capacita' di individuare un programma minimo, preciso, centrato su
obiettivi praticabili, non generici, che contribuiscano a smontare le molte
macchine da guerra.
Per essere espliciti: credete negli eserciti e nella difesa armata? In caso
affermativo, dovete accettarne le conseguenze: spesa militare crescente,
industrie belliche, corsa agli armamenti, e poi... guerre.
In alternativa, dovete promuovere il transarmo verso la difesa popolare
nonviolenta. Questo vuol dire: eliminazione di tutte le armi offensive (che
sono una categoria piu' ampia di quelle di distruzione di massa e
comprendono bombardieri a lunga gittata, portaerei, ecc.) per realizzare
solo una difesa difensiva e nel contempo costruire, finanziandoli, i corpi
civili di pace, le forze di intervento nonviolento, sulla falsariga di
quanto esiste gia' oggi embrionalmente. Si deve "mettere mano al
portafoglio" e ridurre di anno in anno la spesa militare per destinare quei
fondi all'alternativa nonviolenta.
Tutto il resto e' pura retorica e happening: un susseguirsi di convegni,
marce, dichiarazioni, documenti, carte costituzionali, che in un batter
d'occhio vengono annullate quando il potere del complesso
militare-indistriale-scientifico-corporativo lo decide.
*
Ma gli scettici, ovviamente non demordono e dicono: "Siamo sicuri che
funzionera'?".
La risposta onesta e': "No, non siamo sicuri, come non siamo sicuri di
niente, neppure che funzionera' la violenza". Cio' di cui siamo piuttosto
sicuri e' che la strada imboccata e' un vicolo cieco, che ci sta portando in
un baratro di cui non si vede il fondo. Non c'e' bisogno di scomodare
Guenther Anders (L'uomo e' antiquato, due volumi, Bollati Boringhieri,
Torino 2003) per ricordare che l'attuale livello di distruttivita' delle
armi di sterminio di massa e' tale da non prospettare alcun futuro per
l'umanita'. Ne' c'e' bisogno di richiamare le tesi di Bill Joy ( "Perche' il
futuro non ha bisogno di noi"
http://www.tmcrew.org/eco/nanotecnologia/billjoy.htm) per descrivere un
futuro ancora piu' apocalittico, quando le nuove tecnologie (robotica,
biotecnologie e nanotecnologie) consentiranno di costruire armi ben piu'
sofisticate e distruttive, che faranno impallidire le pur temibili nbc.
Allo scettico di turno si puo' dire che tutto questo non basta. Occorre
anche un "programma costruttivo" che modifichi in profondita' il modello di
sviluppo economico, il nostro stile di vita, la nostra cultura. Gandhi,
Capitini, Lanza del Vasto e gli altri maestri della nonviolenza hanno
tracciato il cammino. Non e' completo, ma sufficientemente chiaro e ci
riguarda tutti: dalle culture religiose, chiamate a rifondarsi sulla
nonviolenza, a quelle laiche chiamate ad abbandonare lo sterile approccio
del realismo politico; dalle filosofie e antropologie negative chiamate a
scoprire filosofie e antropologie positive, alle tecnoscienze chiamate a
elaborare visioni e concezioni autenticamente sostenibili per tutti gli
esseri viventi; dalle manifestazioni artistiche cosi' spesso chiuse in forme
espressive  nichiliste di esaltazione della violenza, ai media che da
strumento di propaganda devono diventare agenti educativi che disseminino le
"buone notizie".
*
Come ripetono da tempo  le amiche e gli amici del Movimento Nonviolento, "la
nonviolenza e' il varco della storia", se vogliamo che una storia ci sia,
piu' degna di essere vissuta di quella del secolo scorso e del presente.

4. MAESTRE. JULIA KRISTEVA: LO STRANIERO
[Da Julia Kristeva, Etrangers a' nous memes, Fayard 1988, Gallimard 1998, p.
284 (pagina in cui la Kristeva fa riferimento a uno dei grandi acquisti
gnoseologici e morali - e quindi anche politici - apportati dalla
psicoanalisi all'autocoscienza dell'umanita'). Julia Kristeva e' nata a
Sofia in Bulgaria nel 1941, si trasferisce a Parigi nel 1965; studi di
linguistica con Benveniste; intensa collaborazione con Sollers e la rivista
"Tel Quel"; impegnata nel movimento delle donne, psicoanalista, ha dedicato
una particolare attenzione alla pratica della scrittura ed alla figura della
madre; e' docente all'Universita'  di Paris VII. Opere di Julia Kristeva:
tra quelle tradotte in italiano segnaliamo particolarmente: Semeiotike',
Feltrinelli, Milano; Donne cinesi, Feltrinelli, Milano; La rivoluzione del
linguaggio poetico, Marsilio, Venezia; In principio era l'amore, Il Mulino,
Bologna; Sole nero, Feltrinelli, Milano; Stranieri a se stessi, Feltrinelli,
Milano;  I samurai, Einaudi, Torino. In francese: presso Seuil: Semeiotike',
1969, 1978; La revolution du langage poetique, 1974, 1985; (AA. VV.), La
traversee des signes, 1975; Polylogue, 1977; (AA. VV.), Folle verite', 1979;
Pouvoirs de l'horreur, 1980, 1983; Le langage, cet inconnu, 1969, 1981;
presso Fayard: Etrangers a nous-memes, 1988; Les samourais, 1990; Le vieil
homme et les loups, 1991; Les nouvelles maladies de l'ame, 1993;
Possessions, 1996; Sens et non-sens de la revolte, 1996; La revolte intime,
1997; presso Gallimard, Soleil noir, 1987; Le temps sensible, 1994; presso
Denoel: Histoires d'amour, 1983; presso Mouton, Le texte du roman, 1970;
presso le Editions des femmes, Des Chinoises, 1974; presso Hachette: Au
commencement etait l'amour, 1985. Il termine francese "etranger", come e'
noto, puo' essere tradotto sia con "straniero" che con "estraneo"]

Lo straniero e' in me, dunque noi siamo tutti degli stranieri. Se io sono
straniero, non ci sono stranieri.

5. MAESTRI. EMMANUEL LEVINAS: IL VOLTO E LA GUARIGIONE
[Da Emmanuel Levinas, Totalita' e infinito, Jaca Book, Milano 1980, 1995, p.
202. Emmanuel Levinas e' nato a Kaunas in Lituania il 30 dicembre 1905
ovvero il 12 gennaio 1906 (per la nota discrasia tra i calendari giuliano e
gregoriano). "La Bibbia ebraica fin dalla piu' giovane eta' in Lituania,
Puskin e Tolstoj, la rivoluzione russa del '17 vissuta a undici anni in
Ucraina. Dal 1923, l'Universita' di Strasburgo, in cui insegnavano allora
Charles Blondel, Halbwachs, Pradines, Carteron e, piu' tardi, Gueroult.
L'amicizia di Maurice Blanchot e, attraverso i maestri che erano stati
adolescenti al tempo dell'affaire Dreyfus, la visione, abbagliante per un
nuovo venuto, di un popolo che eguaglia l'umanita' e d'una nazione cui ci si
puo' legare nello spirito e nel cuore tanto fortemente che per le radici.
Soggiorno nel 1928-1929 a Friburgo e iniziazione alla fenomenologia gia'
cominciata un anno prima con Jean Hering. Alla Sorbona, Leon Brunschvicg.
L'avanguardia filosofica alle serate del sabato da Gabriel Marcel.
L'affinamento intellettuale - e anti-intellettualistico - di Jean Wahl e la
sua generosa amicizia ritrovata dopo una lunga prigionia in Germania; dal
1947 conferenze regolari al Collegio filosofico che Wahl aveva fondato e di
cui era animatore. Direzione della centenaria Scuola Normale Israelita
Orientale, luogo di formazione dei maestri di francese per le scuole
dell'Alleanza Israelita Universale del Bacino Mediterraneo. Comunita' di
vita quotidiana con il dottor Henri Nerson, frequentazione di M. Chouchani,
maestro prestigioso - e impietoso - di esegesi e di Talmud. Conferenze
annuali, dal 1957, sui testi talmudici, ai Colloqui degli intellettuali
ebrei di Francia. Tesi di dottorato in lettere nel 1961. Docenza
all'Universita' di Poitiers, poi dal 1967 all'Universita' di
Parigi-Nanterre, e dal 1973 alla Sorbona. Questa disparato inventario e' una
biografia. Essa e' dominata dal presentimento e dal ricordo dell'orrore
nazista..." (Levinas, Signature, in Difficile liberte'). E' scomparso a
Parigi il 25 dicembre 1995. Tra i massimi filosofi contemporanei, la sua
riflessione etica, particolarmente sul tema dell'altro, del volto, della
responsabilita', e' di decisiva importanza. Opere di Emmanuel Levinas:
segnaliamo in particolare En decouvrant l'existence avec Husserl et
Heidegger (tr. it. Cortina); Totalite' et infini (tr. it. Jaca Book);
Difficile liberte' (tr. it. parziale, La Scuola); Quatre lectures
talmudiques (tr. it. Il Melangolo); Humanisme de l'autre homme; Autrement
qu'etre ou au-dela' de l'essence (tr. it. Jaca Book); Noms propres (tr. it.
Marietti); De Dieu qui vient a' l'idee (tr. it. Jaca Book); Ethique et
infini (tr. it. Citta' Nuova); Transcendance et intelligibilite' (tr. it.
Marietti); Entre-nous (tr. it. Jaca Book). Per una rapida introduzione e'
adatta la conversazione con Philippe Nemo stampata col titolo Ethique et
infini. Opere su Emmanuel Levinas: Per la bibliografia: Roger Burggraeve,
Emmanuel Levinas. Une bibliographie premiere et secondaire (1929-1985),
Peeters, Leuven 1986. Monografie: S. Petrosino, La verita' nomade, Jaca
Book, Milano 1980; G. Mura, Emmanuel Levinas, ermeneutica e separazione,
Citta' Nuova, Roma 1982; E. Baccarini, Levinas. Soggettivita' e infinito,
Studium, Roma 1985; S. Malka, Leggere Levinas, Queriniana, Brescia 1986;
Battista Borsato, L'alterita' come etica, Edb, Bologna 1995; Giovanni
Ferretti, La filosofia di Levinas, Rosenberg & Sellier, Torino 1996;
Gianluca De Gennaro, Emmanuel Levinas profeta della modernita', Edizioni
Lavoro, Roma 2001; Francesca Salvarezza, Emmanuel Levinas, Bruno Mondadori,
Milano 2003. Tra i saggi, ovviamente non si puo' non fare riferimento ai
vari di Maurice Blanchot e di Jacques Derrida (di quest'ultimo cfr. il
grande saggio su Levinas, Violence et metaphysique, in L'ecriture et la
difference, Editions du Seuil, Parigi 1967). In francese cfr. anche
Marie-Anne Lescourret, Emmanuel Levinas, Flammarion, 1994, 1996; Francois
Poirie', Emmanuel Levinas, La manufacture, 1987, Babel - Actes Sud, Arles
1996]

Ma l'Altro, assolutamente altro - Altri - non limita la liberta' del
Medesimo. Chiamandola alla responsabilita', la instaura e la giustifica. La
relazione con l'altro in quanto volto guarisce dall'allergia.

6. DIRITTI E LEGGI. ANNA MARIA MERLO: LO STATO E LA LAICITA', IN FRANCIA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 18 dicembre 2003. Anna Maria Merlo e'
corrispondente da Parigi del quotidiano]

Due leggi per difendere la laicita', cioe' la neutralita', "una delle grandi
conquiste della repubblica" - una per la scuola, l'altra per gli ospedali -
e per ribadire che "il grado di civilta' di una societa' si misura prima di
tutto sul posto che vi occupano le donne". Un Osservatorio per
l'integrazione, un'autorita' indipendente insediata all'inizio del prossimo
anno per lottare contro ogni forma di discriminazione.
Jacques Chirac, in un discorso solenne di 35 minuti pronunciato ieri
pomeriggio nei saloni dell'Eliseo di fronte a 400 invitati, ha tratto le
conclusioni di una lunga polemica, sulla base delle conclusioni della
Commissione sull'applicazione della laicita', presieduta da Bernard Stasi.
"La scuola pubblica restera' laica" ha affermato Chirac, e ci sara' una
legge, che dovra' gia' essere in vigore per il prossimo anno scolastico, che
proibira' con chiarezza "abiti o segni che manifestano in modo appariscente
l'appartenenza religiosa". E ha specificato che segni appariscenti
"significano quei segni che portano a farsi notare e riconoscere
immediatamente attraverso l'appartenenza religiosa": si tratta del "velo
islamico, qualunque sia il nome che gli viene dato, la kippa o una croce di
dimensioni manifestamente eccessive" che "non hanno posto all'interno delle
scuole pubbliche". Invece, "i segni discreti, per esempio una croce, una
stella di David o una mano di Fatima resteranno naturalmente possibili".
Un'altra legge riguardera' gli ospedali, dove con sorpresa la commissione
Stasi ha rilevato numerosi esempi di discriminazione, che mettono a rischio
la vita delle persone: "Nulla puo' giustificare che un paziente, per
principio, rifiuti di farsi curare da un medico dell'altro sesso. Bisognera'
che una legge venga a consacrare questa regola per tutti i malati che si
rivolgono al servizio pubblico".
Chirac non ha invece accettato la proposta, fatta dalla Commissione Stasi,
di introdurre due nuovi giorni di vacanza nel calendario scolastico, in
occasione del Kippur e dell'Aid-el-Kebir. Ci sono gia' troppe vacanze, ha
spiegato, questo "creerebbe pesanti difficolta' ai genitori che lavorano in
quei giorni". Invece, "come e' gia' negli usi, nessun allievo dovra'
scusarsi per un'assenza giustificata da una grande festa religiosa, come
quella del Kippur o dell'Aid-el-Kabir, a condizione che l'istituto ne sia
stato preventivamente informato". In quei giorni, l'Educazione nazionale
dara' istruzione agli insegnanti di non organizzare "compiti in classe
importanti o esami".
Chirac ha legato strettamente la necessita' delle due leggi, per ribadire di
fatto quello che gia' esiste (c'e' una circolare che precisa la proibizione
di "segni ostentatori", ma che ha dato adito a interpretazioni diverse), con
la questione femminile: Chirac si e' dichiarato "vigilante e intransigente
di fronte alle minacce di un ritorno indietro" sui diritti delle donne - la
questione del velo riguarda prima di tutto questo aspetto - in una societa',
ha ammesso il presidente, "che ha ancora molti progressi da fare" su questo
fronte. Ha promesso che si impegnera' personalmente nelle prossime settimane
a favore "dell'eguaglianza professionale tra donne e uomini". "Lo proclamo
molto solennemente - ha detto - La repubblica si opporra' a tutto cio' che
separa, a tutto cio' che pone barriere, a tutto cio' che esclude. La regola
e' la societa' mista". E ci vogliono "regole elementari per il vivere
assieme". Gli imprenditori saranno autorizzati a decidere cio' che e' lecito
nel vestiario "per ragioni di sicurezza o di contatto con il pubblico".
Chirac, viste le polemiche dei religiosi - che ieri hanno criticato in coro
l'intervento presidenziale - ha spiegato che una legge per la scuola non
significa stigmatizzare nessuno. Ha proposto, come suggerito dalla
Commissione Stasi, di "sviluppare l'insegnamento del fatto religioso" a
scuola (che non significa l'ora di religione, ma un corso fatto dai
professori di storia), per favorire "la reciproca comprensione".
L'Osservatorio sull'integrazione, per lottare contro "le discriminazioni di
cui sono vittime i giovani di famiglia immigrata" dovrebbe permettere di
lottare contro questa piaga.
*
Il 68% dei francesi, in un sondaggio pubblicato ieri, e' favorevole a una
legge. Le reazioni al discorso di Chirac sono generalmente favorevoli.
Alcuni, tra cui per esempio l'ex ministro Jack Lang, trovano che Chirac non
sia andato abbastanza lontano ("Cosa significa appariscente? Dov'e' la
frontiera?"). Altri, che sono ostili alle legge, come per esempio il
portavoce dei Verdi Gilles Lemaire, hanno insistito sul fatto che "e' una
legge di circostanza, che stigmatizza i musulmani, che esacerbera' i
problemi invece di risolverli". Per Marie George Buffet, segretaria del Pcf,
non c'e' sufficiente impegno per combattere l'origine del comunitarismo, a
cominciare dalla discriminazione sul lavoro, ma la definizione del vivere
assieme nella laicita' (neutralita') la soddisfa.
Le prime reazioni da parte dei religiosi musulmani vanno da Dalil Boubakeur,
rettore della moschea di Parigi, che era contrario alla legge, che ha
comunque affermato che "i musulmani si conformeranno alla legge" al mufti'
di Marsiglia, che era favorevole alle legge e che afferma che finalmente i
musulmani potranno sentirsi "trattati come gli altri". 'Ritengo che la
maggioranza della comunita' islamica la pensi come me", ha aggiunto. E un
sondaggio dice che il 53% dei musulmani di Francia sono favorevoli alla
legge. Boubakeur, che e' presidente del Consiglio francese del culto
musulmano, ha lanciato un appello "alla saggezza, alla calma e alla
serenita'".
Il gran rabbino di Francia, Joseph Sitruk, si dice "globalmente molto
soddisfatto" e sottolinea che Chirac ha affermato "delle verita' di primaria
importanza" sulla convivenza: "Abbiamo capito che non bisogna confondere
laicita' e laicismo".
Anche i vescovi cattolici sono contenti. Per Stanislas Lalanne, segretario
generale dell'episcopato, "la concezione che ha evocato della laicita'
appare una laicita' di dialogo, aperta e non di battaglia".
Anche Fadela Amara, presidente dell'associazione di ragazze di banlieue "Ni
putes ni soumises" e' "soddisfatta". Il presidente "ha riassunto i valori e
i principi che esistono da molto tempo - ha detto - Li ha riaffermati con
forza".
Il primo ministro Jean-Pierre Rarrafin ha promesso che "fara' in fretta" a
legiferare. Estremamente critica, invece, Marine Le Pen (la figlia di
Jean-Marie Le Pen e probabile nuovo leader dell'estrema destra): lo stato e'
debole, ha detto, se no non avrebbe avuto bisogno di legiferare.

7. RIFLESSIONE. IDA DOMINIJANNI: IL VELO DELLA REPUBBLICA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 18 dicembre 2003. Ida Dominijanni (per
contatti: idomini at ilmanifesto.it), giornalista e saggista, e' una
prestigiosa intellettuale femminista]

"La laicita' e' inscritta nella nostra tradizione. Sta al cuore della nostra
identita' repubblicana. Non si tratta di rifondarla, ne' di modificarne i
profili. Si tratta di farla vivere restando fedeli ai valori della
Repubblica... La laicita' e' un pilastro della nostra Costituzione. Non
tollereremo che, coprendosi dietro la liberta' religiosa, si contestino le
leggi e i principi della Repubblica".
Jacques Chirac usa toni e parole solenni, di quelli che si riservano ai
momenti in cui e' in gioco la tradizione dell'Ottantonove, per motivare la
sua richiesta al parlamento della legge contro l'uso "ostentato" di simboli
religiosi nelle scuole, negli ospedali e in tutta la pubblica
amministrazione. E tanto piu' suonano alti, solenni e pieni di senso delle
istituzioni questi toni in un paese come il nostro, dove il parlamento ha
appena votato a grande maggioranza una legge come quella sulla procreazione
assistita che della laicita' dello stato e' una cruda smentita. C'e' di che
sentirsi rassicurati.
Ma c'e' davvero?
Il presidente francese ha un nemico bene identificato, "le rivendicazioni
identitarie o comunitarie sempre piu' esacerbate che rischiano di sfociare
nel ripiegamento su se stessi, nell'egoismo e perfino nell'intolleranza".
Sono rischi ben noti in Francia come in tutti gli altri paesi alle prese con
l'immigrazione postcoloniale, o dovunque la globalizzazione abbia gia'
presentato il conto dei durissimi conflitti culturali, etnici e religiosi
che la sua antropologia meticciata porta con se', facendo saltare le regole
nazionali della cittadinanza e mettendo a dura prova i principi
dell'universalismo.
L'interesse del caso, tuttavia, sta nel fatto che stavolta e' chiamata a
rispondere la nazione che di quei principi incarna l'origine; e infatti e'
ad essi che Chirac ricorre, opponendo alle derive comunitariste e
identitarie la tradizione dell'integrazione, dell'uguaglianza, della
tolleranza, della "lotta senza quartiere" al razzismo, alla xenofobia,
all'antisemitismo. Cittadinanza e universalismo, encore; e la laicita' come
bandiera contro "tutto cio' che separa", garanzia di neutralita' di uno
spazio pubblico in cui la "societa' mista" possa incontrarsi senza barriere.
Funzionera'?
Nulla lo garantisce, perche' in Francia come altrove non siamo alla prima
generazione di immigrati, e nelle banlieu le sirene dell'integrazione e
dell'assimilazione non funzionano piu' come un tempo. Un velo, una kippa o
una croce possono significare molte piu' cose, sovrapposte e
contraddittorie, di una fede religiosa o di una sottomissione ad arcaiche
regole comunitarie: conflitti di classe e di sesso contro una cittadinanza
svuotata, rivendicazioni di diversita' contro un'eguaglianza truccata,
riscritture soggettive libere di antichi segni di oppressione. E per
ciascuna di queste linee di frattura e di conflitto, l'identita' della
Repubblica francese che Chirac impugna, e piu' in generale l'identita'
occidentale, non e' la soluzione: e' il problema.
Non abbiamo ricette pronte per i problemi che l'antropologia del mondo
globale ci pone. Altre soluzioni altrove sperimentate mostrano anch'esse la
corda: il multiculturalismo americano, con e senza melting pot, ha scontato
i suoi limiti nell'11 settembre, quello olandese nell'assassinio di Fortuyn.
Piu' che sulla pluralita' e la molteplicita' Chirac torna a puntare sul
cemento unitario della Repubblica e dello Stato. E' un'altra differenza
strategica fra le due sponde dell'Atlantico, non meno cruciale di altre
nella competizione fra il modello europeo e quello americano, dentro la
crisi comune del modello occidentale.

8. RIFLESSIONE. GIULIANA SGRENA: LA SCHIAVITU' DEL VELO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 18 dicembre 2003. Giuliana Sgrena (per
contatti: gisgrena at libero.it), intellettuale e militante femminista e
pacifista tra le piu' prestigiose, e' tra le maggiori conoscitrici italiane
dei paesi e delle culture arabe e islamiche; autrice di vari testi di grande
importanza (tra cui: a cura di, La schiavitu' del velo, Manifestolibri,
Roma; Kahina contro i califfi, Datanews, Roma; Alla scuola dei taleban,
Manifestolibri, Roma); e' stata inviata del "Manifesto" a Baghdad, sotto le
bombe, durante la fase piu' ferocemente stragista della guerra tuttora in
corso, ed e' stata nuovamente in Iraq nei giorni scorsi]

Gli algerini e altri musulmani sono emigrati in Francia da decenni, molte
delle ragazze che rivendicano oggi il diritto di portare il velo sono nate
in Francia, a volte anche le loro madri. La questione del velo e' scoppiata,
per la prima volta, una quindicina di anni fa. Perche'? Una coincidenza
suggerisce una risposta: la rivendicazione del velo e' apparsa in Francia, e
non solo, dopo l'apparizione e l'affermazione dell'islamismo radicale.
La questione quindi piu' che religioso-culturale e' politica. Qualcuno parla
di tradizione - ma anche le nostre nonne portavano il fazzoletto e noi no -
qualcun altro la nobilita chiamandola questione identitataria e a farlo sono
soprattutto i maschi, che dettano legge a proposito. Ma perche' i maschi
devono costruire la loro identita' sul corpo delle donne? Non c'e' infatti
dubbio che il velo simbolicamente rappresenta il controllo del maschio sulla
sessualita' della donna: il fazzoletto - l'hijab, il niqab, il burqa, a
seconda delle versioni - viene imposto alla donna in eta' fertile - dopo la
prima mestruazione - ed e' esentata dal portarlo solo quando si trova in
presenza di maschi con i quali un eventuale rapporto sessuale sarebbe
incestuoso.
Non solo. L'identita' del maschio si basa sull'onore e sulla virilita':
l'onore dell'uomo (non solo il marito, ma anche il padre o il fratello) si
costruisce sul pudore della donna, per questo il suo corpo deve essere
nascosto, invisibile - si dice ipocritamente "protetto".
Qualcuno obietta: ma se invece e' la donna, autonomamente, a scegliere di
portare il velo? Avevo rivolto la stessa domanda a un'amica algerina, che
non ha avuto dubbi: "Come si puo' parlare di liberta' di scelta quando una
donna e' considerata un essere inferiore?".

9. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: "PADRE, PERCHE' NON PARLI?"
[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: peyretti at tiscali.it) per questo
intervento. Enrico Peyretti e' uno dei principali collaboratori di questo
foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace
e di nonviolenza. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non
uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il
Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la
guerra, Beppe Grande, Torino 1999; e' disponibile nella rete telematica la
sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia
storica delle lotte nonarmate e nonviolente, di cui abbiamo pubblicato il
piu' recente aggiornamento nei numeri 714-715 di questo foglio, ricerca una
cui edizione a stampa - ma il lavoro e' stato appunto successivamente
aggiornato - e' in Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace, Annuario
della pace. Italia / maggio 2000 - giugno 2001, Asterios, Trieste 2001; vari
suoi interventi sono anche nei siti: www.arpnet.it/regis, www.ilfoglio.org.
Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel
n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario]

"Padre, perche' non parli?".
Con questo titolo esplicito, riferito al silenzio "pesante" di quasi tutti i
vescovi italiani di fronte al "disvalore" del berlusconismo - "piaga che
ferisce la nostra democrazia", "pericolosa deriva italiana", "eclissi della
legalita'" - il bel mensile di "Famiglia Cristiana", "Jesus", nel numero di
novembre, pubblica un dossier di dodici pagine.
Intervengono con chiarezza diciassette tra vescovi (Bettazzi, Bregantini,
Dho, Sanguinetti), preti, teologi, intellettuali, a commento della lettera
aperta di Franco Monaco, rappresentativo parlamentare della Margherita,
scritta ai vescovi italiani per incitarli a rompere il silenzio in difesa
dei "valori umani e cristiani non negoziabili",  che la "religione del
mercato" offende.
"La Chiesa finisce col chiedere alla politica non di realizzare il bene
comune ma quello della istituzione ecclesiastica", scrive Angelo Bertani. Il
teologo Giacomo Canobbio parla di "realpolitik dei pastori". E Giuseppe
Mattai, teologo della pace, conclude "cercando profezia". Se i pastori hanno
la bocca tappata (da che cosa? da chi?) parlano i liberi cristiani, e la
parola da dire e' detta. Chi ha orecchie per intendere?

10. RIVISTE: "SEGNO" N. 250
Il n. 250 del novembre-dicembre 2003 della bella rivista palermitana "Segno"
(per contatti: rivistasegno at libero.it) reca gli atti, come sempre di
straordinaria ricchezza, della nona settimana alfonsiana svoltasi a  Palermo
il 20-28 novembre 2003 sul tema "L'ultima speranza di Dio". Con interventi
di Nino Fasullo, Domenico Jervolino, Giovanni Ruffino, Michele Perriera,
Cataldo Naro, Luigi Tine', Massimo Cacciari, Bruno Forte, Emilia D'Antuono,
Alfio Mastropaolo, Guglielmo Epifani, Giuseppe Silvestri, Giovanni Ferro',
Salvatore Ferlita, Salvatore Nicosia, Francisco Lage, Costantino Visconti,
Claudia Mazzucato, Giorgio Palumbo, Gherardo Colombo, Antonio Di Masi,
Francesco Chiovaro, Luigi Bonanate, Raniero La Valle.

11. LETTURE. LUCIANO VIOLANTE: UN MONDO ASIMMETRICO
Luciano Violante, Un mondo asimmetrico. Europa, Stati Uniti, Islam, Einaudi,
Torino 2003, pp. VI + 170, euro 14. Decisamente da leggere questo nuovo
utile libro di Luciano Violante, sebbene in alcuni punti discutibile e fin
incondivisibile; in altri campi l'autore ha dato contributi
incomparabilmente piu' rilevanti (ad esempio con Non e' la piovra, il saggio
del '94 che ci sembra essere ancora un utilissimo strumento di lavoro).

12. RIEDIZIONI. FRANCO CARDINI (A CURA DI): LA PAURA E L'ARROGANZA
Franco Cardini (a cura di), La paura e l'arroganza, Laterza, Roma-Bari 2002,
2003, pp. XL + 208, euro 7,50. A cura dello storico del Medioevo docente
all'ateneo fiorentino, una utile raccolta di interventi di autori di assai
diversificate posizioni politiche e collocazioni culturali sulla situazione
del mondo dopo l'11 settembre 2001 e la guerra afghana; il libro raccoglie
voci "accomunate dal desiderio di passare 'al di la' dello specchio' dei
luoghi comuni, della propaganda, d'un certo semplicismo ottimistico che fa
credere che tutto quel che viene dal nostro Occidente sia buono e tutto quel
ch'e' buono sia occidentale... voci che in un modo o nell'altro esprimono -
e suscitano - dubbi riguardo all'opinione 'vulgata' che sia cioe' in corso
una guerra tra le forze del Bene e l'Asse del Male, e che le une e l'altro
siano ben distinguibili e coerentemente opposti fra loro". Con testi (talora
assai acuti e talora anche assai discutibili e fin decisamente
inaccettabili) di Franco Cardini, Marco Tarchi, Giannozzo Pucci, Ugo
Barlozzetti, Alessandro Bedini, Massimo Fini, Alain de Benoist, Eric J.
Hobsbawm, Noam Chomsky, Michael Mandel, Michel Chossudovsky, V. K.
Shashikumar, Mahmood Mamdani, Jamil Barakat, Tariq Ali, e alcuni documenti.

13. RILETTURE. PETR ALEKSEEVIC KROPOTKIN: MEMORIE DI UN RIVOLUZIONARIO
Petr Alekseevic Kropotkin, Memorie di un rivoluzionario, Feltrinelli, Milano
1952, 1969, pp. XVIII + 370. Non solo un documento, ma una testimonianza, e
un appello.

14. RILETTURE. MARTIN MALIA: ALLE ORIGINI DEL SOCIALISMO RUSSO
Martin Malia, Alle origini del socialismo russo, Il Mulino, Bologna 1972,
pp. 638. Una bella monografia su Aleksandr Herzen.

15. RILETTURE. OTTO RUEHLE: IL CORAGGIO DELL'UTOPIA
Otto Ruehle, Il coraggio dell'utopia, Guaraldi, Rimini 1972, pp. 268. Un
appassionato studio del grande intellettuale e militante socialista tedesco
(1874-1943), straordinaria figura di rivoluzionario antiautoritario e
antimiltarista che meriterebbe uno studio approfondito.

16. RILETTURE. SENECA: TUTTI GLI SCRITTI IN PROSA
Seneca, Tutti gli scritti in prosa. Dialoghi, trattati e lettere, Rusconi,
Milano 1994, pp. CLXX + 1.494, lire 69.000. A cura di Giovanni Reale, uno
specchio e un farmaco, ma anche uno sprone, e ancora, soave, una musica
amica.

17. RILETTURE. TOMMASO: IL MALE
Tommaso, Il male, Rusconi, Milano 1999, pp. 1.440, lire 49.000. Egregiamente
curato da Fernando Fiorentino, con testo a fronte, uno dei capolavori di
Tommaso d'Aquino.

18. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

19. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: luciano.benini at tin.it,
angelaebeppe at libero.it, mir at peacelink.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it

Numero 769 del 29 dicembre 2003