Una storia comune



Due persone litigano. Dopo le prime scaramucce, seguite da una momentanea
riappacificazione, si arriva al confronto finale, con scambio di accuse e
l'impegno a non riconciliarsi piu'. Due persone, che vivevano accanto,
decidono di fingere di non conoscersi e di cominciare una nuova vita in cui
si ignoreranno. Si incontrano per via e non si guardano; si incrociano al
mercato e cambiano strada;frequentano chiese distanti e cercano ragioni per
il loro comportamento nelle parole di dio; arrivano al loro ultimo giorno di
vita senza un pensiero di riconciliazione.

Una storia comune in ogni citta', nella via in cui abitiamo, forse nella
nostra famiglia. Una storia che  espande le sue ragioni e diventa origine di
conflitti che hanno radici che si spingono nel tempo fino a smarrire ogni
orientamento, trasformandosi in un groviglio di accuse reciproche e
vendette, che trova nella religione un motivo in piu' per continuare nel
conflitto.

Tante di queste storie comuni stanno sotto ai nostri occhi. Dietro un
progetto politico, mascherato da ideologia religiosa, ogni giorno giovani si
fanno esplodere per difendere il loro pensiero ritenuto unico ed
intoccabile, altri uccidono in nome della difesa preventiva, mentre altri
lanciano insulti contro il nemico per dare forza alle loro deboli ragioni.
L'odio reciproco si radica a tal punto da diventare cieco anche di fronte al
dolore. Nulla puo' fermare la vendetta, nemmeno la morte, nemmeno una
catastrofe.

Quando lo scorso venerdi è avvenuto il grave terremoto in Iran, c'e' stata
una mobilitazione generale per accorrere in aiuto delle vittime. Paesi che
hanno dichiarato la loro ostilità nei confronti di quello Stato, hanno
sentito la necesita' di intervenire, mettendo da parte, anche solo
momentaneamente, ogni proposito di vendetta. Ma quando ad offrire la sua
disponibilita' e' stato Israele, il governo iraniano ha preferito declinare
l'offerta. Neppure trenta mila morti possono far pendere il braccio della
bilancia verso la tolleranza.

L'Iran afferma di non aver mai riconosciuto lo Stato di Israele che quindi
e' come non esistesse, proprio come le due persone che decidono di ignorarsi
e fingere di non esistere l'una per l'altra. Anche se non e' possibile
eliminare  secoli di accuse, pregiudizi e vendette con un gesto, una pausa
in cui si lascia spazio alla mano che viene tesa, non avrebbe di certo fatto
male.

Ci voleva il terremoto per far riconciliare due popoli, e' la frase che
avrebbe potuto dare un senso alla tragedia. Invece quella tragedia e'
rimasta solo una storia comune.