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La nonviolenza e' in cammino. 705
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 705
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 15 Oct 2003 21:52:04 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 705 del 16 ottobre 2003 Sommario di questo numero: 1. Ileana Montini: l'Europa e le donne (sulla proposta di Lidia Menapace) 2. Mao Valpiana: le due marce per la pace, realta' e finzione 3. Maria G. Di Rienzo: come costruire una coalizione e perche' 4. A che punto siamo sulla proposta di Lidia Menapace 5. Un network per il disarmo 6. Giulio Vittorangeli: guerra e pace in Medio Oriente 7. Riletture: Guenther Anders, Noi figli di Eichmann 8. Riletture. Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento 10. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. ILEANA MONTINI: L'EUROPA E LE DONNE (SULLA PROPOSTA DI LIDIA MENAPACE) [Ringraziamo Ileana Montini (per contatti: ileana.montini at tin.it) per questo intervento. Ileana Montini, prestigiosa intellettuale femminista, gia' insegnante, e' psicologa e psicoterapeuta. Nata nel 1940 a Pola da genitori romagnoli, studi a Ravenna e all'Universita' di Urbino, presso la prima scuola di giornalismo in Italia e poi sociologia; giornalista per "L'Avvenire d'Italia" diretto da Raniero La Valle; di forte impegno politico, morale, intellettuale; ha collaborato a, e fatto parte di, varie redazioni di periodici: della rivista di ricerca e studio del Movimento Femminile DC, insieme a Tina Anselmi, a Lidia Menapace, a Rosa Russo Jervolino, a Paola Gaiotti; di "Per la lotta" del Circolo "Jacques Maritain" di Rimini; della "Nuova Ecologia"; della redazione della rivista "Jesus Charitas" della "famiglia dei piccoli fratelli e delle piccole sorelle" insieme a fratel Carlo Carretto; del quotidiano "Il manifesto"; ha collaborato anche, tra l'altro, con la rivista "Testimonianze" diretta da padre Ernesto Balducci, a riviste femministe come "Reti", "Lapis", e alla rivista di pedagogia "Ecole"; attualmente collabora al "Paese delle donne". Ha partecipato al dissenso cattolico nelle Comunita' di Base; e preso parte ad alcune delle piu' nitide esperienze di impegno non solo genericamente politico ma gramscianamente intellettuale e morale della sinistra critica in Italia. Il suo primo libro e' stato La bambola rotta. Famiglia, chiesa, scuola nella formazione delle identita' maschile e femminile (Bertani, Verona 1975), cui ha fatto seguito Parlare con Dacia Maraini (Bertani, Verona). Nel 1978 e' uscito, presso Ottaviano, Comunione e liberazione nella cultura della disperazione. Nel 1992, edito dal Cite lombardo, e' uscito un libro che racconta un'esperienza per la prevenzione dei drop-out di cui ha redatto il progetto e curato la supervisione delle operatrici: titolo: "... ho qualche cosa anch'io di bello: affezionatrice di ogni cosa". Recentemente ha scritto la prefazione del libro di Nicoletta Crocella, Attraverso il silenzio (Stelle cadenti, Bassano (Vt) 2002) che racconta l'esperienza del Laboratorio psicopedagogico delle differenze di Brescia, luogo di formazione psicopedagogica delle insegnanti e delle donne che operano nelle relazioni d'aiuto, laboratorio nato a Brescia da un progetto di Ileana Montini e con alcune donne alla fine degli anni ottanta, preceduto dalla fondazione, insieme ad altre donne, della "Universita' delle donne Simone de Beauvoir". Su Ileana Montini, la sua opera, la sua pratica, la sua riflessione, hanno scritto pagine intense e illuminanti, anche di calda amicizia, Lidia Menapace e Rossana Rossanda] In una domenica di settembre del 2002 Dacia Maraini, la psicoanalista Anna Salvo e Silvia Vegetti Finzi si ritirano nel castello di Trani per i "Dialoghi di Trani", una manifestazione letteraria che riunisce tanti autori. Ogni autore introduce il tema del suo libro, poi si apre il dibattito che coinvolge tutti i presenti. Un piccolo libro edito da Laterza ha raccolto la trascrizione dell'ultimo dialogo, sul rapporto tra madri e figlie introdotto dalla giornalista Maddalena Tulanti. Questo scambio tra antiche rappresentanti del femminismo italiano, puo' contribuire validamente a capire alcuni nodi della differenza sessuale, che, come hanno scritto le donne della Libreria di Milano, resta un tema valido anche per costruire l'Europa. Dacia Maraini ha raccontato della sua infanzia con una madre molto affettuosa, che pero' aveva dovuto rinunciare alla sua vocazione di pittrice per seguire il marito etnologo in Giappone. Silvia Vegetti Finzi racconta invece l'assenza della madre fino a cinque anni a causa delle leggi razziali che allontanarono dall'Italia entrambi i genitori. Insomma, madri un po' perdenti, con le quali, ieri come oggi, e' difficile identificarsi. Madri che hanno perso il treno, perche' hanno abbandonato le loro ambizioni, i loro sogni, per un motivo o per l'altro. Per le donne, dell'Europa nuova, e' pero' anche oggi lacerante la scelta tra professione e famiglia, cosa che agli uomini non accade. Dice Dacia Maraini: "Quante ragazze vengono fuori dall'universita' brillanti, intelligenti con grandi capacita' di studio, di ricerca, e quante sono costrette ad abbandonare al primo figlio che si trovano fra le braccia? E sembra la cosa piu' naturale, normale, perche' si presume che una donna debba dedicarsi ai figli, mentre nessuno chiede a un uomo di scegliere tra la professione e la famiglia". Le immagini fotografiche delle grandi riunioni che ci giungono a proposito della costruzione dell'Europa, la sua Costituzione, eccetera, presentano uno scenario da patriarcato incombente. Se le cose procedono in un certo modo, su certi binari e assolute convinzioni e principi, non e' da imputarsi anche al permanere di una certa relazione uomo-donna? Dice Anna Salvo: "D'altra parte la gagliardia, la pienezza, il senso di trionfo con cui gli uomini governano il mondo da qualche parte deve pur venire.Il mio sospetto e' che venga anche dall'enorme spinta che, fin dalla nascita e per tutta l'infanzia, sostiene il figlio maschio tramite un riconoscimento senza condizioni e senza riserve. La madre, e non soltanto il padre, trasmette e consegna al bambino un senso di appagamento narcisistico che riverberera' poi in tutta la vita affettiva di lui, mentre la bambina dovra' spesso fare i conti con il fantasm.a della delusione e quindi con il sentimento profondo della propria inadeguatezza". A questo punto e' interessante la domanda dell'intervistatrice: esiste un potere al femminile? Prendiamo la risposta di Dacia Maraini. Si dice d'accordo con Silvia Vegetti Finzi sulle capacita' delle donne di accudire, ascoltare e nutrire, e si chiede se non possono anche gli uomini imparare queste modalita' comportamentali: "Non e' che gli uomini non siano capaci di accudire e di nutrire, solo che hanno castrato in se' questa capacita' di nutrire e di accudire per dare valore a un'immaginaria virilita' basata sulla conquista guerresca e sulla predazione. Questo non vuol dire che, al contrario, tutte le donne siano buone, per carita', ci sono anche donne che praticano la violenza, che volentieri brutalizzano e uccidono, ma non e' questo il punto. La divisione del mondo e' stata costruita su una femminilita' debole pero' accudente e su una mascolinita' vincente, aggressiva, che deve imparare a uccidere, a ferire, anche a morire naturalmente (l'eroe e' per antonomasia maschio)". Rincara la dose Silvia Vegetti Finzi facendo notare che l'ideale sociale delle relazioni maschili e' l'esercito. Uno schema che si ripete ovunque, dall'universita' alla fabbrica, al giornale e all'ospedale. Mi chiedo: che posto ha, nelle nostre discussioni politiche, questo tipo di riflessioni? 2. EDITORIALE. MAO VALPIANA: LE DUE MARCE PER LA PACE, REALTA' E FINZIONE [Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: azionenonviolenta at sis.it) per questo intervento. Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 di questo notiziario] Sono andato alla Perugia-Assisi con un gruppetto di amici del Movimento Nonviolento. Sentendoci ormai dei "veterani" ci siamo auto-esentati dalla camminata e abbiamo deciso di posizionarci direttamente a Santa Maria degli Angeli, con tavolo e gazebo, per allestire un punto di diffusione straordinaria di "Azione nonviolenta". In questo modo abbiamo avuto la possibilita' di vedere sfilare tutti i trecentomila marciatori. Gia' alle 10 della mattina la piazzetta Garibaldi (quella dove si fa la curva a fianco della basilica e si inizia il rettilineo per la salita ad Assisi) era piena di gente, curiosi, pacifisti, turisti, locali. Molti i banchetti allestiti, di ogni genere. Il nostro, con libri, opuscoli, spille e bandiere della nonviolenza, era vicino alla bella mostra su Aldo Capitini (esposta dall'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini) ed e' stato un punto di incontro per tantissime persone. Il flusso di manifestanti, coloratissimi, e' iniziato sin dal mattino presto, molte ore prima delle 14,40 quando e' arrivato a Santa Maria l'inizio ufficiale della marcia (quella che una volta si chiamava "la testa del corteo"). Abbiamo visto passare donne in nero, scout e parrocchie, bandiere di partito e frati, famiglie, biciclette, cani, gente di ogni eta', una grande varia umanita' che ha sfilato fino alle 19 della sera quando una macchina della polizia municipale e un'ambulanza della croce verde che avanzavano stancamente, hanno segnalato che alle loro spalle non c'era piu' nessuno. Quando la marcia non era ancora conclusa gia' iniziavano a rientrare i primi marciatori dalla Rocca di Assisi e ripartivano i pullman. Sono rientrato a Verona entro la mezzanotte, in tempo per vedere al tigi' della notte le immagini di un'altra marcia, quella del portavoce di Forza Italia che citando Capitini stigmatizzava i pacifisti comunisti che hanno invaso Assisi. Ho pensato che poteva essere uno scherzo della troppa stanchezza, e sono andato a letto. La mattina, in ufficio, i colleghi mi hanno chiesto se alla Perugia-Assisi avevo visto Fassino e Bertinotti. "Come no? C'erano, li abbiamo visti noi al telegiornale. Ma tu dove sei stato?". Gia', a che marcia sono stato? A quella vera, per la pace, o a quella finta, per la tivu'? 3. FORMAZIONE. MARIA G. DI RIENZO: COME COSTRUIRE UNA COALIZIONE E PERCHE' [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza] Molto spesso, i problemi che si affrontano nel lavoro per il cambiamento sociale sono troppo vasti e complessi per essere affrontati da un solo gruppo, e anche da una sola "rete". In tali circostanze, mettere insieme una coalizione di gruppi ed individui puo' essere una tecnica efficace per raccogliere energie e risorse, e muovere la comunita' nella direzione del cambiamento. * 1. Cos'e' una coalizione? E' un gruppo di individui e/o organizzazioni che si accorda sul lavorare insieme per raggiungere uno scopo comune. Lo scopo puo' essere estremamente ristretto (raccogliere fondi per un intervento, ad esempio) o estremamente largo (perseguire un cambiamento effettivo nella vita delle persone). Una coalizione puo' essere un'associazione temporanea, in cui si lavora insieme per lo scopo specifico ed una volta che eso raggiunto essa si scioglie. Essa puo' anche diventare permanente, allargarsi dal "locale" al "regionale", dal "regionale" al "nazionale", e cosi' via. Al di la' delle sue dimensioni e della sua strutturazione, la coalizione esiste per ottenere specifici risultati: questi variano ovviamente a seconda della coalizione, ma spesso contengono uno o piu' dei seguenti elementi: - influenzare l'opinione pubblica su una determinata istanza; - cambiare il comportamento delle persone (riduzione dell'impronta ecologica, sottrazione di consenso ad un'ingiustizia, ecc.); - costruire una comunita' piu' "sana": il termine puo' riferirsi alla salute fisica (inquinamento, ecc.) o a quella psichica (riconoscimento delle differenze, educazione ai diritti umani, ecc.). Ad esempio, lo scopo della coalizione potrebbe essere favorire le condizioni per la salute della comunita': pace, giustizia sociale, ecosistema bilanciato, equita'. * 2. Perche' dar vita ad una coalizione? Ci sono numerose buone ragioni: in generale, il primo motivo e' che essa puo' contribuire a concentrare l'interesse della comunita' su un particolare problema, creando alleanze fra soggetti che normalmente non lavorano insieme. Altri motivi piu' specifici includono: - la necessita' di affrontare una questione urgente (il fiume, reale o metaforico, e' straripato); - il dare potere alla comunita' nel suo insieme di prendere il controllo sul proprio futuro: dove costruire la zona industriale, che servizi avere per i giovani o gli anziani nella comunita', ecc.; - l'ottenere o provvedere un servizio necessario alla comunita'; - il concentrare gli sforzi su una questione che altrimenti verrebbe affrontata da piu' parti, disperdendo risorse ed energie. Spesso organizzazioni similari si sforzano di provvedere il medesimo servizio alla comunita', o stanno fronteggiando una necessita' che va al di la' della loro capacita' di intervento. Individui e gruppi sovente formano coalizioni per questo: raggiungere insieme uno scopo che non sono in grado di raggiungere da soli; - il favorire la comunicazioni fra gruppi: lavorare insieme aiuta a superare barriere e preconcetti, e insegna a fidarsi l'uno dell'altro; - lo sviluppo di una pressione politica per ottenere benefici diretti alla comunita'. Una coalizione di gruppi locali puo' agire molto efficacemente in questo senso; - il perseguire un cambiamento sociale a lungo termine. Il vero cambiamento, usualmente, si sviluppa durante un periodo di tempo in cui le persone imparano ad avere fiducia in se stesse e negli altri, a condividere idee e informazioni, a riconoscere gli stereotipi. Una coalizione ben fatta facilita ed accelera tale processo. * 3. Ostacoli alla costruzione Le associazioni sono spesso indisponibili o diffidenti rispetto alla condivisione delle loro conoscenze, del loro lavoro, del "segmento" di popolazione a cui fanno riferimento, e specialmente rispetto alla condivisione dei loro fondi. Parte del lavoro per dare inizio ad una coalizione consiste quindi nel convincere un numero consistente degli aderenti alle associazioni. Inoltre, vi sono numerosi motivi che potrebbero trattenerli dall'accogliere la vostra proposta: - precedenti esperienze negative. Ad esempio il gruppo ha gia' tentato, in passato, di convivere in una coalizione, ma le cose sono andate cosi' male da convincere tutti che lavorare insieme ad altri non e' possibile. Oppure, hanno gia' lavorato con un secondo gruppo che potrebbe essere presente nella coalizione e ne sono stati "feriti" in qualche modo, per cui non vogliono ripetere l'esperienza. Una nuova coalizione deve saper esaminare la storia pregressa dei possibili membri, aiutare a sciogliere i nodi ove possibile, e non ripetere errori gia' fatti; - la presenza di una elite di "professionisti della rivoluzione". Sono quelli che dicono di aver molta fretta di risolvere i problemi, di non aver tempo di discutere il processo decisionale, le tecniche d'azione, ecc., perche' "dovunque vi sia un'ingiustizia" essi accorrono (anche se i portatori di interesse primario non hanno minimamente richiesto la loro presenza). Costoro, se coinvolti nella coalizione, non ne accetteranno alcuna regola poiche' sono convinti di non aver bisogno di discutere con nessuno: hanno gia' tutte le risposte in tasca; - scarsa capacita' organizzativa (non si sa come ripartire il carico del lavoro di coalizione, le regole di fondo non sono chiare, non c'e' un chiaro impegno nonviolento, ecc.); - il costo del lavorare insieme viene percepito (o e' effettivamente) come piu' alto rispetto ai possibili benefici. * 4. Quando dar vita ad una coalizione? Una coalizione, per funzionare, deve avere uno scopo condiviso: gruppi differenti non si riuniranno in essa se non c'e' una buona ragione per farlo. Dovreste quindi riflettere sull'ipotesi di costruirla quando: - eventi drammatici accadono nella vostra comunita'. Se ad esempio si sono moltiplicati gli episodi di violenza domestica in citta', e' il momento buono per riunire attorno ad un tavolo tutti gli attori intenzionati ad agire percha' la violenza cessi; facilmente, dopo la prima disamina della situazione, la coalizione muovera' verso il fermare la violenza di genere in tutti i suoi aspetti, e da essa passera' ad interrogarsi sulle ragioni della violenza nelle relazioni umane; - nuove informazioni diventano disponibili ed il loro effetto sulla comunita' e' riscontrabile (dati sulla disoccupazione o sul mercato del lavoro, studi ecologici, medici, ecc.); - le circostanze o le leggi subiscono un cambiamento sostanziale, e/o vi sono nuovi fondi pubblici a disposizione per il lavoro sociale; - una minaccia sta allarmando la comunita': la privatizzazione del sistema sanitario, la presenza di una nuova industria altamente inquinante, la vendita di un'area verde a un centro commerciale, ecc.; - avete una proposta per un cambiamento sociale di vasta portata. E naturalmente, sapete bene che possono volerci anni per ottenerlo. Una coalizione puo' aiutarvi a "tenere il terreno" in termini di speranza, energia, entusiasmo. * 5. Una coalizione e' la risposta migliore al problema che avete in mente? C'e' anche la possibilita' che la risposta sia negativa, o che le persone che desiderate coinvolgere non vedano la costruzione di una coalizione come il modo piu' giusto di gestire la situazione (e potrebbero aver ragione). Chiedetevi, percio', se la coalizione sarebbe in grado di ottenere i propri scopi, se l'averla aumenterebbe la coerenza, la forza e l'efficacia di tutti nel rispondere al problema, se nella comunita' sono presenti altre coalizioni e se il formarne ancora una valga veramente la pena. * 6. Chi dovrebbe farne parte? Innanzitutto i portatori d'interesse primario: se vi state occupando di un programma abitativo, si tratta di inquilini, sfrattati, occupanti, senza tetto; poi vi sono i co-interessati (e alcuni di essi potrebbero essere/apparirvi "oppositori"): Comune, proprietari, agenzie immobiliari; e infine le organizzazioni (formali o informali) impegnate sull'istanza: sindacati degli inquilini, gruppi di sostegno ai senza tetto, ecc. Se riuscite ad includere nella coalizione la maggior parte dei soggetti indicati, mi sento di pronosticarvi qualche significativo successo. Buona mossa, ma non indispensabile alla riuscita della coalizione o al raggiungimento dell'istanza, e' includere personaggi rilevanti della vostra comunita' (quel vescovo che ha parlato in favore di un'equa politica degli affitti, quel consigliere che ha promesso di aiutarvi, quell'opinionista che ha scritto un articolo decente sulla questione, e cosi' via). Altra buona idea e' invitare i cittadini e le cittadine, anche non interessati/e direttamente, che tendono ad occuparsi in modo fattivo della comunita' (e cioe' quelli che hanno costruito comitati, che sono intervenuti con lettere ai giornali, che si sono avvicinati al vostro banchetto in piazza): sia perche' fungono da "barometro" delle attitudini correnti fra l'opinione pubblica, sia perche' riporteranno le informazioni ad altri gruppi non coinvolti direttamente nella coalizione, dando ad essa un alto profilo comunicativo. * 7. Come cominciare - Mettendo insieme un gruppo di base convinto della bonta' dell'opzione; - identificando i potenziali membri della coalizione e contattandoli dapprima in modo informale, suggerendo l'idea e verificando cosa ne pensano; - non pretendendo che "tutti" si siedano al vostro tavolo, ma informando quanti piu' soggetti vi e' possibile, anche se sapete in anticipo che, per qualsiasi motivo, non faranno mai parte di una coalizione: potrebbero comunque sostenerla dall'esterno, e anche questo vi aiutera'. Ricordate la fata che non era stata invitata alla festa per la nascita della principessa, vero? Arrivo' lo stesso e mise un incantesimo sulla bimba, che divenne poi la bella addormentata nel bosco: la stessa cosa potrebbe accadere alla vostra coalizione, se ignorate persone direttamente coinvolte nel problema; - assicurandovi di avere qualcosa di concreto da offrire o da chiedere ai potenziali membri, ovvero dei suggerimenti, delle proposte d'azione, uno schema generale, ecc. La proposta di aderire a "qualcosa" d'astratto non otterrebbe grande riscontro: nessuno vuole perdere il proprio tempo, e meno che mai gli/le attivisti/e, che ne impiegano gia' molto. * 8. Il primo incontro E' un momento importantissimo: se risulta in una riunione ad alta energia, pervasa da speranza e fiducia, avrete un ottimo inizio e beneficerete di una sorta di "onda lunga" che vi sosterra' nel tempo; se risulta in una riunione deprimente o negativa, o semplicemente noiosa, scordatevi di rivedere la maggior parte delle persone al secondo incontro. Ci sono molti modi per far funzionare un incontro, e naturalmente vanno correlati al contenuto dell'incontro stesso, ma la seguente agenda puo' esservi d'aiuto, in generale, per modellarlo proficuamente: - presentatevi. Ciascuno/a dei/delle presenti dia un breve resoconto di chi e', di che gruppo rappresenta, di cosa questo gruppo si occupa e se esso e' direttamente connesso all'istanza su cui la coalizione si raccoglie; - definite la questione per cui vi siete incontrati: cos'e' accaduto, e/o cosa volete che accada; - discutete la struttura della coalizione: che tipo di gruppo sara', come prenderete le decisioni, come le tradurrete in azione; - pianificate la prima azione, anche in modo puramente preliminare: puo' essere il semplice annuncio ai media dell'esistenza della coalizione, non fate passi lunghi quando ancora non sapete di che misura sono le gambe; - pianificate cosa deve accadere in seguito, come vi muoverete per ottenere i vostri scopi, chi fara' che cosa e quando. E' importante che le persone lascino l'incontro con la coscienza di aver "costruito" qualcosa; - programmate la data del prossimo incontro (meglio se riuscite a trovare un accordo su una scadenza fissa: il primo del mese, ogni 15 giorni, ecc.). * 9. Muoversi in avanti Il primo incontro ha funzionato? Benissimo, adesso ci sono delle cosucce necessarie da fare, perche' il fuoco che avete acceso non sia di paglia: - definite con maggior chiarezza la visione, gli scopi a breve e lungo termine, il codice di azione, ecc. e stilate un documento condiviso che riporti il tutto: ognuno/a deve poter contribuire alla sua costruzione e ognuno/a deve potersi riconoscere in esso. Inoltre, esso vi servira' da "faro" per orientarvi quando incontrerete le prime difficolta'; - rifinite la costruzione della struttura: se vi saranno sottogruppi e in che modo relazioneranno sul loro lavoro, che tipo di risorse materiali, finanziarie, di informazione i gruppi della coalizione sono disposti a condividere; - sforzatevi di rendere gli incontri piacevoli, create un ambiente in cui ci si senta benvenuti, e continuate ad invitare altri potenziali membri alle riunioni. Piu' persone sentono di contare, di fare la differenza, di essere apprezzate, piu' la coalizione funzionera'; - siate realistici: muovetevi dapprima verso cio' che potete ottenere con relativa facilita' (un successo, anche piccolo, funge sempre da "collante"), e mantenete le vostre promesse. Se non siete sicuri di poter fare una cosa, non dite che certamente in qualche modo la farete lo stesso; - date riconoscimento alle differenze di cui i membri della coalizione sono portatori. Se la coalizione e' stata costruita bene, essa e' uno specchio delle differenze culturali, sociali, etniche e religiose presenti nella vostra comunita': usatele come risorse per la reciproca conoscenza e come differenti abilita'/capacita'/lenti interpretative, anziche' come fonte di scontro e divisione. * 10. Comunicate Tenete il piu' aperte possibile le linee di comunicazione: fra i membri della coalizione, con i media, con la comunita' nel suo insieme, assicurandovi che ciascuno/a abbia le informazioni necessarie a rendere proficuo il lavoro della coalizione. Una comunicazione efficace, aperta e trasparente, puo' contribuire anche a fornirvi sostegni esterni quando ne avrete bisogno. 4. INIZIATIVE. A CHE PUNTO SIAMO SULLA PROPOSTA DI LIDIA MENAPACE Mentre continuano a pervenire interventi che continueremo a pubblicare nei prossimi giorni (tutte e tutti ringraziamo, ed auspichiamo che la riflessione si allarghi ancora e che ulteriori idee e punti di vista emergano ad arricchire il dialogo), invitiamo anche tutte e tutti a partecipare all'incontro che si svolgera' l'8 novembre presso la Casa della nonviolenza a Verona (in via Spagna 8) e che sara' un passo importante nell'iniziativa affinche' la proposta di Lidia Menapace "per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta" diventi una campagna che incida sulla e nella Unione Europea, giacche' ve ne e' grande bisogno ed urgenza. Per informazioni e contatti per l'incontro dell'8 novembre e le successive iniziative si puo' far riferimento a Lidia Menapace (llidiamenapace at virgilio.it), a Mao Valpiana (azionenonviolenta at sis.it), a Giovanni Benzoni (gbenzoni at tin.it), oltre che alla nostra redazione. 5. PROPOSTE. UN NETWORK PER IL DISARMO [Attraverso la mailing list del gruppo di lavoro tematico "nonviolenza e conflitti" della Rete di Lilliput riceviamo e diffondiamo questo documento; per ulteriori informazioni e contatti: www.disarmo.org. Troviamo apprezzabile questa iniziativa; e naturalmente ribadiamo la nostra modesta opinione che l'unica posizione utile e forte contro il riarmo e' quella che si fonda sulla scelta della nonviolenza, che si oppone integralmente a tutte le armi e tutti gli eserciti, e si batte per il disarmo unilaterale, la smilitarizzazione e la riconversione dell'industria bellica a produzioni civili; chi pensa di poter raggiungere compromessi con il complesso militare-industriale si illude, si colloca su un terreno scivoloso e finisce per essere sconfitto quando addirittura non diventa complice] Dopo un grosso lavoro di confronto e di approfondimento, durato alcuni mesi, e' finalmente iniziata la fase costitutiva ed operativa di una rete stabile e permanente che si occupera' nel lungo periodo dei temi connessi alla sicurezza ed al controllo degli armamenti. Il network prende avvio dall'esperienza che molte associazioni e molti gruppi hanno condotto congiuntamente all'interno della Campagna per la difesa della legge 185, dalla quale si sono apprese tecniche di collaborazione e di pressione che si pensa possano essere utili anche in una attivita' di tipo continuativo (che su questi temi e' in pratica sempre mancata). L'interazione delle esperienze dovrebbe integrare sia gli aspetti di ordine politico-strategico sia quelle economico-sociali. La "mission" dovra' comprendere sia misure operative (trasparenza, controllo, advocacy) sia misure strutturali come il disarmo, la riduzioni di armamenti, l'eliminazione di determinate categorie di armi. Siamo consapevoli che un'azione tale richiede una vasta gamma di iniziative e metodologie di lavoro negli anni a venire. Saranno necessari molteplici sforzi e dovranno essere coinvolti attori con ruoli estremamente diversificati: non si trattera' di un'unica e singola campagna. Si proporra' un indirizzo dal quale gruppi ed organizzazioni, organizzati in coalizioni o reti, operanti a livello locale e nazionale, siano in grado di coordinarsi focalizzando l'attenzione su preoccupazioni o tematiche particolari. Questo network non solo potra' offrire una serie di servizi per sviluppare un effettivo funzionamento di campagne ed azioni specifiche, ma garantira' anche lo sviluppo armonico di una strategia trasversale per un'azione coordinata sulle armi nel rispetto delle iniziative locali o nazionali. Provvisoriamente alla rete e' stato dato il nome di "network disarmo.org" in quanto e' gia' a nostra disposizione il dominio internet www.disarmo.org * Finalita' ed attivita' Alcuni possibili obiettivi del network erano gia' stati individuati nella fase preliminare di confronto: - Controllo della spesa militare e del commercio di armi; - Controllo del rispetto dei vincoli all'esportazione di armamenti; - Rifinanziamento dei fondi per progetti di riconversione (185/90) e altri (raccolta armi, sminamento); - Facilitare il lancio di campagne su obiettivi politici specifici e importanti; - Rafforzare la capacita' del network di rispondere rapidamente, efficacemente ed in modo coordinato; - Incentivare la creazione di gruppi di lavoro per sviluppare e coordinare le strategie di supporto nel medio termine per ciascuna campagna; - Mobilitare l'opinione pubblica nel supporto alle azioni con lo scopo di influenzare le politiche nazionali ed europee; - Identificare ed ampliare le risorse finanziarie e umane necessarie per particolari campagne o iniziative; - Per il raggiungimento della finalita' sopra esposte sono state individuate alcune attivita' che dovranno procedere in contemporanea: a) studio e ricerca sui diversi temi legati agli armamenti; b) diffusione dei risultati del network ed in particolare degli studi portati avanti di cui al punto precedente; c) lancio e diffusione di una campagna di informazione culturale sul disarmo, a prescindere dai diversi temi trattati; d) attivita' di lobbying e di pressione, ma anche di collaborazione ed informazione, nei confronti delle Istituzioni e del Parlamento in particolare, ed in collaborazione con le reti europee verso il Parlamento Europeo. Per quanto riguarda il Parlamento italiano sara' necessario incentivare la costituzione di un gruppo interparlamentare sul tema del disarmo, come gia' ipotizzato nel corso dell'ultimo incontro della campagna in difesa della legge 185. Per concretizzare in maniera proficua questa bozza di programma sara' necessario coniugare una ricerca incisiva e dei risultati concreti, da diffondere poi con un messaggio semplice che possa raggiungere il maggior numero di persone possibile. Dodici tematiche specifiche di potenziale interesse per gruppi di lavoro interni al network erano gia' state individuate a livello preparatorio (il prospetto viene allegato a questo documento); molto probabilmente non sara' possibile seguirle tutte contemporaneamente, almeno non fin da subito. Percio' andranno sempre valutate e tenute in considerazione le energie a disposizione del network e gli interessi espressi dalle varie organizzazioni aderenti nella scelta dei temi da affrontare. Alcune proposte, da vagliare e integrare, sono state avanzate per quanto riguarda i settori prioritari in cui svolgere le attivita' iniziali del network: - campagna su trasparenza e commercio; - campagna di pressione sul Parlamento Europeo in vista delle elezioni di aprile 2004; - attivita' riguardo ai mediatori di armi; - studio e campagna riguardo le armi leggere; - studio del mercato dell'industria bellica e dei suoi rapporti con l'economia globalizzata. Ulteriori proposte potranno essere avanzate dai responsabili dei diversi gruppi di lavoro e dalle varie organizzazioni aderenti alla rete, ed inoltre non vanno dimenticati appuntamenti (sporadici) di formazione e di sensibilizzazione che il network potra' promuovere o supportare. * Informazione e comunicazione Il punto e' centrale per il tipo di obiettivi scelti dal network e per le modalita' operative scelte ed a noi congeniali. In base anche all'esperienza della Campagna 185 si dovranno individuare attori del mondo della comunicazione e dell'informazione che siano vicini alle tematiche trattate dal network e possano fungere da veicolo dei risultati ottenuti e delle proposte elaborate. Un primo elenco, da valutare e confermare, comprende: Carta, Missione Oggi, Mosaico di Pace, Valori, Vita, Nigrizia... * Organizzazioni promotrici e possibili collaborazioni I gruppi e le associazioni che hanno dato la loro disponibilita' a lavorare e a condividere risorse e sforzi all'interno del network sono attualmente: Amnesty International, Archivio Disarmo, Associazione Obiettori Nonviolenti, Assopace, Acli, Attac, Campagna Banche Armate, Forum Bastaguerra, Beati i costruttori di pace, Campagna obiezione alle spese militari, Centro Studi Difesa Civile, Coordinamento comasco per la pace, Donne in nero, Fondazione Culturale Responsabilita' Etica, Lega Obiezione di Coscienza, Missionari Comboniani, Movimento Nonviolento, Osservatorio Commercio Armamenti (Oscar), Pax Christi, PeaceLink, Rete Lilliput Chiaramente l'elenco e' del tutto provvisorio e dipendente dai contatti avuti finora e dalle risposte ai numerosi appelli fatti circolare negli ambienti sensibili al tema del disarmo. L'adesione al network sara' subordinata al recepimento da parte di ogni organizzazione di linee guida generali (riguardanti il metodo di lavoro, la condivisione di risorse e risultati, le quote di adesione) che sono attualmente in corso di elaborazione. Mentre si ritiene che i partiti politici non possano entrare a far parte del network, sara' sicuramente necessario definire i rapporti di collaborazione diretta ed indiretta con le organizzazione sindacali, in particolare con l'importantissima area dei lavoratori ed ex-lavoratori dell'industria bellica. Si e' presa inoltre in considerazione la collaborazione con il mondo accademico, in particolare con alcune strutture esistenti e conosciute (ad esempio: il Centro interdipartimentale per la pace di Bari, la Scuola S. Anna di Pisa, gruppi o dipartimenti per l'educazione alla pace a Lucca, Firenze, Roma, altri centri di studio come il Sereno Regis, ecc.). A questo scopo si e' deciso di realizzare una breve presentazione del network e delle sue finalita' da diffondere come elemento informativo teso ad avviare collaborazioni e scambi. Si ritiene cosa migliore prendere contatto con singoli professori e/o ricercatori o al limite con Dipartimenti interessati e sensibili alla materia, vista la difficolta' di tenere rapporti attivi con una intera Facolta' o Universita'. In prospettiva, tali professori e ricercatori potrebbero costituire una sorta di comitato scientifico esterno del network da coinvolgere su singoli problemi o attivita' di studio e ricerca. * Primi appuntamenti operativi per il network Sempre a livello di proposta iniziale, le prima scadenze in cui coinvolgere il network e la sua struttura in costruzione potrebbero essere: - Partecipazione al Convegno organizzato da Saferworld a Dublino per il semestre di Presidenza Europea irlandese (dicembre); - Workshop e appuntamenti vari in preparazione ed in corrispondenza dell'Assemblea dell'Onu dei popoli e della marcia Perugia-Assisi (9-12 ottobre 2003); - Convegno di due giorni di dibattito sul tema del disarmo e di lancio del network (data da stabilire); - Presenza e partecipazione al Forum Sociale Europeo di Parigi (12-15 novembre), in collaborazione con le organizzazioni che gia' stanno lavorando in vista di questo evento. * Risorse a disposizione del network Per coordinare e stimolare le attivita' del network e dei suoi gruppi di lavoro e' stata proposta l'assunzione part-time di due persone, da selezionare di preferenza fra coloro che gia' possiedono competenze sugli argomenti che verranno trattati e/o hanno seguito lo sviluppo della Campagna in difesa della legge 185. La conoscenza della lingua inglese e' richiesta almeno per la persona che dovra' seguire i rapporti con le reti e le organizzazioni internazionali. Per i due ruoli ipotizzati si prevedono i seguenti profili di mansione. a) Coordinatore/segretario della rete: - Ruolo di coordinamento e di collegamento fra le organizzazioni aderenti; - Gestione della maling list, della newsletter e dei contatti; - Gestione della tesoreria e della raccolta di risorse finanziarie. Vista la necessita' di lavorare a stretto contatto con organizzazioni ed enti di livello nazionale (Parlamento in testa) tale persona dovrebbe di preferenza avere la possibilita' di risiedere a Roma per alcuni periodi. b) Gestore rapporti esterni ed internazionali: - Collegamento con le reti e le organizzazioni europee ed internazionali che si occupano delle stesse tematiche affrontate dal network; - Ruolo di ufficio stampa; - Organizzazione di eventi; - Gestione del sito (eventualmente in collaborazione con esperti informatici). Alcune delle organizzazioni aderenti (Archivio Disarmo, Assopace, PeaceLink) hanno poi gia' espresso l'intenzione di impiegare parzialmente una parte del personale a loro disposizione. Forse c'e' la possibilita' di avere un piccolo ufficio a Roma da utilizzare come sede. E' ovvio inoltre che il network, sia per sostenere l'assunzione delle persone deputate al coordinamento che per condurre a termine attivita' di ricerca e di sensibilizzazione, dovra' dotarsi di adeguate risorse economiche. * Struttura del network e forma giuridica Se da un lato le forme di cooperazione e modalita' di lavoro erano gia' state abbozzate nei documenti preparatori (vedi allegato), dall'altro e' necessario a questo punto del processo escogitare una forma giuridica adeguata per il nostro network. E' indispensabile una struttura che possa salvaguardare l'elasticita' e la leggerezza di un lavoro "a rete" fra le diverse organizzazioni, pur garantendo la possibilita' di ricevere in maniera trasparente finanziamenti e di assumere dipendenti. La soluzione proposta e' quella di costituirsi in associazione di secondo livello; l'ipotesi va verificata ed approfondita e se accettata presuppone la stesura e l'approvazione di uno statuto/atto costitutivo. A parte la presenza essenziale di due persone stipendiate per condurre nella pratica il coordinamento interno ed esterno, la struttura di gestione e di indirizzo del network e' ancora tutta da studiare. Per ora si pensa ad un Comitato direttivo che, a seconda della struttura giuridica che si andra' a scegliere, potrebbe comprendere un referente per ciascuna delle aderenti avendo il compito di indirizzare i lavori, fissare le priorita', amministrare i fondi e stabilire il quadro di azione generale del network. Poiche' nel modello abbozzato sara' centrale l'apporto dei gruppi di lavoro (in sigla: GdL), e' del tutto naturale ipotizzare inoltre una figura di responsabile di GdL che interagisca con il Comitato per seguire e condurre le attivita' del GdL e per proporre nuovi temi di ricerca e di lavoro. * Scheda di adesione e di condivisione delle risorse Parallelamente alle regole di adesione al network (di cui si e' gia' parlato), e' in corso di elaborazione una scheda di raccolta notizie che andra' compilata da ciascuna organizzazione interessata a far parte del network disarmo. Nella scheda si dovranno specificare i campi di maggiore interesse per l'associazione all'interno del network e definire quali tipologie di risorse verranno messe a disposizione della rete, formalizzando cosi' la propria intenzione ed il proprio impegno in questo progetto. Sia la scheda che le regole di adesione verranno al piu' presto fatte circolare tra le realta' aderenti e fra quelle interessate ad aderire. * Allegato: ipotesi preliminari sui gruppi di lavoro Una volta stabilite le linee guida iniziali, secondo gli spunti appena tracciati, si potra' iniziare ad articolare la rete in gruppi di lavoro tematici, che diventeranno operativi quando le adesioni a ciascun gruppo saranno sufficienti per avviare le attivita'. E' da sottolineare che la rete si muovera' in una dimensione europea, diventando in particolare punto di riferimento in Italia per gli organismi simili impegnati sui problemi degli armamenti negli altri paesi europei. E' opportuno che le organizzazioni aderenti alla rete s'incontrino periodicamente per verificare il lavoro svolto e assumere decisioni operative. I vari gruppi di lavoro devono far pervenire con qualche anticipo rispetto ad ogni incontro delle brevi relazioni sui lavori in corso ed eventualmente presentare richieste di decisioni che saranno discusse e approvate dall'assemblea. In prima approssimazione sono stati individuati dodici gruppi di lavoro, che potranno sia effettuare analisi ed elaborare strategie, sia decidere iniziative e mobilitazioni in base al mandato ricevuto o al piano di lavoro complessivo messo a punto congiuntamente. Nello scegliere gli ambiti di lavoro si e' tenuto conto delle attuali esigenze di approfondimento delle conoscenze, della necessita' di garantire ad ogni mobilitazione un'ampia base conoscitiva ed inoltre delle scadenze internazionali che imporranno una reazione della costituenda rete. 1. Impianti nucleari Costruzione, funzionamento e malfunzionamento. Produzione di plutonio, costi delle dismissioni, traffico ed immagazzinamento scorie. Accordi sulla riduzione degli armamenti nucleari, nuove tecnologie. 2. Produzione industriale Struttura produttiva industriale, multinazionale e nazionale, in tutti i paesi produttori di armi, gli accordi di coproduzione e di collaborazione tecnologica. 3. Esportazione Analisi dei flussi di esportazione, per paesi, per sistemi d'arma, per armi leggere e munizioni. 4. Armi chimiche e biologiche Produzione e scorte delle armi chimiche e biologiche, trattati in materia, danni arrecati a militari e civili dall'uso di tali armi e dei relativi vaccini. 5. Spazio e comunicazione Usi militari delle attivita' spaziali e dei sistemi globali di comunicazione e di informazione. 6. Criminalita' ed armi Dimensione criminale del commercio delle armi, traffici illegali e attivita' terroristiche. 7. Finanza ed armi Aspetti finanziari del traffico di armi, ruolo delle banche e dei paradisi fiscali. 8. Ricerca ed armi Analisi della ricerca scientifica di rilevanza militare e delle sue ricadute sul civile. 9. Occupazione e riconversione Líoccupazione nel settore militare e le prospettive di riconversione delle industrie di rilevanza bellica. 10. Basi militari Il ruolo delle basi militari nei paesi esteri ed alleati. 11. Armi e polizia Studio sugli aspetti militari delle riforme delle polizie e dei sistemi antiguerriglia e di repressione interna. 12. Guerra Interpretazioni e teoria sulle guerre, analisi di strategie e tattiche, studi sulle conseguenze della guerra sui civili e la societa. 13. Prevenzione conflitti Tutte le esperienze che vanno nella direzione di un disarmo "culturale", mediazione, prevenzione, corpi civili di pace, difesa popolare nonviolenta, etc. Ogni gruppo di lavoro dovra' disporre alla base di una o piu' organizzazioni che si assumeranno, per un periodo di tempo determinato, la responsabilita' di essere il "motore" del gruppo, fornendo gratuitamente sede e attrezzature (e se possibile personale) e ospitando le risorse fornite da altre organizzazioni inserite nel gruppo di lavoro. Riguardo agli eventuali prodotti ed elaborazioni, ogni gruppo di lavoro decidera' autonomamente il risalto da riservare nelle intestazioni alle organizzazioni "motore" e a quelle che hanno effettivamente contribuito. 6. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: GUERRA E PACE IN MEDIO ORIENTE [Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: giulio.vittorangeli at tin.it) per questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996; Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio 2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"] Ci sentiamo sopraffatti dai messaggi di morte che giornalmente il Medio Oriente ci manda; non sappiamo trovare un modo per fermare la guerra e i massacri, per ridare una possibilita' e una speranza a quella martoriata terra, che possa garantire i diritti dei palestinesi e l'esistenza in pace di Israele. Non si vede all'orizzonte nessuna possibilita' di invio di una forza di interposizione, dell'Onu o dell'Unione europea. Questa proposta e' stata piu' volte rilanciata, e da piu' parti, scontrandosi sempre contro il rifiuto del governo israeliano. Un rifiuto che deriva essenzialmente dalla decisione di Israele di considerare la questione palestinese un suo problema interno e non un problema tra due stati. Ne' tantomeno si vede chi possa sanzionare la politica di Sharon, (anzi la comunita' internazionale ha lasciato in pasto alla sua politica criminale le vite dei palestinesi), esigere il ritiro di Israele alle frontiere del 1967, riconoscere unilateralmente lo stato palestinese. Non certo il nostro poco nobile governo; ma, per esempio, cosa impedisce all'opposizione di centrosinistra di presentare una mozione unitaria, netta e solenne, in questo senso? Forse raggiungerebbe la maggioranza, certo premerebbe sull'intera sinistra europea e oltre. E non lascerebbe soli i molti e le molte pacifiste che salvano l'onore cercando di interporsi fra un gigante armato e un popolo deciso a morire pur di ferirlo, perche' ormai non ha piu' nulla da perdere. Molti di noi, giustamente, pensano che i palestinesi sono i piu' aspramente offesi. Come ha dichiarato l'avvocatessa iraniana Shirin Ebadi (recente Nobel per la pace): "Si tratta di una guerra diseguale, quella delle pietre contro un'armata molto potente". Cosi', molti di noi, pensano che la maggior responsabilita' per trovare una pacificazione spetta ai piu' forti; che il problema di fondo e' l'occupazione che e' all'origine della ferocia anche della resistenza palestinese. Che Israele non puo' considerare la sofferenza dell'altro inferiore alla propria. Che dalla prepotenza del suo governo non verranno che sciagure. Che il governo israeliano si comporti come si comporta e' una tragedia: il governo di un popolo che ha subito persecuzioni e che ora e' un governo persecutore. Ma all'interno della solidarieta', a cui stanno a cuore le vicende del popolo palestinese, permangono equivoci non chiariti. Crediamo che aver lanciato, come ha fatto Arafat, la seconda Intifada come movimento di tipo militare e' stato un errore tragico, che non deve essere sottaciuto. Un errore che certamente e' causa della drammatica crisi dei palestinesi, in particolare del suo gruppo dirigente. Si veda la difficolta' di costruire un governo, per quanto d'emergenza. Invece la prima Intifada (la rivolta delle pietre) fu una forma di difesa popolare nonviolenta che coinvolgeva direttamente la societa' palestinese Gli ultimi tre anni hanno dimostrato, oltre ogni possibile dubbio, che non c'e' soluzione militare per la questione israelo-palestinese; che se c'e' un'area del mondo nella quale con la violenza e la guerra, i bombardamenti e gli attentati, non si va da nessuna parte, se non alla rovina generale, quella e' proprio il Medio Oriente. Coprire ogni errore palestinese (vedi la disperazione dei kamikaze), non fa che fomentare un odio indiscriminato per Israele; una parte dell'ondata di destra che investe il mondo. Queste pratiche sono criminali e della destra piu cupa, come tutte le pratiche terroristiche e di "martirio", che disprezzano la vita propria e altrui: tutti siamo egualmente esseri umani ed eguali sono le nostre sofferenze. La furia omicida del terrorismo kamikaze, il corpo usato come ordigno bellico, cinicamente incoraggiata dalla "religione" del martirio, convertita in masochismo, e' la spia di una sconvolgente alienazione oltreche' la quintessenza del patriarcato. Il terrorismo si accompagna alla vistosa marginalizzazione delle donne dalla sfera politica, soprattutto quando ne denunciano inadeguatezze e corruzioni, come nel caso di Hannan Ashrawi. Credo che noi tutti vogliamo dare al popolo palestinese (come ad altri piu' dimenticati) una speranza, non certo una induzione al suicidio collettivo. Come ha scritto Edward W. Said: "La cosa importante e' che la lotta per l'uguaglianza in Palestina/Israele deve tendere a una finalita' umana, cioe' la coesistenza, non l'ulteriore repressione e negazione". Perche' la pace e' un diritto dei popoli e la guerra e' la negazione di ogni diritto. Resta tutta la difficolta' di "come" costruire una pace giusta in Medio Oriente, che possa aprire una fase del tutto nuova nella storia dei popoli israeliano e palestinese, fondata sul diritto di ogni persona a esistere e a coesistere con l'altro nel pieno rispetto delle differenze di ognuno e della legalita' internazionale. Un primo passo puo' essere la manifestazione dell'8 novembre a Roma, nata contro il gigantesco muro divisorio che il governo di Israele sta facendo costruire. Quasi dieci anni dopo la fine dell'apartheid in Sudafrica, questo spaventoso muro razzista sta sorgendo senza alcun commento da parte della comunita' internazionale. Bloccarlo e' un atto di civilta' umana, per tutti. 7. RILETTURE. GUENTHER ANDERS: NOI FIGLI DI EICHMANN Guenther Anders, Noi figli di Eichmann, La Giuntina, Firenze 1995, pp. 112, lire 15.000. Uno dei formidabili saggi del grande pensatore della resistenza all'inumano. 8. RILETTURE. HANNAH ARENDT: LE ORIGINI DEL TOTALITARISMO Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo, Edizioni di Comunita', Milano 1967, 1996, pp. LVI + 712, lire 36.000. Un classico che occorre aver letto. 9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it; angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it Numero 705 del 16 ottobre 2003
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