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RossoNotizieNet n. 41 - 15 ottobre 2003
- Subject: RossoNotizieNet n. 41 - 15 ottobre 2003
- From: "associazione culturale punto rosso" <puntorosso at puntorosso.it>
- Date: Wed, 15 Oct 2003 23:10:49 +0200
ROSSONotizieNet numero 41 - 14 ottobre 2003 periodico elettronico dell'Associazione Culturale Punto Rosso Sommario - Piazze Solidali a Milano dal 16 ottobre al 2 novembre - Dibattito a Milano su movimento e trasformazione della politica - 6 novembre 2003 - Convegno sui brevetti di sabato 8 novembre 2003 con Vandana Shiva, Samir Amin, Riccardo Petrella - Primo corso del ciclo monografico sulla democrazia della Lup: seconda parte (settembre 2003-febbraio 2004) - Gruppo di lettura di Avere o essere di Erich Fromm a cura di Luca Danesini - Materiali: Dopo Cancun. L'Omc in divieto di Pablo Romo e Per un contratto mondiale dell'energia (in allegato) - Novità Edizioni Punto Rosso - Biblioteca Minima dal 16-10-03 al 2-11-03 PIAZZE SOLIDALI: PENSARE E AGIRE UN MONDO DIVERSO tutti i giorni dalle 11 alle 21 Alle spalle del Duomo Vi aspettano le associazioni e organizzazioni che hanno realizzato le mobilitazioni per la pace a Milano: Patto per la pace e lo cooperazione internazionale formato da ACEA, ACLI, ARCI, CGIL, CISL, Chico Mendes, Emergency, Legambiente, Manitese, Pax Christi, Rosa Bianca, Centro Helder Camara, MAG 2. Insieme a (in ordine alfabetico) Acra, Attac Milano, Casapace di Milano, Cric Milano, Forum Consumo Critico, Gruppo Basta Guerra (Milano), Gruppo comunicazione/Social Press (Milano), S.in.Cobas, Guerre e Pace, Lila, La libreria delle donne, Associazione Culturale Punto Rosso-Forum Mondiale delle alternative, Rete Lilliput, Un ponte per. (Milano), Ya Basta, e Consorzio Giusto etico solidale, Diafab, Dimensioni Diverse, Progetto Integrazione, .. molte altre ancora Ogni giorno troverete: mostre attinenti al tema della giornata, presentazioni di libri: banchi delle associazioni attivi: i prodotti di commercio equo e solidale, biologici ed ecologici e i libri. Troverete inoltre i tavoli informativi per il Social Forum Europeo di Parigi, per il Cop9 (la riunione dei grandi sull'ambiente a Milano in dicembre) e il tavolo Iraq. Ogni giorno saranno offerti libri sul tema della giornata con lo sconto del 20% Le giornate sono monotematiche ogni 2/3 giorni un tema diverso La Cooperazione internazionale Ambiente e sviluppo sostenibile Economia e globalizzazione, il "dopo" Wto di Cancun Nuovi stili di vita, nuovi comportamenti nei consumi Immigrazione Disarmo Pace e pacifismo Europa (democrazia, diritti, stato sociale) Tra qualche giorno riceverete un programma più dettagliato della varie giornate. pertecipate numerosi!!!!! LA DEMOCRAZIA E LA POLITICA IL MOVIMENTO DEI MOVIMENTI E LA TRASFORMAZIONE DELLA POLITICA TRA ORDINE ISTITUZIONALE ED AUTORGANIZZAZIONE Milano - Giovedì 6 Novembre - ore 20.45 Camera del Lavoro (sala Buozzi) Corso di Porta Vittoria 43 Ne discutono Danilo Zolo (Università di Firenze) Mimmo Porcaro (saggista) Giuseppe Pirola (gesuita, docente filosofia Aloisianum) Vittorio Agnoletto (cons. int. FSM) Marco Bersani (Attac) Organizza Associazione Culturale Punto Rosso Libera Università Popolare Dopo il fallimento del Wto a Cancun, occorre continuare con più determinazione la coscietizzazione e la mobilitazione contro i Gats e i Trips, quindi anche contro il monopolio dei brevetti, contro la privatizzazione della conoscenza e del sapere. Il convegno seguente si iscrive in questo corso. Inoltre rimanda al bando di concorso sulla brevettabilità che abbiamo istituito in collaborazione con il Circolo Culturale Palazzo Cattaneo, vedi il regolamento in <http://www.puntorosso.it/>www.puntorosso.it programma provvisorio LE NUOVE RECINZIONI DELLA VITA: BREVETTI, MONOPOLI, MULTINAZIONALI LE ALTERNATIVE ALLA PRIVATIZZAZIONE DEL MONDO MILANO - SABATO 8 NOVEMBRE 2003 CAMERA DEL LAVORO - C.SO PORTA VITTORIA 43 Ore 9.30 - 13.30 Prima sessione: Le conseguenze sociali ed economiche dei brevetti il contesto SAMIR AMIN (dir. Forum du Tiers Monde, pres. Forum Mondiale delle Alternative) Il capitalismo contemporaneo, i monopoli, le multinazionali e le privatizzazioni RICCARDO PETRELLA (Univ. di Lovanio, Segr. Contratto Mondiale Acqua) La mercificazione della conoscenza relazione VANDANA SHIVA (direttrice Research Foundation for Science, Tecnology and Ecology) I brevetti, il Wto e la privatizzazione del vivente: le conseguenze sul Sud del mondo comunicazioni VITTORIO AGNOLETTO (Cons. Int. Fsm) I brevetti ed il diritto alla salute NICOLA NICOLOSI (Segreteria Cgil Lombardia) I monopoli della conoscenza e il declino industriale italiano GIORGIO CREMASCHI (segr. nazionale Fiom) Le conseguenze dei brevetti e dei monopoli sul lavoro GIANNI TAMINO (Università di Padova) Brevetti, biotecnologie e privatizzazione del genoma umano Ore 14.30-18 Seconda sessione: La riforma della brevettabilità. Il monopolio brevettuale e altre forme di remunerazione. BENEDETTO VECCHI (Il Manifesto) La proprietà privata nell'epoca del postfordismo come appropriazione di conoscenze prodotte collettivamente ANDREA FUMAGALLI (Università di Pavia) Saperi collettivi e proprietà intellettuale. Le alternative Video-intervista a RICHARD STALLMAN (Free Software Foundation) ARTURO DI CORINTO (Università di Roma) La Rete e la libera circolazione della conoscenza. Il movimento per il software libero Interventi previsti di GIANNI TOGNONI (Fondazione Int. Lelio basso), SABINA SINISCALCHI (Fondazione di Banca Etica), IVAN VERGA (Ass. Verdi Ambiente Società), ROBERTO BRAMBILLA (Rete di Lilliput), GIANCARLO ZINONI (Attac) e altri in via di definizione Conclusioni di VANDANA SHIVA Organizzano: Associazione Culturale Punto Rosso-Forum Mondiale delle Alternative, Circolo Culturale Palazzo Cattaneo, Fondazione Culturale di Banca Etica, Cgil Lombardia, Fiom Cgil, Greenpeace, Rivista Altreconomia, Rivista Viator, Pax Christi, Associazione Verdi Ambiente Società e altri in via di definizione LUP - LIBERA UNIVERSITA' POPOLARE Ciclo monografico LA DEMOCRAZIA L'intero ciclo è consultabile nel nostro sito <http://www.puntorosso.it/>www.puntorosso.it Primo corso LA GLOBALIZZAZIONE NEOLIBERISTA, LA CRISI DELLE DEMOCRAZIE E LO SPAZIO DELLA POLITICA. PARTE II: LA CRISI DELLA RAPPRESENTANZA Durata: 3 incontri. Luogo: Punto Rosso Orario: 18.30. Quota di iscrizione: 10 Euro Giovedì 23 Ottobre 2003 Esiti autoritari alla crisi della rappresentanza: la guerra come nuova forma della politica, lo Stato come puro garante dell'ordine pubblico, l'ideologia della sicurezza, il razzismo istituzionalizzato. Relatrice: Monica Quirico (Università di Torino) Giovedì 30 Ottobre 2003 Alternative progressive alla crisi della rappresentanza: il movimento dei movimenti come nuovo campo della politica, la democrazia partecipativa, "i beni pubblici compartecipati", le condizioni ed i vincoli della partecipazione. Relatori: Guido Milani, Giorgio Riolo, Roberto Mapelli Giovedì 6 Novembre 2003 (luogo da definire) Dibattito pubblico: "Il movimento e la politica tra ordine istituzionale ed autorganizzazione". Relatori: Danilo Zolo (Università di Firenze), Mimmo Porcaro (studioso della politica, saggista), Vittorio Agnoletto (FSM), Marco Bersani (Attac) Per iscriversi basta segnalare telegonicamente la propria intenzione e poi iscriversi materialmente alla prima lezione. GRUPPI DI LETTURA DELLA LIBERA UNIVERSITA' POPOLARE Prosegue l'attività dei Gruppi di lettura a cura di Luca Danesini. Dopo la lettura del libro di Marcuse L'uomo a una dimensione, il prossimo Gruppo affronterà l'opera Avere o essere di Erich Fromm Partendo da una profonda e rigorosa indagine dei mali della nostra epoca, l'autore delinea in quest'opera una nuova etica e la possibilità di un diverso atteggiamento dell'essere umano verso la natura e la società. Questa lettura ci offrirà nuovi spunti di riflessione e di analisi (Luca Danesini). Durata: 8 incontri Luogo: Punto Rosso - via Morigi 8 Quota di partecipazione: 10 euro Gruppi di 5 persone Inizio martedì 23 settembre ore 21.00 Occorre chiamare telefonicamente per informazioni, conferma della data di inizio e la costituzione dei gruppi di lettura di 5 persone. MATERIALI L'OMC IN DIVIETO di Pablo Romo Scrivo questo articolo da Cancún, dove ho partecipato alla bella esperienza di essere in tanti da tutto il mondo contro il mostro dell'OMC che vuole controllare il commercio mondiale e molte altre cose. L'esperienza è stata breve ma ricchissima. Ho potuto partecipare a vari forum alternativi, preparare la grande marcia di sabato 13 e vedere il vertice "dal di dentro". Certo la morte del signor Lee ha dato vita a una riflessione nella quale si sono ritrovate concordi tutte le diverse posizioni: l'OMC continua a mietere vittime. Alla fine dell'evento tutti e tutte abbiamo potuto dire insieme, di fronte al fallimento dei negoziati, che l'OMC non è in grado di creare un commercio equo nel mondo. * * * CASUS BELLI: LA SOVRANITÀ ALIMENTARE Il vertice dei ministri dell'OMC ha fallito dopo cinque giorni di lavori intensi durante i quali l'obiettivo era di completare parte dell'Agenda a Doha (Qatar), in particolare per quanto riguardava la soppressione dei sussidi agricoli. Già prima dell'inizio del vertice si profilavano forti difficoltà. I lavori dei consigli avevano lasciato trapelare la formazione di gruppi di paesi che non avrebbero permesso di far passare il tema dell'agricoltura in secondo piano rispetto ai "nuovi temi", come li avevano chiamati le delegazioni USA e UE. I ministri di 146 paesi, capeggiati dal dottor Supachai Panitchpakdi, Direttore Generale dell'OMC, riuniti nella località balneare più esclusiva del Messico, non hanno approvato nessun accordo, con la scusa che "è meglio non fare accordi che farne uno cattivo", e così il Vertice ha rinviato il compromesso a favore del vero "libero mercato". La grossa novità dei negoziati è stata la formazione di un blocco di paesi in via di sviluppo (G21) comprendente tra gli altri Brasile, Cile, India, Cina, Sudafrica e Messico, che hanno insistito sull'eliminazione dei sussidi che USA e UE danno ai loro prodotti agricoli, generando un falso libero mercato e un ingiusto squilibrio. In effetti USA e UE, che dal 1995 a oggi hanno aiutato le loro produzioni agricole con più di 150 miliardi (migliaia di milioni) di dollari ciascuno, pretendono che i paesi in via di sviluppo e i paesi poveri aprano le proprie frontiere indiscriminatamente e che non diano sussidi ai loro prodotti per creare il "libero mercato" (principio "anti-dumping"). Questa politica economica ha aumentato la disuguaglianza tra paesi poveri e ricchi, dal momento che mentre gli uni, i poveri, sono obbligati a obbedire, gli altri, i ricchi, non rispettano per niente questo "principio economico". Per far sì che si realizzi questo meccanismo sia la UE che gli USA ricorrono ai tribunali per mettere l'embargo ai prodotti o generare embarghi di fatto. Tra il 1995 e il 2001, negli USA si sono discussi 255 casi di "anti-dumping" in seguito a cause intentate dall'industria nordamericana a proposito della "competenza ingiusta". Quasi due terzi di questi casi coinvolgevano direttamente esportatori di paesi in via di sviluppo. Queste dispute in tribunale implicano costi che i paesi del Terzo Mondo non sono in grado di sostenere. In questa logica di sussidi per i ricchi e non per i poveri, gli USA esportano 70,20 mila milioni di dollari all'anno di prodotti agricoli con sussidio (a prezzi estremamente competitivi) e importa 68,70 mila milioni, mentre l'UE esporta 57,81 e importa dal resto del mondo 79,78 mila milioni, la più grande percentuale di movimento commerciale al mondo. Per questa ragione, il G21 chiedeva al Vertice l'eliminazione dei sussidi concessi dai ricchi e un trattamento di favore per i paesi poveri. Queste richieste, ovviamente, non sono state accettate da Robert Zoellick, negoziatore commerciale del governo USA, né dal Giappone né dall'UE. Domenica 14 settembre, poco prima della conclusione del Vertice, durante la sessione plenaria finale, i ministri di Uganda e Kenia hanno abbandonato la sala per protesta, per la poca attenzione dimostrata dai potenti. Il documento proposto dal blocco dei ricchi non è stato accettato e il Vertice si è concluso con un nulla di fatto. Sono stati spesi milioni di dollari per la realizzazione del Vertice che è fallito in tutto e per tutto. La discussione continuerà nelle prossime riunioni, nonostante lo scoraggiamento. L'ORGANIZZAZIONE MONDIALE DEL COMMERCIO Per poter comprendere cosa rappresenta questa organizzazione e cosa significa il suo fallimento, bisogna ricordare l'origine dell'OMC. L'OMC nasce il 1 gennaio 1995 come erede del GATT (Accordo Generale su Tariffe e Commercio), meglio conosciuto come "Uruguay Round", il cui obiettivo era una riduzione graduale delle tariffe che i paesi imponevano ai prodotti di importazione. Da allora sono nati i progetti di accordi di "Libero Commercio" che si sono consolidati durante gli anni '90 e che si vogliono imporre a livello mondiale nel nostro decennio. Per esempio, l'accordo commerciale asimmetrico tra Canada, USA e Messico (NAFTA) la cui prima fase è entrata in vigore il 1 gennaio 1994 (in concomitanza con il sollevamento armato degli zapatisti) e l'ALCA, che è l'accordo commerciale delle Americhe, che si vuol far entrare in vigore dal 1 gennaio 2005. Con la fine del GATT e la nuova geopolitica, l'OMC nasce agli ordini dell'impero commerciale USA e con l'assenso di UE e Giappone. L'OMC cerca di realizzare una nuova cornice "legale" per assicurare che le norme commerciali non entrino in conflitto con l'evoluzione dell'economia globale e che i commerci circolino con la massima facilità, prevedibilità e libertà possibili. Le sue funzioni più importanti sono: amministrare gli accordi commerciali fatti sotto i suoi auspici; creare forum per i negoziati commerciali; cercare di risolvere le differenze commerciali tra i paesi; sorvegliare le politiche commerciali nazionali affinché si applichino le politiche concordate; assistere con esperti i paesi che lo richiedano per implementare gli accordi e cooperare con altre Organizzazioni internazionali. Nel 1994, a Marrakech, venne firmato l'atto costitutivo ratificato da 120 paesi. A oggi l'OMC ha 146 paesi membri e molti altri come osservatori. L'OMC si riunisce a Ginevra, dove ha la sede, ma le sue riunioni si svolgono anche in altri luoghi, soprattutto quelle di alto livello, come quelle ministeriali, che si sono tenute a Singapore nel 1996, Ginevra nel 1998, Seattle nel 1999, Doha (Qatar) nel 2001 e quest'anno a Cancún, in Messico. Senza dubbio, l'OMC presenta un problema fondamentale: il suo sistema è antidemocratico e poco trasparente. I negoziati sono a porte chiuse e si fanno pressioni sui paesi poveri affinché firmino accordi sotto il peso dei debiti che li condizionano. Le decisioni importanti fino a ora sono state prese dal blocco di paesi ricchi e senza tener conto della percentuale di popolazione mondiale che ciascun paese rappresenta. Così, le grandi multinazionali usano i paesi ricchi per fare pressione sui paesi poveri affinché accettino le loro condizioni in materia di investimenti e commercializzazione dei prodotti. Una delle più evidenti condizioni stabilite dai grandi gruppi è la modifica delle leggi sul lavoro per poter sfruttare più facilmente gli operai; un'altra è quella di godere di esenzioni fiscali per gli impianti di produzione; un'altra ancora è l'esenzione fiscale sulle esportazioni. LA CRISI DELL'OMC Il rifiuto nei confronti dell'OMC nasce fin dall'inizio, quando appare evidente che non cerca di realizzare un commercio equo nei confronti dei paesi poveri, che sottragga alla miseria gran parte della popolazione mondiale. Il desiderio della maggioranza della popolazione mondiale è stabilire un maggiore equilibrio tra commercio e ricchezza dei popoli, il che non si può ottenere senza un commercio equo e solidale. Per questo, fin dalla sua nascita l'OMC è stata sotto accusa e le proteste crescono nella misura in cui questa organizzazione implementa o impone accordi che aumentano la disuguaglianza tra i paesi. La protesta ha avuto diverse espressioni, dalla realizzazione di forum per presentare proposte alternative alle lotte di strada. A Seattle, negli USA, quattro anni fa, migliaia di cittadini nordamericani scesero in piazza e più di un centinaio fu arrestato, rendendo palese che non si fanno gli interessi dei cittadini ma dei grandi commerci. Alle manifestazioni contro l'OMC si sono unite le dimostrazioni contro le politiche dei G7+1 e la loro riunione annuale di Davos, in Svizzera, visto che queste organizzazione stanno palesemente unendo le loro politiche di azione economica e di "sicurezza globale". Così sorge il movimento "critico globale" o "altermondialista", che recupera l'espressione zapatista "un altro mondo è possibile". I FORUM PARALLELI DI CANCUN Siccome le proteste non esprimono solo un rifiuto, ma apportano riflessioni su percorsi alternativi, a Cancún si sono tenuti vari forum paralleli per analizzare dal punto di vista della società civile gli impatti e le alternative alle politiche economiche globali. I Forum organizzati in questa occasione sono stati il Forum globale della biodiversità, il Forum convergenza di mezzi e tecnologie alternative, l'Incontro sullo zapatismo e sulla resistenza globale, il Forum dei popoli, il Forum contadino internazionale, il Forum internazionale dei diritti delle donne negli accordi commerciali, il Forum sindacale internazionale e il Forum dei pescatori. Secondo gli organizzatori, ci sono state presentazioni alle quali hanno partecipato a Cancún più di tre mila membri di organizzazioni non governative di tutto il mondo delle più di 980 registrate all'OMC. Senza dubbio i forum più importanti, vista la tematica del Vertice, sono stati quello contadino internazionale e quello dei popoli con la presenza imponente di Vía Campesina, organizzazione che raggruppa migliaia di agricoltori del mondo e centinaia di indigeni dal Messico e dal Guatemala. In questi forum si è denunciato l'impatto delle misure economiche adottate dai paesi in via di sviluppo per compiacere l'OMC, che hanno generato l'impoverimento in massa dei contadini e delle popolazioni indigene. Alcune delle conclusioni cui si è giunti in questi forum sono state: che l'OMC non tratti come suo tema l'agricoltura dei popoli e dei paesi: nello stesso modo che la salute, l'educazione e la cultura, l'agricoltura non deve essere oggetto di accordi commerciali. La sovranità alimentare dei popoli deve essere il principio fondamentale delle politiche internazionali, preservandone la cultura e la biodiversità. I processi di produzione e commercializzazione agroalimentare devono essere protetti da popoli e paesi, per evitare che siano distrutti dalle grandi industrie agroalimentari che vogliono monopolizzare non solo il mercato ma anche il processo produttivo. Per questo è necessario che si adottino nuove politiche pubbliche che contribuiscano a generare un equilibrio tra la produzione e la distribuzione alimentare, garantendo l'accesso alla terra ai contadini e il proprio territorio ai popoli indigeni. Questi forum hanno constatato che la liberalizzazione commerciale dei prodotti agricoli ha favorito l'aumento della povertà e causato migrazioni di massa. Allo stesso modo, in diversi forum alternativi si è constatato che la liberalizzazione dei mercati e l'eliminazione delle barriere tariffarie sono direttamente proporzionali alle violazioni dei diritti di libero transito, di manifestazione e in pratica di tutti i diritti sociali ed economici. Altre conclusioni ugualmente importanti sono state il rifiuto della produzione di alimenti e semi transgenici che mettono a rischio la salute e alterano gli ecosistemi, pregiudicano le sementi indigene e aumentano la dipendenza economica e tecnologica. Nei forum c'è stato un rifiuto netto rispetto a qualsiasi tipo di appropriazione per lo sfruttamento commerciale di conoscenze tradizionali dei popoli indigeni e della loro tecnologia o la pretesa di brevettare sementi o organismi che sono un bene dell'umanità. Così, l'urgenza dei paesi ricchi di implementare nuovi accordi che garantiscano la proprietà intellettuale è stata combattuta con il principio fondamentale della conoscenza universale a beneficio dell'umanità. A Cancún è stata chiara la voce che si oppone all'Accordo su Beni e Servizi dell'OMC, che vuole privatizzare e mettere in mani straniere tutti i beni pubblici. Questo rifiuto è strettamente legato alla difesa di acqua, terra - territori, boschi e risorse naturali - che i popoli indigeni portano avanti da molti anni e cui ora si uniscono molti settori della società civile. In sintesi, le conclusioni del forum contadino e dei popoli gettano le basi di un nuovo ordine alimentare globale che abbia come fondamento la lotta alla fame e la ricerca di una vita dignitosa per tutti e tutte a partire dalla sovranità alimentare di popoli e nazioni. I forum organizzati dalla società civile non si sono limitati alla riflessione ma si sono mobilitati per le strade, per chiedere un dialogo con i ministri e con la stessa OMC. La polizia messicana ha fatto in modo che non si raggiungessero le sedi del Vertice. CANCcN E IL MONDO Questi forum e manifestazioni si sono svolti in concomitanza con altri in giro per il mondo. A Ginevra il 6 settembre 200 persone del Social Forum Lemanique hanno formato una catena umana attorno alla sede dell'OMC. Il 7 settembre in Brasile si è tenuta una grande manifestazione (120.000 manifestanti a San Paolo) contro l'ALCA e l'OMC. Secondo l'agenzia alternativa ALAI si sono tenute manifestazioni in 1500 località. Sempre il 7 settembre decine di organizzazioni sociali di San Antonio, Texas, USA, hanno organizzato una veglia davanti alla Cattedrale cattolica per denunciare gli effetti perversi che sarebbero provocati nel continente dall'ALCA (Area di Libero Comercio delle Americhe). In Ecuador si sono tenute varie marce di protesta nella capitale. La maggior parte dei partecipanti erano giovani. Nel Salvador, diversi gruppo hanno realizzato marce e sit-in accompagnati da attività religiose e culturali per protestare contro le richieste del FMI e della Banca Mondiale nei confronti di questo paese. Nel frattempo, la sua delegazione ministeriale a Cancún cedeva alle pressioni degli USA e parlava pubblicamente a favore della seconda relazione patrocinata da UE, Giappone e USA. Nelle Filippine migliaia di manifestanti sono scesi in piazza bloccando le strade principali di Manila. In Bolivia 50 organizzazioni contadine hanno partecipato al seminario "Sovranità alimentare ora" tenutosi a La Paz. A Bangkok, Thailandia, il 9 settembre più di 300 persone si sono impadronite delle strade centrali marciando in segno di protesta, in sintonia con le manifestazioni nel resto del mondo. A San José, in Costa Rica, il 15 settembre si è tenuta una giornata contro le politiche economiche pubbliche di questo paese. LE MANIFESTAZIONI A CANCUN Le manifestazioni a Cancún sono state le più diverse. Dall'immolazione di Lee Kyubg Hae, che ha commosso tutti, a balli, azioni mediatiche e artistiche. Le manifestazioni hanno avuto inizio ancor prima dell'inaugurazione del vertice. Praticamente tutte sono state ordinate e pacifiche. La polizia messicana e i manifestanti hanno mantenuto un atteggiamento di rispetto reciproco, tranne in alcuni episodi isolati di piccoli gruppo violenti, che le televisioni hanno sfruttato fino alla nausea. Certo la città di Cancún era sorvegliata come non mai e migliaia di poliziotti e membri dell'esercito pattugliavano le strade che sembravano in stato di assedio. Ho potuto essere testimone dell'immensa creatività dei diversi gruppi di partecipanti alle manifestazioni. Per esempio, mentre alcuni erano travestiti da magnati delle multinazionali che distribuivano dollari finti, altri fingevano di essere ministri di paesi poveri che si facevano corrompere e approvavano gli accordi dell'OMC. Teatro, ballo, canti e travestimenti sono stati gli strumenti della protesta. Un grande "Tlaloc", dio azteco dell'acqua, camminava per le strade protestando per la privatizzazione dell'acqua; migliaia di candele e fiori sono comparsi la notte dell'11 settembre in omaggio ai morti causati dalle politiche agricole dell'OMC, a cominciare da Lee Kyubg Hae. Una bandiera gigante appesa a una gru di fronte alle strutture del Centro Congressi, sede del Vertice, diceva "no all'OMC". Il grande giorno di festa è stato domenica 14, quando è stato ufficiale il fallimento del vertice e il nulla di fatto. La festa ha invaso le strade centrali di Cancún e ha dato forza ai migliaia di rappresentanti della società civile. DOPO CANCUN Il fallimento del Vertice Ministeriale di Cancún pone la domanda su quel che avverrà in futuro. E' sempre più evidente per tutti o quasi che l'OMC non può garantire un commercio equo, responsabile e solidale come si vorrebbe. L'OMC ha reso chiaro che quando si tratta di toccare gli interessi dei grandi paesi si preferisce fallire e boicottare il Vertice. L'OMC non può mantenere un sistema segreto di negoziati al margine degli interessi di gran parte del mondo, pena la perdita totale di credibilità. I G21, frutto della nuova congiuntura globale (vittoria della sinistra in Brasile, tensione post-guerra in Iraq, boom cinese dell'apertura all'economia di mercato, nuova situazione economica in Argentina ecc.), è molto fragile e vulnerabile perché i debiti esteri dei paesi che ne fanno parte li trasformano in facili vittime di negoziati sotto ricatto. Senza dubbio, questi paesi sono per la prima volta nella storia dell'OMC una forza da appoggiare e apprezzare per dar voce alla povertà. I paesi poveri non sono ancora stati capaci di presentarsi uniti come blocco. Ed espressioni come quelle di Kenia e Uganda sono significative del disgusto accumulato e della rabbia che arriva ai vertici del potere di questi paesi. Dall'altra parte, la società civile si articola sempre più e sempre meglio. Perfeziona le sue tecniche di influenza e sviluppa la creatività nelle sue azioni. Anche se i mezzi di comunicazione hanno colpevolizzato i manifestanti, è sempre meno credibile il discorso ideologico che fanno, soprattutto le televisioni. Il fallimento dell'OMC dà forza nelle Americhe per continuare a lavorare contro il trattato mondiale di libero scambio in questo continente, che chiaramente favorirà solo i grandi paesi e gli USA. E anima il resto degli uomini e delle donne dotati di coscienza a continuare a lavorare alla ricerca di un altro mondo possibile. Pablo Romo OP Estate 2003 Traduzione di Prisca Destro di Traduttori Per la Pace (http://web.tiscali.it/traduttoriperlapace) (Pablo Romo è frate dominicano, a suo tempo collaboratore di Samuel Ruiz, collaboratore di Frei Betto nella commissione Iustitia e Pax, da sempre al fianco della lotta del popolo del Chiapas. Tra i tanti suoi scritti, ricordiamo il suo contributo al libro collettaneo L'orizzonte delle alternative, Edizioni Punto Rosso). In allegato un altro materiale molto importante per un contratto mondiale dell'energia che verrà lanciato al Forum Sociale Europeo di Parigi NOVITA' EDIZIONI PUNTO ROSSO Forum Mondiale delle Alternative a cura di F. Houtart, S. Amin La globalizzazione delle resistenze Lo stato delle lotte 2002/2003 Il libro raccoglie i contributi di diversi autori da tutte le parti del mondo sullo stato delle lotte nei diversi continenti e alcuni saggi sui temi principali della resistenza alla globalizzazione capitalistica e sulle sue alternative. Collana Libri FMA/8, pp. 420, 15 Euro. Pubblicato in collaborazione con Terre Des Hommes Indice 1. Lo stato dei Luoghi - Lo stato delle lotte 1. L'Asia dell'Est. 2. La Cina. 3. Il Sudest asiatico. 4. L'india. 5. Il Mondo Arabo e il Medio Oriente. 6. L'Africa Subsahariana. 7. L'America Latina. 8. L'America del Nord. 9. L'Europa dell'Est. 10. L'Europa Occidentale 2. Le poste in gioco globali delle lotte contemporanee 1. Il petrolio chiave del dominio economico. 2. L'acqua, sfida globale dell'avvenire, tra privatizzazione e bene comune dell'umanità. 3. Il debito estero, meccanismo di estrazione delle ricchezze. 4. La lotta contro la povertà, utilità politica di un argomento nel nuovo ordine mondiale. 5. I movimenti delle donne per un'altra globalizzazione. 6. La militarizzazione del mondo e le nuove condizioni della pace 3. L'ampiezza delle sfide, riflessioni sulle origini e i percorsi delle resistenze e delle lotte 1. La dimensione economica. 2. La dimensione sociale. 3. La dimensione culturale. 4. La dimensione politica 4. La ricerca delle alternative 1. Il paradigma dello sviluppo. 2. Progetti e livelli delle alternativie -------------------------------------------------------------------- Atilio A. Boron IMPERO & IMPERIALISMO Una lettura critica di Michael Hardt e Antonio Negri L'imperialismo attuale non è lo stesso di trent'anni fa. E' cambiato, ma non è diventato il suo contrario, come ci propina la mistificazione neoliberista. Esso continua ad opprimere i popoli e le nazioni, seminando ad ogni passo dolore, distruzione e morte. Nonostante i cambiamenti conserva la sua identità e struttura e continua a perpetuare la sua funzione storica nella logica dell'accomulazione mondiale del capitale. Le sue mutazioni, la sua volatile e pericolosa compresenza di tradizione e innovazione, richiede la costruzione di un nuovo approccio che ci permetta di capire la natura attuale dell'imperialismo. Questa continuità dei paradigmi fondamentali dell'imperialismo - non necessariamente della sua fenomenologia - viene ignorata nell'opera di Hardt e Negri, tanto che in nome di tale negazione essi definiscono l'Impero. Cercheremo, con questo libro, di dimostrare che, come le Mura di Gerico non crollarono di fronte al suono delle trombe di Giusuè e dei suoi sacerdoti, così nemmeno la realtà dell'imperialismo svanisce davanti alla fantasia dei filosofi. Atilio A. Boron è docente di Teoria politica e sociale all'Università di Buenos Aires (UBA) ed è segretario della CLACSO (Consiglio latinoamericano di scienze sociali) Collana Libri Varia, pp. 160, 10 Euro. BIBLIOTECA MINIMA MANLIO DINUCCI - IL POTERE NUCLEARE. STORIA DI UNA FOLLIA DA HIROSHIMA AL 2015 - FAZI EDITORE, PP. 243, ¤ 12,50. Prefazione di Giulietto Chiesa «E' questo un libro prezioso sotto molti aspetti, ma soprattutto perché, attraverso un'analisi precisa, puntuale, esauriente, ci racconta la struttura, le coordinate, i postulati del pensiero geopolitico (e implicitamente ci descrive la statura politica, culturale e morale) degli occupanti del "ponte di comando" dell'Impero. Tutto ciò va ben oltre il riesame organico e complessivo dello "stato dell'arte" in materia di armi atomiche e di strategie nucleari, che pure è l'asse centrale del lavoro. [...] Questa offensiva planetaria dell'Impero è cominciata prima dell'11 settembre. Molto prima. I materiali raccolti in questo lavoro lo documentano in modo impressionante e, io credo, definitivo». (Dalla prefazione di Giulietto Chiesa) ------------------------------------------------------------------- ASSOCIAZIONE CULTURALE PUNTO ROSSO puntorosso at puntorosso.it FORUM MONDIALE DELLE ALTERNATIVE fma at puntorosso.it LIBERA UNIVERSITA' POPOLARE lup at puntorosso.it EDIZIONI PUNTO ROSSO edizioni at puntorosso.it VIA MORIGI 8 - 20123 MILANO - ITALIA TEL. 02-874324 e 02-875045 (anche fax) www.puntorosso.it ------------------------------------------------------------------- PER UN CONTRATTO MONDIALE DELL'ENERGIA BENE COMUNE DELL'UMANITA' PACE CLIMA EQUITA' L'INSOSTENIBILITA' DELL'ATTUALE SISTEMA: Con il terzo millennio siamo giunti ad una sempre maggiore evidenza di 4 nodi fondamentali della contraddizione dell'attuale fase di sviluppo industrial-capitalistica: - l'approssimarsi dei limiti delle risorse naturali; - i livelli d'inquinamento mettono in modo evidente in pericolo la salute degli esseri viventi; e, la trasformazione della composizione atmosferica è tale da causare gravi mutamenti climatici (primi sintomi di una trasformazione che potrebbe imboccare una via di non ritorno nell'arco di qualche decennio); - l'iniquità ecologica e sociale, sul nostro pianeta, nei confronti dei popoli industrialmente meno sviluppati e delle generazioni future. - L'invasione culturale dell "American way of Life", quale ultima espressione del pensiero coloniale ed eurocentrico che, nel nome del libero mercato, non vede nulla di male nel depredare in pochi anni le riserve naturali nel pianeta, accumulatesi in milioni di anni di evoluzione naturale Tre convincimenti hanno principalmente favorito finora l'attuale situazione: - il dogma dell'eterna crescita economica che, per mantenersi vitale, ha bisogno del consumismo uso e getta, e della società dell'opulenza; - il mito della scienza risolutrice miracolosa di tutti i problemi; - la politica di mercato come unica regolatrice della convivenza fra gli uomini, in barba a l'ecosistema. L'iniquo sviluppo della globalizzazione capitalistica sta ormai venendo alla luce. Più che nel passato sono evidenti i limiti della Natura che non permettono più di credere al grande bluff del capitalismo, che prometteva a tutti lo stesso futuro di benessere. L'impegno dei movimenti di lotta contro questo tipo di globalizzazione è fondamentale per intraprendere la strada che potremmo definire ecologicamente sostenibile. La Questione Energetica è centrale. La rivoluzione industriale, sorta in seguito alla scoperta delle fonti energetiche fossili (prima il carbone poi il petrolio) assicura ai paesi industrializzati (1/5 della popolazione mondiale) un benessere tale da consentire a ciascun cittadino di godere di servizi che equivalgono al lavoro di 20 schiavi-energetici. Ma la possibilità di sfruttare le risorse fossili su cui si basa questo benessere, non sono infinite. E' evidente che la guerra "preventiva" e "permanente" in atto ha il compito immediato di garantire il controllo delle risorse residue di petrolio e gas naturale (quelle meno diffuse e più trasportabili e pertanto più preziose del carbone) e si pone l'obiettivo strategico di consolidare nuove egemonie territoriali per il futuro. Da tempo sono mature le condizioni per una svolta nelle politiche energetiche europee. Numerose sono le ragioni che la sollecitano: 1. L'uscita dalla dipendenza dai combustibili fossili, che invece tende ad aumentare, favorisce la pace e la distensione. 2. Sganciarsi dai combustibili fossili permette di proteggere il clima del pianeta. I fatti recenti (aumento degli eventi estremi), dimostrano con chiarezza che il pianeta vive già le conseguenze del suo surriscaldamento. Le previsioni, contenute nel terzo rapporto sul clima dell'IPCC, sono già una drammatica realtà, su cui prendere decisioni politiche, a cominciare dall'applicazione del protocollo di Kyoto, ma per andare oltre, passo inevitabile per avviare una reale inversione di tendenza. 3) Le fonti rinnovabili sono presenti su tutto il pianeta in modo diffuso e consentono di produrre energia senza emissioni climalteranti, inquinanti e senza dipendenza. Sole vento e, a certe condizioni, biomasse, idro e geotermia, possono garantire il diritto all'energia a miliardi di donne ed uomini a cui oggi è negato. Perciò bisogna sostenere la ricerca in questo campo e in particolare quella legata alla sperimentazione e utilizzazione dell'idrogeno che va prodotto con fonti rinnovabili e non con i combustibili fossili o col nucleare 4) Può contribuire a ridurre consistentemente l'inquinamento dell'aria che respiriamo, consentendo anche forti risparmi nelle spese sanitarie e di disinquinamento. 5) Ed infine è una svolta che offre, ai paesi che la perseguiranno, una straordinaria occasione d'innovazione tecnologica E' sotto gli occhi di tutti il progressivo fallimento delle politiche "neoliberiste", in questo settore come in altri, basate sul dogma del mercato come soluzione dei problemi. Dopo un'estate in cui è apparso evidente il collasso del sistema energetico liberalizzato, con i continui black out e disservizi; dopo che si è mostrata con altrettanta chiarezza la connessione fra i mutamenti climatici (il grande caldo) e la crisi dello stato sociale (milioni di vecchi abbandonati e lasciati morire di caldo e stress); dopo che, in molti, ha cominciato a farsi strada la convinzione che sono proprio gli effetti dei processi di combustione a provocare il surriscaldamento della Terra e l'alterazione del clima: un'Europa sempre più indipendente dal petrolio non solo è possibile, ma a medio-lungo termine diventerà la sola strada percorribile. UN MONDO DIVERSO E' POSSIBILE SOLO CON UN SISTEMA ENERGETICO ALTERNATIVO: Per ragioni convergenti di ambiente e giustizia internazionale , affermiamo un principio generale di equità nell'accesso alla limitata capacità di rigenerazione naturale dell'equilibrio climatico. Proponiamo per questo che: sia stabilito, per tutti i paesi del mondo, un tetto di 1 Tep fossile di consumo pro-capite, da realizzare entro il 2050, con conseguente forte riduzione dei consumi fossili dei paesi industrializzati . Per il Forum Sociale europeo è una grande sfida. Per essere vinta esso deve affrontare contemporaneamente più di un terreno d'iniziativa: - dire NO alla guerra preventiva, alla guerra per il petrolio, al nucleare sia civile che militare; - ridurre drasticamente l'energia consumata dai paesi ricchi e maggiormente industrializzati attraverso politiche di efficienza e uso razionale dell'energia, garantendo livelli e modi di vivere dignitosi e migliori di quelli attuali. Per ottenere ciò è indispensabile intervenire sui sistemi produttivi (industriali ed agricoli) e sui modelli di consumo e di convivenza attualmente basati sulla continua crescita quantitativa; - puntare a far si che l'Europa realizzi unilateralmente gli obiettivi di riduzione dei gas climalteranti, stabiliti a Kyoto, ma nel quadro di una strategia che punti , come richiesto dalla comunità scientifica internazionale e dai documenti approvati, a ridurli del 70% rispetto a quelli del 1990. La proposta che avanziamo è che al 2020 la riduzione rispetto al 90 sia del 35%. In questo quadro va rifiutata l'attuale strategia di un uso massiccio dei meccanismi flessibili, previsti dal trattato di Kyoto, che determinerebbero il blocco di ogni sviluppo dei paesi più poveri. In particolare rifiutiamo la "truffa" ecologica e sociale dell'acquisto dei crediti di emissione, cioè la possibilità di continuare ad inquinare gratis; - sviluppare lotte e proposte per fermare la privatizzazione e la liberalizzazione selvaggia dei servizi a rete ed in particolare del settore energetico; - evidenziare le contraddizioni ed elaborare proposte affinché si blocchino i cicli produttivi sporchi e dannosi e vengano incentivati invece quelli puliti e che utilizzino minori quantità di materia prime e di energia. In questo quadro affermiamo la necessità di una rinnovata alleanza tra il movimento che si batte contro le nocività sul territorio, per il mantenimento della biodiversità, l'evoluzione delle relazioni ecologiche e storiche dei territori locali e dell'intero pianeta, ed il movimento dei lavoratori che subiscono da sempre il "liberismo", i danni sanitari dei cicli produttivi nocivi e la insicurezza dei luoghi di lavoro. - promuovere regole che interrompono il perverso meccanismo per cui le industrie preferiscono trasferirsi nei paesi in via di sviluppo per sfruttare la disponibilità di manodopera a basso costo e gli scarsi controlli ambientali, provocando nel contempo deindustrializzazione e disoccupazione in Italia ed Europa. - imporre una forte programmazione pubblica, con capacità di contrattazione a livello decentrato, con la partecipazione della società civile, su programmi concreti dove le ragioni ambientali e di equità sociale abbiano priorità sull'economia. Al Vertice dei Ministri dell'Energia e dell'Ambiente di Montecatini si è sancita la riduzione dei controlli ambientali (già scarsissimi, peraltro) e delle politiche di comando controllo, noi crediamo, al contrario, che i controlli debbano tornare in mano pubblica, essere estesi e diventare consueti e quotidiani dando vita a forme di controllo dal basso, anche attraverso la costituzione di "osservatori popolari", per favorire la partecipazione di tutti alle scelte politiche in campo energetico sanitario e ambientale. - estendere le reti e le sinergie che si sono sviluppate negli anni recenti, a partire dalle lotte e dai conflitti sociali ed ambientali e che hanno elaborato saperi e conoscenze, così come molte esperienze passate e recenti: movimento contro il nucleare, movimento contro gli inceneritori e per una gestione socialmente ed ambientalmente coerente dei rifiuti, lotte contro la privatizzazione dell'acqua, lotte per la casa e per città vivibili e senza traffico, lotte contro le nocività dei luoghi di lavoro; - agire a livello culturale per mettere in discussione il primato della quantità, attualmente imperante, e far emergere il bisogno di qualità complessiva della vita. Monopolio o Modello di generazione diffusa?: Proporsi di portare l'Europa fuori dal petrolio e dai combustibili fossili significa anche superare il modello energetico, fin qui conosciuto, concentrato e monopolistico, quello basato su grandi centrali e lunghe linee di trasmissione: concentra il potere in poche mani e rende quasi impossibile un controllo sociale delle scelte energetiche. Inoltre, i recenti blackout, così come i fenomeni di terrorismo stragista, ne dimostrano tutta la fragilità. Il modello monopolistico dovrà essere sostituito da un modello energetico diffuso e radicato sul territorio che produce energia e calore con le fonti di cui quel territorio è ricco. E' evidente che le fonti di un modello distribuito sono le rinnovabili diffuse per natura e accanto ad esse la microcogenerazione. Produrre l'energia che serve ad una comunità catturando i raggi del sole, imbrigliando l'impeto del vento, utilizzando una parte dei residui della manutenzione dei boschi per riscaldare case, proprio perché rende protagonisti i cittadini e le cittadine facilita anche usi sobri ed efficienti dell'energia. Occorre opporsi alle grandi centrali termoelettriche anche per le dimensioni proposte, che non consentono l'uso del calore, prodotto in eccedenza, attraverso la cogenerazione. I necessari cambiamenti: Va detto con chiarezza che non si esce dal petrolio e dai combustibili fossili con un rilancio del nucleare. Questa scelta il popolo italiano l'ha già scartata con un referendum, sulla medesima strada si è incamminata la Germania e presto anche la Svizzera ed il Regno Unito. Il nucleare espone l'umanità a rischi enormi (sia la questione dei suoi rifiuti radioattivi, sia quella della incontrollabilita' delle reazioni secondarie in caso di incidente, sono non risolvibili per non parlare dei possibili usi militari). Un'Europa denuclearizzata deve essere quindi l'obiettivo su cui produrre mobilitazione, in particolare nel paese più nuclearista e cioè la Francia. Per queste ragioni chiediamo che nella costituzione europea sia bandito ogni riferimento al trattato Eurotom del 57 che favorisce l'industria nucleare a scapito delle energie pulite. La riduzione prima e il superamento poi, della dipendenza dell'Europa dai combustibili fossili, può essere raggiunto se l'iniziativa sociale e politica del movimento saprà realizzare i seguenti obiettivi: Trasporti Occorre affermare: 1) politiche capaci di raffreddare le necessità di mobilità, investendo massicciamente nell'uso dell'informatica e riducendo, nei settori produttivi, la politica del "just in time" e dei "magazzini viaggianti"; 2) trasferire la maggior parte del trasporto di persone e merci su ferro (treno, metro, tram), sviluppando sistemi intermodali che rispondano in particolare ai tragitti di breve distanza; 3) sviluppo del cabotaggio e quindi delle grandi vie fluviali e marine, in particolare per quanto riguarda l'Italia quelle dell'Adriatico e del Tirreno; 4) sviluppo del trasporto collettivo nelle aree metropolitane attraverso la limitazione drastica delle auto private in tali aree; 5) Incremento dei biocarburanti; In questo quadro, vanno fortemente contrastate le grandi opere autostradali e i nuovi trafori alpini con cui si punta a consolidare, per l'Europa l'attuale modello di trasporti inquinante ed insostenibile. In particolare, per quanto riguarda l'Italia, va rafforzata l'opposizione alle grandi opere di Lunardi (in particolare il Ponte sullo Stretto e l'attuale proposta di Alta Velocità Ferroviaria) e le relative normative antiambientali con cui si tenta di costruirle. Dentro la vicenda dei trasporti, si inserisce anche la questione dell'auto e in particolare la crisi della Fiat. La crisi dell'auto colpisce tutte le grandi industrie automobilistiche del mondo. Fiat auto sembra però non essersi accorta che, da oltre dieci anni, il mercato dell'automobile, a livello mondiale, è entrato in crisi di saturazione, e che le cause di questa crisi sono ambientali e soprattutto la mancanza di spazio fisico. L'auto, per avere un futuro, deve offrire modelli completamente riciclabili, capaci di muoversi senza emissioni e integrati in sistemi di mobilità urbana collettivi. In questo nuovo assetto della mobilità, va incentivata la diffusione dei modelli di auto ibridi e la ricerca per quanto riguarda i veicoli a idrogeno. Risparmio energetico: Vogliamo un'Europa che consuma meno e meglio. Un contributo decisivo alla realizzazione di un'Europa, meno dipendente dai combustibili fossili, viene dallo sviluppo di politiche di uso razionale ed efficiente dell'energia. Dobbiamo operare affinché ovunque sia data rapida attuazione alle direttive comunitarie sul risparmio e in particolare a quella sugli edifici. E' ormai dimostrato che lo sviluppo e il perseguimento di obiettivi di efficienza energetica possono, non solo garantire i medesimi o forse migliori servizi energetici ai cittadini e alle imprese, ma anche: - garantire bollette più leggere. - offrire straordinarie opportunità di innovazione e sviluppo: pensiamo ai nuovi materiali necessari per migliorare le prestazioni energetiche del nostro patrimonio edilizio o al settore degli elettrodomestici, chiamato ad offrire macchine sempre più efficienti, che consumano poca elettricità e acqua; così come per l'illuminazione; ed infine, pensiamo alle straordinarie occasioni di lavoro e di impresa che queste politiche offrono, diffondendo in ogni territorio le ESCO (energy-service-company). Affinché vi sia uno sviluppo pieno di queste politiche è necessario apportare modifiche al sistema tariffario, che siano capaci di spingere le aziende distributrici a fornire ai cittadini e alle imprese servizi post contatore che devono essere compensati, garantendo alle aziende il recupero dei mancati guadagni per il gas o l'energia elettrica invenduti. Per quanto riguarda il nostro paese occorre pretendere, dai vari livelli istituzionali, strumenti di programmazione definita, a partire da un Piano Nazionale per l'Energia, non più attualizzato dal 1988, che definisca obiettivi di aumento di efficienza ed incremento delle rinnovabili. Uno studio di qualche anno fa, del Ministero dell'Ambiente, ha evidenziato che, si potrebbe ridurre, a parità di comfort, il 30% di consumi di energia. Occorre agire attraverso la definizione o l'aggiornamento dei Piani Energetici Regionali per definire politiche di incremento dell'efficienza energetica, che attualizzino sui loro territori, a partire dagli impianti ed edifici degli Enti Locali, gli interventi necessari attraverso incentivi adeguati. Gran parte dei bisogni di caldo, freddo e illuminazione, possono essere soddisfatti, anziché con nuove centrali, utilizzando meglio e con più efficienza l'energia. Produrre calore ed elettricità con le fonti innovabili: Bisogna in primo luogo chiarire che cosa sono le rinnovabili. E' necessario cioè mettere fine alle speculazioni sulle cosiddette assimilate: i rifiuti, tantomeno il carbone miscelato ad acqua (acquacarbone) o il gasolio bianco, non sono rinnovabili, come previsto dalla stessa comunità europea. Le tecnologie che consentono lo sfruttamento energetico del sole, del vento, delle biomasse sono non solo affidabili, ma anche economicamente praticabili. Per un corretto confronto fra le varie fonti, infatti, nei costi del petrolio, andrebbero conteggiati anche quelli, di inquinamento e di alterazione degli equilibri climatici, prodotti dalla sua combustione e i costi per sostenere le guerre per il suo controllo. Bisogna in primo luogo operare, in ogni singolo paese europeo, per garantire la realizzazione degli obiettivi previsti sulle rinnovabili dalla direttiva comunitaria. Ma, in molti paesi, è possibile andare molto oltre gli stessi. In questo quadro: 1. Va chiesta in tempi brevi una svolta radicale sulla promozione del solare termico per soddisfare i bisogni di acqua calda e più in generale di calore. In questa direzione, per quanto riguarda il nostro paese andrà costruito un movimento in ogni comune che chieda una rapida modifica dei regolamenti edilizi in modo da consentire il diritto al sole e un provvedimento che permetta al cittadino, che installa un pannello solare termico, di poterne dedurre completamente il costo dell'investimento dalla dichiarazione dei redditi. 2. Pieno sviluppo dell'eolico e del fotovoltaico. Per realizzarlo va esteso a tutti gli stati membri il medesimo meccanismo di incentivazione di queste fonti. Va esteso, in concreto, quello presente in Germania, Austria e Spagna, che ha ampiamente dimostrato di garantire una notevole crescita delle installazioni di pannelli e pale eoliche : il cittadino che installa sul proprio tetto pannelli fotovoltaici o l'impresa che mette pale eoliche su un crinale, possono vendere l'energia, che queste tecnologie producono, al gestore della rete, che è obbligato ad acquistarla, remunerando la quantità di energia effettivamente prodotta, remunerando anche il vantaggio ambientale che quell'energia possiede perché prodotta senza emissioni nocive. I ritardi dell'Italia nello sfruttamento di queste fonti è notevole e ingiustificabile. Dobbiamo operare, anche dopo l'ultimo black-out, per colmarlo perché se perdurerà l'Italia perderà l'ennesima occasione di innovazione tecnologica e di lavoro per tanti giovani. L'Italia è un paese ricchissimo di sole e di vento ed è un delitto non sfruttare queste risorse. Il loro sfruttamento andrà fatto con il consenso e la partecipazione dei cittadini attraverso un'attenta programmazione, ma soprattutto il decollo delle tecnologie del sole e del vento non può più essere affidato a meccanismi come i rimborsi in conto capitale, tipo quelli dei 10000 tetti, o i certificati verdi che, hanno finito per promuovere le fonti più mature, come l'idroelettrico, con forse l'aggiunta dell'eolico. 3. E' importante il recupero di energia da biomasse, purché ricavate dal territorio circostante e nel suo rispetto (va garantita la massima efficienza e il minimo inquinamento). Tale recupero va finalizzato anche ad un'azione tesa a difendere (anche dagli incendi) e possibilmente estendere il patrimonio boschivo. Sono da favorire piccoli impianti, nei quali utilizzare materiali non trattati (manutenzioni dei boschi, residui di segherie) e recuperabili a distanze brevi onde limitare l'inquinamento dovuto al trasporto. L'utilizzo di biomasse va finalizzato prevalentemente per produrre calore e perciò l'eventuale produzione di elettricità sarà complementare al calore. E' da escludere l'utilizzo di rifiuti urbani o industriali per le cui parti biodegradabili andrà favorita la produzione di compost che restituisce al terreno materia organica 4. L'idroelettrico su piccola scala e la geotermia possono fornire contributi rilevanti a livello locale, a determinate condizioni. Per l'idro, occorre salvaguardare le condizioni di flusso e di vita della fauna ittica a valle dell'impianto ; le prospettive riguardano essenzialmente il ripristino e potenziamento di piccoli impianti esistenti, interventi realizzabili nel quadro di opere di riqualificazione idro-geologica e rimboschimento. Per la geotermia occorre una svolta rispetto ad esperienze passate che ha procurato danni all'ambiente e al territorio. Essa è utilizzabil sia le situazioni che permettono di estrarre vapore per produzione elettrica sia la geotermia per riscaldamento. 5. La microcogenerazione. Per tutta la fase di transizione verso un massiccio uso delle fonti rinnovabili è importante la diffusione della microcogenerazione (elettricità + calore - da distinguere dalla semplice microgenerazione (senza "CO") della sola energia elettrica, che non produce vantaggi ambientali) e della trigenerazione (elettricità + calore + freddo). Queste tecnologie sono mature e disponibili in commercio. Pertanto non ci sono difficoltà tecnologiche e quindi è possibile soddisfare i bisogni di elettricità, calore e fresco di grandi strutture, come ospedali, alberghi, supermercati e centri commerciali. Con le tecnologie della microcogenerazione e trigenerazione si ottengono livelli molto elevati di efficienza. Per una nuova politica fiscale europea: La realizzazione di un nuovo modello energetico europeo richiede una svolta radicale nelle politiche fiscali della comunità europea. Ciò che serve è un modello fiscale che sia in grado di realizzare lo spostamento della pressione fiscale dal lavoro e dalle imprese allo sfruttamento delle risorse naturali. In questo quadro deve essere rilanciata in tutta Europa la Carbon tax. Contro la liberalizzazione e a favore di una gestione pubblica più partecipata: Appare abbastanza evidente che una svolta di queste dimensioni non potrà mai decollare se ci si continua ad affidare al mercato e ai privati. Ma non basta tornare ai vecchi monopoli pubblici, in particolare a quello italiano, gestito, spesso, in modo clientelare. La sacrosanta battaglia contro la liberalizzazione di settori strategici come quelli dell'acqua e dell'energia deve essere in grado di definire una nuova qualità dell'intervento pubblico. Non c'è dubbio, infatti, che la realizzazione di un modello energetico distribuito, capace di valorizzare le fonti presenti sul territorio, come le rinnovabili, lo sviluppo della ricerca, la realizzazione di politiche di efficienza energetica, la stessa indispensabile innovazione di prodotto, cioè ciò che è indispensabile realizzare per impedire i cambiamenti climatici e il risanamento ambientale dell'Europa, necessitano di una direzione pubblica capace di promuovere le necessarie riforme fiscali, gli indispensabili meccanismi di incentivazione e disincentivazione, le riforme tariffarie. I naturali decisori debbono essere le regioni, i comuni e le province. Il bilancio della privatizzazione e liberalizzazione dell'energia, così come quello dell'acqua, è fallimentare in tutti i paesi europei. Ai cittadini e alle imprese l'energia continua a costare molto cara, la manutenzione della rete è ovunque inesistente, il servizio è pessimo, ma soprattutto le scelte continuano ad ignorare le drammatiche condizioni in cui versa l'ambiente e in particolare il rapido precipitare della crisi climatica. Anziché premere per una ulteriore estensione dei processi di liberalizzazione è necessario avviare su scala europea un processo di rilancio e di ridefinizione del ruolo pubblico nella programmazione e gestione di beni primari come l'energia e l'acqua. In questa prospettiva, il movimento di partecipazione al cambiamento energetico - ambientale deve essere esteso agli amministratori locali e regionali, che dovranno fruire di una rete europea di informazioni sulle migliori esperienze, tecnologie e strumentazioni attuative. Proponiamo che il social forum europeo di Parigi dia vita a una rete continentale sulle questioni energetico-ambientali , con cui far crescere, in ogni paese della comunità, un movimento di massa contro le scelte energetiche inquinanti e totalmente dipendenti dai combustibili fossili, facendo crescere la piattaforma alternativa che nel confronto di questi giorni è indispensabile approvare. Per fare ciò: - è fondamentale il rapporto con il Movimento dei lavoratori e con il sindacato. La maggiore efficienza energetica e la produzione da rinnovabili comportano molta nuova occupazione, in parte occorrerà riconvertire segmenti produttivi tradizionali, ma complessivamente il saldo occupazionale è molto positivo, sia da un punto di vista quantitativo sia qualitativo - è fondamentale il collegamento con i comuni e le province e loro organizzazioni, perché devono diventare i veri protagonisti istituzionali delle scelte energetiche delle loro comunità nel quadro di un modello energetico a generazione distribuita. - con tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, l'Italia può svolgere un ruolo importante, purché avvii una forte politica a favore del solare. Il nostro paese è al centro di un mare comune a molti paesi europei, africani e mediorientali. Proprio nel momento in cui l'energia è al centro degli interessi che muovono i più terribili conflitti, essa può divenire occasione di collaborazione e di pace. Favorire lo sviluppo di un rapporto di pace fra i paesi che si affacciano al Mediterraneo. Il sole che ci accomuna può essere importante purché esso sia occasione di rapporti paritari di sviluppo. Occorre per ottenere ciò sostituire l'uso del petrolio con quello del sole, questa è la grande sfida che chiede l'impegno del Forum Sociale Europeo presente nei paesi che si affacciano su questo mare nostrum per un progetto che potremmo chiamare Il Sole del Mediterraneo, sapendo che gli interessi contrari sono enormi, a partire dai signori del petrolio, del nucleare, degli impianti di combustione e delle armi. LA PACE PASSA ANCHE DI LÌ. Testo proposto da: Legambiente, Forum Ambientalista, Sinistra Ecologista, Cepes, Sole del Mediterraneo, Associazione Culturale Punto Rosso-Forum Mondiale delle Alternative
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