Come possiamo dimenticare?



Come possiamo dimenticare?

Articolo di Santi Greco per www.peacelink.it

Non e' possibile dimenticare quello che e' accaduto nella nostra Europa oltre cinquant'anni fa. L'orrore dei campi di concentramento e del dolore ad essi associato, non puo' essere cancellato. E' il segno di cio' che l'uomo e' capace di fare. Quando questo orrore si riversa sui bambini non trova piu' parole per essere espresso. Pero' non bisogna dimenticare, anche se e' proprio dell'uomo rimuovere il passato per soffrire di meno.

Ho finito di leggere un libro che ci riporta indietro a quegli anni di terrore e sofferenza. Ne e' autrice una giornalista, Titti Marrone. Il titolo e' indicativo di uno dei modi con cui e' possibile provare a dimenticare: "Meglio non sapere" (Editori Laterza).

Meglio non sapere le sofferenze che i propri cari hanno subito nei campi di concentramento, meglio non sapere qual e' stata la loro sorte. Meglio continuare a sperare che siano vivi, che siano riusciti a ricostruirsi una vita altrove. Meglio non sapere che dover accettare la loro morte.

L'opera della Marrone, narra la storia di tre piccoli bambini, due sorelle ed un cugino, internati ad Auschwitz, insieme alle loro madri e ben presto separati. La permanenza in un campo di concentramento vista con gli occhi di un bambino e' terribile e lascia tracce indelebili. La ripresa di una vita normale, diventa come una nuova nascita, quando bisogna imparare ogni cosa. Le due sorelle, Andra e Tatiana, sopravvissute all'orrore, faticano per ritrovare il loro essere bambine, dopo aver visto di cosa sono capaci gli uomini.

Il loro cugino, Sergio, non avra' neppure questa opportunita'. Scelto per degli esperimenti medici, insieme ad altri diciannove bambini come lui, sara' infine impiccato in una scuola di Anversa e cremato perche' non restasse traccia di cio' che la follia di un medico aveva fatto su di lui.

E' la madre del piccolo Sergio che preferisce non sapere e continuare a sognare che il figlio un giorno tornera'. Anche quando la verita', che i tedeschi avevano cercato di nascondere, verra' fuori, ella continuera' ad attendere il ritorno del figlio. Meglio non sapere, per attutire il dolore.

Ma noi dobbiamo continuare a ricordare. Non dobbiamo dimenticare di cosa siamo capaci quando mettiamo a tacere la ragione. Non dobbiamo smettere di guardarci intorno, di chiudere gli occhi, per non vedere come la scia di orrori, iniziata in quei campi, continui ancora in tante parti della terra. Non abbiamo ancora imparato la lezione e ci illudiamo che con la violenza salveremo il mondo.