Newsletter N. 28 del 14 Luglio 2003



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*** Associazione Culturale Telematica ***
  ********** "Metro Olografix" **********
    Newsletter n. 28 del 14 luglio 2003
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IN PRIMO PIANO
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"Genova, nome per nome. Le violenze, i responsabili, le ragioni:
inchiesta sui giorni e i fatti del G8". Un libro di "Terre di Mezzo" e
"Altreconomia". Pagg. 624, Euro 25. Con Cd-Rom allegato.

Per la prima volta le violenze del G8 hanno nomi e cognomi: Carlo
Gubitosa, giornalista di "PeaceLink" presente a Genova durante le
contestazioni del 2001, racconta via per via e piazza per piazza sette
giorni che hanno sconvolto l'Italia. La materia prima utilizzata per
questa inchiesta e' l'esperienza diretta dell'autore, rafforzata da
due anni di indagini e dall'analisi di decine di filmati, centinaia di
fotografie, testimonianze dirette delle vittime dei pestaggi,
relazioni di servizio delle forze dell'ordine, atti parlamentari e
fascicoli giudiziari. Il Cd-Rom allegato contiene una inedita
ricostruzione videofotografica dei fatti di piazza Alimonda, gallerie
di immagini e filmati sulle violenze di strada e sulle attivita' del
"controvertice", le testimonianze video dei manifestanti arrestati,
gli atti integrali del comitato parlamentare d'indagine. Prefazione di
Lorenzo Guadagnucci. i diritti d'autore del Cd-Rom saranno devoluti al
"Comitato Verita' e Giustizia per Genova".

Per informazioni: Carlo Gubitosa - c.gubitosa at peacelink.it -
3492258342

- - SCHEDA DI PRESENTAZIONE

Dalla protesta di Seattle alle violenze della scuola Diaz, questo
libro raccoglie la memoria storica di sette giorni che hanno cambiato
il corso della storia e della politica del paese. Mentre in Italia
infuriava il ciclone mediatico fatto di libri istantanei, polemiche
giornalistiche, manipolazioni televisive e ricostruzioni
politicizzate, l'autore di questo libro e' andato controcorrente,
raccogliendo con pazienza per due anni materiali e fonti dirette per
un dossier di 624 pagine. Una memoria lucida, precisa e testarda dei
fatti di quei giorni, culminati a maggio di quest'anno con l'ambigua
archiviazione delle indagini sulla morte di Carlo Giuliani, che
chiudono un percorso giudiziario ricostruito per la prima volta in
forma compiuta all'interno di questo libro.

Grazie al confronto incrociato tra decine di fonti indipendenti, molte
questioni ancora aperte di quel luglio insanguinato trovano finalmente
una risposta: Come mai nelle Caserme di Bolzaneto e Forte San Giuliano
la procura di Genova ha proibito i colloqui degli arrestati con i loro
avvocati? Perche' il vertice e' costato venti volte di piu' delle
devastazioni? E' vero che i black bloc colpiscono solo le vetrine
delle grandi multinazionali? A Genova ci sono stati poliziotti
inflitrati tra i devastatori? Tra i "neri" c'erano anche ultra' e
criminali comuni? Chi ha ordinato la carica dei carabinieri che ha
dato il via agli scontri culminati in piazza Alimonda? Come ha fatto
un piccolo gruppo di ciclisti "no-global" a violare la zona rossa in
bicicletta? Dove dormivano a Genova i black bloc? Perche' Bruno Vespa
ha annunciato in televisione il nome del ragazzo ucciso durante gli
scontri, quando i genitori non erano ancora stati informati? Quali
sono i poliziotti che hanno raccontato i pestaggi compiuti dai loro
colleghi all'interno delle scuole Diaz, Pascoli e Pertini? Chi e' il
funzionario di polizia che ha ordinato la carica sui manifestanti
pacifici in piazza Manin? Perche' un infermiere penitenziario ha perso
il lavoro dopo aver raccontato quello che ha visto nella caserma di
Bolzaneto? Quanti sono stati i feriti e gli arrestati durante i giorni
della contestazione? Perche' il ministro della Giustizia ha dichiarato
al comitato parlamentare d'indagine che "il termine campo di
concentramento non ha un'accezione negativa"? Come sono arrivate le
due "molotov fantasma" all'interno della scuola Diaz? Perche' il
documento finale del G8 fa riferimento ai "consumatori" anziche' ai
"cittadini" quando si parla di biotecnologie alimentari? Come sono
stati spesi i 240 miliardi utilizzati per il vertice?  Perche' il gas
dei lacrimogeni, respirato abbondantemente da molti manifestanti, ma
soprattutto dai poliziotti, e' classificato come "arma chimica" in
tempo di guerra e descritto come un agente innocuo in tempo di pace?

Tutto questo e molto altro ancora e' raccontato ne "Il libro nero del
G8", una inchiesta indipendente sui fatti di Genova pubblicata da
Carlo Gubitosa e dalle riviste "Terre di Mezzo" e "Altreconomia", che
hanno puntato sulla qualita' e sull'approfondimento di questa
ricostruzione per mettere in discussione la superficialita' e la
fretta dell'"informazione spettacolo".

La parte centrale del volume e' ovviamente dedicata ai "sette giorni
di Genova", da lunedi' 16 luglio 2001 alla domenica 22: qui, giorno
per giorno, sono descritti avvenimenti ormai dimenticati, come per
esempio la bomba che il 16 luglio fa il primo ferito (una lettera
esplosiva invita ai Carabinieri di Genova San Fruttuoso) e quelle dei
giorni successivi a Rete4, Benetton e a Bologna, ma anche
l'arrembaggio di Greenpeace, l'iniziativa di "bici contro G8", la
perquisizione al Carlini, i no-global di destra, il concerto di Manu
Chao e i lavori del Forum, le azioni dirette nonviolente dei
lillipuziani...

Fino ad arrivare al corteo dei migranti e al fatidico venerdi' 20
luglio, il giorno della morte di Carlo Giuliani. Qui la ricostruzione
si fa minuziosa, con un collage di testimonianze dirette, filmati,
foto, relazioni di servizio delle forze dell'ordine, audizioni davanti
al Comitato parlamentare d'indagine, perizie.

Il libro prosegue con le visite "di cortesia" dei parlamentari di
Alleanza nazionale nella sala operativa della Questura di Genova, gli
ordini di caricare il corteo di sabato 21, la strategia dei black
bloc, la riunione che decide l'assalto alla scuola Diaz. Anche qui,
comandi, scelte operative e scelte politiche hanno nome e cognome. E
cosi' per quello che succede a Bolzaneto, e nei vari ospedali dove
vengono portati i feriti piu' gravi.

In coda al libro, oltre ad un corposo indice analitico che raccoglie
in 15 pagine tutti i nomi dei protagonisti le vie del G8, e' presente
una raccolta di testimonianze dei manifestanti, inviate
all'associazione PeaceLink per la realizzazione di un dossier gia'
consegnato al segretariato internazionale di Amnesty International. A
questo si aggiungono i racconti diretti di alcuni poliziotti e
carabinieri, che presentano la loro prospettiva sugli eventi del
luglio genovese con una serie di racconti diretti che per la prima
volta restituiscono nella loro integrita' i pensieri degli operatori
delle forze dell'ordine.

"Genova, nome per nome. Le violenze, i responsabili, le ragioni" e'
un'inchiesta storica accurata, dettagliata, approfondita fino al
limite della sopportazione. Ma e', soprattutto, un atto di passione
giornalistica e civile. Perche' solo se si conosce quanto e' accaduto,
e perche', e' possibile evitare che errori e orrori della storia
(anche quella "breve" delle nostre vite quotidiane) si ripetano.

Un testo da leggere e far leggere, che oggi ci permette di capire un
po' meglio quello che due anni fa ci era parso tragicamente
incomprensibile.

- - COME ACQUISTARE IL LIBRO

Il libro "Genova, nome per nome" (con cd allegato) puo' essere
acquistato al costo di 25 euro in tutte le migliori librerie italiane,
e nelle botteghe del commercio equo e solidale di Milano, Genova e
Torino a partire dal giorno 18 luglio. Il cd "Genova, nome per nome"
verra' distribuito al costo di 7 euro per strada dai venditori di
Terre di mezzo nelle citta' in cui sono presenti (Milano, Genova,
Roma, Trieste, Piacenza, Torino e alcune altre), nelle botteghe del
commercio equo di Milano, Genova e Torino e dai banchetti delle
associazioni che lo richiederanno.

- - ORDINAZIONI

Chi avesse difficolta' a trovare il libro o il cd, puo' ordinarli a
Terre di mezzo o ad Altreconomia effettuando un versamento di 26 euro
(libro + cd) oppure 8 euro (per il solo cd) sul c/c postale n.
42235200 intestato a: "Cart'armata edizioni", gestione Terre di mezzo,
piazza Napoli 30/6, 20146 Milano. In alternativa e' possibile
effettuare il versamento anche sul c/c postale n. 14008247 intestato a
Altra Economia edizioni, piazza Napoli 30/6, 20146 Milano.

Il libro puo' essere richiesto anche per telefono o per fax:
e' sufficiente telefonare al numero 02.48953031, o scrivere
all'indirizzo segreteria at altreconomia.it

- - SCONTI PER GRUPPI E ASSOCIAZIONI

I gruppi locali e le associazioni interessate ad acquistare almeno
cinque copie del libro con cd allegato o del solo Cd hanno diritto ad
uno sconto pari al 30% sul prezzo di copertina. L'ordine delle copie
scontate va effettuato contattando direttamente Terre di
mezzo/Altreconomia ai recapiti indicati in precedenza. Le spese di
spedizione sono a carico di chi ordina.

Le persone intenzionate a promuovere la diffusione del libro
organizzando incontri e iniziative di presentazione possono contattare
l'autore (Carlo Gubitosa) telefonando al 3492258342 oppure scrivendo a
 c.gubitosa at peacelink.it

- - COPERTINA

Una immagine ad alta risoluzione della copertina (disponibile per il
download e la stampa) e' reperibile all'indirizzo
http://www.altreconomia.it/ge_nxn.jpg


TECNOLOGIA&INTERNET
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1-0 per le major
Il giudice americano Stephen V.Wilson ha respinto l'istanza della Sharman
Networks, distributore del software Kazaa, creato per scambiare file video
e musicali in rete, di fare causa per antitrust alle case discografiche e
agli studi cinematografici che hanno fatto fronte comune contro l'azienda.
La causa era parte della strategia difensiva ideata dalla Sharman Networks
in risposta alle accuse di violazione del diritto d'autore provenienti
dalle major hollywoodiane Metro Goldwin Mayer, Columbia Pictures, Disney e
Paramount, e dalle major discografiche Bmg, Emi, Sony, Universal e Warner.
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/10-Luglio-2003/art71.html

I combattenti dell'hi-tech americano
Negli Usa, la fede nel libero mercato non ha impedito la formazione di un
circolo virtuoso rappresentato dai finanziamenti del Pentagono alle
università e alle imprese private
Un percorso di lettura costeggiando «La rivoluzione elettronica» di Alfred
Chandler, «Il secolo dell'innovazione» di Nathan Rosenberg e David Mowery e
«I soldi della guerra» di Giuseppe Guarino
La magnifica impresa I primi arrivati che resistono e a volte soccombono
all'assalto degli sfidanti. L'industria al silicio statunitense dalla radio
al computer
Eccellenti per forza Il ministero della difesa, l'antitrust e la proprietà
intellettuale sono stati gli strumenti del governo per garantire la
supremazia del made in Usa
BENEDETTO VECCHI
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/11-Luglio-2003/art71.html

FILE SHARING
Celestial jukebox
Partono i primi motori a pagamento, ma il traffico resta limitato
GABRIELE DE PALMA
Lentamente ma inevitabilmente l'industria discografica americana sta
diversificando la propria risposta alla rivoluzione tecnologica, il
peer-to-peer (P2P), che mina il controllo fino a ieri incontrastato della
distribuzione musicale.

TRASPARENZA
Le pulci al governo spione
Il progetto Gia mette on line tutte le informazioni (e i legami) sugli
uomini di potere
RAFFAELE MASTROLONARDO
Che fare se il governo ti spia? Spialo a tua volta, il governo. E' questa
l'idea che sta alla base del Government Information Awareness (Gia),
progetto realizzato dal Computing Culture...
http://www.ilmanifesto.it/oggi/sezione5.htm
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/13-Luglio-2003/sezione5.htm

PHOTOSHOP GENERATION
La manipolazione delle immagini è alla portata di tutti e ormai si
parla di "photoshopping", in omaggio al programma di Adobe. Tra hobby,
satira politica, arte digitale e aggregazione, con buona pace del
senso di realtà
di Nicola D'Agostino
http://www.mytech.it/mytech/internet/art006010048341.jsp


TEMI&APPROFONDIMENTI
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Copyright allo stato minimo
Pubblicato il rapporto sulla proprietà intellettuale voluto dal governo
francese. Si al diritto d'autore, ma senza limitare la diffusione del
sapere. Forti le critiche verso la folle corsa ai brevetti che domina la
ricerca scientifica europea e statunitense. Allo stesso tempo viene
auspicato che i risultati delle ricerche sul vivente siano di pubblico
dominio
ANNA MARIA MERLO

Fin dove la proprietà intelettuale deve essere considerata un bene privato
(e quindi oggetto di brevetto)? A parte la questione del brevetto, la
domanda, estremamente attuale, era già stata posta all'epoca
dell'Illuminismo. Allora, una polemica aveva opposto Denis Diderot a
Condorcet. Secondo il primo, come già per il filosofo scozzese Locke, la
proprietà delle produzioni dello spirito era indispensabile per incitare
alla ricerca, permettendo all'autore di vivere del proprio lavoro. Per
Condorcet, invece, non era moralmente fondata la domanda di imporre una
proprietà intellettuale troppo estesa. Oggi, il dilemma resta identico: da
un lato, è necessario proteggere il diritto d'autore e la proprietà
intellettuale, ma dall'altro c'è il fatto che ogni innovazione si basa su
scoperte precedenti (siamo dei nani sulle spelle di giganti, diceva
Newton). La collettività deve tener conto dell'utilità sociale. A partire
da questo dilemma, il «Consiglio di analisi economica del governo francese
pubblica in questi giorni
 una ricerca» (commissionata ai tempi di Jospin) sulla «Proprietà
intellettuale» (rapporti di Jean Tirole, Claude Henry, Michel Trommetter,
Laurence Tubiana e Bernard Caillaud, edito da «La documentation française».
Sito internet: www.cae.gouv.fr).

Il rapporto si concentra su due campi: le biotecnologie, il software e le
tecnologie dell'informazione, più precisamente tutti i contenuti veicolati
da tecnologie multimediali o le informazioni memorizzate, attraverso una
loro rielaborazione, su supporti magnetici o su compact-disk. Non affronta
la questione dal punto di vista morale, ma solo economico. Le conclusioni
portano a una giudizio negativo, di disfunzionamento, degli uffici
brevetti, sia negli Usa che in Europa. Un sistema «malato» nei paesi
industrializzati, sottolinea l'economista Daniel Cohen nella parte dei
«commenti» del rapporto, nefasto per la società. Oggi, la polemica infuria
sull'estensione del campo del brevettabile e sulla sua profondità, ma nel
frattempo, il numero dei brevetti esplode: 344mila domande di brevetto
presentate negli Usa nel 2001, con una crescita del 45% rispetto al `97.
Una crescita esplosiva analoga è registrata in Europa, dove, a settembre,
il parlamento europeo, dopo un rinvio provocato dalle mobilitazioni di
alcune
associazioni per il software libero, sarà chiamato a votare sulla
brevettabilità del software. Finora, in Europa il software era escluso dal
campo del brevettabile, come le equazioni matematiche o le ricette di
cucina. L'esplosione dei brevetti - cioè una protezione monopolistica
concessa all'inventore per vent'anni - ha delle consegunze precise: la
ricerca è frenata e la concorrenza mutilata dall'abuso di posizione
dominante. Gli stati del sud del mondo ne soffrono particolarmente. Quello
che è in gioco è la diffusione del sapere umano, da un lato, ma dall'altro
è la protezione delle invenzioni per spingere all'innovazione. E' un
dosaggio equo tra queste due esigenze contraddittorie che dovrebbe essere
trovato, suggeriscono gli autori. Non solo per questioni morali, ma anche
per ragioni economiche.

Oggi, la frontiera tra ricerca di base e ricerca applicata è diventata vaga
e questo nuoce alla difusione di conoscenze a monte dei brevetti. Per non
parlare della proliferazione di brevetti contestabili, dovuto anche, a
volte, all'incopentenza dei giudici (da questo punto di vista, negli Usa
l'uffico brevetti, che è unico, funziona meglio che in Europa). Ma,
rispondono i difensori dei brevetti, la ricerca è cara e, senza protezione,
non c'è incitazione a proseguire. L'esempio dei brevetti sui medicinali è
interessante: il rapporto affronta la questione della riduzione del prezzo
sulle medicine per i paesi poveri, possibilità che dovrebbe essere
considerata come facente parte di un contratto morale mondiale (per esempio
sui medicinali per l'aids, che gli Usa rifiutano di far circolare a prezzo
ridotto nei paesi poveri). Ma se questo sistema puo' funzionare per
medicinali che servono nel nord ricco come nel sud povero, non funziona per
la ricerca su malattie tropicali, come la malaria: chi farà ricerca, se è
sottoposto al vincolo di un prezzo basso? A questo punto, dovrebbe
intervenire il finanziamento pubblico, anche a privati, sottoposti a
precisi vincoli. Nel rapporto la «malattia» del sistema dei brevetti è
illustrata da due esempi nel campo della brevettibilità dei geni. La
società statunitense Myriad Genetics possiede i diritti, garantiti da
brevetti Usa, su due geni - brca1 e brca2 - di predisposizione al cancro al
seno. L'«Institut Pasteur» francese li contesta, perché questi brevetti
hanno spinto i laboratori ospedalieri, anche negli Usa, a rinunciare a test
clinici a partire dai geni brevettati. Inoltre, i brevetti Usa, troppo
estesi, coprono tutte le funzioni dei due geni e tutte le applicazioni che
ne possono derivare, anche se sconosciute al momento della domanda di
brevetto da parte di Myriad Genetics. Il secondo caso esemplare riguarda
l'aids. Nel `95, la società Usa «Human Genome Sciences» deposita un
brevetto sul gene che contiene la proteina ccr5, senza specificazioni né
sulla diagnostica né su
lla terapia. Ma, mentre la domanda è all'esame, alcuni ricercatori pubblici
statunitensi e belgi scoprono che la proteina ccr5 funziona come un
recettore per la penetrazione nelle cellule umane del virus dell'aids HIV.
Ma il brevetto viene accordato alla «Human Genome Science» e copre tutte le
funzioni della ccr5, anche quelle non scoperte dalla società. Da allora, la
«Human Genome Sciences» percepisce delle royalties su tutte le nuove
medicine contro l'aids sviluppate a partire dalla scoperta del ruolo della
ccr5, anche se questo ruolo è stato trovato da ricercatori pubblici che non
avevano nulla a che vedere con la società. Il rapporto suggerisce di
escludere i brevetti sui geni, poiché i diritti di proprietà attuali sul
vivente sono eccessivamente estesi. Solo l'invenzione dovrebbe essere
brevettabile, non la scoperta, invece ormai trattata come un'invenzione. Il
brevetto è così diventato un fine in sé, per guadagnare poi con le licenze.
Gli autori suggeriscono anche che, per le innovazioni, venga stabili
to un sistema di licenze obbligatorie, a un prezzo abbordabile, soprattutto
per i paesi in via di sviluppo e per la piccola e media impresa. Infine,
escludere il brevetto sui geni e sul vivente impedirebbe alle grandi
società di depredare i paesi poveri dello loro risorse naturali, di cui
perdono cosi' il controllo.

Sul copyright per il software, il rapporto sottolinea che una forma di
protezione è necessaria per evitare pirataggi e sfruttamento commerciale di
software copiati. Questa protezione pero' dovrebbe essere «rara» (al
contrario della tendenza dell'Ufficio europeo brevetti) e «profonda», ma
relativamente «ristretta» (non deve coprire altri mercati, attraverso le
interfacce). Inoltre, i brevetti in questo campo dovrebbero poter convivere
con il «software liberi», cioè non sottoposto alle attuali leggi sulla
proprietà intellettuali. Ma, nei commenti, l'economista Lionel Fontagné,
sottolinea i rischi nel mondo attuale: ridurre la protezione intellettuale
in Europa spingerebbe la ricerca verso gli Usa. Purtroppo, la possibilità
di un'intesa mondiale è ancora lontana e ogni sotto-sistema ha interesse a
proteggere troppo ciò che vi è a monte della scoperta, per garantirsi una
rendita di posizione.
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/10-Luglio-2003/art65.html


DALLA RETE A(LLA) CARTA E RITORNO
di Marco Trotta matro at bbs.olografix.org
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Carta (http://www.carta.org) - 24/2003
E' nato un  "giornale con le antenne". Sabato 21 giugno a Bologna si è
festeggiato il primo anno di vita di Tele Orfeo, la prima TV di strada
nel progetto Telestreet che è "proliferato" (come amano dire Franco
"Bifo" Berardi e Giancarlo "Ambrogio" Vitali) fino a contare decine di
realtà simili sparse per l'Italia (www.telestreet.it). L'ultima fatica
è il giornale "Telestreet", edito da Derive Approdi, il cui numero
zero è stato presentato in una vera e propria festa di strada nel
quartiere dove la piccola emittente trasmette, che si è intrecciata
con il concomitante Street Rave Parade antiproibizionista tradizionale
in questo periodo. Nelle dodici pagine di grafica "desiderante" e dai
colori metallici, trovano spazio i temi e la storia del progetto in
questo ultimo anno. Telestreet, la "Macchina immaginativa non
omologata", illegale per la legge Mammì seppure a difesa dell'art. 21
della costituzione, che si è confrontata con il problema organizzativo
di ogni TV che deve produrre uno sforzo considerevole che trasmetta un
ora o a ciclo continuo, che lo faccia per l'interero paese o per poche
centinaia di persone. Ma anche la Telestreet che ha accompagnato le
mobilitazioni a Firenze e Roma contro la guerra, quelle per i diritti,
che sfida la crisi "irreversibile di questa società" per "resistere
all'orrore omologato, rifiutare l'ipocrisia patinata". Questo numero
avrà distribuzione estemporanea nelle librerie delle grandi città, in
qualche edicola di Bologna e Roma. Costa 2 euro ma si possono
richiedere delle copie a Derive Approdi: derive.approdi at libero.it -
0685358977


Carta (http://www.carta.org) - 24/2003
I Dialer sono piccoli programmi che si trovano in rete. Recentemente
hanno fatto notizia, arrivando perfino ad essere argomento di
discussione a "Mi Manda Raitre", per una serie di probabili truffe che
hanno riguardato qualche migliaio di utenti della rete che si sono
visti gonfiare la bolletta telefonica a dismisura. Come funzionano? In
pratica diversi utenti si sono fatti attirare da banner pubblicitari
che offrivano foto di belle donne o suonerie di cellulari. Ma per
ottenerli bisognava scaricare un dialer, che come dice il nome, crea
un'altra connessione telefonica ad un numero ad alta tariffa (tipo
166, 709, ecc. anche 3 euro a minuto). Ovviamente il numero è quello
del probabile truffatore al quale andranno i soldi del servizio,
mentre per l'utente l'operazione risulta così trasparente, anche
perché spesso non vengono adeguatamente pubblicizzate le tariffe, che
si renderà conto del problema solo alla prima bolletta utile. La
notizia è che Telecom ha annunciato che rimborserà i soldi agli utenti
che faranno denuncia visto che, comunque, è illegale vendere servizi
tramite il 709 (i dettagli su: www.poliziadistato.it). Tutto bene? No,
visto che ci sono almeno altre due questioni. In primo luogo il fatto
che non tutti i computer possono essere vittime di questi dialer, ma
sono quelli Windows ovvero un sistema operativo che rende possibili
fin troppe operazioni all'insaputa dell'utente. E poi Telecom che
abilita questi servizi di serie a tutti, mentre dovrebbe essere il
contrario (se li voglio, li chiedo). E' ancora colpa solo degli utenti
che non leggono bene le avvertenze?

Links:
- Internet: 709, 2 mila denunce a Milano; Indagine della procura
http://www.studiocelentano.it/newsflash_dett.asp?id=2539
- DIALER, UNA PARTITA ANCORA APERTA
http://punto-informatico.it/pi.asp?i=44384
- 709, INIZIANO LE OPERAZIONI DI CONTESTAZIONE
http://www.zeusnews.it/news.php?cod=2168


IN EDICOLA
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NEWS DALL'ASSOCIAZIONE
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Associazione Culturale Telematica
Metro Olografix
http://www.olografix.org
info at olografix.org


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a cura di Loris "snail" D'Emilio
http://www.olografix.org/loris/

Hanno collaborato a questo numero:
Nicola "nezmar" D'Agostino
http://www.olografix.org/nezmar/
Marco Trotta
matro at bbs.olografix.org



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