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Catena di Sanlibero 174
- Subject: Catena di Sanlibero 174
- From: <riccardoorioles at libero.it> (by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>)
- Date: Fri, 18 Apr 2003 01:07:12 +0100
________________________________________ riccardo orioles <riccardoorioles at libero.it> tanto per abbaiare 14 aprile 2003 n. 174 ________________________________________ (Riassunto delle puntate precedenti). Piu' o meno un anno fa di questi tempi la sinistra italiana tornava a galla con la grande manifestazione sindacale di Roma, punto d'arrivo a sua volta di un processo complesso. L'estate dell'anno prima una grande manifestazione pacifista, a Genova, era stata repressa nella speranza di spingere a una risposta terroristica frange del movimento. Questa tecnica a suo tempo aveva permesso di stroncare il movimento del '77 e aprire un decennio di completo controllo generazionale. Stavolta, pero', non aveva funzionato. All'interno della sinistra organizzata, frattanto, il malcontento per l'evidente inadeguatezza dei dirigenti aveva dato luogo a contestazioni molto vivaci, dapprima occasionali e spontanee e poi sempre piu' organizzate, contro l'intero ceto politico della sinistra "ufficiale". La crisi economica aveva portato effervescenza sui luoghi di lavoro, dove una classe operaia sottorappresentata dai media ma ancora molto presente aveva ricominciato ad avventurarsi sul vecchio terreno delle rivendicazioni sindacali; significativamente, i primi erano stati, con quasi un anno di anticipo, i giovani precari della Fiat. Goffaggini del governo e capacita' tattica dei sindacalisti avevano acutizzato quest'ultimo conflitto: in pochi mesi il processo di fusione fra queste tre grandi componenti della protesta (giovani pacifisti, ceti medi legalitari e lavoratori sotto crisi) era avviato e trovava la sua consacrazione in una enorme manifestazione promossa dal sindacato all'inizio della primavera. Da quel momento in poi, il governo non era piu' riuscito a mantenere l'immagine efficientista, vincente e, in larga misura, "popolare", che l'aveva sorretto fin allora. L'opposizione politica, dal suo canto, percependo l'enorme potenzialita' della nuova situazione, incerta fra desideri e timori, cercava disperatamente degli strumenti culturali che le consentissero di utilizzare i "movimenti" senza rischi. Gli ultimi mesi del 2002 e i primi del 2003 hanno visto dunque governo e opposizione in equilibrio instabile, l'uno sperando di sopravvivere in qualche modo alla crisi, l'altra sperando ma non osando di approfittarne. Tacitamente, l'una e l'altro avevano raggiunto un accordo di fatto su un punto essenziale: lo scontro fra governo e opposizione non avrebbe avuto luogo subito, magari in occasione di difficolta' istituzionali (processi, ecc.) del governo; ma sarebbe stato rimandato alla scadenza naturale della legislatura. In questo modo, la destra avrebbe avuto un paio d'anni in piu' per gestire la recessione economica ormai evidente, e la sinistra per integrare nella vecchia leadership i nuovi contestatori. Questo quadro, probabilmente non progettato da nessuno ma in sostanza accettato da tutti, e' andato bruscamente in frantumi con la guerra. * * * (A me mi ha rovinato la guerra). La guerra in se' sarebbe potuto restare uno dei tanti massacri lontani a cui rispondere con circonlocuzioni diplomatiche e un po' di doveroso dibattito interno. Stranamente, pero', l'intera giovane generazione italiana ha preso imprevedibilmente a cuore il sistema di valori brutalmente (e maldestramente) messo in discussione dal partito della guerra, che anche in Italia aveva i suoi fautori. E non solo: questa strana ed "estremista" posizione dei giovani italiani si e' rivelata essere, rapidissimamente, *la* posizione europea, quella su cui infine si e' mosso tutto il continente. Mentre le posizioni "realistiche" e "sensate" dei politici professionisti hanno dovuto correre dietro ai giovani, dal principio alla fine della crisi, sotto pena di apparire eccessivamente provinciali e non-europee. * * * (Arrivano i nostri). Nel giro di poche settimane, la grande maggioranza della popolazione ha riaperto d'un colpo i due grandi filoni culturali (il comunista e il cattolico) che entrambi i poli credevano d'avere ormai esorcizzato. Da quel momento il paese ha vissuto con due mappe politiche, una - mediatica e ufficiale - in cui la destra era maggioranza e la sinistra minoranza rassegnata, e l'altra - quella reale - in cui la maggioranza restava saldamente in mano ai vecchi popoli "cattolico" e "comunista". * * * Per la destra, a questo punto, il problema era soprattutto tattico, di come impedire che questa maggioranza reale piombasse, scardinandoli, sui faticosi equilibri della seconda repubblica. Per la sinistra era piu' drammatico: o prendere atto della situazione, "buttarla in politica" e dunque ridefinire tutto quanto, o gettare acqua sul fuoco, spoliticizzare il piu' possibile tutto cio' che era emerso, mettersi in pratica al seguito del governo e rinunciare alla futura alternanza su cui essa, pazientemente, gia' contava. Non sono questioni da poco, evidentemente. Per questo e' difficile esercitare l'ironia - come sarebbe istintivo - su alcuni aspetti davvero apparentemente "buffi" del dibattito in seno alla sinistra. Come il ritorno di Giuliano Amato, vecchio Consigliere di Stato settecentesco (in senso non ignobile: Goethe per il sire di Weimar, o Tanucci per i Borboni) che, dopo una vita passata a definire i dazi della Slesia e i rapporti col margravio di Baviera, si trova improvvisamente a dover discutere di pace e di guerra, di movimenti generazionali e d'imperi. E che mai potra' dire, pover'uomo? "Non dividiamoci su cose su cui non possiamo incidere"; vale a dire "venga Franza venga Spagna". Il fatto e' che su queste cose su cui "non si poteva incidere" noi abbiamo inciso gia', per esempio *costringendo* il governo italiano a star fuori dalla guerra, e ancor piu' possiamo incidere - ad esempio - accelerando l'unita' reale dell'Europa. * * * (Mi ami, non mi ami?). Si fa un gran parlare, in questi giorni, di "antiamericanismo". Come tutte le cazzate piu' grosse, e' una cazzata in buona fede. Nel senso che D'Alema o Ferrara, ad esempio, si svegliano la mattina chiedendosi angosciosamente (sempre in buona fede) se il giorno prima sono stati filoamericani, antiamericani o cosa. Per Francesca o Martino, che hanno diciott'anni e fanno i cortei della pace, il problema semplicemente non si pone. Non sono mai stati antiamericani, perche' diavolo dovrebbero essere antiamericani ora? Semplicemente, gli americani stanno facendo gli stronzi e loro glielo dicono in faccia. Come lo direbbero ai tedeschi, ai papuasi, ai russi e a chiunque altro sulla terra. Non hanno alcun complesso d'inferiorita' verso nessuno, e tutti questi problemi semplicemente non sono i loro. Non hanno mai avuto nazioni-guida a cui render conto. Sono laici, insomma. D'Alema e anche Ferrara, viceversa, non lo sono. Loro, come generazione ma anche come ceto politico, a suo tempo hanno creduto nella Russia "socialista" al punto di considerare un particolare trascurabile il fatto che nell'Unione Sovietica di soviet non ce n'erano piu' da un pezzo. Nella "patria del socialismo" manca il socialismo? Tanto peggio per il socialismo. Nella "patria della democrazia" si spara ai giornalisti scomodi e si conquistano le colonie a suon di bombe? Tanto peggio per la democrazia. L'importante e' non essere presi per antiamericani - ora - o per antisovietici - allora - perche' senza Grande Urss o Grande America ci sentiremmo orfani e non sapremo piu' chi cazzo siamo. * * * (Riusciranno i nostri eroi?). E noi? Che cazzo siamo, noialtri? Boh. Io personalmente sono il signor O., sono siciliano e non del Texas, italiano e non del Pakistan, e sono europeo. In quanto siciliano, ho imparato - da poco: appena cinquant'anni - che e' sbagliato ammazzare le donne che "tradiscono", e non voglio tornare indietro. In quanto europeo, ho imparato - da poco: appena un secolo - che e' sbagliato ridurre a colonia gli altri popoli, e non voglio tornare indietro. Non tocca a me dire se voglio essere antiamericano o antipakistano o altro, tocca a loro dire se vogliono essere anti-signor O. oppure no. E a quel punto naturalmente io so come regolarmi, senza paranoie e senza complessi per nessuno. * * * Cosi', non ha alcuna importanza che D'Alema o Rutelli ci siano o non ci siano al corteo della pace. Non perche' siano "cattivi", ma semplicemente non c'entrano, non e' il loro mondo ne' la loro generazione. Non c'e' bisogno di loro. C'e' bisogno dei *nostri*, invece, quelli che ancora non ci sono (o non si sentono ancora abbastanza "politici") e che e' bene vengano fuori al piu' presto. Non possiamo fare il movimento per tutta la vita: alla fine dovremo o smettere di sognare e trovarci qualche brav'uomo a cui accodarci con rassegnazione, o provare a tradurre i nostri sogni in realta', con i politici nostri, con le idee nostre e con le nostre esperienze. Adesso, e in Europa, questa non e' affatto un'utopia. ________________________________________ Antiamericana 1. La federazione internazionale dei giornalisti ha denunciato l'esercito americano per crimini di guerra. ________________________________________ Antiamericana 2. Io quando un telegiornale non mi piace premo il telecomando. Gli americani invece lasciano andare un missile e cancellano giornale e giornalisti. ________________________________________ Antiamericana 3. Il carrista che ha sparato sui giornalisti a Bagdad, dopo aver preso accuratamente la mira, secondo il codice penale italiano non ha commesso un crimine di guerra ma semplicemente un omicidio. Poiche' vi era una nostra giornalista a pochi metri dal luogo dell'esplosione, costui e' colpevole di tentato omicidio nei confronti di un cittadino italiano. Arrestatelo, quando torna ad Aviano. ________________________________________ Antiamericana 4. Il 6 novembre 2000 l'Iraq ha deciso di farsi pagare il petrolio non piu' in dollari ma in euri. Ci ha guadagnato, visto che da allora l'euro s'e' rivalutato sul dollaro del 17 per cento. Domanda: quanto ci avrebbero guadagnato tutti gli altri paesi dell'Opec a passare all'Euro? Altra domanda: e allora perche' non l'hanno fatto anche loro? Altra domanda: perche' l'Europa non ha cercato di convincerli? (Domanda fra parentesi: siamo sicuri che non ci abbia provato?) ________________________________________ Antiamericana 5. In Sicilia, dopo lo sbarco, gli americani nominarono sindaci dei paesini liberati i rispettivi boss mafiosi, ad esempio don Calo' Vizzini. ________________________________________ Antisovietica. Putin: "Gli americani non hanno trovato armi di sterminio di massa. Io avrei fatto di meglio". ________________________________________ Antinoi. Cuba. Quattro dissidenti condannati a durissime pene detentive per reati d'opinione. Maxiprocesso contro ottanta oppositori. ________________________________________ Volk. Sondaggio sui sindaci piu' popolari: al sesto posto c'e' il sindaco razzista di Treviso, Gentilini, al quale i suoi concittadini danno un gradimento del 74 per cento. La situazione tuttavia e' migliorata, poiche' sei mesi fa il gradimento di Gentilini era al 76 per cento. ________________________________________ Rosario wrote: < Cocilovo e provinciali palermitane. Certo che la politica in questo paese e' divenuta passione solo per i gonzi. C'e' il rischio di dire: "La politica? Ma e' una cosa sporca!". Travaglio, su Micromega e Linus, e' ben documentato circa questa storia di "dazioni". Insomma il nuovo candidato presidente del centro-sinistra sarebbe un collettore di tangenti che non e' in galera per un inghippo tecnico e non perche' i fatti non siano accaduti. Che fare? La politica dei realisti e di "mi turo il naso" non fa per me. C'e' bisogno di sano giacobinismo, infatti che differenza fa eleggere un candidato di destra o uno "sinistro"? E cosi' vadano a f... tutti. Non votero' - e grazie agli inciuciati diessini fino a Di Lello di Rifondazione (pure lui... non capisco) > * * * È' solo una delle lettere che arrivano dalla Sicilia su questa vicenda "minore" ma emblematica della candidatura palermitana dell'Ulivo. Il caso d'altra parte e' ormai nazionale e lo affronta - tardi - anche Paolo Flores d'Arcais su MicroMega: "A Palermo, centro-sinistra e movimenti hanno fatto harakiri, scegliendo un candidato che una sentenza garantista e ineccepibile definisce collettore di una tangente". Dico tardi perche' Flores, nella degenerazione del "movimento dei professori" in Sicilia, ha responsabilita' - quanto meno per omissione - ben precise. Le proteste dei militanti siciliani erano state infatti pronte e tempestive, e avrebbero potuto - a suo tempo - non essere ignorate. Per quanto ci riguarda, un anno fa (maggio 2002) scrivevamo quanto segue: < A Catania, Paolo Flores d'Arcais (ma la vogliamo almeno maiuscolizzare quella "d"? C'e' una sfumatura) presenta MicroMega sui movimenti. Che a Palermo sono pero' presieduti da quel Centorrino che isolo' uno studente che faceva tesi su mafia e universita' e a Catania comprende almeno un paio di personaggi che con la sinistra, vecchia o rinnovata, non hanno proprio nulla a che spartire. Il primo e' Paolo Berretta, che da amministratore ando' a cena (innocentemente) con un imprenditore successivamente arrestato e "pentito" per associazione mafiosa; un giornalista democratico lo scrisse, Berretta lo querelo', e perse la querela. Il secondo e' Giuseppe Giarrizzo, barone d'antica data. Socialista craxiano, scrisse sprezzanti pagine contro Giuseppe Fava e contro i Siciliani. E adesso sta a "rinnovare" con gli altri gattopardi. Io consegno questi nomi a Flores e confido nella sua correttezza perche' quantomeno si informi... > A un anno di distanza, Flores si e' finalmente informato e, da persona onesta, ha preso onestamente posizione. Me ne compiaccio: noi siciliani pero' abbiamo pagato caro quest'anno di distrazione. ________________________________________ Pierangelo wrote: < Se ho ben capito, alla fine di questa guerra (e quindi, forse, tra poco) il popolo irakeno al netto degli effetti collaterali sara' finalmente libero di eleggere il presidente voluto da Bush. Questo non potrebbe portarli a pensare che la democrazia e' una dittatura per interposta persona? > ________________________________________ Daniele wrote: < Caro R. (ormai ci diamo del tu anche senza il tuo permesso), non mettere sullo stesso piano - anche se non lo fai davvero - d'Annunzio e la Fallaci... ti prego. È' il solito problema. Ma secondo me non si puo' rinunciare a Wagner, Celine o d'Annunzio, anche se non avremmo mai preso un caffe' con loro. Mentre la Fallaci per fortuna non lascera' che una lieve striatura sull'acqua della memoria collettiva > ________________________________________ wilko at libero.it wrote: < "Nuova Guinea. Abolita dal governo la scuola gratuita. I genitori invitati a pagare le tasse scolastiche con maiali e riso". Ma anche l'universita' di Lindenwood nel Missouri accetta di farsi pagare parte delle tasse dai figli dei contadini locali in maiali, che poi usa per la mensa universitaria. I contadini, senza intermediazioni, ci guadagnano di piu' che sul mercato. Tutti contenti, insomma > ________________________________________ Lucio Martelli wrote: < Guarda che l'euro e' invariabile al plurale: 1 euro, 2 euro. È stato perfino sancito per legge. E comunque per buon gusto linguistico, per eufonia. Ciao. Lucio Martelli > * * * Beh, io al mercatino sento parlare di euri. La lingua si fa al mercato e non per legge. ________________________________________ Libro di lettura (ad uso dei piccoli siciliani, e anche marrocchini, africani, brasiliani e rumeni e di tutti gli altri Paesi). Anticamente l'uomo stava sugli alberi e aveva paura delle bestie, degli altri uomini e della terra. Adesso non c'e' bisogno piu' di aver paura, anzi bisogna faticare moltissimo per costruire delle cose di cui aver paura. ________________________________________ Persone. Il reporter e' la figura piu' occidentale che ci sia. In questa guerra era arabo, si chiamava Tarek Ajub ed e' stato ammazzato da selvaggi per cui giornali e reporter sono cose stupide e strane. Forse, se fosse vissuto un attimo in piu', avrebbe telefonato al capo dei selvaggi: "E' la stampa, bellezza". ________________________________________ benito at usmc.mil wrote: < Il general Badoglio comunica: Oggi, alle ore 14, sono entrato in Addis Abeba alla testa delle truppe... > * * * < Faccetta neeera bell'iracchena aspetta e spera che gia' l'ora s'avviceeena Noi resteremo accanto a teeee e ti daremo un'altra patria e un altro re> * * * < Sui colli gloriosi di Romaaaaa... > * * * < Lo volete voiiii? > < Siiiii! > ________________________________________ La "Catena di San Libero" e' una e-zine gratuita, indipendente e senza fini di lucro. Viene inviata gratuitamente a chi ne fa richiesta. Per riceverla, o farla ricevere da amici, basta scrivere a: riccardoorioles at libero.it. La "Catena" non ha collegamenti di alcun genere con partiti, lobby, gruppi di pressione o altro. L'autore e' un giornalista professionista indipendente. 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